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Inviato da Redazione il 11/5/2008 7:10:00 (5387 letture)

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Autore Albero
aeremita
Inviato: 11/5/2008 7:58  Aggiornato: 13/5/2008 22:25
Ho qualche dubbio
Iscritto: 23/12/2007
Da: Dolceacqua
Inviati: 211
 Re: Pubblica il tuo articolo
30 anni fa il primo trapianto di cuore: fu vera gloria?

Nei primi anni 70 quattro avventurosi ragazzi di Dolceacqua raggiunsero in macchina il Marocco per una vacanza fuori dalle solite rotte. Naturalmente l’imprevisto era alle porte. Sulle montagne dell’Atlante, tornando da una escursione, trovarono la macchina scassinata e completamente svuotata di tutto. Non c’era rimasto niente, neanche un paio di mutante, neanche una cicca, ma su un sedile trovarono una sorta di panetto, grande quanto un pacchetto di sigarette: era scuro e insolitamente profumato. Nessuno aveva idea di che cosa fosse, ma lo portarono in Italia e qui un conoscente disse finalmente loro di che cosa si trattava. Era un panetto di freschissimo haschish. Il conoscente spiego’ anche a cosa serviva e come si utilizzava. Per la prima volta uno stupefacente entrava in Dolceacqua, ridente paesino dell’entroterra ligure, e per la prima volta, sotto il suo cielo, venivano girate delle saporite canne.
Il successo di quel panetto fu grande. Quando termino’, comincio’ una disperata corsa all’accaparramento nelle citta’ vicine. Alcuni si accontentarono degli spinelli, altri fecero qualche passo avanti, come Ercole, il quale, nel corso degli anni non si fermo’ davanti a nulla. In breve tempo passo’ all’eroina, dall’eroina all’alcool, dall’alcool alla cocaina, per tornare alla cocaina e all’eroina. Vennero i tempi delle comunita’ di recupero, del metadone, delle crisi di astinenza e di cicliche ricadute nella cocaina. Oggi Ercole è vivo, con il corpo segnato da quelle avventure. Non lavora, ha una pensione di invalidita’ e, in attesa di un trapianto che risolvera’ la sua cirrosi epatica, fuma due pacchetti di sigarette al giorno.
Non si puo’ generalizzare, è chiaro, ma quello di Ercole è un caso emblematico di quanto una persona possa prendere sul serio l’autodistruzione e di come la medicina possa, in ultima istanza, porre rimedio ad una sicura fine. La questione si complica quando a delineare questo processo di distruzione non è direttamente e coscientemente il singolo come nel caso di Ercole, ma la medicina stessa. Oggi trapianti di cuore, fegato e reni spopolano in Italia e in tutto il mondo. La nostra mente si inchina innanzi alla perizia tecnica raggiunta dalla chirurgia, ma per giungere a compromettere definitivamente un rene, un cuore o un fegato, quanta cecita’, ottusita’ e ignoranza occorre mettere in campo? Dal primo giorno in cui sono comparse le prime aritmie, dal primo dolore al fegato, dalla prima pipi’ rossastra, quanto tempo è passato, quante pasticche sono state ingoiate, quante visite specialistiche, analisi e controanalisi sono state fatte? Compromettere e distruggere completamente un organo non è facile. Anche in questo ci vuole una scienza, o meglio, una antiscienza, che al posto di guidare alla salute, guida sapientemente all’infermita’.
Questa antiscienza è, paradossalmente, la scienza stessa, la medicina (allopatica). Oggi, al trentesimo anniversario del primo trapianto di cuore, si intitolano strade e ospedali a Barnard e le celebrazioni si susseguono animate dalla partecipazione di trapiantati, chirurgi, testimonial e (possibili) donatori; ma quanto vuoto, quanta approssimazione, quanta crisi della medicina c’è tra il primo sintomo di un organo e la sua compromissione totale. Il clamore dei media e degli uomini di settore invitano a leggere nella eccezionale perizia dei chirurghi attuali un successo assoluto della medicina. Al contempo questa lettura apre e giustifica discutibili pratiche come quella della clonazione di animali ad hoc da sacrificare per la creazione di ricambi specifici. Ma se la chirurgia trapiantistica non fosse il successo che accredita a se stessa e rappresentasse invece una velata resa della medicina moderna innanzi all’enigma del corpo umano, che poco o nulla mostra di aver compreso delle sue funzioni e della sua salute?
Una vera, sana medicina, dovrebbe essere quella che parla come se segue e dichiara: “Nel giro di venti anni, con un approfondimento della conoscenza dello spirito e della natura umana, nella cura delle malattie, contiamo di abbandonare tutti i rimedi di ordine chimico-farmaceutico nonche’ le tecniche chirurgiche. Contiamo, solo con una sana alimentazione e con una vita equilibrata, di sconfiggere pressoche’ tutte le malattie. Contiamo, in sostanza, come sanita’ pubblica e privata, di autoestinguerci in questo lasso di tempo, perche’ non piu’ necessari. Sara’ comunque un grande, grandissimo successo, perche’ se cio’ accadra’, sara’ perche’ avremo saputo educare il cittadino alla piena reponsabilita’ di se stesso, delle sue forze e mezzi." Al contrario, la medicina di oggi, non perde l’occasione di celebrare se stessa e soprattutto si proietta in modo sempre piu’ deciso nel futuro, isolando questa o quella malattia, profetizzandone la sconfitta grazie a tecniche sempre piu’ avanzate e accompagnandosi ad una costante richiesta di appoggio morale ed economico. È una strategia sulla falsa riga della enduring freedom applicata in questo caso non ad un fantomatico agitatore delle masse islamiche, ma al corpo umano. Il futuro della salute umana viene dato come sempre piu’ radioso e l'animo umano si arma di speranza ed attesa: in effetti questo è il modo piu’ sbrigativo e di sicuro effetto di diluire le sconfitte del passato e del presente.

C. Andrea Eremita

Siudal
Inviato: 11/5/2008 7:58  Aggiornato: 11/5/2008 8:28
Ho qualche dubbio
Iscritto: 11/5/2007
Da:
Inviati: 70
 Pubblica il tuo articolo
GLI ESAMI NON FINISCONO MAI........
Questo “luogo comune” può apparire banale e scontato, ma purtroppo non è del tutto vero.
Mentre i corsi di studio diventano sempre più lunghi (e dequalificati...), mentre la patente di guida è soggetta ad un riesame periodico in base a vari parametri (età, incidenti subiti, ecc.) e lo stesso dicasi per il porto d'armi, assunzioni ed avanzamenti di carriera in certe realtà lavorative, cariche politiche ed amministrative pubbliche e fra non molto anche per i magistrati, c'è invece uno “status” che è potenzialmente fonte di enormi responsabilità e rischi: quello di “elettore” che viene riconosciuto indiscriminatamente a tutti, in nome di una “democrazia” sempre più vuota, snaturata e di facciata.
Che senso ha infatti attribuire il potere di delegare ad esercitare le scelte fondamentali (almeno nominalmente...), a soggetti che poi ne fanno l'uso che sappiamo in “nome del polo sovrano”, da parte di persone che hanno il solo merito di essere nati?
Per tutte le altre attività umane occorre (a mio avviso giustamente) dare dimostrazione di essere in possesso di certi requisiti, come avere studiato o essere in grado di pilotare un mezzo di trasporto mentre per esercitare i cosiddetti “diritti politici” basta avere un certificato di nascita....
Sia ben chiaro, non penso a chissà quale procedura per avere il diritto di avere il certificato elettorale (e quindi eleggere e/o di essere eletti); basterebbe un esamino minimo di storia e di economia domestica e ad un test psicoattitudinale (cose oggi richieste anche per l'ultimo dei lavori più dequalificati), da ripetere ogni 8 anni (il doppio di quella quella che dovrebbe essere la durata della legislatura: 3 anni infatti sono pochi e 5 troppi).
Sono convinto che nel mondo di oggi un siffatto sistema elettorale, se correttamente gestito, darebbe il diritto di voto (attivo e passivo) ad una percentuale sì e no del 30% dell'attuale platea degli “aventi diritto”.
Va da sé che il tutto andrebbe poi integrato con corsi propedeutici da seguire su base volontaria e dall'obbligo poi di andare realmente a votare
E non mi si venga a dire che ciò contraddice il principio, apprezzabile, del “suffragio universale”.
Infatti il corpo elettorale che ne risulterebbe non sarebbe discriminato su basi economiche, etniche, sessuali, etiche o religiose, ma solo sulla base della consapevolezza dei diritti, dei doveri e del mondo in cui viviamo, che oggi non si può certo dare per scontata o acquisita.
Come valutare infatti dei cittadini che, pur avendo il diritto di esprimere una classe dirigente che determinerà il loro modo di vivere negli anni a venire e la sopravvivenza stessa del pianeta, fà le scelte che vediamo (ad es.: Bush, Berlusconi, Blair – fra parentesi tutti personaggi che hanno al loro attivo più di un mandato -) e poi sostenere che si tratta di “democrazia”, meritevole magari persino di essere esportata?
Per commentare l'attualità, come si può tollerare che ci sia gente che si proclama “di sinistra” e poi si lascia ingannare dal “voto utile” votando PD o, ancora più inqualificabilmente Lega?
La “rivoluzione culturale” che tanti invocano dovrebbe partire dalla modifica dei fondamenti, delle cose che vengono date per scontate ma che dovrebbero invece, a mio avviso, essere rimesse in discussione.

“Uno degli effetti veramente negativi della religione è che si insegna a considerare una virtù il pascersi della propria ignoranza.” Richard Dawkins, The God Delusion.
Redazione
Inviato: 11/5/2008 8:28  Aggiornato: 11/5/2008 8:29
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Pubblica il tuo articolo
Ok, una cosa in più: mettete il titolo al vostro articolo, ovviamente, ma NON cambiate il titolo del thread.

Grazie

padegre
Inviato: 11/5/2008 8:46  Aggiornato: 11/5/2008 8:46
Mi sento vacillare
Iscritto: 28/11/2007
Da:
Inviati: 496
 Re: Pubblica il tuo articolo
- l’illusione della libertà –
a cura di Paolo De Gregorio, 11 maggio 2008

Se parlando ossessivamente “delle libertà” si arriva a fare il presidente del consiglio, vuol dire che la cosa funziona e queste libertà attirano moltissimo, ma è vero o falso che nella nostra democrazia esse sono solo apparenti, non fruibili dalla maggior parte dei cittadini?
Se escludiamo la libertà religiosa che non costa niente e può essere vissuta anche nel chiuso di una cella, tutte le altre hanno un prezzo, e chi non ha il denaro per pagare questo prezzo semplicemente non ne usufruisce, e qualche volta si tratta di vita o di morte, ad esempio se devi metterti in lista di attesa per avere indagini mediche con la prospettiva di attendere molti mesi, per molti questa attesa è una condanna a morte.
E che dire delle costosissime cure dentistiche, che non vengono offerte gratuitamente a tutti, come esigerebbe il fatto che i denti trascurati provocano gravissime malattie, soprattutto cardiache, e quindi chi ha la libertà del denaro campa meglio, con un bel sorriso e più a lungo.
E quando sostengono che il lavoro ce lo scegliamo liberamente, ciò certamente è vero per chi può essere mantenuto in famiglia per prepararsi culturalmente ed attendere un lavoro di suo gradimento, ma quanti sono coloro che devono prendere quello che capita, anche se gli fa schifo, se è un lavoro pericoloso, nocivo, alienato, precario, senza alcuna prospettiva di carriera o di miglioramento?
E i soldati, gli eroi che vanno in giro per il mondo a sostenere le guerre americane, se andate a cercare, sono tutti firmaioli del Sud. Della pace e della guerra non gliene frega niente, tanto meno della patria, sono solo dei mercenari che tentano di sopravvivere con l’unica possibilità di lavoro che hanno trovato, altro che volontari patriottici, provate a non pagarli e spariscono tutti.
E la rappresentanza politica? Più del 50% del popolo italiano non è rappresentato in Parlamento: operai, pensionati, disoccupati, precari, casalinghe, lavoratori della terra, non figurano nel Parlamento italiano se non per lo 0,53% (operai), 1,58% (pensionati), 0,74% (agricoltori), 27 rappresentanti su 952. Quale libertà di contare è concessa a queste categorie? E oggi non abbiamo nemmeno quella di esprimere le preferenze.
E le informazioni e le immagini che circolano, chi ha la “libertà” o meglio il potere di farle circolare?
Semplicemente i pochi che posseggono i mezzi di informazione, tutti privati o dei partiti (vedi la RAI). Chiunque è fuori da questo giro non ha voce, la ”libertà di informazione” riguarda solo i proprietari di questi mezzi che sono così potenti da conseguire il potere politico e creare il “pensiero unico”.
L’imbroglio di aver chiamato un partito “popolo della libertà” risiede nel fatto che il popolo, o meglio le classi subalterne, non dispongono di alcuna libertà, associare il nome del popolo con la libertà è un crudele cinismo.
Solo ricchi, benestanti, professionisti, industriali, commercianti, editori, manager hanno tutte le libertà che vogliono, perché tutto si compra. Anche lo sport si sono comprati, e hanno portato mercato, droga, violenza, affari, il popolo fa solo lo spettatore pagante.
Questa metà abbondante del popolo italiano non ha nemmeno un partito decente a cui iscriversi, è stata tradita e imbrogliata da tutti, ha alle costole una forza potente, organizzata e pagata dallo Stato, la Chiesa cattolica, che spinge verso la rassegnazione, il perdono, la prospettiva di una meravigliosa vita eterna.
Quelli delle “libertà”, gli altri, sono associati, potenti, hanno tutto in mano, la Confindustria, la massoneria, i “media”,se la godono e guardano tutto dall’alto.
Magari dà un po’ fastidio che i poveracci li votino pure.
Paolo De Gregorio

AndreaP
Inviato: 11/5/2008 9:45  Aggiornato: 11/5/2008 9:45
Ho qualche dubbio
Iscritto: 10/4/2008
Da: Monza
Inviati: 33
 Re: Pubblica il tuo articolo
Pentagono: l’aereo c’è ma i rottami (non) ci sono!
(link articolo originale http://11-settembre.blogspot.com/2008/04/rottami-nel-e-drive-del-pentagono-11.html)

Apparsa qualche giorno fa la notizia del “Gruppo Undicisettembre” riguardanti i presunti rottami di AA77: pare infatti che, non-si-sa-dove, non-si-sa-quando e non-si-sa-perché siano saltate fuori delle foto che “metterebbero a tacere quello che ormai sta diventando il mistero del XXI secolo”.
Pare infatti (secondo il sito “11-SETTEMBRE”) che al Pentagono, un uomo addetto ai lavori per lo sgombero delle macerie dell’aereo piombato, secondo la Commissione Indipendente per l’11 Settembre nel ministero della difesa a stelle e strisce, abbia fotografato… si signori. I resti di American Airlines 77!!
Ma vediamo prima di analizzare le fotografie così come ci vengono presentate dalla redazione del sito 11-settembre:

Questa è la prima immagine che notiamo. Ci viene detto essere stata scattata ne “A-E Drive” ossia il “corridoio” interno che separa i due anelli più esterni a quelli più interni. La prova “schiacciante” a dimostrare l’autenticità della foto è il fatto che, “Henry 62” (che ha scritto l’articolo ) ha ricevuto delle e-mail che ne confermino l’autenticità. Specificando di essere in possesso del nome e del cognome dell’autore.
Quindi per questa teoria basta che un testimone dica “si ho visto Mario Rossi scattare quella foto” immediatamente la foto scattata da Mario Rossi è autentica, non fa niente se magari mostra una mucca che vola, ma stiamo scherzando? Abbiamo il nome di chi ha scattato la foto! E’ quindi obbligatoriamente autentica.
Nella parte evidenziata con il numero 1 vi sono quelli che, paiono essere i copertoni delle ruote del carrello e l’armatura interna.
E fino a questo punto oserei anche dare ragione all’autore dell’articolo. Ma attenzione il fatto che ci siano i resti di un carrello non significa necessariamente che ci sia di mezzo anche l’aereo. Anche in Pennsylvania dentro “la buca” c’è qualche “pezzo di ferro”.




Quello che nella “foto panoramica” dei “rottami di AA77” è indicato con il numero 2 sono, secondo il Gruppo Undicisettembre, un pezzo dei motori Rolls-Royce del 757.
A parte che, sfido chiunque a risalire da quei pezzi all’immagine postata sotto la foto, e gia questo da solo basterebbe a mettere in dubbio la veridicità di tale affermazione. Qui sotto vediamo la foto di un motore Rolls Royce di un boeing 757.

Riguardiamo per qualche istante la foto che mostra tutti i detriti, l’immagine e la foto qui a lato. Anche un cieco penso ammetterebbe che è effettivamente troppo piccolo per far parte della copertura di un motore Rolls Royce, di quelli montati sui 757.
Ma la verità, ricordiamocelo, molto spesso è un opinione, la si distorce fino a giungere al risultato sperato.
La prova “inconfutabile” invece che ci troviamo al Pentagono è data dal fatto che nella prima fotografia si può infatti intravedere uno di quei mezzi meccanici utilizzati per sgomberare la parte colpita dalle macerie dell’aereo.
Solo al Pentagono, è risaputo, si usano tali mezzi.
Avremo quindi una mucca che vola nella fotografia di Mario Rossi e i resti di un boeing 757 nella fotografia postata su 11-settembre.
Chiediamoci poi perché, se queste foto sono realmente così tanto autentiche e schiaccianti, non sono mai emerse fin’ora, nemmeno nel rapporto della Commissione, ma vengono pubblicate da un blog italiano.

To sin by silence when we should protest makes cowards out of man - Ella Wilcox

(Peccare di silenzio quando dovremmo protestare ci rende codardi, da uomini quali siamo)
uhura
Inviato: 11/5/2008 10:57  Aggiornato: 11/5/2008 10:57
Ho qualche dubbio
Iscritto: 9/5/2008
Da:
Inviati: 133
 Re: Pubblica il tuo articolo
Società e responsabilità individuale. O anche: di chi è la colpa?

Si è tanto parlato e si continuerà a parlare credo per giorni (certo giornalismo italiano ama indugiare su queste tematiche offrendo al lettore medio – o dovrei dire mediocre a costo di sembrare presuntuosa - pillole ad alto concentrato di sociologia per non addetti ai lavori) del brutale e insensato omicidio del povero Nicola Tommasoli, ucciso la notte del Primo Maggio a Verona, in pieno centro. Brevemente, per chi non li conoscesse, riassumo i fatti: Nicola, un ragazzo di ventinove anni, di professione disegnatore industriale,dopo aver cenato con i suoi amici in un locale del centro, viene avvicinato per la strada da cinque disgraziati che a quanto pare molto sgarbatamente gli chiedono una sigaretta che Nicola, sempre a quanto pare, ha la sfortuna di non voler o poter elargire (credo ovviamente che nessuno sospetti che la sigaretta non fosse che un patetico pretesto per attaccar briga) e che gli costa la vita. Sì, perché i balordi, ritenendo l’onta di Nicola nei loro riguardi di una gravità imperdonabile, lo assalgono e lo picchiano tutti insieme con inaudita violenza allontandosi dalla scena del delitto solo quando sono certi che Nicola, ridotto ad uno stato di incoscienza, non si rialzerà più da terra. Tutto questo sotto gli occhi di due o tre amici atterriti dallo spettacolo gladiatorio e incapaci per via dello shock di arrangiare una difesa dell’amico fatto segno dell’ira selvaggia delle cinque belve. L’immagine non può non suscitare orrore nell’animo di chi legge e scatenare sentimenti di ira, vendetta, desiderio di punizione, frustrazione e quant’altro può ospitare l’animo umano sempre attonito e spaurito di fronte alla violenza gratuita.
Si potrebbe analizzare la vicenda sotto diversi aspetti e da differenti angolazioni ma approfitto di questo spazio concesso da Massimo Mazzucco ai neofiti della penna virtuale per soffermarmi e ragionare un po’ insieme a voi sul tema, spinoso, della responsabilità. Perché, se ho interpretato correttamente l’invito di Redazione, a me questo è sembrato un episodio di cronaca (come ce ne sono tanti, l’ho scelto in quanto ultimo in ordine di tempo ma poteva trattarsi anche dell’uccisione di Gabriele Sandri o di Giovanna Reggiani) adatto far riflettere su una questione che ci riguarda tutti molto da vicino, come singoli e come appartenenti ad una collettività . Non voglio qui discutere di ordine pubblico o di come potremmo rendere più sicure le nostre città o su chi far ricadere la colpa tra i vari attori sociali e istituzionali di quello che è successo ma vorrei incentrare la riflessione sul concetto di responsabilità personale. E’ questo un argomento che mi preme affrontare perché, a leggere l’interpretazione dei vari fatti di cronaca sui quotidiani, ho l’impressione che la tendenza sia ormai quella di parcellizzare, frammentandola, la responsabilità di questi atroci avvenimenti fra una miriade di soggetti:cosa che di fatto trasforma gli stessi colpevoli in qualche modo in vittime (ormai è cristallizzata e d’uso comune l’espressione “è una vittima della società”). Se da una parte questa lettura dei fatti è seducente e contiene in sé, forse e senza forse, una parte di verità dall’altra, confesso, mi lascia piuttosto perplessa.
Io ho trovato la mia risposta, personale e quindi opinabile, che prima mi ha angosciato e poi mi ha sorprendentemente rassicurato e desidero condividerla col lettore sperando in un contraddittorio che possa aggiungere o togliere qualcosa a questo mio - se posso chiamarlo così - articolo.
Tornando al caso specifico e alla lettura che ne è stata data da varie parti, come era prevedibile si è speculato a lungo su chi mai dovesse ricadere la colpa di questo efferato omicidio: sui cinque balordi colpevoli in solido, su chi ha sferrato il calcio più forte, su chi non ha impedito il consumarsi di questa barbarie (e quindi sugli astanti scioccati), in parte su Nicola stesso che gliela poteva dà 'sta sigaretta, sulla mancanza di vigilanza notturna delle città e quindi sulle istituzioni (viva le ronde o il vigile di quartiere), sulla famiglia balorda dei cinque balordi che non ha saputo allevarli (uso il termine non a caso, sono dei polli), sulla scuola che non assolve più al suo compito educativo, sulla mancanza di lavoro che genera frustrazione, sulla sperequazione economico-sociale che produce invidia delittuosa, sulle cattive frequentazioni, sulla pericolosità di certe frange estremiste della politica,sulla suggestionabilità propria di un’età in cui non sei ancora pienamente consapevole delle tue azioni e così via dicendo, chiamando in causa addirittura certa cattiva televisione e il deterioramento dei costumi (o tempora o mores!), dando il là a tutta una serie di osservazioni che ho trovato essere, pur se a volte in buona fede, comodi paraventi dietro cui trincerarsi ben bene.
Sì, perché a mio avviso gli unici responsabili della morte di Nicola sono solo e soltanto coloro che lo hanno aggredito a calci e pugni fino ad ucciderlo, con buona pace di tutti quelli che in buona o cattiva fede (le strumentalizzazioni sono sempre dietro l’angolo) si cimentano in analisi socio-psicologiche che dovrebbero rassicurarci sul perché è accaduto e su come si può evitare che si ripeta (di fatto poi puntualmente purtroppo si ripete) e permettendoci così di andare a dormire tutti più tranquilli.
Volgendo un rapido sguardo, per quanto esterno e superficiale, alle vite dei cinque balordi, non risultano essere persone particolarmente svantaggiate, anzi : le loro sono famiglie benestanti della (si dice così?) buona borghesia (poi se il padre stupra abitualmente la cagnetta, la mamma frequenta una setta satanica in cui beve il sangue di neonati e la sorellina di otto anni si riprende mezza nuda al videofonino mandando mms ai suoi compagni di scuola io questo non posso saperlo ma, come vedrete se avrete la pazienza di leggermi, la sostanza della mia analisi, anche se così fosse, non ne risulterà alterata), alcuni di loro stavano frequentando ottime scuole (il liceo classico fornisce o quanto meno dovrebbe fornire un bagaglio culturale e un’inclinazione al ragionamento e alla dialettica sufficienti perlomeno a sapersi autodeterminare, anche se non è fondamentale leggere Platone o Tocqueville per possedere un nucleo di norme, un codice etico minimo a cui attenersi per vivere bene e rispettare sé stessi e gli altri) altri avevano già un impiego e tutti avevano sempre a disposizione qualche soldo da spendere per svagarsi.
Pertanto, avendo avuto costoro come e direi più di tanti altri la possibilità di “formarsi”, di discernere, di scegliere chi essere e cosa fare della propria vita, concludo lapidariamente e pazienza se suona come una sentenza che la colpa di quanto accaduto è tutta e soltanto di ciascuno dei cinque tapini senza per questo non riconoscere che si possono individuare altre responsabilità morali, ambientali e sociali che però non spostano di una virgola i termini della questione.
La riflessione su cui voglio soffermarmi concerne dicevo la responsabilità delle nostre scelte, piccole e grandi, e la pericolosità insita nel delegare ad altri, chiunque essi siano, l’esercizio, faticoso ma gratificante, del pensiero.
Abdicare al “ragionare da sé”non solo non paga, ma produce effetti esiziali, mortiferi, definitivi.E quando vorremmo tornare indietro magari scopriamo che non è più possibile: questo credo lo abbiano imparato a loro spese i cinque minus habentes protagonisti della triste vicenda i quali, chissà perché, non riesco a immaginarmeli come dei “duri” irriducibili. Infatti, il gioco dello scaricabarile tra loro comincerà molto presto (sempre che non sia già iniziato: per ora si narra che si siano trincerati dietro un ostinato mutismo) rivelando l’evanescenza di questi forti ideali e la miseria spirituale del tenebroso quinquetto. Sono cinque poveri deficienti finiti nel più terribile degli ingranaggi, quello della (perdonate il termine abusato ma pertinente) “logica di gruppo”: hanno rinunciato a pensare da sé e per sé accogliendo nella loro vuota e misera testa un ideale secondo loro più alto del libero e autonomo pensiero, infarcito, per essere reso in qualche modo più seducente e concreto , di simboli e slogan altisonanti inneggianti a un “comune appartenere”. Si potrebbe dissertare a lungo sulla necessità, ancestrale e innegabile, dell’appartenenza a un gruppo (come esseri umani del resto sentiamo il bisogno di appartenere a qualcosa di più grande di noi – Aristotele per primo ha enucleato mirabilmente il concetto - e fin qui nulla di male: si discute però della coscienza dell’appartenenza libera e responsabile) ma, accantonando la questione senza volerla deprezzare, vi prego per un momento di immaginare questi cinque disgraziati,di visualizzarli con la potenza della vostra immaginazione adesso, in questo preciso istante, nella solitudine della loro cella: vi prego, se potete, figurateveli visivamente! Se vi aiuta chiudete gli occhi e poi chiedetevi : secondo voi, ora che hanno tempo per riflettere, staranno pensando ai loro alti ideali e a quanto hanno fatto bene a massacrare Nicola che si è ribellato a un loro diktat e non vestiva, secondo il loro credo modaiolo, abbastanza decorosamente, a come saranno contenti fuori i loro “camerati” di questa spedizione punitiva volta a difendere l’identità di gruppo, a come si sono saputi far rispettare da quell’impudente“compagno” che ha osato contrastarli o, più verosimilmente, nel loro intimo (l’atteggiamento esteriore, ingannevole, potrà essere improntato ad ottuso orgoglio) staranno recitando, come un mantra ossessivo e cadenzato, una litania che suona più o meno così:“quanto sono stronzo, quanto sono stronzo, quanto sono stronzo…” ????!!!! “ma guarda come mi ritrovo, ma guarda come mi ritrovo, ma guarda come mi ritrovo”???!!!. Non mi stupirei di vederli piangere e frignare come bambini perché non possono più uscire a bere una birretta in libertà. Già. Libertà. Torniamo a bomba. Responsabilità e libertà. Direi che questo è il nucleo del discorso.
Suona retorico alle mie stesse orecchie ma non c’è libertà senza responsabilità. E se proprio si vuole trarre una morale o meglio un insegnamento prezioso da questo fatto e da altri consimili, per fare per così dire tesoro di un avvenimento che vorrei davvero non accadesse mai più - accomunando nella pietà umana il povero Nicola e magnanimamente i cinque disgraziati “lobotomizzatisenzasaperlo” che fatico a compatire - cosa può insegnarci questa triste vicenda, quale è il monito che deve rimanere lì, imperituro, solido punto di riferimento quando stiamo per fare una cappellata?
Io personalmente traggo per me questo insegnamento e invito tutti a fare altrettanto: non rinunciare mai, per nessun motivo e in nessuna occasione,anche quando sembra conveniente, anche quando è rassicurante, a ragionare da sé; anche quando tutto il “gruppo” ci spinge a uniformarci e a massificarci; e a non abbassare mai la guardia perché spesso rinunciamo a pensare quasi senza accorgercene dal momento che distrarsi è un attimo. Il che non significa beninteso non ascoltare più nessuno e divenire un centro autarchico di produzione di pensiero, ma è un accorato invito a vagliare attentamente le informazioni, le sollecitazioni, i suggerimenti, le notizie e i racconti, da qualunque parte provengano e qualunque grado di importanza riteniamo possano avere, facendo sì che ogni nostro atto o pensiero sia frutto sempre di una nostra libera elezione e con l’onestà intellettuale e la presenza di spirito di riconoscere la differenza tra un’eventuale adesione per convenienza,stanchezza,pigrizia,codardia, noia o solitudine ed un’adesione invece meditata, frutto della meravigliosa nonché appagante fatica di pensare, pensare, pensare.
Se quei cinque avessero davvero riflettuto, se avessero usato una minima parte del loro cervello, anche senza incomodare sentimenti di pietà (che pur dovrebbero albergare nel cuore degli uomini) per quel loro concittadino ma solo considerando le conseguenze del loro gesto e quindi utilizzando un criterio per così dire meramente utilitaristico, con molta probabilità tutto questo non sarebbe successo. Invece in cinque non hanno saputo far funzionare mezzo cervello e la tragedia si è consumata. Nicola è morto, loro sono già in galera e non si riesce bene a capire perché. O meglio, le motivazioni che nell’immediatezza del fatto,venivano addotte a sostegno del loro comportamento e che lo sorreggevano come un piedistallo ideologico improvvisamente sembrano vacillare sotto i colpi della ragione. Non potevano usarla prima?
Non possiamo sapere dove potrà mai portarci la rinuncia al libero pensiero ma forse, ragionando “a contrario”, potremmo credere che il suo esercizio può senz’altro evitarci molti guai.
E’ la “logica del branco” che bisogna combattere (qualunque sia il branco,non solo un branco di imbecilli ma perché no, anche un branco di giornalisti o di condomini) perché nell’anonimato e nella spersonalizzazione che il branco garantisce è facile distrarsi e rinunciare a pensare. Un esempio su tutti: in una recente intervista televisiva a giovani “fascisti” romani (così si dichiaravano) alla domanda se avessero mai partecipato a scontri fisici violenti per motivi politici la risposta vedeva costantemente l’uso di verbi impersonali quali “è capitato”, “è successo”. Ma mi chiedo e vi chiedo: ma questi, 'ndò stavano???? Sembra quasi trapelare dalle loro parole che siano stati teletrasportati sul luogo del tafferuglio e costretti da un’energia misteriosa a rimanere lì e a difendersi per non soccombere. Sospetto che le cose stiano in maniera diversa.
Quando in nome del gruppo si perde la propria identità, ci si suicida intellettualmente. Quando si aderisce acriticamente al pensiero corrente che in quel momento ci piace di più, stiamo pur certi che non stiamo concludendo un buon affare

Le parole del Preside che riporto testualmente - “Mi sento sconfitto, come ho detto ai ragazzi, ma non complice. Non siamo stati né indifferenti né distratti.”- credo siano da condividere senza riserve. Cosa poteva fare di più, povero disgraziato? Cosa avrebbe dovuto fare il papà di uno degli scellerati che dice che preferirebbe essere il padre di Nicola che il padre di suo figlio? Una frase del genere, da cui trapela tutto il dramma interiore, tutto lo sgomento di un uomo straziato da un dolore troppo grande da raccontare dovrebbe farci riflettere tutti, perché, senza malizia, quest’uomo si sta chiedendo sinceramente: “Dove ho sbagliato? In cosa ho mancato?”. Vorrei sollevarlo questo genitore distrutto,dirgli che forse sì, doveva preoccuparsi se sulla testata del letto di suo figlio pendeva la raffigurazione della svastica o il ritratto di Hitler e sul comodino campeggiava in bella vista una copia del “Mein Kampf”; magari anche parlare un po’ di più con quel ragazzo che a casa era forse un po’ troppo taciturno e di cui ignorava le amicizie e le frequentazioni ma, se di responsabilità si deve parlare, allora sappia quest’uomo che suo figlio, e gli altri con lui , hanno scelto da soli, liberamente, il loro triste destino e purtroppo anche quello di Nicola: hanno avuto la possibilità di scegliere fra diverse opzioni culturali, diverse matrici ideologiche, diverse soluzioni intellettuali. E hanno scelto. Loro, solo e soltanto loro sono i responsabili. Non servirà forse a lenire il dolore per la situazione in cui ora versa il figlio ma per lo meno il suo già pesante fardello non sarà aggravato da sensi di colpa tanto inutili quanto laceranti (poi in altra sede, se ci sarà occasione, potremo discutere quanto vorremo di come oggi è intesa e attuata la funzione genitoriale). Non credo che i genitori di questi ragazzi siano i peggiori del mondo e credo altresì che ragazzi con genitori ben peggiori di questi non commettano ma neanche concepiscano simili azioni. Quindi c’è qualcosa che non va: giocando a risalire l’albero genealogico alla fine si arriva ad Adamo e signora.
Sono pienamente cosciente del fatto che osservazioni sull’indiscussa influenza dell’ “environment” sull’uomo potrebbero sollevarsi da più parti : mi preme allora chiarire che concordo sul fatto che la famiglia, la scuola, gli amici , la parrocchia, la discoteca, la televisione, la comitiva, il gruppo etc … tutto quello che volete insomma hanno la loro precisa e innegabile rilevanza, ma mi preme di più sottolineare che forse di questi tempi si dà a questi fattori un’importanza tale da arrivare a collocare in secondo piano, quando non addirittura a deresponsabilizzare e quasi ad assolvere per intero chi quel fatto lo ha compiuto operando una libera e tristissima scelta. Che poi esistano gruppi più o meno pericolosi e soggetti più o meno influenzabili non va certo sottaciuto e a questo proposito vorrei, con una piccola digressione prima di concludere, sottolineare un fatto.
Ho appreso ascoltando un notiziario che il GIP di Verona ha formulato l’accusa di omicidio preterintenzionale contestando ai cinque l’aggravante dei futili motivi ma non ravvisando nella spedizione, o nell’assalto se preferite, una motivazione ideologica. Eppure mi sembrava di aver letto che i cinque imperversavano da un anno nel veronese compiendo simili atti ai danni di persone considerate “diverse” per i più svariati motivi (addirittura non sembrava loro un comportamento dignitoso e rispettoso dell’identità nazionale mangiare un kebab!). Inoltre, se non bastasse,è stato possibile individuarli indagando su ambienti politicizzati della città e su gruppi di ultrà neofascisti e sono risultati poi essere già schedati dalle forze dell’ordine come appartenenti ad una ben individuata frangia estremista. Difficile sostenere che non c’entra la politica. Difficile e irresponsabile.
Insomma, l’interpretazione dei fatti del GIP mi sembra quantomeno riduttiva poiché gli assalti pregressi perpetrati da costoro, della stessa tipologia di quest’ultimo di cui si discute, risultavano proprio commessi prendendo di mira, scientemente, dei “diversi”, dei non uniformati ( a proposito, Nicola oltre a non aver concesso la sigaretta sembra fosse reo di portare un inammissibile “codino” e la stessa sera un ragazzo punk è scampato per miracolo alla sorte che è toccata invece a Nicola, sempre ad opera dei nostri simpatici tutori del buon costume!). Inoltre i futili motivi non sono incompatibili, credo, con il riconoscimento di un’eventuale matrice ideologica. Di più, visto che stiamo parlando di responsabilità, sarebbe preferibile che questo GIP riconosca che nell’Italia nord orientale e non solo esiste una ben precisa aggregazione di individui nostalgici di un preciso periodo storico-politico,che questi cinque ne facevano senz’altro parte; inoltre riconosca che esiste una relazione tra il loro credo politico e la perpetrazione di atti criminosi perché questa sua formulazione dell’accusa, forse dettata dalla necessità di spegnere le polemiche in atto (tutti o quasi i giornali titolavano”non c’entra la politica!” ma sentivo odore di vigliaccheria lontano un miglio) e magari dal timore di qualche imbarazzante tumulto, potrebbe un giorno produrre altre tragiche conseguenze. Insomma che si chiamino le cose con il loro nome e la si smetta di giustificare, addolcire, deresponsabilizzare. Quello che voglio dire è che nella sigaretta senz’altro è ravvisabile il futile motivo che ha scatenato l’aggressione ma è altrettanto innegabile che la vicenda è maturata in un contesto culturale e politico ben definito e non ignorabile. Chi lo fa è per l’appunto a mio avviso un irresponsabile.
Anche la psicologia, affascinante giovane scienza che si propone di indagare i segreti recessi dell’animo umano cercando di cogliere le motivazioni, le pulsioni e i desideri che dimorano in ciascuno di noi dovrebbe dichiarare il proprio compito esaurito una volta portati alla luce questi aspetti e suggerite, ove necessita, le opportune cure volte a lenire le sofferenze della psiche senza proporre,quasi fossero fondamentali per il buon successo di una terapia, soluzioni buoniste e indulgenti che tanto hanno contribuito al nascere di istituti improntati a grande clemenza (come la messa alla prova) i quali vengono spesso elargiti con troppa leggerezza e sovente sono percepiti da chi ne beneficia non come un’occasione di resipiscenza ma come una sorta di impunità e morbida tolleranza (e sostanzialmente lo è) riguardo a fatti gravissimi.
La comprensione delle motivazioni che sono alla base di un comportamento non deve deresponsabilizzare l’autore dello stesso che lo ha compiuto seguendo liberamente la propria volontà.

L'ingegno di un uomo si giudica meglio dalle sue domande che dalle sue risposte.

Duca di Lévis
fedeshoe
Inviato: 11/5/2008 11:24  Aggiornato: 11/5/2008 11:24
So tutto
Iscritto: 11/5/2008
Da: Trieste
Inviati: 21
 Re: Pubblica il tuo articolo
SEMPLIFICAZIONE DEMOCRATICA
di federico scarpa

Calderoli ci rassicura: “Sarò il ministro della semplicità e del quieto vivere” (fonte: Il Tempo). Di Pietro ci spaventa: “Berlusconi vuole addormentare le coscienze con una dittatura dolce e promettendo soluzioni difficili da realizzare” (Fonte: Adn Kronos). Calderoli sarà Ministro della Semplificazione, Di Pietro guiderà la “resistenza partigiana”.

Si preannuncia una nuova ed esilarante farsa democratica dai risvolti tragicomici per noi cittadini.
I conservatori, tornati al potere, ci tranquillizzeranno; i democratici ci terrorizzeranno.
L'unica costante della politica italiana è, per il momento, una sola: chi sta all'opposizione parla sempre di dittatura... Poi vincono le elezioni e, come per magia, tutto svanisce.
Ma la dittatura, per noi cittadini, resta. E non lo dico io.
Orwell lo chiamava “collettivismo oligarchico”, Fromm “fascismo tecnocratico”, Tremonti “dittatura della minoranza”, la sinistra “dittatura mediatica”. Poi c'è il Papa che ci mette in guardia dalla “dittatura del relativismo”.
Ben venga quindi Di Pietro con i suoi “terrorizzanti” accenni alla “dittatura dolce” così potremo dormire sonni pacifici e sereni.

Se dormiremo bene nella palla democratica sarà grazie al Calderoli ed il suo splendido ministero...il Ministero della Semplificazione.
Non si sa molto di questo ministero. I fans di Calderoli (e ce ne sono...sic!) dicono che servirà a ridurre la burocrazia ed eliminare tutti quegli inutili cavilli che, a quanto pare, paralizzano il paese.
Ma lo scetticismo impera ed è curioso che, ad oggi, non si sappia molto di questa nuova ed affascinante baraccata mangiasoldi (anche i ministeri senza portafogli mangiano soldi...).
Ci resta solo la suggestione del nome che suona più una presa in giro che un qualcosa di rassicurante. Se poi a “semplificarci la vita” deve esserci un padano anti-islamico dagli occhi spiritati che ammette candidamente di fare leggi che si rivelano porcate beh, allora c'è poco da stare tranquilli.

Ad ogni modo la questione è una sola: sarà “dittatura dolce” o “semplificazione democratica”?

...O l'ennesima truffa ai danni del "populino"?

"L'albero si giudica dai frutti"
Pyter
Inviato: 11/5/2008 15:26  Aggiornato: 11/5/2008 15:26
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Pubblica il tuo articolo
LA PRIMA VOLTA

PREMESSA O PROLOGO
Durante un'occasionale incursione in territorio neutrale alcuni aerei con gli emblemi di una nazione da sempre in guerra contro il male, hanno casualmente e incidentalmente perso alcuni ordigni esplosivi che
erano stati alloggiati in modo precario e assemblati tra loro con legacci probabilmente fatti in Cina.Questi ordigni, seguendo una traiettoria imprevista e beffarda, hanno colpito una grotta vicino al mar Morto
facendo un numero imprecisato di vittime, ancora non si sa se innocenti o meno. Alcune ore dopo l'incidente si è venuto a sapere che all'interno della grotta c'erano alcuni pericolosi terroristi,che erano riusciti a mimetizzarsi tra un gruppo di studiosi che avevano appena scoperto dei documenti apocrifi
all'interno di alcune antiche giare in terracotta.

Questa è la versione romanzata degli scritti che si sono salvati da quella "imprevedibile" e ferale tragedia.L'autore della traduzione, che ha voluto restare anonimo visto il cattivo funzionamento degli aerei che gli passano
sopra la testa, ha lavorato di fantasia nel caso di parti illeggibili e bruciacchiati dalle bombe e dal tempo.


I.
Manoscritto I: Es 01-28

Giuda Patriota aveva da poco lasciato la sede.Da un pò di giorni soffriva di un leggero ma persistente mal di testa, che non gli aveva però impedito di partecipare alle riunioni periodiche con gli altri Compagni. Riunioni oltremodo importanti, visto che le elezioni erano prossime ed erano state strategicamente fissate per il giorno di Pasqua. Il mondo politico era in fermento e si avvicinava la data di scadenza per la presentazione delle liste elettorali.Ogni tanto spuntava qualcuno che cercava di mettersi in proprio. L'ultima riunione aveva avuto come ordine del giorno un fatto scandaloso: una DONNA aveva presentato un simbolo elettorale indipendente e cercava astutamente di far confluire nelle proprie liste (rubandoli agli altri
schieramenti) personalità di spicco della politica e anche dello spettacolo.
Girava voce che uno degli apostoli fosse stato contattato da questa donna e che costui fosse intenzionato a "tradire", prima i propri compagni,e quindi i propri elettori.La riunione era stata alquanto vivace. Quella stessa mattina era stato presentato il simbolo del nuovo movimento,la cui capolista si chiamava Ave Prestamigiacomo, il che (secondo alcuni ) non lasciava dubbi su chi fosse il traditore.
In preda a furore polemico, molti Compagni dimenticarono le buone maniere, evitando accuratamente di porgere l'altra guancia in caso di offesa.
" Io non ci credo se non lo vedo!" disse tommaso, il più razionale tra i candidati.
Il Maestro, che fino a quel momento era rimasto in un angolo, vicino al fuoco, immerso in un mondo tutto suo,intervenne con la consueta tempestività e "concretezza":
"Lasciamo che sia fatta la volontà di Dio. Sia quel che sia.Venerdi sera organizzeremo una cena (l'ultima prima del voto),e a mezzanotte scadrà il termine della presentazione delle liste e segnerà la fine della
campagna elettorale. Sapremo così chi è il traditore. Se loro saranno gli ultimi noi saremo i primi, e i primi saranno gli ultimi." (1)
"Ma come" ribadì Tommaso, l'unico che nutriva dei dubbi sulle certezze del Maestro " come faremo a comportarci in maniera normale se tra di noi c'è un giu...cioè, un traditore?"
Egli così rispose:
"Se qualcuno di voi è senza peccato e nutre dubbi nei miei confronti,scagli la sua scheda elettorale sul fuoco."
Nessuno ebbe il coraggio. Troppo forte era la loro fede.

(1) La maggior parte degli studiosi interpreta questa famosa frase in questo modo:Se loro saranno gli ultimi (a iscriversi) noi saremo i primi (a saperlo), e i primi (a vincere le elezioni) saranno gli ultimi (a mantenere le promesse ). (N.D.T.)

II.
Manoscritto II: Es 58-79

Giuda era soddisfatto. Aveva partecipato a tutte le riunioni nonostante il mal di testa e gli stessi compagni si erano complimentati con lui, predicendogli un radioso futuro e una fortunata carriera politica.
Abile mossa, nessuno dubitava di lui.Se fosse rimasto a casa invece tutti avrebbero messo in dubbio la sua buona fede e sarebbe stato il sospettato numero uno. Adesso invece...Convincere il Maestro...quello era difficile, non ci pensava neanche.Sentiva già il tintinnio dei trenta denari. Trenta denari gli aveva promesso quella strana donna, che come Eva tentatrice lo aveva indotto a tradire i suoi compagni. In caso di vittoria sarebbe stato ministro, e visti i suoi trascorsi avrebbe preferito fare il ministro della Giustizia. C'era bisogno urgente di un'etica forte e al servizio dei cittadini, contrastando la corruzione dei Patrizi che aveva provocato uno scollamento con la Gens Comunis. Pensava questo quando svoltò in Vicolo dei Miracoli. Inciampò su una piccola voragine sul ciglio della strada e finì ruzzolante a terra. Si rialzò, mise le mani in tasca e ne tolse una penna e un taccuino, su cui scrisse
"ricordarsi di promettere di asfaltare le strade...inserire nel programma".
E' incredibile, pensò, come ci dimentichiamo di fare anche le cose più semplici finchè non ce ne rendiamo conto una volta che ci abbiamo sbattuto inconsapevolmente il naso.
Questa frase gli piaceva. Ne prese nota... l'avrebbe inserita nella sua autobiografia.

III.
Manoscritto andato perduto.

Giuda percorse tutta Via Crucis e arrivò in Via della Resistenza. Immersa nell'oscurità una figura incappucciata vestita di nero allungò verso di lui un sacchetto piene di monete.
"Questo è il compenso pattuito.C'è però una piccola variazione...dobbiamo disfarci del Maestro".
"Non erano questi i termini del patto. Perchè una decisione così drastica?"
"E' nettamente in testa nei sondaggi...le elezioni sono perse...siamo già d'accordo con le guardie svizzere...per arrestarlo stanotte...farlo sparire per un pò..."
"Le guardie svizzere? Perchè far immischiare uno stato straniero? Che c'entrano con le nostre elezioni?"
"Sei ingenuo. Sono loro che dettano legge in materia di politica.Adeguati, o dovrai dire addio ai tuoi sogni di ministro."
Colpito nel suo punto debole, Giuda acconsentì a questo piccolo tradimento. Quella notte stessa avrebbe baciato il Maestro, un segnale stabilito e le guardie lo avrebbero arrestato.Ma con quale accusa potevano imprigionarlo?

IV.
Manoscritto IV: Is 25-89
I capi di imputazione erano chiari:
1) Blasfemia. Professa l'adorazione di un unico Dio. Offesa agli Dei.
2) Costituzione di setta segreta con finalità esoteriche.
3) Complotto al fine di sovvertire l'ordine costituito.
4) Pratica reiterata della Magia.
5) Resistenza a pubblico ufficiale, durante la cattura, con tentativo di fuga.
Di questi capi d'accusa solo l'ultima risultò falsa.
Le immagini della televisione furono crude ma illuminanti. Si vedeva Giuda che baciava il Maestro, le guardie che intervenivano per arrestarlo. Il giorno dopo furono mandate le immagini dell'interrogatorio, un uomo
sanguinante in seguito a probabili torture. Il mondo si indignò alla vista di quelle immagini, ma la polizia si difese dicendo che il prigioniero si autopuniva per seguire determinati dettami della sua religione fondamentalista e perversa.La presenza della telecamera aveva determinato la fine prematura della carriera politica di Giuda, che quella sera venne trovato appeso sotto un ponte del fiume Giordano, con al polso la valigia con i 30 denari.
Pochi istanti dopo la sua morte, una figura incappucciata vestita di nero apriva la valigia,toglieva alcuni documenti compromettenti e lasciandoci il denaro la richiudeva al polso del cadavere ancora caldo.
Si voltò e salì sulla barca che lo aspettava di sotto, dove un rematore vestito anch'esso di nero lo accolse con voce soddisfatta.
"C'è cascato?"
"Come un pesce."
"Ricordati, una volta vinte le elezioni, che l'idea della lista civetta PrestamiGiacomo è stata mia."
"Si, ma il piano è stato mio. Comunque devo complimentarmi con te per la tua recita...Mettere in giro la voce che fossi tu il traditore ha permesso a Giuda di sentirsi al di sopra di qualsiasi sospetto. E come si pavoneggiava
quando lo adulavamo con i complimenti. Adesso abbiamo un traditore. E noi siamo le vittime."
"Era l'unica cosa da fare per invertire la tendenza negativa dei sondaggi."
"La TV è dalla nostra parte.Tutto era scritto."

V.
Manoscritto controverso.

La mattina del sabato, vigilia delle elezioni che avrebbero segnato il passaggio dalla vecchia alla nuova repubblica, i notiziari relegarono in fondo la notizia del ritrovamento del cadavere di Giuda. Ben altre erano le notizie bomba. C'era il grande processo al Maestro: il giudice preposto si era rifiutato di celebrarlo, dichiarandosi obiettore di coscienza. Tutto fu allora
deciso seguendo un nuovo metodo di votazione. Il popolo avrebbe deciso se incriminare Barabba o il Maestro, mandando un SMS alla redazione del canale TV che deteneva i diritti, LA Setta.
Il Maestro si rifiutò di fare il discorso a sua discolpa.
Barabba invece parlò per ore, menzionò il fatto che fosse vittima di una oscura macchinazione e finì il discorso con la celebre frase di Fedro:
“Gli umili soffrono, quando i potenti si combattono.”
Questa frase ebbe un certo effetto e il pubblico, intenerito dalle sue lacrime di umile che ruba per necessità, riversò una pioggia di SMS a suo favore.Il Maestro fu crocifisso, anche se nessuna telecamera fu presente al fatto, per espressa richiesta dei familiari dei condannati. Le telecamere di sorveglianza non funzionarono a dovere.
Il popolo, così come si era commosso per Barabba, si commosse ancora di più per la fine del Maestro.
Le elezioni furono vinte con una maggioranza bulgara dal partito dei Compagni.
Quando ci fu l'apertura dell'URNA, nacque subito la leggenda di un Partito che pareva morto,ma che in tre giorni fu come resuscitato.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Mike62
Inviato: 11/5/2008 22:05  Aggiornato: 11/5/2008 22:05
So tutto
Iscritto: 9/5/2008
Da: Forte Italia nel centro della padania
Inviati: 19
 Re: Pubblica il tuo articolo
Servire le notizie, tutelare la libertà.

Marco Travaglio, uno dei giornalisti più in vista, molto presente anche in televisione, nel suo libro intitolato “La scomparsa dei fatti” (Il Saggiatore – 2006) e sovente nelle sue apparizioni televisive, tra le ultime le recenti puntate di “Annozero” di Santoro e “Che tempo che fa” di Fazio, afferma che i giornalisti italiani, la gran parte almeno, volutamente non si dedicano a raccontare i fatti, così come accaduti, bensì li espongono corredati dalle opinioni della parte politica cui fa riferimento la testata sulla quale scrivono.
L’affermazione di Travaglio è condivisibile, con le dovute eccezioni, anche se davvero rare.
La consuetudine di raccontare notizie faziose è amplificata dall’abitudine dei lettori, e ancor di più degli ascoltatori italiani, di metabolizzare acriticamente ciò che giornali e televisione propinano loro, dando per scontata la corrispondenza alla realtà dei fatti.
Sicché una notizia assume una certa valenza secondo lo strumento informativo su cui viene esposta, anzi per la precisione, in base alla tendenza politica di tale mezzo.
Si potrebbe, però, muovere obiezioni sull’opportunità di presentare le notizie in maniera del tutto asettica, ossia privandole di una benché minima interpretazione da parte del redattore. Ciò equivarrebbe ad un modo assai impersonale e sciatto di fare informazione. Valido magari per certi quotidiani gratuiti, distribuiti in metropolitana. Un tipo di informazione forse più funzionale alla radio e anche alla televisione, piuttosto che a quella della carta stampata, dove la professionalità del giornalista deve poter trovare rilievo nel pezzo scritto.
Questo è assolutamente sacrosanto, ma si scontra con la realtà dell’informazione in Italia.
Da noi non esiste un media indipendente di rilievo nazionale, tale da poter incidere sull’opinione pubblica. Non potrebbe comunque esistere perché non arriverebbe a sopravvivere con la sola propria forza, basata sulla vendita delle copie, qualora si tratti di giornali, o di spazi pubblicitari, nel caso di radio o televisioni. L’aberrante “logica di mercato” trova anche in questo settore la più bieca manifestazione.
Ne consegue che i media sono strumenti di potere e pertanto nelle mani di gruppi economici o politici.
Ovviamente quei media collegati o appartenenti a gruppi politici, sono faziosi per funzione istituzionale, pertanto velati da una qualche forma di legittimazione. Quelli nelle mani dei potentati economici lo sono esclusivamente per tutelare gli interessi economici della loro proprietà.
Per questi motivi taluni criticano Beppe Grillo, promotore di un referendum sotteso alla soppressione degli aiuti economici alla carta stampata. Costoro paventano la fine di quelle limitate voci antagoniste, che ancora possono esprimersi per iscritto, su alcuni giornali di limitata tiratura e di ancor meno seguito popolare, le quali sopravvivono solo e grazie a questi contributi.
Alla luce di quanto sopra, la situazione dell’informazione in Italia, appare assai critica.
Tempo addietro la ricetta o la buona abitudine poteva essere quella di accedere a più fonti, elaborando in seguito le informazioni ricevute, per poter giungere ad una propria personale opinione dei fatti. Una sintesi critica delle tesi contrapposte. Questa pratica diventa sempre più inutile, considerando il crescente conformismo caratterizzante ormai larga parte del mondo dell’informazione e che, guarda caso, si sovrappone all’appiattimento politico espresso in un falso bipolarismo, dalle medesime identità di vedute sui macro temi che affliggono il mondo attuale.
Dobbiamo quindi rilevare che l’unica risorsa disponibile è internet.
Solo attraverso la rete possiamo accedere a fonti indipendenti, confrontandole nel contempo con le informazioni divulgate dai media usuali.
L’esistenza di questa opportunità di verifica delle verità pre-confezionate, propinate dai media asserviti alle logiche economiche e/o di potere politico, inizia però ad essere in pericolo.
All’inizio le fonti indipendenti di informazione venivano semplicemente tacciate di bassa veridicità. Quando i riscontri oggettivi hanno dato ragione alle fonti indipendenti e ai siti che le divulgavano, i potentati economici e/o politici hanno mobilitato ogni loro risorsa per dimostrare l’inattendibilità delle notizie comparse su tali siti o l’inaffidabilità dei gestori degli stessi.
Le prossime mosse, è evidente, mireranno ad imbrigliare la rete, rendendo edulcorati quei siti che riusciranno ad essere assorbiti dall’apparato di potere e procedendo all’oscuramento quelli più ostici.
Occorre quindi vigilare acciocché non accada.
È un compito che spetta agli utenti della rete. È un dovere per chi anela alla libertà di espressione.

Michele Zefferino - 11 maggio 2008

eleytheros
Inviato: 11/5/2008 22:35  Aggiornato: 11/5/2008 22:39
So tutto
Iscritto: 11/5/2008
Da:
Inviati: 2
 Re: Pubblica il tuo articolo
La paura di leggere.

Credo che si possano trovare mille argomentazioni per descrivere perché si è voluto leggere un determinato libro. Più arduo dire altrettanto se si vogliono descrivere le ragioni per cui non si vuole leggerlo. Tanto più se si tratta di un libro famosissimo, entrato a far parte dell’immaginario popolare per le più svariate ragioni e travisazioni. Se poi rientra tra uno dei generi di letture preferito la faccenda rasenta l’inspiegabilità.

Ma per far chiarezza bisogna specificare parlo di un genere letterario spesso screditato e bollato con il marchio di letteratura di serie “B”; la Fantascienza. In realtà dietro questa definizione si racchiude tutto un mondo di sub-generi ed autori, validi e meno validi. Su Wikipedia è descritta come: “l'impatto che una scienza e/o una tecnologia (attuale o immaginaria) avrà sulla società o sull'individuo” ed aggiunge: “un certo grado di plausibilità scientifica rimane un requisito essenziale”. Insomma un modo di prefigurarsi il futuro proiettando le propensioni del mondo attuale.
Partendo da questa definizione direi che la quasi sparizione di una larga e diffusa produzione contemporanea di questo genere dagli scaffali delle librerie è sintomatico delle speranze che la nostra società ripone nel futuro. Come una improvvisa scomparsa dell’orizzonte dalla nostra prospettiva. Progressivamente, nel corso degli ultimi venti anni, la nostra attenzione si è via via spostata sull’odierno, come se il nostro sguardo si fosse progressivamente abbassato fino a fissare continuamente i nostri piedi. E, si sa, in questa postura non si può che stare fermi, altrimenti il rischio di andare a sbattere è rilevante. Forse questo stato d’animo che ci permea spiega ciò a cui facevo riferimento all’inizio. Infatti la ragione per cui si può pensare di non leggere un libro di fantascienza, scritto molti anni orsono, è la paura. La paura che la plausibilità di allora sia diventata, oggi, realtà e quotidianità.
E credo, di non esagerare se chiarisco che il libro a cui mi riferisco è 1984 di Gerorge Orwell.

Questa opera letteraria che risale alla metà del secolo scorso, certamente nota ai più per via di uno degli elementi che maggiormente la caratterizzano, il “Grande Fratello”. Questo aspetto del romanzo ha così colpito l’immaginario collettivo da aver acquisito una vita ed una autonomia propria. Spesso a sproposito, perché coloro che col tempo, progressivamente, si appropriavano di questa definizione non sempre ( per non dire raramente ) avevano letto il libro. Io tra questi.

Ma come spesso accade il fato, il destino, l’ineluttabilità di certe cose che ci capitano, forse attendevano che fossero maturi i tempi. Come una bomba ad orologeria che attenda di esplodere finché il momento non sia quello giusto.

La mia impressione è che leggere questo libro tanti anni fa poteva essere svilente per esso stesso. Lo avrebbe veramente degradato a semplice romanzo di fantascienza, a puro esercizio dialettico di immaginazione.

Leggerlo oggi è come lo svelarsi del terzo segreto di Fatima (quello vero), come la decriptazione definitiva delle terzine di Nostradamus, come sapere la verità sulla morte di J.F.Kennedy, come avere la registrazione di Bush e Cheney che organizzano l’11 settembre. Insomma avere la chiarezza e l’angoscia di capire che o Eric Arthur Blair, alias George Orwell, ha realmente visto il futuro ma ne ha male interpretato la sostanza, o ha prefigurato la sua ineluttabilità alla luce delle esperienze di quello che lui stava vivendo allora.

Solo così possiamo spiegare le assolute analogie presenti nel romanzo come quelle tra il “traditore Goldenstein” e O. Bin Laden, che entrambe appaiono periodicamente sugli schermi per lanciare minacce e, così, giustificare l’esistenza stessa del sistema che dichiarano di avversare. Oppure la metodologica e certosina riscrittura, quando non occultamento, del passato lontano e recente. Anche lo sviluppo di stampa e TV in questi anni è perfettamente in linea con il sistema mediatico descritto in 1984, unica cosa che sembra essere sfuggita è l’attuale poliedricità e incontrollabilità della rete Internet. Sarà la nostra ancora di salvezza o l’ultimo baluardo che crollerà?
O anche, la figura rassicurante e tranquillizzante del Grande Fratello ( in inglese Big Brother che vuol dire fratello maggiore ), tra l’altro molto somigliante a quell’ Hitler canuto e benevolo dipinto da Robert Harris in Fatherland, che viene subito in mente quanto sentiamo il neo ministro Tremonti decidere di parlare di Illuminati in TV (senza che alcuno in studio o fuori pensi bene di chiedere chiarimenti o, altrimenti, invitare Berlusconi a procedere alla immediata rimozione dall’incarico per palese insanità mentale) e di un “Nuovo Ordine Mondiale” (N.W.O.)che tolga il potere ai banchieri tecnocrati per concederlo nelle mani di qualcuno che garantisca un governo più attento ad aspetti spirituali. In fondo, anche Orwell immagina un mondo governato da un’entità astratta “che non sbaglia mai” in cui si deve credere in maniera fideistica.
Forse il vero problema è che i banchieri sono reali e contestabili in quanto tali, molto meglio un “Big Brother” dietro cui nascondere demiurghi terreni. Rendendo così inappellabili le decisioni che governeranno il mondo futuro.
Lo scrittore Robert Heinlein diceva: “ Orwell è un maestro che tramite le favole ammonisce a non credere alle favole, che stimola a mantenere sempre alta la coscienza e lo spirito critico, a dubitare delle rivoluzioni, a dubitare del nostro stesso pensiero, perché potrebbe essere condizionato dal linguaggio costruito apposta per incarcerare la nostra mente“.
Ma, forse questo è un altro romanzo di fantascienza, che, come sappiamo, è sempre “letteratura di serie B”.

Paolo Melis

harvey
Inviato: 11/5/2008 22:56  Aggiornato: 11/5/2008 22:58
Mi sento vacillare
Iscritto: 8/4/2008
Da:
Inviati: 339
 Re: Pubblica il tuo articolo
Il complottismo e la caccia alle streghe

“Molte persone che incitano l’Inquisizione così veementemente contro gli stregoni, nelle loro città e villaggi, non si rendono bene conto, o non prevedono, che una volta che hanno iniziato a reclamare la tortura, ogni persona torturata deve denunciarne altre ancora. Il processo continuerà, e così alla fine, e inevitabilmente, le denunce raggiungerannno loro e le loro famiglie, poiché non vi sarà termine fino a che ognuno non venga bruciato”.

Questo ammonimento venne scritto nel 1631 da Friedrich von Spee, un gesuita, nella Cautio Criminalis, un trattato giuridico che denunciava gli abusi nei procedimenti legali contro le cosiddette “streghe”.

“Nella terminologia moderna, per estensione, con ‘caccia alle streghe’ si indica l'atto di ricercare e perseguire determinate categorie di persone o un qualsiasi soggetto percepito come nemico, in particolare quando questa ricerca viene condotta usando misure estreme e con scarsa considerazione della reale colpevolezza o innocenza”.

Questa sarebbe la definizione di Wikipedia. Così com’è essa è però incompleta. Una delle caratteristiche delle cacce alle streghe di ogni tempo, infatti, e che le distinguono dalle semplici persecuzioni verso determinate categorie ben riconoscibili (es. gli ebrei), è il meccanismo descritto sopra da von Spee.
L’oggetto della caccia alle streghe è sempre una categoria di persone che agisce nell’ombra, e si confonde tra le gente normale senza “dare nell’occhio”. Questo vale per gli stregoni del XVII secolo, come per i comunisti all’epoca del maccartismo, o come per i pedofili del nostro tempo. E siccome le streghe sono molto brave a “infiltrarsi”, anche il cittadino più insospettabile, magari quel maestro d’asilo così buono e premuroso con nostro figlio, potrebbe nascondere in cantina un kit per omicidi rituali satanici. E persino coloro che hanno lanciato l’allarme per primi non si possono ritenere al di sopra di ogni sospetto. La loro non potrebbe essere un’opera di depistaggio, per sviare da sé i sospetti? Inevitabilmente, una volta che il panico si è diffuso, il sospetto si allarga fino a coinvolgere l’intera comunità, e ognuno comincia a guardare i propri vicini, o persino amici e alleati di un tempo, con occhi diversi.
Certe dinamiche paiono attivarsi particolarmente in periodi storici caratterizzati da una certa instabilità sociale e politica. Ne è un esempio paradigmatico il “Terrore” della Rivoluzione Francese. In questi casi succede infatti che il gruppo che è riuscito ad emergere vittorioso dalla crisi si senta minacciato al minimo segno di scricchiolio o dissidio interno, e per questo si crede investito del potere di schiacciare ogni forma di eterodossia, in quanto opera di agenti della “contro-rivoluzione”. Ma coloro che hanno fatto saltare troppe teste, come Robespierre, finiscono sovente con il perdere anche la propria.
Ma non sempre è necessario attendere che il gruppo in questione abbia preso in mano le redini del potere, perché decida di suicidarsi in questo modo. Anzi, spesso i cambiamenti rivoluzionari vengono evitati proprio così: coloro che potrebbero o vorrebbero cambiare qualcosa, invece di fare fronte comune, si spaccano ed entrano in aspri conflitti fra loro, accusandosi a vicenda di essere in realtà “agenti del nemico”.

È fose questo il destino della “contro-informazione” in Italia? La “casta” dei giornalisti italiani è sotto accusa e, per molti e giustificati motivi, gode al momento di una fiducia minima da parte dei cittadini. Per questo accanto alla informazione “ufficiale”, paludata, “voce del regime”, dei media tradizionali (Tv e giornali a larga tiratura) è nato anche un movimento di “informazione-fai-da-te” che si muove principalmente su Internet, concepita come più libera e democratica, e soprattutto meno influenzabile dalla politica. È possibile, attraverso questi canali, trovare notizie che non vengono trattate altrove, se non in modo caricaturale e a scopo di derisione. Le inconsistenze della versione ufficiale sull’11 settembre, le scie chimiche e i progetti di avvelenamento del pianeta, il ladrocinio del signoraggio, le truffe chimico-sanitarie e via dicendo.
Ma la libera informazione, proprio in quanto libera e aperta a chiunque, è anche facilmente “infiltrabile” da chi la verità la vuole nascondere o offuscare, invece che divulgarla. Quindi, come possiamo sapere di chi fidarci? In un mondo perfetto, basterebbe il controllo esercitato per mezzo dell’esercizio della ragione, e un attento spirito critico. Ma siccome la perfezione non è di questo mondo, succede che la valutazione di una fonte potenzialmente preziosa venga spesso inquinata da una serie di considerazioni “umane, troppo umane”.
Uno di questi è l’atteggiamento da “prime donne” di molti paladini della contro-informazione. Giulietto Chiesa ne è un esempio perfetto: rivendica il merito di aver spezzato per primo “il muro di silenzio” intorno all’11 settembre, e per legittimare tale primato deve attaccare Blondet (che in Italia aveva contestato le versione ufficiale molto prima di lui).

“Si tratta di un caso tipico di infiltrato, che svolge il suo ruolo di provocatore appunto infilandosi in cause altrui, con il proposito nemmeno troppo recondito di inquinarle. [...] Credo che sia giunto il momento di bandire Blondet da tutte le discussioni tra persone civili che si occupano dell'11 settembre. Vada con i suoi pari. Non è un compagno di strada, non abbiamo nulla a che fare con lui. E' un avversario di tutte le nostre idee e motivazioni”.

Il quale Blondet deve replicare altrettanto duramente:

“Da leninista, [Chiesa] sa che la verità non c'è, che c'è solo la tattica: identificare «le forze materiali più potenti», come insegnò il compagno Ulianov, e mettersi dalla loro parte, farsi portare da loro, parassitare il loro potere”.

Gli scontri fra queste “prime donne” sono frequenti: qui ricordo anche la recente polemica che vede confrontarsi Paolo Barnard e Milena Gabanelli.
Un altro preoccupante fattore è l’intolleranza nei confronti di chi non recepisce i tuoi allarmi, magari solo perché è interessato ad altro. Grillo non parla mai di signoraggio, anzi pare che sul suo blog censuri i messaggi che ne parlano. Significa che è un ingranaggio del sistema, un servo del potere. Grillo ha anche dichiarato, una volta, che non crede alla cospirazione delle scie chimiche: orrore! Ma allora è uno di loro! Per questi motivi, quindi, tutto quel che dice Grillo non viene più reputato come degno di fiducia, e le sue denunce rischiano di rimanere inascoltate.
Ma l’analogia con le medioevali caccie alle streghe diventa preoccupante quando vediamo il crescente senso di paranoia, e da cittadella assediata, che sta colpendo, da qualche tempo in qua, alcune frange del cospirazionismo.
Perché vi sia un caccia alle streghe, occorre prima di tutto identificare un nemico, una strega da cacciare. Chi sono i nemici dei cospirazionisti? Sono i debunker, ovvero persone che affermano di cercare la verità, come i cospirazionisti, ma in realtà sembrano solo interessati a coprire le menzogne dei governi. Quindi quando qualcuno entra in un sito cospirazionista dicendo di non essere troppo convinto delle tesi del complotto, e facendo troppe domande, la prima cosa che si fa, in genere, è un esame che stabilisca la sua dose di “buona” o “cattiva fede”. In altre parole, se non viene convinto subito della validità della tesi cospirazionista, è un individuo in malafede, un debunker in incognito venuto solo a rompere le scatole, una scoria possibilmente da eliminare, prima che faccia troppi danni e riesca a corrompere qualcuno.
Ma il nemico è furbo, e potrebbe anche non manifestarsi apertamente come tale. Potrebbe fingersi tuo alleato per poi colpirti alle spalle. Potrebbe persino ricorrere a subdole tattiche di “screditamento” delle teorie complottiste, basate sullo sparare bufale sempre più grosse, in modo che bufale e teorie serie vengano confuse insieme e ne esca svalutato l’intero movimento complottista.
A questo livello di paranoia, il cospirazionismo in Italia ci è arrivato recentemente, come dimostrano i link qui di seguito:

http://allarmescie.blogspot.com/

L’anonimo autore del blog (un utente di Luogocomune), ha accusato una ragazza, tale Mercy, che aveva attaccato Perle Complottiste e Crono911 su Youtube, di essere in realtà in combutta con loro. Pure Straker e Zret, gli sciachimisti, farebbero parte del gioco. Un anonimo commentatore in seguito dimostra che Stuarthwyman (il nostro smh) è anche lui un debunker che fa finta di essere un complottista.
L’autore del blog conclude il suo post così:

“Ma state attenti perchè anche su Luogocomune ci sono alcuni infiltrati e nemmeno io li conosco tutti per questo non dico chi sono ma sono iscritto a Luogocomune e contatterò io quelli che so di potermi fidare”.

Paura, eh? La cosa strana è che sia Mercy che Straker e Zret, gli accusati, invece di limitarsi a rigettare le accuse, accolgono in parte i suggerimenti dell’anonimo blogger, e partono a loro volta con il loro giro di denunce (ricordate la citazione di von Spee, all’inizio dell’articolo?). Anche Mercy quindi attacca Stuarthwyman, Zret e Straker, ma ci mette pure Luogocomune, e accusa il webmaster di essere in combutta con i circoli esoterici californiani.

http://perlecomplottiste.blogspot.com/2008/04/risposta.html

Zret apre un nuovo blog (che sia riconducibile a lui è stato dimostrato dal debunker axlman):

http://complottisti.blogspot.com/

che contiene una vera e propria lista di proscrizione (“la rete degli occultatori”), e in questa lista c’è pure Stuarthwyman (al quale va invece reso il merito di non essere caduto nella trappola delle accuse incrociate). Quanto a Luogocomune, il fatto che in realtà Mazzucco nascondesse nei suoi video di presentazione scie chimiche subliminali era stato smascherato da tempo.

Insomma, c’è aria di caccia alle streghe, e il pericolo è che la sfiducia finisca per investire tutti quanti, il che rischia di affossare davvero il movimento della controinformazione. Questo perché, a quanto pare, si è persa la capacità di leggere un testo semplicemente per il suo contenuto, per quello che dice, ma si va in cerca di oscuri significati reconditi e finalità nascoste. Se qualcuno dice che la Terra è rotonda, non ci si chiede se la Terra è davvero rotonda, ma ci si chiede perché venga asserito.
La regola aurea di Luogocomune è: “si criticano le idee, non le persone”. Io aggiungerei la seguente postilla: “si criticano le idee espresse in un post, non quelle che vengono arbitrariamente attribuite agli autori di un post”. Altrimenti i complottisti rischiano di svanire, ma non per colpa delle streghe. Per colpa dell’Inquisizione.

cocis
Inviato: 11/5/2008 23:15  Aggiornato: 11/5/2008 23:15
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 11/1/2006
Da: V
Inviati: 1430
 Re: Pubblica il tuo articolo
al-quaeda distrugge la fiera di milano




Erratico
Inviato: 12/5/2008 0:04  Aggiornato: 12/5/2008 0:04
So tutto
Iscritto: 15/10/2005
Da:
Inviati: 3
 Re: Pubblica il tuo articolo
Tempo e Evoluzione

Molte delle attuali dottrine sostengono che esistiamo in un tempo e in uno spazio infinito, e che ci stiamo evolvendo verso superiori forme d’esistenza.
Solamente che in un contesto infinito parlare d’evoluzione non ha alcun senso.

Ve lo dimostro:

Idealizziamo la rappresentazione del tempo attraverso una linea retta che come tutti sanno non ha un inizio ne un fine: è infinita.
Poi prendiamo due punti a caso sulla retta e quello a sinistra lo indichiamo con la lettera “A” mentre quello a destra lo indichiamo con la lettera “B”, e diciamo anche che il tempo scorre nella direzione AB (da sinistra verso destra).

-∞____________A____________B____________+∞ >>TEMPO>>

Adesso diciamo che “A” rappresenta l’anno 2000 A.C. e “B” il nostro presente.
Considerando solo l’intervallo “AB” (che però è un segmento) possiamo affermare che l’umanità si è tecnologicamente ed umanamente evoluta fino ad approdare ai giorni nostri. Se però prendo in esame l’intera retta, che è infinita come molti sostengono sia il tempo, “A” e “B” distano la stessa distanza dalla fine che è ∞ (infinito).
E’ solamente ponendo un punto fermo sulla linea del tempo che posso lecitamente parlare d’evoluzione, valutando rispetto ad esso gli spostamenti temporali e chiamarli rispettivamente evoluzione o involuzione, a seconda che il punto fermo sia per me l’inizio o la fine del tempo.
Con un tempo infinito l’epoca dei dinosauri e quella che verrà tra 2 miliardi di anni distano esattamente la stessa distanza dalla fine e dall’inizio del tempo. Perciò è quanto mai pretenzioso affermare che un tyrannosaurus rex si è evoluto meno di noi, dato che potrebbe in ogni momento farci notare che la distanza che separa noi dall’inizio e dalla fine del tempo è la stessa identica distanza che separa lui e i suoi mastodontici amici dall’inizio e dalla fine del tempo (infinita).

Parlare d’evoluzione in un tempo infinito è come essere un bambino che fa una gara senza partenza ne arrivo e di punto in bianco grida: “HO VINTO!”

Silver
Inviato: 12/5/2008 0:21  Aggiornato: 12/5/2008 0:25
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/9/2005
Da: Torino
Inviati: 615
 Re: Pubblica il tuo articolo
Per uno spiacevole incidente ho perso metà dell'articolo scritto...

Vedrò di postarlo in futuro...


SILVER

Redazione
Inviato: 12/5/2008 7:39  Aggiornato: 12/5/2008 7:39
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Pubblica il tuo articolo
ISTRUZIONI

Potete votare fino a tre articoli, elencando semplicemente i titoli in ordine di preferenza.

(Se volete votare un articolo solo, mettete solo un titolo, se volete votare 2 o 3 articoli, mettete 2 o 3 titoli - prima il favorito, poi a scalare gli altri).

Per il momento, siete pregati di NON commentare gli articoli.

Grazie.

Redazione
Inviato: 12/5/2008 8:45  Aggiornato: 12/5/2008 8:45
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Pubblica il tuo articolo
scusate se approfitto di questo spazio, ma sono a terra da 2 giorni con ìl computer e volevo solo avvisare che per ora non posso rispondere alla posta. per qualunque messaggio usate i PM qui sul sito, grazie.

Infettato
Inviato: 12/5/2008 10:40  Aggiornato: 12/5/2008 10:40
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 23/11/2006
Da: Roma
Inviati: 1499
 Re: Pubblica il tuo articolo
1) Società e responsabilità individuale. O anche: di chi è la colpa?

Infettato dal morbo di Ashcroft
---------------------------------------------
Quando ci immergiamo totalmente negli affari quotidiani, noi smettiamo di fare distinzioni fondamentali, o di porci le domande veramente basilari. Rothbard
roberto55
Inviato: 12/5/2008 11:27  Aggiornato: 12/5/2008 11:28
Mi sento vacillare
Iscritto: 6/9/2006
Da:
Inviati: 327
 Re: Pubblica il tuo articolo
Voto l'articolo di Harvey.

"Il complottismo e la caccia alle streghe".

Mirabile disamina della "follia" cui ormai sono giunti i sostenitori delle cosidette "scie chimiche".

Grazie.

roberto

Nell' avatar: Hans Hartung, Composition T49. Frammento.
Cinqui
Inviato: 12/5/2008 11:46  Aggiornato: 12/5/2008 11:46
Ho qualche dubbio
Iscritto: 24/3/2006
Da:
Inviati: 227
 Re: Pubblica il tuo articolo
1) Società e responsabilità individuale. O anche: di chi è la colpa?
2) Gli esami non finiscono mai...

"Una bella donna non è colei di cui si lodano le gambe o le braccia, ma quella la cui bellezza complessiva è tale da togliere la possibilità di ammirare le singole parti..." - Seneca - .
calmino
Inviato: 12/5/2008 12:15  Aggiornato: 12/5/2008 12:15
Ho qualche dubbio
Iscritto: 5/9/2006
Da: bionda Sardegna
Inviati: 79
 Re: Pubblica il tuo articolo
1) Pentagono: l’aereo c’è ma i rottami (non) ci sono!
2) GLI ESAMI NON FINISCONO MAI........
3) al-quaeda distrugge la fiera di milano

queste le mie preferenze,
grazie ciao


Secoli e secoli di pensiero razionale e ancora siamo inclini all'atto di fede
sisifo
Inviato: 12/5/2008 12:33  Aggiornato: 12/5/2008 12:33
Ho qualche dubbio
Iscritto: 18/4/2008
Da:
Inviati: 58
 Re: Pubblica il tuo articolo
(1) "Servire le notizie, tutelare la libertà."

(2) "L'illusione della libertà"




Complimenti per l'iniziativa. Mi sembra che sia un buon esperimento di partecipazine diretta.

Ciao

rrronny
Inviato: 12/5/2008 13:50  Aggiornato: 12/5/2008 13:50
So tutto
Iscritto: 12/5/2008
Da:
Inviati: 10
 Re: Pubblica il tuo articolo
Salve a tutti,
il mio articolo che propongo e' qui:
La Via Della Verita'

Roberto

cirocat
Inviato: 12/5/2008 15:42  Aggiornato: 12/5/2008 15:42
Ho qualche dubbio
Iscritto: 31/7/2007
Da:
Inviati: 157
 Re: Pubblica il tuo articolo
1)PENTAGONO: L'AEREO C'è MA I ROTTAMI (NON) CI SONO!
2)AL-QUAEDA DISTRUGGE LA FIERA DI MILANO.

shm
Inviato: 12/5/2008 18:06  Aggiornato: 12/5/2008 18:06
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 17/8/2007
Da: perugia
Inviati: 1802
 Re: Pubblica il tuo articolo
1) PENTAGONO: L'AEREO C'è MA I ROTTAMI (NON) CI SONO!

“Se un ebreo ortodosso mi considera "immondo" o mi saluta per primo per non dover essere costretto a rispondere al mio saluto, la cosa non preoccupa più di tanto.” (John)
9/11 anomalies
fefochip
Inviato: 12/5/2008 19:32  Aggiornato: 12/5/2008 19:32
Sono certo di non sapere
Iscritto: 27/11/2005
Da: roma
Inviati: 7005
 Re: Pubblica il tuo articolo
1) Società e responsabilità individuale. O anche: di chi è la colpa?

più che "scoprirla" la verità si "capisce", inutile quindi insistere piu di tanto
Kolza
Inviato: 12/5/2008 21:25  Aggiornato: 12/5/2008 21:25
Mi sento vacillare
Iscritto: 2/6/2004
Da: MMMMMMonza
Inviati: 916
 Re: Pubblica il tuo articolo
1) Pentagono: l’aereo c’è ma i rottami (non) ci sono!
2) Al-Qaeda distrugge la Fiera di milano

PS Grande Andrea!

Teba
Inviato: 12/5/2008 22:42  Aggiornato: 12/5/2008 22:42
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 14/9/2007
Da:
Inviati: 1846
 Re: Pubblica il tuo articolo
1) "Società e responsabilità individuale. O anche: di chi è la colpa?"

2) "Il complottismo e la caccia alle streghe"

3) "Pentagono: l’aereo c’è ma i rottami (non) ci sono!"

florizel
Inviato: 12/5/2008 23:24  Aggiornato: 12/5/2008 23:24
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: Pubblica il tuo articolo
1 - 30 anni fa il primo trapianto di cuore: fu vera gloria?

2 - Servire le notizie, tutelare la libertà.

3 - La Via della Verità.

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
edo
Inviato: 12/5/2008 23:42  Aggiornato: 12/5/2008 23:42
Sono certo di non sapere
Iscritto: 9/2/2006
Da: casa
Inviati: 4529
 Re: Pubblica il tuo articolo
1) al quaeda distrugge la fiera di milano

è anche la consacrazione della prevalenza dell'immagine sulla parola scritta.

Rickard
Inviato: 13/5/2008 7:50  Aggiornato: 13/5/2008 7:50
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 9/9/2007
Da: Un mondo pervaso di follia
Inviati: 1609
 Re: Pubblica il tuo articolo
1) Il complottismo e la caccia alle streghe

2) Società e responsabilità individuale. O anche: di chi è la colpa?

3) Pentagono: l’aereo c’è ma i rottami (non) ci sono!

La scienza non è nient'altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità. - Nikola Tesla
Redazione
Inviato: 13/5/2008 9:16  Aggiornato: 13/5/2008 9:16
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Pubblica il tuo articolo
A me i conti vengono così - se qualcuno ha voglia di controllare...

Pentagono: l’aereo c’è ma i rottami (non) ci sono! 3+3+3+3+1+1= 14
Società e responsabilità individuale. O anche: di chi è la colpa? 3+3+3+3+2= 14
Il complottismo e la caccia alle streghe. 3+2+3= 8
Al-quaeda distrugge la fiera di milano 1+2+2+3= 8
Servire le notizie, tutelare la libertà. 3+2= 5
Gli esami non finiscono mai... 2+2= 4
30 anni fa il primo trapianto di cuore: fu vera gloria? 3
"L'illusione della libertà" 2
La Via della Verità. 1

Redazione
Inviato: 13/5/2008 9:55  Aggiornato: 13/5/2008 9:55
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Pubblica il tuo articolo
Vengo da tre giorni di lotta accanita con i miei hard-disk, e purtroppo non ho avuto il tempo di aggiornarmi su nulla. (La mia e-mail è fuori uso, utilizzate i PM nel caso di messaggi urgenti, grazie).

Per ora ho pubblicato l'articolo sul Pentagono, perchè era già praticamente pronto, mentre “Società e responsabilità” ha bisogno di un pò di lavoro prima di essere pubblicato. Giustamente, l'autrice ha seguito il consiglio del “flusso di pensieri”, ma ora bisogna sfoltirlo e rimettere un pò tutto in ordine. E' un articolo che lo merita sicuramente. (Uhura, c'è un PM per te).

Vorrei anche dire qualcosa sugli altri articoli pubblicati, ma ora non ce la faccio. Scusatemi, recupero al più presto. M.M.

Nel frattempo, un ringraziamento a tutti quelli che hanno postato un articolo.

fefochip
Inviato: 13/5/2008 10:04  Aggiornato: 13/5/2008 10:05
Sono certo di non sapere
Iscritto: 27/11/2005
Da: roma
Inviati: 7005
 Re: Pubblica il tuo articolo
situazione non prevista di "parità"
ballottaggio?
tutte e due?
scelta di uno dei due secondo qualche criterio?

proviamo l'ultimo criterio ....interpretando l'articolo introduttio di massimo ...

se si applica fiscalmente il fatto che si era stabilito di votare fino alle 24...
però se si è fiscali (giusto per predere una decisione in questo caso di parità)
bisogna anche sottolineare che tra i due articoli a 14 punti sicuramente "l’aereo c’è ma i rottami (non) ci sono!" non rispetta molto lo spirito con sui redazione suggeriva di fare l'articolo "...."senza dover fare necessarianente riferimento a qualunque altro scritto esistente." in effetti è un commento a un altro articolo e a mille altri particolari che solo gli addetti ai lavori conoscono mentre invece "Società e responsabilità individuale. O anche: di chi è la colpa? " riesce a essere molto piu universale e compresibile da chiunque ...anche se non sa nulla del fatto specifico.

quindi credo o si sceglie per un ballottaggio (secondo me un po troppo lunga e inutile la cosa)
o si pubblica prima uno e poi l'altro dopo qualche giorno o altrimenti
come ho suggerito redazione prende una decisione in merito alla priorità
semplicemente riferendosi a quello che aveva scritto inizialmente riguardo le "regole" tecniche o "morali".

ciao a tutti
fefochip

ops sono arrivato in ritardo ....ciao max

più che "scoprirla" la verità si "capisce", inutile quindi insistere piu di tanto
Seamus
Inviato: 14/5/2008 18:31  Aggiornato: 14/5/2008 18:31
So tutto
Iscritto: 14/5/2008
Da:
Inviati: 1
 Re: Pubblica il tuo articolo
Il mio voto è per:

eleytheros - La paura di leggere.


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