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news internazionali : Israele ultima chance per Obama
Inviato da Redazione il 24/6/2009 12:30:00 (5189 letture)

Fra le persone più deluse per la sua nuova presidenza sicuramente c’è lo stesso Barack Obama, che deve aver imparato molto in fretta, nei mesi scorsi, la differenza fra i buoni propositi e la loro applicazione nel mondo reale.

Per quanto abbia segnato alcuni punti a suo favore, lo ha fatto in zone di territorio relativamente facili da conquistare: il ritorno della ricerca sulle staminali, la liberalizzazione del FOIA, l’apertura al mondo islamico, la legge per la parità del salario femminile, oppure la fermezza con cui conduce la campagna per la riforma medica, sono tutte battaglie che gli fanno onore, ma che scompaiono di fronte alla facilità con cui ha dovuto cedere su due dei tre argomenti più importanti: guerra ed economia.

Per prima cosa, Obama deve aver toccato con mano quanto sia difficile convincere i generali a schiodare le proprie truppe da qualunque angolo del mondo, una volta scesi sul campo di battaglia. Questa è gente per cui la diplomazia è “roba da donnine”, mentre retrocedere di un solo metro significa ingiuria e disonore per il resto dei loro giorni. Aggiungici gli imponenti interessi economici di chi in Asia Centrale ha puntato tutto quello che gli restava (leggi UNOCAL & Co.), e ti ritrovi a dover farfugliare spiegazioni ridicole sul perchè parli di “rispetto fra le nazioni” mentre raddoppi i tuoi contingenti in Afghanistan.

Non a caso Obama ha commentato che “è molto più facile iniziare una guerra che finirla”.

Sul fronte della finanza poi Obama ci ha fatto proprio la figura del merlo: partito per salvare “Main Street” da “Wall Street”, ovvero “la gente” dalle “banche”, …

… sembra che abbia finito per accomodare prima di tutto le esigenze della Fed, che si serve proprio di Wall Street per fottere Main Street.

Ho detto “sembra” perchè non ho gli strumenti per giudicare da solo certe strategie di tipo economico, ma non mi pare di aver letto molti articoli che sostenessero che Obama ha invece messo tutti nel sacco.

In economia è tutto talmente volatile già per natura, che se non sei più che preparato su ogni minimo dettaglio ci vuole poco a farti credere tutto e il contrario di tutto.

A Obama però rimane ancora uno dei tre argomenti “big”, su cui giocarsi la reputazione: Israele.

Proprio in questi giorni Netaniahu ha scoperto le carte, mostrando di avere in mano esattamente quello che tutti pensavano che avesse: il solito bluff sionista, mascherato da pacifismo di facciata. La “grande disponibilità” di Netaniahu verso i palestinesi, che gli aveva permesso di conquistare la guida del governo, si è ridotta ad una proposta semplicemente ridicola: accetteremo la soluzione dei due stati – ha detto - a condizione che quello palestinese sia demilitarizzato.

Poi però si è sbilanciato, dicendo che verrà congelata l’espansione delle colonie, ma ha subito aggiunto che questo non fermerà il loro “sviluppo naturale”. Che sarebbe come dire “mi impegno a non farti del male, ma se mi parte un cazzotto non posso farci niente”.

Tanto per essere sicuro che i palestinesi non accettino mai, Netaniahu ha anche aggiunto che prima di firmare qualunque accordo è necessario che i palestinesi riconoscano Israele come “stato ebraico”, il che equivale a rendere immediatamente deportabile il milione e mezzo di arabi nazionalizzati, che già vivono in Israele come cittadini di serie B.

Il discorso di Netaniahu è venuto in risposta a quello di Obama pronunciato al Cairo dieci giorni fa: in quell’occasione il presidente americano aveva dichiarato “inaccettabile” la situazione delle colonie israeliane in Cisgiordania, obbligando il PM israeliano a scoprire le carte.

Oggi la Casa Bianca ha reagito freddamente alla presa di posizione di Netaniahu, commentando che rimane ferma la sua intenzione di raggiungere una soluzione a due stati, il che naturalmente comporta condizioni ben diverse da quelle poste da Netaniahu.

Dal canto suo, il Ministro degli Esteri Clinton ha detto che qualunque precedente “accordo informale”, fra un presidente americano ed il governo israeliano, che avesse tollerato questo “sviluppo naturale” delle colonie, era da considerarsi decaduto.

Obama e Clinton sembrano quindi decisi ad affrontare apertamente la questione palestinese, ben sapendo che convincere un sionista ad un qualunque compromesso è ancora più difficile che convincere un generale a retrocedere.

Paradossalmente, è proprio sull’argomento che appare più ostico di tutti, Israele, che Obama ha qualche seria possibilità di successo: mentre sugli altri due fronti la complessità del problema supera di gran lunga la portata di qualunque presidente, la questione israeliana si riduce fondamentalmente ad una questione psicologica, dove certe sudditanze sono tanto forti all’apparenza quanto semplici da smantellare nella sostanza.

Finchè i cordoni della borsa resteranno in mano americana – e mai come oggi lo sono - gli altri hanno poco da sbraitare.

Certo che se Obama fallisse anche in questa direzione, rischierebbe di passare lui alla storia come il bluff più grande di tutti.

Massimo Mazzucco

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
hendrix
Inviato: 24/6/2009 12:49  Aggiornato: 24/6/2009 12:49
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 12/9/2006
Da:
Inviati: 1048
 Re: Israele ultima chance per Obama


Sul cilindro "Il concetto di democrazia americana".
Sul triangolo, "Il mondo arabo"-

Redazione
Inviato: 24/6/2009 13:22  Aggiornato: 24/6/2009 13:22
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Israele ultima chance per Obama
Splendida, Hendrix. Vale più di mille parole.

Lezik85
Inviato: 24/6/2009 13:36  Aggiornato: 24/6/2009 13:36
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 11/4/2009
Da: Freedonia
Inviati: 1463
 Re: Israele ultima chance per Obama
Citazione:
Che sarebbe come dire “mi impegno a non farti del male, ma se mi parte un cazzotto non posso farci niente”


Più che cazzotto direi armi chimiche, come dimostra un'analisi dell'Università di Ferrara su campioni di armi misteriose riportate in Italia dalla troupe giornalistica di "Presa Diretta".

Lega di metalli, fosfati vari e frammenti di carbonio, di cui questi ultimi sistemati in sezioni tubulari sulle quali sono state riscontrate tracce di materiali chimici.

Tutto ciò strafottendosene di tutti i trattati internazionali. In teoria ci giochiamo tutto col buonsenso di Obama, il quale nonostante si impegni a risolvere le grandi questioni evidentemente non ha abbastanza potere da far valere la propria posizione (da come si evince anche dall'articolo). Possiamo quindi assumere che è il classico fantoccio nelle mani dei poteri forti e non con le mani nel potere.

Israele...beh...vedremo come andrà a finire, anche perchè l'Europo non credo potrà restare a guardare un nuovo eccidio, perpetuato in nome di chi o cosa non si capisce bene. Almeno negli Stati Uniti c'è chi la pensa diversamente come l'ex-presidente Carter, che in una intervista spiega:


<<Qual è l’immagine di Gaza che poterà con sé?

«Una immagine angosciante. Non ho potuto trattenere le lacrime quando ho visto con i miei occhi rovine, devastazione, vite distrutte...».

Il suo grido d’allarme sembra perdersi nel vuoto...

«Ciò è profondamente ingiusto e finché ne avrò la forza non smetterò di denunciare questa situazione. Mi lasci aggiungere che la tragedia di Gaza non è solo ingiusta sul piano umano, dei diritti della persona, ma è anche dannosa per la stessa causa della pace. Perché è impensabile rilanciare il dialogo quando metà di un popolo è costretta a vivere in una enorme prigione a cielo aperto. I riflettori si sono spenti, ma la sofferenza di quasi un milione e mezzo di palestinesi non è diminuita...».

E la comunità internazionale?

«Purtroppo la comunità internazionale sembra sorda agli appelli che giungono da Gaza».

A Gaza Lei ha avuto modo di incontrare i vertici di Hamas. Quali indicazioni ha potuto trarne?

«Mi pare importante l’affermazione di Haniyeh (primo ministro nel governo di Hamas nella Striscia, ndr.) di una disponibilità di Hamas ad accettare una soluzione negoziale se i confini fossero definiti entro quelli del ‘67. Un’affermazione che si accompagna con una valutazione incoraggiante dei leader di Hamas sulle posizioni assunte dal presidente Obama. Il confronto è possibile, spazi sembrano aprirsi, ma per rafforzare questa prospettiva occorre porre fine al blocco di Gaza. Non è solo una scelta umanitaria. È un investimento su una pace possibile».

Nel campo palestinese regna la divisione.

«E la divisione rende tutto ancora più difficile. Su questo punto ho molto insistito nei miei incontri politici a Gaza. Ai miei interlocutori ho detto che solo un governo di unione nazionale potrebbe porre fine alla sofferenza del popolo palestinese...».

Un governo con dentro Hamas...

«Mi pare inevitabile. Piaccia o no, Hamas rappresenta una parte significativa della società palestinese. Negare questo dato di fatto non aiuta la ricerca di un un accordo di pace che non può reggere se taglia fuori metà dei palestinesi. Occorre incalzare Hamas, ma non serve la sua criminalizzazione. Di questo è consapevole il presidente Obama come dimostra il suo discorso al Cairo. Un discorso coraggioso, di svolta...».

Lei sa che Israele l’accusa di unilateralismo filopalestinese.

«Sono rattristato di questa accusa perché la trovo ingiusta, non corrispondente al vero. Ai palestinesi ho ripetuto che non è bello vedere la distruzione operata a Gaza dalle forze armate israeliane, ma non è neanche buono quando mi reco a Sderot (una delle città israeliane più colpite dai Qassam di Hamas, ndr.) vedere i razzi che cadono sugli israeliani. Resto fermamente convinto che il solo modo di evitare che questa tragedia possa ripetersi, è raggiungere un vero accordo di pace tra palestinesi e Israele. Un accordo fondato sul principio “due popoli, due Stati”; un principio che ispira l’azione dell’amministrazione Obama».

Obama ha sottolineato a più riprese l’importanza del fattore tempo...

«Sono pienamente d’accordo con lui. Occorre essere consapevoli che l’alternativa ad una pace giusta, rispettosa dei diritti dei palestinesi come della sicurezza d’Israele, non è il mantenimento dell’attuale status quo, ma una guerra ancora più dura di quelle che hanno già segnato questa tormentata regione».

Un’altra questione cruciale nel conflitto israelo-palestinese è quella degli insediamenti. Un tema che divide il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu e l’amministrazione Usa.

«Obama ha usato parole chiare definendo la colonizzazione dei territori occupati il principale ostacolo ad ogni accordo di pace. E si è impegnato di fronte al mondo perché questo ostacolo sia rimosso».

Il presidente Obama si è impegnato per un accordo di pace definitivo entro la scadenza del suo mandato, nel 2012.

“Vede, una cosa che abbiamo in comune è che io ho cominciato a lavorare sul Medio Oriente sin dal primo giorno del mio insediamento. E lui ha promesso a me e ad altri che avrebbe fatto altrettanto. Sta mantenendo la promessa. Questa è la sostanziale differenza tra Clinton, l’amministrazione Bush e Obama Una differenza che fa ben sperare».

Come tutti anche l'ex-presidente Carter ripone l'ultima speranza in Obama, ma sarà sufficiente?

Redazione
Inviato: 24/6/2009 13:40  Aggiornato: 24/6/2009 13:40
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Israele ultima chance per Obama
LEZIK: "Come tutti anche l'ex-presidente Carter ripone l'ultima speranza in Obama, ma sarà sufficiente?"

In realtà, io ritengo che gli unici a poter risolvere la situazione siano gli stessi israeliani. Loro hanno creato il sionismo, e solo loro possono distruggerlo.

sigmatau
Inviato: 24/6/2009 13:50  Aggiornato: 24/6/2009 13:50
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Israele ultima chance per Obama
Secondo me non abbiamo ancora abbastanza elementi in mano per giudicare se e fino a che punto Obama è disposto al 'braccio di ferro' con Nethaniahu... Dal giorno dell'insediamento di Obama non è accaduto in Medio Oriente alcun 'incidente' sul quale il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite abbia dovuto 'pronunciarsi' e di conseguenza gli Stati Uniti non hanno dovuto decidere se valersi o no del 'diritto di veto'. Quando questo accadrà [e prima o poi è inevitabile che accada...] , allora vedremo veramante Obama alla prova... non prima...

saluti!...

---------------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
Lezik85
Inviato: 24/6/2009 14:04  Aggiornato: 24/6/2009 14:04
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 11/4/2009
Da: Freedonia
Inviati: 1463
 Re: Israele ultima chance per Obama
Citazione:
In realtà, io ritengo che gli unici a poter risolvere la situazione siano gli stessi israeliani. Loro hanno creato il sionismo, e solo loro possono distruggerlo


Ciò che dici è assolutamente giusto. Ma ci credi? Nel senso, credi nell'eventualità di un tale successo della popolazione israeliana?

Io provo a crederci, ma quando vedo che mandano al governo gente come Liberman che come primo discorso d'insediamento esordisce con la frase: “Israele non ritiene di dover rispettare gli accordi di Annapolis che prevedono la nascita di uno stato palestinese”...bè le mie speranze si affievoliscono.

Enrico
Inviato: 24/6/2009 14:13  Aggiornato: 24/6/2009 14:24
Mi sento vacillare
Iscritto: 12/1/2006
Da:
Inviati: 873
 Re: Israele ultima chance per Obama
Intanto c'è da segnalare questa notizia di oggi, ripresa da Peacereporter.

Israele, annullato l'incontro fra Netanyahu e l'emissario di Obama

E' stato annullato l'incontro previsto per giovedì a Parigi fra l'emissario per il Medio Oriente di Barack Obama, George Mitchell, e il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu.
Stando a quanto si legge su Yediot Ahronot, quotidiano conservatore israeliano che cita il portavoce del premier, la ragione di questa decisione risiederebbe nella tensione che si è venuta a creare fra Tel Aviv e l'amministrazione Obama sulla questione delle colonie.

Mitchell incontrerà, però, lunedì a Washington Ehud Barak che, in qualità di ministro della Difesa, è responsabile delle concessioni edilizie in Cisgiordania e della rimozione degli avamposti illegali.

Intanto l'associazione Peace Now ha presentato i dati, emessi dall'Istituto centrale per le Statistiche israeliano, dai quale emerge che il 36 percento dei nuovi coloni sono persone di recente immigrazione o che si sono appena trasferite da Israele, contraddicendo l'affermazione di Netanyahu, secondo il quale i nuovi insediamenti sarebbero necessari per la "crescita naturale" dei coloni.

-----------------------------------------------------------------------------------------------

E sempre su Peacereporter un'interessante intervista allo storico Yakov Rabkin, autore del libro "In nome della Torah".

aspro
Inviato: 24/6/2009 14:33  Aggiornato: 24/6/2009 14:33
So tutto
Iscritto: 13/4/2007
Da:
Inviati: 24
 Re: Israele ultima chance per Obama
Uffa, che fatica....

peonia
Inviato: 24/6/2009 15:25  Aggiornato: 24/6/2009 15:25
Sono certo di non sapere
Iscritto: 26/3/2008
Da: Roma
Inviati: 6677
 Re: Israele ultima chance per Obama
E' OT? NON SO, MA VOLEVO FARVELO LEGGERE....
SPERANDO VI INTERESSI...

Ricevo, e condivido, dalla lista di Centrofondi, per chi non la conosca un lista che tratta economia....il titolo era: FATE SCORTE DI CIBO......

"Beh, siamo arrivati al capolinea…quasi, e nel quasi silenzio generale;
il baccano, come al solito
verte in tutt’altra direzione (http://www.agoravox.it/Pentole-in-
piazza-e-giornalisti.html).
I dati e l’analisi seguente vanno strillati in tutte le direzioni
fino a quando chi non sa ancora, sappia e chi dorme coccolandosi in
sogni beati si svegli, qui bisogna far quadrato e salvare il
salvabile.
E’ da un po’ che lo vado dicendo (http://www.agoravox.it/La-
riorganizzazione-fallimentare-e.html).
Altro che Mario Draghi a capo di un governo ‘tecnico’.
Il rampollo Goldman Sachs dovrebbe essere messo in galera per crimini
contro l’umanità (o almeno contro gli italiani) e buttare via la
chiave, please.
Guarda caso la poltronissima di Silvio ha inziato a vacillare sotto le
campagne diffamatorie stoccate dai giornali in bancarotta camuffata e
dipendenti de facto, dei grossi gruppi bancari oligarchi.
Guarda caso dopo che Tremonti ha inziato a ‘togliersi sassolini dalle
scarpe’ ed a far capire ai più informati che loro non ci stavano più
(http://www.agoravox.it/Banca-d-Italia-S-p-a.html).
La classe politica del 1992 non voleva cedere ai nuovi padroni e venne
annientata, l’italia venne svenduta alla ‘city’, sotto la regia
nazionale dei Goldman Sachs ‘yes man’ Draghi, Prodi e compagnia,
perdemmo la sovranità monetaria e la Banca d’Italia passò in mani
private (http://www.agoravox.it/Di-chi-sono-i-nostri-soldi.html).
La storia, come si sa, si ripete e stiamo assistendo in questi giorni
allo svolgersi di una vecchia storia, camuffata da un nuovo (non
originale comunque) copione, ma molto, molto peggiore.
Buona fortuna italiano:

“Audizione informale di Lyndon LaRouche alla Commissione Finanze della
Camera dei Deputati
Roma, 17 giugno 2009
Ciò che sto per dirvi non è qualcosa a cui siete preparati in termini
di azione legislativa, ma ritengo che sia rilevante per ciò che
dovrete considerare quando vi troverete ad affrontare certe
questioni.
Ho da darvi una notizia relativamente buona: essenzialmente ci
troviamo nella fase di collasso generalizzato del sistema monetario e
finanziario internazionale. Non è cosa che riguardi il futuro;
piuttosto è un processo in atto dal luglio 2007. Semplicemente, di
recente ha subìto un'accelerazione dovuta al fatto che gli Stati Uniti
non hanno adottato le misure che avrebbero potuto essere adottate già
nel 2007.

La seconda notizia è che la politica dell'attuale Presidente degli Stati Uniti è catastrofica, anche se stiamo cercando di porvi rimedio.
Lyndon LaRouche e il Sen. Mario Baldassarri nella Commissione Finanze
del Senato il 18 giugno '09
Cominciamo parlando della prima questione. Che cosa è accaduto? Il 25
luglio 2007, durante una mia videoconferenza internazionale, annunciai
che nel giro di pochi giorni sarebbe cominciato il collasso generale
del sistema finanziario internazionale. Questo collasso, che dissi
sarebbe cominciato col cedimento della sua parte più debole - quella
del sistema bancario dei mutui negli Stati Uniti e altrove, cominciò
in effetti tre giorni dopo la mia previsione; un risultato molto
rapido, e un processo che non si è ancora interrotto.
Al momento, il contagio così cominciato ha raggiunto un punto tale da
minacciare il crollo dell'intero sistema finanziario e monetario
internazionale. Il rimedio c’è, ma la domanda fondamentale è: chi lo
attuerà?
Il crollo può avvenire in qualunque momento, nei prossimi giorni o nei
prossime settimane; parlo di un crollo simile a quello che sta
interessando la California: parliamo di una crisi per cui i governi di
un'ampia porzione del pianeta crolleranno, principalmente per
questioni finanziarie. In altre parole, non saranno più in grado di
far fronte ai pagamenti e di mantenere in funzione le istituzioni
consuete ed essenziali, in una o più nazioni. Al pari di molti Stati
europei, tutti gli Stati Uniti sono sull'orlo di un tale collasso. Non
hanno ancora raggiunto il punto di collasso, ma stanno per passare ad
una situazione in cui non avranno gli introiti necessari per
alimentare le proprie funzioni essenziali. Così, molto semplicemente,
i governi abbandoneranno le proprie responsabilità, a causa della
totale impotenza. Per esempio, i governi sottoposti ai diktat
dell'Unione Europea sono privi della autorità necessaria ad aumentare
i propri fondi in conto capitale. Dunque, nell'erompere della crisi,
non riescono a sollevare la questione della creazione d'emergenza di
fondi di investimento nelle attività che permetterebbero di invertire
la rotta.
Questo è il contesto generale. Mentre siamo in un fase di deflazione,
a causa della drastica riduzione dell'occupazione e della produzione
(negli Stati Uniti questa situazione è peggiore di quanto si ebbe nel
crac del 1929-31), rischiamo anche l’iperinflazione (nello stile della
Germania del 1923), a causa dei ripetuti pacchetti di salvataggio di
certe operazioni finanziarie altamente speculative. La cosa potrebbe
scoppiare in ogni momento. Così, la caratteristica dell'attuale
sistema è data dal coincidere di una crisi di deflazione dell'economia
fisica e di una crisi di enorme inflazione dovuta al tentativo di
tenere in piedi certi tipi di istituti.
Il mio rimedio, naturalmente, è stato proposto nel luglio del 2007:
ricorrere alla riorganizzazione fallimentare prevista dalla
Costituzione americana. Prendi un istituto e dichiari che sia in
bancarotta. Non viene chiuso, ma opera sotto una forma di
amministrazione controllata. Al suo interno, quindi, distingui tra le
cose che devono essere pagate e immediatamente sostenute, affinché la
società possa continuare nelle sue funzioni, e le cose che devono
essere poste in un limbo. Con gradualità, pertanto, metti ordine in
quel caos. In una situazione di uscita da una depressione economica,
esattamente la situazione che l'Europa e altri Paesi dovranno
affrontare, questa operazione significa che si devono sottoporre molte
cose ad una regolamentazione. Nello stesso tempo, occorrerà prendere
misure che provocano la crescita, in questa situazione. Così,
stabilire delle priorità per gli investimenti capitali a basso tasso
di interesse e a lungo termine, in modo che le istituzioni possano
rimettersi in marcia e il reddito nuovamente generato diventi un modo
di finanziare il processo di ripresa.
La questione, pertanto, è se vi sia la volontà di fare una cosa
simile. La seconda questione è se tale volontà sia condivisa tra le
nazioni, affinché sia stabilito un sistema di cooperazione in grado di
affrontare la crisi.
Consideriamo la Cina, per esempio. Essa è stata utilizzata per anni
come un mercato di forza lavoro a basso costo, per sostituire la
produzione dell'Europa e degli Stati Uniti, con una modalità
deflattiva/inflattiva di confronto al ribasso con quei mercati. La
Cina è stata usata per delocalizzare la produzione, che è la base del
reddito nazionale, e gli investimenti capitali. Il risultato è che
negli Stati Uniti e in Europa non abbiamo più la fonte del reddito
nazionale e abbiamo tassi di disoccupazione che superano quelli
leggendari della Grande Depressione e che non cessano di aumentare,
anzi.
Stiamo, in sostanza, accelerando verso la crisi.
Invece di usare l’amministrazione controllata, in modo da sottoporre
le economie nazionali a procedure di riorganizzazione finalizzate alla
ripresa economica, stiamo andando nella direzione opposta: ci siamo
prestati a salvare delle forme di investimento speculativo, che oggi
chiamiamo semplicemente 'investimenti', nel mercato dei derivati
finanziari. Il nostro sistema bancario, assicurativo e finanziario è
saturo di tale spazzatura, e per questo chiude i rubinetti del credito
necessari a sostenere il reddito reale e legittimo, creato in termini
di produzione e di investimenti nella creazione di ulteriore ricchezza
reale.
Dopo aver gettato via 13.000 miliardi di dollari per salvare le
società d'assicurazione anziché sottoporle a riorganizzazione
fallimentare, il governo americano sta procedendo al taglio dei fondi
destinati all'assistenza sanitaria, nella misura di 1000 miliardi di
dollari; e non è ancora finito! Ci aspetta qualcosa di peggio, invece.
Se certe leggi proposte dal Presidente Obama saranno avallate, il
sistema sanitario sarà amputato e ridurremo il numero delle persone
destinato a vivere: in altre parole, stiamo copiando il modello del
NICE [National Institute for Clinical Excellence, NdR] in Gran
Bretagna che si sta cercando di imporre anche in Germania. Significa
che intere categorie di malati verranno private dell'assistenza, e
questo aumenterà notevolmente il tasso di mortalità. Questo sarà il
risultato del taglio ai programmi sanitari, all'assistenza medica,
agli ospedali, ecc. Non è certamente bello vivere in un simile
spettacolo dell'orrore.
Il rimedio, lo ripeto, sta nel sottoporre l'intero sistema finanziario
globale ad una riorganizzazione fallimentare, il che richiede un
concerto di nazioni che siano d'accordo su quanto c'è da fare. Su
questa strada, occorre garantire una certa stabilità, sia politica che
economica. Le nazioni più influenti, pertanto, devono accordarsi nel
modo che segue.
Poiché l'Europa non sta più operando nelle condizioni di libertà che
un tempo la caratterizzarono, a causa del processo di unificazione
monetaria, per il quale i governi non possono più creare credito
finalizzato alla ripresa delle proprie industrie e all'effettuazione
di investimenti capitali di lungo periodo, io ho proposto che gli
Stati Uniti si uniscano alla Cina, alla Russia e all'India, nazioni
chiave che dovrebbero aderire con facilità al progetto. La Cina
dipende dagli Stati Uniti, per la propria economia. La Russia, se usa
la propria testa, dipende dagli Stati Uniti per la stabilizzazione
della nazione. Tutte e tre le nazioni hanno bisogno di una
riorganizzazione di lungo periodo dei propri sistemi finanziario e
bancario, se vogliono regolare e gestire la situazione. La gestione,
tuttavia, dovrà essere globale, non gestita da una nazione alla volta.
Alcuni gruppi di nazioni devono accordarsi su un sistema creditizio
comune, caratterizzato da tassi fissi di cambio tra le valute. In
questo modo potremo affrontare la questione e generare il credito
cinquantennale necessario al mantenimento di certe industrie, alla
costruzione di infrastrutture, al salvataggio e alla prosperità delle
economie. È una cosa fattibile. Io propongo semplicemente che venga
fatta.
Al contempo, ammetto che si tratti di una decisione difficile, in
termini politici. Nell’informarvi auspico che si possa cominciare a
pensare in questi termini, cercando qualche forma di cooperazione a
ciò finalizzata. Il problema, tuttavia, è la rapidità dell'evolversi
della crisi. Non stiamo parlando di progetti futuri, non stiamo
facendo delle speculazioni teoriche: posso garantirvi che, nel
contesto definito da questo sistema e con le politiche dei governi
europei e americano, siamo destinati al peggiore crollo da quello
visto nell'epoca buia del Trecento, stavolta su scala globale. È
importante, quindi, che in tutti noi, ancor prima che la fattibilità
di una tale mossa diventi palese, si sviluppi l'idea della sua
necessità, e che sia ben chiara alla mente. Così possiamo sperare, man
mano che il crollo peggiora, che la gente riconoscerà la propria
volontà di reagire, cosa che non vollero fare, in precedenza. Stiamo
parlando di una cosa necessaria.
Un altro lato problematico della faccenda è che la maggioranza della
popolazione, sia dentro che fuori dalle istituzioni governative, non
capisce affatto la situazione. Dobbiamo spiegare e chiarire loro che
cosa sta accadendo. Non è possibile, infatti, ottenere degli accordi
volontari intorno al tipo di misure richieste, senza la comprensione
del problema e della sua soluzione.
Concluderò dicendo che non posso suggerirvi di fare queste cose, ma
posso suggerirvi di pensare ad esse. In questo modo possiamo costruire
il sostegno per una tale cooperazione in tempi relativamente rapidi,
per poter intraprendere le azioni necessarie. Penso che l'Italia sia
uno dei luoghi in cui la discussione debba proseguire. Questo è, per
oggi, il mio scopo e il mio intervento….”
PENSATE CHE QUESTO APPELLO VERRA’ ASCOLTATO?

...Non temete nuotare contro il torrente. E' di un'anima sordida pensare come il volgo, solo perche' il volgo e' in maggioranza... (Giordano Bruno)
blu23
Inviato: 25/6/2009 0:57  Aggiornato: 25/6/2009 0:57
Mi sento vacillare
Iscritto: 11/2/2009
Da:
Inviati: 585
 Re: Israele ultima chance per Obama
Redazione:che deve aver imparato molto in fretta, nei mesi scorsi, la differenza fra i buoni propositi e la loro applicazione nel mondo reale.

A si??? ci sono anche dei buoni propositi al di fuori del populismo esasperato



Redazione:
Sul fronte della finanza poi Obama ci ha fatto proprio la figura del merlo: partito per salvare “Main Street” da “Wall Street”, ovvero “la gente” dalle “banche”, …


Caro Massimo qui ti rispondi da solo... mi dispiace ma rimango con Alex Jones

Ribellatevi al mondo corrotto di Babilonia, emancipate la vostra razza, riconquistate la vostra terra. (Bob Marley)
_gaia_
Inviato: 25/6/2009 9:34  Aggiornato: 25/6/2009 9:34
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 23/2/2006
Da:
Inviati: 1460
 Re: Israele ultima chance per Obama
Il brillante piano di pace di Netanyahu

Netanyahu, il sionismo, i palestinesi, e Obama.

jerimum
Inviato: 25/6/2009 10:45  Aggiornato: 25/6/2009 10:45
Ho qualche dubbio
Iscritto: 20/1/2006
Da: Modena
Inviati: 249
 Re: Israele ultima chance per Obama
Obama si e' dato un compito molto difficile, ma come si e' arreso davanti all'establishment sul tema della guerra in Afghanistan e sulla finanza non credo che andrà molto più lontano sulla guerra in terra santa: la lobby Ebraica e' quella piu forte di tutte e farà presto sentire il suo peso nella politica americana come ha sempre fatto.

Per quanto riguarda la finanza Obama poteva fare molto di piu che farsi prendere nel sacco della FED: bastava reintrodurre la separazione netta tra banche d'affari e banche commerciali (investment banks ) , vietare e vigilare sulle speculazioni di materie prime e monetarie. E c'e' chi prospetta (EFFEDIEFFE) a Settembre/Ottobre 2009 un altro ingente crollo del sistema finanziario dovuto alla concomitanza di tre fattori estesi a livello globale: disoccupazione in aumento, fallimenti di imprese in aumento, e dollaro in svalutazione.

Insomma con il casino che sta creando l'economia del quanle Obama dovra' molto presto tornare a occuparsi, Israele e la pace in Medio Oriente torneranno in un secondo piano, di tacito assenso. E comunque Israele anche con un esplicito dissenso continuerà ugualmente.

L'unica cosa che mi conforta e' che quando ho visitato Israele 2 mesi fa ho conosciuto anche tanti israeliani stanchi di guerra e della politica crudele contro i palestinesi: cittadini di Israele che il giorno del festeggiamento dello Stato di Israele (sono arrivato quel giorno proprio senza saperlo) mi hanno detto di non aver trovato niente da festeggiare, ancor meno la nascita di uno stato fondato attraverso il sangue.


x Peonia
Grazie per l'OT non c'entrava veramente niente come avevi detto, e non mi interessava neppure ... se postassimo tutti degli OT come te pensa che bel contributo daremmo agli articoli di Massimo e Luogocomune . Magari perche non pensi ad aprire una discussione nuova la prossima volta, visto che proprio in questo sito c'e' uno spazio apposta?

"Accominzamo, con nova promissa, sta gran sulenni pigliata pi fissa!"
La paura di Montalbano, Camilleri
peonia
Inviato: 25/6/2009 14:38  Aggiornato: 25/6/2009 14:38
Sono certo di non sapere
Iscritto: 26/3/2008
Da: Roma
Inviati: 6677
 Re: Israele ultima chance per Obama
Grazie per l'OT non c'entrava veramente niente come avevi detto, e non mi interessava neppure ...

Mi spiace, pero' parlava di politica estera e americana anche....tanto tanto ot non era.....dava un quadro di riferimento...almeno secondo il mio punto di vista. Aprire un thread....non so manco come si fa...

...Non temete nuotare contro il torrente. E' di un'anima sordida pensare come il volgo, solo perche' il volgo e' in maggioranza... (Giordano Bruno)
nicoforca
Inviato: 26/6/2009 1:23  Aggiornato: 26/6/2009 1:23
Ho qualche dubbio
Iscritto: 3/4/2007
Da:
Inviati: 161
 Re: Israele ultima chance per Obama
in realtà l'OT non era OT affatto
comunque ricordo a Massimo che tempo fa gli avevo espresso tutti i miei dubbi su obama come salvatore del mondo
uno perché è messo li con i fondi della monsanto
due perché ha promesso all'AIPAC una gerusalemme ebraica
tre perché è messo li per difendere wall street

e sarà mille volte peggio di prodi

adesso piano piano le cose stanno venendo a galla con Obama
e comunque guardatevi il video di tarpley dove ne parla

Thibault
Inviato: 27/6/2009 15:17  Aggiornato: 27/6/2009 15:17
Mi sento vacillare
Iscritto: 25/5/2006
Da: Un mondo folle
Inviati: 343
 Re: Israele ultima chance per Obama
OT: ma ho appena finito di sentirla e volevo postarla
http://www.youtube.com/watch?v=SlwCeisHWUc&feature=related

Leggendo le parole di De Andrè su Sidone ripenso al pezzo del "Nuovo secolo americano" dove i portatori di democrazia hanno distrutto le rovine di Ur e il museo nazionale Iraqeno... luoghi dove per la prima volta sono nate la civiltà e dove Hammurabi scrisse le prime leggi "affinchè il più forte non prevarichi sul più debole" di lì sono passati Babilonesi, Romani e Arabi... Poi sono arrivati i barbari... di tutto il film la parte che mi ha fatto venire le lacrime dalla rabbia

E' una tranquilla notte di regime
peonia
Inviato: 27/6/2009 21:04  Aggiornato: 27/6/2009 21:04
Sono certo di non sapere
Iscritto: 26/3/2008
Da: Roma
Inviati: 6677
 Re: Israele ultima chance per Obama
Thibault come ti capisco...grazie per il video che non conoscevo

...Non temete nuotare contro il torrente. E' di un'anima sordida pensare come il volgo, solo perche' il volgo e' in maggioranza... (Giordano Bruno)
Halo1367
Inviato: 30/6/2009 6:15  Aggiornato: 30/6/2009 6:15
Ho qualche dubbio
Iscritto: 3/6/2006
Da: Bengodi
Inviati: 174
 Re: Israele ultima chance per Obama

"Voi lasciatemi battere e controllare la moneta di una nazione e a me non interesserà chi ne faccia le leggi".
Nathan Rothschild, 1791
Lezik85
Inviato: 28/7/2009 20:53  Aggiornato: 28/7/2009 20:53
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 11/4/2009
Da: Freedonia
Inviati: 1463
 Re: Israele ultima chance per Obama


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