L'Intelligent Design bussa alla porta della ragione umana

Data 17/2/2006 5:29:31 | Categoria: storia & cultura

Il mondo degli scienziati è davvero curioso. Rigorosissimi nell'esigere una "dimostrazione scientifica" anche di fronte a un bicchier d'acqua, diventano particolarmente tolleranti con sè stessi, quando si trovano in difficoltà a far quadrare i dati che hanno a disposizione. Manca nell'Universo il 90 per cento della massa per mantenere le galassie in equilibrio secondo le leggi di Newton? Nessun problema: dal loro cilindro salta fuori la "materia scura" (è insapore incolore e inodore, tutto pervade e tutti ci attraversa, e semplicemente "c'è perchè ci deve essere"), e la Gravitazione può continuare a dormire i suoi sonni tranquili.

Oppure, nell'ambito stesso dell'evoluzionismo, in mancanza di importanti riscontri fossili, spuntano regolarmente fuori dei "salti quantici" evolutivi da record mondiale, purchè tutto torni a quadrare secondo le teorie vigenti.

Vi sono poi dei casi estremi in cui gli scienziati arrivano addirittura ad ignorare le stesse dimostrazioni scientifiche - altrui - se per caso andassero contro il pensiero dominante.

Uno dei casi più eclatanti in questo senso è rappresentato dal cosiddetto "Intelligent Design", la nuova scuola filosofico-scientifica, nata in California verso la metà degli anni '90, …
… che ha preso una posizione intermedia fra gli evoluzionisti più accaniti e i creazionisti più convinti, nel dibattito sulle origini della vita.

Secondo questi scienziati, esiste una dimostrazione inconfutabile dell'impossibilità che la vita sulla Terra si sia generata grazie al solo caso, e si sia poi sviluppata secondo i principi di selezione naturale indicati da Darwin. Ma la scienza ufficiale non se ne occupa, i media quindi nemmeno, ed ecco che il mondo, curiosamente, non può venire nemmeno a saperlo, per poi magari valutare di persona le nuove informazioni.

Prima di entrare in materia, è forse utile chiarire alcuni concetti di fondo, che spesso portano a fare confusione. Lo faremo in termini molto generici, intesi semplicemente a inquadrare i concetti più comuni usati nel dibattito.

EVOLUZIONISMO e DARWINISMO

Per "evoluzionismo" in genere si intende la capacità delle specie di progredire e di adattarsi all'ambiente nel corso del tempo. Per darwinismo si intende invece il principio di selezione naturale che permetterebbe appunto questa evoluzione: la cosiddetta sopravvivenza del più forte, ovvero il meccanismo che seleziona le caratteristiche favorevoli di ogni specie, eliminando semplicemente lungo il percorso tutti gli individui che non ne sono dotati a sufficienza.

Il concetto di evoluzione è poi diviso in micro e macro-evoluzionismo. Finchè si tratta di spiegare che una rana con la pelle poco impermeabile debba soccombere all'ambiente lacustre, mentre quella con la pelle più impermeabile riuscirà a soppravvivere, il principio di selezione naturale è più che sufficiente: sopravviveranno le rane con la pelle impermeabile, finchè il codice genetico avrà acquisito quella caratteristica come permanente. Per "micro-evoluzione" si intende quindi il processo di "adattazione" di una specie all'ambiente circostante.

Il principio di selezione naturale invece mostra già dei grossi limiti quando si tratti di spiegare come quella rana possa nel tempo evolversi fino a diventare un'aquila reale. Questa è la "macro-evoluzione", che si basa sul doppio principio della selezione della specie e della mutazione genetica casuale.

Infine, per "Evoluzionismo" si intende anche il pensiero di chi sostiene che la generazione della vita sulla Terra (biogenesi) sia avvenuta in forma casuale, grazie alla concomitanza di una serie di fattori, e senza l'intervento di alcuna forza superiore o divina. La posizione opposta è il "Creazionismo", che qui non tratteremo, anche perchè si esclude già per definizione da qualunque indagine di tipo razionale. (Va pero detto che, mentre le due posizioni si affrontano criticando ciascuna i punti deboli dell'altra, non risulta da nessuna parte che non possa esistere una terza soluzione, che comprenda o meno una parte delle due. Non è quindi sufficente, nè per gli evoluzionisti nè per i creazionisti, abbattere il nemico per poter dichiarare vittoria).

L'Evoluzionismo quindi (macro/micro + biogenesi) è una complessa teoria che cerca di spiegare su basi scientifiche sia l'esistenza della vita che la diversità delle specie sulla Terra, mentre il Darwinismo non è che un principio attraverso il quale si spiegherebbe almeno una parte di questo processo.

Per NEO-DARWINISMO invece si intende il movimento che ha preso forma a partire dal secolo scorso, in seguito alle sempre più stupefacenti scoperte scientifiche, a livello genetico e molecolare, che sono culminate con la scoperta del DNA, negli anni 50.

Mentre il darwinismo originale rimaneva comunque a livello di osservazione empirica, il neodarwinismo tenta invece una precisa sintesi su base scientifica di tutti i diversi aspetti dell'evoluzione descritti finora, il luce delle più recenti scoperte a livello molecolare.

CRITICHE

Che venga da atei o da credenti, la critica più comune mossa all'Evoluzionismo/Neo-Darwinismo è di natura prettamente statistica, sia riguardo all'evoluzione delle specie, sia riguardo alla comparsa della vita sulla Terra.

Nel primo caso, l'obiezione di fondo è questa: se si accetta come unica variabile in gioco la "mutazione genetica casuale", bisognerebbe aspettare miliardi di tirate di dadi, da una generazione all'altra, per veder uscire ogni volta il "pezzettino in più" che porterà un giorno la rana a volare. Ma nel frattempo a) la rana ha fatto in tempo a estinguersi un miliardo di volte, e b) non si trovano da nessuna parte gli scarti dei fossili "inutili", che dovrebbero invece essere, a questo punto, in quantità incommensurabile.

Per il secondo aspetto (nascita spontanea della vita), si tratta di individuare il punto di passaggio, che sarebbe avvenuto circa 3 miliardi di anni fa, dalla materia grezza (inorganica) del mondo minerale, a quella più sofisticata (organica) dei mondi vegetale e animale. Ma già è molto difficile affidare al caso la sequenza dei vari aminoacidi necessaria a formare una prima proteina, che è il mattone di base per la costruzione di ogni cellula vivente. E siccome le proteine necessarie a formare le cellule sono almeno una ventina, si parla già, per un semplicissimo essere monocellulare, di un numero di combinazioni favorevoli, all'interno del famoso "stagno primordiale", praticamente impossibile da computare. Il paragone che viene usato più spesso è quello di una scimmia che battesse a caso delle lettere sulla tastiera, fino a scrivere l'intera Bibbia, tutta di seguito, senza commettere un solo errore. C'è inoltre un problema di sopravvivenza delle singole proteine, il cui tempo è molto limitato. Ora che la famosa ventesima proteina venisse casualmente a formarsi, la prima ha fatto in tempo a scomparire già un miliardo di volte.

Riassumendo, i problemi principali sono due: spiegare come fa della materia inerte a organizzarsi in forma vitale, e come fa poi quella forma vitale, relativamente semplice, a diventare un organismo complesso e sofisticato come un dinosauro, un leone, o lo stesso essere umano, nella totale assenza di un qualunque "progetto" esterno all'evoluzione stessa. (E' vero che il DNA contiene da solo una parte di quel progetto, ma senza un ben più ampio progetto, che preveda anche il DNA al suo interno, a quello non si riesce ad arrivare nemmeno per sbaglio).

Tutto quello che riusciamo ad osservare nell'Universo ci mostra infatti come la materia tenda sempre dall'organizzazione al caos, e non viceversa. Una mela lasciata a marcire si dissolve nei singoli elementi chimici che la compongono, ma mai degli elementi chimici, abbandonati al caso, hanno mostrato di sapersi organizzare e diventare una mela.

La cruda realtà, volendo, è che l'uomo non riesce nemmeno a replicare la forma di vita più elementare che ci sia, con tutte le attenzioni e le intenzioni che ci possa dedicare. Mentre lui stesso, la forma di vita più complessa mai conosciuta, sarebbo stato frutto del puro caso.

Nonostante questo, lo scienziato/materialista ha sempre preferito ignorare questa vistosa incongruenza, piuttosto che dover cedere ad una qualche entità superiore lo scettro - che lui stesso si è auto-assegnato - di re dell'Universo. Fino ad oggi ha potuto farlo, grazie al fatto che qualunque combinazione di tipo biochimico, per quanto improbabile, rimaneva comunque possibile, almeno in teoria, "da qui all'infinito".

Ma da una decina d'anni a questa parte, pare che la cosa non sia più sostenibile nemmeno in questi termini.

Massimo Mazzucco

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