Informazioni sul sito
Se vuoi aiutare LUOGOCOMUNE

HOMEPAGE
INFORMAZIONI
SUL SITO
MAPPA DEL SITO

SITE INFO

SEZIONE
11 Settembre
Questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego.
 American Moon

Il nuovo documentario
di Massimo Mazzucco
 Login
Nome utente:

Password:


Hai perso la password?

Registrati ora!
 Menu principale
 Cerca nel sito

Ricerca avanzata

TUTTI I DVD DI LUOGOCOMUNE IN OFFERTA SPECIALE


opinione : LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHIO DI CONFLITTO
Inviato da Redazione il 22/9/2005 23:41:42 (4919 letture)

di Alessandra Chianese

“Il dialogo è una delle migliori abitudini dell’uomo, inventata, come quasi tutto, dai greci. I greci furono i primi a conversare, e da allora si è continuato.” - Jorge Luis Borges

Spesso, erroneamente, nella cultura occidentale, si utilizza l’espressione “Stato di Diritto” per indicare lo Stato democratico e liberale, come se si volesse opporre questo modello a quello esistente in altre culture, iin particolare a quella islamica e a quella cinese-confuciana, e per giustificare la guerra come strumento per “esportare democrazia”.

In realtà nello Stato di diritto deve essere garantita la certezza del diritto come bene sociale diffuso, contrapponendosi quindi allo Stato assoluto, allo Stato totalitario ed allo Stato di polizia.

L’idea che gli uomini dovessero essere governati dalle leggi e non dall’arbitrio di altri uomini ...

... è tanto antica che Aristotele scriveva: “è preferibile senza dubbio che governi la legge, più che qualunque cittadino e, secondo questo stesso ragionamento, anche se è meglio che governino alcuni, costoro bisogna costituirli guardiani delle leggi e subordinati alle leggi”.

Nei secoli successivi gli stessi diritti individuali, pur affermati come diritti dell’uomo, in realtà si svilupparono come diritti del cittadino, originariamente del cittadino borghese, poi via via estesi alla generalità, a seguito di lotte e rivendicazioni contro i rispettivi governi.

Il cammino dei diritti dell’uomo nei confronti d’ogni Stato e tutelabili anche contro gli Stati, prende un effettivo avvio e sviluppo soltanto a seguito di quella terribile tragedia che ha segnato la storia recente del mondo, il nazifascismo e la seconda guerra mondiale. Il famoso Preambolo dello Statuto delle Nazioni Unite: “Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità” fu scritto nel 1945 e fu approvato dall’Assemblea generale il 10 dicembre 1948.

Il 16 dicembre 1966 furono approvati due distinti Patti internazionali sui diritti, uno sui diritti economici, sociali e culturali e uno sui diritti civili e politici.

L’esistenza dei due Patti è fondamentale dato che senza libertà civili e politiche, si rischia di compromettere anche l’effettività dei diritti economici e sociali. Il nesso tra libertà, democrazia e sviluppo economico è inscindibile, ed è essenziale e prioritario l’impegno individuale e sociale per uno sviluppo equilibrato e armonico del pianeta, che non condanni al sottosviluppo, alla miseria e alla fame la maggioranza dei suoi abitanti, soprattutto quelli più deboli.

Per secoli sono stati violati i principi di libertà dell’uomo, sulla base della pretesa superiorità sociale ed economica di alcuni Paesi su altri. Basti pensare alla schiavitù, abolita in Francia nel 1848, quasi mezzo secolo dopo la rivoluzione, e negli Stati Uniti nel 1865 al termine della guerra civile che liberò i 15 milioni di persone che vivevano in schiavitù dopo essere state violentemente catturate in Africa.

Nonostante la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 consideri la schiavitù la forma più vergognosa di asservimento, la legge antischiavi dell’Arabia è datata solo 1960 e quella del sultanato di Oman 1970. La cosa più impressionante è che, secondo l’Anty-slavery International di Londra, oggi sono 220 milioni gli esseri umani che si trovano in condizione di schiavitù, schiavi importati dal terzo mondo nei paesi ricchi. La schiavitù, oggi, resta uno dei peggiori frutti prodotti dalle guerre in tutto il mondo.

Negli anni novanta, la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda furono interpretate come una svolta epocale nelle relazioni internazionali che avrebbe dovuto portare all’effettiva applicazione della Carta dell'Onu. Si è invece prodotta una svolta esattamente opposta. La fine della divisione del mondo in blocchi è stato vissuto non come una liberazione dall’incubo della guerra nucleare, ma come una “vittoria” dell’Occidente, che avrebbe consentito di passare dal mondo bipolare al mondo unipolare, dominato dall’unica superpotenza mondiale rimasta.

Nel nuovo mondo unipolare, improvvisamente privato del nemico e impegnato soltanto a celebrare i trionfi del libero mercato, si sono ignorati, e sono stati anzi aggravati, tutti i grandi problemi del pianeta. Si è approfondito il divario di ricchezza tra i paesi ricchi e i paesi poveri, si è lasciato libero corso alle devastazioni dell'ambiente, si sono chiuse ermeticamente le frontiere dei paesi occidentali a masse crescenti di affamati. Si è così manifestata una disuguaglianza che non ha precedenti nella storia.

Il paradosso che si è venuto a creare, è proprio nel rafforzamento dei “diritti” dei cittadini dei paesi occidentali (e non degli abitanti dei Paesi stessi, dato che gli stessi diritti non sempre sono estesi agli immigrati) a scapito dei cittadini dei Paesi in via di sviluppo, mentre è proprio nella tutela e nella vigilanza della certezza del diritto in tutti i Paesi e specialmente in quelli a rischio di conflitto, che si dovrebbe concentrare il lavoro delle cooperazioni internazionali, a cominciare dall’attività delle Nazioni Unite.
In realtà, da più parti, il sistema di diritti delle Nazioni Unite è accusato di essere uno strumento per imporre al mondo l’egemonia occidentale. In effetti non sempre l’ONU, nei suoi concreti comportamenti, ha mantenuto le promesse e gli impegni consacrati nella sua stessa Carta.

Il maggiore timore per l’effettività dei diritti umani e dei popoli, a cominciare dal diritto alla pace, non viene dai ritardi e dalle indiscutibili contraddizioni del concreto operare delle Nazioni Unite, ma dall’arrogante volontà di pochi di imporre a tutto il mondo l’ideologia e il modo di vivere occidentali e dalla pretesa di esportare oggi la democrazia con la violenza, come ieri si pretendeva esportare la “vera” religione sulle spade dei crociati.
In questi ultimi anni, tutti i Paesi “economicamente sviluppati” devono ripristinare il dominio del diritto, per opporsi alla regressione culturale che, dopo l’11 settembre 2001, sta travolgendo molte garanzie che sembravano patrimonio acquisito e irreversibile (si pensi al trattamento dei prigionieri detenuti nella base di Guantanamo e alla clamorosa violazione dei loro diritti processuali e sostanziali o all’inquietante riproporsi dell’interrogativo sulle legittimità della tortura, comparso sulla copertina dell’Economist o all’illegittima intrusione di ogni spazio di riservatezza personale o, infine, alla dottrina Bush sulla guerra preventiva, immorale sul piano etico ed illecita sul piano del diritto internazionale, come ha affermato il Tribunale Permanente dei Popoli, nella sentenza del dicembre 2002 sulla guerra in Iraq).

Lo Stato di diritto si basa su alcuni elementi fondamentali quali la divisione dei poteri, il principio di legalità, l’eguaglianza formale, le libertà e non certo sull’imposizione di un modello religioso o culturale. L’obiettivo della divisione dei poteri è di evitare la concentrazione dei poteri dello Stato. La separazione ed il controllo reciproco tra i poteri devono essere assicurati anche se tutti gli organi dello Stato sono eletti dai cittadini. Grazie al principio di legalità, i compiti e le competenze dei poteri dello Stato sono enumerati dalle leggi, sono conservati i diritti naturali dei cittadini e libertà e diritti possono essere limitati sola dalla legge. Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, a prescindere dalle eventuali differenze sociali, economiche e culturali, in virtù dell’eguaglianza formale. Lo Stato deve assicurare che nessuno ostacoli le libere scelte individuali e che vengano tutelate le libertà dei cittadini.

Gli Stati occidentali devono vigilare sul rispetto di questi valori e la cooperazione internazionale deve lavorare per sviluppare la conoscenza a l’uso degli elementi e dei valori che caratterizzano lo Stato di diritto e la tutela delle libertà degli individui.

Nelle mie esperienze in America Latina (Argentina, El Salvador, Perù), ho verificato come l’assenza o la fragilità di uno solo dei principi fondamentali dello Stato di diritto metta o serio rischio l’equilibrio del Paese e determini una sorta di guerriglia civile, che potrebbe facilmente trasformarsi in un conflitto sociale e/o politico.

In Argentina, ad esempio, l’ultima crisi economica e la conseguente ineguaglianza tra cittadini di diversa classe sociale ha determinato una forte tensione sociale in un Paese che nei decenni si è caratterizzato per l’alternanza di crisi economiche e politiche. Sono nati movimenti di tutela dei diritti considerati a rischio. I disoccupati e gli studenti si sono organizzati in gruppi definiti piquetteros, che manifestano per il diritto al lavoro (o al salario di disoccupazione) bloccando intere zone della città con veri e propri “picchetti”. I poveri, che vivono nelle bidonvilles ai margini della capitale, al tramonto si concentrano al centro di Buenos Aires per rovistare tra spazzatura e raccogliere carta e cartoni da rivendere (da qui il nome cartoneros). Il ceto medio manifesta contro il Governo, chiedendo maggiore sicurezza a tutela del patrimonio. In uno Stato che da oltre due anni cerca di uscire da una grave crisi politica, i cittadini (piquetteros, cartoneros, ceto medio) sono uniti in un senso di frustrazione ed insicurezza e contestano i politici che non hanno tutelato l’economia del Paese, le banche che hanno speculato sui piccoli risparmiatori ed i giudici che non tutelano i diritti dei cittadini.

Diversa è la situazione in El Salvador. Le nuove norme promulgate da Governo, piuttosto che realizzare attività di prevenzione della violenza, puntano a criminalizzare i minori che, organizzati in bande, sono ritenuti l’unica causa della dilagante violenza nel Paese. La legge “Mano dura” (già dichiarata incostituzionale nella sua prima stesura e poi di nuovo promulgata in una forma ancora più rigida della precedente) limita i diritti dei minori violando una serie di punti della convenzione internazionale dei diritti del fanciullo (motivo di detenzione può essere il semplice girovagare per le strade, o l’avere tatuaggi sulla pelle). Per garantire la tutela dei minori, i giudici non applicano la legge ed hanno nuovamente sollevato la questione di incostituzionalità. Il Governo contesta un’ingerenza da parte della magistratura ed invita la stampa a pubblicare le foto ed i nomi dei minori accusati di aver commesso un crimine (anche se assolti), per tutelare i cittadini. Tutto questo ha determinato la crisi del principio di legalità e la conseguente crisi sulle competenze degli organi dello Stato, con grandi dubbi e perplessità da parte dell’opinione pubblica che non riesce a comprendere se c’è un effettiva ingerenza dei giudici sul potere esecutivo o se, viceversa, non sia da considerare la legge come grave violazione dell’eguaglianza formale e della libertà dei cittadini.

Il conflitto di poteri tra Governo e magistratura sembra essere la violazione più frequente allo Stato di diritto. In Perù mi è stato chiesto un intervento su “comunicazione e magistratura”, per definire una nuova strategia di comunicazione finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica sul reale ruolo dei giudici di tutela dei diritti dei cittadini e non di autotutela ed ingerenza nella politica. Ho realizzato interventi simili anche in El Salvador ed in Argentina, ma non c’è bisogno di analizzare i Paesi dell’America Latina per scoprire il conflitto tra i poteri dello Stato, considerando che in questi stessi giorni la riforma dell’Ordinamento giudiziario italiano punta, essenzialmente a limitare l’autonomia dei giudici e, conseguentemente, il potere degli stessi.

Nei giorni scorsi ho partecipato ad un seminario a Buenos Aires su “l’indipendenza del potere giudiziario”. Una delle domande sollevate dal seminario era “Il potere giudiziario è un potere?” nel rispondere i giudici presenti, appartenenti alla Federazione dei giudici democratici dell’America Latina e del Carribe, hanno concordato che se il potere del giudice è quello di opporsi alle norme che ledono le libertà personali garantite dalla Costituzione (come accade oggi in Salvador, ma come già all’epoca dei militari è accaduto in Argentina), allora ben venga l’esercizio del potere. Da parte sua il potere esecutivo (in America Latina, ma anche in Italia) contesta un eccesso di potere da parte della magistratura che interferisce nelle scelte dei politici che, eletti direttamente dai cittadini, rappresentano la collettività.

In questo contesto, l’attività della società civile deve concentrarsi su un’attività di vigilanza per assicurare che in nessun Paese vangano ostacolate le libere scelte individuali, siano minacciate le persone ed i beni dei cittadini, e sia turbato l’ordine sociale da parte di terzi, ma anche da parte degli stessi poteri dello Stato che, troppo spesso, dimenticano che uno dei principi dello Stato di diritto è il controllo reciproco tra i poteri dello Stato.

Se è vero che le opinioni e le aspirazioni di decine di milioni di persone che hanno manifestato in tutto il mondo non hanno fermato le “guerre preventive”, è altrettanto vero che quelle stesse manifestazioni a favore della pace hanno orientato i Governi di molti Paesi nelle scelte ed oggi stanno facendo pagare prezzi pesanti e difficoltà di consenso ai leader degli Stati che hanno scelto la guerra come “soluzione al terrorismo”. Ciò conferma che, prima o poi, la società democratica è un vero antidoto alla cultura della guerra. Il movimento per la pace rafforza il diritto che delegittima la guerra e il diritto rafforza il movimento per la pace.

È quindi fondamentale che la cooperazione internazionale continui a basarsi su un principio di controllo preventivo, di verifica ed eventuale denuncia delle violazioni dei principi indicati nella Carta dell’ONU. Le azioni esercitate nell’ambito delle cooperazioni, anche se attraverso piccoli progetti, servono a sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale, ma anche a dimostrare a chi tenta di prevaricare i diritti dei cittadini, che c’è sempre qualcuno disposto a rischiare in prima persona per tutelare la libertà e l’uguaglianza degli altri.

Assisi, 22 settembre 2005

Alessandra Chianese


°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

(Questo era il testo introduttivo con cui Hariseldon, che ringraziamo, aveva inviato l'articolo.)

Una cara amica, sociologa, impegnata a 360° su tanti fronti. Da qualche tempo molto attiva nel campo dei diritti civili, tanto da presiedere un'associazione. Niente di che, in realtà: solo tante battaglie, qualche invito, diversi viaggi in Argentina e Africa, tante spese di tasca sua. Insomma, una che ci crede. Alla Chavez, ma molto più piccola. Ma che nel suo piccolo... Oggi è stata invitata ad Assisi a parlare di pace e diritti dei popoli. Le ho chiesto di inviarmi la bozza di intervento (tanto so che poi, presa dalla foga, dilagherà a braccio!). Vorrei condividerla con voi tutti. So che dice quello che dice perchè lo ha studiato/verificato/visto/metabolizzato. Che lo dice perchè ci crede. E che, soprattutto, lo direbbe anche se domani non fosse un signor nessuno. Anzi, una Signora nessuno. Hariseldon

Voto: 0.00 (0 voti) - Vota questa news - OK Notizie


Altre news
28/11/2015 10:00:00 - Il nuovo sito è pronto
26/11/2015 19:40:00 - Fulvio Grimaldi a Matrix
24/11/2015 11:00:00 - Caccia russo abbattuto dai turchi
22/11/2015 20:20:00 - Ken O'Keefe: "ISIS = Israeli Secret Intelligence Service"
21/11/2015 21:00:00 - L'uomo che uccise Kennedy
19/11/2015 19:00:00 - La solitudine
18/11/2015 21:21:31 - Vladimir Putin - conferenza stampa al summit del G20
17/11/2015 13:50:00 - Dopo Parigi
15/11/2015 22:30:00 - Commenti liberi
14/11/2015 9:40:00 - À la guerre comme à la guerre
13/11/2015 23:00:00 - Nuovi attentati a Parigi
11/11/2015 19:50:00 - Atleti russi dopati, brutti e cattivi
10/11/2015 19:30:00 - Fini, Grillo, Travaglio - e il giornalismo che non fa i conti con sé stesso
9/11/2015 18:30:00 - "Bag it!" Documentario (Ita)
8/11/2015 9:09:03 - Commenti liberi

I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
Linucs
Inviato: 23/9/2005 0:17  Aggiornato: 23/9/2005 0:17
Sono certo di non sapere
Iscritto: 25/6/2004
Da:
Inviati: 3996
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Domanda trasversale: qualcuno si è mai andato a cercare con Google il pensiero di Lincoln a proposito degli schiavi? Così, tanto per tenersi in esercizio...

Paxtibi
Inviato: 23/9/2005 0:54  Aggiornato: 23/9/2005 0:59
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Ciò conferma che, prima o poi, la società democratica è un vero antidoto alla cultura della guerra.

Peccato che per esportarla all'estero sia necessaria la guerra.

Ed è per questo, ovviamente, che ogni "società democratica" che si rispetti si munisce di un esercito: è la famosa cultura della pace.
__________________

Linucs, puoi darmi il numero di conto bancario della Badombe Foundation?
Vorrei fare un versamento a favore di un'iniziativa di Democrazia Diretta e Solidale.
Quale? Non so... perché, è importante?


Paxtibi
Inviato: 23/9/2005 1:37  Aggiornato: 23/9/2005 1:37
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Se ci fosse chi non desidera salvare l'Unione, a meno di non potere allo stesso tempo salvare la schiavitù, io non sarei d'accordo con costoro. Se ci fosse chi non desidera salvare l'Unione a meno di non poter al tempo stesso sconfiggere la schiavitù, io non sarei d'accordo con costoro. Il mio obiettivo supremo in questa battaglia è di salvare l'Unione, e non se porre fine o salvare la schiavitù. Se potessi salvare l'Unione senza liberare nessuno schiavo, io lo farei; e se potessi salvarla liberando tutti gli schiavi, io lo farei; e se potessi salvarla liberando alcuni e lasciandone altri soli, io lo farei anche in questo caso. Quello che faccio a riguardo della schiavitù, e della razza di colore, lo faccio perché credo che aiuti a salvare l'Unione; e ciò che evito di fare, lo evito perché non credo possa aiutare a salvare l'Unione.

Abrham Lincoln, lettera a Horace Greeley, 22 agosto 1862


Tradotto: ma chissenefrega, di questi ?÷*@# di negri!

florizel
Inviato: 23/9/2005 2:07  Aggiornato: 23/9/2005 2:37
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Pur essendo evidente la passione di Alessandra Chianese per la tutela dei diritti umani,e grande la sua fiducia nella possibilità che in ambito costituzionale possa verificarsi tale tutela,resta incerto se,almeno in occidente,si sia arrivati a tale livello di "stato di diritto".E se esso possa garantirne i contenuti.
Citazione:
erroneamente, nella cultura occidentale, si utilizza l’espressione “Stato di Diritto” per indicare lo Stato democratico e liberale, come se si volesse opporre questo modello a quello esistente in altre culture, iin particolare a quella islamica e a quella cinese-confuciana, e per giustificare la guerra come strumento per “esportare democrazia”.

Appunto,erroneamente.E' evidente,da parte dei governi, l'uso strumentale che si fa di questo termine,già di per sè ambiguo:per non ripetersi circa "l'esportazione della democrazia",CHI dovrebbe favorire tale stato di diritto?
E diritto di CHI?Fino ad oggi ha favorito solo gli interessi dei ceti medio-alti,tracciando un solco ancora più profondo tra le classi sociali.
La divisione dei poteri,quando non si tratta di conflitti tra essi,sostanzia accordi per arginare gli stessi diritti qualora sfuggano alla traccia disegnata dagli stati.
Questo diventa ancor più vero se parliamo di legalità:nonostante la legge dovrebbe assicurare l'equilibrio nei i diritti tra i cittadini,essa si fa garante dei potenti,con l'immunità parlamentare,ad esempio,o con le cosiddette "leggi-truffa".Ma,dal momento che sono LEGGI,devono essere applicate.
Nel caso del Salvador,ad esempio,riportato nell'articolo:il conflitto tra potere giudiziario e potere esecutivo non risolverà alla base il problema,ne arginerà solo gli effetti.
Eguaglianza formale:nel senso che è solo una "forma",nella realtà non viviamo in una realtà che mette tutti in condizione di potersi riscattare dalla disoccupazione,dalla fame,dalla violenza.
Citazione:
In realtà nello Stato di diritto deve essere garantita la certezza del diritto come bene sociale diffuso, contrapponendosi quindi allo Stato assoluto, allo Stato totalitario ed allo Stato di polizia.

Il che equivarrebbe già a dire che NON si è in uno stato di diritto.
Citazione:
Il nesso tra libertà, democrazia e sviluppo economico è inscindibile,

Forse è per questo che si stanno riducendo alla fame e alla morte i milioni di persone dei paesi "sottosviluppati".Siamo costretti a concepire la libertà solo rapportandola allo sviluppo economico in relazione al benessere dell'occidente,
quasi come se senza lo stesso status sociale ed economico non fosse possibile la libertà.
Citazione:
Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, a prescindere dalle eventuali differenze sociali, economiche e culturali, in virtù dell’eguaglianza formale.

Vedi i nostri politici in Italia,ad esempio.O il famoso scandalo delle "carceri d'oro",o il caso "Tortora",per citare alcuni dei fulgidi esempi dell'uguaglianza di fronte alla legge.
L'articolo viene dal cuore,indubbiamente,ed è indubbio l'intento di tutto un mondo di persone,associazioni,organizzazioni e quant'altro impegnati a combattere le piccole e grandi ingiustizie dei nostri beffardi tempi.
Solo,mi chiedo,è possibile tale impegno utilizzando ciò che è prodotto dallo stesso sistema che domina il mondo?
Spesso,ed anche ad opera di una certa informazione "di sinistra",posizioni scettiche intorno a metodi che aderiscono all'idea di riformare le Nazioni Unite,sono apparse (o considerate) disfattiste,ostruzioniste e quant'altro.
Ma davvero possiamo credere che le Nazioni Unite,per la loro storia,i ritardi,la loro stessa struttura all'interno del sistema di dominio globale,possano farsi garanti dei diritti umani nel mondo?I caschi blù?

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Lestaat
Inviato: 23/9/2005 10:38  Aggiornato: 23/9/2005 10:38
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/7/2005
Da: Perugia
Inviati: 1774
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Citazione:

Pur essendo evidente la passione di Alessandra Chianese per la tutela dei diritti umani,e grande la sua fiducia nella possibilità che in ambito costituzionale possa verificarsi tale tutela,resta incerto se,almeno in occidente,si sia arrivati a tale livello di "stato di diritto".E se esso possa garantirne i contenuti.


Ma attenta che tu stai parlando dei governi e degli stati non delle persone.
Io sono profondamente convinto che le persone siano pronte per uno stato di diritto VERO.
Le derive idiote dipendono esclusivamente dalla cattiva informazione, nient'altro. Le gente è in grado di capire, basta dirglielo e smettere di "coltivare" accuratamente l'ignoranza e il pregiudizio.
Utopia? Si, almeno finchè non ci riprenderemo i nostri paesi, togliendoli a questa massa di piccoli ometti senza coscienza.
Il come è un problema :)

In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.
ivan
Inviato: 23/9/2005 11:08  Aggiornato: 23/9/2005 11:09
Sono certo di non sapere
Iscritto: 22/7/2004
Da: Bronx
Inviati: 11520
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Citazione:

Le derive idiote dipendono esclusivamente dalla cattiva informazione, nient'altro. Le gente è in grado di capire, basta dirglielo e smettere di "coltivare" accuratamente l'ignoranza e il pregiudizio.


A proposito, è in edicola un'interessante trattazione del tema:

http://www.lescienze.it/special.php3?id=11232

florizel
Inviato: 23/9/2005 12:04  Aggiornato: 23/9/2005 12:10
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
LestaatCitazione:
Ma attenta che tu stai parlando dei governi e degli stati non delle persone

Esatto.Parlo degli stati e dei governi che,come la stessa ONU,non possono rappresentare le esigenze dei popoli e delle persone,per la semplice ragione che non nascono con quei presupposti.
E' evidente che dobbiamo partire dalla IIGM per capire che tipo di ordine mondiale andave delineandosi,e quale importanza assumesse la parola "democrazia",dato che quell'organismo(nel caso dell'ONU) nasceva come contrapposizione all'allora nemico "nazifascismo".La sua "utilità" è stata,ed è, quella di voler dare un segno di tutela dei popoli e dei diritti umani in un mondo dominato dal dominio globale,la foglia di fico a cui ricorrere per raffazzonare di volta in volta la mera illusione che possa esistere un veto alla logica invasiva e distruttiva del sistema.

La guerra nella ex Yugoslavia è una prova schiacciante di tale mistificazione.
Furono le truppe ONU-NATO a ricorrere alla forza,non risolvendo il problema,e lo fecero supplendo all'intervento diretto degli USA,la cui ingerenza negli affari europei sarebbe stata scandalosa,e dobbiamo ringraziare l'allora governo di "sinistra" per questa presa per il culo.
Se poi i popoli siano pronti o no per uno stato di diritto vero,non lo so,Lestaat,ma so che dovremmo crederci,e lavorare instancabilmente per questo.
In ogni caso,non credo che possa essere un'istituzione gerarchica ad imporre tale stato di diritto,ma solo la partecipazione diretta e consapevole dei popoli può conquistarla.
Utopia? Se il dominio del mondo non è un'utopia,allora voglio credere che nemmeno la risposta ad essso debba esserlo.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Lestaat
Inviato: 23/9/2005 12:11  Aggiornato: 23/9/2005 12:11
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/7/2005
Da: Perugia
Inviati: 1774
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Il fatto che siano partiti con i presupposti sbagliati è fuor di dubbio.
Erano solo parole per abbindolare il "popolo" certo.
Questo non significa che non si può ricominciare da capo con altri scopi.
Non mi piace cadere nella logica del "tanto le cose stanno così e non ci possiamo fare nulla"
Sbagliati i presupposti, sbagliati i metodi, praticamente sbagliato tutto, BENE, si ricomincia, e costruiamo un diamine di mondo diverso fottendocene dell'economia, lo scopo deve essere l'eliminazine del denaro e delle concentrazioni di potere.
Ovviamente questo è il MIO pensiero, ma si può parlare per trovare dei principi comini.
Cambiare l'obbiettivo insomma. Immaginare una società, e cercare di realizzarla. E' così folle come idea?
Non credo, e credo anche che l'umanità sia pronta a farlo.

In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.
florizel
Inviato: 23/9/2005 13:10  Aggiornato: 23/9/2005 13:10
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Citazione:
"tanto le cose stanno così e non ci possiamo fare nulla"

No,no, noi potremmo farci moltissimo,invece.
Solo che la vedo nera se partiamo dagli stessi organismi che hanno contribuito a creare le condizioni del dominio.
Citazione:
costruiamo un diamine di mondo diverso fottendocene dell'economia, lo scopo deve essere l'eliminazine del denaro e delle concentrazioni di potere.

HAI DETTO POCO! Praticamente stai proponendo di scardinare dalle sue fondamenta il domino del mondo, e nello stesso tempo proponi di partire da una considerazione positiva delle strutture atte ad arginare qualunque ipotesi di liberazione...
Lestaat, è necessario un processo di consapevolezza e autotutela che innanzitutto ci liberi dall'idea della necessaria delega allo stato per la nostra sopravvivenza.
Scarnendo ed esemplificando il discorso(che meriterebbe una riflessione più profonda) non si può più concepire una liberazione come quella che auspichi senza mettere in discussione il ruolo degli stati come piccoli centri di controllo del più ampio sistema di dominio globale.
Non è folle,la tua idea, solo credo che,se anche potesse avviarsi un processo del genere, noi non lo vedremmo, e nella migliore delle ipotesi è perchè moriremmo prima di vecchiaia,e nella peggiore è perchè il sistema lo devierebbe prima
di cominciare.A meno che non si verifichi una sollevazione mondiale,come mondiale è la morsa che attanaglia i popoli.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Lestaat
Inviato: 23/9/2005 13:22  Aggiornato: 23/9/2005 13:22
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/7/2005
Da: Perugia
Inviati: 1774
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
...e per avere una sollevazione mondiale ci vuole qualcuno che porti questi temi dove tutti li possono sentire.
Capisci dove mi piace Chavez?
L'idea di liberarci dal basso è tanto bella quanto impossibile.
Ci vuole qualcuno che scardini un po' la situazione.

In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.
Paxtibi
Inviato: 23/9/2005 14:21  Aggiornato: 23/9/2005 14:26
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Ci vuole qualcuno che scardini un po' la situazione.

Tipo Robespierre? O più un modello Lenin, o Fidel?
Guarda che se gli fai scardinare la porta poi in casa ci entra lui, a noi mica ci fa entrare.

Non capisco come mai gli uomini sarebbero tutti potenzialmente in malafede, ma ciononostante sarebbe possibile trovarne uno che, dotato di poteri e diritti superiori, li utilizzasse per il bene degli altri.

È una contraddizione in termini clamorosa, confermata dall'assenza di un solo esempio di governo illuminato in tutta la storia dell'umanità. Non so se ve ne rendete conto.

Le derive idiote dipendono esclusivamente dalla cattiva informazione, nient'altro. Le gente è in grado di capire, basta dirglielo e smettere di "coltivare" accuratamente l'ignoranza e il pregiudizio.

Quindi la "malafede" non è una condizione immutabile dello spirito umano. Allora ve ne rendete conto!

Si, almeno finchè non ci riprenderemo i nostri paesi, togliendoli a questa massa di piccoli ometti senza coscienza.

Basta che non li mettiamo in mano ad altri ometti, visto che tutti coloro che vengono investiti di questa autorità paiono perdere la coscienza.

Lestaat
Inviato: 23/9/2005 14:58  Aggiornato: 23/9/2005 14:58
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/7/2005
Da: Perugia
Inviati: 1774
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Pas guarda che mica ho detto di dotare qualcuno di qualche potere particolare.
Lasciami essere contento quando qualcuno squassa un po' l'ordine precostituito.
Più baccano alza l'ometto in questione più noi possiamo riprenderci quello che è nostro.

In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.
Paxtibi
Inviato: 23/9/2005 15:33  Aggiornato: 23/9/2005 15:33
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Più baccano alza l'ometto in questione più noi possiamo riprenderci quello che è nostro.

Scusa Lestaat, ma questo proprio mi sfugge: a me sembra che lui proponga un ONU riformata, più democratica, dice, ma sicuramente con più poteri, visto che si aspetta che possa imporre le proprie risoluzioni come non riesce a fare ora (il che lascia aperta la questione se in realtà ci sia una qualche volontà dell'ONU di attuarle davvero).

Più potere all'ONU = meno potere a noi; se la matematica non è un'opinione.

Tra l'altro vediamo come il concetto di rappresentanza abbia fallito il suo compito, si chiede a destra e manca la democrazia diretta e/o via internet, e poi vogliamo dare più poteri ai "rappresentanti" dell'ONU, votati da nessuno e riuniti a Gerusalemme?

tommy79
Inviato: 23/9/2005 20:05  Aggiornato: 23/9/2005 20:05
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 14/6/2004
Da:
Inviati: 1131
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Come al solito....non poteva mancare il solito sermone contro il demone nazifascista....
peccato era un buon articolo per il resto.....

Silver
Inviato: 24/9/2005 18:39  Aggiornato: 24/9/2005 22:57
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/9/2005
Da: Torino
Inviati: 615
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Un articolo sicuramente scritto con piena fede in ciò che ha detto...

peccato veramente che il punto di vista sia alquanto limitato, o meglio, parte da troppo poche informazioni reali, e più da informazioni da telegiornale.

Alcune punti erronei sono già stati esposti da altri utenti nei loro commenti, quindi non mi ripeterò.

Però alcune cose (e so già che anche io non posso avere il pieno quadro della situazione), sono da aggiungere:

- Gli "illuminati", intesi come loggia politica che governa molti paesi e cerca di governare il mondo intero, sono coloro che creano sia il problema che la soluzione che la risoluzione; quindi, nel momento in cui ci sentiamo in grado di esprimerci contro l'ordine precostituito (per esempio con questi post, siti, marce della pace e via dicendo) stiamo niente di meno che facendo il loro gioco.
Per rimediare, o per lo meno a minimizzare i danni, dovremmo sicuramente evitare accuratamente di fidarci di organizzazioni come ONU, NATO, e altri enti creati appunto da loro (vedi la vera storia della 2° Guerra Mondiale). Non dobbiamo neanche fidarci dei governi, intesi nel loro senso più ampio: presidente della repubblica, ministri, onorevoli, assessori, perchè nella migliore delle ipotesi sono dei burattini gestiti dai veri burattinai: banchieri, economisti, etc. ( i veri "illuminati" appunto...)
Oltremodo, dovremmo affrontare la questione in maniera diversa, magari sfruttando il sistema già precostituito.

Il nocciolo fondamentale potrebbe essere il "come".

io credo che potrebbe essere più facile di ciò che si pensi... ma lo sforzo dovrebbe essere coordinato.

Ciò che in assoluto manca è la comunicazione. Le persone sono normalmente emarginate dalle vere informazioni e quasi nessuno di coloro che conoscono gli argomenti, sanno comunicare nel migliore dei modi.
Troppe volte vedo prese di posizione ostinate e non giustificate da parte di coloro che dicono di voler diffondere la verità. Altre volte vengono usate parole difficili su argomenti già sconosciuti ai più.
Se si fosse anche solo un po' più esperti di comunicazione, si saprebbe che l'argomento deve essere affrontato in maniera più blanda all'inizio e soprattutto usando la via più lunga per attirare l'attenzione (che viene definita attenzione attiva) sull'argomento.

Troppe volte vediamo in TV come nei bar, discorsi che non hanno nè capo nè coda, e inoltre, c'è la tendenza a non ascoltare gli altri.


Tornando al post: per avere uno stato di diritto, non bisogna battere i piedi ed invocare il rispetto delle leggi e delle regole: esse sono scritte e fatte rispettare proprio da chi si dovrebbe detronizzare.

Per arrivare a questa giusta idea (dello stato di diritto), perchè non provare a passare dalla strada dell'alimentazione naturale e corretta? E' una via lunga, ma l'efficacia che si avrebbe sulla salute delle persone (che ne proverebbero i risultati pratici su loro stessi), magari iniziando da quelle a noi più vicine, che forse tenderebbero ad avvalorare le nostre parole che saranno, subito dopo, contro i medicinali. E poi, magari si arriva al fatto che i politici giocano contro l'ambiente, per poi arrivare ai diritti dell'uomo.

Strada lunga, davvero, ma avete provato a dire alla signora Maria, di 50 anni, che le Torri le ha buttate giù il burattinaio di Bush? La risposta media è:"queste cose se le sanno solo loro...", a volte " spetta spetta che Elisa sta per sposare il principe... mannaggia a questa pubblicità".
E avete mai provato a parlare coi pensionati e dire che il petrolio non è il vero motivo dell'invasione in Iraq? Risposta media: "Ormai grazie a Berlusconi non si arriva a fine mese"

In definitiva: il cambiamento deve essere lento, seguire un percorso lungo, ma preciso, ed essere perseveranti.

E' impossibile per una barca a vela andare controvento (cioè la quantità di disinformazione e di persone al potere), ma le barche sfruttano parte del vento a sfavore per fare piccoli passi. E arrivano.

I passi successivi, saranno invadere gli stassi mezzi che usano loro per la disinformazione: radio, giornali, TV,...


Ciao!

autoexilio
Inviato: 26/9/2005 3:07  Aggiornato: 26/9/2005 3:07
Ho qualche dubbio
Iscritto: 15/7/2005
Da:
Inviati: 58
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Citazione:
Se è vero che le opinioni e le aspirazioni di decine di milioni di persone che hanno manifestato in tutto il mondo non hanno fermato le “guerre preventive”, è altrettanto vero che quelle stesse manifestazioni a favore della pace hanno orientato i Governi di molti Paesi nelle scelte ed oggi stanno facendo pagare prezzi pesanti e difficoltà di consenso ai leader degli Stati che hanno scelto la guerra come “soluzione al terrorismo”.

jajaaaaajajajjajajajaj.

Ossia che le guerre di genocidio organizzate dalle società democratiche contro il sud del mondo facilitano l'alternanza tra lobby di potere nell'occidente democratico.

Quando Prodi sotituirà Berlusconi, i democratici prenderanno il posto dei repubblicani in USA ed i consevatori quello dei laburisti inglesi, i sopravissuti irakeni faranno festa. Cazzo, non lo avevo proprio pensato.

Citazione:
Ciò conferma che, prima o poi, la società democratica è un vero antidoto alla cultura della guerra.


Più poi che prima, visto che finora non è mai successo.

Citazione:
Il movimento per la pace rafforza il diritto che delegittima la guerra e il diritto rafforza il movimento per la pace.


E' uno scioglilingua? Sopra la campa la capra canta, sotto la panca la capra crepa.

Citazione:
È quindi fondamentale che la cooperazione internazionale continui a basarsi su un principio di controllo preventivo, di verifica ed eventuale denuncia delle violazioni dei principi indicati nella Carta dell’ONU.


Questi "infiltrati" che controllano preventivamente, verificano ed eventualmente denunciano si chiamano cooperanti internazionali? Io credevo fossero spie?
E' una prassi comune in tutti i paesi del pianeta? Ci sono molti cooperanti internazionali bengalesi, arzebagiani o nordcoreani anche a vigilare lo stato di diritto negli USA (che oltrettutto sembra avere qualche lacuna) ?

Citazione:
Le azioni esercitate nell’ambito delle cooperazioni, anche se attraverso piccoli progetti, servono a sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale, ma anche a dimostrare a chi tenta di prevaricare i diritti dei cittadini, che c’è sempre qualcuno disposto a rischiare in prima persona per tutelare la libertà e l’uguaglianza degli altri.


Ed avendo anch'io lavorato nella cooperazione internazionale (e rischiato in prima persona al massimo qualche conato di vomito) posso assicurare che questi piccoli progetti servono soprattutto a ricevere "qualche invito" per diversi viaggi gratuiti "in Argentina e Africa", grarantirti un buono stipendio, fare conoscenze interessanti, senza dover fare, effettivamente, "niente di che".

Scriveva J.C. Rufin, ex Medico senza Frontiere, ne "L'Impero e i nuovi barbari" (libro che consiglio a tutti) più o meno così: "Dove non può entrare ancora Mac Donald entrano le ONG, poi, entrerà MAC DONALD" (erano altri tempi: ora entreranno i marines).

La cooperazione internazionale... fase suprema del capitalismo.

Ciao.

ALZHEIMER MACHT FREI
cacciucco
Inviato: 26/9/2005 10:37  Aggiornato: 26/9/2005 10:37
Mi sento vacillare
Iscritto: 13/5/2005
Da: la terra
Inviati: 347
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Ciao autoexilio...
Citazione:
Ed avendo anch'io lavorato nella cooperazione internazionale (e rischiato in prima persona al massimo qualche conato di vomito) posso assicurare che questi piccoli progetti servono soprattutto a ricevere "qualche invito" per diversi viaggi gratuiti "in Argentina e Africa", grarantirti un buono stipendio, fare conoscenze interessanti, senza dover fare, effettivamente, "niente di che".
...
La cooperazione internazionale... fase suprema del capitalismo

Parole sante!!
Ed ora ci fanno pure i master ...Perchè?... perchè? perchè?
mammamia....ogni giorno che passa mi convinco sempre più che la miglior cosa da fare è .... autoexiliarsi!!
Con infinito rispetto e simpatia
un saluto
cacciucco

Esser colto per essere libero: la cultura è un'arma, non un fronzolo. Martì
Lestaat
Inviato: 26/9/2005 11:24  Aggiornato: 26/9/2005 11:24
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/7/2005
Da: Perugia
Inviati: 1774
 Re: LO STATO DI DIRITTO NEI PAESI IN CONFLITTO O A RISCHI...
Eh no Pax...una ONU più democratica è una ONU con meno poteri...
Più si allarga la base democratica più è difficile che facciano troiai...
Togliere il diritto di veto e allargare la base di voto fa dell'Onu un istituzione del tutto diversa, dove il peso dello strapotere americano viene drasticamente ridotto. Anche i sudditi dell'impero sarebbero spinti a fare di testa propria dal fatto che hanno voce in capitolo. Non per desiderio di libertà certo, ma per disperazione. Non siamo più negli anni 60-70, le cose sono maledettamente peggiorate, il livello di povertà e di disperazione è aumentato e in questo clima si diventa più indipendenti, perchè disperati

In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.

Powered by XOOPS 2.0 © 2001-2003 The XOOPS Project
Sponsor: Vorresti creare un sito web? Prova adesso con EditArea.   In cooperazione con Amazon.it   theme design: PHP-PROXIMA