La Biblioteca di Babele

Data 9/3/2014 21:10:00 | Categoria: opinione

Una mattina mi sono svegliato, e ho avuto la netta sensazione che nella stanza ci fosse gualcosa di strano. Dopo un attimo mi sono reso conto che la mia scrivania era liscia e ordinata, e vi comparivano soltanto il telefono, l'agenda degli appuntamenti, una cartelletta di documenti, due o tre libri appoggiati in un angolo, una biro e un foglio mezzo scarabocchiato. Nient'altro.

Il mio computer non c'era più.

Mi sono guardato in giro, come se potessi averlo spostato la sera prima, senza magari ricordarmene, ma non ce n'era segno. Non c'era ombra della tastiera, del monitor, della stampante, di un cavo qualunque… niente di niente. Tutto scomparso nel nulla. Mi sono seduto sul bordo del letto, cercando di fare mente locale. Dunque - mi sono detto - di sicuro questa notte non può essere entrato nessuno. Lo avrei sentito, e poi non ci sono segni nè di scasso nè di altro. Ma come è possibile?

Mi girava la testa. Ho chiuso gli occhi, respirando a fondo e cercando di mantenere la calma. Poi, lentamente, ha cominciato a farsi strada nel mio cervello un sospetto folgorante: non lo avevo per caso sognato, di avere "un computer"? Com'era fatto, esattamente, quello strano oggetto? Ma guarda guarda - mi sono detto mentre mi rinfrancavo e finalmente mettevo a posto questo tassello inquietante - guarda un pò cosa sono arrivato a sognarmi. Una macchina in cui ci stavano tutte le informazioni del mondo, …

… e tutte a portata di mano. Tenevo in mano questo strano oggetto con la coda, il "mouse", e bastava schiacciare un bottoncino e potevo leggere il Corriere della Sera, il New York Times, o qualunque altro quotidiano del mondo. Poi c'erano i Vangeli Apocrifi, Mein Kamph di Hitler e Il Capitale di Marx, c'era la lettera che Fernando e Isabèl diedero a Colombo in partenza per il "nuovo mondo"… mi ricordo che a un certo momento leggevo addirittura il Codice di Hammurabi in italiano! Pazzesco. E poi ho finalmente visto la Stele di Rosetta: io pensavo che fosse una cosa enorme, tipo obelisco, invece è una specie di mattarello qualunque, alto una spanna si e no. In compenso ho capito cosa sono i Rotoli del Mar Morto, ho visto le foto di mille galassie, e ho scoperto che Einstein è stato pedinato per trent'anni dall'FBI. E tutto era tutto gratis e istantaneo!

C'erano addirittura dei documenti desecretati della CIA, dai quali si capiva per esempio che Castro e Ho-Chi-Min li avevano messi su loro, ma poi gli erano scappati di mano, pensa che roba. Beh, se è solo per quello anche Hitler e Mussolini li hanno messi su loro, insieme al Vaticano, ma questo lo avevo già capito da solo. Però nel sogno per esempio scoprivo anche che in Croazia, durante la guerra, c'erano addirittura dei campi di concentramento per i cristiano-ortodossi comandati da frati francescani, che rispondevano direttamente al Cardinale di Zagabria. Questa non la sapevo. Il campo si chiamava Janosevac, o Jasenovac, qualcosa del genere.

Mamma mia che storia!

A un certo punto sullo schermo mi era comparsa una specie di biblioteca infinita, enorme, con la lista lunghissima di tutti i libri mai scritti dall'umanità, antichi, moderni, italiani, stranieri, c'erano tutti, ed erano tutti raccolti nello stesso posto. E bastava che io schiacciassi questo bottoncino del "mouse" - certo che il cervello è pazzesco, anche nel sogno gli ha subito trovato il nome più adatto, "topolino" - e potevo leggere tutto quello che volevo, per tutto il tempo che volevo. Era come se fosse una biblioteca…. ah, ecco.

Seconda folgorazione: mi voltai di scatto, e notai sul comodino il libro grigiognolo che stavo leggendo prima di addormentarmi. Era un racconto breve di Borges, intitolato "La Biblioteca di Babele". Una serie infinita di corridoi, tutti collegati l'uno all'altro, lungo i quali si trovano scaffali con tutti i libri che l'umanità potrà mai scrivere… sì, certo, ora tutto mi era chiaro.

Avevo appena vissuto dei momenti di panico abissale - qualcuno ha scritto che il pazzo è colui che ha perso la memoria - ma ora tutto era tornato a posto. Ecco cosa mi aveva fatto partire quel sogno pazzesco, era stato lo spirito visionario di Don Jorge.

Bene, sto molto meglio - mi dissi - Ora mi lavo, mi vesto, e vado a comprarmi il giornale, per sapere cosa è successo ieri nel mondo. Anzi, quasi quasi ne compro due, uno di destra e uno di sinistra, così almeno li confronto e non mi facco fregare da nessuno dei due.

Ricordo che mentre mi incamminavo allegro verso l'edicola mi ritrovai a pensare: "certo che se un giorno si potesse davvero inventare qualcosa come nel sogno, sarebbe tutto un altro vivere".

Massimo Mazzucco

[pubblicazione originale del 2006]

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Naturalmente, ho digitato su Google "La Biblioteca di Babele" e ho subito trovato il testo completo. Nel rileggerlo mi sono venuti i brividi, rendendomi conto che è stato scritto nel '41: non solo quest'uomo aveva già "visto" Internet, cinquant'anni prima, ma nello stesso racconto di tre pagine intuisce anche il DNA e la matematica frattale, che sarebbero stati scoperti, o addirittura "inventati", una ventina di anni dopo. Altro che Orwell.

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Jorge Luìs Borges

LA BIBLIOTECA DI BABELE

L'universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, orlati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella d'una biblioteca normale. Il lato libero dà su un angusto corridoio che porta a un'altra galleria, identica alla prima e a tutte. A destra e a sinistra del corridoio vi sono due gabinetti minuscoli. Uno permette di dormire in piedi; l'altro di soddisfare le necessità fecali. Di qui passa la scala spirale, che s'inabissa e s'innalza nel remoto. Nel corridoio è uno specchio, che fedelmente duplica le apparenze. Gli uomini sogliono inferire da questo specchio che la Biblioteca non è infinita (se realmente fosse tale, perché questa duplicazione illusoria?); io preferisco sognare che queste superfici argentate figurino e promettano l'infinito... La luce procede da frutti sferici che hanno il nome di lampade. Ve ne sono due per esagono, su una traversa. La luce che emettono è insufficiente, incessante.

Come tutti gli uomini della Biblioteca, in gioventú io ho viaggiato; ho peregrinato in cerca di un libro, forse del catalogo dei cataloghi; (continua QUI)




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