Ci sono brogli e "brogli"?

Data 25/11/2006 8:29:31 | Categoria: politica italiana

Sta succedendo qualcosa di molto particolare in seguito all'uscita del filmato di Enrico Deaglio sui presunti brogli elettorali: per la prima volta nella storia del nostro paese una denuncia giornalistica si trasforma automaticamente in una procedura d'ufficio avviata direttamente dalle competenti autorità statali.

Fino a ieri, a quel che sembra di ricordare, per far partire un'indagine di qualunque tipo era necessario seguire un preciso e completo iter burocratico di natura strettamente legale, che doveva adeguarsi di volta in volta al tipo di indagine che si chiedeva di mettere in moto. Ora invece basta che un giornale "qualunque" produca un documentario "qualunque" - non si vuole sminuire nessuno, sia chiaro, ma in linea di principio Deaglio vale Caio che vale Tizio che vale Sempronio - e senza nessun bisogno di un riscontro, né di indagini preliminari, parte d'ufficio addirittura il riconteggio delle schede votate?

Quale oscura potenza permette di far aprire il 48 ore un'indagine che nessun singolo cittadino in un miliardo di generazioni ...
... potrebbe mai sognarsi di fare aprire da solo, nemmeno di fronte al più eclatante caso di frode elettorale?

Perché mai le nostre autorità dovrebbero improvvisamente preoccuparsi di una denuncia che esiste soltanto su un supporto mediatico chiamato "documentario", che con le procedure legali non ha mai avuto nulla a che fare?

Quando Bellocchio fece il suo film sui manicomi, qualcuno si sentì forse in dovere di indagare sullo stato del nostri ospedali psichiatrici? Quando Elio Petri fece "Indagine su un cittadino di sopra di ogni sospetto", qualcuno aprì forse un'indagine per verificare se davvero certi personaggi ai vertici del potere potessero permettersi piccoli lussi che al normale cittadino non sono concessi? Quando Francesco Rosi fece "Il caso Mattei", qualcuno si sentì forse in dovere di riaprire le indagini sulla "morte accidentale" dell'ex-direttore dell'ENI?

Se è vero - e lo dice la nostra Costituzione - che in questo paese la libertà d'espressione è sacrosanta, tutti i deaglio di questo mondo dovrebbero essere teoricamente in grado di dire tutto quello che vogliono, lasciando poi a loro l'onere di sostanziare le proprie accuse, nel caso l'accusato se ne risentisse, e decidesse magari di denunciarli per diffamazione.

Perché invece nessuno querela Diario, mentre si sentono tutti subito in dovere di correre a ricontare i voti?

Se dovessimo per caso scoprire che le schede bianche sono state contate male, dovremo concludere che "se non ci fosse stato un diario qualunque" nessuno lo avrebbe mai saputo? E se invece dovesse risultare che sono state contate bene, come giustificare questa enorme spesa per qualche cosa che era già stato fatto regolarmente, solo perchè un documentario ha deciso di lanciare l'accusa?

Vorrei essere chiaro: non mi interessa minimamente sapere se Deaglio abbia ragione o torto, non mi interessa minimamente sapere se le schede bianche siano state rubate oppure no, non mi interessa minimamente sapere se destra e sinistra abbiano fatto i pasticci fra di loro e per qualche strano motivo ora si sentano in bisogno di fare i conti.

Quello che mi interessa sapere è come, quando e in base a quale principio lo Stato è in dovere di intervenire di fronte alla denuncia di un privato cittadino che venga lanciata non tramite regolari procedure legali, ma lungo i canali molto più imprecisati e soggettivi del mondo dell'informazione.

Dove, in quale punto esattamente, e perchè l'editoria si sostituisce alla legge?

Altrimenti dovranno anche spiegarci perchè di fronte alla denuncia di un Deaglio qualunque prendano così seriamente la cosa, mentre di fronte a denunce contenute in film come Loose Change, Inganno Globale, o Confronting the Evidence (tutti passati su TV nazionale), che postulano già nella loro premessa la connivenza delle stesse persone che sarebbero state coinvolte nel brogli elettorali in un broglio molto più ampio e criminale, di portata mondiale, si possa fare tranquillamente finta di nulla, come se questi altri "documentari" non esistessero affatto.

Dobbiamo forse dedurre che lo Stato ha "diritto di accorgersi" di una accusa lanciata in forma non ortodossa soltanto se gli torna comodo in qualche modo risolverla al proprio interno, mentre può tranquillamente ignorare tutte quelle che lo riguardano nel suo insieme, in quanto tale?

Massimo Mazzucco




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