Da Oswald a bin Laden, l'evoluzione del "patsy" nella storia americana

Data 22/11/2006 9:18:13 | Categoria: storia & cultura


Sono molte le analogie riscontrabili in quelle che si possono tranquillamente definire le due "cospirazioni" più note e dibattute dell'intera storia moderna: l'omicidio Kennedy (di cui ricorre oggi il 43° anniversario), e gli attentati dell'undici settembre. E in certi casi gli elementi in comune sono talmente eclatanti da arrivare a suggerire che si sia trattato, in realtà, di un'unica lunghissima "cospirazione", durata oltre quarant'anni, di cui i due episodi citati non sarebbero che l'Alfa e l'Omega.

Un esempio per tutti dovrebbe bastare: la stessa persona che si trovava a Dallas il 22 novembre 1963 - per sua stessa ammissione in ambo i casi - ha dormito alla Casa Bianca la sera del 10 settembre 2001.

Le radici di questa vicenda affondano nei lontani anni '20, proprio in quella Downtown Manhattan che cinque anni fa fu interamente ricoperta dalla polvere delle Torri Gemelle. In questo caso però la coincidenza è solo apparente, …
… in quanto è il distretto finanziario - la cosiddetta City, o Wall Street - a fare da sfondo comune ai due poli della vicenda.

Ma sempre di soldi, evidentemente, si trattava, e quando si parla di Wall Street non si parla certo dei soldi per fare la spesa. Si parla dei soldi che controllano il mondo.

Alle quattro del pomeriggio del 22 novembre 1963, a nemmeno tre ore dalla morte di John Kennedy, il direttore dell'FBI Hoover passava ai giornalisti una vera e propria biografia di un certo Lee Harvey Oswald, il cui nome stranamente non compariva nemmeno sulla lista dei mille ricercati più pericolosi che ogni agente FBI porta sempre con sè. Solo più tardi avremmo capito che Oswald lavorava proprio per l'FBI.

Alle nove e 5 dell'undici settembre 2001, con gli attentati ancora in corso, il direttore della CIA Tenet dichiarava senza esitazioni: "questa ha tutta l'aria di essere bin Laden". Solo in seguito ci saremmo ricordati che bin Laden aveva lavorato per la CIA per lunghissimi anni.

Essendo stato ucciso due giorni dopo Kennedy, Lee Harvey Oswald non ha mai potuto essere processato, e pur essendo passato alla storia come "l'uomo che ha ucciso Kennedy", rimane a tutti gli effetti da considerarsi "innocente".

Entro due giorni, Osama bin Laden è stato additato come responsabile degli attentati dell'11 settembre, senza che sia mai stato regolarmente processato, nè sia stato mostrato pubblicamente uno straccio di prova nei suoi confronti. Pur essendo ormai passato alla storia come "l'uomo che ha buttato giù le Torrri", bin Laden rimane a tutti gli effetti da considerarsi "innocente".

Il Rapporto della Commissione Warren, che avrebbe dovuto fare luce sull'omicidio Kennedy, parte già dal presupposto che sia stato Oswald ad uccidere il Presidente. Mentre non riesce in alcun modo a dimostrarlo, dedica tutte le proprie energie a difendere strenuamente questa ipotesi dalla marea di indizi che suggeriscono una ben diversa spiegazione.

Il rapporto della Commissione Indipendente per il 9/11, che avrebbe dovuto fare luce sugli attentati a Torri e Pentagono, parte già dal presupposto che fosse bin Laden il colpevole. Mentre non riesce in alcun modo a dimostrarlo, dedica tutte le sue 500 pagine a cercare di coprire ogni possibile indizio che punti il dito in direzione opposta.

La sera prima dell'omicidio, quando il Presidente Kennedy si trovava in Texas, fu messo sulla sua scrivania a Washington un memo che di fatto annullava il suo piano di ritiro graduale delle truppe dal Vietnam, e ne aumentava invece il contingente in maniera sostanziale. Il memo sarebbe poi stato firmato dal nuovo presidente, Lindon Johnson, tre giorni dopo l'attentato.

La sera del 10 settembre 2001, quando il Presidente Bush si trovava in Florida, fu messo sulla sua scrivania a Washington un memo che prevedeva un attacco militare all'Afghanistan, inteso a rovesciare il governo dei Talebani. Dopo aver scampato un probabile attentato, all'alba del giorno undici, fu lo stesso Bush a firmare il memo, tre giorni dopo. Se fosse morto nel frattempo, il nuovo Presidente Dick Cheney non si sarebbe certo fatto pregare per firmarlo.

Fra le prove che sarebbero poi emerse contro Oswald, ricordiamo ad esempio il fatto che avesse avuto la precauzione di conservare la ricevuta con cui aveva acquistato il fucile che sarebbe servito per assassinare Kennedy. Oppure che ebbe l'accortezza di farsi fotografare con quel (tipo di) fucile in mano, mentre nell'altra reggeva bene in vista una pubblicazione di chiara ispirazione sovversiva.

Fra le prove che poi sarebbero emerse contro Mohammed Atta, ricordiamo ad esempio il fatto che si fosse portato dietro una valigia con dentro il suo passaporto, oltre a dei manuali di volo del tipo di Boeing che stava per dirottare, e delle divise della American Airlines che sarebbero poi risultate rubate.

Dopo essere rientrato a casa senza problemi, e mentre in città si scatenava una mastodontica caccia all'uomo, Oswald non trovava di meglio che mettersi una pistola in tasca, e uscire di nuovo per andare a passeggio. Destava così i sospetti di un giovane agente di nome Tippitt, che a quel punto era obbligato ad ammazzare, mentre purtroppo sul selciato gli cadeva il portafoglio (con il documento di identità al suo interno).

Trovandosi già a Boston il giorno precedente l'attentato, Atta non trovava di meglio che affittare una macchina e raggiungere Portland nel Maine, a tre ore di distanza. Riusciva così a farsi fotografare al supermercato, dal benzinaio, e al Bancomat, prima di infilarsi a dormire in un motel per poche ore, e poi partire di gran corsa ad acchiappare un volo di coincidenza con quello in partenza da Boston che doveva dirottare. E' in questo modo che la valigia non ha fatto in tempo a seguirlo, restando a terra e finendo dritta nelle mani degli agenti dell'FBI.

Nel tempo sarebbe emerso che Mohammed Atta, nel periodo precedente gli attentati, era stato in stretto contatto con un grosso personaggio dei servizi segreti pachistani, che gli aveva anche mandato dei soldi.

Nel tempo sarebbe emerso che Lee Harvey Oswald, nel periodo precedente l'attentato, era stato in stretto contatto con un grosso personaggio della CIA, la cui moglie casualmente gli avrebbe procurato il posto di lavoro al Book Depository di Dallas, solo sei settimane prima degli attentati.

A tutt'oggi la stessa FBI riconosce di non avere nessuna certezza sull'identità dei 19 terroristi, e cita al proposito una serie sconcertante di alias, di doppioni e di possibili omonimi, che avrebbero lasciato tracce per tutta l'America "firmandole" così a nome dei terroristi.

Anche Oswald avrebbe lasciato una lunga serie di tracce, che in molti casi però sembrano essere state lasciate da un suo misterioso sosia-doppione.

La sera stessa dell'undici settembre, Osama bin Laden faceva pubblicamente sapere di non avere nulla a che fare con gli attentati di quel giorno.

Mentre lo trasportavano in questura, Oswald dichiarava agli agenti che lo avevano arrestato "I'm just the patsy" [sono soltanto il capro espiatorio], e più tardi, sotto le telecamere, si dichiarava innocente per la morte di John Kennedy.

Eccetera, eccetera, eccetera.

A questo punto non può non venire in mente un certo Timothy McVeigh, il presunto bombarolo che nel 1995 avrebbe sventrato il Murray Building di Oklahoma City con una bomba fatta in casa, a base di semplice letame e di ammoniaca (un semplicissimo Mannlicher-Carcano per Owsald… dei semplicissimi tagliacarte per i 19 dirottatori arabi….)

Anche McVeigh, curiosamente, si sarebbe premurato di conservare nel cassetto della scrivania la ricevuta con cui aveva acquistato letame e ammoniaca. Anche McVeigh, curiosamente, si era premurato di ordinare più di una volta la pizza con la propria carta di credito, e proprio davanti al noleggio di autoveicoli dove avrebbe affittato il furgone servito per l'attentato.

E subito dopo l'attentato McVeigh non trovava di meglio che mettersi a guidare a folle velocità in autostrada, su una macchina priva di targa, mentre teneva bene in vista sul sedile posteriore un romanzo, nel quale si descriveva per filo e per segno come fabbricare le bombe a base di letame e ammoniaca.

L'unica differenza è che Timothy McVeigh non ha mai negato di essere colpevole, nè si è mai lamentato di essere il patsy: ha anzi voluto a tutti i costi essere giustiziato. E stato l'unico uomo al mondo a rinunciare a qualunque possibilità di appello, e a pretendere a tutti i costi che la sua esecuzione avvenisse al più presto. All'esecuzione non ha voluto che fossero presenti i suoi genitori, ha chiesto che il suo corpo venisse cremato, e che le sue ceneri venissero disperse in un luogo segreto. A praticare l'iniezione letale, diversamente dalle normali procedure, erano presenti soltanto un medico e un coroner dell'FBI, mentre tutte le corrispondenti autorità locali erano state gentilmente pregate di tenersi in disparte. Prima di "spirare" McVeigh ha dichiarato "sono io il fautore della mia stessa tragedia". E alla conferenza stampa, subito dopo che furono tirate le tendine, una delle giornaliste presenti disse: eppure a me sembrava che respirasse ancora.

Un altro anniversario è passato. Lo spettacolo continua.

Massimo Mazzucco

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Approfittiamo per segnalare l'apertura del primo sito italiano veramente serio e completo sul caso Kennedy, JFKennedy.it ad opera di Giuseppe Sabatino, con il contributo di Simone Colzani (Kolza) e Ignazio Freschi.



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