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In un mondo in cui le guerre sono chiamate missioni di pace, i mercenari sono diventati contractors, i partigiani diventano terroristi, gli onnivori mangiatori di carogne, io sono fiera di essere una"complottista".

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media : Giornalismo italiano: nel dubbio astenersi
Inviato da Redazione il 28/3/2012 7:20:00 (7834 letture)

Perché i giornalisti italiani possono permettere di raccontare quello che vogliono, nei loro articoli, senza essere tenuti ad indicare (nè verificare, a quel che sembra) le fonti da cui hanno preso le loro informazioni?

Perché Massimo Mazzucco, Paolo Attivissimo, Marco Cedolin, e tutti quelli che scrivono in rete sono tenuti ad un rigorosissimo lavoro di verifica su ogni affermazione che fanno, e debbono rischiare ogni volta di venire travolti da un tornado per errori magari anche marginali, mentre lorsignori dei grandi quotidiani possono scrivere articoli interi basati su informazioni errate senza doverne rendere conto a nessuno?

Attenzione, qui non stiamo parlando di eventi importanti, come l'11 settembre, il TAV o i tamburi di guerra mediorientali: in quei casi subentra il filtro politico (altri la chiamano “linea editoriale”), e si gioca una partita completamente diversa. Qui invece stiamo parlando di “piccole” notizie, relativamente semplici, che di solito nascono e muoiono con la lettura stessa dell'articolo, ma che lasciano nel lettore una errata impressione a lungo termine sull'argomento trattato.

Eccone un classico esempio, tratto da Repubblica.it di ieri. L'articolo si intitola ”Le cinquanta parole vietate ai minori nelle scuole Usa del politically correct”, e porta come sottotitolo: ”Decine di vocaboli proibiti nei test scolastici dal dipartimento dell'Istruzione dello Stato di New York per non 'offendere' determinati settori della società.” Ne riportiamo alcuni passaggi: “Vietata la parola "dinosauro", che pure ai bambini piaceva tanto dai tempi dei cartoon degli Antenati. Il vecchio "Dino" rimanda all'idea di evoluzione, parlare di evoluzione fa infuriare i creazionisti e quindi non si può [...] Vietata anche la parola "dancing": ...

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media : "Ciak, si bombarda!”: divi di Stato contro il Sudan
Inviato da Redazione il 19/3/2012 6:00:00 (9320 letture)

di Enrico Galoppini

Dal cilindro della propaganda occidentale escono a getto continuo trovate a dir poco spettacolari, che solo una fervida immaginazione unita ad una brama sconfinata di manipolare la realtà può produrre: l’ultima è “l’arresto” di un celebre divo di Hollywood intento a manifestare sotto l’ambasciata del Sudan negli Stati Uniti contro il “regime” di quel grande Paese africano posto al crocevia del “Continente nero” e per questo ambito sin dall’Ottocento da tutte le “potenze” occidentali, anche a costo di scannarsi tra di loro.

Secondo copione, il divo in questione è stato prontamente rilasciato, tuttavia l’‘imbarazzante contrattempo’ occorsogli, subito reclamizzato urbi et orbi attraverso la tentacolare piovra mediatica, ha fatto subito il giro del mondo.

Il risultato è quello auspicato da chi aveva architettato questa messa in scena: finalmente i tele-sudditi sono edotti, oltre che sulla “malvagità del regime siriano”, di quello iraniano, di Putin, di Chavez, della Corea del Nord eccetera (la lista è lunghina), anche su quella del governo sudanese, da tempo nella tabella dei “cattivi” a causa dell’ipermediatizzata “catastrofe umanitaria nel Darfur”, sulla quale il “gran pubblico” certamente non avrà capito un accidente (ma basta starnazzare per una “catastrofe” per riscuotere simpatie). Tra l’altro, il presidente del Sudan è l’unico capo di Stato in carica su cui pende un “mandato di cattura” del farisaico “Tribunale dell’Aja per i crimini contro l’umanità” (purché non commessi dall’Occidente: America, Inghilterra e Israele in testa alla classifica dell’impunità totale).

Gli attori e i cantanti famosi vengono amati da molta, troppa gente, e sono tra coloro ai quali degli sprovveduti in buona fede si affidano per formarsi un’opinione in un’epoca di disorientamento e di mancanza di punti di riferimento saldi e certi.

Ve ne sono per tutti i gusti, da quelli impegnati anima e corpo “per il Tibet”, ...

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media : Le battute di Villaggio e i curiosi difensori del servizio pubblico
Inviato da Redazione il 10/1/2012 20:50:00 (8930 letture)

Molto spesso certi episodi di cronaca diventano interessanti non tanto per il fatto in sè, ma per le reazioni che questi fatti scatenano a livello popolare, politico e mediatico.

E’ certamente il caso dell’infelice battuta di Paolo Villaggio sui “sardi che si accoppiano con le pecore”, pronunciata dal comico genovese durante una trasmissione di Rai3.

Come riporta l’ANSA, “i pastori isolani sono sul piede di guerra e hanno già dato mandato all'avvocato cagliaritano Anna Maria Busia di querelare Villaggio per le sue dichiarazioni”. Il governatore Cappellaccì ha detto: “Il servizio pubblico, pagato dai cittadini, non può essere ridotto a veicolo di stupidità, volgarità e ignoranza. Se il livello culturale offerto da certe trasmissioni scende così in basso, lo Stato farebbe bene a considerarle tra le voci soggette a tagli". Simone Spiga dell’associazione Arcipelago (Fli) dice che "affermazioni di questo tipo sono abominevoli, e dimostrano la volgarità di questa pseudo televisione pubblica, ormai decaduta nel più becero qualunquismo" e sostiene addirittura che “i vertici Rai dovrebbero dimettersi".

E’ davvero curioso vedere tutte queste persone che si lanciano in una crociata per difendere il “livello culturale” del servizio pubblico di fronte ad una semplice battuta (infelice come poche, lo abbiamo già detto, ma è pur sempre una battuta), ...

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media : Wikipedia vergogna infinita
Inviato da Redazione il 22/12/2011 4:10:00 (18348 letture)

Chi nutrisse ancora qualche dubbio sul fatto che Wikipedia sia diventato ormai il “braccio armato” del CICAP può sempre consultare la loro pagina sulle famose “piramidi bosniache” di Visoko, che rappresentano uno dei più affascinanti misteri nella storia dell’archeologia mondiale.

Ecco i paragrafi iniziali con cui Wikipedia presenta l’argomento: “In Bosnia, nei pressi di Sarajevo, esiste un complesso collinare naturale di aspetto piramidale, più volte portato alla ribalta per le teorie di Semir Osmanagić, che suppone esse siano di costruzione umana. Inoltre le fa risalire addirittura a 12.000 anni fa. Gli scienziati hanno criticato le autorità bosniache che avevano incoraggiato queste asserzioni affermando che questa è una frode crudele nei confronti di un pubblico fiducioso e non trova posto nel mondo della vera scienza. Tutte le indagini scientifiche infatti concludono che le "piramidi" altro non sono se non formazioni naturali e non c'è traccia in esse di intervento umano.”

A questo punto un lettore poco esperto deciderebbe che si tratta solo di un pacco dozzinale, e abbandonenerebbe probabilmente la lettura senza nemmeno arrivare fino in fondo. Dopotutto – penserà - se lo dice una “enciclopedia”, che si tratta di una frode, sarà sicuramente così.

Quelli più smaliziati invece avranno già notato alcuni dei più classici indizi del modus operandi cicappino. Primo fra tutti, spicca il ripetuto riferimento agli “scienziati” e alla “vera scienza”, alla quale soltanto loro sembrano poter accedere, esattamente come il prete sull’altare “parla con Dio” e poi ci fa gentilmente sapere che cosa avrebbe detto. Nè poteva mancare il più classico travestimento del “missionario cicappino”, ...

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media : Lettera ad Alessandro D’Amato di “Giornalettismo”
Inviato da Redazione il 28/11/2011 6:50:00 (10628 letture)

Alessandro D’Amato
Direttore responsabile
Giornalettismo.com

Egregio Sig. D’Amato, le scrivo in riferimento al vostro articolo del 24 novembre 2011, intitolato “Il caso Intersos: quando il complottismo ingrassa il portafogli”, dal chiaro contenuto diffamatorio nei miei confronti.

Riguardo a tale articolo vorrei dire che trovo semplicemente vergognoso, da un punto di vista giornalistico, che venga presentata come “inchiesta” una sequela di insinuazioni e di accuse nei miei confronti del tutto gratuite - se non addirittura provatamente false - in un articolo che, fra l’altro, non porta nemmeno la firma dell’autore. Nemmeno ai tempi dell’Inquisizione ci si aspettavano cose del genere.

In questo caso posso comunque aiutarla io a risalire all’identità del personaggio che si nasconde dietro alla sigla “John B”. Si tratta di un poliziotto che risponde al nome di John Battista, talmente ossessionato dal desiderio di gettare discredito sulla mia persona da aver già riempito in passato intere pagine di menzogne e di accuse infondate nei miei confronti, tutte sistematicamente dimostratesi false.

Se vuole verificare di persona la credibilità di questo individuo, le basterà leggere la mia risposta alla sua “analisi” del mio film “Inganno Globale”, che trova qui e qui. Già allora – siamo nel 2007 – iniziavo la mia risposta con queste parole: “L'autore è un certo JB, una persona che non esita ad accusare ripetutamente gli altri di mentire, di ingannare, di nascondere la verità e di distorcere volutamente la realtà dei fatti, restando però accuratamente nascosto nel più meschino anonimato.”

Se avrà la pazienza di leggerla tutta, troverà nella mia risposta la confutazione ad oltre 90 affermazioni false, errate o comunque distorte fatte da Battista ...

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media : I krumiri delle nostre libertà
Inviato da Redazione il 13/11/2011 0:10:00 (10676 letture)
media

(Questo articolo è stato scritto più di sette anni fa)

06.07.04 - Quando Berlusconi se ne sarà andato (prima o poi dovrà ben succedere), l'Italia inizierà a rendersi conto del disastro imperdonabile che quest'uomo, con la sua politica - ma soprattutto col suo modo di pensare - ha portato in ogni angolo del nostro paese, in ogni angolo delle nostre istituzioni, in ogni angolo delle nostre anime.

Che l'Italia non abbia mai avuto governi effettivi, non si discute nemmeno. Ma una cosa erano i governi di facciata, infinite versioni dell'eterno immobilismo democristiano, tanto inefficaci rispetto al progresso, quanto innocui rispetto al nostro quotidiano. Un'altra è Berlusconi, tanto efficace rispetto al più totale regresso, quando deleterio rispetto alla comune scala di valori...

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media : Michele Santoro: il coraggio delle cipolle
Inviato da Redazione il 11/11/2011 22:00:00 (16482 letture)



Nella recente puntata di “Servizio Pubblico” Michele Santoro ha dimostrato di avere più o meno il coraggio di una cipolla. Nella trasmissione dedicata all’attuale crisi di governo, Santoro ha invitato Claudio Messora, giornalista e ricercatore indipendente, il quale con grande serenità ha spiattellato la “parte nascosta” del curriculum vitae di Mario Monti: Commissione Trilaterale, Goldman Sachs e Bilderberg. E scusate se è poco. Ma a quel punto, invece di approfittarne per portare finalmente in luce il vero problema, e cioè che la politica mondiale è ormai tutta in mano dei banchieri, Santoro ha fatto una penosa retromarcia, fingendosi scandalizzato per l’apparente assurdità della tesi proposta da Messora, mentre arrivava addirittura a dargli del “complottista”.

Anzi, “un pò complottista”, ha detto Santoro, come se stesse dicendo che il ragazzo è simpatico e intelligente, ma anche “un pò birichino”.

Altrettanto interessante il “linguaggio subliminale” con cui Messora è stato presentato al pubblico televisivo: appollaiato su una specie di scaffalatura provvisoria, come se fosse un “imbucato” che guardava lo spettacolo da fuori, mentre i giornalisti mainstream stavano seduti al centro della piazza, insieme a Santoro, “legittimati” già in partenza dalla stessa posizione in campo. E, come se non bastasse, …

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media : “Indignados”, o ignorados? Questo è il problema
Inviato da Redazione il 7/10/2011 4:40:00 (7668 letture)

La scorsa settimana Michael Moore si è presentato nello studio di Piers Morgan (il giornalista che ha preso il posto di Larry King alla CNN) eccitato ed ansimante, poco dopo aver partecipato ad una manifestazione accanto agli “indignados” di Wall Street.

E’ stata quella la prima volta che il pubblico americano è venuto a sapere da una rete televisiva mainstream di un evento – l’ “occupazione” di Wall Street, appunto – che era in corso già da 4 giorni. E lo hanno saputo da un talk-show della CNN, non da un regolare TG.

Da quel momento in poi sono stati costretti un pò tutti ad inseguire la notizia, dal New York Times a Fox News, dal Washington Post a tutti gli altri network nazionali.

Ma la riluttanza con cui i media mainstream stanno dedicando il loro spazio alle proteste di Wall Street viene superata solo dalla disperazione con cui cercano a tutti i costi di far apparire la protesta per quello che non è: una specie di “happening” stile anni 70’, animato di fricchettoni che non hanno niente di meglio da fare nella vita, di cui “non si capisce nemmeno bene cosa vogliano”.

Di certo è molto divertente vedere come i grandi media americani siano prontissimi a celebrare le “primavere colorate” altrui, ma fatichino decisamente a riconoscere che qualcosa sta cambiando anche in casa loro.

In tutto questo i media alternativi si stanno divertendo un mondo, nel prendere in giro i loro colleghi delle “corporate news” chiaramente terrorizzati dall’idea di dover prendere seriamente …

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media : La "crociata" di Wikipedia: da quale pulpito?
Inviato da Redazione il 5/10/2011 6:10:00 (24346 letture)

Rimbalza in rete la notizia che Wikipedia Italia si è autosospesa – bloccando l’accesso alle proprie pagine - per protestare contro la proposta di legge che porterebbe, secondo loro, alla fine della libertà di informazione in Internet.

Già da ieri Wikipedia Italia presenta una pagina unificata, su cui si legge: “Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopedia multilingue e gratuita. Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni. Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine. Purtroppo, la valutazione della "lesività" di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato. Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiederne non solo la rimozione, ma anche la sostituzione con una sua "rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.”

Da “Repubblica” a “La Stampa”, dal Corriere alla stessa RAI, tutta l’informazione mainstream rilancia la notizia in grande stile, supportando compatta il “grido di libertà” lanciato da Wikipedia.

E già questo dovrebbe dare da pensare.

Perchè mai – ci si domanda – tutte le grandi testate italiane si preoccupano improvvisamente di difendere la “libera informazione” della rete ...

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media : Il caso mediatico di Amanda Knox
Inviato da Redazione il 4/10/2011 6:20:00 (12269 letture)

Amanda è libera, l’America esulta.

Negli Stati Uniti l’avventura di Amanda Knox nelle carceri italiane è stata presentata dai media come una specie di viaggio nel medioevo da parte di una “turista accidentale”. Una ragazza venuta in Italia per studiare, piena di vita e di buone intenzioni, si trova improvvisamente coinvolta in una ragnatela di perversione, menzogne e trappole giudiziarie dalla quale esce con una condanna a vita per un delitto che non ha commesso.

Quando fu emessa la sentenza di primo grado, nel 2009, non ci fu rete televisiva in USA che non abbia lamentato apertamente l’ingiusta condanna subita dalla giovane americana ad opera dei giudici italiani. Tutti i reporter partivano dallo stesso presupposto, che Amanda “non potesse” essere colpevole, per poi esibirsi in acrobatiche spiegazioni di tipo social-filosofico, tese a giustificare in qualche modo questo “impossibile” verdetto. La più ricorrente di queste spiegazioni era che “Perugia non è Roma o Milano, Perugia è una cittadina di provincia, culturalmente arretrata, per la quale Amanda rappresentava la quintessenza dei mali del mondo: americana, libera ed emancipata, venuta a “portar via” i loro bei ragazzi, Amanda rappresentava in tutto e per tutto quello che le madri di Perugia temono di più”.

E quindi, secondo i media americani, la giuria non avrebbe fatto che rispecchiare questo sentimento, provinciale e distorto, condannando insieme ad Amanda tutti i mali che lei rappresentava. (Da cui si dovrebbe dedurre che Pietro Valpreda, che fu invece processato nella modernissima Milano, fosse davvero colpevole).

Poi emerse la personalità un pò ambigua del procuratore Mignini, sulla cui figura si allungavano le ombre irrisolte del mostro di Firenze. Lentamente diventava lui “il cattivo” di turno, …

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media : L'immagine come arma di controllo emozionale
Inviato da Redazione il 20/9/2011 21:40:00 (11477 letture)

di Federico Povoleri

Il recente e interessante dibattito sul video di Emmanuel Kelly che canta “Imagine” al programma televisivo X-Factor (vedere a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=7kFpbxdqdSY), ha evidenziato in modo esemplare l'efficacia della propaganda nel colpire le persone creando stati emotivi che spengono il pensiero critico scavalcando la razionalità e sui quali si costruiscono opinioni e idee. Lo ha fatto utilizzando (e quindi permettendoci di vedere in azione) una delle armi propagandistiche per eccellenza: “L'immagine”. Nel caso specifico: la sequenza di immagini in movimento con tutta la loro grammatica cinematografica.

Il potere che possiede una fotografia o una sequenza di immagini in movimento, di comunicare una quantità enorme di informazioni, la maggior parte delle quali non vengono analizzate dal nostro cervello ma arrivano direttamente a colpire il nostro subcosciente creando gli stati d'animo più diversi, è enorme. Probabilmente pochi di noi si rendono conto di questo anche se tutti ci emozioniamo, ci spaventiamo, versiamo lacrime o ci sbellichiamo dalle risate al cinema.

Si dice che un'immagine valga più di mille parole e non c'è nulla di più vero; una fotografia tocca il nostro immaginario ma per sua stessa natura è ingannevole: ci mostra infatti una rappresentazione della realtà e non la realtà oggettiva. Noi però abbiamo la tendenza a confondere le due cose e riteniamo verosimile ciò che stiamo osservando.

Del resto, come osserva Gustav LeBon, le folle pensano per “immagini” e non si lasciano influenzare dai ragionamenti: “L'apparenza ha sempre un ruolo più importante della realtà”

Agli albori del cinema, uno dei primi esperimenti fatti con la macchina da presa dai fratelli Lumiere, fu quello di filmare un treno mentre arrivava alla stazione …

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media : "Ingannati" (recensione)
Inviato da Redazione il 31/8/2011 21:50:00 (12599 letture)

”Ingannati” è un libro scritto da Alberto Medici, un ingegnere che ha seguito da vicino, per diversi anni, siti di libera informazione come Effedieffe di Maurizio Blondet, Disinformazione di Marcello Pamio, il blog di Paolo Franceschetti e Solange Manfredi, Infowars di Alex Jones, e lo stesso luogocomune (Medici è anche un nostro iscritto). Il libro è particolarmente interessante per una serie di motivi diversi.

Prima di tutto rappresenta un tentativo, a mio parere ben riuscito, di fare una sintesi “trasversale” di tutti i maggiori temi trattati negli scorsi anni dai siti sopracitati. E questo è tutt’altro che poco. Per ottenere questo risultato Medici ha usato il filo conduttore della Grande Menzogna – l’archetipo, si potrebbe dire – unificando così la chiave di lettura di argomenti solo apparentemente diversi come le scie chimiche, il sistema monetario, l’11 settembre, l’assassinio Kennedy, i viaggi lunari, Big Pharma, il Global Warming, le “False Flags” o l’AIDS.

Il secondo aspetto interessante del libro è il continuo inserimento di riferimenti culturali di alto livello, ...

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media : La “falsa” Piazza Verde di Al-Jazeera
Inviato da Redazione il 25/8/2011 20:10:00 (10869 letture)

Questa mattina ho aperto l’e-mail e ho trovato tre persone diverse che mi segnalavano con grande eccitazione questa pagina del sito Stopwarcrimes. L’articolo si intitola “La falsa Piazza Verde di Al-Jazeera”, e sostiene che le immagini dei libici festanti nella Piazza Verde di Tripoli, trasmesse anche da SkyNews, in realtà siano state girate su un set costruito appositamente nel Qatar.

Immediatamente la pressione mi è salita a mille, e ho pensato “I soliti bastardi! Ormai la guerra mediatica è totale”.

A supporto della sua tesi, l’articolo mostra le immagini della (presunta) Piazza Verde trasmesse l’altra sera da Al-Jazeera (foto 1), e le confronta con diverse immagini della vera Piazza Verde (2, 3 e 4), scattate in epoche diverse. (Vedi immagini all’interno).

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media : Pennivendoli
Inviato da Redazione il 28/7/2011 7:50:00 (7541 letture)

di Marco Cedolin

Fra il paese reale, vissuto sulla strada e raccontato in rete, ed il paese virtuale, vissuto in poltrona e raccontato da giornali e TV, la distanza si è fatta ormai abissale, fino al punto da arrivare a costituire due universi antitetici privi di contatto fra loro.

Tutti coloro che non hanno la capacità, il tempo o la voglia di attingere da internet il proprio bagaglio informativo, e costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione, restano relegati in un mondo virtuale, costruito ad hoc per emarginarli dalla realtà e veicolato presso l'opinione pubblica da pennivendoli e mezzibusti TV, deputati a rendere credibile un mondo di fantasia che non esiste.

La conseguenza più evidente di questo stato di cose è costituita da una manipolazione sempre più profonda dell'opnione pubblica, condotta al guinzaglio laddove chi tira le fila dell'informazione intende portarla.

Per meglio leggere le dinamiche di questo processo, …

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media : "La gente vuole sognare"
Inviato da Redazione il 28/4/2011 22:00:00 (6757 letture)

Oggi Kate e William si sposano. Ci saranno 2.000 invitati d’onore all’interno della cattedrale di Westminster, mentre saranno più di 8.000 gli inviati di giornali e televisioni appostati all’esterno della chiesa, ammassati fra le decine di migliaia di “persone normali” che hanno voluto assistere da vicino a questo evento.

Ripetiamo le cifre, per comprendere meglio le dimensioni di questa follia: o-t-t-o-m-i-l-a giornalisti di giornali radio e TV, venuti da ogni parte del mondo, racconteranno a circa due miliardi di persone la stessa identica cosa: “Ecco i novelli sposi che salgono sulla carrozza, guardate la carrozza che si allontana da Westminster, ecco gli sposi che salutano la folla, guardate la carrozza che costeggia St. James Park, ecco nuovamente gli sposi che sorridono felici, vedete la carrozza che giunge a Buckingham Palace e scompare fra le mura del palazzo. Fine delle trasmissioni”.

Eppure, se chiedete ad un qualunque giornalista come si possa pensare di mettere in piedi un tale circo mediatico per un semplice matrimonio, con certezza il 99% di loro vi risponderà che “la gente ha bisogno di sognare”.

Noi diamo alla gente ciò che vuole la gente. Da sempre questo è stato il mantra – l’alibi, in realtà - per i media mainstream, quando scelgono di lanciarsi come avvoltoi sui fatti di cronaca più futili ed insignificanti, come appunto un matrimonio reale, solo perchè secondo loro “fanno audience”.

Naturalmente, nessuno riflette sul fatto che gli eventi di questo tipo “fanno audience” solo perchè lo hanno deciso i media stessi: se nessun paparazzo avesse mai fotografato i due fidanzati negli scorsi anni, se nessun tabloid avesse mai pubblicato “indiscrezioni” su di loro, se nessun programma televisivo avesse mai montato l’attesa esasperante per la risoluzione di questo “giallo romantico” (stanno insieme? Si sono lasciati? Sono tornati insieme? Perchè vanno a sciare nello stesso posto?), oggi del matrimonio di Kate e William non si accorgerebbe nessuno.

Ma è l’idea del “reale”, del “superiore”, dell’ ”eletto da Dio”, che in qualche modo continua a sopravvivere nella nostra cultura, …

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