Il fallimento USA, i doveri dell'Italia

Data 14/6/2006 20:54:03 | Categoria: Iraq

di Enrico Sabatino

Anche se era ben chiaro a chi osserva seriamente ciò che succede in Iraq da almeno 2 anni e mezzo, il fallimento degli USA in Iraq è ormai totalmente acclarato e lo stesso Bush ieri, dopo la visita lampo a Baghdad, lo ha inconsciamente e implicitamente ammesso.

Ieri infatti Bush, a bordo dell’Air Force One, ha fatto delle dichiarazioni pesanti con un’estrema naturalezza, senza forse rendersi bene conto di ciò che stava dicendo. Auspicando un miglioramento della situazione irachena, ha ammesso candidamente che mettere fine a tutte le violenze in Iraq sarà impossibile.

Ecco qualche estratto delle sue dichiarazioni, prese dal sito online di Repubblica: “Se il parametro di riferimento e' nessuna violenza, …
… allora sara' impossibile soddisfarlo. Se il riferimento e' un governo che cominci a guadagnarsi la fiducia della popolazione, grazie ad azioni sagge in termini di ritorno alla normalita', allora credo che questo obiettivo possa essere raggiunto".

Quando gli e' stato chiesto se la situazione a Baghdad potra' migliorare a tal punto da consentirgli di non dovere arrivare in gran segreto, Bush ha risposto: "Lo vorrei proprio... Ma credo che se per successo in Iraq si intende nessuna violenza, credo che non sia il metodo giusto per giudicare un successo o un fallimento. Vi sono attentatori suicidi, autobombe guidate da suicidi pronti a uccidere la gente. L'obiettivo in Iraq e a Baghdad e' creare un senso di ordine, in modo che la gente possa sentire che il governo ne ha cura. Non credo che il governo sia in grado di garantire la mancanza assoluta di violenza”.

E’ sconcertante. Dopo più di 3 anni di guerra e soprattutto dopo quella farsa del 1 Maggio 2003 dove Bush arrivò su una portaerei vestito da pilota di caccia e dichiarò a tutto il mondo “Missione compiuta”, una persona sana di mente che osserva il disastro tuttora in corso in Iraq e che ha letto queste ultime dichiarazioni di Bush non sa se mettersi a ridere o piangere, dal momento che il protagonista di tutto questo sfacelo è l’uomo più potente della terra e in Iraq continuano a morire più di 1000 civili al mese. Va aggiunto anche che ad oggi sono morti quasi 2500 soldati USA, 113 soldati inglesi e 113 altri soldati della coalizione dei volenterosi, tra cui 31 soldati italiani.

A questi si devono aggiungere i soldati USA morti dopo essere stati feriti, oppure morti per fuoco amico e le decine di migliaia che hanno enormi disturbi psicologici. Ma soprattutto a tutto ciò va aggiunto il numero imprecisato di decine e decine di migliaia di civili iracheni che sono morti e continuano a morire.

Quindi, se dopo quasi 3 anni e mezzo dall’inizio dell’invasione USA e GB in terra irachena e dopo questa carneficina che è ancora in corso, l’unico probabile obbiettivo raggiungibile è quello che ha dichiarato Bush ieri e cioè:” Se il riferimento e' un governo che cominci a guadagnarsi la fiducia della popolazione, grazie ad azioni sagge in termini di ritorno alla normalita', allora credo che questo obiettivo possa essere raggiunto", se ne deve dedurre che Bush ha fallito clamorosamente e gli USA hanno perso la guerra.

Se poi a questo uniamo l’altra dichiarazione di Bush che afferma che il governo di Al-Maliki non sarà in grado di garantire la mancanza assoluta di violenza, la disfatta è totale e forse peggiore di quella del Vietnam. In Vietnam infatti dopo la fuga USA e dopo violenti e pesanti regolamenti di conti interni, c’era un governo che è stato in grado di garantire l’ordine interno, in Iraq lo stesso Bush dichiara invece che un siffatto governo non esiste.

Di certo non esisterà fino a quando resteranno in Iraq truppe USA e GB e fino ad allora la situazione della sicurezza non potrà che restare tale e peggiorare ulteriormente, visto che al peggio non c’è mai limite. E l’ennesima operazione di sicurezza congiunta composta di 75.000 uomini tra Forze multinazionali e Forze irachene, come quella cominciata oggi a Baghdad, servirà solo ad aggiornare il bilancio delle perdite di tutti gli attori in campo, civili compresi.

E’ di oggi anche la notizia che il Ministro degli Esteri Zebari ha notificato formalmente la richiesta al Consiglio di Sicurezza dell’ONU che la Forza multinazionale a guida USA rimanga ancora nel Paese, visto che l’esercito e la polizia iracheni non sono ancora in grado di garantire la sicurezza da soli.

E’ quindi un fallimento che si attorciglia su se stesso ed è senza via di uscita. Fortunatamente il Governo italiano ha già preso la sua decisione di far rientrare tutti i soldati e anche se Prodi ha dichiarato che non bisogna irritare l’alleato USA, è dovere dell’Italia dare dei buoni consigli all’amico che sbaglia. L’Italia deve assolutamente recuperare la dignità e la statura di media potenza, perse del tutto negli ultimi anni a causa del cieco servilismo attuato in politica estera dal precedente governo. D’Alema dovrà dire tante cose alla Rice, e a voce alta.

Enrico Sabatino





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