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media : “IL MESTIERE DI GIORNALISTA È QUELLO DI UCCIDERE LA V
Inviato da Redazione il 4/7/2004 3:00:00 (4259 letture)

“IL MESTIERE DI GIORNALISTA È QUELLO DI UCCIDERE LA VERITÀ” 

John Swinton, The New York Times

Durante il brindisi d’addio al prestigioso New York Press Club, John Swinton, lo storico redattore capo del New York Times, fece questa disarmante dichiarazione:

"There is no such thing, at this date of the world's history, as an independent press. You know it and I know it. There is not one of you who dares to write your honest opinions, and if you did, you know beforehand that it would never appear in print.

Non esiste al mondo, in tutta la storia fino ad oggi, qualcosa che si possa definire giornalismo indipendente. Questo lo sapete voi e lo so anch’io. Non c’è uno solo di voi che osi esprimere con sincerità le proprie opinioni, perchè sapete già in anticipo che se lo faceste, non comparirebbero mai sulla carta stampata.

I am paid weekly for keeping my honest opinions out of the paper I am connected with. Others of you...

... are paid similar salaries for similar things, and any of you who would be so foolish as to write honest opinions would be out on the streets looking for another job.

Io prendo il mio stipendio settimanale per tenere le mie opinioni fuori dal giornale per cui lavoro. Altri fra voi sono pagati cifre simili per motivi simili, e se solo uno di voi fosse così distratto da scrivere davvero ciò che pensa, si ritroverebbe il giorno dopo in cerca di lavoro.

If I allowed my honest opinions to appear in one issue of my paper, before twenty-four hours my occupation would be gone. The business of the journalist is to destroy the truth; to lie outright; to pervert; to vilify; to fawn at the feet of mammon, and to sell the country for his daily bread. You know it and I know it and what folly is this toasting man independent press.

Se io permettessi alle mie vere opinioni di comparire in una sola edizione del mio giornale, mi ritroverei disoccupato entro le 24 ore. Il mestiere del giornalsta è quello di uccidere la verità, di mentire sin dal primo momento, di stravolgere, di svilire, di inchinarsi al volere della ricchezza, ingannando il tuo paese per il pane quotidiano. Voi lo sapete, io lo so, e questo rende il nostro brindisi alla libera stampa una vera e propria assurdità.

We are the tools and vassals of the rich men behind the scenes. We are the jumping jacks, they pull the strings and we dance. Our talents, our possibilities and our lives are all the property of other men. We are intellectual prostitutes. "

Siamo strumenti e vassalli in mano ai potenti che stanno dietro le quinte. Noi siamo i burattini, loro muovono i fili, e noi balliamo. I nostro talento, le nostre potenzialtà, la nostra vita stessa appartengono ad altri uomini. Siamo prostitute della mente.

Le parole di Swinton furono pronunciate più di cinquant’anni fa, nel 1953. Possiamo solo immaginare - ammesso di riuscirci - cosa sia potuto avvenire, e continuamente avvenga, dietro alle quinte, da quel giorno ad oggi.

La storia dell’uomo è la storia del potere dei pochi sui tanti. E la storia di questo potere passa attraverso la storia del controllo dell’informazione. Chi è in grado di mentire alle moltitudini sarà sempre in grado di controllarle.

Teniamoci stretto Internet, diffondiamone l’uso in maniera costruttiva, e non antagonistica, rispettiamolo e pretendiamo che sia da tutti rispettato, non inquiniamolo con materiale inutile o distorto, e non permettiamo che venga inquinato da chi vorrebbe tanto farlo. Difendiamolo come se difendessimo i nostri figli stessi: è il loro futuro di uomini liberi che è oggi nelle nostre mani.

M.M.


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Autore Albero
tommy79
Inviato: 13/7/2004 17:13  Aggiornato: 13/7/2004 17:13
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 14/6/2004
Da:
Inviati: 1131
 Re: “IL MESTIERE DI GIORNALISTA È QUELLO DI UCCID
Bhe per aiutare un po' a ricostruire il filo del discorso che si stava facendo mi pare di ricordare che il dibattito principale era tra chi sosteneva che i giornalisti siano semplicemente "vittime del potere", e chi come me che invece, pur riconoscendo l'inevitabile influenza del potere su di loro, sosteneva che essi dovessero prendersi le proprie responsabilità ed agire da persone pensanti e non stupide pedine. Questo, più o meno, per riassumere nel caso si voglia riprendere la discussione.

TheCrystalShip
Inviato: 15/7/2004 3:32  Aggiornato: 15/7/2004 3:32
So tutto
Iscritto: 18/6/2004
Da:
Inviati: 3
 Re: “IL MESTIERE DI GIORNALISTA È QUELLO DI UCCID
da tribù ribelli Citizen Berlusconi è la versione originale, del documentario trasmesso il 21 agosto 2003 dalla Pbs, la tv pubblica americana, e che NESSUNA televisione Italiana ha mai voluto trasmettere. «Citizen Berlusconi» Titolo: Citizen Berlusconi. Sottotitolo: il presidente e la stampa. Si tratta di un documentario scritto da Andrea Cairola e Susan Gray, andato in onda il 21 agosto 2003 nell'ambito del programma Wide Angle su Thirteen/Wnet, considerata la maggiore emittente della tv pubblica statunitense, la Pbs. Un documentario critico che ricostruisce l'ascesa al potere (e il suo mantenimento) da parte di sua emittenza. Da allora questo documentario non ha avuto vita facile. In marzo in Norvegia avrebbe dovuto essere presentato a un festival del documentario. Poi è stato cancellato. Infine è stato reinserito nel programma per il dibattito nato dopo l'annuncio della cancellazione. È andato in onda in Olanda e in Svezia e sulla televisione della svizzera italiana nell'ambito della trasmissione «Falò». Visto che non si tratta di una produzione autonoma, la presentazione del filmato è seguita da un incontro con Paolo Guzzanti. Il giornalista Alexander Stille, intervistato nel documentario, ha modo di affermare «se una cosa non appare in tv non esiste». E questo spiega perfettamente perché in Italia non lo vedremo. Almeno in tv. Nel documentario non c'è assolutamente nulla di inedito, se non «la solita propaganda comunista», visto che intervengono buona parte delle voci critiche (da Sartori e Travaglio, da Biagi a Tana de Zulueta etc., ma anche Carlo Freccero che parla dell'ossessione per la seduzione di Silvio). La novità sono i sorrisi di commiserazione nei confronti degli italiani che non sobbalzano di fronte al fatto che due degli avvocati difensori di Berlusconi stiano seduti per qualche giorno la settimana in tribunale per difenderlo e gli altri giorni li trascorrano in parlamento, come deputati del partito del loro cliente, impegnati a riscrivere le leggi che lo lascino stare rendendolo più uguale degli altri, parola del presdelcons. Forse però il paese di Burlusconi, non è più così irretito dalle battute del premier. il link è http://real1.xobix.ch/ramgen/tsi/vod/Falo/falo_berlusconi18062004_hs.rm non sò più dove distribuirlo e trovo giusto, proprio perchè "censurato" farlo vedere a più persone possibile.

Truman
Inviato: 22/7/2004 11:22  Aggiornato: 22/7/2004 11:22
Ho qualche dubbio
Iscritto: 7/5/2004
Da:
Inviati: 57
 Re: I bei tempi andati del giornalismo
Bello questo articolo che descrive i bei tempi andati, quando il mestiere era semplicemente uccidere la verità. Bastava nascondere i fatti importanti, evidenziare ciò che non era rilevante, introdurre qualche piccola bugia funzionale al potere ed il lavoro era fatto. Adesso è tutto molto più complesso. Un giornalista è oggi un lavoratore dipendente nella catena di montaggio delle notizie, in cui si esegue una procedura complessa per elaborare un prodotto industriale destinato ad essere consumato da parte delle masse (dico masse ma mi viene in mente un branco di buoi o di pecore). La prima operazione da fare è sterilizzare la notizia, in modo da levare tutto il nutrimento, un po' come si fa con il latte a lunghissima conservazione, che dopo una lunga bollitura perde tutto il suo sapore e tutte le vitamine. Poi la notizia va rielaborata in modo da renderla appetibile, vanno trovati elementi che mettano paura (in questo caso la notizia si mette in apertura), o elementi curiosi, o umani, che ci facciano sentire più saggi e più buoni (questo per le notizie di chiusura). Un po' di tette e culi fanno sempre bene. In ogni caso l'informazione deve essere rielaborata ed additivata in modo da attirare l'attenzione, essere gradevole e non creare alcun fastidio ai poteri forti di vario genere. Ecco, l'informazione è diventanta intrattenimento, in Inglese infotainment (information + entertainment). Ma questo è ancora poco. L'informazione deve anche stimolare i consumi, spingere la gente ad uscire di casa, prendere la macchina ed andare nei centri commerciali per comprare robe inutili, tipo l'ultimo gadget tecnologico. Fondamentale è stimolare il mito che tutto ciò che è nuovo è meglio del vecchio. Questa è una fase in cui bisogna narcotizzare l'utente, spingerlo a fare cose irrazionali. Un buon corso di anestesiologia è molto utile per fare buon giornalismo oggi. Qui ormai all'information + entertainment si è aggiunto l'advertisement (la pubblicità). A questo punto il pastone per il bestiame sarebbe pronto, ma il bravo giornalista fa ancora di più. Gli equilibri tra i vari poteri sono dinamici e spesso bisogna fare in modo da accontentare non solo il padrone di oggi, ma anche quelli di domani. Allora la linea (o meglio la sequenza di rielaborazione delle notizie) deve essere organizzata in modo da far contenti anche quelli che politicamente sono all'opposizione e deve gradualmente spostarsi al muoversi degli equilibri. Ecco perchè alcune trasmissioni televisive dedicate al grande pubblico ridiventano interessanti, non per quello che dicono, ma per come lo dicono. Il grande anchor man, per chi sa leggere i media, diventa un barometro delle tendenze politiche. Come nella vecchia URSS si poteva capire qualcosa dalla Pravda o dalla Izvestia anche se le notizie erano totalmente false, oggi in occidente chi non crede ai media ufficiali può comunque ricavarne informazioni interessanti, leggendo i segni nascosti.


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