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terrorismo : Indagine sul caso Moro
Inviato da Redazione il 26/3/2008 7:40:00 (65016 letture)

In occasione del trentennale del sequestro Moro, proponiamo agli utenti che conoscono l’argomento di dare il proprio contributo a un specie di “indagine collettiva”, riassumendo i fatti noti e supportandoli, ovunque possibile, con adeguati link.

Il suggerimento è di evitare ipotesi gratuite o “preconfezionate”, per arrivare invece ad un elenco completo dei dati fissi e verificabili che abbiamo a disposizione: che cosa sappiamo, di certo, che ci può aiutare a fare luce su quella vicenda? Che cosa possiamo dedurre, dai risultati della Commissione Pellegrino? Che cosa hanno dichiarato la moglie e il figlio di Moro? Quali sono le “coincidenze” che rischiano di non essere state tali? Che cosa possiamo dire, di certo, delle “Brigate Rosse”, e quali sono invece le contraddizioni nel loro percorso storico? Quali sono le testimonianze affidabili, sulle quali fare perno per ricostruire la verità? Eccetera...

Cerchiamo prima di costruire una mappa con dei paletti fissi, e a quel punto vedremo quali e quante ipotesi sarà possibili formulare.

.

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I commenti sono proprietà dei rispettivi autori. Non siamo in alcun modo responsabili del loro contenuto.
Autore Albero
Redazione
Inviato: 26/3/2008 7:43  Aggiornato: 26/3/2008 7:44
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Indagine sul caso Moro
Se possibile, per facilitare la rilettura rapida dei dati disponibili propongo, dove possibile, di adottare questa formula:

FATTO: L’ex-vicepresidente del CSM, Giovanni Galloni, ha dichiarato in un’intervista TV che poco prima del rapimento lo stesso Moro gli aveva confidato “di avere per certo che le BR sono state infiltrate dai servizi americani e israeliani”. Nella stessa intervista Galloni dichiara anche che non sempre la CIA teneva informati i corrispettivi italiani delle loro attività sul nostro territorio. (LINK)

FATTO: La Commissione Pellegrino ha accertato che i presunti rapitori di Moro non avevano nessuna esperienza con le armi da fuoco, ed erano stati al Poligono di Tiro soltanto un paio di volte in tutto. (LINK)

...

spettatore
Inviato: 26/3/2008 8:55  Aggiornato: 26/3/2008 8:55
Mi sento vacillare
Iscritto: 15/11/2004
Da:
Inviati: 883
 Re: Indagine sul caso Moro
Procurarsi il film "Piazza delle cinque lune" di Renzo Martinelli.
Si ribadisce l'eliminazione di Moro per la paventata apertura al PCI di allora, ma , per chi sa leggere, tra le sequenze del film ci sono parecchie "cosette" interessanti.
Da non perdere.


Lo spettatore

Citazione:
Non metterti a discutere con un idiota. La gente potrebbe non accorgersi della differenza.
ilberneri
Inviato: 26/3/2008 9:01  Aggiornato: 26/3/2008 9:01
Ho qualche dubbio
Iscritto: 16/3/2006
Da: Coimbra
Inviati: 238
 Re: Indagine sul caso Moro
vi segnalo che ieri su nessuno tv è andata in onda una interessantissima trasmissione sul caso moro
in studio proprio giovanni pellegrino

"l'utopia esiste, è radicata nello spirito degli uomini.Credo che sempre di più il capitalismo le sue logiche appaiano inutili.Il mio cervello,il mio sapere,i miei desideri non hanno più bisogno di un padrone:io, individuo lavoro nella mia autonomia
Pausania
Inviato: 26/3/2008 9:06  Aggiornato: 26/3/2008 9:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 6/4/2006
Da:
Inviati: 3872
 Re: Indagine sul caso Moro
Per una visione d'insieme, il sempre ottimo sito di Paolo Franceschetti:

Moro fu davvero rapito dalle brigate rosse?

Da conoscere anche il sito dell'archivio Flamigni, il più importante studioso del caso Moro, che all'epoca venne tacciato di "dietrologia" (cioè di essere un complottista) e invece....

http://www.archivioflamigni.org/

Assolutamente da leggere "La tela del ragno" e tutti i libri di Flamigni a riguardo.


Spettatore Citazione:
Procurarsi il film "Piazza delle cinque lune" di Renzo Martinelli.

A parte la qualità infima del film, di fatto è solo una versione ridotta dei libri di Flamigni (che fu pure consulente del film)

sigmatau
Inviato: 26/3/2008 9:45  Aggiornato: 26/3/2008 9:45
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
A ben guardare, più di una analogia esiste tra l’assassinio di Aldo Moro e l’assassinio dei fratelli Kennedy. In entrambi i casi tra i possibili ‘mandanti’ sono indicati la CIA, il KGB, la criminalità organizzata [Mafia e ‘Ndrangheta nel nostro caso…] e le onnipresenti ‘multinazionali’ [il nome di Aldo Moro fu citato a proposito di due famosi ‘scandali’ degli anni ’70, lo ‘Scandalo Lockeed’ e lo ‘Scaldalo dei petroli’…]. Quello che è certo, al di là di tutte le pur ragionevoli ‘ipotesi’ che si possono trarre dai molti ‘misteri’ ancora oggi non chiariti a proposito del ‘Caso Moro’ , è che nessuno dei componenti il commando brigatista che rapì ed assassinò Aldo Moro [Valerio Morucci, Raffaele Fiore, Prospero Gallinari , Franco Bonisoli, Mario Moretti, Alvaro Lojacono, Alessio Casimirri, Barbara Balzerani, Rita Algranati e Bruno Seghetti…] ha mai lasciato trapelare alcun indizio che permetta di risalire ai ‘mandanti’. La stessa cosa, sia pure su scala più ridotta trattandosi di un singolo individuo, si è verificata per ‘l’assassino’ di Robert Kennedy, un palestinese di nome Sirhan Sirhan: a quarat’anni di distanza dai fatti continua a ripetere di aver ‘agito da solo’, non ostante l’imponente mole di elementi che dimostrano il contrario. Un significativo particolare è dato dal fatto che cinque anni prima si era dovuto eliminare il [presunto] assassino del fratello John Fitzgerald Kennedy [Lee Oswald], proprio per evitare che rivelasse i nomi di chi lo aveva ‘usato’. Alcuni esami psichiatrici condotti su Sirhan hanno stabilito senza ombra di dubbio che egli era stato sottoposto a trattamento ipnotico e questo spiega il motivo per il quale da lui nessuno riuscirà mai a ricavare alcuna informazione riguardo ai ‘mandanti’. Il ‘Caso Moro’ è successivo di dieci anni all’assassinio di Robert Kennedy per cui si deve dedurre che le tecniche sopra descritte si siano notevolmente ‘raffinate’. Se osserviamo con attenzione molti ‘attentati islamici’ degli ultimi 10 anni [11 settembre, attentato alla USS Cole, bombe di Londra e Madrid,…] ci accorgiamo che anche in questi casi dai ‘sopravvissuti’ delle organizzazioni che hanno in qualche modo ‘rivendicato’ gli attentati non è mai stato possibile ricavare alcuna informazione su possibili ‘mandanti’. Questo a me pare un dettaglio estremamente significativo…

saluti!…

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
ulfton
Inviato: 26/3/2008 9:51  Aggiornato: 26/3/2008 9:51
So tutto
Iscritto: 13/5/2005
Da: Inglewood
Inviati: 24
 Re: Indagine sul caso Moro
Da leggere assolutamente questi documenti sul rapimento Moro, disponibili sul sito "Misteri d'Italia"




Moretti


Moro

"...and you will know that my name is the Lord, when I lay my vengeance upon thee." (Ezechiele, 25 17)
il mio blog
redna
Inviato: 26/3/2008 11:14  Aggiornato: 26/3/2008 11:29
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Sul film 'piazza delle cinque lune' ci sono opinioni discordanti.
Qui c'è l'intervista al regista del film Renzo Martinelli:

http://www.avvenimentitaliani.it/cinquelune.html

Chi l'ha visto è d'accordo che il film racconti molto....quindi la critica,a mio avviso, tende proprio a smorzare questi 'racconti' facendolo passare per film mediocre.

edit-
a mio avviso il caso moro ha molto a che vedere con il delitto mattei...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
BigLie
Inviato: 26/3/2008 11:16  Aggiornato: 26/3/2008 11:16
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Vi consiglio questo link in cui si riassumono alcuni punti
salienti dell'inchiesta congiunta di Flamigni e Gambino (ex
giornalista di Avvenimenti, compianta rivista di vero giornalismo).
Segnalo, in particolare, il brano in cui si parla della macchina stampatrice
rinvenuta all'interno della tipogravia BR in via Foà, stampatrice già
in possesso dell'allora RUS (Raggruppamento Unità Speciali) del
Sisde, uno degli uffici che dirigeva GLADIO.
Che altre prove servono?

http://www.fisicamente.net/index-593.htm

BigLie
Inviato: 26/3/2008 11:32  Aggiornato: 26/3/2008 11:32
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Interessante anche il dossier di comedonchisciotte.com, diviso
in tre parti:
http://www.comedonchisciotte.org/site/downloads/moro2a.pdf
http://www.comedonchisciotte.org/site/downloads/moro2b.pdf
http://www.comedonchisciotte.org/site/downloads/moro2c.pdf

Segnalo la dichiarazione della figlia di Moro sul fatto che il padre doveva
trovarsi sull'Italicus il giorno della strage (sarebbe interessante
recuperare questa dichiarazione), il libro di Andreotti "Il Ministro
morirà alle 13", un fanta (?) thriller che racconta della morte di un
ministro riformista e scomodo (a proposito, è stata ricostruita l'ora
della morte di Moro? ).
Da notare ancora la strana figura di Senzani, un criminologo (!!!)
presunto irriducibile guerrigliero!
Ora, chi conosce un pò la storia della criminologia come branca
accademica sa che è storicamente di (ultra) destra. Del resto,
le ipotesi stesse alla base di tale disciplina evidenziano un substrato
teorico elitario che non può che indirizzare verso un pensiero di destra.
E Senzani che c'entra in tutto ciò?
E' decisamente una figura anomala, tanto più che sembra aver goduto
di una borsa di studio dell'USIS, famoso istituto statunitense che forgia cervelli per la "controinsurgency", per frequentare corsi a Berkeley.
Certo che 'sti guerriglieri assomigliano troppo agli sbirri per essere
credibilii.

stg44
Inviato: 26/3/2008 11:47  Aggiornato: 26/3/2008 11:47
Ho qualche dubbio
Iscritto: 25/3/2008
Da:
Inviati: 79
 Re: Indagine sul caso Moro
Grazie alle conoscenze balistiche tramandatemi da mio nonno,posso illustrare un solo fatto:
I poveri agenti di scorta furono sterminati in modo molto professionale,nessuno di loro ebbe il tempo di estrarre un'arma dalla fondina (addestramento balordo,un agente di scorta dovrebbe tenere il ferro in mano,col colpo in canna,sempre puntato fuor di finestra).
E dire che lo insegnano anche ai Boy Scout: ESTOTE PARATI.
La maggior parte dei colpi furono sparati da un unico attentatore munito di uno Sten Mark 2.
L'azione denota quindi la scarsissima preparazione degli agenti contro l'ottimo addestramento degli terroristi,tanto da chiedersi:
Chi dei due era lo sbirro?

Si dice che il male trionfa perchè nessuno fa niente per impedirlo,la verità è che il male trionfa comunque.

Quelli che operano per il male hanno le palle quadrate,mentre i fautori del bene possono al massimo attaccarsi un cartello al collo e cantare "NO RAIN" sotto il diluvio (di proiettili).

redna
Inviato: 26/3/2008 12:02  Aggiornato: 26/3/2008 12:02
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Il maresciallo Lonardi fu il primo ad essere ucciso da un personggio vestito da aviere.Gli fu sparato dal finestrino.
Questo personaggio NON si è MAI trovato.
Gli altri della scorta avevano le armi nel bagagliaio perchè, la moglie di un agente lo disse in una intervista, si diceva 'tanto chi vuoi che uccida moro?'(quindi nessuno correva rischi...)

Qui non credo che c'entri il bene e il male...casomai è che nessuno,finora, ha avuto le palle quadrate da andare in fondo a questa vicenda.Anche perchè dopo la fine di pecorelli, varisco e dalla chiesa....penso che la voglia di indagare a fondo passi un pò a tutti.

PS-ai brigatisti si erano anche inceppate le armi....non si conosce il nome di chi sprò la maggior parte dei proiettili.
I primi testimoni dissero che videro moro vicino ad un giiovane e camminava verso la macchina che lo portò via...Nessuno vide che lo trascinavano a forza...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
pereira
Inviato: 26/3/2008 12:17  Aggiornato: 26/3/2008 12:17
So tutto
Iscritto: 26/3/2008
Da:
Inviati: 5
 Re: Indagine sul caso Moro
Ciao a tutti, é qualche anno che seguo luogocomune, ma solo adesso sono registrato, invogliato probabilmente dalla discussione sul caso Moro.
Ho letto e riletto i libri di Flamigni, dei quali stimo l'autore che con il procedere della stesura dei testi non pone mai verità scontate, anzi, si pone come osservatore.
Vorrei portare a conoscenza di un'ulteriore libro uscito quest'anno, scritto dal giudice dell'inchiesta "Ferdinando Imposimato" e Sandro Provvisionato dal titolo "Doveva Morire" ed.Chiarelettere dove sono contenute ulteriori interviste a personaggi come Piecznik e vari aggiornamenti delle ultime inchieste.

BigLie
Inviato: 26/3/2008 12:31  Aggiornato: 26/3/2008 12:31
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Pereira, personalmente ho parecchi dubbi sul personaggio
Imposimato, in particolare perchè sostiene ancora l'ipotesi
bulgara sull'attentato al papa.
Voglio dire, come si fa a credere che i russi assoldino i Lupi
Grigi, organizzazione legata a doppio filo con la CIA, per far sparare
al papa con una calibro 22. Come potevano confidare nel silenzio
dei Lupi Grigi? Probabilmente la CIA l'avrebbe saputo il giorno stesso
delleventuale accordo.
Inoltre, la morte del papa avrebbe scatenato una reazione mondiale che
avrebbe contribuito a smantellare l'impero sovietico ben prima di
quanto è avvenuto. Non credo che i russi fossero così stupidi.
E poi, gli spara da 5 metri e non gli fa un cavolo?
No, è molto più probabile che siano stati gli americani proprio per
sfruttare l'effetto "morte del papa" e che all'ultimo qualcuno abbia
fermato la mano del killer, almeno parzialmente, in modo da ottenere
un effetto ridotto che però consentisse al Vaticano di conservare un
prezioso strumento di penetrazione e colonizzazione quale il carisma
di Wojtila.
Essere gabbati in questo modo non deve essere piaciuto particolarmente
agli USA. In questo senso, come monito a non intralciare più i piani
degli USA, va letto secondo me il sequestro della Orlandi e della Gregori.
Per tutto questo, non mi fido di Imposimato.

pereira
Inviato: 26/3/2008 13:00  Aggiornato: 26/3/2008 13:00
So tutto
Iscritto: 26/3/2008
Da:
Inviati: 5
 Re: Indagine sul caso Moro
BigLie.
Concordo con te sul fatto dell'antentato al papa.
Secondo me, nella stesura del libro Imposimato segue le orme di Flamigni aggiungendo ulteriori contributi come dichiarazioni dei vari attori fatte nelle commissioni d'inchiesta e interviste riportate sull'agenzia Ansa. Non che questo significhi verità scontate, ma potrebbero essere dei tasselli che se analizzati dal lettore e valutate con logica porterebbero ad un approfondimento del caso solamente anche per capire quali falsità e depistaggi sono state dette e fatte negli ultimi 10 anni. Non che ciò che dice Imposimato, io lo prenda come oro colato, tanto per capirci a pag 117 nello stralcio di intervista a Piecznik, Imposimato pone all'analisi del lettore il ruolo che ha avuto il comitato di crisi presieduto da Cossiga nei 55 giorni di prigionia dell'onorevole Moro.
Le mie domande sono:
- quando Moro ha capito di essere stato abbandonato, cosa ha detto?
- che interesse avrebbero avuto le BR (intese come nucleo politico) uccidere Moro?
- perchè proprio Moro?

Ciao

SMU
Inviato: 26/3/2008 13:31  Aggiornato: 26/3/2008 13:31
Ho qualche dubbio
Iscritto: 30/1/2007
Da:
Inviati: 158
 Re: Indagine sul caso Moro
FATTO:
"Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978) è stato un politico italiano, cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri e presidente del partito della Democrazia Cristiana.
Venne rapito il 16 marzo 1978 ed ucciso il 9 maggio successivo da appartenenti al gruppo terrorista delle XXXXXXx (censurato perchè non costituisce un fatto)."

"Fino al 1968 ricoprì la carica di Presidente del Consiglio alla guida di governi di coalizione con il Partito Socialista Italiano, insieme agli alleati tradizionali della DC: i socialdemocratici ed i repubblicani."

"Il 10 marzo 1977 Luigi Gui esponente democristiano, venne rinviato all'Alta Corte per lo scandalo Lockheed. In questo frangente, Aldo Moro, con un lungo discorso al parlamento difese l'operato della Democrazia Cristiana e dei suoi uomini pronunciando una frase "Non ci lasceremo processare in piazza" che divenne famosa, perché emblematica di un certo periodo e di un certo pensiero. La frase contenuta nel discorso di Moro, sia pur tardivamente, era la risposta all'incitamento a processare pubblicamente la DC che Pier Paolo Pasolini scrisse il 28 agosto 1975, sul Corriere della Sera, nelle pagine della sua rubrica "tribuna libera" [2].

In seguito a questi avvenimenti fu uno dei leader politici che maggiormente prestarono attenzione al progetto del cosiddetto Compromesso storico di Enrico Berlinguer, che nell'anno precedente pubblicamente aveva fatto lo strappo con Mosca, rendendosi quindi accettabile agli occhi democristiani. Il segretario nazionale del Partito Comunista Italiano aveva infatti proposto una innovativa solidarietà politica fra i Comunisti, Socialisti e Cattolici, in un momento di profonda crisi economica, sociale e politica in Italia.

All'inizio del 1978 Moro, allora presidente della Democrazia Cristiana fu l'esponente politico più importante fra coloro che individuarono una strada percorribile per un governo di "solidarietà nazionale" che includesse anche il PCI, sia pure senza suoi ministri nella prima fase di attuazione."

"Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo governo, guidato da Giulio Andreotti, l'auto che trasportava Moro dall'abitazione alla Camera dei Deputati fu intercettata in via Fani da un commando delle XXXXXXX (censurato vedi sopra). In pochi secondi, i terroristi ne uccisero la scorta e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.

Dopo una prigionia di 55 giorni il cadavere di Aldo Moro fu ritrovato il 9 maggio nel cofano di una Renault 4 a Roma, in via Caetani, emblematicamente vicina sia [3] a Piazza del Gesù (dov'era la sede nazionale della Democrazia Cristiana) e via delle Botteghe Oscure (dove era la sede nazionale del Partito Comunista Italiano)."



LINK

...a buon intenditor, poche parole...
BlSabbatH
Inviato: 26/3/2008 13:38  Aggiornato: 26/3/2008 13:38
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/9/2005
Da: Bergamo
Inviati: 837
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Il suggerimento è di evitare ipotesi gratuite o “preconfezionate”

mettici tutti i punti fissi che vuoi, ci saranno sempre eserciti "attivissimi" impegnati a smentire..

per quel che possa fregare alla collettività dirò la mia personale opinione:

il compromesso storico DC-PCI pensato da Moro, dal punto di vista strettamente politico, era una boiata pazzesca. Andava a cozzare con la spartizione decisa a Jalta nel 45 tra Stalin Roosevelt e Churchill. Seguendo l'onda democratica che vedeva il PCI (il più grande partito comunista europeo) sempre più supportato dalle masse, includendolo nel governo Moro avrebbe creato una vera e propria "breccia" informativa, dalla quale sarebbero passati segreti militari dell'alleanza atlantica nelle fauci dei paesi del patto di varsavia (leggasi urss). il "pericolo" visto dagli usa era fondato, e per mia personale opinione, non abbiamo assaggiato "spaghetti in salsa cilena" (tipica specialità kissingeriana) non solo per il nostro passato, già segnato da una dittatura, ma grazie anche all'impegno dello staterello simpatico che sta al di là del tevere, il quale, guardacaso, nell'ottobre del 78 ha eletto, un papa polacco sostenitore di solidarnosc.. (5 mesi dopo la morte di Moro)..

eccetera eccetera..

-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
pereira
Inviato: 26/3/2008 13:55  Aggiornato: 26/3/2008 13:55
So tutto
Iscritto: 26/3/2008
Da:
Inviati: 5
 Re: Indagine sul caso Moro
Piano,piano raga!
Sono perfettamente consapevole del perchè, proprio Moro é stato assassinato.
Sono a conoscenza della situazione politica degli anni di piombo in Italia e della sua creazione e strumentalizzazione.
Probabilmente mi sono spiegato male.
Le mie domande del post precedente sono inerenti ad alcune dichiarazioni fatte da Piezcnik nell'ultima intervista concessa ad un interlocutore tutt'ora sconosciuto, però tale intervista é stata riportata dall'ansa, il quale Piezcnik conclude la sua analisi con delle considerazioni che, secondo me insultano l'intelligenza del lettore arrivando al punto tale di affermare che l'uccisione di Moro ha portato alla stabilizzazione politica italiana (...su questo punto, e dal suo punto di vista non posso dargli torto, visto come ci ritroviamo oggi)
Ora le mie conclusioni sono:
-Moro, quando ha visto che non vi erano più margini per la sua salvezza, avrebbe potuto vuotare il sacco e cercare di salvarsi la vita, se le BR fossero state veramente un nucleo politico.
-Le BR avrebbero avuto tutto l'interesse ad avere documenti e dichiarazioni inerenti alla struttura del governo, in quanto avrebbero potuto negoziare o quantomeno avere strumenti di ricatto nei confronti del governo stesso.
Per questo ritengo che l'uccisione di Moro come ora ce la vogliono far apparire non sta in piedi.
Ciao.

redna
Inviato: 26/3/2008 14:06  Aggiornato: 26/3/2008 14:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Moro ha vuotato il sacco...

http://www.rifondazione-cinecitta.org/cinquelune.html

probabilmente,dopo, sono successe altre cose.
Che non ci vogliono raccontare.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Holden
Inviato: 26/3/2008 14:14  Aggiornato: 26/3/2008 14:14
Ho qualche dubbio
Iscritto: 24/9/2005
Da:
Inviati: 48
 Re: Indagine sul caso Moro
FATTO: Una stampatrice proveniente dal RUS del SISMI , l’ufficio che si occupava della gestione dei corpi speciali come GLADIO , era finita nella tipografia di via Foà dove venivano stampati i volantini delle BR e di gruppi appartenenti all’ultrasinistra e all’Autonomia.

http://cloroalclero.blogspot.com/2007/06/laffaire-moro-esclusivo-i-parte.html

http://www.almanaccodeimisteri.info/relazioneBielli.htm



FATTO: L'irruzione nella tipografia avviene il 17 maggio, otto giorni dopo l'uccisione di Moro. All'interno la polizia trova una macchina stampatrice AB DIK 360 proveniente dal Rus (reparto unità speciali), uno degli uffici del Sismi - lo sappiamo solo adesso - da cui dipende "Operazione Gladio". Con quella macchina le Brigate rosse stampavano i loro volantini durante il sequestro. A portarla nella tipografia, stabiliranno le indagini, era stato il solito Moretti.

http://www.macchianera.net/2004/04/12/il_caso_moro_3.html

BlSabbatH
Inviato: 26/3/2008 14:16  Aggiornato: 26/3/2008 14:16
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/9/2005
Da: Bergamo
Inviati: 837
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
avrebbe potuto vuotare il sacco e cercare di salvarsi la vita, se le BR fossero state veramente un nucleo politico.

appunto, SE. Voglio dire, ma questo vale per qualsiasi gruppo terrorista dal tempo di Lenin (se non prima) in poi! Tutti i nuclei sovversivi sono infiltrati dal potere e assumono gonzi ideologizzati per il lavoro sporco..
Citazione:
-Le BR avrebbero avuto tutto l'interesse ad avere documenti e dichiarazioni inerenti alla struttura del governo, in quanto avrebbero potuto negoziare o quantomeno avere strumenti di ricatto nei confronti del governo stesso.
Per questo ritengo che l'uccisione di Moro come ora ce la vogliono far apparire non sta in piedi.

sono 30 anni che continuano con la solita tiritera.. e se ci fai caso, ogni telegiornale ha dato la solita notiziola ed ogni programma di approfondimento non è andato oltre i concetti "BR - sequestro moro - indignazione generale"..

-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
SirPaint
Inviato: 26/3/2008 14:24  Aggiornato: 26/3/2008 14:24
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
@stg44 wrote

La maggior parte dei colpi furono sparati da un unico attentatore munito di uno Sten Mark 2.


Sei sicuro dello Sten Mark II?

ciao SirPaint

No Plane!
stg44
Inviato: 26/3/2008 14:43  Aggiornato: 26/3/2008 14:46
Ho qualche dubbio
Iscritto: 25/3/2008
Da:
Inviati: 79
 Re: Indagine sul caso Moro
Per REDNA:
Le armi nel bagagliaio?
Mi sto mettendo le mani nei capelli al solo pensiero di fare l'agente di scorta senza il ferro a portata di mano...
Tanto valeva chiedere a quei poveracci di strangolarsi da soli (per sapere come si fa guardate Full Metal Jaket).

La storia dello Sten l'ho vista in un film,magari è una cazzata,non so...

spettatore
Inviato: 26/3/2008 14:51  Aggiornato: 26/3/2008 14:51
Mi sento vacillare
Iscritto: 15/11/2004
Da:
Inviati: 883
 Re: Indagine sul caso Moro
@ pausania:

accidenti....io volevo cominciare con un piccolo calibro ( il film) per poi finire con gli obici ( i libri e l'archivio di Flamigni).


Lo spettatore

Citazione:
Non metterti a discutere con un idiota. La gente potrebbe non accorgersi della differenza.
nike
Inviato: 26/3/2008 15:26  Aggiornato: 26/3/2008 15:26
Mi sento vacillare
Iscritto: 7/3/2006
Da:
Inviati: 845
 Re: Indagine sul caso Moro
Trovo l'articolo che lessi un po' di tempo fa, e l'avevo nei preferiti, interessante potrebbe contribuire:

Pieczenik, l'uomo delle cospirazioni


[...] Dopo avere concluso, nel modo che ben conosciamo, l'affaire Moro, Pieczenik ha fornito - sono parole di Alex Jones, che l'ha recentemente intervistato (qui l'intervista integrale) - una expertise psicopolitica a George Schultz, quand'era Segretario di Stato, occupandosi dei rapporti con Siria, Giordania e Israele - un'area che, oggi più che mai, scotta. Viene definito "infowarrior", un risolutore di crisi internazionali. Nell'intervista a Jones - una sorta di confessione di una mente pericolosa - racconta con candida nostalgia quando fu inviato a comunicare a Noriega che gli Stati Uniti non gradivano più la sua presenza a Panama e ricorda a tutti che Noriega era "un generale che controllava il narcotraffico".[...]

Citazione:
Quelli che creano sono duri di cuore. Nietzsche, Friedrich. Così parlò Zarathustra: II, Dei compassionevoli
BigLie
Inviato: 26/3/2008 15:28  Aggiornato: 26/3/2008 15:28
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Vabbè, poi ci sarebbe la questione del simbolo adottato
dalle BR, ma li si entra in un vero calderone...

BigLie
Inviato: 26/3/2008 15:38  Aggiornato: 26/3/2008 15:38
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Perchè mai dei guerriglieri che si definiscono comunisti
dovrebbero adottare come proprio logo un simbolo, il
pentalfa, di forte valenza esoterica?
E si badi bene, il simbolo veniva rappresentato con gli incroci
ben visibili, come appunto nel pentalfa.
Voglio dire, mettiamo che sia un caso e che qualcuno abbia
pensato, tanto per essere originali, di utilizzare la storica stella
dei movimenti rivoluzionari, racchiudendola però in un cerchio.
Ma perchè non disegnarla piena come si era sempre fatto fino ad allora?
Perchè farla assomigliare in modo così incredibile al pentalfa?

DrHouse
Inviato: 26/3/2008 16:31  Aggiornato: 26/3/2008 16:31
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 30/11/2007
Da:
Inviati: 2394
 Re: Indagine sul caso Moro
Come in altri casi analoghi, il primo paletto da piantare è porsi la famosa domanda:
Chi ci ha guadagnato? Chi ha avuto l'interesse, il movente e la capacità di coprire il tutto?

È una premessa indispensabile per poter arrivare a una conclusione logica.

E dopo 10 anni, siamo a discutere se il Volo 77 è arrivato proprio lungo questa linea, o piuttosto è arrivato due metri più a sinistra, o due metri più a destra? (Perle complottiste)
redna
Inviato: 26/3/2008 16:36  Aggiornato: 26/3/2008 16:41
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
stg44

la armi nel bagagliaio...

ne parlano anche nel film piazza delle cinque lune....gli agenti della scorta sono usciti dalla macchina proprio per prendere le armi che avevano nel bagagliaio...
Ma è anche plausibile pensare che 'fossero sicuri' che non sarebbe successo nulla a moro....come appunto ha detto la vedova di un agente.
Allora m chiedo chi gliela ha data tanta sicurezzza. Anche perchè erano 5 (dico cinque) uomini di scorta.Quindi il pericolo esisteva!

Ogni volta che si parla di questo caso sembra di leggere il libro di Marquez "cronaca di una morte annunciata" ....annunciata per tutti, ma non per le vittime, esattamente come nel libro.

Teniamo anche presente che un non vedente il giorno prima della strage di via fani aveva sentito una conversazione nella quale dicevano che moro sarebbe stato rapito.E' sorprendente che in quel posto ci sia stato solo un non vedente che ha sentito...Una radio locale qualche ora prima della strage aveva dato la notizia del sequestro di moro....

dr.House
da quello che sembra è che 'qualcosa' è andato storto...è stato un sequesto 'anomalo'.

BigLie
prova a vedere su wikipedia : Hyperion.
Non è solo una scuola di lingue ma un pianetino....piuttosto...strano.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 26/3/2008 16:48  Aggiornato: 26/3/2008 17:11
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Al di là della moltitudine di ‘tesi’ più o meno fantasiose circa il ‘Dna delle BR’, la figura di Mario Moretti, il vero e unico regista del rapimento e uccisione di Aldo Moro, è di gran lunga quella che solleva ancor oggi il maggior numero di interrogativi mai risolti. Ecco qui alcune ‘stranezze’ del suo ‘profilo’ che sono dei veri e propri ‘enigmi cifrati’…

- cresce in una famiglia di stampo nettamente ‘conservatore’ e con conoscenze assai ‘altolocate’. A scuola è ricordato da compagni e insegnanti come ‘estremista di destra’
- quando si trasferisce nel ‘68 a Milano non partecipa in alcun modo alle turbolente manifestazioni che ancora oggi caratterizzato quell’anno nella ‘memoria collettiva’
- assunto alla Sit-Siemens entra in contatto con il Collettivo Politico Metropolitano, movimento fondato da Renato Curcio e Mara Cagol che poi diverrà il ‘nucleo storico’ delle BR, ma solo tre anni più tardi, nel 1971, ne entrerà a far parte
- nel 1974 Curcio e Franceschini, i ‘capi storici’ delle BR che, in contrasto cin Moretti, promuovevano una linea di ‘violenza simbolica’ che escludeva stragi e ‘assassini mirati’ , sono arrestati a Pinerolo in conseguenza della delazione di Fratello Mitra [al secolo Silvano Girotto…]. Moretti avrebbe dovuto cadere anch’egli nella rete, ma viene avvertito da una misteriosa ‘telefonata anonima’ a non recarsi al luogo dell’appuntamento. In seguito sosterrà di non aver potuto in alcun modo avvertire i ‘compagni’ della imboscata preparata per loro
- divenuto capo incontrastato del movimento Moretti impone subito la ‘linea dura’ che si concreterà quattro anni dopo con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. La ‘ristrutturazione’ delle BR da lui operata farà sì che ciascun membro del movimento in pratica conoscesse solo l'elemento della 'piramide' i posto ‘immeditamente sopra’ o ‘immdiatamente sotto’ rispetto a lui, da cui rispettivamente ricevere e a cui trasmettere ordini operativi. Di fatto da quel momento in poi Moretti sarà il solo a conoscere tutti i dettagli operativi delle BR e nessuno sa ancora oggi chi stesse sopra di lui nella ‘piramide’
- durante la prigionia di Aldo Moro Moretti fu il solo a diretto contatto permanente con il prigioniero e fu il solo ad interrogarlo. Fu lui poi a raccogliere il ‘Memoriale Moro’, del quale solo in parte sono state rinvenute poi delle copie. Nessuno è mai stato in grado di stabilire quanto materiale informativo riservato e attinente la sicurezza nazionale sia stato acquisito da Moretti nel corso di quegli ‘interrogatori’ e a chi sia stato consegnato
- Moretti è stato l’ultimo leader delle BR ad essere arrestato [1981] e il primo a beneficiare della ‘semilibertà’ [1994], non ostante la condanna a sei ergastoli e il fatto che non si sia mai dissociato dalla lotta armata. Da 14 anni lavora [con retribuzione adeguata all’incarico…] come dirigente informatico presso la Regione Lombardia

Mi sembra proprio che il ‘profilo’ che ora ho brevemente delineato si presti a far nascere una ‘qualche perplessità’ in più di uno di voi… o no?…

saluti!…

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
rekit
Inviato: 26/3/2008 17:05  Aggiornato: 26/3/2008 17:05
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 11/9/2006
Da:
Inviati: 1151
 Re: Indagine sul caso Moro
solo una cosa sigmatau, NONOSTANTE e non NON OSTANTE come hai gia scritto un paio di volte....
scusa se faccio il maestrino, ma non sono riuscito a trattenermi!

tornando in topic, l'ultimo tuo messaggio e'quantomeno rivelatore...

pierone
Inviato: 26/3/2008 17:29  Aggiornato: 26/3/2008 17:29
Ho qualche dubbio
Iscritto: 14/10/2005
Da:
Inviati: 299
 Re: Indagine sul caso Moro
Ciao a tutti e a Massimo in particolare. Non intervengo da tanto tempo.

A proposito di armi nel bagagliaio e altre cosette interessanti ascoltate questa intervista

florizel
Inviato: 26/3/2008 18:02  Aggiornato: 26/3/2008 18:02
Sono certo di non sapere
Iscritto: 7/7/2005
Da: dove potrei stare meglio.
Inviati: 8195
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Il suggerimento è di evitare ipotesi gratuite o “preconfezionate”, per arrivare invece ad un elenco completo dei dati fissi e verificabili che abbiamo a disposizione: che cosa sappiamo, di certo, che ci può aiutare a fare luce su quella vicenda?


Hai ragione pure te, Redazzucco. Ma “fare luce” significa (anche in questo caso) ipotizzare, considerando che (anche in questo caso 2) la verità giace sotto una pesante coltre di innumerevoli pezzetti di un puzzle dalle dimensioni gigantesche…e tra percorsi tracciati da un mare di “piste”.

Comunque:

"Poco prima del rapimento Moro erano stati sciolti apparati antiterrorismo come l’ispettorato antiterrorismo del questore Santillo ed il nucleo antiterrorismo del generale Dalla Chiesa, lasciando scoperta un’attività di intelligence assai importante."

Materiali vari.

Il caso MORO dalla A alla Z.

Pereira (benvenuto).

Citazione:
il quale Piezcnik conclude la sua analisi con delle considerazioni che, secondo me insultano l'intelligenza del lettore arrivando al punto tale di affermare che l'uccisione di Moro ha portato alla stabilizzazione politica italiana


Non sono poi così assurde, quelle considerazioni.
Nel contesto politico internazionale degli anni ’70, è inevitabile considerare che il PCI di Berlinguer si trovava ad un bivio: o l’entrata nel “governo”, o la perdita di contatto con quella parte di società civile fortemente influenzata dall’allora recentissima messa in discussione dei movimenti del ’68.
Ma c’era da conciliare le due tendenze politiche fondamentali della società civile italiana: da una parte, le “masse operaie”, anch’esse reduci da una severa critica della sinistra “istituzionale”, e che proprio “da sinistra” invocavano un cambiamento radicale, e dall’altra quell’elettorato che fino ad allora si era riconosciuto nella matrice “cattolico-cristiana” della DC.

La “soluzione compromesso storico” di Berlinguer e Moro prefigurava la possibilità di quella “conciliazione”, e preannunciava il graduale spostamento al centro del più forte partito comunista europeo.
Il PCI NON POTEVA ignorare la portata della fase politica che si stava avviando con Moro; né questo, nè che non gli sarebbe stato possibile “accogliere” le spinte sociali che lo avrebbero costretto, una volta al governo, alla coerenza tra enunciati programmatici e decisioni reali, e che lo avrebbero sdoganato dalla logica della contrapposizione tra “atlantismo” e “sovietismo”.
Evidentemente, questo non conveniva agli allora fautori degli assetti politici internazionali.
Come non si poteva non sapere che solo un cataclisma delle dimensioni del rapimento Moro fosse l’unica forma di “stabilizzazione” per assicurare a TUTTE le componenti politiche di “cambiare tutto per non cambiare niente”?

Citazione:
- che interesse avrebbero avuto le BR (intese come nucleo politico) uccidere Moro?


Tutto lascerebbe credere che sarebbe stato più “coerente” prendersela con Berlinguer.
Cosa sarebbe accaduto se così fosse stato, considerando che, in quello scenario, il PCI si attestò come il garante della traghettatura del popolo di sinistra verso la difesa delle istituzioni?

"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Pyter
Inviato: 26/3/2008 18:38  Aggiornato: 26/3/2008 18:38
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Visto che qualcuno ha parlato di legame tra omicidio Moro e Mattei...


C'era solo una persona che, se nel 1978 fosse stata viva, avrebbe potuto
mettere il bastone tra le ruote del Potere, che avrebbe avuto l'"autorevolezza" (parole che non gli piaceva) per poter dire cose scomode semza venire preso per pazzo. Era lo stesso che pensava che Mattei era stato assassinato, uno dei pochi che sapeva cosa stava succedendo in quegli anni.Ucciso anche lui da un schizofrenico sbandato.

...DISGRESSIONE PARAFILOSOFICA...
Il XX secolo può essere ricordato come il secolo dei mentecatti psicolabili
che, non avendo niente di più semplice da fare o qualcosa di più terra terra
con cui prendersela, se ne vanno in giro ad ammazzare personaggi potenti e scomodi.E dopo pochi giorni schiattano immancabilmente pure loro.
E questa, per le persone che ci vogliono capire qualcosa, è una vera sfiga.
Va bene che sono sempre i buoni che muoiono, che l'erba cattiva non muore mai,ma il secolo scorso si ha un pò esagerato.
All' inizio del XXI Secolo le cose però stanno lentamente evolvendo, anche perchè si rischiava di essere un pò ripetitivi...gli schizofrenici psicolabili stanno cambiando tattica... hanno capito che morti per morti tanto valeva unire le forze e in 19 nel 2001 si sono suicidati direttamente tanto per non lasciare dubbi al temerario investigatore, che è notoriamente vittima dell'immancabile dietrologia.


"Al lettore può sembrare che , ormai , molto di quel che è stato scritto da Pasolini ,sia sostanzialmente scontato e che lui stesso ripeteva i concetti in maniera quasi paranoica e in maniera assoluta , forse eccessiva , ma , tenendo conto del fatto che sono ormai trascorsi quasi quarant’anni dagli “Scritti Corsari” , ci si dovrebbe sorprendere ! Il poeta friulano individuò l’inizio della nuova egemonia “neocapitalista” – che oggi definiamo neoliberista e neoconservatrice – nel periodo immediatamente successivo al
Sessantotto e capì che questa egemonia assumeva caratteri totalitari , pur presentandosi coi volti della libertà , del permissivismo e della nuova società edonista del consumo , dello spettacolo e dei divertimenti. Un Potere , quello nuovo , che si presentava con connotati “anarchici” e che faceva tabula rasa delle regole e della morale (in economia la chiamano “deregulation”) diffondendo un clima di eccentuata violenza (in apparenza
tutto viene permesso)."


LINK di cui sopra

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Oldboy
Inviato: 26/3/2008 19:42  Aggiornato: 26/3/2008 19:46
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Come è noto, gli USA hanno organizzato decine di sanguinosi colpi di Stato, negli ultimi sei decenni, e non hanno disdegnato nemmeno l'omicidio politico.
(Basti pensare ai diversi tentativi di assassinare Fidel Castro.)

Ma una vicenda come il caso Moro è ben diversa.
Non risultano operazioni simili, nella pur lunga e sanguinosa storia della politica estera americana.
Infiltrare un gruppo di tupamaros per poi fargli uccidere il presidente della DC sarebbe un'operazione cervellotica, a dir poco.

Senza contare che le fonti sono discordanti: alcune parlano di un Kissinger furioso con Moro per la sua politica filo-PCI.
Ma altre dicono il contrario: ci sono documenti CIA - desecretati negli ultimi anni - in cui gli analisti americani consigliano un accordo con il PCI di Berlinguer.
Portare il PCI al governo sarebbe stata la cosa più utile, per stabilizzare la situazione politica italiana, proprio nell'interesse americano.

Teniamo presente che il PCI dell'epoca era ormai comunista solo di nome.
Aveva ormai abbandonato - di fatto - il marxismo-leninismo, ed era diventato un partito socialdemocratico paragonabile a quello tedesco o francese.
Anche i legami con l'URSS erano ormai allentati, se non ancora troncati del tutto.
Non era più un pericolo per gli USA, anzi poteva essere un utile strumento.

Mi permetto di consigliare "I falsi misteri del caso Moro", di Vladimiro Satta.
(Confuta moltissimi dei sospetti a proposito di tutta la faccenda.)

hi-speed
Inviato: 26/3/2008 20:13  Aggiornato: 26/3/2008 20:13
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/12/2004
Da: preda lunga
Inviati: 3211
 Re: Indagine sul caso Moro
Gli USA temevano più Berlinguer, il suo catto-comunismo e l'avvicinamento a Francia e Spagna. Breznev ed il suo apparato erano soci in affari con lobby USA.
Il motivo era screditare il PCI, toglierli il consenso, incanalarlo al PSI di Craxi-Signorile (con l'ausilio del simpaticone Pertini) e cominciare con le mazzate alla "classe operaia" e non.

Hi-speed

Cosa Sta Succedendo? Madre, madre Ci sono troppi di voi che piangono Fratello, fratello, fratello Ci sono troppi di voi che stanno morendo Sai che dobbiamo trovare una maniera Per portare un pò di amore qui oggi
Oldboy
Inviato: 26/3/2008 20:32  Aggiornato: 26/3/2008 20:32
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma per togliere consensi al PCI, il sistema migliore era proprio portarlo al governo, logorandolo e privandolo del suo ruolo di opposizione.
(E infatti era questo che pensavano di fare, astutamente, parecchi dirigenti della DC.)

Nelle elezioni del 1979 il PCI subì una grave sconfitta, segno evidente che lo stesso elettorato pciista rifiutava il compromesso storico con la DC.

BlSabbatH
Inviato: 26/3/2008 20:35  Aggiornato: 26/3/2008 20:42
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/9/2005
Da: Bergamo
Inviati: 837
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Infiltrare un gruppo di tupamaros per poi fargli uccidere il presidente della DC sarebbe un'operazione cervellotica, a dir poco.

prima o poi si dovevano evolvere.. non è che potevano continuare a bombardare il parlamento dei paesi "democraticamente irresponsabili"..
Citazione:
Ma altre dicono il contrario: ci sono documenti CIA - desecretati negli ultimi anni - in cui gli analisti americani consigliano un accordo con il PCI di Berlinguer.

l'elite statunitense è come tutte le elites, con fazioni che propengono per diverse strategie..
Citazione:
Aveva ormai abbandonato - di fatto - il marxismo-leninismo, ed era diventato un partito socialdemocratico paragonabile a quello tedesco o francese.
Anche i legami con l'URSS erano ormai allentati, se non ancora troncati del tutto.
Non era più un pericolo per gli USA, anzi poteva essere un utile strumento.

molto probabile, tuttavia l'altra visione, quella che ha prevalso, aveva ragioni non indifferenti.. rischiare o non rischiare?
Citazione:
Gli USA temevano più Berlinguer, il suo catto-comunismo e l'avvicinamento a Francia e Spagna. Breznev ed il suo apparato erano soci in affari con lobby USA.
Il motivo era screditare il PCI, toglierli il consenso, incanalarlo al PSI di Craxi-Signorile (con l'ausilio del simpaticone Pertini) e cominciare con le mazzate alla "classe operaia" e non.

per queste cazzatine bastava solo uno scandalo sessuale (calcolando che era pure nella DC!) . Maneggiare gruppi terroristici, organizzare il rapimento, corrompere i "servi dello stato" per nascondere le prove.. naa.. troppo importante. E non dimentichiamoci che il caso moro era quasi alla fine della cosiddetta strategia della tensione, iniziata a fine anni 60 proprio per il motivo di cui sopra, evitare che l'Italia diventasse il cavallo di troia sovietico.

p.s. non per ripetermi, ma ricordiamoci che 5 anni prima gli usa hanno destituito e ucciso Allende, un presidente democraticamente eletto.. la rabbia della sinistra extraparlamentare derivava anche da quello.. e calcoliamo anche quanti "compagni" (obesi e non) informavano la CIA

-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
Pyter
Inviato: 26/3/2008 21:06  Aggiornato: 26/3/2008 21:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma per togliere consensi al PCI, il sistema migliore era proprio portarlo al governo,


E tanti saluti alla "strategia della tensione".

E' quindi ovvio che a far fuori Moro è stato il KGB.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Oldboy
Inviato: 26/3/2008 21:10  Aggiornato: 26/3/2008 21:13
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Colpi di Stato gli USA ne hanno organizzati a decine (anche se nessuno in Europa, a dire il vero).
Ma infiltrare le BR per poi guidarle a rapire e uccidere Moro - dopo due mesi di sequestro - sarebbe stata un'operazione cervellotica, e forse inutile.

Inutile perché l'Italia era pur sempre un paese a sovranità limitata, come oggi, e gli USA avrebbero avuto altri mezzi - molto più semplici e meno clamorosi.
Inoltre Moro non era certo un ingenuo idealista: era un consumato politico, e non si sarebbe messo in un pericolo simile.

Se i documenti CIA di cui parlavo dicono il vero, poi, gli analisti americani auspicavano l'entrata del PCI al governo (ben sapendo che quel partito - di comunista - aveva ormai solo il nome).
Fra Craxi e Berlinguer, poi, non so chi fosse più rassicurante per gli USA, ma non mi stupirei se fosse proprio il leader pciista.

redna
Inviato: 26/3/2008 21:17  Aggiornato: 26/3/2008 21:17
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Moro non andava bene nè ali USA nè all'URSS.
Allora il mondo era diviso in due blocchi distinti, con tanto di muro di Berlino.
Moro,che pensava all'italia invece, visto che il PC era forte, voleva anche che partecipasse al governo.
Quindi pensava al di fuori degli schemi definiti da Yalta.
Come Mattei pensava in grande, pensava che l'italia era uno stato che aveva la possibilità di uscirne alla grande.
Ma c'era chi pensava al 'mediterraneo' e vedi caso l'italia si affaccia sul mediterraneo...quindi è uno stato 'strategico'' e che liberamente faccia le sue scelte a qualcuno non va giù ancora.
Teniamo presente che Craxi con la storia di sigonella....(mediterraneo) si è giocato ....forse l'esilio.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 26/3/2008 21:31  Aggiornato: 26/3/2008 21:31
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma non dimentichiamo che Moro aveva sempre approvato l'aggressione americana in Vietnam, senza esitazioni.
Moro era un politico esperto, ai vertici della DC da vent'anni: non era un imprudente idealista.
Sapeva come muoversi, e mi risulta avesse la stima dell'amministrazione Carter.

Ma anche ammesso che gli USA fossero terrorizzati dall'arrivo di Berlinguer al governo (figuriamoci!), avrebbero potuto impedirlo in modo molto più semplice e meno rischioso.

Anche l'ipotesi KGB è campata in aria: i rapporti politici e commerciali Italia-URSS erano buoni, considerato che l'Italia era pur sempre un paese NATO.

BlSabbatH
Inviato: 26/3/2008 21:33  Aggiornato: 26/3/2008 21:36
Mi sento vacillare
Iscritto: 10/9/2005
Da: Bergamo
Inviati: 837
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
E' quindi ovvio che a far fuori Moro è stato il KGB.

te l'ha detto Scaramella o Guzzanti?
Citazione:
Ma infiltrare le BR per poi guidarle a rapire e uccidere Moro - dopo due mesi di sequestro - sarebbe stata un'operazione cervellotica, e forse inutile.

le BR sono state fondate nel 1970, e ad essere particolarmente ingenui, si può pensare che furono già infiltrate l'anno successivo.. a pensar male invece (che quasi sempre ci si azzecca) che furono fondate apposta per la strategia della tensione, che ricordo, essere iniziata 9 anni prima di tale rapimento, a piazza fontana..
edit: è come avere una macchina da 8 anni, conoscerla a puntino e non usarla (facilmente) quando serve..

scusami se insisto

-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
Pyter
Inviato: 26/3/2008 21:49  Aggiornato: 26/3/2008 21:49
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Oldboy:
gli analisti americani auspicavano l'entrata del PCI al governo

Si...e Mario Capanna Ministro degli Esteri.

Ricordiamoci che si era su due piani: uno politico, l'altro SOCIALE.
Se pur era vero che il partito comunista non era comunista era però vero che la Società era DIVISA, il POPOLO era diviso e molta gente prendeva sul serio
le ideologie.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Oldboy
Inviato: 26/3/2008 21:56  Aggiornato: 26/3/2008 21:57
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Pyter,

guarda che l'idea di portare il PCI al governo, per logorarlo e privarlo del ruolo di oppositore, non era per nulla balzana, anzi.
Era la stessa idea di parecchi dirigenti della DC, e non ci sarebbe da stupirsi se fosse condivisa anche dagli analisi della CIA all'Ambasciata americana.

Sta di fatto che il PCI subisce una dura sconfitta alle elezioni del 1979, dopo tre anni di compromesso storico (prima progettato e poi in parte attuato, con l'entrata del PCI nella maggioranza fino all'inizio dello stesso anno).
Questo dimostra che lo stesso elettorato pciista rifiutava di votare per un partito di governo alleato dei democristiani.

redna
Inviato: 26/3/2008 22:03  Aggiornato: 26/3/2008 22:03
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Questo dimostra che lo stesso elettorato pciista rifutava di votare per un partito di governo alleato dei democristiani.
---
Poteva anche significare che la classe dirigente (leggi DC) senza Moro per i comunisti non era affidabile...o forse sentivano odore di 'inciucio?

Per quanto riguarda la CIA e l'ambasciata americana....lo sappiamo che è proprio da li che arriva l'avvallo ....per i vari personaggi che hanno popolato e popolano la nostra politica ( e dal vaticano che è stato fin dall'inizio il garante degli anglo-americani....e poi non ha più smesso,a quanto pare).

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
HAVEADREAM
Inviato: 26/3/2008 22:10  Aggiornato: 26/3/2008 22:10
Ho qualche dubbio
Iscritto: 26/8/2005
Da:
Inviati: 209
 Re: Indagine sul caso Moro
Già le dichiarazioni e i pareri discordanti dei due tra i capi storici delle BR, Curcio e Franceschini lasciano già intendere che qualcosa NON sappiamo.
Curcio afferma nel suo libro "A viso aperto" che le BR erano preparate militarmente, mentre Franceschini in una intervista televisiva ha affermato di essere rimasto "sorpreso" dalla capacità militare delle BR.
Ma si conoscono 'sti signori, o qualcuno recita a soggetto?

Poi se si ascolta Moretti, Morucci e compagnia cantando, le versioni cominciano ad essere altre ancora.

E' evidente che non è servita la lezione del "quarto uomo" Germano Maccari, che secondo il "gruppo di fuoco" guidato da Moretti non sarebbe mai esistito......

Kolza
Inviato: 26/3/2008 22:35  Aggiornato: 26/3/2008 22:35
Mi sento vacillare
Iscritto: 2/6/2004
Da: MMMMMMonza
Inviati: 916
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Colpi di Stato gli USA ne hanno organizzati a decine (anche se nessuno in Europa, a dire il vero)


Ah si? E quello in Grecia del 1967, detto anche "dei colonnelli"?

shm
Inviato: 26/3/2008 22:48  Aggiornato: 26/3/2008 22:49
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 17/8/2007
Da: perugia
Inviati: 1802
 Re: Indagine sul caso Moro
...

“Se un ebreo ortodosso mi considera "immondo" o mi saluta per primo per non dover essere costretto a rispondere al mio saluto, la cosa non preoccupa più di tanto.” (John)
9/11 anomalies
pereira
Inviato: 26/3/2008 23:19  Aggiornato: 26/3/2008 23:19
So tutto
Iscritto: 26/3/2008
Da:
Inviati: 5
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:

E' quindi ovvio che a far fuori Moro è stato il KGB.

Mi sembra, a parer mio, tirata per i capelli stà conclusione.
Quale sarebbe stato il meccanismo per il quale una volta arrivato al potere il PCI avrebbe perso consensi?

Pyter
Inviato: 26/3/2008 23:28  Aggiornato: 26/3/2008 23:28
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Pyter:
E' quindi ovvio che a far fuori Moro è stato il KGB.
pereira :
Mi sembra, a parer mio, tirata per i capelli stà conclusione.

Pyter:
E' OVVIO che è tirata per i capelli:
Per il semplice motivo che era una frase palesemente IRONICA.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
pereira
Inviato: 26/3/2008 23:37  Aggiornato: 26/3/2008 23:37
So tutto
Iscritto: 26/3/2008
Da:
Inviati: 5
 Re: Indagine sul caso Moro
Pyter:

Per il semplice motivo che era una frase palesemente IRONICA.

Pereira:

Ops!!! non l'ho capita.

Redazione
Inviato: 26/3/2008 23:59  Aggiornato: 27/3/2008 0:12
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Indagine sul caso Moro
Come prima giornata di caccia direi che abbiamo portato a casa pochino: tanti link generici, ma di “fatti” utili e verificabili solo 3: la stampatrice, lo scioglimento degli apparati antiterrorismo, e la discordanza fra Curcio e Franceschini.


(BIGLIE) Il brano in cui si parla della macchina stampatrice rinvenuta all'interno della tipogravia BR in via Foà, stampatrice già in possesso dell'allora RUS (Raggruppamento Unità Speciali) del Sisde, uno degli uffici che dirigeva GLADIO. Che altre prove servono?

http://www.fisicamente.net/index-593.htm

***

(HOLDEN) Una stampatrice proveniente dal RUS del SISMI , l'ufficio che si occupava della gestione dei corpi speciali come GLADIO , era finita nella tipografia di via Foà dove venivano stampati i volantini delle BR e di gruppi appartenenti all'ultrasinistra e all'Autonomia.

http://cloroalclero.blogspot.com/2007/06/laffaire-moro-esclusivo-i-parte.html

http://www.almanaccodeimisteri.info/relazioneBielli.htm


(HOLDEN) L'irruzione nella tipografia avviene il 17 maggio, otto giorni dopo l'uccisione di Moro. All'interno la polizia trova una macchina stampatrice AB DIK 360 proveniente dal Rus (reparto unità speciali), uno degli uffici del Sismi - lo sappiamo solo adesso - da cui dipende "Operazione Gladio". Con quella macchina le Brigate rosse stampavano i loro volantini durante il sequestro. A portarla nella tipografia, stabiliranno le indagini, era stato il solito Moretti.

http://www.macchianera.net/2004/04/12/il_caso_moro_3.html

***

(FLORIZEL) "Poco prima del rapimento Moro erano stati sciolti apparati antiterrorismo come l'ispettorato antiterrorismo del questore Santillo ed il nucleo antiterrorismo del generale Dalla Chiesa, lasciando scoperta un'attività di intelligence assai importante." http://culturitalia.uibk.ac.at/paginaitaliana/moro/moro_resoconto.html

***

(HAVEDREAM) Curcio afferma nel suo libro "A viso aperto" che le BR erano preparate militarmente, mentre Franceschini in una intervista televisiva ha affermato di essere rimasto "sorpreso" dalla capacità militare delle BR.

***

Per il resto, molte affermazioni interessanti, ma non supportate:


(SIGMATAU) – [Moretti] cresce in una famiglia di stampo nettamente ‘conservatore’ e con conoscenze assai ‘altolocate’. A scuola è ricordato da compagni e insegnanti come ‘estremista di destra’
- quando si trasferisce nel ‘68 a Milano non partecipa in alcun modo alle turbolente manifestazioni che ancora oggi caratterizzato quell’anno nella ‘memoria collettiva’
- assunto alla Sit-Siemens entra in contatto con il Collettivo Politico Metropolitano, movimento fondato da Renato Curcio e Mara Cagol che poi diverrà il ‘nucleo storico’ delle BR, ma solo tre anni più tardi, nel 1971, ne entrerà a far parte
- nel 1974 Curcio e Franceschini, i ‘capi storici’ delle BR che, in contrasto cin Moretti, promuovevano una linea di ‘violenza simbolica’ che escludeva stragi e ‘assassini mirati’ , sono arrestati a Pinerolo in conseguenza della delazione di Fratello Mitra [al secolo Silvano Girotto…]. Moretti avrebbe dovuto cadere anch’egli nella rete, ma viene avvertito da una misteriosa ‘telefonata anonima’ a non recarsi al luogo dell’appuntamento. In seguito sosterrà di non aver potuto in alcun modo avvertire i ‘compagni’ della imboscata preparata per loro
- divenuto capo incontrastato del movimento Moretti impone subito la ‘linea dura’ che si concreterà quattro anni dopo con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. La ‘ristrutturazione’ delle BR da lui operata farà sì che ciascun membro del movimento in pratica conoscesse solo l'elemento della 'piramide' i posto ‘immeditamente sopra’ o ‘immdiatamente sotto’ rispetto a lui, da cui rispettivamente ricevere e a cui trasmettere ordini operativi. Di fatto da quel momento in poi Moretti sarà il solo a conoscere tutti i dettagli operativi delle BR e nessuno sa ancora oggi chi stesse sopra di lui nella ‘piramide’
- durante la prigionia di Aldo Moro Moretti fu il solo a diretto contatto permanente con il prigioniero e fu il solo ad interrogarlo. Fu lui poi a raccogliere il ‘Memoriale Moro’, del quale solo in parte sono state rinvenute poi delle copie. Nessuno è mai stato in grado di stabilire quanto materiale informativo riservato e attinente la sicurezza nazionale sia stato acquisito da Moretti nel corso di quegli ‘interrogatori’ e a chi sia stato consegnato
- Moretti è stato l’ultimo leader delle BR ad essere arrestato [1981] e il primo a beneficiare della ‘semilibertà’ [1994], non ostante la condanna a sei ergastoli e il fatto che non si sia mai dissociato dalla lotta armata. Da 14 anni lavora [con retribuzione adeguata all’incarico…] come dirigente informatico presso la Regione Lombardia

***

(OLDBOY) ci sono documenti CIA - desecretati negli ultimi anni - in cui gli analisti americani consigliano un accordo con il PCI di Berlinguer. Portare il PCI al governo sarebbe stata la cosa più utile, per stabilizzare la situazione politica italiana, proprio nell'interesse americano.

***

(BIGLIE) Segnalo la dichiarazione della figlia di Moro sul fatto che il padre doveva trovarsi sull'Italicus il giorno della strage (sarebbe interessante recuperare questa dichiarazione).

***

(REDNA) Il maresciallo Lonardi fu il primo ad essere ucciso da un personggio vestito da aviere.Gli fu sparato dal finestrino. Questo personaggio NON si è MAI trovato.

***

Come "collettivo di investigazione" non siamo proprio il massimo...

beat
Inviato: 27/3/2008 0:18  Aggiornato: 27/3/2008 0:18
Ho qualche dubbio
Iscritto: 28/2/2006
Da:
Inviati: 288
 Re: Indagine sul caso Moro
salute,
moro-moretti-morucci
via gradoli....solo depistaggio, il presidente non fu mai in quel loco...ma forse come dice il buon franceschetti...messaggio criptato....grado 51 o maestro del gladio...
via caetani....teatro principale del sequestro e dell'omicidio.
moretti....figlio n.n. sotto la tutela dei marchesi casati e studi scuole private di alto livello....villa di arcore per intenderci
piazza delle 5 lune...film interessante, criptico, verosimile....
pentalfa cerchiato e b.r.di lato....oBRa de dio
e poi ci sono tutta una serie di coincidenze, misteri che continuano a rimanere irrisolti....vedi i vari OP di pecorelli(fratello) riportati nel blog di franceschetti....decisamente molto valido ed esauriente....
a proposito se capita firmate la petizione sulla maTToneria.
salute a tutti

gobbo
Inviato: 27/3/2008 1:18  Aggiornato: 27/3/2008 1:42
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 19/9/2005
Da: Neverland
Inviati: 1347
 Re: Indagine sul caso Moro
Fatto N° 1:
Il Primo comunicato(file in pdf) delle BR dove viene annunciato il sequestro dice in modo inequivocabile:
I comunicati verrano battutti tutti con la stessa machina:questa.
Fatto N°2 :
Il falso comunicato N.7 quello dove si annuncia l’avvenuta esecuzione di Moro, il cui corpo si troverebbe “nei fondali limacciosi del lago della Duchessa.”
è stato prodotto dal falsario Antonio Chichiarelli
il quale era elemento di spicco della banda della Magliana e nello stesso momento era legato anche ai servizi segreti.
Fatto N°3:
Secondo i proff. Mario Franco e Mario Sorrentino che sono autori di quasi tutte le perizie grafiche e dattilografiche del Caso Moro, il comunicato N.1 e il falso comunicato N.7 sono stati redatti dalla stessa machina da scrivere o dalla stessa testina rotante.

Riflessione
Visto i fatti le domande sono due :
Che fine hanno fato i veri comunicati delle BR se mai ci sono stati e perché le BR non hanno mai disconosciuto la paternità del Comunicato N.1 ?
Le implicazione del caso sul Comunicato N.1 sono facilmente intuibili.

Fatto N°4
L’ANSA nella giornata di 18 Marzo riporta questo comunicato alle ore 18:13 – "valide ai fini delle indagini sono state considerate dagli inquirenti le fotografie che la signora Cristina Rossi, abitante in via Fani, ha scattato dalla finestra della sua abitazione mentre era in corso la sparatoria. Il negativo del rollino scattato dalla testimone è stato passato dai funzionari della questura al magistrato inquirente che lo ha esaminato, mantenendo tuttavia sul suo contenuto uno stretto riserbo".
Più tardi l'ANSA precisa che la donna si chiama Giuseppina Rossi (e non Cristina) e che è stato il marito a scattare le foto.

Riflessione
Su queste foto si sono fatti molte speculazioni, ma rimane sempre una semplice domanda:
Che fine hanno fatto i rullini?


il gobbo

I LINK.VOGLIO VEDERE I LINK,PLEASE.
hi-speed
Inviato: 27/3/2008 1:43  Aggiornato: 27/3/2008 1:45
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/12/2004
Da: preda lunga
Inviati: 3211
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Come prima giornata di caccia direi che abbiamo portato a casa pochino: tanti link generici, ma di “fatti” utili e verificabili solo 3: la stampatrice, lo scioglimento degli apparati antiterrorismo, e la discordanza fra Curcio e Franceschini.


Bastano ed avanzano con il riporto.

Ne bastava una di queste a caso nel 1980 per farci balzare dalle sedie. Ricordo ai tempi del sequestro i discorsi increduli della gente sulla disinvoltura con cui le presunte BR si destreggiavano a Roma per i comunicati e per i rifugi. E pure gli sfottò a caramba e pula.

Aggiungiamoci anche i due fatti citati da Gobbo.

Hi-speed

Cosa Sta Succedendo? Madre, madre Ci sono troppi di voi che piangono Fratello, fratello, fratello Ci sono troppi di voi che stanno morendo Sai che dobbiamo trovare una maniera Per portare un pò di amore qui oggi
Holden
Inviato: 27/3/2008 2:25  Aggiornato: 27/3/2008 2:25
Ho qualche dubbio
Iscritto: 24/9/2005
Da:
Inviati: 48
 Re: Indagine sul caso Moro
Se può servire...
link

Piuttosto interessante. Si parla del caso Moro nella puntata "Storia delle Brigate Rosse - 1" (verso la fine). Ma per avere una visione più globale dell'intreccio degli eventi, e per meglio mettere a fuoco alcuni argomenti, consiglio anche la visione delle puntate: "Storia delle BR -2", "La stagione delle stragi" e "Poteri occulti", presenti qui), più questa: "Le lettere di Moro", presente qui.

Saluti.

marco_m
Inviato: 27/3/2008 3:21  Aggiornato: 27/3/2008 3:21
Ho qualche dubbio
Iscritto: 26/3/2008
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
cerco di attenermi alle condivisibili indicazioni; premetto solo che voglio occuparmi di un paio di dettagli, ovverosia la famosa 128 bianca con targa diplomatica su cui avrebbero preso posto Moretti e la Faranda, e la nazionalità di alcuni membri del commando.
FATTO: in via Fani NON vi fu alcun tamponamento violento tra la 128 bianca e la 130 blu; uno sguardo a foto e filmati dell'epoca permette di vedere che i paraurti delle due auto sono perfettamente intonsi, e che sull'asfalto non vi è traccia alcuna di frenate.
FATTO: stando all'autopsia effettuata sui corpi dell'autista della 130 blu di Moro e del caposcorta Leonardi che gli sedeva a fianco (ricordiamo che sulla Fiat 130 blu c'erano l'autista, il caposcorta sul sedile del passeggero, e il solo Moro sul divano posteriore), entrambi sono stati uccisi da colpi che provenivano da dietro e che li hanno "attinti", come si dice in gergo, alla schiena. A entrambi è stato poi sparato alla testa un colpo di grazia. Ciò significa, come efficacemente ricostruito da Minoli alcune sere fa, che gli occupanti della 128, che precedeva la 130, sono scesi ognuno dal proprio lato, si sono diretti verso la 130, sono giunti all'altezza delle portiere posteriori, si sono girati e hanno fatto fuoco verso i due occupanti i sedili anteriori, colpendoli alla schiena con un tiro incidente di circa 45 gradi diretto in avanti, la sola modalità che desse la certezza assoluta di 1) non colpire Moro; 2) non colpirsi a vicenda (visto che sparavano da entrambi i lati della vettura).
IPOTESI: sulla base di questi fatti, ritengo che l'ipotesi più logica e, a mio avviso, l'unica che spieghi razionalmente i fatti, sia che la famosa 128 bianca con targa diplomatica fosse in realtà parte integrante del corteo delle auto di Moro. Mi spiego meglio: credo che qualcuno abbia comunicato a Leonardi che, quella mattina, un'auto civetta della polizia ("la riconoscerete facilmente, ha targa CD e a bordo ci sono un uomo e una donna") si sarebbe unita al corteo lungo il tragitto e li avrebbe guidati lungo un percorso sicuro (così si spiegano la scelta altrimenti cervellotica di usare una targa diplomatica, che sembra fatta apposta per attirare l'attenzione, e la certezza matematica del commando che Moro sarebbe transitato proprio in via Fani). Questo "qualcuno", ovviamente, non poteva che essere un funzionario di grado sufficientemente elevato da potersi permettere di dare indicazioni al caposcorta del Presidente della Repubblica in pectore. A questo punto si può azzardare una ricostruzione della scena: la 128 si ferma allo stop e, ordinatamente, frenano e si fermano anche la 130 e l'Alfetta bianca con i 3 poliziotti a bordo. L'uomo e la donna scendono e si avviano tranquillamente verso la 130; Leonardi non ha nulla da temere, i due, per quel che ne sa, sono poliziotti (può anche essere che si fosse comunicato a Leonardi la necessità di trasferire Moro sulla 128 per maggiore sicurezza, data la delicatezza e la tensione di quel giorno). Una volta giunti all'altezza delle portiere posteriori, con Moro forse pronto a scendere non appena i due gli avessero aperto la portiera, accade l'incredibile: i due finti poliziotti estraggono armi corte (direi pistole o pistole mitragliatrici ultra compatte come le skorpion) e con due brevi raffiche quasi a bruciapelo uccidono i due carabinieri. È solo a questo punto che i 4 o 5 avieri sbucano fuori, corrono verso l'Alfetta e sparano senza alcuna remora lunghe raffiche dal lato sinistro, tanto a bordo ci sono solo poliziotti e Moro è già inerme. Il famoso super-killer, poi, come riportato dai testimoni, fa un balzo per portarsi quasi dietro l'Alfetta, in modo da colpire l'unico poliziotto che è riuscito a reagire ed è sceso dal lato destro. Verrà infatti ucciso da una raffica alla schiena.
COROLLARIO: nell'azione di via Fani sono coinvolti gli apparati della forza italiani (o pezzi di tali apparati), visto che hanno ingannato Leonardi e pianificato il trucco della 128 con targa CD; tra gli "avieri" c'erano probabilmente almeno due tedeschi, verosimilmente esponenti della Raf, visto che: 1) i testimoni hanno sentito uno degli avieri parlare in tedesco; 2) le modalità dell'azione sono la fotocopia del sequestro Schleyer del '77; 3) il nome dato dalle bierre all'azione era Operazione Fritz (certo, ci possono essere mille spiegazioni diverse per questo, tra cui quella degli stessi brigatisti, ossia che Fritz si riferisse alla frezza bianca dei capelli di Moro; però i bierre sono bugiardi matricolati, per cui...)

_gaia_
Inviato: 27/3/2008 9:52  Aggiornato: 27/3/2008 10:12
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 23/2/2006
Da:
Inviati: 1460
 Re: Indagine sul caso Moro
Redaziù
Citazione:
Come prima giornata di caccia direi che abbiamo portato a casa pochino: tanti link generici, ma di “fatti” utili e verificabili solo 3: la stampatrice, lo scioglimento degli apparati antiterrorismo, e la discordanza fra Curcio e Franceschini

Ma i link del buon Pausania non se li è filati nessuno?

Li riporto con qualche stralcio, magari a qualcuno viene la curiosità di sfogliarsi per bene tutto il blog di Paolo Franceschetti, che definire 'ricco di informazioni' è eufemistico.

Riporto qualche stralcio ma davvero consiglio di leggersi tutto, perché ogni riga è un concentrato di fatti interessanti.


Moro fu davvero rapito dalle BR?

"L'azione militare di via Fani viene subito definita da un anonimo ufficiale dei servizi segreti «un gioiello di perfezione» attuabile solo «da due categorie di persone: militari addestrati in modo sofisticato, oppure (il che è lo stesso) da civili che si siano sottoposti a un lungo e meticoloso training in basi militari specializzate in operazioni di commando».
(...)
l'abilità del tiratore scelto di via Fani non poteva non presupporre un addestramento costante, quasi quotidiano, che in Italia possono consentirsi solo pochi uomini”.
I brigatisti non avevano alcun addestramento: “Morucci confermerà che la sola esercitazione affrontata dal commando brigatista prima dell'azione di via Fani era stata tenuta nel giardino di una villa a Velletri (ovviamente, si era trattato di una esercitazione senza "bersagli", né armi e pallottole, poiché gli spari avrebbero creato allarme nelle vicine abitazioni)"

(...)

Ad agevolare la fuga del commando un improvviso black-out interrompe le comunicazioni telefoniche della zona.
Ma il mistero Sip non si conclude con il back-out del 16 marzo 1978.
"Si susseguono durante i 55 giorni di prigionia dell’On. Moro, strane quanto improbabili coincidenze legate all’azienda dei telefoni: il 14 aprile alla redazione de Il Messaggero, è attesa una telefonata dei rapitori; vengono così raccordate in un locale della polizia, per poter stabilire la derivazione, le sei linee della redazione del giornale. Ma al momento della chiamata la Digos accerta l’interruzione di tutte e sei le linee di derivazione e non può risalire al telefonista... L’allora capo della Digos parla, nelle sue dichiarazioni agli inquirenti, di totale non collaborazione della Sip. ...In nessuna occasione fu individuata l’origine delle chiamate dei rapitori: eppure furono fatte due segnalazioni… L’allora direttore generale della Sip era iscritto alla P2, Michele Principe".
Piccolo Particolare:
Circa la vicenda della Sip si legge (Unità dell’11 luglio 1991) in uno scritto di Vladimiro Settimelli:
<Una Gladio della Sip allertata il giorno prima del sequestro Moro. Il nucleo occulto opera ancora nel campo dei telefoni>

(...)

All’interno del famigerato Centro studi Scontrino di Trapani: "la polizia trovò le carte segrete di una serie di logge massoniche coperte, punto d’incontro di massoni, templari, politici, appartenenti a servizi segreti d’Occidente e d’Oriente(...)"
Cosa ci faceva una foto di Moro, con alcune iscrizioni massoniche apposte sulla stessa fotografia, all’interno del Centro studi Scontrino di Trapani?
(...)
"Al di là delle ipotesi, rimane comunque il dato di fatto del rinvenimento, in una loggia massonica, di una fotografia di Aldo Moro del tutto particolare: massoniche erano, infatti, anche alcune iscrizioni apposte sulla stessa fotografia. Queste scritte non furono mai decifrate: la foto, a quanto pare, scomparve immediatamente dagli atti del processo".

(...)

E’ il 02 aprile1978 quando nel corso di una seduta spiritica a cui partecipava, tra gli altri, anche Romano Prodi (recentemente coinvolto in una inchiesta riguardo a truffe ai danni della Comunità europea, che lo indica come affiliato ad una loggia massonica di San Marino) emerge il nome Gradoli.
Era il nome della via in cui si trovava il covo delle Br o quella seduta spiritica aveva un significato più profondo?
Vista l’ingombrante presenza della Massoneria in tutta la vicenda Moro perché non provare a leggere la cosa diversamente?
"Se fosse stato un segnale inviato a chi era in grado di capirlo perché iniziato a quel particolare linguaggio cifrato?
Se il codice fosse stato, per esempio, quello rosacrociano, le lettere indicate dal piattino avrebbero potuto non formare il nome del paesino sul lago di Bolsena, ma essere lette come GRADO-LI (grado 51). Si sarebbe rinviato, cioè, a un livello ancora più occulto del trentatreesimo, un gradino più alto della gerarchia massonica conosciuta. Quale poteva essere questo misterioso Grado LI? Un rarissimo testo pubblicato in Francia intorno al 1870 da Ely Star (pseudonimo di un seguace di Péladan e di Flam-marion), Les Mystères de l'horoscope, svela che nel Cercle de In Rose + Crobc il Grado LI corrisponde al Maìtre du Glai-ve, il Signore del Gladio.

(...)

A Pecorelli legato ai servizi segreti, alla massoneria e buon conoscitore del linguaggio degli iniziati non sfugge uno “strano necrologio” e il 15 marzo, ovvero il giorno prima dell’agguato di via Fani, l’agenzia "Op" scrive:
«Mercoledì 15 marzo il quotidiano "Vita sera" pubblica in seconda pagina un necrologio sibillino:
"2022 anni dagli Idi di marzo il genio di Roma onora Cesare 44 a.C.-1978 d.C.".
Proprio le idi di marzo del 1978 il governo Andreotti presta il suo giuramento nelle mani di Leone Giovanni. Dobbiamo attendere Bruto? Chi sarà? E chi assumerà il ruolo di Antonio, amico di Cesare? Se le cose andranno così ci sarà anche una nuova Filippi?».
Aldo Moro come Cesare?



Tra i commenti al post, c'è anche questo:

MORO, in via Fani, NON ERA IN AUTO.
E’ una spiegazione plausibile alle tante stranezze. Infatti basta pensare che:
- Il commando esplode contro le due auto almeno 93 colpi…tutti morti e Moro resta illeso? Questo è più di un miracolo.
- Nessuno vede Moro uscire dall’auto in via Fani, le testimonianze parlano di un uomo della corporatura di Moro…che è ben altra cosa. Anche’io ho la corporatura di Woody Allen ma non siamo neanche parenti;
- Questo spiegherebbe anche perchè gli uomini della scorta dovevano morire… avrebbero potuto dire che Moro non era in auto;
- A conferma di ciò basti dire che Moro, nelle lettere dal carcere, non fa un solo accenno agli uomini della scorta trucidati sotto i suoi occhi. Eppure era un uomo religioso, perché? Forse perché non lo sapeva?
- Non a caso Pecorelli, nel pezzo citato nell’articolo, parla di uomini mandati all’assalto dell’auto del Presidente (si badi bene…dell’auto) ed è questo il particolare da tenere a mente.



Il blog è questo:
http://paolofranceschetti.blogspot.com


Ricordo anche l'altro link postato da Pausania:
www.archivioflamigni.org

redna
Inviato: 27/3/2008 10:20  Aggiornato: 27/3/2008 10:20
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
MORO,in Via Fani, NON ERA IN AUTO
---
Dopo 30anni abbiamo capito che quando si sparano tutto quei colpi è difficile,anche per il più esperto e in uno spazio piccolo come l'abitacolo dell'auto, rimanere illesi.
Questo è successo a Moro.
Ma se rteniamo che NON fosse in auto,allora la persona al suo posto poteva benissimo avere una protezione anti-proiettili.
I testimoni dicono che un uomo è uscito dalla macchina e era vicino ad un giovane. Quindi non è stato tirato fuori a forza dalla macchina, ma è uscito a piedi e comminava vicino ad un'altra persona...dopo che aveva visto la mattanza degli agenti di scorta, chi poteva restare in piedi e camminare?Verosimilmente era in preda al panico....Ma è un uomo tranquillo che cammina la prima descrizione dei testimoni.


Resta aperto l'interrogativo: se Moro non era in auto, quel 16marzo1978, dove si trovava?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
silviober
Inviato: 27/3/2008 11:00  Aggiornato: 27/3/2008 11:00
Ho qualche dubbio
Iscritto: 31/5/2006
Da: In bilico
Inviati: 66
 Re: Indagine sul caso Moro
Scusa Massimo ma:
>>Moretti è stato l’ultimo leader delle BR ad essere arrestato [1981] e il primo a beneficiare della ‘semilibertà’ [1994], non ostante la condanna a sei ergastoli e il fatto che non si sia mai dissociato dalla lotta armata. Da 14 anni lavora [con retribuzione adeguata all’incarico…] come dirigente informatico presso la Regione Lombardia<<
mi sembrano fatti, precisi e controllabili. E se pensi a CHI comanda qui in Regione Lombardia (esperienze dirette, non sentito dire...), e non da poco tempo, potresti risalire per li rami e trarne qualche logica conseguenza. Ciao

Citazione:
Finché la gente accetterà la spazzatura, sarà redditizio venderla
sigmatau
Inviato: 27/3/2008 11:35  Aggiornato: 27/3/2008 14:04
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi
per prima cosa prendo atto della ‘ramanzina’ affibiatami da Massimo e corro subito ai ripari. Le ‘notizie’ da me riportate riguardo a Mario Moretti sono tratte da…

http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Moretti

Dal momento che non si tratta in sé di notizie ‘sconvolgenti’ e anzi sono in gran parte note ai più non mi è parso necessario esibire ‘certificati di autenticità’, che comunque per andare sul sicuro d’ora in poi esibirò ogni volta che citerò qualcosa. Esaminando separatamente ciascuna di quelle ‘notizie’, nessuna sembra essere particolarmente ‘eclatante’. L’insieme però si deve convenire che fornisce un ‘profilo’ di Mario Moretti assai… come dire… assai ‘sconcertante’…

Molto interessante la ‘tesi’ portata avanti dal ‘nuovo utente’ marco_m, il quale, a giudicare dai numerosi e dettagliati partiocolari citati, evidentemente da lungo tempo deve essersi interessato alla ‘Vicenda Moro’ . Dal momento che io sono uno che bada ai ‘particolari’ [al punto che spesso mi sfuggono dati essenziali…], sono stato attratto molto dalle seguenti righe…

… l'uomo e la donna scendono e si avviano tranquillamente verso la 130. Leonardi non ha nulla da temere, i due, per quel che ne sa, sono poliziotti [può anche essere che si fosse comunicato a Leonardi la necessità di trasferire Moro sulla 128 per maggiore sicurezza, data la delicatezza e la tensione di quel giorno]. Una volta giunti all'altezza delle portiere posteriori, con Moro forse pronto a scendere non appena i due gli avessero aperto la portiera, accade l'incredibile: i due finti poliziotti estraggono armi corte [direi pistole o pistole mitragliatrici ultra compatte come le Skorpion] e con due brevi raffiche quasi a bruciapelo uccidono i due carabinieri. È solo a questo punto che i 4 o 5 avieri sbucano fuori, corrono verso l'Alfetta e sparano senza alcuna remora lunghe raffiche dal lato sinistro, tanto a bordo ci sono solo poliziotti e Moro è già inerme. Il famoso super-killer, poi, come riportato dai testimoni, fa un balzo per portarsi quasi dietro l'Alfetta, in modo da colpire l'unico poliziotto che è riuscito a reagire ed è sceso dal lato destro. Verrà infatti ucciso da una raffica alla schiena…

Essendoci stati ben cinque processi sul ‘Caso Moro’, si deve arguire che tutti i dettagli della ‘sparatoria’ in via Fani dovrebbero essere stati ’passati al setaccio’ e nessun dubbio debba più sussistere. Viceversa quello che si può affermare con sicurezza è che non si sa ancora con precisione quali armi e quanti ‘killer’ abbiano sparato quel giorno. Riporto alcune fonti…

http://www.pagine70.com/vmnews/wmview.php?ArtID=512

Le armi usate sono disparate: una Smith & Wesson calibro 9 parabellum [8 colpi], una Beretta 52 calibro 7,65 [4 colpi], una pistola mitragliatrice calibro 9 parabellum, una Tz 45 [5 colpi],una Beretta M12 [3 colpi], un Fna o uno Stern [49 colpi]. Sono ben 45 i colpi che investono gli uomini della scorta; Ricci, Rivera e Iozzino hanno ricevuto il colpo di grazia…

http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronaca/italia/12334/trentanni-leccidio-fani.htm

Non e' stato mai chiarito se il fuoco fosse incrociato, e quindi la pioggia di colpi partisse da entrambi i lati della vial dubbio venne ai periti balistici quando esaminarono i tramiti dei fori dei proiettili sui corpi degli uomini della scorta del Presidente.
Secondogli esperti (i documenti sono disponibili anche su internet), inoltre, l'azione e' stata messa a segno essenzialmente da due persone: una spara 49 colpi, l'altra 22 su un totale di 91. L'arma che ha esploso i 49 colpi, uno Sten o un Fna 43, non si e' mai ritrovata.

Un testimone raccontera' che il killer fa fuoco con la mano guantata sulla canna per colpire con maggiore precisione. Dopo aver raggiunto Leonardi e Ricci, fa un balzo indietro per allargare il raggio d'azione e puntare sull'Alfa di scorta. Le altre armi sparano molto meno: 4 colpi una, 2 quella di Raffaele Fiore e 8 la Smith&Wesson poi ritrovata in possesso di Prospero Gallinari.

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_20693400.html

I primi a cadere furono, dopo che erano stati infranti i vetri anteriori, Ricci e Leonardi, l'autista e il capo scorta di Aldo Moro. Breve efficace, una "azione esemplare" nonostante la dichiarata approssimazione della preparazione militare del commando. I colpi furono sparati da distanza ravvicinata… Questo il "racconto-base" del rapimento fatto da Valerio Morucci, il primo a dare il quadro dell'assalto e a cui si sono rifatti tutti. Tre della scorta, in un mare di sangue, furono finiti con un colpo di grazia alla nuca: Iozzino, Leonardi e Ricci. Solo Iozzino sparò due colpi ma fu subito freddato da altri due assalitori in borghese. Dalle prime dichiarazioni i Br sono via via passati da 7 a 8, poi a 9, poi a 10 ed infine ad 11 (con l'aggiunta della Algranati, poi assolta, ed Etro)… La perizia balistica stabilì che vennero esplosi almeno 91 colpi; 49 furono sparati da una sola arma, uno Fna 43 o uno Sten; 22 da una pistola mitragliatrice, 5 e 3 da altre due pistole-mitra e infine 8 e 4 da due pistole semi automatiche. L'uomo che spara più colpi era in divisa e mostrava grande padronanza. E' lui che fa il grosso del ‘lavoro’ insieme a colui che spara 22 colpi. Nella ricostruzione fatta da Morucci i Br sparano dal solo lato sinistro ma ciò non è vero. Ricci cade a sinistra, Leonardi colpito anche destra mentre cerca di girarsi per coprire Moro. Sono i due specialisti che sparano sulla macchina di Moro senza che il presidente venga colpito. Una perizia, durante il Moro-quater, ha accertato che a via Fani sparò un numero di armi superiore a quello dichiarato dai Br. Almeno 7 e non sei, da destra e sinistra: 4 mitra, 2 pistole semi automatiche -impugnate da due persone- e probabilmente un'altra arma che utilizzava proiettili calibro 7,65 parabellum. Ma i Br affermano che spararono solo in quattro: Bonisoli, Fiore, Gallinari e Morucci. A Bonisoli, però, il mitra si inceppò subito, quello di Morucci ‘quasi subito’. A Gallinari accadde a metà raffica. Fiore ha detto che il suo M12 si inceppò ‘subito’, che sfilò il caricatore e lo sostituì, ma che non partì alcun colpo. Tutti i mitra si incepparano. Chi sparò quindi quel giorno a via Fani?…

http://blog.libero.it/Altaforte/view.php?id=Altaforte&gg=080309&mm=0

Negli istanti successivi i terroristi esplodono un numero impressionante di colpi. Vengono ritrovati 93 bossoli, ma i colpi sparati potrebbero essere di più. In questo inferno di fuoco vengono colpiti tutti gli uomini della scorta di Aldo Moro (Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Raffaele Iozzino e Francesco Zizzi) ma il Presidente della DC resta miracolosamente illeso.Tre uomini della scorta, feriti ma ancora vivi, ricevono il colpo di grazia[1]. Perché? Cosa non dovevano dire?
“Moro non percorreva tutti i giorni la stessa strada: cambiava il percorso in ragione dei vari impegni della giornata…. Eppure, fin dalla sera del 15 marzo i brigatisti attuarono i preparativi per l’imboscata di via Fani: nottetempo vennero squarciate le gomme del pulmino appartenente al fioraio Antonio Spiriticchio che ogni giorno sostava proprio nel luogo dell’agguato. L’audace imboscata terrorista venne preceduta da una meticolosa preparazione logistica: dunque i terroristi fin dal giorno prima avevano l’assoluta certezza che la mattina dopo, verso le ore 9, l’auto di Moro sarebbe transitata in via Fani, e prima ancora che lo avesse stabilito il maresciallo Leonardi”[2].

Come potevano essere sicuri che Moro proprio quel giorno e a quell’ora sarebbe passato da via Fani?
“L'azione militare di via Fani viene subito definita da un anonimo ufficiale dei servizi segreti «un gioiello di perfezione» attuabile solo «da due categorie di persone: militari addestrati in modo sofisticato, oppure (il che è lo stesso) da civili che si siano sottoposti a un lungo e meticoloso training in basi militari specializzate in operazioni di commando». Un parere condiviso anche dal generale Gerardo Serravalle, secondo il quale l'abilità del tiratore scelto di via Fani non poteva non presupporre un addestramento costante, quasi quotidiano, che in Italia possono consentirsi solo pochi uomini”[4].

I brigatisti non avevano alcun addestramento: “Morucci confermerà che la sola esercitazione affrontata dal commando brigatista prima dell'azione di via Fani era stata tenuta nel giardino di una villa a Velletri (ovviamente, si era trattato di una esercitazione senza "bersagli", né armi e pallottole, poiché gli spari avrebbero creato allarme nelle vicine abitazioni)”[5].

Allora chi ha condotto l’imboscata?

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_20693400.html

I primi a cadere furono, dopo che erano stati infranti i vetri anteriori, Ricci e Leonardi, l'autista e il capo scorta di Aldo Moro. Breve efficace, una "azione esemplare" nonostante la dichiarata approssimazione della preparazione militare del commando. I colpi furono sparati da distanza ravvicinata… Questo il "racconto-base" del rapimento fatto da Valerio Morucci, il primo a dare il quadro dell'assalto e a cui si sono rifatti tutti. Tre della scorta, in un mare di sangue, furono finiti con un colpo di grazia alla nuca: Iozzino, Leonardi e Ricci. Solo Iozzino sparò due colpi ma fu subito freddato da altri due assalitori in borghese. Dalle prime dichiarazioni i Br sono via via passati da 7 a 8, poi a 9, poi a 10 ed infine ad 11 (con l'aggiunta della Algranati, poi assolta, ed Etro)… La perizia balistica stabilì che vennero esplosi almeno 91 colpi; 49 furono sparati da una sola arma, uno Fna 43 o uno Sten; 22 da una pistola mitragliatrice, 5 e 3 da altre due pistole-mitra e infine 8 e 4 da due pistole semi automatiche. L'uomo che spara più colpi era in divisa e mostrava grande padronanza. E' lui che fa il grosso del ‘lavoro’ insieme a colui che spara 22 colpi. Nella ricostruzione fatta da Morucci i Br sparano dal solo lato sinistro ma ciò non è vero. Ricci cade a sinistra, Leonardi colpito anche destra mentre cerca di girarsi per coprire Moro. Sono i due specialisti che sparano sulla macchina di Moro senza che il presidente venga colpito. Una perizia, durante il Moro-quater, ha accertato che a via Fani sparò un numero di armi superiore a quello dichiarato dai Br. Almeno 7 e non sei, da destra e sinistra: 4 mitra, 2 pistole semi automatiche -impugnate da due persone- e probabilmente un'altra arma che utilizzava proiettili calibro 7,65 parabellum. Ma i Br affermano che spararono solo in quattro: Bonisoli, Fiore, Gallinari e Morucci. A Bonisoli, però, il mitra si inceppò subito, quello di Morucci ‘quasi subito’. A Gallinari accadde a metà raffica. Fiore ha detto che il suo M12 si inceppò ‘subito’, che sfilò il caricatore e lo sostituì, ma che non partì alcun colpo. Tutti i mitra si incepparano. Chi sparò quindi quel giorno a via Fani?…

Un bel pasticcio, non è vero?… La Commissione Stragi presieduta dal senatore Giovanni Pellegrino ha cercato di vederci un po’ chiaro ed ha sentito Valerio Morucci, uno dei componenti il ‘gruppo di fuoco’ che ha agito quel giorno. Ecco che cosa ne ha tratto…

Comissione Stragi

FRAGALA’. Signor Morucci, durante il processo lei ha avuto una garbata polemica con le parti civili sul problema del numero degli attentatori di via Fani e da quali parti hanno sparato. Le sue iniziali dichiarazioni sembrano essere state smentite dalla perizia Ugolini che ha dimostrato che gli attentatori sparavano da tutte e due le parti. Lei sa che Franceschini in un recente libro a mo' di romanzo ha sostenuto che il motivo per cui i brigatisti di via Fani erano vestiti con le divise - e quindi contro ogni prudenza di tipo clandestino - è che sparavano da tutte e due le parti - contro ogni prudenza di tipo balistico – trova la sua giustificazione nella presenza di un tiratore scelto che veniva da fuori (quello che viene chiamato Tex Willer da un testimone di via Fani) che con la famosa mitraglietta Skorpion sparò quarantanove colpi su novantuno e fu quello che praticamente uccise tutti gli uomini della scorta. Questa ricostruzione di Franceschini è corretta? Intanto, è vero che i brigatisti erano quattordici e non nove. Lei prima ha detto nove poi si è corretto in dodici, ma risulterebbero quattordici. E’ vero poi che spararono da tutte e due le parti e che vi era un tiratore scelto, che non conoscendo gli altri componenti del commando li fece vestire tutti con una divisa riconoscibile, in modo da non uccidere nessuno dei compagni?

PRESIDENTE. Stempero queste considerazioni facendole diventare domande. Anzitutto vi è il seguente problema: perché in quell'occasione indossate l'impermeabile dell'Alitalia e vi cucite sopra i gradi? Qual è la necessità del camuffamento, che negli altri attentati non avete mai utilizzato?

MORUCCI. Perché in quel caso i tempi di attesa erano imprevedibili. Non solo, ma c'era la possibilità di tornare il giorno dopo, il giorno dopo ancora, e poi chissà quando, perché non c'era assolutamente la certezza che Moro passasse di lì quella mattina.
SARACENI. L'attentato riuscì il primo giorno?

MORUCCI. Sì, il primo giorno. Quindi, la permanenza per troppo tempo in quella via di persone vestite normalmente non era possibile; per altro è una via residenziale, nella quale a quell'ora di mattina non passava praticamente nessuno e ciò ha richiesto di adottare questo stratagemma. Essendo un quartiere residenziale, dei piloti dell'Alitalla potevano non destare sospetto. Per quanto riguarda Franceschini, ha detto lei che Franceschini ha scritto un romanzo e tale rimane, cioè opera di totale fantasia.

FRAGALA’. Ma la perizia balistica non è opera di fantasia.

PRESIDENTE. Secondo la ricostruzione giudiziaria della vicenda, è lei l'uomo che con l'FNA 43 spara quarantanove colpi.

MORUCCI. Esatto, ma il problema è che gli FNA 43 erano due e che la perizia balistica ha accomunato i colpi sparati da entrambe le armi.

PRESIDENTE. L'altro era quello di Fiore?

MORUCCI. Quello di Fiore era un M 12.

PRESIDENTE. Quindi sulla prima macchina sparate lei e Fiore i due mitra...

MORUCCI. Sulla seconda un TZ e un FNA 43. Quindi i quarantanove colpi sono stati tutti accomunati.

PRESIDENTE. L'FNA 43 con cui spara lei non era un'arma delle Brigate rosse.

ZANI. Mi domando che caricatore aveva quest'arma per sparare quarantanove colpi.

MORUCCI. Infatti, è impossibile: quarantanove colpi non entrano in un caricatore.

ZANI. Quanti colpi ha quel caricatore?

MORUCCI. Credo che erano caricati con trentasei-trentotto colpi.

Al di là di evidenti ‘discrepanze’ [chiamiamole così…] presenti nelle varie fonti, sembra accreditata l’ipotesi che la quali totalità dei colpi esplosi quel giorno siano stati sparati da due armi del tipo FNA-43 [rispettivamente 49 e 22 colpi su un totale di 91…]. Domanda ovvia a questo punto è la seguente: di che arma si tratta?… La FNA-43 è un’arma di costruzione italiana così chiamata perché è del 1943 ed è nota proprio per essere stata ampiamente usata dalle formazioni della Repubblica Sociale Italiana. Essa è soprattutto nota con il nome di ‘Mitra Zerbino’ , dal nome dell’allora ministro dell’interno di Mussolini. Dati su quest’arma si possono trovare in…

http://it.wikipedia.org/wiki/FNAB-43

… da cui riportiamo…

Nel 1978, due esemplari di quest'arma, caduti nelle mani delle Brigate Rosse, furono impiegati nella strage di via Fani, che si concluse col sequestro dello statista Aldo Moro. In quella occasione, i colpi sparati furono esplosi prevalentemente dalle due FNAB 43 in dotazione ai terroristi…

Tutto chiaro ragazzi!… uhm!… Il nostro amico marco_m ha accennato al fatto che doveva trattarsi di armi ultracompatte , diversamente non si capisce come i ‘brigatisti’ possano essere arrivati lì senza farsi notare ed averle ‘tirate fuori di tasca’ solo all’ultimo momento. Il sito citato non riporta alcuna fotografia dell’arma in questione. Sapendo che è stata utilizzata dalle formazioni della RSI, non dovrebbe essere difficile rintracciare un qualche foto dell’epoca. Una rapida ricerca mi ha consentito di trovare la bella foto che vedete, dove è ritratto un motociclista della celebre ‘Decima Mas’ …



L’arma in dotazione, il già citato ‘Mitra Zerbino’, è quella portata dal milite 'a tracolla'… davvero ultracompatta, niente da dire!...

saluti!...


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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78


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Sigma ti ho messo a posto il link perchè allargava la pagina.

il gobbo

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
LogorRoico
Inviato: 27/3/2008 11:57  Aggiornato: 27/3/2008 11:57
Ho qualche dubbio
Iscritto: 23/3/2008
Da:
Inviati: 85
 Re: Indagine sul caso Moro
...ma io mi chiedo...in tutto questo, la famiglia Moro, cosa c'entra?
Possibile che non abbiano sospetti/segreti/dubbi da rivelare? Da sottoporre all'opinione pubblica?

Erano in rapporti stretti con tanti dei politici dell'epoca che anche "pour parler"...
Ed invece nulla?

sigmatau
Inviato: 27/3/2008 12:01  Aggiornato: 9/9/2008 21:06
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
silviober: se pensi a chi comanda qui in Regione Lombardia [esperienze dirette, non sentito dire...] e non da poco tempo, potresti risalire per li rami e trarne qualche logica conseguenza…

Molto bene!… se ‘risaliamo per li rami’ occorre andare a vedere chi governava la Regione Lombardia nell’anno 1994, allorché Mario Moretti è stato ‘assunto’ con la qualifica di dirigente presso la suddetta istituzione pubblica… very easy

http://it.wikipedia.org/wiki/Presidenti_della_Lombardia

Fiorella Ghilardotti 12 dicembre 1992-3 giugno1994 PDS

Paolo Arrigoni 3 giugno 1994-27 giugno 1995 LN

Non ‘per sentito dire’, ma per ‘esperienza diretta' la Regione Lombardia è stata targata Partito Democratico di Sinistra fino al 3 giugno 1994 e Lega Nord fino al 27 giugno 1995

saluti!…

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 27/3/2008 12:19  Aggiornato: 27/3/2008 12:33
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau
visto che ti piacciono i particolari,nel post dove facevi la biografia di Moretti ti sei CLAMOROSAMENTE dimenticato CHI era la "sponsor" di Moretti (cioè la Casati-Stampa..omicidio-suicidio...la villa...)

Non è scrivendo centinaia di link che si trova ...quello he ci vogliono celare!

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
marco_m
Inviato: 27/3/2008 13:12  Aggiornato: 27/3/2008 13:12
Ho qualche dubbio
Iscritto: 26/3/2008
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
caro Sigmatau, sì, effettivamente mi interesso da svariati anni del caso Moro, perché è il punto nodale di tutta la storia nazionale recente, esattamente come il 9/11 per gli Usa e, esattamente come il 9/11, la verità avrà effetti dirompenti sul nostro sistema politico, economico e persino sociale, direi.
Ho letto quasi tutti i libri che trattano dell'Operazione Fritz, e i dettagli sconcertanti sono decine. Ma restando sull'azione di via Fani, ritengo che la ricostruzione proposta giorni or sono da Minoli sia in assoluto la più credibile (e del resto è stata effettuata con procedimento scientifico, ossia infischiandosene delle menzogne dei bierre e partendo dalle perizie autoptiche). Di mio, ci ho aggiunto l'ipotesi che la 128 facesse parte del corteo, perché mi sembra il modo più logico di spiegare cose altrimenti irrazionali (la scelta della targa CD, la totale assenza di reazione da parte di Ricci e Leonardi ecc). Poi, se vuoi, posso aggiungere che il famoso super-killer, a mio modestissimo avviso, potrebbe anche essere semplicemente un "buon" killer, perché ha dovuto sparare contro un bersaglio praticamente immobile da distanza abbastanza ravvicinata. Non uno sprovveduto, certo, ma forse nemmeno un fenomeno raro.
Quanto alle armi mi spiace contraddirti, ma non c'è modo di dire quali furono effettivamente usate, lo dice la perizia balistica. Sono stati repertati bossoli e ogive, oltre a un caricatore di M12, ma nessuno può dire con certezza quali armi siano state usate. Io mi fido della Scientifica, che all'epoca fece un lavoro a mio parere eccellente e che, da solo, sarebbe bastato a smontare tutte le menzogne dei bierre, esecuzione di Moro compresa.
Un ultimo dettaglio: hanno infranto i vetri laterali dei due posti anteriori della 130 blu, certo. Ma solo DOPO che Ricci e Leonardi erano stati colpiti alla schiena. Sai perché hanno spaccato i finestrini? Perché per esplodere un colpo di grazia devi mettere la canna a pochi centimetri dalla testa della vittima, per cui se di mezzo c'è un vetro, per quanto lesionato, lo devi prima frantumare, poi infili braccio e arma, poi spari.
Visto che mi hai sfrucugliato, te ne racconto un'altra. I due finti poliziotti sulla 128 bianca avrebbero anche potuto non essere in borghese. Avrebbero anche potuto indossare, loro, uniformi da poliziotti. Per cui l'inganno sarebbe stato ancora più credibile. Perché dico questo? Perché l'ultimo testimone ad aver visto i bierre il giorno dell'agguato, dice di aver visto una donna, in uniforme della polizia, aprire con le chiavi il lucchetto della catena che sbarrava il passo carrabile in prossimità degli stabili appartenenti allo IOR, ossia il punto da cui si perdono le tracce dei rapitori. La "poliziotta", allora potrebbe essere quella seduta di fianco all'autista della 128 bianca. Ma queste sì, sono supposizioni che lasciano il tempo che trovano. Resta il fatto che: 1) non c'è alcuna certezza sulle armi impiegate; 2) l'ipotesi della 128 come finta auto civetta si incastra molto bene con tutti gli elementi concreti

redna
Inviato: 27/3/2008 13:55  Aggiornato: 27/3/2008 13:55
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
La stella a cinque punte si trova anche qui...

http://www.disinformazione.it/pentalfaepaolovi.htm

e marco_m scrive:

...il passo carrabile in prossimità degli stabili appartenenti allo IOR, ossia il punto da cui si perdono le tracce dei rapitori.

Coincidenze?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 27/3/2008 15:37  Aggiornato: 27/3/2008 15:55
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
marco_m: … quanto alle armi mi spiace contraddirti, ma non c'è modo di dire quali furono effettivamente usate, lo dice la perizia balistica…

Caro Marco
mi pare che al primo ostacolo già ti scoraggi… e questo non farà certo piacere al ‘dittatore’ che ci ha ordinato ‘di indagare’

Supponiamo che la tua ‘tesi’ [ o se vuoi la ‘tesi di Minoli’…] sia vera e vediamo di capire le caratteristiche che doveva avere l’arma usata dalla ‘coppia di killer’ che viaggiava sulla FIAT 128 bianca targata CD. Possiamo riassumerle così…

a) utilizzava munzioni calibro 9 mm Parabellum
b) assai compatta e maneggevole si prestava ad essere facilmente ‘occultata’
c) impugnatura ‘tipo pistola’ per poter sparare il ‘colpo di grazia’ [colpo singolo…]
d) idonea ad essere impugnata ‘a due mani’ [una mano sulla canna…] per migliorare la precisione [vedi una delle testimonianze prima riportate…]
e) in uso già nel 1978
f) assai affidabile e sicura [non come quelle impugnate dal ‘gruppo dei quattro’, che dopo due o tre colpi già erano inceppate…]

Diverse armi citate nelle numerose testimonianze risalgono alla seconda guerra mondiale. Oltre al già citato ‘Mitra Zerbino’ si è detto dello Sten…

http://en.wikipedia.org/wiki/Sten

… e del Beretta M12…

http://it.wikipedia.org/wiki/Beretta_M12

Diciamo subito che possiamo tranquillamente escluderle tutte, in primo luogo per l’ingombro, assolutamente non compatibile con lo scenario descritto da Minoli. Se esaminiamo armi più ‘recenti’ troviamo la valida candidata seguente…

http://it.wikipedia.org/wiki/Vz_61_Skorpion



Si tratta della mitraglietta vz61 Scorpion, della quale si dice tra l’altro…

Anche numerosi gruppi terroristici se ne sono impossessati a più riprese, sfruttando le doti di occultabilità della ‘Skorpion’ e la sua micidialità sulle brevi distanze, dovuta al forte volume di fuoco. Tra questi gruppi, spiccarono l'IRA irlandese e le Brigate Rosse italiane: queste ultime utilizzarono quest'arma in numerosi omicidi…

A prima vista sembra proprio che ci siamo. Le caratteristiche ipotizzate sono infatti tutte quante rispondenti…

… tranne una: il calibro risulta essere 7.62 mm e non 9 mm. Vero è che è stata sviluppata la versione vz68 che utilizzava munizioni Parabellum ma, oltre che essere di dimensioni alquanto superiori al tipo ‘standard’, nel sito citato è definita ‘molto rara’. Una versione della Scorpion utilizzante munizionamento da 9 mm Parabellum, la vz360, è stata sviluppata negli anni ’90 e non era dunque disponibile nel 1978. In effetti comincia a subentrare un poco di sconforto, in quanto dobbiamo concludere che nel 1978 non vi era al mondo nessuna arma rispondente alle caratteristiche che abbiamo elencato dalla a) alla f)…

… nessuna tranne quella descritta qui…

http://fabrizio-pirrello.blogspot.com/2008/01/uzi-diver-watches.html



Alle caratteristiche tecniche riportate aggiungo un dettaglio che potrebbe essere non insignificante: nel 1978 tale arma era in dotazione esclusivamente alle Forze Armate di Israele

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 27/3/2008 17:41  Aggiornato: 27/3/2008 17:41
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
HAVEADREAM
Inviato: 27/3/2008 18:50  Aggiornato: 27/3/2008 18:50
Ho qualche dubbio
Iscritto: 26/8/2005
Da:
Inviati: 209
 Re: Indagine sul caso Moro
Buonasera a tutti.

Credo sia doverosa una precisazione, che non ho fatto in precedenza: l'affermazione di "sorpesa" da parte di Franceschini è anche una domanda/replica di Scialoja (autore insieme a Curcio di "A viso aperto") presente nel libro succitato e ripreso dalle memorie di Franceschini in "Mara, Renato ed io".

L'intervista televisiva è stata vista dal sottoscritto per ben due volte sul canale satellitare Planet TV un paio di anni fa, e faceva parte di una serie di documentari della Repubblica Ceca (..) inerenti alle cosidette uccisioni eccellenti ma senza colpevoli.
Il titolo della serie purtroppo non me lo ricordo per niente.

francesco7
Inviato: 27/3/2008 19:46  Aggiornato: 27/3/2008 19:46
Mi sento vacillare
Iscritto: 25/5/2006
Da: Tarentum
Inviati: 886
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Alle caratteristiche tecniche riportate aggiungo un dettaglio che potrebbe essere non insignificante: nel 1978 tale arma era in dotazione esclusivamente alle Forze Armate di Israele …

Ciao sigmatau. Mi potresti riportare il link da cui hai tratto questa conclusione tanto più che nel link che tu stesso hai postato è scritto chiaramente:"Nel 1958 la Uzi entrò nell’arsenale di un paese europeo, venne infatti adottata dall’esercito Olandese, seguito, nel giro di pochi anni, da molte altre forze armate europee".
Comunque è interessante aggiungere che tale arma era in dotazione nel 1981 alle forze di sicurezza del presidente Ronald Reagan, tale arma fu, infatti, impugnata da un agente durante il tentativo di assassinare il presidente degli Stati Uniti.

La mente non è un vaso da riempire ma un legno da far ardere perché s'infuochi il gusto della ricerca e l'amore della verità. (Plutarco)
giop
Inviato: 27/3/2008 20:41  Aggiornato: 27/3/2008 20:41
Ho qualche dubbio
Iscritto: 21/10/2006
Da:
Inviati: 76
 Re: Indagine sul caso Moro
Operazione Gladio andate al min 39 se volete sentire come è andata dalla viva voce della sig.ra Moro.

Ci sono altri video sull'argomento

marco_m
Inviato: 27/3/2008 23:40  Aggiornato: 27/3/2008 23:40
Ho qualche dubbio
Iscritto: 26/3/2008
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
caro Sigmatau, se vai a questo link http://ebooks.gutenberg.us/Wordtheque/it/morocom3.txt tra le altre cose trovi questo passaggio:


3) La perizia balistica dei "Moro quater"
La perizia medico - balistica disposta il 2 giugno 1993 dal pubblico ministero Antonio Marini, nell'ambito del quarto processo Moro, ha ribadito quanto già affermato nella perizia del 1981, ovvero che a sparare in via Fani furono sette armi. I medici legali Silvio Merli e Enrico Ronchetti, con il perito balistico Antonio Ugolini, hanno fornito una ricostruzione dell'agguato divergente rispetto a quella descritta da Valerio Morucci nel suo "memoriale". Secondo Morucci infatti i brigatisti avrebbero colpito la scorta di Moro con il fuoco di quattro mitra e due pistole semiautomatiche, sparando tutti i colpi dallo stesso lato della strada. I periti hanno invece identificato i bossoli di una quinta pistola, una calibro 9, ed hanno accertato che, l'attacco fu portato da entrambi i lati. Inoltre la nuova ricostruzione peritale ha rilevato un altro elemento contrastante con la versione fornita da Morucci nel memoriale e scritto nel 1986: secondo questa versione l'unico del gruppo di fuoco ad avere una pistola calibro 7,65 sarebbe stato Bonisoli, il quale non avrebbe sparato contro il capo scorta maresciallo Oreste Leonardi. La perizia ha invece stabilito che a colpire Leonardi, oltre tutto dal lato opposto della strada rispetto a quanto dichiarato da Morucci, sarebbe stata proprio un'arma calibro 7,65. Il che porterebbe a ritenere che il commando fosse composto da un numero di persone superiore alle nove indicate da Morucci (lo stesso Morucci, Mario Moretti, Barbara Balzerani, Franco Bonisoli, Raffaele Fiore, Prospero Gallinari, Alvaro Loiacono, Alessio Casimirri, Bruno Seghetti).

insomma, Leonardi è stato assassinato da un'arma cal. 7,65, per cui la deduzione che dovesse trattarsi di armi corte o super compatte trova una conferma inoppugnabile.
Ti copio la ricostruzione dell'azione fatta da Vincenzo Tessandori della Stampa di Torino, un giornalista che si è occupato a lungo di questi fatti (http://www.robertobartali.it/marzo03.htm):

"Scatta "l'operazione Frtiz": L'agguato - Alle 8,55 di quel terzo giovedì del mese l'onorevole Moro esce da casa, in via del Forte Trionfale 79. Si sistema sul sedile posteriore di una Fiat 130 blu guidata dall'appuntato Domenico Ricci, al fianco il caposcorta, maresciallo Oreste Leonardi; dietro, un'Alfetta bianca col brigadiere Francesco Zizzi, che proprio quel giorno ha sostituito un collega, e gli agenti Raffaele Iozzino e Giulio Rivera. Il piccolo convoglio piega in via Trionfale dove si trova davanti una 128 bianca. È cominciata l'«operazione Fritz», Il «gruppo di fuoco» è composto da nove. Forse. Al volante dell'utilitaria, «una persona» con i capelli lunghi e biondi: pare una donna, è Mario Moretti, il capo, fra tutti uguali; accanto, un uomo. Da giorni l'auto, con falsa targa diplomatica, sostava poco lontano dalla casa del presidente democristiano, ma nessuno l'aveva notata. Le auto tagliano piazza Monte Gaudio, superano un edificio su cui spicca la scritta: «Signor Padrone, domani ti sparo». E girano in via Fani. Rapide, fino all'incrocio con via Stresa, dove scatta la trappola. La 128 inchioda, ma le luci degli «stop» non si accendono. Inevitabile il tamponamento della 130. Ricostruirà la perizia: «Gli sportelli anteriori della 128 si aprono ed escono i due occupanti i quali, ciascuno dal proprio lato, si avvicinano alla 130 e, da brevissima distanza, aprono il fuoco incrociato contro l'appuntato Ricci e il maresciallo Leonardi. La traiettoria dei proiettili è studiata alla perfezzione in modo da non intercettare il corpo di Moro». Anche l'Alfetta viene investita da due raffiche sparate dal lato sinistro. A portata di mano dei tre agenti la sola Beretta d'ordinanza M92S, matricola X00098Z, di Jozzino; un'altra pistola è in un borsello e non c'è tempo per impugnarla. Avrebbero dovuto avere anche un mitra, si dirà che, forse, era nel bagagliaio: non fu ritrovato. Jozzino balza a terra, spara due volte ed è abbattuto; pure Zizzi scende: è disarmato, tre proiettili lo raggiungono alle spalle; dieci colpiscono Rivera, che si accascia sul volante, l'auto si arresta contro il paraurti posteriore della 130. A terra, 93 bossoli ma i colpi sparati furono assai più numerosi. Moro è illeso."

C'è la "donna", scendono in due dalla 128, fanno fuoco SENZA rompere prima i vetri, la traiettoria è studiata alla perfezione, la 128 procedeva in corteo con il convoglio di Moro da via Trionfale in poi ecc ecc. L'unico errore è il tamponamento, che negli anni è diventato un luogo comune (eh eh), ma non per questo meno falso.

Credo che si potrebbe cominciare a lavorare su chi possa aver dato a Leonardi l'ordine di seguire la falsa auto civetta.
Nei prossimi giorni modererò un incontro pubblico con l'avvocato che ha rappresentato la famiglia di Oreste Leonardi ai vari processi; non mancherò di chiedergli ragguagli su questa ipotesi. E vi farò sapere.

Un'ultima cosa: a breve verrà presentato un libro scritto da Roberto Bartali, Giuseppe De Lutiis, Sergio Flamigni, Ilaria Moroni e Lorenzo Ruggiero, "Il sequestro di verità", Kaos, 2008. Per la serietà degli autori e l'impegno civile che hanno sempre messo nel perseguire la verità, mi sentirei quasi di consigliarlo al buio. Io lo comprerò subito. Del resto gli autori sono la crème della ricerca specialistica sul caso Moro, manca solo il professor Biscione, che però si è occupato solo del carteggio.

fiammifero
Inviato: 28/3/2008 0:12  Aggiornato: 28/3/2008 0:12
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/2/2005
Da: ROMA
Inviati: 5691
 Re: Indagine sul caso Moro

Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
redna
Inviato: 28/3/2008 0:23  Aggiornato: 28/3/2008 0:23
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
ore 8,55 moro esce di casa e si sistema...
---
Ci sono testimoni di questo? C'è qualcuno che l'ha visto sistemato in macchina e andar via con la scorta?
Teniamo presente che moro non parlerà mai nelle sue lettere della scorta uccisa....parla di 'prelevamento'...lamentandosi nel contempo che, per motivi economici, non ha potuto avere una scorta migliore che lo proteggesse.

Per quanto riguarda la 128 con targa CD ....non si è mai arrivati a capire di quale corpo diplomatico fosse?
E chi sono i testimoni che hanno visto moretti e un'altra persona sulla 128 targata CD?

E non c'è MAI stato un tamponamento....

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Stevin
Inviato: 28/3/2008 0:50  Aggiornato: 28/3/2008 0:50
So tutto
Iscritto: 25/8/2007
Da: Alba (CN)
Inviati: 6
 Re: Indagine sul caso Moro
Vorrei segnalare una recente puntata di "Mezz'ora con..." di Lucia Annunziata in cui l'ospite era Corrado Guerzoni, già portavoce di Aldo Moro.

In tale puntata l'uomo, in tutta serenità e franchezza, esponeva il segreto di Pulcinella del sequestro Moro, vale a dire che le BR furono infiltrate e guidate dai servizi segreti deviati e dalla CIA.
Guerzoni, che ovviamente ha seguito tutta la vicenda da vicino, invoca la desecretazione dei dossier e denuncia che diverse forze politiche premono perchè questa avvenga non già a 30 anni dai fatti, ma bensì a 30 anni dall'approvazione della legge con cui si consente la desecretazione ... vale a dire a 60 anni dai fatti!
Se questo non è avere la coscienza sporca ...

Tra parentesi, subito dopo la trasmissione il video era disponibile, poi per un certo periodo è stato rimosso ed ora a quanto pare c'è di nuovo.

Questo è il link:

http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiTre-In1-2h^17^57517,00.html

Per inciso, poco dopo quest'intervista è stata mandata in onda una puntata di "Enigma" di Corrado Augias in cui si è provveduto a ripristinare la salutare confusione totale e globale, tra sedute spiritiche, interviste a Luttwak (!) e a Paolo Mieli ...

Oggi molti pensano che si possa curare l'AIDS stuprando Topolino, ma ciò non vuol dire che esista un nesso concreto tra causa ed effetto.
SENTIERO
Inviato: 28/3/2008 4:08  Aggiornato: 28/3/2008 4:08
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 24/4/2006
Da: ROMA
Inviati: 1110
 Re: Indagine sul caso Moro
Toglietemi un dubbio o certezza che sia.
Nel '78 avevo 10 anni, ma ricordo che un uomo della scorta di Moro era sopravvissuto e ricordo di aver visto in televisione la sua intervista nel letto di ospedale il giono dopo. Rimasi molto sorpreso della notizia della sua morte avvenuto il giorno seguente all'intervista, in quanto sembrava stesse abbastanza bene.
Ho sempre associato questi ricordi al sequestro Moro. Mi sto confondendo?
Vorrei l'aiuto di qualcuno che ha vissuto direttamente la vicenda all'epoca dei fatti. Anche perche' lo vedo da solo che in nessun post si parla di ferimenti della scorta.
Grazie

La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele
servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha
dimenticato il dono

A.Einstein
PikeBishop
Inviato: 28/3/2008 7:58  Aggiornato: 28/3/2008 7:58
Sono certo di non sapere
Iscritto: 1/11/2005
Da: Tavistock Square, Camden, London WC1H, UK
Inviati: 6263
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Nel '78 avevo 10 anni, ma ricordo che un uomo della scorta di Moro era sopravvissuto e ricordo di aver visto in televisione la sua intervista nel letto di ospedale il giono dopo.

Nel '78 io invece ero abbondantemente maggiorenne e plurivaccinato.

Non ricordo una intervista simile, e credo (ma non ne sono sicuro) che magari ti stia sbagliando, perche' l'unico sopravvissuto non sembra essere arrivato vivo all'ospedale. Ma magari vale la pena di cercare ancora.

In ogni caso questo e' uno stralcio da La Storia Siamo Noi

Domenico Ricci
Il carabiniere Domenico ricci, Nasce a San Paolo di Jesi, in provincia di Ancona, nel 1934. Abile motociclista, entra a far parte della scorta di Moro alla fine degli anni Cinquanta. Diviene il suo autista di fiducia e non lo lascia fino alla morte. Il 16 marzo 1978 si trova al posto di guida della Fiat 130 su cui viaggiava il Presidente della DC. A 42 anni lascia una moglie e due bambini.

La moglie Maria Ricci, racconta: “Lui sapeva del pericolo che correva, era molto preoccupato. Mi diceva sempre - Stai tranquilla, tu pensa ai bambini. Ho saputo della sua uccisione dalla radio e sono svenuta. Quando mi sono ripresa c’era la mia vicina ad assistermi. La casa si è riempita immediatamente di gente: non capivo più niente. Il giorno dei funerali, vedendo i politici, ho avuto solo una grande rabbia perché vedevo quelle persone…era come se non gli interessasse la morte di quei cinque uomini. E poi la disperazione: guardavo i figli, li abbracciavo…non pensavo a me, ma a lui che non li avrebbe più visti e a loro che non avrebbero più visto il padre. Ci siamo conosciuti a Staffolo, a casa dei nostri genitori. Mi disse -Tu mi piaci, vorrei fidanzarmi con te. All'inizio non volevo. Poi mio padre mi disse che era una brava persona e così ci siamo fidanzati per circa otto anni. Poi ci siamo sposati. Era un uomo adorabile. Per lui, il primo figlio era un dono di Dio. Ogni volta che andava a parlare con le maestre portava una rosa. Quando mio marito parlava del suo lavoro con il Presidente Moro, sembrava avesse vinto un terno a lotto. Infatti aveva dei bellissimi rapporti d'amicizia con tutta la famiglia Moro. Durante questi vent’anni ho provato tanta disperazione, tanta rabbia ed angoscia. Per me è stata una lotta atroce. Ma avevo fatto una promessa a mio marito. Gli giurai che avrei cresciuto i nostri figli come voleva lui.”

Oreste Leonardi
Oreste Leonardi nasce nel 1926 a Torino. Mentre frequenta il II ginnasio, Oreste rimane orfano del padre che muore durante la seconda guerra mondiale. Da quel momento decide di terminare gli studi e di arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri. Dopo aver lavorato in diverse sedi, viene inviato a Viterbo. Lì diviene istruttore alla Scuola Sabotatori del Centro Militare di Paracadutismo e nel 1963 viene chiamato come guardia del corpo dell'On. Aldo Moro. Il maresciallo Leonardi era l’ombra di Moro, la sua guardia del corpo più fedele: quel 16 marzo del 1978, trovandosi nel sedile anteriore della macchina del Presidente, vicino al posto di guida, è proprio lui a compiere un tentativo estremo per proteggere Moro con il proprio corpo.
A 52 anni ha lasciato una moglie e due figli.

La moglie, Ileana Leonardi ci racconta: “Quella mattina mio marito si è alzato, mi ha portato, come sempre, il caffè a letto e prima di uscire ha aperto l’armadio per prendere le pallottole. Gli ho chiesto perché, e lui mi ha risposto -Così, per sicurezza-. Ad un certo punto mi ha chiamato una mia cugina e per chiedermi dove fosse Oreste: evidentemente aveva sentito qualcosa alla radio. All’inizio nessuno sapeva con precisione come fossero andate le cose. Dopo poco abbiamo saputo che i ragazzi della scorta erano morti tutti. Non mi hanno fatto muovere da casa fino a quando non ci sono stati i funerali. Il giorno dei funerali, penso che se lo ricordino tutti, per noi è stato un incubo tremendo. La mattina dopo mi sono alzata presto e sono andata sola al cimitero per stare un po’ in pace con mio marito. Ci siamo conosciuti a Viterbo, durante una festa di carnevale. Ci siamo piaciuti subito, tanto che il dicembre successivo ci siamo sposati. Quando iniziò a fare la guardia del corpo dell’On. Moro, era entusiasta. Mio marito era innamorato del Presidente. Tra di loro nacque un rapporto d’amicizia e di fiducia così forte che l’On. Moro voleva che Oreste dormisse nella stanza accanto alla sua quando si recavano all’estero. La nostra disperazione è derivata anche dal fatto che durante tutti questi anni ci siamo trovati soli. Lo Stato non ci ha messo a disposizione psicologi, come si usa fare adesso. ”

Francesco Zizzi
Francesco Zizzi, nasce a Fasano, in provincia di Brindisi, nel 1948. Entrato nella Pubblica Sicurezza nel 1972, quattro anni dopo vince il concorso per la scuola allievi sottufficiali di Nettuno. Il 16 marzo del 1978 è il suo primo giorno al servizio della scorta di Moro. Si trova nell’alfetta che precede la macchina dell’Onorevole, seduto al posto del passeggero.
Muore a trent’anni come vice brigadiere di polizia, durante il trasporto all'ospedale Gemelli di Roma.

Adriana Zizzi, la sorella di Francesco ci racconta: “Quella mattina ha sostituito un suo collega; quello era il suo primo giorno di servizio. Provo tanto orrore nell’immaginare la violenza che ha subito in Via Fani. Ero in casa quella mattina. La notizia me la diede mio suocero. Non della morte mio fratello, ma del fatto che avessero rapito l’On. Moro. Mi dispiacqui molto, ma non pensai minimamente che potesse essere capitato qualcosa a mio fratello. Io non sapevo che faceva parte della scorta di Moro. Francesco è stato trasportato al Gemelli subito dopo l’attentato a Via Fani ed è morto alle 12.30. Nel tardo pomeriggio abbiamo raggiunto Roma: la città era deserta, non c’era nessuno per strada. Andammo al Viminale e qualcuno ci indicò il nome dell’albergo che dovevamo raggiungere. Arrivati in albergo ancora ignari, abbiamo trovato i familiari degli altri caduti, tutti in pianto; c’era un clima terribile: lì ho capito che era morto mio fratello. Mia madre è stata l’ultima ad uscire dalla camera mortuaria: ha ottenuto di rimanere sola con il figlio. Francesco era un ragazzo molto socievole, amabile, allegro. Frequentavamo insieme l’istituto magistrale, facendo la spola da Fasano a Conversano. In macchina era sempre allegro. Aveva una passione: amava cantare e si esibiva con la chitarra. Quando decise di entrare in polizia lo fece solo per provare. Non c’era il suo progetto di vita. Gli diedero come prima sede Parma. Nel febbraio del ’78 era già stato trasferito a Roma. Chiese il trasferimento lì perché era fidanzato con una ragazza di Latina, Valeria. Ottenne quel trasferimento e fu la fine. Per lunghi anni mi sono sentita diversa, come se portassi un marchio. Ancora succede che le persone mi identifichino come la sorella di Francesco Zizzi. E questa cosa mi turba, mi turba ancora. Mi da agitazione, inquietudine. In questi anni la nostra vita è stata cadenzata anniversari, ricorrenze, manifestazioni, monumenti. Sicuramente queste iniziative ci fanno piacere perché possa rimanere la memoria di questi poveri caduti, un messaggio educativo per nuove generazioni. Per noi però, tutto riapre nei nostri cuori una ferita che non si è mai rimarginata.”

A Francesco Zizzi hanno dedicato la Caserma della Polizia di Stato di Fasano.

Giulio Rivera
Giulio Rivera, nasce nel 1954 a Guglionesi, in provincia di Campobasso. Nel 1974 si arruola nella Pubblica Sicurezza e viene chiamato al servizio della scorta di Aldo Moro. Il 16 marzo si trova alla guida dell’alfetta che precede la macchina del Presidente. Muore a 24 anni all'istante, crivellato da otto pallottole.

Ci ha raccontato Carmela Rivera, sorella di Giulio: “Quella mattina ha fatto le cose di sempre: si è alzato, preparato e andato dall’On Moro. Mi telefonò mia cugina e mi disse che avevano rapito Aldo Moro e che avevano annientato la scorta, ma ancora non sapevamo come fosse accaduto e se qualcuno fosse ancora vivo. Nessuno ci disse niente. Partimmo subito per Roma. Lungo la strada, durante il primo posto di blocco ci fermarono e quando seppero che eravamo i Rivera ci fecero le condoglianze. Dalla sua morte, quando ho qualche problema, vado davanti la foto di mio fratello e gli chiedo di risolverlo. Così mi sento più tranquilla. Se solo chiudo gli occhi e lo rivedo in quella bara…non è piacevole. A casa non ho una sua foto in divisa: non riesco a sopportarlo.”

Angelo Rivera, fratello di Giulio, ci racconta: “Quel giorno sono tornato a casa prima perché mia moglie era incinta. Quando sono arrivato l’ho vista piangere e mi ha detto che mio fratello era morto. Sono subito partito per Roma. Dopo il Viminale ci portarono in Via Fani e ci fecero vedere dov’era accaduto il fatto. Il 18 marzo l’ho visto nella camera ardente. Del funerale ricordo una gran confusione. Erano tutti e cinque vicini. Poi i giornalisti, le telecamere e le grida di noi parenti… Si faceva voler bene da tutti, specialmente dai bambini. Poi ha deciso di fare la domanda in polizia ed è partito. Il 19 marzo, dopo i Funerali di Stato abbiamo rifatto in paese le cerimonie funebri, con lutto cittadino. A volte mi sveglio la mattina e senza dire a nessuno vado al cimitero per stare solo con lui.”

Raffaele Iozzino
Raffaele Iozzino nasce in provincia di Napoli, a Casola, nel 1953. Nel 1971 si arruola nella Pubblica Sicurezza, frequenta la scuola di Alessandria e viene successivamente aggregato al Viminale e quindi comandato alla scorta dell’On. Moro. Il 16 marzo del 1978 si trova nel sedile posteriore dell’alfetta che precede la macchina del Presidente. Muore come agente di polizia a solo 25 anni.

Ciro Iozzino, fratello della vittima, ci racconta: “ Quella mattina si accingevano a fare la loro buona giornata di lavoro, assicurando la massima protezione all’On. Moro. Io ero tra i campi ad aiutare mio padre. Avevo la radiolina accesa quando, purtroppo, interruppero le trasmissioni per dare la notizia del sequestro. Capii subito che quel giovedì era di servizio. Durante quei momenti atroci, mio fratello riuscì a scendere dalla macchina, forse non visto da qualcuno di loro e riuscì a sparare dei colpi rotolando per terra. Non servì a niente perché il fuoco incrociato dai tre lati non gli permise di fare altro. Ci mettemmo subito in contatto con i Carabinieri ma nessuno sapeva niente. Solo dopo qualche ora vennero i carabinieri di Cragnano per portarci a Roma. Da quando lo vidi nella camera ardente, ce l’ho sempre davanti agli occhi. Me lo ricordo come se fosse oggi.”

L’altro fratello di Raffaele, Vincenzo Iozzino ci ha raccontato: “Quella mattina ero solo; ho acceso la televisione e davanti a me si è aperto un quadro terrificante: la prima immagine che vidi fu un corpo a terra con un lenzuolo bianco sopra. Quello era proprio Raffaele. Eravamo una modesta famiglia di campagna, all’interno di un piccolo paese: siamo sempre stati molto uniti Prima di morire, mio fratello ci raccontò che c’era la speranza che Moro diventasse Presidente della Repubblica e quindi ci disse che il suo lavoro sarebbe migliorato. Dalla sua morte, si è persa la tranquillità familiare; durante i primi tempi c’erano continui litigi tra di noi, causati dall’angoscia di tutti."

Il Portico Dipinto Network Nanopublishing
E' dall'uso (mancato) del Congiuntivo, che li riconoscerete.
edo
Inviato: 28/3/2008 8:09  Aggiornato: 28/3/2008 8:09
Sono certo di non sapere
Iscritto: 9/2/2006
Da: casa
Inviati: 4529
 Re: Indagine sul caso Moro
leggerò con calma tutti gli interventi perciò non so se qualcuno può averne già parlato: è da tempo che cerco "piazza delle cinque lune" un film sul caso Moro. Qualcuno che l'ha visto, qui c'è?

giop
Inviato: 28/3/2008 9:22  Aggiornato: 28/3/2008 9:22
Ho qualche dubbio
Iscritto: 21/10/2006
Da:
Inviati: 76
 Re: Indagine sul caso Moro
La piazza delle 5 lune lo trovi con prog. peer to peer, ma non aggiunge molto, se ricordo bene.

redna
Inviato: 28/3/2008 10:21  Aggiornato: 28/3/2008 10:21
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
In piazza delle cinque lune c'è il filmato dell'agguato in via fani....
Sarebbe interessante,se qualcuno lo ha visto, che correggesse certe cose che qui vengono espresse che,a mio avviso,non sono proprio esatte.
Comunque penso che il DVD sia in commercio e quindi acquistabile.

In piazza delle cinque lune per esempio si parla esplicitamente di 'simbologia' e il tutto il rapimento è pieno di simboli.

Teniamo anche presente una cosa, quasi primaria, che le comunicazioni telefoniche nella zona di via fani sono state bloccate per ore.
La SIP non ha MAI dato spiegazioni del fatto, ma per ore l'unica comunicazione in quella zona poteva essere fatta solo tramite radio.

Pecorelli,inoltre, ha sempre parlato di via fani come ...dell'assalto all'auto del presidente....Metropolis,uscita con un fumetto sull'accaduto e subito tolto dalla circolazione, diceva in succo: mentre si fanno le indagini in via fani ai Prati si sta facendo un processo....

PS-le lettere di Moro dicono anche altre cose...
http://www.macchianera.net/2005/09/11/lettere_di_aldo_moro_dalla_pri.html

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 28/3/2008 11:28  Aggiornato: 28/3/2008 11:32
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Allora ragazzi
per prima cosa devo ringraziare francesco7 per la segnalazione circa la inesattezza di quanto da me affermato riguardo la ‘diffusione nel mondo’ della mitraglietta UZI nell’anno 1978. E’ stata colpa della ‘fretta’ con cui ho raccolto e diffuso i dati senza leggere con la dovuta attenzione quello che io stesso ho postato. Per rimediare sono andato un poco a documentarmi e ho trovato il seguente specchio temporale…

http://files.uzitalk.com/reference/pages/timeline-good.htm

Da esso si può dedurre che l’arma in questione [la ‘minigun’ UZI…] già negli anni ’60 non solo era ampiamente esportata, ma era anche prodotta su licenza in Francia. Dati abbastanza aggiornati anche se non del tutto ‘esatti’ [vedi per esempio il calibro dell’arma…] si possono trovare in…

http://it.wikipedia.org/wiki/Mitragliatore_Uzi

Bene ragazzi… dopo il necessario ‘aggiustamento del tiro’ vediamo di proseguire la nostra indagine sulla ‘sparatoria di via Fani’ per cercare di capirci qualcosa di più. Sarà forse per averne recentemente conosciuto uno [sappiamo chi…] , vi dirò che nelle perizie dei ‘periti ballistici’ di casa nostra non nutro ‘illimitata fiducia’ e ritengo più attendibili le notizie ‘alla mano’ che si possono ottenere con una attenta ‘ricerca critica’. Al riguardo riterrei opportuno tornare un attimo sulle seguenti righe, dove ho evidenziato alcuni punti che ritengo di particolare utilità…

http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronaca/italia/12334/trentanni-leccidio-fani.htm

Secondo gli esperti [i documenti sono disponibili anche su internet] inoltre, l'azione e' stata messa a segno essenzialmente da due persone: una spara 49 colpi, l'altra 22 su un totale di 91. L'arma che ha esploso i 49 colpi, uno Sten o un Fna 43, non si e' mai ritrovata.

Un testimone raccontera' che il killer fa fuoco con la mano guantata sulla canna per colpire con maggiore precisione. Dopo aver raggiunto Leonardi e Ricci, fa un balzo indietro per allargare il raggio d'azione e puntare sull'Alfa di scorta. Le altre armi sparano molto meno: 4 colpi una, 2 quella di Raffaele Fiore e 8 la Smith&Wesson poi ritrovata in possesso di Prospero Gallinari.

In queste poche righe c’è tutto ragazzi. Come da più fonti evidenziato, tra i numerosi killer assoldati quel giorno, due svolgono quasi per intero il lavoro lasciando agli altri il ruolo di ‘comparsa’, ovviamente a scopo di depistaggio. Le armi in dotazione al ‘gruppo dei quattro’ che le BR vorrebbero farci credere siano i soli ad aver agito, sono residuati bellici i quali, in mano oltretutto a tiratori evidentemente inesperti, sparano pochi colpi prima di incepparsi o non sparano del tutto. L’unica arma affidabile usata dai ‘brigatisti’ [la quale potrebbe anche essere servita per il ‘colpo di grazia’…] sembra essere stata la Smith & Wesson di Gallinari, la quale ha sparato 8 colpi in totale. L’interesse maggiore è dato dall’arma che ha esploso ben 49 colpi e dal killer che la impugnava, quello che nell’ambito della Commissione Stragi è chiamato ‘Tex Willer’. Si è visto proprio dalla deposizione di Morucci che nessuna arma in dotazione ai ‘brigatisti’ aveva un caricatore in grado di contenere oltre 40 colpi [‘massimo 38’ ha affermato Morucci…]. Resta il fatto che la ‘perizia’ parla di 49 colpi esplosi da quell’arma che, dato assai significativo, non si è mai ritrovata

Bene… domanda ovvia a questo punto: quanti colpi contiene il caricatore della UZI?… Andando sul sito segnalato si ha la risposta: nastri contenuti in caricatori da 10, 16, 20, 32, 40 o 50 colpi. Da notare che la Scorpion, ‘rivale’ della UZI nel campo delle armi da ‘difesa ravvicinata’, [anche] da questo punto di vista è decisamente inferiore: caricatori da 10 o 20 colpi. Sembra dunque che abbiamo sistemato un altro ‘tassello’… non è vero ragazzi?…

Senza farci prendere da facili entusiasmi, vediamo se riusciamo a trovare qualche altro elemento che ci permette di ‘aggiungere chiareza’ e separare il fumo dall’arrosto. Un indizio interessante si trova nella frase seguente…

… un testimone raccontera' che il killer fa fuoco con la mano guantata sulla canna per colpire con maggiore precisione…

Anche se a prima vista sembra un dettaglio secondario, di fatto è essenziale. Perché?… Proviamo ad osservare di nuovo il profilo della mitraglietta Scorpion



Si nota subito la presenza di un bracciolo ripiegabile, caratteristico di tutte le armi automatiche di questo tipo. La sua funzione è del tutto intuibile: serve a dare una ‘assetto stabile’ all’arma durante il tiro a raffica, cosa che non sarebbe fattibile se l’arma fosse impugnata come una ‘semplice pistola’. La stessa cosa si potrebbe ottenere impugnando l’arma ‘a due mani’, una sull’impugnatura e ‘col dito sul grilletto’, l’altra ‘sulla canna’. Chiunque abbia sparato una sola volta in vita sua sa bene che non è decisamente consigliabile toccare la canna di un’arma mentre fa fuoco… pena conseguenze assai ‘spiacevoli’ … Per poter fare questo quindi occorre che l’arma abbia almeno due caratteristiche essenziali…

a) la canna sia contenuta in una ‘custodia’ che non conduce calore
b) non siano presenti ‘ingombri’

Se osserviamo l’immagine della mitraglietta Scorpion notiamo subito che la dislocazione del caricatore impedisce l’uso dell’arma ‘a due mani’ e pertento l’unica possibilità di eseguire un ‘fuoco accurato’ è legata all’uso del bracciolo ripiegabile, con tutti gli inconvenienti che ciò comporta. Osserviamo ora di nuovo la mitraglietta UZI…



Very good boys!… la posizione del caricatore è stata [intelligentemente] scelta in modo da consentire ‘l’uso a due mani’, altro decisivo vantaggio di quest’arma nei confronti delle concorrenti. La foto seguente, tratta dal sito da me segnalato nell’ultimo post, è assai ‘eloquente’ al riguardo…



Diciamo pure che un altro tassello è a posto, per cui riguardo all’arma mi pare che rimangano ben pochi dubbi. Molti dubbi invece rimangono circa l’identificazione di ‘Tex Willer’ e occorrerà mettersi al lavoro in questa direzione…

saluti!…

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 28/3/2008 11:52  Aggiornato: 28/3/2008 14:42
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Diciamo pure che un altro tassello è a posto....
---
Ma và!


..per cui riguardo all'arma mi pare che rimangono ben pochi dubbi.
---
Autoconvincimento, immagino.
E poi il testimone.... che vede ...la mano guantata....(per cortesia...per cortesia...).

Molti dubbi invece rimangono circa l'identificazione di 'Tex Willer'...
---
....che sicurezza.Forse degli altri ne hanno meno.

...e occorrerà mettersi al lavoro in questa direzione...
---
...cioè stai già pensando di riproporci per la terza volta, la mitraglietta Skorpion in tutta la sua bellezza!

edit-
Recentemente Eleonoa Moro ha dichiarato:

http://www.valeriolucarelli.it/blindata.htm

chi consegnò all'agente G71...

http://www.valeriolucarelli.it/arconte.htm

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 28/3/2008 16:09  Aggiornato: 28/3/2008 16:10
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Interessante la seconda lettura [la prima lo è assai meno e non val la pena di spendere tempo in ‘commenti’…] che redna mi ha proposto, anche se poco ha a che vedere con la ‘sparatoria di Via Fani’, ossia l’argomento che sto trattando ora. Tra le altre cose leggo…

… il plico che contiene l'ordine di aprire un canale per la liberazione di Moro è autenticato dal notaio Pietro Ingozzi d'Oristano ed è firmato del Capitano di Vascello della Marina della X Divisione ‘Stay Behind’…

Benissimo!… ciò vuol dire che il notaio in questione detiene, come è obbligo per legge, una copia dell’ordine trasmesso a questo ‘Agente G.71’ e che presto ne esamineremo il contenuto… non vedo l’ora di conoscere i 'particolari'!

saluti!…

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
SirPaint
Inviato: 28/3/2008 16:16  Aggiornato: 28/3/2008 16:16
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
Teoria Yescopter

C’era un elicottero che volteggiava su Via Fani nei minuti immediatamente successivi all’assalto all’autocolonna di Moro.
Sembrerebbe che questo velivolo abbia sorvolato la zona qualche secondo prima dell’arrivo delle volanti del 113.

1) Testimonianza Studente Liceale

2) Testimonianza Fotografo Ansa

3) Testimonianza di un medicoTestimonianza di un medico

4) Suggerimento criptico di Pecorellii: “(non saranno infatti andati appunto in elicottero a deporre Moro?”)

Non sono stati riconosciuti contrassegni d’identificazione dell’elicottero, anzi sembrerebbe che l’elicottero ne fosse privo.

Per poter sorvolare in CFR la zona di Monte Mario, che comprende anche il forte Braschi, sede dei servizi, Forte Boccea , carcere militare e Forte Trionfale, abitazione di Moro è necessaria una speciale autorizzazione.

Per poter organizzare, su allarme, l’invio e l’arrivo di un elicottero in un generico punto di Roma occorreva almeno una ventina di minuti- mezz’ora.


Saluti

No Plane!
Pyter
Inviato: 28/3/2008 16:34  Aggiornato: 28/3/2008 16:34
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Mi dispiace, SirPaint, ma in questo caso sono per la teoria NoPlane.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
giop
Inviato: 28/3/2008 18:57  Aggiornato: 28/3/2008 18:57
Ho qualche dubbio
Iscritto: 21/10/2006
Da:
Inviati: 76
 Re: Indagine sul caso Moro
Da http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/03/moro-fu-davvero-rapito-dalle-brigate.html

L’allora direttore generale della Sip era iscritto alla P2, Michele Principe.

E’ il 02 aprile1978 quando nel corso di una seduta spiritica a cui partecipava, tra gli altri, anche Romano Prodi (recentemente coinvolto in una inchiesta riguardo a truffe ai danni della Comunità europea, che lo indica come affiliato ad una loggia massonica di San Marino) emerge il nome Gradoli.

Era il nome della via in cui si trovava il covo delle Br o quella seduta spiritica aveva un significato più profondo?

Vista l’ingombrante presenza della Massoneria in tutta la vicenda Moro perché non provare a leggere la cosa diversamente?

“Se fosse stato un segnale inviato a chi era in grado di capirlo perché iniziato a quel particolare linguaggio cifrato? Se il codice fosse stato, per esempio, quello rosacrociano, le lettere indicate dal piattino avrebbero potuto non formare il nome del paesino sul lago di Bolsena, ma essere lette come GRADO-LI (grado 51).
Si sarebbe rinviato, cioè, a un livello ancora più occulto del trentatreesimo, un gradino più alto della gerarchia massonica conosciuta. Quale poteva essere questo misterioso Grado LI ? Un rarissimo testo pubblicato in Francia intorno al 1870 da Ely Star (pseudonimo di un seguace di Péladan e di Flam-marion), Les Mystères de l'horoscope, svela che nel Cercle de In Rose + Crobc il Grado LI corrisponde al Maìtre du Glai-ve, il Signore del Gladio.

Letto cosi e riferito alla situazione internazionale, quel messaggio poteva essere interpretato in due modi: o come una richiesta di intervento rivolta al fantomatico Signore di quella organizzazione; oppure come l'annuncio che il Grado LI stava per muoversi.

Ma : Vi è stata una persona, iniziata a questo linguaggio, legato ai servizi segreti che, coraggiosamente ha scritto molto sul caso Moro…. sino a quando non è stato ucciso. Era Carmine Pecorelli

Pecorelli coglieva l’atmosfera di dura ostilità verso la politica di Moro, e a partire dalla seconda metà del 1975 cominciò a esprimerla attraverso enigmatiche note di questo tenore: «È proprio il solo Moro il ministro che deve morire alle 13?»; «Moro-bondo»; «Un funzionario, al seguito di Ford in visita a Roma, ebbe a dichiararci: “Vedo nero. C’è una Jacqueline [vedova Kennedy, ndr] nel futuro della vostra penisola”»; «... E a parole Moro non muore. E se non muore Moro...». Il 9 gennaio 1976 “Op” riportò a tutta pagina una caricatura di Moro col titolo: «Il santo del compromesso, Vergine, martire e... dimesso», e le parole: «Oggi, assassinato con Moro l’ultimo centro-sinistra possibile di sedimentazione indolore della strategia berlingueriana...». Era in pratica una sequela di allusioni di morte che Pecorelli non aveva mai rivolto a nessun altro uomo politico

Pyter
Inviato: 28/3/2008 20:03  Aggiornato: 28/3/2008 20:03
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
VIA GRADOLI anagrammato potrebbe anche essere VARI GLADIO.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
redna
Inviato: 28/3/2008 21:06  Aggiornato: 28/3/2008 21:10
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
SirPaint

questa notizia dell'elicottero che volteggiava in via fani non mi sembra sia stata riportata da molti.Anzi è la prima volta che la sento.
Perchè omettere questo particolare in tutte le ricostruzioni dell'agguato?

Se Pecorelli dice "non saranno infatti andati appunto in elicottero a deporre Moro" un motivo c'è.
Come quando,sempre Pecorelli ha detto che in via fani è stata assaltata l'auto del presidente...

Nel primo caso uso il verso deporre ( e moro nelle lettere dice che è stato 'prelevato'), nel secondo parla di assalto all'auto del presidente...come a voler dire che l'interesse è l'auto.

Se mettiamo insieme le due frasi otteniamo: un ellicottero che 'depone' moro e un assalto all'auto del presidente.
Perchè le due cose Pecorelli le distingue?

Via gradoli e il lago della duchessa sono insieme.
Per via gradoli potrebbe essere: via grado51?
Per il lago della duchessa: lago=distesa di acqua dolce
l'ago= per cucire, o per....???

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 28/3/2008 22:18  Aggiornato: 28/3/2008 22:18
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
Via Gradoli è un "evento diversivo" come pure il lago della Duchessa; non c'era nulla di valido nè Via Gradoli nè al lago della Duchessa, se non quello che è stato volutamente fatto "balenare".

Lo psichiatra "americano" che seguiva il caso, diceva di preparare un pò di notizie ogni giorno per accontentare la pubblica opinione.
I due fatti citati mi sembrano tipici di quelle contingenza.

Grazie per le discussioni

No Plane!
redna
Inviato: 28/3/2008 23:14  Aggiornato: 28/3/2008 23:14
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
il libro nero della prima repubblica - pag.183

L'idea dell'elicottero sembrava solleticarlo (pecorelli): in un altro articolo(20marzo78) si chiedeva:" su quale mezzo è stato trasportato il presidente della DC? Escluso l'elicottero, su qualsiasi altro velivolo".
---
Parla di 'velivolo'....
Una coincidenza che in via fani chi sparava aveva una divisa dell'aviazione civile?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 31/3/2008 0:09  Aggiornato: 31/3/2008 0:09
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
redna wrote

Escluso l'elicottero, su qualsiasi altro velivolo


è errato.

Flamigni scrive "i veleni di Op" pag. 194

Escluso l'elicottero, su qualsiasi altro veicolo.


Lambretta 50cc?

No Plane!
sigmatau
Inviato: 31/3/2008 11:56  Aggiornato: 2/4/2008 16:56
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì!…
Prima di proseguire nel ‘compitino’ affibiatoci dalla spett. Redazione, un paio di considerazioni che mi paiono importanti. Innanzi tutto la ‘traccia’ fornitaci da Massimo verteva su due pivot attorno ai quali ruotare che sono…

a) le rivelazioni di Galloni che parlano di ‘infiltrazioni’ nelle BR da parte di due ben precise ‘strutture’ al servizio di due ben precisi stati esteri: la CIA e il Mossad
b) considerazioni circa il livello di ‘addestramento militare’ delle BR, livello che non avrebbe loro consentito di pianificare e condurre una ‘operazione’ come quella iniziata di via Fani

Finora chi scrive è stato ben attento a non ‘sconfinare’ dai due ‘paletti’ posti sopra e a non deviare il discorso verso le varie ‘bufale’ tipo Gladio, Sismi, P2, P3, Vaticano, Mafia, ‘Ndrangheta, Camorra, Massoneria, Santo Uffizio e chi più ne ha più ne metta. In secondo luogo, specie dopo la ‘ramanzina’ che ho dovuto subire da Massimo, mi premerebbe osservare che quando si riportano ‘testimonianze’ è opportuno non solo citare la fonte, ma altresì riportare ‘più di una campana’ in modo da poter ‘scremare’ il più possibile…

Ciò detto riprendo il discorso la dove lo avevo lasciato, vale a dire dal misterioso terrorista chiamato ‘Tex Willer’. Per prima cosa riporto la seguente importante ‘testimonianza oculare’, quella di un benzinaio che si è trovato in condizione di osservare la scena senza correre il rischio di essere ammazzato…

http://www.democrazialegalita.it/barbara/barbara_ricostruzione_analisi_RAPIMENTO_MORO=19marzo2008.htm

Si fa strada l’idea non certo peregrina che chi ha sparato i 49 colpi sia un professionista, anche grazie alla ormai famosa testimonianza del benzinaio Lalli, che si intende di armi e che afferma:
‘Ho notato un giovane che all'incrocio con Via Fani sparava una raffica di circa 15 colpi poi faceva un passo indietro per allargare il tiro e sparava in direzione di un'Alfetta [...] L'uomo che ha sparato con il mitra, dal modo con cui l'ha fatto mi è sembrato un conoscitore dell'arma in quanto con la destra la impugnava e con la sinistra posta sopra la canna faceva in modo che questa non s'impennasse inoltre ha sparato con freddezza e i suoi colpi sono stati secchi e precisi…
Altri testi parleranno di un uomo che parla in lingua straniera, in tedesco,pare. Ma le inchieste non approdano a nulla, come si evince dalla relazione della Commissione Stragi presieduta dall’onorevole Pellegrino…


Dunque, dunque… che ‘Tex Willer’ sapesse far fuoco come un demonio già lo avevamo intuito… che però parlasse una lingua ‘che sembra tedesco’ è una novità… potrebbe essere un terrorista della RAF?… o un agente della STASI [l’equivalente del Kgb nella DDR]?… Proviamo a cercare qualcosa al riguardo altrove, per esempio qui…

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_20756791.html

… chi era il brigatista del commando che ha sparato più della metà dei colpi?… chi era il brigatista del commando che, secondo diversi testimoni, ha urlato ordini in una lingua straniera [o in un dialetto]?…

Qui si parla non di tedesco bensì di lingua straniera [oppure un ‘dialetto’]… ehmmm!!!… Per saperne di più proviamo qui...

http://www.tripwire.it/?p=56

… la strage, descritta solo con le raffiche e senza alcun particolare tecnico, accredita la presunta capacità dei brigatisti di operare in proprio, sorvolando su un fatto imbarazzante. Alle 9,05 del 16 marzo in via Fani vengono sparati 91 proiettili, 46 dei quali provengono da un’unica mitraglietta, impugnata da un signore che spara senza mirare, muovendosi con estrema professionalità, il quale fulmina quattro dei cinque agenti di scorta di Aldo Moro. Colpisce anche il quinto, il carabiniere Raffaele Iozzino, che tuttavia abbozza una reazione con la sua pistola prima di essere fulminato alle spalle dai brigatisti rossi, che fanno l’unica cosa che sanno fare, sparare a tradimento a un obiettivo facile.
La strage di via Fani è opera di quell’ignoto signore che non parla inglese, né francese, né tedesco, né spagnolo, ma una strana lingua che i testimoni non sanno identificare. Un soggetto così non è un bandito della Barbagia né un sicario della ‘ndrangheta, tanto meno un autodidatta. È uno che ha seguito un addestramento assolutamente peculiare alle truppe speciali


Anche qui si parla non proprio di ‘tedesco’ bensì di ‘strana lingua che non si riesce ad identificare’… Verrebbe da chiedersi a questo punto che cosa c’è in proposito nella ‘documentazione pocessuale’. Dalla sentenza del processo ‘Moro/ter’ leggiamo…

http://www.fisicamente.net/index-1149.htm

… sulla base di alcune dichiarazioni di testi, presenti in via Fani, che avrebbero sentito un brigatista impartire ordini in ‘modo stretto e secco’, in lingua straniera, probabilmente in tedesco, si è sempre prospettata l'ipotesi della presenza di un terrorista tedesco nel nucleo operativo. Ebbene, il giudice istruttore ha ritenuto di dare soluzione al problema attraverso le dichiarazioni de relato di Marocco. Questi riferisce di aver appreso da Ghiringhelli che in via Fani, era presente anche Piancone che, essendo nato in Francia, avrebbe impartito in lingua francese, ordini secchi intesi dai testi come se fossero espressi in tedesco. Questa ipotesi non può essere accettata in quanto Piancone non è indicato da nessuna fonte come componente del nucleo operativo. Peraltro il Morucci esclude espressamente la sua presenza in via Fani…

Anche se può sembrare sorprendente [non tanto però se si riflette giusto un poco…] occorre dire che nei numerosi ‘dibattiti processuali’, il problema della lingua parlata dal ‘nucleo operativo’ che quel giorno ha agito in via Fani [almeno due persone se si scarta l’ipotesi che ‘Tex Willer’ mentre sparava praticasse il soliloquio…] è stato di fatto completamente eluso. Questo nei processi… e in Commissione Stragi?… Riporto nuovamente la ‘audizione’ in Commissione di Valerio Morucci, presente quel giorno in via Fani…

http://www.parlamento.it/bicam/terror/stenografici/steno22.htm

FRAGALA’. Signor Morucci, durante il processo lei ha avuto una garbata polemica con le parti civili sul problema del numero degli attentatori di via Fani e da quali parti hanno sparato. Le sue iniziali dichiarazioni sembrano essere state smentite dalla perizia Ugolini che ha dimostrato che gli attentatori sparavano da tutte e due le parti. Lei sa che Franceschini in un recente libro a mo' di romanzo ha sostenuto che il motivo per cui i brigatisti di via Fani erano vestiti con le divise - e quindi contro ogni prudenza di tipo clandestino - è che sparavano da tutte e due le parti - contro ogni prudenza di tipo balistico – trova la sua giustificazione nella presenza di un tiratore scelto che veniva da fuori (quello che viene chiamato Tex Willer da un testimone di via Fani) che con la famosa mitraglietta Skorpion sparò quarantanove colpi su novantuno e fu quello che praticamente uccise tutti gli uomini della scorta. Questa ricostruzione di Franceschini è corretta? Intanto, è vero che i brigatisti erano quattordici e non nove. Lei prima ha detto nove poi si è corretto in dodici, ma risulterebbero quattordici. E’ vero poi che spararono da tutte e due le parti e che vi era un tiratore scelto, che non conoscendo gli altri componenti del commando li fece vestire tutti con una divisa riconoscibile, in modo da non uccidere nessuno dei compagni?

PRESIDENTE. Stempero queste considerazioni facendole diventare domande. Anzitutto vi è il seguente problema: perché in quell'occasione indossate l'impermeabile dell'Alitalia e vi cucite sopra i gradi? Qual è la necessità del camuffamento, che negli altri attentati non avete mai utilizzato?

MORUCCI. Perché in quel caso i tempi di attesa erano imprevedibili. Non solo, ma c'era la possibilità di tornare il giorno dopo, il giorno dopo ancora, e poi chissà quando, perché non c'era assolutamente la certezza che Moro passasse di lì quella mattina.

SARACENI. L'attentato riuscì il primo giorno?

MORUCCI. Sì, il primo giorno. Quindi, la permanenza per troppo tempo in quella via di persone vestite normalmente non era possibile; per altro è una via residenziale, nella quale a quell'ora di mattina non passava praticamente nessuno e ciò ha richiesto di adottare questo stratagemma. Essendo un quartiere residenziale, dei piloti dell'Alitalla potevano non destare sospetto. Per quanto riguarda Franceschini, ha detto lei che Franceschini ha scritto un romanzo e tale rimane, cioè opera di totale fantasia.

FRAGALA’. Ma la perizia balistica non è opera di fantasia.

PRESIDENTE. Secondo la ricostruzione giudiziaria della vicenda, è lei l'uomo che con l'FNA 43 spara quarantanove colpi.

MORUCCI. Esatto, ma il problema è che gli FNA 43 erano due e che la perizia balistica ha accomunato i colpi sparati da entrambe le armi.

PRESIDENTE. L'altro era quello di Fiore?

MORUCCI. Quello di Fiore era un M 12.

PRESIDENTE. Quindi sulla prima macchina sparate lei e Fiore i due mitra...

MORUCCI. Sulla seconda un TZ e un FNA 43. Quindi i quarantanove colpi sono stati tutti accomunati.

PRESIDENTE. L'FNA 43 con cui spara lei non era un'arma delle Brigate rosse.

ZANI. Mi domando che caricatore aveva quest'arma per sparare quarantanove colpi.

MORUCCI. Infatti, è impossibile: quarantanove colpi non entrano in un caricatore.

ZANI. Quanti colpi ha quel caricatore?

MORUCCI. Credo che erano caricati con trentasei-trentotto colpi.

PRESIDENTE. E in più si inceppò: lei va in via Stresa per disincepparlo.

MORUCCI. Il mio si è inceppato al secondo o al terzo colpo: dopo di che era impossibile esplodere quarantanove colpi.

PRESIDENTE. Questo FNA 43 non è un'arma delle Brigate rosse, ma lei ha sempre detto che era un'arma sua personale.

MORUCCI. No, quello è lo Skorpion. Anche l'FNA 43 fu portato da me nelle Brigate rosse, ma non c'era questa grande distinzione, le armi venivano portate da chiunque.

PRESIDENTE. Che fine ha fatto questo FNA 43?

MORUCCI. E’ rimasto alle Brigate rosse.

PRESIDENTE. Non era fra le armi che furono ritrovate?

MORUCCI. Non era nella base dove ero io e quindi non ho potuto portarlo via; è rimasto alle Brigate rosse, poi è stato trovato non ricordo dove. Comunque se c'era un Tex Willer che ha sparato quarantanove colpi, suppongo che abbia sparato con un'arma moderna. Allora è abbastanza strano che ci sia un Tex Willer che spara con un'arma moderna mentre gli altri sono costretti a sparare con armi della seconda guerra mondiale, con proiettili vecchi che si inceppano.

FRAGALA’. Ma di Tex Willer parla un testimone oculare, non il romanzo di Franceschini.

MORUCCI. I testimoni oculari sono assolutamente inattendibili; ho detto più volte che l'ingegner Marini andava arrestato per falsa testimonianza…


E’ del tutto evidente che dei componenti la commissione i soli Fragalà e Zani sembrano mostrare interesse a capire di più su ‘Tex Willer’. Non così il presidente Pellegrino che appena può ‘svicola’ su argomenti assai meno scabrosi ma da lui evidentemente ritenuti ‘più qualificanti’. Quello che Fragalà riesce a tirar fuori è la ammissione da parte di Morucci che nessuno delle BR ha impugnato la mitraglietta che ha sparato 49 colpi su 91, di fatto l’arma che ha compiuto gran parte del 'lavoro'. Dalla parole di Fragalà si capisce che è convinto che a fare quel lavoro sia stata una Scorpion e questo denota chiaramente che egli non è uno ‘specialista’ , cosa di cui lo possiamo senz’altro ‘perdonare’. Abbiamo già visto infatti che la mitraglietta Scorpion [arma di fabbricazione cecoslovacca…] ha calibro 7.65 mm [e non 9 mm…] e possiede un caricatore di soli 20 colpi [e non 50 colpi come la UZI…]. In Commissione Stragi comunque della ‘lingua indecifrabile’ parlata da ‘Tex Willer’ non si fa il minimo cenno… al presidente Pellegrino è piaciuto evidentemente così…

Diciamo pure a questo punto che la soluzione del ‘mistero’ della ‘lingua che sembra tedesco ma non lo è’ sembra ancora lontana… per saperne di più non perdete la prossima puntata

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 31/3/2008 12:55  Aggiornato: 31/3/2008 13:38
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
SirPaint

Dunque:

Escluso ò'elicottereo, su qualsiasi altro vlivolo ( è errato...però questo c'è scritto...non credo che nessuno non abbia riletto e quindi corretto la parola..)

Escluso l'elicottero, su qualsiasi altro veicolo (è la frase giusta...secondo SirPaint)

Ma che cosa REALMENTE ha scritto Mino Pecorelli?

E Lambretta 50cc. è plausibile per un sequesto?

Sigmatau

il titolo del 3d è: indagine sul caso Moro

Mi sembra che "L'INDAGINE" la stai conducendo alla tua maniera senza considerare quello che altri stanno proponendo.

A quanto sembra tu stia guardando solo UNA PARTE del caso Moro.

Ma ce ne sono ANCHE altre.Qualora tu non volessi tenerle in considerazione,
faccio presente che l'indagine viene fatta "da un solo punto di vista"quindi non è un'indagine ma solo delle considerazione su di un particolare.

Tengo a precisare che sul caso Moro NON ci sono ancora delle verità e per questo occorre considerare tutto NELL'INSIEME.
Pertanto se la famiglia Moro non è andata ai funerali....un motivo si sarà (essendo cattolici...)
Pertanto se in via fani la lapide alla memoria dei cinque della scorta non dice da CHI sono stati uccisi...un motivo ci sarà.
Pertanto se sigmatau continua a pontificare è meglio finirla qui.

PS-è un trattamento da prigioniero...???
http://www.vuotoaperdere.org/articoli/Articolo.asp?ArtID=49

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Pyter
Inviato: 31/3/2008 16:55  Aggiornato: 31/3/2008 16:55
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau:
La strage di via Fani è opera di quell’ignoto signore che non parla inglese,
né francese, né tedesco, né spagnolo, ma una strana lingua che i testimoni
non sanno identificare.

NON SANNO IDENTIFICARE.
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Un soggetto così non è un bandito della Barbagia...

BONOSCI TUTTI I DIALETTI DELLA BARBAGIA?
---------------------------------------------------------------------------

né un sicario della ‘ndrangheta...

E PERCHE' NON POTREBBE ESSERE UN DIALETTO CALABRESE?
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tanto meno un autodidatta...

POTREBBE ESSERE UNO CHE SI INVENTA LE LINGUE PER DEPISTARE.
VULCANIANO, KLINGON, LEMURIANO, VENUSIANO O BORG...
---------------------------------------------------------------------------

È uno che ha seguito un addestramento assolutamente peculiare
alle truppe speciali…

CHE NOTORIAMENTE SI ESPRIMONO IN DIALETTO STRETTO (di Messina).
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almeno due persone se si scarta l’ipotesi che ‘Tex Willer’ mentre sparava
praticasse il soliloquio…

KIT CARSON?
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"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
SirPaint
Inviato: 31/3/2008 17:27  Aggiornato: 31/3/2008 17:27
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
La Lambretta 50cc era ironica, visto che nessuno ha mai criticato la pochezza del parco veicoli dell'organizzazione, così come siamo stati resi edotti dalla versione ufficiale


Amy 8, Dyane, R4 sarebbero state buone per un videclip di qualche menestrello dell'epoca, ma non per un gruppo di operativi.

Grazie per le discussioni

No Plane!
redna
Inviato: 31/3/2008 18:31  Aggiornato: 31/3/2008 18:33
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Pyter
nel video piccolo a sinistra
http://www.vuotoaperdere.org/Libro/Libro.htm
un testimone dice che da un'alfettta è uscito qualcuno con una paletta che parlava ...insomma che non si capiva quello che diceva...

Esclusi gli alieni, possibile che nessuno sapesse che lingua parlavano questi personaggi?

SirPaint

la pochezza dei mezzi...Probabilmente NON ne servivano molti.
Non si sa ancora a quale CorpoDiplomatico era intestata la targa di Moretti.
Non si sa ancora il percorso effettivo che quella mattina ha fatto moro.
Ovvero al processe è stato detto che non erano sicuri per nulla (leBR)che moro avesse fatto quel percorso mentre, invece, era abitudinario con dei programmi bene precisi.
http://www.rifondazione-cinecitta.org/moro23.html

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Pyter
Inviato: 31/3/2008 19:01  Aggiornato: 31/3/2008 19:04
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna:
Esclusi gli alieni, possibile che nessuno sapesse che lingua parlavano questi personaggi?

Io faccio fatica già a capire il LINGUAGGIO dei due testimoni...

ps- Qualcuno ha visto "il caso Moro" del 1986, quello con GianMaria Volontè?

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Pyter
Inviato: 31/3/2008 19:31  Aggiornato: 31/3/2008 19:32
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Insomma, l'impressione forte è che le BR nel caso in questione abbiamo fatto la classica figura dell'utile idiota... che siano andati lì chissà per fare cosa e che si siano ritrovati gabbati...è quindi chiaro che non parlano... la presa per il culo
è stata troppo forte per doverlo ammettere..., se si entra un poco nella psicologia dei personaggi coinvolti

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Kolza
Inviato: 31/3/2008 21:00  Aggiornato: 31/3/2008 21:00
Mi sento vacillare
Iscritto: 2/6/2004
Da: MMMMMMonza
Inviati: 916
 Re: Indagine sul caso Moro
Ciao Pyter,
Il caso Moro l'ho visto, ma Piazza delle Cinque Lune è decisamente meglio, Volontè a parte Buongiorno notte, viceversa lo consiglio agli insonni...

Saludos
Kolza

redna
Inviato: 31/3/2008 21:26  Aggiornato: 31/3/2008 21:41
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Insomma, l'impressione forte è che le BR nel caso in questione abbiano fatto la classica figura dell'utile idiota...
---
Oltre a fare l'utile idiota, a mio parere, si sono dati da fare per depistare e disinformare....

che sono andati li chissà per fare cosa e che si siano ritrovati gabbati...
---
Non è nemmeno detto che siano andati in via fani.
Guardiamo un pò gli orari: alle nove circa c'è stato l'agguato, subito si sono incolpate le BR.La vedova Moro infatti, quando è stata portata in via fani poco dopo l'agguato ha testualmente detto....mi hanno detto che sono state le BR.Ma lì poteva essere successo di tutto.
Sapevano subito TUTTI che erano state le BR. Alle dieci,cioè un'ora dopo, è arrivato il comunicato della BR nel quale si rivendicava il rapimento di moro.

...quindi è chiaro che non parlano...
---
Questo potrebbe essere che hanno paura a parlare.
Non per la presa per il culo, ma proprio perchè è evidente che non sanno dove andare a parare.Quindi stanno zitti.
Teniamo presente il 1978.Oltre il caso moro ci sono stati, in quell'anno, il susseguirsi di ben TRE papi. Coincidenze?

PS-piazza delle cinque lune vale la pena vederlo. Si capiscono delle cose ...ovvie

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
shevek
Inviato: 31/3/2008 23:04  Aggiornato: 31/3/2008 23:04
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 27/4/2005
Da: Napoli
Inviati: 1249
 Re: Indagine sul caso Moro
Salut y Libertad a todos!


La questione fondamentale che mi ha fatto pressoché da subito propendere per la tesi "BR pezzottate" - oltre alcune riflessioni sul'impossibilità materiale di mantenere clandestina ed operante una qualsivoglia organizzazione già con le tecnologie investigative di trent'anni fa - è stato il comportamento post-sequestro, con il rifiuto di mettere in circolazione il materiale degli interrogatori, rifiuto giunto al punto della loro sparizione. Un comportamento del tutto folle per un'organizzazione che si diceva rivoluzionaria e che intendeva danneggiare il più possibile "il cuore dello Stato", perfettamente coerente con un'azione controllata e diretta dai servizi. La dico proprio tutta: l'impressione mia è che quegli interrogatori potrebbero addirittura non essere mai avvenuti.


Shevek

"Il potere è l'immondizia nella storia degli umani" - F. Guccini
www.portadimassa.net - WEB-TV e non solo di Filosofia
SirPaint
Inviato: 31/3/2008 23:26  Aggiornato: 31/3/2008 23:26
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
Ho impiegato trent'anni per incominciare a capire.

All'inizio come potevo immaginare che era tutto artefatto.

Tuttora ho ancora dei dubbi, ma sono piccoli piccoli.

Saludi Shevek

No Plane!
Paxtibi
Inviato: 1/4/2008 0:57  Aggiornato: 1/4/2008 0:57
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: Indagine sul caso Moro
Il senso della strategia della tensione è di scavare un fossato sempre più profondo tra la popolazione, così che chi è di sinistra identifichi il proprio nemico in chi è schierato a destra, e viceversa.

In forza di questo scontro irriducibile la gente tende ad essere distratta e accomodante rispetto ai rappresentanti politici della propria fazione, mentre è al contempo attenta e severa nei confronti dei politici "nemici", approfondendo così ulteriormente il solco che la separa dalla fazione opposta.

Ovviamente a tutto vantaggio dei politici dell'una e dell'altra parte, che possono continuare il loro malefico lavoro praticamente indisturbati: una metà della popolazione li sosterrà comunque, magari "turandosi il naso".

La solita domanda "cui prodest" dovrebbe a questo punto rivelare facilmente chi tirava le fila del terrorismo sia rosso che nero.

L'unico terrore è quello di stato. A cos'altro dovrebbero mai servire, del resto, dei servizi segreti*?


* Segreti per noi, ovviamente...

sigmatau
Inviato: 1/4/2008 9:02  Aggiornato: 1/4/2008 9:02
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi
non dovete pensare che io sottovaluti i ‘contributi’ che vengono da altre parti… anzi…

Prendiamo ad esempio il sito segnalato da redna, ove si parla di un colloquio tra brigatisti in carcere ‘registrato’ …

http://www.vuotoaperdere.org/articoli/Articolo.asp?ArtID=49

Per Panorama il dato più ’interessante’ tra quello che i due si raccontano riguarda il ‘trattamento di riguardo’ riservato all’onorevole Moro… può essere che sia ‘importante’ certo… tutto stà a definire che cosa si intende per ‘importante’… la mia attenzione per esempio, che volete farci, si è incentrata sulle seguenti due righe…

… da colloquio emergerebbe che il sequestro era stato ideato da molto tempo e preparato nei minimi dettagli. La gestione dal punto di vista militare e logistico era stata affidata per intero alla colonna romana. Solo in un secondo tempo ‘sono subentrati altri compagni che hanno ancora tutti gli originali con i nastri dell'interrogatorio’…

Certo sarebbe di estremo interesse saperne di più su questi ‘altri compagni’ , che a quanto pare si sono tenuti i nastri con la registrazione di quanto detto da Aldo Moro nel corso del fantomatico ‘interrogatorio’… non credete anche voi?…

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
Pyter
Inviato: 1/4/2008 11:06  Aggiornato: 1/4/2008 11:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Solo in un secondo tempo ‘sono subentrati altri compagni che hanno ancora tutti gli originali con i nastri dell'interrogatorio’…

Seeeee....
L'unica cosa che rende attendibili le dichiarazioni degli ex brigatisti è la loro inattendibilità.
Questo è uno dei paletti principali.
E' come se un terrorista, ripreso di nascosto a Guantanamo, facesse delle confessioni filmate che poi spariscono.
"No...no...noi quel giorno eravamo ventisei, mica diciannove. Gli altri sette avevano il compito di sequestrare i video del Pentagono e quelli degli alberghi intorno...ma mica per farli vedere al mondo...noooooo, per distruggerli".

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
redna
Inviato: 1/4/2008 11:27  Aggiornato: 1/4/2008 11:27
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
sigmatau

...Solo in un secondo tempo sono subentrati altri compagni che hanno ancora tutti gli originali con i nastri dell'interrogatorio.
--
Bisogna pur dare un pò di credibilità a tutto!
Quindi 'qualcuno' che NON si identifica ...ha ancora i nastri...allora il mistero continua.
Ma se si sa che 'in un secondo tempo sono subentrati altri compagni...'ha un senso solo che si sa 'quali' compagni sono.
Ma erano veramente 'compagni'?

...Ritorno alla mattina del 16marzo78....
http://www.rifondazione-cinecitta.org/mariafidamoro.html
Secondo quanto dice la figlia di moro, quella mattina il padre stava uscendo con il nipotino di due anni....quindi dove poteva andare con un bambino così piccolo...in parlamento, all'università da qualche parte con la scorta....

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 1/4/2008 12:08  Aggiornato: 1/4/2008 16:36
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi
è possibile che qualcuno di voi si aspetti per oggi da me la ‘decifrazione’ dell’enigma relativo alla ‘lingua sconosciuta’ parlata da ‘Tex Willer’ quella mattina in via Fani… se così è quel ‘qualcuno’ resterà deluso per un semplice motivo: non ho ancora in mano elementi certi per supportare la decifrazione che ho in mente…

Oggi invece ci allontaniamo da via Fani e dal ‘Caso Moro’ per ‘aprire uno spiraglio’ indagando [assai sommariamente a dire il vero…] su un episodio accaduto quasi due anni prima dei fatti in oggetto: il raid israeliano di Entebbe. Il lettore che vuole prima documentarsi troverà materiale di discreta qualità in…

http://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Entebbe

Questi i fatti in breve… correva l’anno 1976…

Alle ore 12.30 del 27 giugno il volo 139 Air France decolla dall’aeroporto di Atene con destinazione Parigi. A bordo 12 membri di equipaggio e 244 passeggeri. Pochi minuti dopo il decollo quattro terroristi, due palestinesi appartenenti al FNLP e due tedeschi appartenenti alla RAF, dirottano il volo su Bendasi. Dopo aver qui rifornito l’aereo riparte con destinazione Entebbe, in Uganda, dove comanda Idi Amin, acceso sostenitore della causa palestinese. L’aereo giunge a destinazione senza inconvenienti alle ore 3.15 del 28 giugno. La maggior parte dei passeggeri vengono sbarcati e vengono trattenuti solo i cittadini di Israele o comunque di etnia ebraica. Fin da subito il governo di Israele rifiuta di negoziare con i dirottatori e ordina ai militari di predisporre un piano per la liberazione degli ostaggi. All’operazione sono destinati oltre 100 militari, in gran parte del ‘reparto speciale’ Sayeret Matkal e del Mossad ed essa sarà attuata con pieno successo nella notte tra il 3 e il 4 luglio...

Le varie fasi del raid e i vari ‘accorgimenti’ utilizzati dai soldati di Israele per portare a termine la ‘missione impossibile’ sono descritti nel sito citato e pertanto non ci soffermeremo su tutto ma solo su quello che può avere interesse nel discorso che stiamo portando avanti. Dal punto di vista strettamente militare l’operazione deve essere considerata un ‘successo spettacolare’: le sole perdite in vite umane lamentate dagli israeliani ammontavano a tre passeggeri e al comandante la missione, il colonnello Yonathan Netanyahu, fratello del futuro leader del Likud e primo ministro di Israele. Dal punto di vista ‘stategico’ l’operazione Entebbe ha rappresentato una sconfitta decisiva per i ‘movimenti terroristici palestinesi’ e ha ‘dimostrato a tutto il mondo’ che Israele era in grado di sia di difendersi sia di colpire i nemici in qualunque luogo fossero. Dal punto di vista ‘politico’ l’episodio ha gettato un forte ‘discredito’ sul Fronte Nazionale per la Liberazione della Palestina di Yasser Arafat, il che ha di fatto bloccato il ‘processo di apertura’ nei loro confronti avviato con grande pazienza dall’allora presidente americano Jimmy Carter. Diciamo in breve che da quell’unico episodio Israele ha riportato una vittoria di proporzioni incalcolabili su tutti i fronti. Negli anni successivi la cinematografia ha sfruttato in modo intensivo l’episodio di Entebbe, anche se non sempre rispettando i criteri di ‘fedeltà all’originale’ [spero che Massimo non me ne voglia per questo…]. Due film [Victory at Entebbe e Raid on Entebbe…] sono opera di registi americani, uno [Mivtsa Yonatan…] di un regista israeliano....

Per trent’anni si è celebrata sulla ‘Impresa di Entebbe’ una sorta di ‘epopea’ e nessuno, salvo pochi m’addetti ai lavori’, ha mai sospettato che su più di un ‘dettaglio importante’ fosse stato mantenuto uno stretto segreto. Oggi, vale a dire trenta e più anni dopo i fatti, si è a conoscenza di qualcuno di questi ‘dettagli’ , certo ‘marginali’ quanto si vuole ma di fatto capaci di ‘riscrivere’ l’intero quadro generale della vicenda. Come si è accennato, almeno due dei ‘terroristi’ che hanno preso parte al dirottamento dell’Airbus 300 appartenevano all’organizzazione denominata ‘Banda Baader-Meinhof’ o se si vuole Rote Armee Faction [RAF]. Ebbene, un dettaglio che oggi si conosce e che allora era noto ai pochi ‘addetti ai lavori’ è il seguente: a quel tempo la RAF era ‘infiltrata’ [ o meglio, in linguaggio più ‘tecnico’, eterodiretta…] dal Mossad. La cosa da noi era già nota assai prima che Galloni esternasse le ‘rivelazioni’ che Moro gli aveva fatto poco tempo prima di morire. Di ciò fa fede il verbale seguente della Commissione Stragi, datato 1999, nel quale è riportata la ‘audizione’ di Fernando Imposimato, magistrato che per primo ha parlato di ‘connessioni’ tra le BR i i servizi segreti di alcuni stati esteri. I punti che interessano sono stati da me sottolineati…

http://www.parlamento.it/bicam/terror/stenografici/steno58.htm

PRESIDENTE. Nella sua esposizione lei ha bruciato alcune domande che volevo porle, anche se non ha ancora parlato della seduta spiritica. A un certo punto, però, lei ha pronunciato le parole: ‘tutto sommato’. Vorrei chiederle se si tratta di una somma algebrica o di una somma aritmetica. Lei ha parlato del KGB, dei rapporti con i servizi segreti cecoslovacchi, di una serie di rapporti fra le BR e anche di Prima Linea - lei ha ricordato Sandalo, Donat Cattin e il mondo di intelligence orientale e mediorientale; ha parlato poi anche del Mossad, della P2, della banda della Magliana. Si tratta di elementi che si muovono insieme oppure intorno alla vicenda di Moro si apre una partita con più attori nella quale ognuno gioca una propria partita per i suoi interessi e, probabilmente, in ultimo, tutte queste azioni e controazioni finiscono per bilanciarsi in maniera tale che la vicenda, quasi nessuno lo volesse, finisce con quel tragico epilogo? Oppure ancora esiste una regia che unisce tutti gli attori, la banda della Magliana, Carboni, Santovito, il KGB, il Mossad, i servizi segreti cecoslovacchi e le BR, che poi finiscono per essere burattini mossi dal burattinaio? Io do più credito alla prima chiave di lettura rispetto alla seconda. Infatti, mi sembra difficile tenere insieme elementi così diversi. Che rapporti può avere la banda della Magliana con il KGB? Eppure la banda della Magliana redige il falso comunicato del lago della Duchessa. Anch’io ritengo che quella rappresenti sicuramente un’operazione attiva e una probabile chiave di lettura è che si volesse fare precipitare la vicenda verso il tragico epilogo. La versione di Vitalone è diversa. Egli disse che a lui venne l’idea che a quel punto si poteva creare una forma di sbandamento nelle BR, se fossero riusciti ad emettere un comunicato che formalmente sembrava provenire dalle Brigate rosse; da quel momento in poi sarebbe finita la certezza delle Brigate rosse di parlare autenticamente attraverso la testina rotante. Si tratta di un complotto che assomma attori così diversi e così eterogenei, che è così difficile che potessero avere un fine comune e, a un certo punto, un’oggettiva concordanza di interessi che poi finisce per animare tutti gli attori, oppure ognuno si muove per proprio conto? Lei ha nominato Santovito e Federico Umberto D’Amato, ma sicuramente non andavano d’accordo.

IMPOSIMATO. Ma entrambi facevano parte della P2.

PRESIDENTE. Dalla lettura della lettera di D’Amato si può constatare che non aveva grandi apprezzamenti per il servizio segreto militare e soprattutto per quello dell’epoca di Santovito. Lei ha giustamente affermato di voler rivisitare il lavoro di allora sulla base delle conoscenze di oggi e la sua esposizione è stata drammatica ed interessante ma cosa prevale, in conclusione? L’idea della regia unica di elementi che stavano tutti insieme o quella delle forze contrapposte ognuna delle quali gioca una propria partita e, alla fine, Moro muore perché tutto questo determina una situazione di stallo che poi precipita?

IMPOSIMATO. Mi permetto di ritenere che ci sia stato un interesse convergente ma non rientrante in un'unica strategia, in un'unica direzione strategica, in un unico "grande vecchio" che ha guidato tutta questa manovra. Sono sempre stato molto convinto del fatto che il progetto politico di Moro contrastava nettamente sia con gli interessi dell’Occidente sia con quelli dell’Oriente. Sono sempre stato del parere che le Brigate rosse erano rosse, nel senso che questa operazione nasce proprio come operazione delle Brigate rosse. Tra l’altro, recentemente, lo stesso Gallinari ha voluto parlare con me prima che si verificassero alcuni gravi episodi, come l’omicidio di D’Antona, e ha voluto dichiarare il proprio apprezzamento per il fatto che io ritenessi che le Brigate rosse non fossero contaminate. Infatti, per la verità ho dei dubbi su quanto sostiene Franceschini a proposito della figura di Moretti, ma posso anche sbagliarmi. Ad ogni modo, ritengo che le Brigate rosse fossero rosse.

PRESIDENTE. Lo penso anch’io, ma questo non convince i brigatisti rossi a parlare alla Commissione.

IMPOSIMATO. Il progetto di Moro urtava sicuramente con gli interessi dell’Est e con quelli dell’Ovest. Si sa che Moro era una persona legata ai palestinesi; si sa che in qualche modo aveva toccato anche gli interessi di Israele perché tutte le sue azioni andavano contro gli interessi di quello Stato, come la liberazione degli ostaggi. Credo che la ricostruzione da me esposta sia perfettamente coerente con ciò che si è verificato. Dopo la cattura di Moro le forze contrarie al compromesso storico e che volevano contrastare questa politica – tra cui c’era sicuramente Gelli – a mio avviso avevano interesse ad eliminare Moro.

PRESIDENTE. Lei ritiene che gli interessi convergenti che si attivano in maniera separata l’uno dall’altro concorrono poi tutti a determinare il tragico epilogo della vicenda?

IMPOSIMATO. C’era una anticipazione della strategia di Moro rispetto al superamento dei blocchi contrapposti che, secondo me, è stata ripresa anche nell’ambito dell’attentato al Papa. Ricordo, infatti, che anche il Papa voleva superare questa situazione.

PRESIDENTE. Potremmo quindi sostenere che i fautori dell’equilibrio di Yalta, da una parte e dall’altra, si attivano per impedire la salvezza di Moro.

IMPOSIMATO. Di questo sono convinto. A distanza di anni ho letto un libro di Aldo Mola, peraltro molto documentato, sulla storia della massoneria in cui si parla della vicenda Moro e si rivendica il merito di avere contrastato con tutti i mezzi l’accordo con i russi. Io credo che questo sia un passo importante da tenere presente nella ricostruzione della vicenda perché Aldo Mola parla dall’interno dell’organizzazione massonica. Si parla poi anche della vicenda Kennedy in ordine alla quale si sostiene che anche in quel caso la massoneria aveva avuto un importante ruolo; si fa infatti riferimento a Warren, a Gerardo Forte, a Allan Dalles che erano tutti massoni. Quindi, si rivendica il merito di aver combattuto il comunismo dopo che se ne è dimostrata l’aberrazione. Mentre prima non avevano interesse a fare emergere questa situazione, in seguito hanno rivendicato il merito di essere stati i primi a combattere il progetto di penetrazione del comunismo nel mondo occidentale.

PRESIDENTE. Quindi, rivendicano anche il merito di avere combattuto forme di distensione e di superamento della logica di Yalta e della contrapposizione dei blocchi.

IMPOSIMATO. Certamente. Per quanto riguarda la seduta spiritica, io ricordo di aver letto una dichiarazione – non so se dico cose già note – dell’onorevole Anselmi che mi ha lasciato molto perplesso, perché ella dice di aver saputo da Umberto Cavina, che era il segretario di Benigno Zaccagnini, non solo il nome di Gradoli ma anche l’indicazione della Cassia e il numero che corrispondeva al civico dell’appartamento dello stabile di Via Gradoli dove era la base di Moretti. Tutto questo è in contrasto con quanto dichiarato da Cossiga, il quale non fa riferimento alla vicenda dell’indicazione del numero civico di Via Gradoli e della Via Cassia, per cui il mancato intervento in Via Gradoli il 2 aprile mi lascia molto perplesso, anche perché non credo affatto si sia trattato di una seduta spiritica ma di una informazione venuta dall’Autonomia di Bologna, oppure da altri. Bisognerebbe sapere chi, nell’ambito di questa seduta spiritica, può aver fatto questa rivelazione. Tale rivelazione però era più completa di quella che io potessi immaginare perché c'erano anche questi due dati. Ricordo perfettamente quel verbale. Ritengo poi l’onorevole Anselmi persona della cui attendibilità non sia possibile dubitare.

PRESIDENTE. L’onorevole Anselmi avrebbe dato una versione più ampia?

IMPOSIMATO. L’onorevole Anselmi ha scritto una lettera, che io ho letto, nella quale afferma che il dottor Cavina le ha parlato di questa seduta spiritica riferendole che non solo si era saputo il nome Gradoli, ma anche un numero corrispondente al civico di Via Gradoli e l’indicazione "Cassia". Si tratta di tre elementi che difficilmente potevano portare solamente al paese Gradoli. E’ quanto volevo mettere in evidenza.

PRESIDENTE. I protagonisti della seduta spiritica – almeno quelli che per adesso sono venuti in Commissione – ci hanno raccontato una storia diversa: ci hanno detto invece che il piattino ‘scrisse’ Gradoli, Bolsena e non so che altro.

IMPOSIMATO. Ricordo di aver letto questa lettera dell'onorevole Anselmi inviata alla Commissione Moro. Forse lei ha avuto modo di leggerla, Presidente, comunque si tratta di una delle cose che mi lascia perplesso, se si considera che anche la signora Eleonora Moro avrebbe chiesto notizie in merito.

PRESIDENTE. Cossiga questo lo nega. Per lui questo fa parte della ‘mascalzonata politica’.

IMPOSIMATO. Se l’onorevole Anselmi, che certamente non può essere sospettata di voler intorbidare le acque afferma questo, credo che tali fatti siano reali.

VENTUCCI. Ringrazio i colleghi che mi hanno consentito di parlare per primo e ringrazio anche il magistrato, onorevole Imposimato, per quello che ci ha detto, ma vorrei fare una considerazione. L’altra volta già ebbi modo di dire che più di qualcuno si è impossessato dell’evento, cioè del rapimento Moro. Che poi sia seguita l’uccisione; che poi i Servizi segreti parlano con la malavita; che poi qualcun altro cerca di intrufolarsi; che Moro infastidiva l’accordo di Yalta, perché cercava di eliminare la cristallizzazione che tale accordo aveva determinato in Italia creando un regime, di fatto, perché quando in democrazia non c’è l’alternativa c’è un regime che poi degrada e tutti quanti sappiamo quello che è successo. Però, rimanendo ai fatti dell’evento e non al romanzo successivo (a quel romanzo che, ovviamente, ha scatenato gli appetiti di interessi differenti che lei ha pienamente messo in evidenza), in altra occasione ho detto al Presidente della Commissione, e quindi al dottor Priore, che esiste un elenco stilato dall’Ufficio D del SISMI che è agli atti di una inchiesta su Gladio rossa archiviata nel 1994 e questo elenco non è stato mai trasmesso alla Commissione Stragi. Allora le chiedo se questo elenco è lo stesso di cui si parla nel rapporto del Cesis datato 31.03.83 allegato alla relazione di minoranza della Commissione parlamentare sulla strage di Via Fani del senatore Franco Franchi, in cui si dice che ‘nel 1978 fu completato un elenco di italiani che avrebbero frequentato corsi di addestramento politico e di terrorismo in URSS, Cecoslovacchia, Cuba e Albania’. Poi, ‘i brigatisti rossi Pelli e Franceschini soggiornarono in Cecoslovacchia’, ma questo sembra sia avvenuto negli anni 1973 e 1974 e ciò pare accertato.
Allora le rivolgo questa domanda precisa in relazione all’evento, perché credo sia importante: le distorsioni, gli sciacalli che per interessi diversi poi hanno sfruttato l’evento credo che interessino un po’ meno la politica nazionale perché, come afferma anche il senatore Pellegrino che è stato uno dei primi a dirlo, in quel periodo si è combattuta la terza guerra mondiale. Lei quindi può immaginare quale potesse essere l’attività dei Servizi segreti, perché la terza guerra mondiale non è stata combattuta con le pistole o i fucili bensì con i Servizi segreti. Sappiamo che questi ultimi non sono le ‘Figlie di Maria’ o la ‘Confraternita di San Vincenzo’: se Santovito parla con un mascalzone fa il suo mestiere perché, nella sua vita, ha scelto di fare il capo dei Servizi segreti, cioè di una organizzazione che nella legalità non ci sta o non sa nemmeno che accidenti sia. Se lei può darci un aiuto, vorremmo sapere qualcosa su quelle attività che venivano svolte all’estero e che ovviamente dovevano preparare l’evento.

PRESIDENTE. Se ho ben capito tende a conoscere che probabilità ci sono che tra gli attentatori di Via Fani ci fossero persone particolarmente addestrate all’estero.

VENTUCCI. Il punto è proprio questo.

IMPOSIMATO. Non è stata mia intenzione attaccare i Servizi segreti. La ringrazio per aver fatto questa domanda perché io, in genere, mi limito a parlare di fatti, senza fare di tutt’erba un fascio, perché come nella magistratura ci potrebbe essere qualcuno… così anche nei Servizi segreti. E’ un dato di fatto che Santovito venne arrestato - e poi il processo si estinse per morte del reo - per il fatto che aveva messo del tritolo... Però voglio rispondere alla domanda che lei ha posto sulla possibile partecipazione al sequestro Moro di brigatisti o di personaggi che si sono addestrati all’estero. Io non lo escluderei, tanto è vero che faccio riferimento alla sentenza-ordinanza che ho scritto nel 1982, dove vi è un elenco dettagliato di tutti i collegamenti obiettivi che portavano all’Est dell’Europa. Ho letto il libro di uno storico americano che fa riferimento al fatto che io parlo dei Russi, che si sono molto arrabbiati perché parlavo del KGB come di una organizzazione segreta che certamente aveva avuto collegamenti con una serie di terroristi non solo delle Brigate rosse ma soprattutto di Prima Linea, tra cui questo Folini (però le armi le davano anche alle Brigate rosse). Quindi la presenza di tutti questi Skorpion che io ho indicato nella prima sentenza per me non era un fatto casuale: erano armi che erano state prese in Cecoslovacchia, però nessuno ci ha mai detto nulla di questi collegamenti, né sapevamo che, per esempio, l’onorevole Amendola aveva addirittura parlato con l’ambasciatore cecoslovacco o con quello sovietico per dire di non continuare ad avere rapporti con le Brigate rosse. Io, per la verità, ho parlato comunque con l’onorevole Berlinguer che – devo dire – con molta onestà è stato molto utile per quanto riguarda la collaborazione nella lotta alle Brigate rosse perché erano apparsi diversi volantini in cui si parlava di ‘iene berlingueriane’; quindi certamente Berlinguer all’interno del partito era combattuto dalla parte stalinista del partito stesso. Però, oggi rileggendo il dossier Mitrokhin, rileggendo la mia sentenza con l’elenco delle armi provenienti dalla Cecoslovacchia, rileggendo le dichiarazioni di quei terroristi quasi sconosciuti come Sandalo, come Giai e come altri che hanno parlato dei rapporti con i gruppi armati del 1978 (e qualcuno parla anche del 1977), sono quasi certo che c’è stata una connessione non solo con i gruppi armati terroristici dell’Est Europeo, ma anche con i servizi segreti stranieri, tant’è vero che la stessa RAF si sapeva perfettamente che era un’organizzazione che nella Germania orientale aveva rapporti con i servizi segreti di quel paese. Credo che ormai questa sia una cosa abbastanza certa…


Tutto questo non susciterebbe in verità tanto rumore se non si fosse aggiunta in tempi più recenti una ‘notizia esplosiva’ riportata dal Corriere della Sera, notizia che prontamente ‘Informazionecorretta’ ha classificato come ‘antisemita’ , e che qui riporto…

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=20729

LONDRA — Ci sarebbero stati i servizi segreti israeliani dietro alla drammatica operazione con cui nel 27 giugno 1976 un commando di terroristi palestinesi si impossessò di un aereo di linea dell'Air France con a bordo 229 passeggeri [83 dei quali israeliani] e lo dirottò su Entebbe, in Uganda. Lo Shin Bet avrebbe appoggiato l'operazione organizzata dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina [FPLP], per screditare in Occidente l'Organizzazione per la liberazione della Palestina di Yasser Arafat [foto] e impedire un avvicinamento tra quest'ultima e Washington. Il particolare — sorprendente dato che ad Entebbe proprio le teste di cuoio israeliane intervennero il 4 luglio per liberare con la forza gli ostaggi — è emerso ieri da documenti del governo britannico finora top secret. La possibile complicità dello Shin Bet fu segnalato da un diplomatico britannico con base a Parigi, in una nota inviata al Foreign Office il 30 giugno 1976. Nel raid di Entebbe morirono sette rapitori, tre ostaggi, un soldato israeliano e 20 militari ugandesi…

Dunque, a distanza di quasi trent’anni dagli eventi, la ‘verità vera’ comincia [forse] a fare capolino: la ‘Vicenda di Entebbe’ in realtà sarebbe stata una operazione ‘false flag’ [letteralmente ‘falsa bandiera’…] di Israele

Naturalmente vi è ancora molto da aggiungere… però per il momento mi pare ‘basta e avanza’…

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Coimmedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 1/4/2008 13:01  Aggiornato: 1/4/2008 13:01
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Pyter
Inviato: 1/4/2008 14:08  Aggiornato: 1/4/2008 14:08
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
http://www.disinformazione.it/omicidio_massonico.htm

Nel caso del delitto Moro la scena del delitto è intrisa di simbologie, dal fatto che sia stato trovato a via Caetani (e Papa Caetani era Papa Bonifacio VIII, che simpatizzava per i Templari e a cui mossero le stesse accuse rivolte a quest’ordine) alla data del ritrovamento, al fatto che sia stato trovato proprio in una Renault 4 Rossa. Se Renault Rossa sta per Rosa Rossa, la cifra 4 farebbe riferimento al quatre de chiffre (ma forse anche al numero di lettere della parola “rosa”).

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
sigmatau
Inviato: 1/4/2008 14:29  Aggiornato: 1/4/2008 14:29
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi
per pura curiosità sono andato a leggere nel sito segnalato da redna i ‘ricordi di Maria Fida’ …

http://www.rifondazione-cinecitta.org/mariafidamoro.html

La frase che secondo redna ‘svela tutto l’arcano di via Fani’ presumo sia la seguente…

… ero terrorizzata dall’idea che papà portare Luca con sé, come faceva spesso. Non so perché proprio quel giorno avevo l’imperativo categorico che non lo dovesse fare. Arrivai appena in tempo a fermarlo… mio padre era già sulla porta d’ascensore, con Luca in braccio. Purtroppo, quasi sgarbata: ‘Luca oggi deve stare con me!…’. Lui provò timidamente a resistere, visto che io non potevo nemmeno camminare. Ma fui irremovibile. Lui si rassegnò e lessi nei suoi occhi che aveva capito i miei timori. Entrò nell’ascensore, lo guardai con la consapevolezza che non l’avrei più rivisto…

Indubbiamente si tratta di una testimonianza ‘toccante’ … quale ‘indizio’ fornisca riguardo al nostro ‘mistero’ è un poco difficile comprendere…

Per fortuna però la lettura dei ‘ricordi’ non è stata inutile… anzi!… eh sì perché… sarò anche un imbecille… tutto può essere… ma il fatto è che trovo letteralmente devastante la ‘verità rivelata’ nelle righe seguenti [ho sottolineato i punti che ritengo decisivi] …

… ricordo il 3 agosto del 1974, altra data infausta della storia italiana. Papà allora era ministro degli esteri e avrebbe dovuto raggiungervi in treno a Bellamente, sulle montagne del Trentino, dove di solito trascorrevamo insieme le vacanze estive. Era già salito sulla sua carrozza, alla stazione Termini, e il treno stava per partire, quando all’ultimo momento arrivarono dei funzionari e lo fecero scendere perché doveva tornare per firmare delle carte. A causa di quell’imprevisto perse il treno e fu costretto a raggiungerci in macchina. Un ritardo provvidenziale, perché quel treno era l’Italicus. Non ho alcuna prova per dirlo con certezza, però ho avuto il sospetto che la bomba esplosa poche ore dopo nella galleria di San Benedetto Val di Sambro avesse come obiettivo proprio lui… dal 1974, dopo la strage dell’Italicus , papà volle che avessimo una scorta anche noi figli…

Dunque, dunque… se abbiamo letto bene il primo tentativo di assassinare Aldo Moro è stato compiuto nell’estate del 1974. A quel tempo di ‘compromesso storico’ si parlava nella bouvette del Parlamento tanto per raccontarsi qualcosa e nessuno pensava realisticamente ad una possibile ‘scalata’ dei comunisti al governo, tanto più dopo la batosta elettorale che la sinistra aveva preso nelle elezioni di due anni prima. È invece fondamentale il fatto che a quella data Aldo Moro ricopriva la carica di ministro degli esteri e che l’episodio dell’Italicus destò in lui tali preoccupazioni da richiedere la scorta anche per i propri famigliari… Si tratta di una informazione che, a differenza della prima, è veramente essenziale e di questo ringrazio vivamente redna!…

saluti!…

P.S. Nell’ipotesi che il ‘sospetto’ di Maria Fida che la bomba posta sull’Italicus fosse in realtà destinata a suo padre sia vera, ciò testimonia chiaramente della ‘moralità’ dei potenziali assassini, incuranti del fatto che il raggiungimento del loro obiettivo [l’eliminazione di Aldo Moro…] comportasse la morte di decine di innocenti. La stessa cosa si può dire anche per gli ‘assassini dell’11 settembre’… ovvio…

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
BigLie
Inviato: 1/4/2008 14:45  Aggiornato: 1/4/2008 15:28
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
X redna:
immagino che tu faccia riferimento al libro di Fasanella
"Il misterioso intermediario" in cui si suggerisce che Gradoli
stia per Grado LI ossia grado 51, un segretissimo grado della
massoneria di rito egizio il cui titolo identificativo sarebbe
IL SIGNORE DEL GLADIO
In questo sito
PaoloFranceschetti.blogspot.com
alcuni frequentatori di un forum discutono con una certa Solange
il cui padre sarebbe stato un 51° Grado e che sarebbe stato ucciso
misteriosamente.
A me questa interpretazione della seduta spiritica suscita un notevole
interesse.

__________________________________________
Edit
BigLie
Usa il tasto link nel commento e non scrivere direttamente l'indirzzo web perchè allarga la pagina.

il gobbo

BigLie
Inviato: 1/4/2008 15:10  Aggiornato: 1/4/2008 15:10
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Tra l'altro, perchè mai il cattolicissimo Prodi
e i cattolicissimi suoi amici del trust di cervelli de Il Mulino
dovrebbero credere nelle sedute spiritiche e parteciparvi,
sapendo che ciò costituisce peccato mortale per la Chiesa
Cattolica.
Delle due l'una:
o il fatto della seduta è una c...ta oppure i signori in questione
non sono cattolici.
Ricordo che lo spiritismo nacque a cavallo del secolo XX in seno
alla teosofia.

Paxtibi
Inviato: 1/4/2008 15:16  Aggiornato: 1/4/2008 15:30
Sono certo di non sapere
Iscritto: 3/4/2005
Da: Atene
Inviati: 8134
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma puttana eva li volete editare questi cazzo di link!!!



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Edit
Già fatto Pax

il gobbo

BigLie
Inviato: 1/4/2008 15:36  Aggiornato: 1/4/2008 15:36
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Visto che sui link c'è qualche problema riporto per intero
questo brano interessante sull'ancor più inquietante libro
di Fasanella e Rocca:


10 gennaio 2003 - MORO: LIBRO FASANELLA E ROCCA SU MARKEVICH E SEDUTA SPIRITICA
"Panorama"
Moro, l'ultima verità sulla seduta spiritica
di Giovanni Fasanella
Dopo il rapimento, Romano Prodi e alcuni amici interrogarono l'aldilà. Oggi dietro quella famosa riunione spuntano logge, esoterismo e messaggi cifrati. Un libro svela nuovi retroscena e ipotesi sulle trattative con i brigatisti per liberare l'ostaggio
Ricordate la seduta spiritica alla quale partecipò Romano Prodi ai tempi del sequestro Moro? Si è sempre ritenuto che quella strana riunione fosse servita, coprendo la fonte, a inviare un'informazione agli inquirenti.
Giovanni Fasanella e Giuseppe Rocca, autori del libro Il misterioso intermediario, danno una ricostruzione sorprendente: le rivelazioni di Moro rischiavano di destabilizzare l'ordine mondiale e i poteri forti decisero di intervenire.
Attraverso Igor Markevic, il direttore d'orchestra al centro di mille intrecci. Di seguito, alcuni brani del capitolo che ricostruisce proprio quell'oscuro episodio.
La situazione aveva finito per complicarsi perché erano in troppi a cercare una via d'uscita, ma spesso in modo autonomo e confuso.
In quelle condizioni non poteva esserci altra possibilità che cercare una soluzione governata. Era, allora, indispensabile trovare un luogo estremamente discreto e protetto, dove agissero trasversalmente solo interessi e logiche sovrannazionali. E dove a condurre il gioco fossero persone altrettanto discrete e quasi invisibili, nel senso, cioè, di una loro assoluta insospettabilità in quella funzione.
Da quel momento l'affare Moro entrò in un'altra dimensione, fu come inghiottito in una dolina carsica e seguì un suo percorso sotterraneo. Una dimensione esoterica, blindata, assolutamente inaccessibile ai profani.
FLUIDI PARANORMALI
Era il 2 aprile. In pieno allarme internazionale per le rivelazioni del presidente democristiano, in Italia pareva che non si potesse far altro che affidarsi a fluidi paranormali. E così, mentre attorno a Roma un sensitivo, chiamato dal governo, cercava Moro con tecniche da rabdomante, una risposta arrivò dall'Appennino emiliano. Qui, in una casa di villeggiatura, un pacioso gruppo di amici, dopo aver mangiato, insieme alle rispettive famiglie, con la dovizia e la prelibatezza di quelle zone, non sapeva cosa fare: il tempo si era guastato e avevano dovuto rinunciare alla prevista passeggiata. Così, tra le chiacchiere delle mogli e il chiasso dei bambini, avevano deciso di fare una seduta spiritica.
Avevano messo un piattino da caffè al centro di un grande foglio, ai cui bordi erano state scritte le lettere dell'alfabeto, vi avevano puntato tutti un dito sopra e avevano cominciato a porgli domande sull'onorevole Moro e sulla sua sorte. La cosa strana è che quegli amici erano quasi tutti serissimi docenti universitari e che fra loro c'erano un futuro presidente del Consiglio, Romano Prodi, e un futuro ministro, Alberto Clò. Il piattino aveva cominciato a correre con grande decisione da una all'altra delle lettere e aveva composto un nome: G-R-A-D-O-L-I.
È possibile che in un frangente così tragico dei luminari scherzassero con un piattino attorno alla vita di Moro? E se facevano sul serio, pensavano davvero che gli spiriti (sia pure autorevoli) di Alcide De Gasperi e Giorgio La Pira, evocati in quella seduta, potessero rivelare il luogo in cui Moro era tenuto prigioniero? Se lo scopo fosse stato veramente quello di fare arrivare un'informazione coprendone la fonte, non sarebbe stato più semplice ricorrere a una lettera o a una telefonata anonime? Non si sarebbe potuto far correre una voce attivando il passaparola degli amici di amici?
"GRADO 51"
Viene da chiedersi, allora, se sia possibile leggere in qualche altro modo quel messaggio. Lo si potrebbe, per esempio, prendere alla lettera, per quello che è: un messaggio esoterico, appunto, cioè in codice. La seduta spiritica avrebbe segnalato, allora, a chi era in grado di capirlo, che quell'indicazione poteva essere decifrata solo da chi, interno o esterno al gruppo, fosse iniziato a quel particolare linguaggio cifrato. Se il codice fosse stato, per esempio, quello rosacrociano, le lettere indicate dal piattino avrebbero potuto non formare il nome del paesino sul lago di Bolsena, ma essere lette come GRADO-LI (grado 51).
Si sarebbe rinviato, cioè, a un livello ancora più occulto del trentatreesimo, il gradino più alto della gerarchia massonica conosciuta. Quale poteva essere questo misterioso Grado LI? Un rarissimo testo pubblicato in Francia intorno al 1870 da Ély Star (pseudonimo di un seguace di Péladan e di Flammarion), Les Mysteres de l'horoscope, svela che il Grado LI corrisponde al Maître du Glaive, il Signore del Gladio. E l'ipotesi può acquistare una sua perturbante suggestione se si pensa appunto alla rete segreta Gladio e alla circostanza che al numero 68 di via Gradoli abita il pittore Ivan Mosca della loggia Monte di Sion, gran maestro, con il nome esoterico Hermetico, dell'Ordine dei Cavalieri massoni eletti Cohen dell'Universo, confraternita in rapporto di fratellanza con i Rosacroce.
Letto così e riferito alla situazione internazionale, quel messaggio poteva essere interpretato in due modi: o come una richiesta di intervento rivolta al fantomatico Signore di quella organizzazione; oppure come l'annuncio che il Grado LI stava per muoversi.
Questa lettura, del resto, potrebbe essere ulteriormente confermata anche da certe frequentazioni di alcuni dei partecipanti a quella seduta.
I CIRCOLI DI PRODI
È noto, per esempio, quanto il professor Prodi sia vicino, per formazione e rapporti, ad ambienti finanziari anglo-americani, in particolare alla London school of economics. Il prestigioso istituto di formazione finanziaria era nato, nell'alveo di un'altra organizzazione, la Fabian Society, insieme alla Round Table. Alla stessa area di influenza può essere riportato anche un gruppo assai vicino a Prodi, quello del Mulino. L'associazione bolognese di cultura, infatti, nel 1965 era stata tra i fondatori, con il centro studi Nord-Sud e la Fondazione Olivetti, dell'Istituto affari internazionali, promosso da Altiero Spinelli come filiazione italiana del Royal institute of international affaires.
L'idea del Riia era nata a Parigi nel 1919, durante la Conferenza della pace, quando il colonnello Edward House, plenipotenziario del presidente Woodrow Wilson, aveva riunito all'Hotel Majestic un gruppo di delegati anglofoni suoi confratelli della Round Table.
Tra loro, oltre a Bernhard Berenson, gran protettore di Markevic, c'era anche lord Esme Howard, padre di Hubert, il dominus rector di quel Palazzo Caetani attorno al quale ruotano tutti gli enigmi del caso Moro. Era Hubert Howard, il Grado LI, fonte o destinatario del messaggio del piattino?
Era lui il Signore del Gladio indicato con la seduta spiritica? Forse non è un caso che tra i più intimi amici di Howard, uno dei pochissimi ammessi a pescar trote nel fiume di Ninfa, fosse proprio Enrico Mattei, con Paolo Emilio Taviani e Moro fondatore di Gladio.
POTERI PIÙ FORTI DEL GOVERNO
Proprio a ridosso di quell'episodio, Hubert Howard ebbe un contatto con il governo italiano. Non si sa se sia stato chiamato o se sia stato lui a proporsi, magari per comunicare che da quel momento la cosa era in mano a poteri più forti e che non erano gradite interferenze. In qualunque modo siano andati i fatti, è molto probabile che sia stato appunto quell'incontro a segnare l'entrata in azione di Howard e delle due istanze che egli rappresentava. Istanze che lo legavano entrambe a Igor Markevic molto più strettamente di quanto non facesse un matrimonio con due cugine. È probabile, infatti, che l'immagine di Howard come principe consorte di Lelia Caetani celasse altri livelli di operatività. Se il vero compito di Howard a Roma fosse stato quello di fare da tramite fra la Gladio italiana e la rete Stay-behind e insieme l'Authority di quel sistema di protezione? Questo ruolo si saldava, forse, all'altro livello che si potrebbe ricostruire frugando nelle zone ancora oscure e ignote della biografia di Hubert. Andrebbe meglio indagato, per esempio, il lungo rapporto che lo legò a Kermit, il figlio del presidente americano Theodore Roosevelt. Kermit, che svolse un'intensa attività di intelligence nella Cia, era anche uno dei più convinti sostenitori della sinarchia, cioè dell'idea di un Governo mondiale.
Di questo pensiero si trovò una sistematica esposizione in un documento segreto venuto alla luce nel 1935: si intitolava Pacte Synarchique ed enunciava i principi e la strategia per diffondere, in tappe successive, l'Ordine nuovo in tutto il mondo. La gradualità come elemento decisivo per il compimento di un progetto così ambizioso e globale era stata messa a punto dalla Fabian Society, che prese il nome proprio da Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore e puntò molto sulla formazione: The London school of economics fu una sua creazione e divenne modello per molte università, tra le quali Harvard.
LA CITTÀ MAGICA
Nel 1978, Howard appariva solo un gentiluomo di campagna, dedito al riordino e all'amministrazione dell'ingente patrimonio della moglie Lelia (morta l'anno prima), con la quale da molto tempo si era ritirato nel feudo di Sermoneta. Qui i due avevano dedicato tutte le loro cure allo splendido giardino di Ninfa, fatto nascere da Marguerite Chapin tra le rovine di una città morta, che Gregorovius definì "la Pompei del Medioevo". I ruderi, secondo molte voci, ospitavano spesso sedute spiritiche e questo contribuiva ad aumentare la suggestione di quel luogo remoto e protetto. In quest'oasi Hubert Howard è vissuto appartato, ma niente affatto isolato.
Molti dei frequentatori erano dello Iai, altri della Trilateral, delle Conferenze Bilderberg, l'Istituto Atlantico, il Club di Roma fondato e presieduto da Aurelio Peccei. Tutte sigle che in vario modo discendono dal mondialismo della Fabian Society, attraverso la Round Table e il Royal institute of international affaires e costituiscono in Italia una sorta di trasversale Partito angloamericano.
Ecco, allora: dopo che si era avuta la certezza che le rivelazioni di Moro toccavano punti vitali per la sicurezza del Patto Atlantico, questo schieramento angloamericano si era mosso e aveva attivato il Signore di Gladio.
Che si ricordò di un'altra situazione difficile, nella Firenze occupata dai tedeschi, e di un giovane artista che che lo aveva aiutato a uscirne, Igor Markevic. Hubert e Igor, dunque, di nuovo insieme, come 34 anni prima, a trattare ancora una volta sulla sorte di un ostaggio eccellente: durante la guerra, i tesori di Firenze in mano ai nazisti; nella primavera del 1978, Moro in mano ai brigatisti rossi.
QUEL MUSICISTA DALLE MILLE AMICIZIE
I due ultimi Caetani (anche Igor aveva sposato un'erede della famiglia, Topazia, ndr) erano due stranieri: uno dell'Ovest, l'altro dell'Est. Hubert sapeva che, dopo la trattativa per Firenze, Igor aveva mantenuto rapporti con ambienti americani e inglesi; che era intimo amico di Moshe Feldenkrais, il guaritore di Ben Gurion; che aveva intrecciato in Svizzera le relazioni più cosmopolite; e che aveva eccellenti rapporti con il governo francese da cui negli anni Sessanta aveva ricevuto la Legion d'Onore.
Ma Hubert conosceva soprattutto i suoi legami viscerali con la Grande Madre Russia, confermati anche dalle dichiarazioni filosovietiche, al momento di assumere l'incarico a Santa Cecilia. Di Igor, inoltre, Hubert apprezzava l'abilissimo direttore d'orchestra e la sua idea di una prospettiva sonora che armonizzasse in gerarchia le contrastanti sezioni strumentali: una capacità professionale da lui portata a vero virtuosismo, anche perché in quel modo sublimava la sua profonda pulsione a conciliare ogni contrasto.
IL "PRIORATO DI SION" E I SERVIZI SEGRETI
Soprattutto, però, Hubert sapeva quali fossero i fini del misterioso Priorato di Sion, di cui Jean Cocteau, intimo amico e sodale di Igor, era stato Nautonnier (nocchiere, ndr). Ordine dalla fisionomia sfuggente e mutevole, durante la guerra era stato contattato anche dai servizi inglesi per organizzare la resistenza in Francia. Charles de Gaulle se n'era servito per la sua ascesa al potere. E gli americani avevano fatto proprie le due idee fondamentali del Priorato: agire nel campo della psicologia di massa e realizzare il grande disegno di una federazione di stati europei.
Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, gli storici che hanno studiato questo ordine, ce lo descrivono come immerso da qualche tempo in una "sfera piuttosto tenebrosa", dove politica, massoneria, Cavalieri di Malta, Cia, Vaticano, alta finanza "si incontrano, si uniscono temporaneamente per uno scopo o per l'altro, poi riprendono la propria strada".
Anche tutti questi fili del Priorato di Sion, negli anni Settanta, finivano con l'intrecciarsi dentro e attorno a Palazzo Caetani, in una ragnatela di discrete relazioni e di contatti insospettabili fra persone e istituzioni. Nella primavera del 1978, dunque, non poteva che essere convocata lì, a Palazzo Caetani e dintorni, la riunione sinarchica per risolvere i problemi aperti dal sequestro Moro. Su questo piano sovrannazionale Hubert Howard e Igor Markevic avrebbero governato l'intricata matassa di interessi e di posizioni che si aggrovigliavano nel caso Moro.
In un'ipotetica divisione dei ruoli, è possibile che Igor agisse sul campo, per così dire, tornando a fare la spoletta tra le parti, magari anche con il cervello politico delle Br, e Howard tenesse il controllo nella cabina di regia di Palazzo Caetani.

BigLie
Inviato: 1/4/2008 15:46  Aggiornato: 1/4/2008 15:46
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
I proiettili sparati erano in dotazione ai servizi per operazioni
coperte?
Dal sito:
http://www.fondazionecipriani.it/


L'AFFARE MORO

I bossoli di via Fani (Stralcio da Intervento sull'affare Gladio 1991, pubbl.supra sotto Stay behind)

In via Fani, dei cento colpi sparati contro la scorta dell'onorevole Moro, furono raccolti trentanove bossoli sui quali il perito Ugolini, nominato dal giudice Santiapichi nel primo processo Moro, dice quanto segue. "Furono rinvenuti trentanove colpi ricoperti da una vernice protettica che viene impiegata per assicurare una lunga conservazione al materiale. Inoltre questi bossoli non recano l'indicazione della data di fabbricazione". Vi è scritto GFL, Giulio Fiocchi di Lecco e il calibro però non viene indicata, come normalmente fanno le ditte costruttrici, la data di fabbricazione di quei bossoli. Allora, il perito afferma che "questa procedura di ricopertura di una vernice protettica viene usata per garantire la lunga conservazione del materiale.Il fatto che non venga indicata la data di fabbricazione è il tipico modo di operare delle ditte che fabbricano questi prodotti per la fornitura a forze statali militari non convenzionali". Alla luce di tali rilievi, mi chiedo come sia potuto accadere che in via Fani fossero usati proiettili di questo tipo, molto particolari, che le ditte forniscono solo a forze statali militari non convenzionali. In ogni caso, sarebbe interessante sapere come mai questo tipo di proiettili finirono nelle mani delle Br e di quel commando che assassinò la scorta di Aldo Moro.

sigmatau
Inviato: 1/4/2008 16:06  Aggiornato: 1/4/2008 17:39
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi
devo confessarvi che, dopo aver letto i ‘ricordi di Maria Fida’ , non ho resistito alla tentazione di andarmi a rivedere qualcosa sulla ‘Strage dell’Italicus’. Ricordavo vagamente che da sempre quell’attentato era stato definito in modo automatico ‘di chiaro stampo neofascista’, anche se gli autori non sono mai stati identificati. Circa vent’anni fa mi ricordo che per la ‘Strage dell’Italicus’ furono sottoposti a giudizio i due neofascisti Tuti e Malentacchi ma alla fine furono assolti per ‘insufficienza di prove’. Andando a cercare sulla solita Wikipedia si trova…

http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_dell'Italicus

Una bomba ad alto potenziale a base di termite esplose nella vettura 5 dell'espresso Roma-Monaco di Baviera via Brennero. Nell'attentato morirono 12 persone e altre 44 rimasero ferite. La strage sarebbe potuta essere di dimensioni maggiori, si ipotizza centinaia di morti, se l'ordigno fosse esploso all'interno della galleria di San Benedetto Val di Sambro. Aldo Moro era su quel treno il 3 Agosto, in quanto doveva raggiungere la famiglia a Bellamonte, ma poi viene raggiunto da alcuni funzionari che lo fecero scendere per firmare alcune carte al Ministero. L'attentato venne rivendicato dall'organizzazione Ordine Nero attraverso un volantino che dichiara:

‘ Giancarlo Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l'autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti’

I colpevoli della strage non sono mai stati individuati…


Singolare l’utilizzo della termite, un composto di ferro e alluminio che brucia con enorme calore che non risulta essere stato usato in nessun altro attentato in Italia e di cui si ritornerà a parlare a proprio nell’ambito dell’11 settembre. Riguardo all’organizzazione Ordine nero Wikipedia riporta questo…

http://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_Nero

… Ordine Nero è stata una associazione segreta di sfondo neofascista che negli anni settanta del XX secolo ha rivendicato alcuni attentati terroristici. Ordine Nero è stata oggetto d'inchiesta della Commissione Parlamentare sulle stragi. Per molto tempo rimase defilata, senza molta visibilità al di fuori degli ambienti dell'eversione di estrema destra, limitandosi a raccogliere i militanti fuoriusciti dalle formazioni storiche della destra eversiva e dalle organizzazioni minori, tra cui Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. Ordine Nero si prefiggeva obiettivi dichiaratamente terroristici. La filosofia del movimento si rifaceva al pensiero di Julius Evola. Durante l'inchiesta sul movimento, si scoprì che il gruppo era articolato in almeno sette unità territoriali, fra cui la più attiva era probabilmente quella toscana, resasi responsabile di numerosi attentati a linee ferroviarie. Nel complesso a Ordine Nero fu attribuita la responsabilità di circa 45 attentati. Vi erano poi legami operativi molto stretti con il Movimento di Azione Rivoluzionaria, legami così stretti che anche alcuni militanti consideravano Ordine Nero una sorta di braccio armato del MAR…

Tutto chiaro?… non tanto per la verità in quanto una qualsiasi organizzazione è composta di individui e ogni individuo si distingue per nome e cognome… e in Wikipedia l’unico citato per nome e cognome è Julius Evola, che però possiamo ragionevolmente scagionare da ogni responsabilità … uhmmm!… Ho provato allora a ricostruire gli attentati rivendicati da questa organizzazione nell’anno 1974… eccoli qui…



20 gennaio- Una bomba esplode alla stazione Termini di Roma, non ci sono vittime
28 febbraio- Inizia a Cattolica, presso l'Hotel Giada la riunione di fondazione di Ordine Nero, costituito dai resti di Ordine Nuovo e da Avanguardia Nazionale. Il proprietario dell'Hotel Giada, Caterino Falzari è un agente informatore del SID. Verrà scoperto successivamente che non solo il SID era a conoscenza della riunione e del suo oggetto ma che tutto si svolse sotto la protezione del servizio segreto
21 aprile- Attentato contro la linea ferroviaria Bologna - Firenze, nei pressi della stazione di Vaiano, con l'uso di esplosivo al plastico. Un dispositivo automatico, che blocca i treni in caso di interruzione delle rotaie, evita per un pelo il deragliamento del rapido Parigi-Roma. L'attentato è rivendicato dalla organizzazione neofascista Ordine nero
25 aprile- Una bottiglia molotov viene lanciato contro l'auto del giudice Macrì. L'episodio viene rivendicato da Ordine Nero
30 aprile-Vengono lanciate 3 bombe contro uffici della polizia a Milano. Gli attentati sono rivendicati da Ordine Nero
10 maggio-Una serie di attentati dinamitardi vengono rivendicati da Ordine Nero nelle città di Milano, Bologna e Ancona dove una persona viene ferita
28 maggio-Una bomba esplode in Piazza della Loggia a Brescia, mentre è in corso una manifestazione sindacale provocando 8 morti e 103 feriti. La strage di Brescia viene rivendicata da Ordine Nero. Successivamente verranno arrestati Ermanno Buzzi di Avanguardia Nazionale, Nando Ferrari del Fronte della Gioventù e Marco De Amici delle SAM
4 agosto- Una bomba sulla vettura 5 del treno Italicus, l'espresso Roma-Brennero, esplosa nei pressi della stazione di San Benedetto Val di Sambro, provoca 12 morti e 50 feriti. Il volantino di rivendicazione di Ordine nero afferma che il gruppo è in grado di mettere bombe in qualsiasi luogo e in qualsiasi ora e minaccia di ‘seppellire la democrazia sotto una montagna di morti’. Secondo il superteste Aurelio Fianchini la bomba è stata messa sul treno dal gruppo del neofascista aretino di Mario Tuti, per ordine del Fronte nazionale rivoluzionario e di Ordine nero.
6 agosto- Vengono ritrovati 18 chilogrammi di esplosivo all'ingresso della galleria ferroviaria vicino Bologna. L'esplosivo sarebbe stato sufficiente per far saltare il tunnel. Ordine Nero rivendica la tentata strage e annuncia altre azioni simili
5 dicembre-Alcune bombe vengono trovate lungo la linea ferroviaria Genova-Milano

Gli episodi davvero significativi sono due: la Strage in Piazza della Loggia a Brescia e la Strage dell’Italicus. Di entrambe non sono stati mai identificati gli autori. Lo stesso vale per tutti gli altri attentati minori rivendicati da Ordine nero compresi nella lista… Uhmmm!…

Proviamo a vedere che cosa dice al riguardo la ‘Commissione stragi’…

http://www.stragi.it/index.php?pagina=vicenda&par=sigle

Leggiamo…

Secondo la Commissione Parlamentari sulle stragi, ‘Ordine Nero, sulla cui esistenza, fuori dell'ambiente, per lungo tempo non vi fu certezza, raccolse i militanti delle formazioni storiche della destra eversiva e di organizzazioni minori per progetti dichiaratamente terroristici. Il nucleo originario poteva contare su uno zoccolo duro di ‘evoliani’ e di veterani di O.N. e A.N. Si appurò poi che il gruppo era articolato in almeno sette unità territoriali, fra cui la più attiva era probabilmente quella toscana, resasi responsabile di numerosi attentati a linee ferroviarie. Nel complesso a Ordine Nero fu attribuita la responsabilità di circa 45 attentati. Vi erano poi legami operativi molto stretti con il Movimento di Azione Rivoluzionaria, legami così stretti che anche alcuni militanti consideravano Ordine Nero una sorta di braccio armato del MAR’…

A differenza di quasi tutte le altre ‘organizzazioni eversive’ citate dalla Comissione, ad Ordine Nero non è associato alcun nominativo. Sembra in sostanza trattarsi di qualcosa come la mitica Araba Fenice, la quale come si suol dire… che vi sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
BigLie
Inviato: 1/4/2008 16:22  Aggiornato: 1/4/2008 16:22
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
I ricordi di Fida Moro e questa dichiarazione di Cossiga potrebbero
indirizzare anche verso la Stella di Davide (ricordiamo che Moro era
Ministro degli Esteri non solo quando ci fu l'Italicus ma anche al tempo
dell'attentato palestinese a Fiumicino).
Da http://blog.panorama.it/italia/2008/03/06/caso-moro-la-storia-segreta/
"Cossiga afferma anche che furono agenti del Mossad israeliano a far saltare, mentre era in volo, Argo 16, l’aereo utilizzato per i “trasporti clandestini” di Gladio. Fu una ritorsione per la liberazione, voluta proprio da Moro, dei due terroristi palestinesi che avevano tentato di colpire un aereo della compagnia israeliana El Al sulla pista dell’aeroporto di Fiumicino. Infine, l’ex presidente della Repubblica rivela che l’elenco dei 600 gladiatori consegnato a suo tempo al Parlamento da Giulio Andreotti non è completo: “Mancano un bel po’ di nomi. Per esempio quelli di due membri del governo attualmente in carica… Niente nomi. Posso solo dire che sono della Margherita”."

BigLie
Inviato: 1/4/2008 16:24  Aggiornato: 1/4/2008 16:24
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Della Margherita, cioè prodiani?
Membri di Gladio?
Mmmmm, gli spiriti sembrano assai corporei...

Pyter
Inviato: 1/4/2008 19:09  Aggiornato: 1/4/2008 19:09
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Vabbè...visto che oggi è il primo aprile possiamo spararne quanto vogliamo,
almeno fino a mezzanotte.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
redna
Inviato: 1/4/2008 19:23  Aggiornato: 1/4/2008 19:23
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://www.socialisti.net/archivio32/000011c3.htm

Pellegrino voleva andare ad Hammamet per interrogare Craxi ma ci fu un'autentica levata di scudi....


PS-ringrazio sigmatau che mi ringrazia

E'sempre più evidente che di quella mattina NON si sa nulla...
Ma certe volte è nei particolari che bisogna guardare.

In piazza della cinque lune gli incontri fra il brigatista e il magistrato sono stati in due chiese diverse...e li ha ribadito che il sequestro moro è pieno di simbologie.
Ha accennato anche ai sillogismi: il magistrato è un uomo, l'uomo è mortale, il magistrato è mortale; via gradoli è un covo anomale, moretti è un capo anomalo.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 1/4/2008 20:51  Aggiornato: 1/4/2008 20:51
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Salute a tutti;

Cossiga ne sa una più del Diavolo.

E anche se sulla questione di Argo 16 ha ragione, qualcosa mi dice che queste sue dichiarazioni siano "mirate" per INDICARE i veri mandanti e per "coprire" i manutengoli etrerodiretti!

Ma secondo me, il discorso più importante per comprendere quei 55 giorni, sono le lettere scritte da Moro, alcune delle quali (solo un terzo delle quali) sono state recapitate, mentre la restante parte è stata censurata!

E su quelle lettere recapitate, sono state spese poche pagine di inchiostro, mentre era proprio questa la direzione che bisognava imprimere alle più approfondite analisi filologiche.

Uno dei pochi che si è dedicato a questa analisi (e che si è immedesimato perfettamente con le condizioni del prigioniero) è stato Sciascia, che ha di fatto, saputo interpretare molte delle metafore e delle "frasi incongrue" utilizzate da Aldo Moro!

Strano che nessuno quì abbia ricordato questo suo lavoro.
Ma dirò di più, Sciascia è stato davvero unico, perchè ha saputo anche predire la morte di "UN MOLTO PARTICOLARE PRESIDENTE" in uno dei suoi più discussi romanzi, TODO MODO!

Ma Sciascia, nelle sue pur importanti analisi di quelle lettere, ad un certo punto si è come fermato ... chissà perchè?

Successivamente, nel 1988 una bellissima rivista di giochi, enigmi, sciarade ecc. (GIOCHI MAGAZINE) pubblicò un interessante servizio, sulle straordinarie capacità che Moro aveva, nel realizzare anagrammi e indovinelli ... e sul fatto che, sapendo di queste sue formidabili doti, alcuni amici si riunirono per diverse serate (durante il rapimento) per tentar di comprendere quello che Moro avrebbe potuto tentar di veicolare ... e questi amici, qualcosa di interessante avevano comunque notato, ma non sono riusciti a comprenderne il senso!

Per la cronaca, la rivista mensile GIOCHI MAGAZINE (in casa ho tutti gli 11 numeri che sono stati pubblicati, dal Maggio 1987 al Marzo 1988 ...) terminò improvvisamente e senza alcuna motivazione particolare, le sue pur interessantissime pubblicazioni, proprio dopo aver pubblicato nel suo ultimo numero ... di questi importanti approfondimenti sulle lettere di Moro!

Secondo voi, decidendo di pubblicare un simile articolo, avevano toccato qualche IMPORTANTE nervo scoperto?

Che ne dite di questa questione?

Cordialmente da Otello

>

Colui che sa leggere, porta con se il potere di valorizzare se stesso,
di moltiplicare i suoi modi di esistere e di fare della propria vita, un'entità,
piena di interesse e significato!

>>--------> Aldous Huxley

>

Redazione
Inviato: 1/4/2008 21:16  Aggiornato: 1/4/2008 21:16
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Indagine sul caso Moro
Qualcuno può aiutarmi a ritrovare il testo della Commisione Pellegrino? (L'avevo nel computer, ma non lo trovo più, e ora non riesco a trovarlo nemmeno iin rete)

redna
Inviato: 1/4/2008 21:35  Aggiornato: 1/4/2008 21:35
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 1/4/2008 21:48  Aggiornato: 1/4/2008 21:48
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
"Qualcuno può aiutarmi a ritrovare il testo della Commisione Pellegrino? (L'avevo nel computer, ma non lo trovo più, e ora non riesco a trovarlo nemmeno iin rete)"

--------------------------------------------------------------------------------------

Prova quì ... http://www.fisicamente.net/index-98.htm

è molto completo !

Oppure, installa Gogle desktop --- http://desktop.google.com/ sul tuo PC e dopo che questo programmino avrà memorizzato tutto quello che c'è nei tuoi Hard Disk, potrai aprirlo e chiedergli dove si trova quel file che cerchi!

Cordialmente da Otello

>

Colui che sa leggere, porta con se il potere di valorizzare se stesso,
di moltiplicare i suoi modi di esistere e di fare della propria vita, un'entità,
piena di interesse e significato!

>>--------> Aldous Huxley

>

zaq
Inviato: 1/4/2008 21:49  Aggiornato: 1/4/2008 21:49
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro

Redazione
Inviato: 1/4/2008 21:53  Aggiornato: 1/4/2008 21:53
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Indagine sul caso Moro
Grazie Redna.

zaq
Inviato: 1/4/2008 23:07  Aggiornato: 1/4/2008 23:07
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
A parer mio le audizioni della Commissione sono piu' interessanti della paginetta delle conclusioni.

Già da sola questa audizione del Generale Bozzo offre parecchi spunti di riflessione.

http://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/steno28.htm

Si parla di parte dell'arma dei Carabinieri che risponde alla P2...
Si parla del COmandante Generale dell'Arma dei Carabinieri che teme di essere ucciso mentre è in elicottero e poi, stranamente, muore davvero in queste circostanze (ottobre 1977)..

Come già aveva fatto notare "sigmatau" in un precedente post, si nota come Pellegrino piuttosto che tentare di approfondire alcune tematiche con Bozzo, che dice praticamente sempre di non sapere nulla, cerchi di bloccare anche Fragalà che invece le domande le fa.


Sembra la commissione d'inchiesta per l'assassinio di JFK, versione all'amatriciana...

Un estratto:

GUALTIERI. Signor generale, volevo domandarle: il servizio di polizia tedesco manda due esperti di antiterrorismo e gli americani mandano un esperto di trattazione degli ostaggi che si chiama Pieczenik, di origine polacca. Anche quest'ultimo è stato quindici giorni a Roma, partecipava ai comitati, andava al cinema anche lui. Dopo quindici giorni torna in America e dice che non vogliono trovare Moro e circa la sicurezza la sua dichiarazione era: "C'era una falla grande come una casa". Mi domando: ma che tipo di ricerca abbiamo fatto di Moro? Non voglio dire che c'è un complotto, ma abbiamo un disordine totale della magistratura. Mi rivolgo agli avvocati: non è che allora nella legge non fosse contemplata la responsabilità primaria dell'investigazione del magistrato...

PRESIDENTE. Non c'è dubbio.

GUALTIERI. Si lascia il magistrato Infelisi nelle condizioni in cui è stato detto, senza telefono, e dopo un po' sta fuori cinque giorni a cercare la casa di vacanze in Calabria...

BOZZO. Quella era l'atmosfera!

GUALTIERI. Dopo trenta giorni il procuratore Pascalino avoca l'inchiesta. Insomma un disastro totale della magistratura, la quale non si accorge che non è lei a condurre le indagini, ma dei comitati. Non le conduce neanche la polizia giudiziaria. Quello che sto cercando disperatamente di far notare, signor Presidente, è che quando esaminiamo il caso Moro non abbiamo i due titolari delle indagini in caso di rapimento e di omicidio plurimo: da una parte la magistratura e dall'altra la polizia giudiziaria. Nel caso di Moro non c'è stata né la magistratura né la polizia giudiziaria. E poi dopo ci si chiede perché non hanno trovato Moro! C'è gente che ha continuato a fare le carriere politiche, amministrative, eccetera; poi va in televisione una trasmissione intitolata: "Si poteva salvare Moro?". Ma cosa risponde al cittadino? Raccontiamo questo?

BOZZO. Non so risponderle.

zaq
Inviato: 1/4/2008 23:24  Aggiornato: 1/4/2008 23:29
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
"Diciamo pure a questo punto che la soluzione del ‘mistero’ della ‘lingua che sembra tedesco ma non lo è’ sembra ancora lontana… per saperne di più non perdete la prossima puntata… "

Per prima cosa, se uno parla è perchè c'è qualcun'altro che ascolta.
Ergo: se il "Tex Willer" parlava una lingua straniera incomprensibile, vuol dire che nel commando gli stranieri erano almeno due. E compaesani...


Poi una stupidissima ricerca su wikipedia, che non dimostra proprio nulla, ma è interessante...


Da: http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_ebraica#Scrittura_e_fonetica

La pronuncia dell'ebraico ha subito grandi mutamenti nel corso dei millenni della sua esistenza.
Nel XIX secolo, i rinnovatori della lingua ebraica aspiravano ad adottare la pronuncia ebraica spagnola, in particolare quella corrente nella comunità ebraica spagnola di Gerusalemme. Ciò per il prestigio del quale godeva un tempo la comunità ebraica sefardita di Gerusalemme, ed a causa del fatto che la sua pronuncia era oltremodo vicina a quella attestata dal nikud massoretico alla Bibbia.

Però, gran parte dei rinnovatori della lingua ebraica così come i loro sostenitori erano ebrei ashkenaziti dell'Euoropa orientale, e la pronuncia dell'ebraico che essi conoscevano era molto diversa. Nonostante gli sforzi volti a conferire una pronuncia sefarita all'ebraico di nuovo parlato, l'influsso della pronuncia ashkenazita e l'accento della lingua yiddish sono chiaramente percepibili in ebraico moderno.


Da: http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_yiddish

"Lo yiddish (ייִדיש yidish or אידיש idish, letteralmente: "Ebraico") è una lingua germanica, che, dopo l'esodo degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, viene parlata in tutto il mondo e scritta con i caratteri dell'alfabeto ebraico."

sigmatau
Inviato: 2/4/2008 8:56  Aggiornato: 2/4/2008 16:49
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Zaq... facendo onore alla sua nick ... mi ha anticipato sul tempo!...

Anch'io sono fortemente convinto che la 'lingua straniera incomprensibile' parlata dal 'commando' di via Fani fosse lo yiddish, vale a dire la lingua di ceppo tedesco evolutasi e staccatasi dalla lingua germanica nel corso dei secoli e parlata dagli ebrei stanziati nell'Europa Orientale [Polonia, Prussia Orientale, Paesi Baltici, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, ecc...]. E' certo che le prime formazioni militari sioniste come la Haganah, la Palmach e la famigerata Banda Stern fossero formate in gran parte da questi ebrei 'fuoriusciti' dall'Europa dell'Est che palavano unicamente lo yiddish. Se questa lingua, che senza dubbio può essere scambiata per tedesco da chi la sente per la prima volta, sia ancora in uso [o lo fosse nel 1978...] in alcuni 'corpi speciali' delle Forze armate di Israele ancora non sono riuscito ad accertarlo e mi proponevo di 'sciogliere l'enigma' solo dopo una precisa verifica...

Ok comunque... ora so di poter contare sull'aiuto di zaq per 'decifrare' gli eventi di via Fani ... complimenti ancora per la brillante intuizione!...

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 2/4/2008 9:36  Aggiornato: 2/4/2008 9:54
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Credo che la verità sia stata detta dalla figlia di Moro...'c'erano implicati almeno 9 servizi segreti...'

http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?t=60440

' ...ci sfuggì il viceparroco Don Antonello Mennini...'

http://www.vuotoaperdere.org/articoli/Articolo.asp?ArtID=42

---
Quando si dice 'essere sbadati'

----
Antonello Mennini che la commissione avrebbe voluto audire ma che ha rifutato,trincerandosi dietro lo status di cittadino del vaticano e del ruolo ivi ricoperto.
http://www.paura.info/pagine.php?id=66

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
titano75
Inviato: 2/4/2008 12:16  Aggiornato: 2/4/2008 12:16
Mi sento vacillare
Iscritto: 22/4/2005
Da: Roma
Inviati: 704
 Re: Indagine sul caso Moro
volevo segnare un link abbastanza interessante sulla faccenda Moro e Via Gradoli ....
cmq penso che SOPRATTUTTO in un paese come l'italia arrivare a poter intravedere spiragli di verità, sia veramente una cosa durissima e forse , anche un pò "contro-natura".....
Trovo che in questo paese ci siano SECOLI di "muri" da abbattere....

Qualcuno ha delle informazioni più dettagliate sull' ANELLO ??
grazie
Emiliano

a faccià in giù su di uno specchio d'acqua....
ascolto il mondo e vedo il fondo...
francesco7
Inviato: 2/4/2008 12:32  Aggiornato: 2/4/2008 12:46
Mi sento vacillare
Iscritto: 25/5/2006
Da: Tarentum
Inviati: 886
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Qualcuno ha delle informazioni più dettagliate sull' ANELLO ??


Gladio, i gladiatori, mafia e terrorismo

La mente non è un vaso da riempire ma un legno da far ardere perché s'infuochi il gusto della ricerca e l'amore della verità. (Plutarco)
sigmatau
Inviato: 2/4/2008 13:59  Aggiornato: 2/4/2008 15:54
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… credo, arrivati a questo punto, di dover chiarire il perché ieri ho ‘divagato’ su un argomento che con il ‘Caso Moro’ ha tutta l’aria di entrarci come i classici ‘cavoli a merenda’: il ‘Raid di Entebbe’. A ben guardare elementi in comune con i due episodi, avvenuti a distanza di due anni circa uno dall’altro, ci sono e sono più di uno. Ovviamente l’aspetto più ‘clamoroso’ della vicenda è data dalla ‘notizia bomba’, desecreatata dopo oltre trent’anni, secondo la quale all’indomani del fatto al Foreign Office giungeva la segnalazione che il ‘commando terrorista’ che aveva dirottato l’aereo della Air France aveva agito sotto la direzione dello Shin Beth, una delle tre organizazioni di intelligence di Israele insieme alla Aman e al ben più noto Mossad. Diciamo, in linea di massima, che la Aman è la branca informativa della Israel Defence Force e dipende direttamente ed operativamente da questa, il Mossad è destinato ad operare all’estero [in pratica ‘lo spionaggio’ …] e la Shin Beth all’interno dei confini di Israele [il pratica ‘il controspionaggio’…]. Come ben ricordate il ‘commando terrorista’ di cuim parliamo era costituito da due membri del Fronte Nazionale per la Liberazione della Palestina [FNLP] e da due membri dalla Rote Armee Faction. Se quanto riferito da fonte britannica corrisponde al vero, si deve dedurre che il ‘commando terrorista’ abbia agito nella circostanza, coscientemente oppure incoscientemente, sotto la direzione di Israele. Per rispondere al più che legittimo quesito di come ciò sia stato possibile sarà forse di aiuto un ‘particolare tecnico’ relativo alla ‘Operazione Thunderbolt’ che i manuali militari ‘aggiornati’ riportano e che forse è sconosciuto al ‘gran pubblico’. Il ‘particolare tecnico’ è illustrato qui…

http://www.crimelist.it/index.php?option=com_content&task=view&id=396&Itemid=128

… nel frattempo, fin dal 29 luglio, gli specialisti del Mossad sottoponevano gli ostaggi non ebrei liberati ad un’interessante esperienza detta ‘chiaroveggenza viaggiante’, in quanto, pur avendo immagazzinato una notevole quantità di informazioni non le ricordavano in stato cosciente. Gli specialisti del Mossad ipnotizzarono i passeggeri liberati per cercare risposte a molti particolari che riguardano sia il numero degli ostaggi che la specificità dell’azione del commando dei terroristi

Il lettore avrà sicuramente compreso che occorre a questo punto penetrare un capitolo di ’arte della guerra’ assai ‘oscuro’ e compreso da pochi: la guerra psicologica. All’inizio di questa ‘ricerca’ ho accennato, sia pure di sfuggita, all’assassinio dei fratelli Kennedy, tragedia in due atti distanti tra loro un lasso di tempo pari a cinque anni. Penso sia noto a tutti che il presunto ‘assassino’ del presidente John Fitzgerald Kennedy [ossia Lee Harvey Oswald…] è stato ‘eliminato’ due giorni dopo la ‘sparatoria di Dallas’ da un tal Jack Ruby… il quale… rimanga tra noi… tanto per cambiare era di una certa ‘etnia’ che non serve specificare dal momento che tutti hanno compreso … E’ evidente che l’eliminazione di Oswald è stata una mossa ‘azzardata’ sì, ma evidentemente anche obbligata essendo verosimilmente l’unica maniera di impedire agli investigatori di risalire ai ‘registi’ dell’omicidio del presidente degli Stati Uniti. La catena di persone che hanno seguito nella tomba Oswald è poi così lunga che occorrerebbero due pagine per elencarli tutti. E’ chiaro a tutti che questo metodo ‘mafioso’ di procedere, cioè l’eliminazione fisica di chi ‘sa troppo’, comporta molti rischi, il più grave dei quali è che la catena di morte non abbia mai fine o che prima o poi qualcosa ‘si inceppi’ e tutta la verità ‘salti fuori’. Cinque anni dopo, nel caso dell’assassinio di Robert Kennedy, fratello di John Fitzgerald, le cose sono andate in modo del tutto differente. Il presunto ‘assassino’, un palestinese di nome Sirhan Sirhan, gode ancora oggi di ottima salute. Per trent’anni, nonostante gli innumerevoli ‘interrogatori’ ai quali è stato sottoposto e le ‘pressioni’ esercitate su di lui [si è giunti più volte a promettergli la totale ‘cancellazione’ della pena…] non è stato possibile sapere da lui nulla riguardo ai ‘mandanti’ dell’assassinio del senatore Kennedy. Ancora oggi la ‘verità ufficiale’ indica che Sirhan ha ‘agito da solo’… anche se nella calibro 22 aveva solo otto colpi e sono stati rinvenuti non meno di dodici fori di proiettili nella stanza dove avvenne l’episodio… Analisi psichiatriche condotte su Sirhan hanno poi rivelato un dato assai ‘singolare’ oltre che ‘inquietante’ : egli è stato sicuramente sottoposto a ‘trattamento psichiatrico’ comprendente anche ipnosi. Il seguente articolo di Maurizio Blondet può servire da breve ‘introduzione’ [oltretutto su un argomento di cui non ho alcuna conoscenza e sul quale rischierei di prendere solenni cantonate…] per poter proseguire il discorso avviato riguardo a via Fani e alla ‘prigionia’ [conclusasi tragicamente…] di Aldo Moro…

http://www.oism.info/it/societa/spychiatry/hamas_psichiatrico.htm

saluti!…

--------------

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 2/4/2008 14:32  Aggiornato: 2/4/2008 14:32
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Potrebbe essere successo di tutto e di più...
Ma finchè non si risponde con certezza: l'on.Moro era realmente in auto durante l'agguato in via fani..?.non si va da nessuna parte.
Teniamo presente che questo particolare,che pare del tutto trascurabile,non è mai stata una certezza durante tutta l'inchiesta.
Se quella mattina l'onorevole intendeva uscire con il nipotino,era anche chiaro che lo avrebbe riportato a casa,quindi ritornava a casa.
Teniamo presente che moro,secondo la testimonianza di maria fida,era a casa per un fastidioso raffreddore da circa una settimana. Si capisce che quella mattina c'erano meno certezze del solito,eppure erano appostati per l'agguato...come se fosse del tutto CERTO il passaggio.Perchè?
E la scorta da DOVE proveniva,prima di immettersi in via fani?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
BigLie
Inviato: 2/4/2008 15:04  Aggiornato: 2/4/2008 15:04
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau, per me è pacifico che in primo luogo i servizi
USA ma non solo impieghino da molti anni soggetti
"condizionati" mentalmente che vengono attivati al momento
opportuno attraverso "parole chiave".
In sostanza nel soggetto controllato, attraverso particolari
tecniche di programmazione, si decostruisce la personalità
originaria e se ne costruiscono altre che vengono richiamate
attraverso, appunto, speciali "parole" o determinati impulsi.
Questo era lo scopo di campagne di esperimenti quali MK ULTRA.
Sia Oswald che Shiran Shiran erano soggetti controllati così come,
ne sono convinto, la stragrande maggioranza di kamikaze che si
fanno esplodere tra le strade di Baghdad.
In effetti, lo stesso Moretti potrebbe essere un soggetto totalmente
controllato: in questo caso, egli vivrebbe oggi una vita da convinto
militante rivoluzionario mentre all'epoca del sequestro Moro sarebbe
stata attivata la personalità da "membro di Gladio".
E' un sistema altamente efficiente e a rischio zero.
Non hai bisogno neanche di eliminare i complici e i testimoni.

Kolza
Inviato: 2/4/2008 15:22  Aggiornato: 2/4/2008 15:22
Mi sento vacillare
Iscritto: 2/6/2004
Da: MMMMMMonza
Inviati: 916
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Francis Lee Oswald…

Sigmatau, Oswald si chiamava Lee Harvey...
e sulla certa "etnia" (che etnia non è, basta leggere cos'hanno scritto Zand e Segev) Sirhan Sirhan lavorava per Mickey Cohen... tanto per chiudere il cerchio.

Saludos
Kolza

sigmatau
Inviato: 2/4/2008 15:37  Aggiornato: 2/4/2008 15:42
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Un sentito 'grazie' a Kolza per avermi ricordato il nome di Oswald [ho corretto il testo...] e per la notizia riguardo Sirhan Sirhan [che ignoravo...]

Un sentito 'grazie' anche a BigLie per la conferma della mia ipotesi circa la 'radice psichiatrica' che si nasconde nel Dna di molti 'terroristi', noti e meno noti...

Mi pare ragazzi che, specie dopo gli interventi di zaq e BigLie, si comincia ad 'ingranare nel verso giusto' e non è escluso di arrivare ad una 'radiografia' del 'Caso Moro' totalmente differente da quella che per anni ci hanno propinato fino alla noia... mai dire mai! ...

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 2/4/2008 15:40  Aggiornato: 2/4/2008 15:44
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
BigLie
..In effetti, lo stesso Moretti potrebbe essere un osggetto totalmente cntrollato: in questo caso, egli vivrebbe oggi una vita da convinto militante rivoluzionario...
---
Veramente pare che Moretti oggi lavori nella regione lombardia nel settore dell'informatica (dicono...) non credo che sia 'un convinto militante rivoluzionario' mi sembra anzi, un impiegato dell'ente locale...

...mentre all'epoca del sequestro Moro sarebbe statata attivata la personalità da "membro di Gladio".
---
Cioè?
All'epoca di Moro non era un brigatista ma un membro di Gladio?

E' un sistema altamente efficiente e a rischio zero.
---
Però

Non hai bisogno neanche di eliminare i complici e i testimoni.

---
Sarà vero?

Sbaglio o si sta tranquillamente divagando in altri lidi

Sigmatau
invece a me pare esattamente il CONTRARIO.
Cioè si sta passando ad ALTRO argomento.
Tengo a precisare il titolo del 3d: indagine sul caso Moro.
A tutto tondo.A 360 gradi.
E chissà perchè, quando si arriva a qualcosa di concreto, allora si va, invece, oltreoceano a trovare spiegazioni.Quando la spiegazione è davanti agli occhi...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 2/4/2008 15:53  Aggiornato: 2/4/2008 15:53
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Io temo ch vi stiate allontanando un po troppo da Caso Moro, ammenocchè da quello che state dicendo non vi sia un mandante comune!

Ok ! Oswald si chiamava Lee Harwey e pochi giorni dopo aver ucciso Kennedy ed è stato a sua volta ucciso da Jack Ruby, ma non riesco a seguire il filo ...

Devo aver perso qualche passaggio!

Cordialmente da Otello Martini

>

Colui che sa leggere, porta con se il potere di valorizzare se stesso,
di moltiplicare i suoi modi di esistere e di fare della propria vita, un'entità,
piena di interesse e significato!

>>--------> Aldous Huxley

>

redna
Inviato: 2/4/2008 15:58  Aggiornato: 2/4/2008 15:58
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello, salve

probaiblmente si vuole andare a parare verso un'unico aspetto....
più che perdere passaggi....non si vuole rispondere a delle domande

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
BigLie
Inviato: 2/4/2008 16:07  Aggiornato: 2/4/2008 16:07
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna, ovviamente mi sono espresso male.
Volevo dire che oggi, o meglio in questi 30 anni, potrebbe
aver vissuto convinto di aver perseguito un progetto
rivoluzionario mentre in realtà all'epoca agiva controllato
psichicamente.
Per il resto, qualsiasi cosa accada al mondo ha la sua centrale
operativa oltreoceano: su questo non ci piove. Sulla reale natura
di chi comanda negli USA possiamo discutere ma solo su questo.
O pensi che dinamiche interne abbiano potuto avere un benchè
minimo peso su cose di importanza mondiale?
Inoltre, se ti meravigli di una semplice costruzione di personalità multiple
cosa farai quando cominceranno (?) ad inserirci chip sottocutanei per
indurre l'adozione di specifici comportamenti con modificazioni
chimiche indotte elettricamente?
Tra l'altro, di personalità multiple si parla in testi di psichiatria.
Un soggetto ne aveva addirittura una cinquantina, ognuna all'oscuro
dell'esistenza dell'altra e totalmente diverse fra loro.
E questo tizio era così in maniera assolutamente naturale.
Immagina se ci si mettono a lavorare fior di cervelloni!
A me comunque, e lo ripeto, la cosa che mi ha lasciato sempre
perplesso è l'assurdità del simbolo delle BR e lo so che tutti lo fanno
risalire al simbolo dei tupamaros ma il cerchio non c'entra nulla, non era
mai stato adottato da nessuno, il cerchio indica comunque un ristretto
nucleo iniziatico e la perfezione che in esso si ricerca...

BigLie
Inviato: 2/4/2008 16:10  Aggiornato: 2/4/2008 16:10
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
E ripeto, anche se nessuno mi segue su questa linea, che la
stessa stella, tradizionale simbolo rivoluzionario che rappresenta
il futuro radioso da raggiungere, era però stata sempre
disegnata piena e invece, in questo caso, vengono tracciate le
linee che congiungono i diversi vertici, cosa che ha un significato
ermetico preciso.

sigmatau
Inviato: 2/4/2008 16:18  Aggiornato: 2/4/2008 16:24
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello: ... temo che vi stiate allontanando un po troppo da Caso Moro... ammenocchè da quello che state dicendo non vi sia un mandante comune!...

... un 'mandante comune' nel senso che l'ordine di uccidere John Fitzgerald Kennedy nel 1963 e l'ordine di uccidere Aldo Moro nel 1978 sono stati dati dalla medesima organizzazione?...

... tenendo conto della inevitabile 'evoluzione' avutasi in questa 'organizzazione' nell'arco di 15 anni... potrebbe essere!!!...

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
Pyter
Inviato: 2/4/2008 16:44  Aggiornato: 2/4/2008 16:45
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Potrebbe anche essere che...

I proiettili dei brigatisti (QUELLI VERI) sono stati deviati da Uri Geller.
Nella seduta spiritica,non hanno parlato con De Gasperi e La Pira,
ma direttamente con i FLUIDI MENTALI vorticanti nel cranio vuoto delle BR.

Potrebbe essere che...

Mario Moretti sia un VAMPIRO.
Se così fosse,sono ottimista, perchè prima o poi a furia di mettere PALETTI....

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
redna
Inviato: 2/4/2008 16:50  Aggiornato: 2/4/2008 17:00
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
BigLie
non credo assolutamente che Moretti sia stato fondamentale nelle BR.
Moretti è uno dei tanti del periodo.Probabilmente si voleva un capo e quel capo è stato riconosciuto in lui.
Ma mettere in relazione il caso Moro con quello che succedeva oltreoceano..mi pare del tutto fuoriviante.

...il cerchio indica comunque un ristretto nucleo iniziatico e la perfezione che in esso si ricerca...
---
Oppure anche 'un anello'
oppure questo:
http://www.disinformazione.it/pentalfa.htm

Pyter
altro che vampiro.La regione lombardia deve 'anche'pagarlo

sigmatau
di quale 'organizzazione' parli?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 2/4/2008 17:22  Aggiornato: 2/4/2008 17:22
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
redna: ... di quale organizzazione parli?...

Tempo fa ho scritto una serie di 'appunti' sull'assassinio dei fratelli Kennedy, avvenuto come tutti sanno negli Stati Uniti negli anni '60. In quegli 'appunti' ho supposto che la 'mente organizzatrice' di entrambi gli episodi fosse la stessa e ho denominato questa 'banda' con il nome di 'Organizzazione X'. Da qualche tempo ho inziato a buttar giù un'altra serie di 'appunti', questa volta sul tema dell'11 settembre. In questi 'appunti' ho designato la 'mente organizzatrice' dell'11 settembre con il nome di 'Organizzazione Y'. Questa altro non è che la 'Organizzazione X' evolutasi negli anni ma, cosa essenziale, mantenendo inalterato il 'programma strategico' che si era prefissato di realizzare. La 'mente organizzatrice' del rapimento e assassinio di Aldo Moro possiamo anche denominarla 'Organizzazione Z' se la cosa fa piacere... ritengo però che sia sempre la stessa, con la differenza che una cosa era l'anno 1963, una cosa l'anno 1978 e una cosa l'anno 2001...

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 2/4/2008 18:18  Aggiornato: 2/4/2008 18:18
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau

si possono denominare con le più svariate sigle tutte le cose...
Ma bisogna anche dimostrarne la veridicità.
Il fatto che ci sia un'organizzazione pinco pallino effettivamente, ma non lo si dimostra, equivale che tale organizzazione sia 'di fantasia'.

Comunque un nome,questa organizzazione ce l'ha, soltanto che....forse non è il caso di nominarla?

Ma forse,indagando su fatti concreti e darsi delle risposte che sembrano 'ovvie' ma non lo sono, potrebbe dare più frutti

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
voller07
Inviato: 2/4/2008 20:23  Aggiornato: 2/4/2008 20:50
Ho qualche dubbio
Iscritto: 17/2/2007
Da: pavia
Inviati: 43
 Re: Indagine sul caso Moro
do un piccolo contributo riportando una spiegazione sul significato della stella a cinque punte delle br che inquieta tanto biglie:
Diverso è il significato del simbolo adottato dalle Brigate Rosse che hanno portato in "auge" la Stella a Cinque Punte tanto che alcune persone della Stregoneria o Wicca si sono sentite chiedere se la Stella che portavano significasse una loro appartenenza alle Brigate Rosse. Ricordiamo che la Stella a Cinque Punte delle Brigate Rosse non ha nulla a che vedere con la Stella a Cinque Punte della Stregoneria. Il logo di riconoscimento delle Brigate Rosse fu mutuato nei primi anni '70 dalla Stella a Cinque Punte dei Tupamaros Uruguayani i quali la assunsero modificando il simbolo Massone della Stella a Cinque Punte che in quei paesi, fra l'Uruguay e il Brasile, è un simbolo storico-politico (vedi Garibaldi e la sua attivià in America Latina). Del resto, anche la Stella a Cinque Punte della Repubblica Italiana ha la stessa origine Massonica. Non esistono motivazioni esoteriche alla base della scelta da parte delle Brigate Rosse di adottare la Stella a Cinque Punte. Le Brigate Rosse intendevano probabilmente stabilire una continuità strategica fra l'azione dei Tupamaros e la loro azione in Italia. La Stella a Cinque Punte delle Brigate Rosse si differenziava inoltre per la caratteristica delle due punte rivolte verso il basso molto allungate e la punta della stella in alto molto piccola
fonte:http://www.magiadeinumeri.it/pentalfa.htm
riguardo ai veri mandanti del sequestro io partirei da questa citazione:
"Sappiamo però che sia gli uomini dei servizi segreti, sia quelli della P2 nel caso Moro ebbero un ruolo per certi versi determinante."
http://www.misteriditalia.it/casomoro/misteri/
ossia prima di cia,mossad o altri soggetti internazionali vediamo quali organizzazioni e istituzioni nostrane potrebbero essere state coinvolte in questo sequestro e a quale titolo.

Solo i piccoli segreti hanno bisogno di essere tenuti nascosti perché quelli grandi sono protetti dall'incredulità della gente.
Marshal McLuhan
Otello
Inviato: 2/4/2008 20:27  Aggiornato: 2/4/2008 20:27
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Redna, condivido comunque che per indagare bene, bisogna fare anche qualche "viaggio pindarico" del resto se parliamo di Massoneria deviata, possiamo anche parlare degli ILLUMINATI e di quel gruppo di cui fa parte anche Bush (mi sembra si chiami OSSA !) che in America vanno per la maggiore.

Poi però, bisogna fare un distnguo, per poter arrivare a qualche buon risultato, e bisogna approfondire tutti quegli aspetti che più si avvicinano alle reali analisi, grazie a qualche indizio trovato a cui possiamo fare riferimento.

Naturalmente, per fare questo tipo di lavoro (dato che la tragedia di Moro è sicuramente piena di enigmi ...) bisognerebbe CREARE un GRUPPO DI STUDIO, nel quale ognuno di noi deve studiare e si deve dedicare in maniera esclusiva ad uno e uno solo dei tanti aspetti anomali di questa faccenda altrimenti si rischi di fare confusione ... parlando di tutto e di più!

É quindi molto intrigante, l'analisi e l'ipotesi che ha fatto Zac sull'idioma parlato da almeno due del commando!

Personalmente, ho analizzato ed individuato (come fece Sciascia) nelle lettere di Moro, parecchi elementi importanti!

Elementi che chiariscono molte cose ...

Possibile mi chiedo, che li ho visti e li ho compresi solo io, in trent'anni?

Nessuno di voi li ha notati?

Un saluto da Otello

>

Colui che sa leggere, porta con se il potere di valorizzare se stesso,
di moltiplicare i suoi modi di esistere e di fare della propria vita, un'entità,
piena di interesse e significato!

>>--------> Aldous Huxley

>

zaq
Inviato: 2/4/2008 20:36  Aggiornato: 2/4/2008 20:37
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
"Zaq... facendo onore alla sua nick ... mi ha anticipato sul tempo!..."


Ci provo ancora: un'altra lingua che sembra tedesco senza esserlo è l'afrikaans.

da: http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_afrikaans

L'afrikaans è una lingua germanica occidentale (affine al nederlandese) parlata principalmente in Sudafrica e Namibia.

Da tenere bene a mente, inoltre, che negli anni 70 il Sudafrica era guidato da un regime razzista e tendenzialmente fascista.

Ho visto ieri per la prima volta "Piazza delle cinque lune", e se la ricostruzione delle sembianze di "Tex Willer" è fatta in base a ricostruzioni attendibili beh, potrebbe essere uno di quelle parti.

All'epoca mi sembra di ricordare che vi fossero accordi segreti tra Israele e Sudafrica nel settore militare, che riguardavano il settore nucleare.
Sarebbe interessante scoprire se la Uzi fosse in dotazione anche a qualche forza speciale sudafricana.
Puo' capitare, infatti, che laddove persistano interessi comuni, servizi di paesi diversi si "prestino" uomini per lavori che è preferibile non far fare ad uno del posto.

Al fine di ipotizzare un qualche nesso tra servizi italiani ed ambienti sudafricani, converrà ricordare che Gianadelio Maletti, pidduista (a sua insaputa dice lui), ex n°2 del SID (servizio segreto italiano) e leader della cordata filo israeliana all'interno di esso, inseguito da un ordine di custodia cautelare, nell'aprile del 1980 ripara proprio in Sudafrica.

zaq
Inviato: 2/4/2008 20:49  Aggiornato: 2/4/2008 20:52
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
"Potrebbe anche essere che...

I proiettili dei brigatisti (QUELLI VERI) sono stati deviati da Uri Geller."


Potrebbe essere invece che, in un commando composto da uno o due professionisti e 5-6 dilettanti, si convenga che fornire un'arma funzionante ai dilettanti è estremamente pericoloso, perchè potrebbero sparare alle persone sbagliate, malgrado il segno distintivo costituito dalla divisa Alitalia.

Questo potrebbe spiegare perchè le armi dei dilettanti (oops.. dei brigadisti rossi) si inceppano quasi subito...

Da tenere a mente anche, riguardo la ricostruzione dei fatti, che non è assodato l'assioma 1 arma = 1 terrorista.

Se nel commando ci sono dei professionisti e lecito supporre che abbiano con se un'arma di riserva, una pistola magari, nel caso finiscano i colpi nel caricatore della mitraglietta.

Inoltre non penso che un professionista intraprenda un'azione del genere, studiata nei minimi particolari (vedi taglio delle gomme al furgone del fioraio), con l'ottica di cambiare 2-4 caricatori durante l'azione (come avverrebbe se a sparare fosse una mitraglietta Skorpion, che per altro ha il calibro sbagliato).

Se "Tex Willer" è armato di Uzi con caricatore da 50 colpi, e si trovano 49 bossoli cosa vuol dire?
Che li ha sparati tutti!
E che forse, a lavoro non ancora finito, ha usato anche una pistola.

Sarebbe interessante anche sapere, ma ci vorrebbe un vero esperto di armi, se era abitudine degli utilizzatori della Uzi non caricare il 50° proiettile per qualche motivo (possibili problemi di inceppamento o altro).

Sarebbe una volta in piu' la riprova del "professionismo" di Tex Willer.

redna
Inviato: 2/4/2008 20:53  Aggiornato: 2/4/2008 21:05
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Ok..otello
penso che per indagare bene occorre anche avere un sistema.
Nel senso: le cose reali e le cose che si suppongono.
Le cose reali sono i FATTI del giorno.
E sappiamo che di quel giorno NON si sa granchè...
Le cose che si suppongono sono anche le lingue parlate in via fani...
Se come dice la figlia di moro...c'erano almeno 9 servizi segreti implicati...allora che senso ha se si parla una lingua o l'altra, ai fini dell'indagine?

Tutti siamo ed eravamo al corrente che la massoneria in italia la fa da padrona.
Infatti con la scoperta della P2 abbiamo capito che TUTTE le istituzione avevano dei membri iscritti.

Creare un gruppo di studio,come tu asuspichi, porterebbe alle 'scatole chiuse', voglio dire indaga su quella parte, ma è nell'insieme che bisogna guardare.

E'per questo che dico. Se non si sa perchè quel giorno l'on.moro voleva portare il nipotino con se, ha senso se sapeva di andare in parlamento, in università?
Partire dal presupposto che NON si sa nulla forse è più realistico che fare un lavoro nel quale,come pezzi sparsi di un puzzle, si cerca di dare una forma.

Qualora la lingua parlata da due del commando fosse l'Yiddish, che valore occorre dare se altri 8 servizi segreti sono lì quel giorno?

Le lettere di Moro sono interessanti.Ma perchè bisogna leggerle in una certa maniera?
Tutti i suoi scritti devono essere interpretati in una certa maniera, o solo le lettere inviate dalla prigione?E casomai perchè dovrebbe scrivere criptato, quando sa che i carcerieri leggono le lettere e,forse,le capiscono?
Non potrebbe sorgere il dubbio che siano state dettate?
Che motivi ci potrebbero essere per dire il contrario?

D'altra parte,in questa vicenda, fa la sua parte alla grande anche Pecorelli e vedi caso, anche lui scrive in 'una certa maniera'....
Entrambi però,vengono uccisi.

Per quanto riguarda le lettere ....andare alla ricerca del perchè l'intermediardio fra la famiglia moro e il prigioniero fosse un viceparroco, porterebbe a capire qualcosa in più?E perchè 'si sono dimenticati' di mettere proprio il viceparroco sotto controllo, quando TUTTI era sorvegliati?
Qui pare che il prigioniero stia soggiornando nel migliore dei modi, ha chi recapita le lettere e le istituzioni lo lasciano fare, dice quello che vuole 'criptato' (vale a dire che è possibile interpretare il tutto in diversi modi...) scrive TUTTO quello che vuole, da tutte le informazioni possibili e immaginabili ai carcerieri.
Perchè c'è qualcosa che non torna?

Per quanto riguarda il personaggio denominato Tex Willer da franceschini (non si capisce perchè proprio tex willer....sparatori più bravi non ce ne sono?) a mio avviso serviva,in tutto il contesto,per fare un gran casino.La scorta si annientava anche con meno...infatti ancora si sta parlando solo 'di tex willer che ha sparato tanti colpi...'
A quanto pare serviva un gran baccano....e questo, solo per tirar fuori dalla macchina qualcuno?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 2/4/2008 21:50  Aggiornato: 2/4/2008 21:50
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Redna;

analizzando quelle lettere, vengono fuori molti altri interrogativi!

1°) Aldo Moro (come ripeto) aveva una grande passione per gli indovinelli, gli anagrammi, i cruciverba ecc. É assodato!

2°) Aldo Moro (come diceva molto giustamente Sciascia) non poteva di certo criptare e non aveva bisogno di criptare i suoi messaggi, ma avendo la possibilità di scrivere a casa e agli amici, aveva senz'altro la possibilità di "inviare messaggi laterali" grazie ad alcune metafore e a parole chiave che hanno diverse e ben altre interpretazioni, se utilizzate per altri contesti! Mi spiego meglio, Moro poteva senz'altro aggirare le scarse capacità di analisi (e quindi la censura) dei suoi carcerieri ... con frasi "a double intendre"!

3°) Le lettere scritte da Moro, dovevano essere per forza autentiche, altrimenti molte cose non si spiegano ... e il fatto che i suoi carcerieri, hanno lasciato a lui, la possibilità di mediare con le istituzioni, significa che Moro doveva essere perfettamente in grado di intendere e di volere!

4°) Ed è questo che non mi spiego; se i suoi carcerieri volevano ottenere qualcosa di importante in cambio della vita di Moro, dovevano essere loro a dettare le condizioni, tramite i loro comunicati, e senza concedergli di scrivere a casa. Anche perchè, questa concessione doveva appunto poi passare al vaglio della loro censura ... e di volta in volta, con grande dispendio di tempo e di energie!

5°) Certamente importanti sono le lettere che Moro ha scritto e sono state recapitate, ma ancora più importanti (e sicuramente da analizzare filologicamente con più attenzione) sono quelle che i suoi carcerieri hanno deciso di NON RECAPITARE. non credi?

Chissà perchè, alcune si e altre (la maggioranza) no?!

Ci potrebbe essere qualche indizio PIU' VISTOSO in quelle lettere non recapitate?

Un saluto da Otello

>

Colui che sa leggere, porta con se il potere di valorizzare se stesso,
di moltiplicare i suoi modi di esistere e di fare della propria vita, un'entità,
piena di interesse e significato!

>>--------> Aldous Huxley

>

voller07
Inviato: 2/4/2008 22:03  Aggiornato: 2/4/2008 22:36
Ho qualche dubbio
Iscritto: 17/2/2007
Da: pavia
Inviati: 43
 Re: Indagine sul caso Moro
anche il covo dove e stato detenuto moro presenta spunti interessanti come questo:
" A pochi passi dal covo delle Br, abitavano numerosi esponenti della Banda della Magliana.
L'elenco è molto dettagliato:
"In via G. Fuggetta 59 (a 120 passi da via Montalcini) abitavano Danilo Abbruciati, Amelio
Fabiani, Luciano Mancini; in via Luparelli 82 (a 230 passi dalla prigione del popolo) abitavano
Danilo Sbarra e Francesco Picciotto (uomo del Boss Pippo Calò); in via Vigna due Torri 135
(a 150 passi) abitava Ernesto Diotallevi, segretario del finanziere P2ista Carboni); infine in via
Montalcini al n°1 c'era Villa Bonelli, appartenente a Danilo Sbarra".
In effetti la "prigione del popolo" era situata proprio nel quartiere romano della Magliana, una
zona notoriamente controllata in modo capillare da quel particolare tipo di malavita collegato,
come poi si è saputo con certezza, a settori deviati dei servizi segreti e all'eversione "nera".
Fonte:http://www.misteriditalia.it/casomoro/misteri/MORO(Bartali).pdf
Forse anche la banda della magliana a partecipato al sequestro magari sono stati loro a prelevare Moro e la sparatoria di "tex willer" serviva a distogliere l'attenzione di eventuali testimoni su quello che stava succedendo realmente a Moro in quel momento(lui probabilmente era stato trasferito pacificamente su un altra auto civetta che evidentemente doveva essere notata e ricordata il meno possibile).

Solo i piccoli segreti hanno bisogno di essere tenuti nascosti perché quelli grandi sono protetti dall'incredulità della gente.
Marshal McLuhan
sigmatau
Inviato: 3/4/2008 9:26  Aggiornato: 3/4/2008 9:33
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
zaq: … sarebbe interessante anche sapere, ma ci vorrebbe un vero esperto di armi, se era abitudine degli utilizzatori della Uzi non caricare il 50° proiettile per qualche motivo [possibili problemi di inceppamento o altro…]…

Ancora una volta zaq mi ha battuto sul tempo!… uffahhhh!!!

Non utilizzare tutta la capacità del caricatore di un’arma automatica è un accorgimento che l’esprienza insegna essere utile al fine di evitare ‘spiacevoli soprese’ nel momento in cui si fa fuoco. Andando a vedere che cosa dice la solita Wikipedia a proposito della submachine gun Sten MkII, l’arma automatica maggiormente prodotta in campo alleato durante la seconda guerra mondiale…

http://it.wikipedia.org/wiki/Sten

… alla voce ‘curiosità’ possiamo leggere…

tra i difetti dello Sten c'era quello di non smettere di sparare quando si toglieva il dito dal grilletto e, per evitare che la molla che faceva scorrere i colpi nel caricatore li forzasse troppo, alcuni soldati erano soliti inserire 28 o 30 proiettili al posto di 32. Altri invece tenevano la mano nella posizione scorretta sul caricatore, in modo da essere pronti a toglierlo nell'eventualità che non smettesse di sparare

Va da sé che questo ‘Tex Willer’ doveva proprio essere ‘del mestiere’ e conoscere molto bene tutti i ‘segreti’ della mitraglietta UZI

Riguardo la ‘tesi’ proposta da zaq che nel ‘commando brigatista’ potessero esserci elementi sudafricani occorre dire che ciò rappresenterebbe il primo [e quasi sicuramente unico…] caso in cui militari di quel paese abbiano operato ‘in trasferta’, vale a dire al di fuori del contesto in cui hanno sempre operato, il contesto ‘africano’. Ovviamente lo stesso non si può dire per Israele… proprio no!!!

Bene ragazzi!… mi sembra che zaq, BigLie e chi scrive cominciamo a formare un team affiatato e anche ben 'autocoordinato'!… quanto al ‘gruppo di studio’ che dovrà ‘decifrare’ gli ‘indovinelli’ contenuti nelle lettere di Aldo Moro [che tra l’altro non mi risulta siano mai state autenticate da esperti]… auguro loro un cordiale ‘buon lavoro’!

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
Otello
Inviato: 3/4/2008 10:27  Aggiornato: 3/4/2008 10:27
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Bene ragazzi!… mi sembra che zaq, BigLie e chi scrive cominciamo a formare un team affiatato e anche ben 'autocoordinato'!… quanto al ‘gruppo di studio’ che dovrà ‘decifrare’ gli ‘indovinelli’ contenuti nelle lettere di Aldo Moro [che tra l’altro non mi risulta siano mai state autenticate da esperti]… auguro loro un cordiale ‘buon lavoro’! …

Egregio Sigmatau;

Sento bisogno di alcuni suggerimenti.
Facciamo l'ipotesi che il sottoscritto sia riuscito a risolvere molte metafore utilizzate da Moro in quelle sue lettere.

E che tale soluzione ci porta a reinterpretare "in maniera più particolare" tutta la questione!

A questo punto cosa dovrei fare?
A chi mi potrei rivolgere, per veicolare al meglio le mie analisi?
E come mi posso poi proteggere le spalle, da coloro che hanno tutti gli interessi a non far sapere ...?

Saluti da Otello

>


Colui che sa leggere, porta con se il potere di valorizzare se stesso,
di moltiplicare i suoi modi di esistere e di fare della propria vita, un'entità,
piena di interesse e significato!

>>--------> Aldous Huxley

>

sigmatau
Inviato: 3/4/2008 10:45  Aggiornato: 3/4/2008 10:45
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Allora sig. Otello
se Lei intende esporre su Luogocomune i risultati delle sue 'indagini' sulle lettere scritte da Aldo Moro durante i '55 giorni' in cui è stato 'prigioniero' in un non ben precisato 'covo' gestito da un non ben precisato 'gruppo terrorista', mi pare che il sito Le mette a disposizione tutti gli strumenti per farlo...

Se ritiene di non poter fare questo perchè ne verrebbe minacciata la sua sicurezza personale, allora si tratta di un 'problema tecnico' di tutela della sua identità e della sua riservatezza da possibili 'ritorsioni' da parte di terzi. Se è così la cosa che Le raccomando di fare è rivolgersi al proprietario del sito per avere da lui tutte le 'assicurazioni' che Le sarà in grado di garantire...

saluti cordiali!...

----------------

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 3/4/2008 12:28  Aggiornato: 3/4/2008 12:36
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
voller07
..la sparatoria di tex willer serviva a distogliere l'attenzione di eventuali testimoni su quello che stava succedendo realmente a Moro in quel momento(lui probabilmente era stato trasferito pacificamente su un altra auto civetta che evidentemente doveva essere notata e ricordata il meno possibile).
----
La sparatoria poteva anche servire a non sentire il rumore dell'elicottero che sorvolava la zona.
L'elicottero,visto che è nelle vicinanze di Forte Braschi, se allertato poteva essere in zona dopo 20-30 minuti.Chi ha allertato?
E l'elicottero poteva non solo sorvegliare via fani ma l'INTERA zona...
L'unica testimone,casuale, di quel giorno dice che dalla macchina scendeva TRANQUILLAMENTE una persona e andava sull'auto con targa CD.
Perchè non credere che l'auto del corpo diplomatico fosse li appunto perchè c'era una persona che doveva andare in una certa ambasciata?
Dopo tutto che ci sia stato moretti su quell'auto, probabilmente ce lo dice,appunto,solo moretti.
Da quello che sappiamo il 'prelevamento' di moro poteva essere avvenuto sia prima che dopo l'agguato in via fani.


otello
solo una considerazione riguardo le lettere.
C'è stato qualche altro sequesto di persona nel quale si siano lasciate scrivere così tante lettere?
Nelle lettere non parla mai della scorta uccisa.
Con il maresciallo Leonardi andava a passeggiare quasi ogni giorno...quindi una lettera almeno a lui...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 3/4/2008 13:38  Aggiornato: 3/4/2008 13:38
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Sigmatau;
Ho provato a contattare diverse persone compreso il responsabile di questo sito.
Ma per posta elettronica e tramite internet non è facile, meglio sarebbe a voce e a quattr’occhi, ma non di certo a Los Angeles!
L’argomento è complicatissimo e quindi non facile da comprendere … ed è proprio per questi motivi (presumo) che A. M. non è stato salvato!
Con l’invenzione della scrittura, l’uomo ha fatto un enorme passo in avanti perché “carta manent”, ma al contempo non si è reso conto, che ha moltiplicato a dismisura tutte le possibilità di interpretazione e di comprensione, per coloro che devono leggere uno scritto.
Provo ad esemplificare: se (poniamo) un autore scrive un bel romanzo in chiave romantico-psicologica, e vende circa 200.000 copie di questo suo lavoro, avrà di fatto 200.000 lettori, che (se tutti lo leggeranno) si saranno fatti ognuno per proprio conto - e nonostante lo schema della vicenda sia molto semplice - 200.000 opinioni diverse, grazie alle sensazioni che ognuno di costoro ha accumulato durante la sua esistenza.
Se un autore scrive invece, un giallo medievale ambientato nel 12° secolo, in un Monastero Benedettino di regola Cluniacense, nel quale ruotano figure stranissime, che si muovono fra le pareti di una labirintica e misteriosissima biblioteca, i quali fanno a gara per poter leggere “la copia” di un testo perduto di Aristotele, scritto in quattro lingue (quasi come la stele di rosetta) le pagine del quale, sono intrise di un potente veleno, e a causa di questo veleno si verificano 7 morti che seguono come in un preciso copione le trame dell’Apocalisse di Giovanni … capirai che la questione è ancora più complessa, e che tutti i milioni e milioni di lettori in tutto il mondo, dovranno per forza di cose, tentar di “REINTERPRETARE” in chiave metafisico esoterica e in “filigrana”, tutti i contenuti e tutti gli strati, volutamente introdotti dall’autore.
E questo fatto, creerà e moltiplicherà in milioni di milioni gli interrogativi e le chiavi interpretative più diverse.

E peggio ancora accadrebbe, qualora le nostre capacità di analisi venissero sollecitate e messe a dura prova, da un autore, che si inventasse e scrivesse una ponderosa opera di fantasia, mescolando di tutto e di più, e la intitolasse “IL Codice Da Vinci”! …

Nel Caso di cui stiamo discutendo, abbiamo addirittura, tutti gli elementi sopra esposti con tutte le loro più astruse complicazioni interpretative, ovvero abbiamo l’autore di alcuni messaggi, che può scrivere a casa PER TENTAR DI SALVARE LA PROPRIA VITA, ma ha di fatto alcuni limiti.
Un autore, che ha però grandi capacità espressive e notevoli conoscenze nel campo dell’enigmistica!

Un autore, che probabilmente ha ben compreso il luogo della sua prigionia e che (per salvarsi) deve riuscire a comunicarlo, ma è obbligato a scrivere in maniera assolutamente normale; e quindi deve saper utilizzare strategicamente una “prosa piana e scorrevole”, per non dare nell’occhio e per poter avere qualche piccola possibilità, di inserire qualche mirata “cacofonia o metafora” utili a comprendere quel tipo di segregazione!

Come ti dicevo anche all’inizio, a spiegare tutte queste cose per via multimediale (e aver poi la certezza di essere compresi) non è facile e non è razionale … quando si tratta di questioni come questa, per via orale sarebbe meglio e sarebbe certamente più semplice!

Saluti da Otello

>

Colui che sa leggere, porta con se il potere di valorizzare se stesso,
di moltiplicare i suoi modi di esistere e di fare della propria vita, un'entità,
piena di interesse e significato!

>>--------> Aldous Huxley
>

Otello
Inviato: 3/4/2008 13:59  Aggiornato: 3/4/2008 13:59
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Redna;
ripondo volentieri ai tuoi interrogativi. ..

"solo una considerazione riguardo le lettere.
C'è stato qualche altro sequesto di persona nel quale si siano lasciate scrivere così tante lettere?
Nelle lettere non parla mai della scorta uccisa.
Con il maresciallo Leonardi andava a passeggiare quasi ogni giorno...quindi una lettera almeno a lui..."

1° Interrogativo: Un caso "parzialmente" simile, è accaduto in Inghilterra a Mary Stuart (in italiano Maria Stuarda) che venne imprigionata dalla Regina Elisabetta I^! In tal caso, Maria Stuarda, incarcerata perchè sospettata di complotto contro la regina, scrisse dal carcere alcune lettere "in codice" ad alcuni suoi amici, i quali furono "intercettati" e tenuti sotto controllo, per tentar di comprendere esattamente, quello che la Stuarda misteriosamente scriveva. Il trucco ha funzionato (si dice) grazie anche agli aiuti di decodificazione, che Giordano Bruno fornì alla Regina Elisabetta I^ ! E la storia ci racconta che, grazie a tale decodificazione Mary Stuart ... perse la testa!

2° Interrogativo: Il motivo per il quale A. M. non parla della scorta uccisa e del Maresciallo Leonardi ... è molto particolare!
Se leggi infatti nella prima lettera a Cossiga, troverai tre frasi molto simili, tre frasi che hanno un identico comun denominatore, perchè con tali frasi A. M. ci invitava a trattenere le lacrime ... e questo era un indizio "semantico e filologico" da comprendere!

Cordialmente da Otello

>

Colui che sa leggere, porta con se il potere di valorizzare se stesso,
di moltiplicare i suoi modi di esistere e di fare della propria vita, un'entità,
piena di interesse e significato!

>>--------> Aldous Huxley
>

redna
Inviato: 3/4/2008 14:26  Aggiornato: 3/4/2008 14:37
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
otello
...ovvero, abbiamo l'autore di alcuni messagi, che può scrivere a casa PER TENTAR DI SALVARE LA POPRIA VITA,ma ha di fatto alcuni limiti.
---
La domanda è : perchè può scrivere a casa?Ad un prigioniero quando mai si da la possibilità di scrivere a casa per tentar di salvarsi la pelle?
Chi lo teneva prigioniero era così 'di basso livello' da non capire che una persona come Moro che scriveva discorsi,intellettuale e istruito ed amante dell'enigmistica, che lo poteva gabbare da un momento all'altro....gli dava anche la possibilità di scrivere?Mi sembra,veramente,da banda bassotti!
Tu dici: ...che ha ben compreso il luogo della sua prigionia e che(per salvarsi ) deve riuscire a comunicarlo...Francamente mi sembra un gioco!Il gioco del gatto col topo....o un video game...che del resto nel 1978 non c'erano.

Per quanto riguarda Mary Stuard non so nulla e, quindi, non posso rispondere.
Per quello che concerne la scorta e il fatto che non si stata nominata in nessuna lettera sono dell'avviso che non sapesse della triste sorte,e che nessuno l'abbia messo al corrente. Sembrano quasi che i due fatti (l'uccisione della scorta e il rapimento di moro) non vadano di conseguenza.

Se comunque le parole hanno un senso (specialmente per chi sa come usarle) dire 'prelevato' piuttosto che rapito ha un'altra valenza....

La domanda è: prelevato dove?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 3/4/2008 14:31  Aggiornato: 3/4/2008 14:32
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Otello
anticipando un poco quello che sto per scrivere, dirò una cosa della quale sono ‘quasi certo’: durante la sua prigionia Aldo Moro è stato ‘preso in cura’ da personale altamente specializzato dell’intelligence di un paese straniero. Ciò significa che le ‘lettere di Aldo Moro’ di cui Lei parla, quand’anche fossero state da lui scritte in assenza di ‘condizionamenti esterni’, sono certamente state ‘passate al vaglio’ da detto personale. Ciò significa che se in esse gosse stato presente una qualsiasi forma di ‘comunicazione in cifra’, essa sarebbe stata con ogni probabilità scoperta. Con questo io non voglio minimamente ‘scoraggiare’ il suo assai apprezzabile proposito di ‘analizzare’ il contenuto di quegli scritti, dico solo l’opinione che mi sono fatto che, come tutte le opinioni, può benissimo essere smentita…

Ciò detto , se la sua preoccupazione è quella di poter comunicare in sicurezza le informazioni che sono in suo possesso, sappia che, oggi come oggi, è possibile per chiunque lo voglia comunicare in Internet in condizioni di sicurezza praticamente illimitate. I ‘tools’ per poter far questo non sono certo ‘scaricabili’ dalla rete come un qualsiasi ‘gioco da tavolo’ e quindi occorre che sia Lei a valutare se la ‘delicatezza’ delle cose che ha da comunicare giustifica il loro utilizzo…

Perché anche noi ci si possa rendere conto di questo vorrei fare a Lei una proposta. Perché non riporta una delle lettere di Aldo Moro [la meno ‘compromettente’ se vuole…] con evidenziate le parole che costituiscono la ‘chiave del messaggio nascosto’ in essa contenuto?…

saluti!…

P.S. Il caso della ‘corripondenza cifrata’ di Maria Stuart da Lei citato è ‘un classico’ ben noto a tutti gli studiosi di crittografia, dei quali, anche se decisamente ‘in fondo classifica’, anch’io faccio parte. In quella circostanza a decretare la ‘rovina’ della regina di Scozia fu la combinazione di due circostanze: il tradimento del suo servo che denunciò la ‘corripondenza segreta’ che Maria teneva con i congiurati, tradimento che fece sì che la sua corrispondenza venisse intercettata, e la capacità straordinaria di Thomas Phelippes, segretario del ‘capo della polizia’ Sir Francis Walshingam che riuscì a decifrare la ‘scrittura segreta’ impiegata da lei. A quanto ne so nella vicenda Giordano Bruno non ha avuto alcun ruolo…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
BigLie
Inviato: 3/4/2008 14:32  Aggiornato: 3/4/2008 14:32
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Voller, l'avevo dichiarato in premessa che sapevo della
storia dei tupamaros ma anche che si tralascia la questione
fondamentale del cerchio, i tupamaros non l'avevano, nello
stemma della Repubblica Italiana non c'è.
Dunque?
Poi il fatto che i tupamaros fossero peronisti viene sempre
trascurato.
Peronisti, ossia massoni.
Le repubbliche sudamericane sono state tutte fondate dai massoni.
Bolivar era un massone, anche Salvador Allende lo era.
Ora, essere massoni non significa automaticamente essere malvagio
o cospirare contro l'umanità. Come tutte le cose, un intento
iniziale lodevole si è tramutato nel suo contrario.
Del resto, "le strade dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni".
Guardiamo la rivoluzione russa...
Quindi, dobbiamo intenderci: di quale massoneria stiamo parlando?
In questo senso, forse il particolare che sottolinei può essere molto
importante.
Tu dici che la punta in alto era rimpicciolita e le punte in basso
esaltate. Verissimo e ti ringrazio per avermelo ricordato.
Bene, se ti dicessi che nel pentacolo esoterico la punta in alto
rappresenta il cielo ossia il Grande Architetto Universale e le due
punte in basso, rispettivamente, Satana e l'Uomo-Dio?
Forse quel particolare comincia ad acquistare senso.
A questo punto occorre una breve digressione sul significato delle
punte che richiama anche la Sacra Legge del Tao.

BigLie
Inviato: 3/4/2008 15:06  Aggiornato: 3/4/2008 15:06
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
In un post precedente avevo sottolineato quanto fosse
importante il fatto che la stella delle BR fosse disegnata
non piena bensì mettendo in evidenza una sorta di percorso
che va da una punta all'altra, un percorso che è insieme
iniziatico e cosmologico.
In alto c'è l'UNO, il punto da cui tutto ha inizio dove non esiste
altro che l'essenza: potremmo chiamarlo anche Punto Zero,
la singolarità senza spazio e senza tempo.
Ad un certo punto (un punto nè temporale nè spaziale) l'uno
prende coscienza di sè, della propria esistenza e questo non può
che scatenare un corto circuito perchè l'Io che pensa sè stesso
introduce per forza di cose una limitazione dell'infinità onnipotente.
Nel momento in cui pensa sè stesso non può che percepirsi come
altro da sè. E' questo il momento in cui Dio crea il Mondo, nel momento
in cui percepisce sè stesso come l'altro da sè.
E la Creazione coincide con la follia di Dio, con la frammentazione della
sua Mente. La parte divina che l'UNO non riconosce non è altri che il
Male, Satana, che essendo nato nel momento stesso della Creazione
sarà da quel momento e per sempre il Re della Materia.
Siamo arrivati alla punta in basso a sinistra.
A questo punto entra in gioco un elemento, una forza comune alle
due parti di Dio che non si riconoscono e che è stata identificata
spesso con la loro parte femminile. Infatti, gli gnostici la chiamavano
Hagia Sophia, Santa Sapienza, o Logos.
Il suo compito è cercare di ricondurre Dio alla sua unità, di unire il cielo
alla terra e questo è stato anche il compito di tutti gli avatar e gli
iniziati portatori di Luce (Lucifero, lucis fers, portatore di luce) posseduti
dal Logos. In questo senso, l'accomunare Lucifero a Satana è stata
una sagace mossa della vera Chiesa di Satana in terra, ossia la Chiesa
Cattolica.
Siamo comunque giunti alla punta mediana a destra.
Quali possibilità ha il Logos di raggiungere il suo intento, dopo aver
tentato inutilmente di diffondere il Sacro Verbo della riconciliazione
degli opposti attraverso degli agenti sì santi ma, in fin dei conti, umani?
L'unica strada è ripercorrere in terra ma al contrario il processo che ha
portato alla malattia mentale di Dio. E' un vero e proprio percorso
terapeutico psicanalitico così come viene attuato ancora oggi per curare qualsiasi malattia mentale. Rivivere il trauma.
Ecco quindi che il Logos invia sulla terra Gesù, metà uomo e metà Dio,
la perfetta metafora della terapia da realizzare.
Non a caso è scritto che Maria fu fecondata dallo Spirito Santo, ossia dal Logos, non da Dio. Perchè non si è mai riflettuto su questo particolare
molto significativo?
Siamo giunti alla punta mediana a sinistra.
Ma Gesù è metà uomo e metà Dio, solo in potenza. Questa natura
duale va disvelata nella realtà materiale e ciò può essere conseguito
solo con la morte di Gesù, la morte di Dio, Dio che diventa umano,
che riconosce la Creazione come parte di sè, e con la successiva
resurrezione, l'uomo che supera i vincoli della carne scoprendo la propria
divinità. Inoltre, così facendo Gesù mostra un percorso che tutti gli
umani dovrebbero seguire per realizzare continuamente in terra
l'unione tra divino e umano, le nozze chimiche di Kristian Rosenkreutz.
Siamo arrivati alla punta in basso a destra, l'Uomo-Dio.
L'ultimo tratto che serve per disegnare la stella a cinque punte delle
BR riconduce l'Uomo-Dio all'UNO.
E qui il percorso si compie, l'equilibrio interrotto dalla frattura nella
Mente di Dio è stato ricomposto.
Ora, il fatto che il simbolo delle BR riduca l'importanza della punta in
alto ed esalti le punte in basso, potrebbe significare che di questo
percorso gli adepti accolgano solo la collaborazione tra Satana, il Re
del Mondo e l'Uomo-Dio, ossia Loro, gli iniziati dell'Oscurità, o come li
chiamavano gli gnostici, gli Arconti.

sigmatau
Inviato: 3/4/2008 15:08  Aggiornato: 3/4/2008 15:25
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
oggi lasciamo via Fani [col fermo proposito però di ritornarci più avanti…] e diamo un’occhiata ai ’55 giorni’ in cui Aldo Moro è stato ‘prigioniero’ in un non meglio precisato ‘covo’ che poi si dirà ‘con certezza’ essere localizzato in via Moltalcini a Roma. Diciamo subito che ‘misteri mai risolti’ riguardo a questo capitolo sono assai più numerosi che non quelli di via Fani e che pretendere da parte mia di ‘far luce’ anche solo su alcuni di essi sarebbe assolutamente fuori della mia portata, Tutto quello che potrò fare è mettere in rilevo le numerose ‘contraddizioni insolubili’ presenti nella ricostruzione fatta nel corso di sei processi giudiziari e nella relazione della Commissione stragi. Per avere il necessario ‘’filo consuttore’ mi servirò proprio del materiale prodotto da questa commissione e in particolare della ‘audizione’ di Adriana Faranda…



http://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/steno31.htm

Adriana è ricordata soprattutto per essere stata la ‘postina delle BR’ durante i ’55 giorni’, cosa che la ‘espose’ di fatto assai più degli altri brigatisti, tanto che venne arrestata insieme a Morucci già un anno dopo gli eventi che stiamo trattando, nel maggio 1979. Proprio lei e Morucci sarebbero stati contrari alla ‘esecuzione’ del dirigente democristiano, cosa che avrebbe portato rapidamente alla loro ‘estromissione’ dalle BR. Adriana poi sarebbe stata la prima militante delle BR a ‘dissociarsi’ dalla organizazione e accettare di ‘collaborare’ con la giustizia. Tutto ciò le ha consentito di riacquistare la libertà già nel 1994… insieme a Mario Moretti il quale aveva ricoperto un ruolo ed avuto responsabilità enormemente superiori alle sue, aveva scontato tre anni in meno di prigione e non si è mai in alcun modo ‘dissociato’… certamente tra tutti i ‘misteri’ del ‘Caso Moro’ la speciale ‘indulgenza’ accordata a Mario Moretti è uno dei ‘più misteriosi’…

La mia ‘analisi’ della ‘audizione’ di Adriana Faranda sarà assai lunga perchè inframmezzata dai necessari ‘commenti’ e pertanto sarà necessario suddividerla in più ‘tronconi’. Cominciamo ponendoci un interrogativo che secondo me non è semplicemente ‘importante’ , bensi ‘ forse il più importante: perché Aldo Moro è stato sequestrato e non è stato assasinato anche lui in via Fani?… E’ evidente a chiunque l’entità del ‘rischio’ che ha comportato da parte dei brigatisti prima ‘portarsi dietro’ per le strade di Roma e poi tenere segregato per ben 55 giorni in un covo tutt’altro che sicuro un ‘personaggio’ del calibro di Aldo Moro. Perché ci si è acollati un rischio del genere quando, se l’operazione doveva comunque concludersi con l’uccisione dello statista, era di gran lunga più agevole ‘espletare il lavoro’ in via Fani?… Sono più che sicuro che più di uno a questo punto se ne verrà fuori dicendo più o meno : … ovvio no!… si voleva la liberazione dei brigatisti detenuti nelle carceri italiane!… si voleva il ‘riconoscimento’ delle BR come interlocutore!… etc… etc… Ora dal momento che, stringi stringi, alla fine la richiesta di liberazione si limitava ad una sola detenuta che oltretutto era affetta da grave malattia e una ‘argomentazione’ come il ‘riconoscimento’ da parte di uno stato di un gruppo terrorista come ‘intelocutore’ è semplicemente un’offesa all’intelligenza di chi legge, proviamo ad avanzare un’altra ipotesi che è la seguente: obiettivo prioritario della ’Organizzazione Z’ [proviamo a chiamarla così…] era il reperimento di materiale informativo che solo Aldo Moro poteva fornire. E’ noto a tutti in fatto che Aldo Moro durante i ‘55 giorni’ è stato sottoposto a prolungati interrogatori da parte di Moretti e di altre persone rimaste sconosciute. Proviamo dunque a cercare di capirci qualcosa al rioguardo leggendo che cosa dice al riguardo Adriana Faranda. Il primo ad interrogarla è il presidente senatore [comunista] Giovanni Pellegrino…

PRESIDENTE. Quindi, l'interrogatorio di Moro viene condotto personalmente da Moretti?

FARANDA. Sì, per quello che ne so io.

PRESIDENTE. Per quanto ne sa lei, viene registrato?

FARANDA. Inizialmente si parlò di registrazioni, che poi vennero abbandonate e successivamente distrutte per evitare che, nel caso di un loro ritrovamento venisse individuata la voce dell'intervistatore - che parola brutta ‘intervistatore’ – cioè di chi portava avanti l'interrogatorio.

PRESIDENTE. Capisco che le pesi parlare di queste cose ma fanno parte della verità storica e in qualche modo le sottoponevate al processo. Quindi, vi è stato un interrogatorio più che un'intervista!

FARANDA. Sì, un interrogatorio; mi sono corretta.

PRESIDENTE. Difatti, la pubblicistica che se ne è occupata, l'intellettuale, che nella scorsa legislatura era consulente della Commissione stragi e che ha fatto di quel memoriale uno studio molto approfondito anche sotto il profilo filologico, è riuscito addirittura a ricostruire le possibili domande a cui Moro rispondeva. Da quello che sappiamo, però, Moro rispondeva scrivendo. Ecco, lei ha una qualche idea di che fine abbiano potuto fare i manoscritti del memoriale?

FARANDA. Io non li ho mai visti; mi fu detto che erano stati distrutti, però non posso averne la certezza perché non ho materialmente assistito alla loro distruzione.

PRESIDENTE. Questo ci riporta alla frase di Curcio che ricordavo prima: lei esclude che qualcuno di voi potesse usarli come una specie di ultima chance, di carta di trattativa con il potere dato che, ricostruito filologicamente anche nella versione più completa che nasce dal ritrovamento successivo delle carte in via Monte Nevoso, vi sono rimandi che non trovano corrispondenza, per cui sembrerebbe che il dattiloscritto non sia completo? Lei cosa ne pensa, non solo per ciò che sa, ma anche per effetto di successive riflessioni che lei ha potuto fare su tutta questa vicenda?

FARANDA. In coscienza non posso escludere una simile ipotesi per quanto mi appaia abbastanza peregrina e strana, perché poi i protagonisti di quella vicenda sono stati individuati, sono tutti indistintamente finiti in carcere e hanno pagato; quindi, non vedo a tal proposito quale forma di contrattazione possa essere avvenuta negli anni.

PRESIDENTE. Lei dice che non c'è nessuno che poi alla fine l'abbia fatta franca. Si, però la storia del mondo è anche fatta di tante trattative che poi non vanno a buon fine e che ad un certo punto diviene poi pericoloso affermare che le trattative ci siano state. [L'onorevole Saraceni acconsente con un cenno del capo]…


Il ‘cenno del capo’ dell’onorevole Saraceni [deputato della sinistra…] è l’occasione cercata dal presidente Pellegrino per ‘evadere’ [come è sua prassi costante…] da argomenti un poco ‘spinosi’. La Faranda a proposito del famoso ’interrogatorio’ di Aldo Moro rivela in sequenza questo…

a) l’interrogatorio fu condotto personalmente da Moretti
b) l’interrogatorio fu registrato ma i nastri furono distrutti per evitare l’identificazione dello ‘intervistatore’
c) l’interrogatorio fu anche trascritto su carta ma anche i manoscritti sono stati distrutti

E’ del tutto evidente che i punti a), b) e c) sono manifestamente in contraddizione tra loro… infatti se questo ‘intervistatore’ era Moretti che bisogno c’era di evitare la sua identificazione?… e se questo valeva per le registrazioni audio perché sono state distrutti anche i manoscritti?… In circostanze ‘normali’ il presidente della commissione dovrebbe quanto meno cercare di fa luce su questi punti, ma il nostro esimio senatore coiglie al balzo l’assist fornitogli da Saraceni e preferisce ‘scantonare’…

Allorché viene il suo turno, il deputato di An Fragalà tenta di estrorcere da Adriana qualche informazione riguardo agli ‘intervistatori’ di Aldo Moro, ma il rislutato è quello che possiamo vedere…

FRAGALA’. Ed allora, sempre su questo argomento voglio far fare un'altra riflessione. I servizi civili fecero una famosa intercettazione ambientale, dopo il sequestro Moro, nel carcere dell'Asinara, nel famoso padiglione in cui si incontravano i detenuti delle Brigate rosse, all'interno del carcere di massima sicurezza, che non si vedevano da tempo. Era evidentemente fatto apposta perché qualcuno cadesse nella trappola, tanto è vero che è stata ripresa una lunghissima intercettazione ambientale di due brigatisti che, alla fine del '78, si raccontavano tra loro del sequestro Moro, di come erano state preparate prima le domande, degli studi che erano stati fatti sulle correnti della DC, sulla storia della DC, sulla personalità di Moro, di come veniva trattato Moro, di quante docce si faceva, di chi e come lo interrogava, eccetera. Le voglio allora intanto chiedere: di questa famosa intercettazione ambientale depositata tra gli atti processuali del processo Moro lei sa qualcosa? E se lo sa, sa chi erano - adesso si può dire, dopo tanti anni; tra l'altro hanno già scontato la pena - i due brigatisti che sono stati intercettati quella volta all'Asinara?

FARANDA. Io vorrei chiedere venia, ma non ho letto tutti gli atti processo.

FRAGALA’. Quindi lei non ha mai sentito parlare di questa intercettazione?

FARANDA. No.

FRAGALA’. Comunque questa intercettazione risponde alla sua controriflessìone; cioè la preparazione dell'interrogatorio, secondo questi due brigatisti, doveva svolgersi con dei consulenti esperti della personalità di Moro e della storia delle correnti DC del famoso Stato imperialista delle multinazionali che a quanto pare stavano a Firenze.

FARANDA. Ma questa intercettazione a quando risale?

FRAGALA’. Alla fine del 1978, cioè 6-8 mesi dopo il sequestro e la morte di Moro; al novembre-dicembre di quell'anno.

FARANDA. Quindi dopo che erano stati arrestati Azzolini e Bonisoli?

FRAGALA’. Sì. E’ possibile che si tratti di loro? Se lei lo sa, perché non ce lo dovrebbe dire?

FARANDA. Non lo so, sto cercando di arrivarci per deduzione, perché per parlare di simili argomenti doveva essere qualcuno che aveva vissuto quella esperienza, o quanto meno ne aveva sentito parlare da loro o aveva interpretato, in maniera più o meno corretta, delle cose dette da loro; comunque la fonte originaria, che poi poteva essere stata travisata o alterata nel corso del tempo, doveva necessariamente essere uno di loro. Solo da questo nasceva la mia domanda, cioè operavo per deduzione logica, non per conoscenza.

FRAGALA’. Quindi la sua deduzione è che potevano essere o due del comitato esecutivo, o due vicini al comitato esecutivo?

FARANDA. Sì, credo proprio di sì.

FRAGALA’. Ma il contenuto dell'interrogatorio che conduceva Moretti non era a conoscenza, per esempio, sua o di Morucci, ma soltanto dei componenti del comitato esecutivo?

FARANDA. Noi venivamo aggiornati a grandi linee, non ci veniva riportato l'interrogatorio nel suo dettaglio.

FRAGALA’. Quindi non conoscevate quei particolari di come veniva proprio tenuto Moro durante gli interrogatori, di che tipo di reazione aveva? Nelle intercettazioni i due descrivono le reazioni anche psicologiche e fisiche di Moro…

FARANDA. No, a questo livello di dettaglio no.

FRAGALA’. ... che addirittura aspettava ore ed ore per rispondere ad una sola domanda. Lei queste cose non le ha mai ... ?

FARANDA. No, anche perché quando noi incontravamo Moretti, almeno quando lo incontravo io, gli incontri erano sempre molto rapidi, concitati, perché si trattava poi di fare delle cose concrete. Quindi non ci si soffermava molto su questi risvolti, su questi particolari che non erano in quel momento essenziali a mandare avanti la colonna e le operazioni da fare, la consegna delle lettere, bensì sulle valutazioni di altre cose; non tanto sugli atteggiamenti psicologici, sulle reazioni fisiche di Moro, quanto proprio sulle reazioni delle forze politiche.

FRAGALA’. E' plausibile l'opinione che i brigatisti che tennero prigioniero e interrogarono Moro e poi lo misero a morte in effetti lo fecero perché si resero conto, una volta che lo avevano catturato e che lo interrogarono, che Moro era una persona assai diversa da quella che l'ideologia aveva loro rappresentato, che non era il terminale di quel 'SIM', cioè non era il terminale di quel potere delle multinazionali, che era un soggetto che non rispondeva, secondo gli schemi del marxismo-leninismo, come un nemico di classe e quindi credettero che Moro li prendesse in giro, che in realtà era una persona diversa? C'è stato questo tipo di impatto?

FARANDA. Sì, diciamo che, quando io udii Moretti parlare di questo argomento, egli era abbastanza deluso e spazientito, e ricordo che ripeteva spesso: "Ci sta portando in giro, ci sta dicendo delle cose che non interessano proprio per depistarci, per confonderci, con il suo stile, il suo modo di fare politica". Però non so, perché Moretti non lo ammise mai, fino a che punto loro si accorsero che le nostre teorie sullo Stato imperialista delle multinazionali non avevano granché fondamento. Sicuramente un elemento di confusione aggiuntivo fu invece il fatto che loro scoprirono comunque uno spessore umano in Moro che neutralizzava abbastanza il simbolo, o quanto meno lo integrava in maniera per loro poco adatta a proseguire nell'azione con la stessa determinazione di prima.

FRAGALA’. E secondo lei fu questo a determinare la messa a morte di Moro?

FARANDA. No, assolutamente no.

FRAGALA’. E cosa determinò la messa a morte di Moro?

FARANDA. La convinzione delle BR che non avevano alcuna possibilità di ottenere neanche una allusione a quello che avevano chiesto. Si è verificata in quel periodo una escalation simmetrica; più per le istituzioni e per i partiti, per il Governo, il problema del riconoscimento politico diventava una questione di sopravvivenza o meno della Repubblica, più da parte delle BR saliva l'aspettativa, come se questa cosa fosse diventata veramente una ragione di vita o di morte dell'organizzazione stessa e del futuro della lotta armata. Era una cosa simmetrica veramente impressionante…


Con la grinta che lo ha sempre contraddistinto Fragalà qualche informazione la ottiene. Per esempio che i ‘personaggi misteriosi’ che conducono, insieme a Moretti, l’interrogatorio di Aldo Moro sono due [i famosi ‘due compagni’ citati dai brigatisti nella ‘intercettazione ambientale’ svolta all’Asinara…], che la loro ‘sede operativa’ era Firenze e che esssi facevano parte di un non meglio definito ‘comitato centrale’ di cui si parlerà ancora ma del quale, piccolo dettaglio, non si è mai saputo chi ne abbia fatto parte. Oltre a questo Fragalà non riesce però ad estorcere e in sostanza del famoso ‘interrogatorio’ cui è stato lungamente sottoposto Aldo Moro sappiamo questo…

a) le registrazioni audio sono andate distrutte
b) le registrazione manoscritte sono andate distrutte
c) sappiamo di due ‘esterni’ che le hanno condotte ma ignoriamo la loro identità

Diciamo pure che per essere il risultato del lavoro di sei inchieste giudiziarie e di una comissione parlamentare, come risultato non è un granchè. Verebbe da chiedersi perché anche da noi per certi tipi di ‘interrogatori’ non di faccia uso di… ipnotizzatori… se non altro per combattere [si fa per dire…] ad armi pari

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 3/4/2008 17:45  Aggiornato: 3/4/2008 18:04
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
I morti sono sottoterra.

Gli assassini liberi.

E noi non siamo riusciti a fare i conti col nostro passato.


http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/cronaca/memoria-moro/memoria-moro/memoria-moro.html

In questa ricostruzione indicano dove le due auto della scorta provenivano:erano appena stati in chiesa.
http://www.adnkronos.com/IGN/Politica/?id=1.0.1980163377
Per il resto la ricostruzione ha molte lacune.O se si vuole,luoghicomuni.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 3/4/2008 19:29  Aggiornato: 3/4/2008 19:29
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
"FRAGALA’. Ed allora, sempre su questo argomento voglio far fare un'altra riflessione. I servizi civili fecero una famosa intercettazione ambientale, dopo il sequestro Moro, nel carcere dell'Asinara, nel famoso padiglione in cui si incontravano i detenuti delle Brigate rosse, all'interno del carcere di massima sicurezza, che non si vedevano da tempo. Era evidentemente fatto apposta perché qualcuno cadesse nella trappola, tanto è vero che è stata ripresa una lunghissima intercettazione ambientale di due brigatisti che, alla fine del '78, si raccontavano tra loro del sequestro Moro, di come erano state preparate prima le domande, degli studi che erano stati fatti sulle correnti della DC, sulla storia della DC, sulla personalità di Moro, di come veniva trattato Moro, di quante docce si faceva, di chi e come lo interrogava, eccetera. Le voglio allora intanto chiedere: di questa famosa intercettazione ambientale depositata tra gli atti processuali del processo Moro lei sa qualcosa? E se lo sa, sa chi erano - adesso si può dire, dopo tanti anni; tra l'altro hanno già scontato la pena - i due brigatisti che sono stati intercettati quella volta all'Asinara?"

Fragalà questa cosa dell'intercettazione all'Asinara la chiede a parecchia gente.
Mi sembra che la chiese anche al Generale dei carabinieri Bozzo.

Certo che proprio lui, che tuonò contro le intercettazioni in Sicilia tra politici e imprenditori in odor di mafia, sia cosi' interessato alle intercettazioni del caso Moro suscita un po' di curiosità...

da http://www.societacivile.it/primopiano/articoli_pp/falcone.html

INTERCETTAZIONI. Era iniziata bene, la stagione. Con un colpaccio messo a segno dagli investigatori antimafia. Agli inizi di giugno era stato arrestato Giuseppe Salvatore Riina detto Salvuccio, 25 anni, figlio di Totò Riina, il capo dei capi. Salvuccio aveva messo le mani su alcuni appalti miliardari a Palermo, Terrasini, Mazara del Vallo. Agiva attraverso un paio di imprenditori, che a loro volta avvicinavano i politici, perché è la politica che decide gli appalti. Uno di questi imprenditori, Mario Fecarotta, è intercettato mentre si rivolge con grande familiarità a un viceministro, Gianfranco Micciché, coordinatore di Forza Italia in Sicilia.

A "Gianfrancuccio" chiede, l'11 giugno 2001, di intercedere per l'apertura di un conto bancario su cui avrebbero dovuto confluire i finanziamenti pubblici per un appalto nel porto di Palermo. "Me la fai questa cortesia, Gianfranco?". Micciché promette di interessarsi. Poi, quando Fecarotta viene arrestato e le intercettazioni diventano pubbliche, scoppia la polemica: non sul fatto che un viceministro della Repubblica sia in contatto con un socio di Riina, ma sull'utilizzo delle intercettazioni telefoniche. Enzo Fragalà, avvocato, ora parlamentare di Alleanza nazionale, rilascia dichiarazioni di fuoco: "Ci troviamo, con tutta evidenza, dinanzi a un altro uso distorto delle intercettazioni telefoniche. Occorre intervenire subito in Parlamento affinché vengano impedite simili azioni di abuso giudiziario per fini politici".

Che dire?
Avrà cambiato idea sulle intercettazioni ...

Otello
Inviato: 3/4/2008 20:43  Aggiornato: 3/4/2008 21:19
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Sigmatau; (dammi pure del tu, se la cosa non ti dispiace …)

ritieni che sia una preoccupazione da poco, la mia? E per i miei cari …?
Non hai cognizione di quello che è accaduto, a parecchie persone che sapevano o che avevano capito qualcosa di questa storia?

Facciamo così (per fugare tutti i tuoi dubbi sulla questione) io sono disponibile anche ad una collaborazione; quindi se vuoi e puoi aiutarmi a capire come trovare ed utilizzare quegli “strumenti” utili … possiamo andare anche in posta elettronica?!

Al tuo ultimo interrogativo, potrò rispondere successivamente?

Per quanto attiene al tuo P.S. è quasi tutto esatto, manca solo il fatto che le “capacità straordinarie” di tale Thomas Phelippes … erano quelle di Giordano Bruno !

http://www.storialibera.it/epoca_moderna/giordano_bruno/articolo.php?id=342

http://www.kryplos.com/ikthys/Archivio/GiorBruno.htm (nell’articolo ANTIDOGMATICO)

Comunque, nella mia biblioteca personale ho parecchie opere di Giordano Bruno e su Giordano Bruno e mi ricordo di aver letto la precisa ricostruzione di questa faccenda. Se la trovo te la metto in rete!

Cordialmente da Otello

>

Colui che sa leggere, porta con se il potere di valorizzare se stesso,
di moltiplicare i suoi modi di esistere e di fare della propria vita, un'entità,
piena di interesse e significato!

>>--------> Aldous Huxley

>

zaq
Inviato: 3/4/2008 20:56  Aggiornato: 3/4/2008 20:56
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello, senza sbilanciarti se non lo ritieni opportuno .. e salutare, potresti dirci quali sono le parti che ritieni piu' "interessanti" della corrispondenza di Moro?

Otello
Inviato: 3/4/2008 21:32  Aggiornato: 3/4/2008 21:32
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Zac;

ad esempio nella lettera di Moro a Cossiga ...

Alcune frasi emblematiche e sicuramente indicative di qualcosa di molto più particolare sono:

*penso che un preventivo passo della Santa Sede (o anche di altri? Di chi?) potrebbe essere utile*

*Che Iddio vi illumini per il meglio, evitando che rimaniate impantanati*

E poi queste tre, che all'interno di quella lettera ripetono come un intercalare, dando una FORTE eco a tale indicazione ... TRATTENERE IL PIANTO!

--- Prescindo volutamente da ogni aspetto emotivo e mi attengo ai fatti. ---

--- Pensare quindi fino in fondo, prima che si crei una situazione emotiva e irrazionale. ---

--- Queste sono le alterne vicende di una guerriglia, che bisogna valutare con freddezza, bloccando l'emotività e riflettendo sui fatti politici. ---

Ma anche molte altre ...

Cordialmente da Otello

>

Colui che sa leggere, porta con se il potere di valorizzare se stesso,
di moltiplicare i suoi modi di esistere e di fare della propria vita, un'entità,
piena di interesse e significato!

>>--------> Aldous Huxley

>

redna
Inviato: 3/4/2008 21:53  Aggiornato: 3/4/2008 21:53
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
otello
visto che inizi il discorso delle lettere devo dire che anch'io mi sono chiesta come mai la frase:....sotto un dominio pieno e incontrollato....continua ad avere una parte preponderante quando si parla delle lettere dell'on.moro.
Penso che siano parole che descrivono esattamente dove si trova.
Mi pare comunque che, nessuno,finora ha certezze di quello che esattamente significa il tutto.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 3/4/2008 22:18  Aggiornato: 3/4/2008 22:18
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna,

hai perfettamente ragione ... meno che nella parte finale!

Cordialmente da Ermione (Alias di ...)

redna
Inviato: 3/4/2008 22:40  Aggiornato: 3/4/2008 22:45
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
perchè questa notizia fa pensare:

http://www.adnkronos.com/IGN/Fotogallery/?fid=1.0.1989167254

per esempio perchè dice che il corpo è stato trovato sui sedili e coperto da un sacco.Ma è sempre stato detto che era nel bagagliaio avvolto in una coperta...o no?

otello

le cose si possono dire. Ma a volte solo pochi le capiscono.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 3/4/2008 22:57  Aggiornato: 3/4/2008 22:57
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna;

quella era una notizia ADNKRONOS nella concitazione dei "primi minuti" precedenti al ritrovamento. E del resto la frase inizia con "SEMBRA CHE ..."!

É poi vero che certe cose sono in pochi a capirle, ma NON è assolutamente vero che una volta comprese le si possano tranquillamente raccontare!

Infatti, in trent'anni di chiacchiere fatte attorno a questo caso, molti sono andati all'isola dei beati, e altri, ancora oggi, o hanno in mano una buona assicurazione sulla vita o preferiscono tapparsi la bocca!

Saluti da Ermione

>

Si vive una sola volta,
e qualcuno neppure quella.

>>--------> Woody Allen

>

redna
Inviato: 3/4/2008 23:11  Aggiornato: 3/4/2008 23:11
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Io,comunque, non la letterei giù così dura.
La notizia l 'ho riportata proprio perchè generalmente è all'INIZIO che NON viene manipolato nulla.
In questo caso,a parte la concitazione del momento, si parla di una R4 rossa vicino a via delle botteghe oscure.Non mi pare che queso dia modo di pensare ad altro.

Ma sulle lettere è possibile saper qualcosa ...o tutto finisce qui


C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 3/4/2008 23:22  Aggiornato: 3/4/2008 23:22
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
"Ma sulle lettere è possibile saper qualcosa ...o tutto finisce qui"

Cara Redna,
se avrò la possibilità di contattare persone serie e in grado di darmi una mano a realizzare il mio progetto, saprai sicuramente qualcosa.

Ma finchè trovo persone, che mi considerano alla stessa stregua di un millantatore - megalomane ... non potrò fare mai nulla di concreto!

Anzi rischio le penne inutilmente ...

Buona notte da Ermione

P.S.

La citazione finale non è dedicata a nessuno dei presenti!

É solo una citazione, che trovo molto arguta.

>

Si vive una sola volta,
e qualcuno neppure quella.

>>--------> Woody Allen

zaq
Inviato: 3/4/2008 23:42  Aggiornato: 3/4/2008 23:42
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
"Si vive una sola volta,
e qualcuno neppure quella."

Da fumatore accanito, conterei di vivere solo una settimana in meno... NON ANNI

Comunque sto provando a capirci qualcosa.
(parlo delle lettere)

redna
Inviato: 4/4/2008 11:44  Aggiornato: 4/4/2008 11:44
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Visto che si cita,mi ci metto anch'io:
<<La paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire, ma non trovò nessuno>>.

A mio modesto avviso: per capirci qualcosa occorre tornare all'inizio.
Ovvero trovare il bandolo della matassa.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Pyter
Inviato: 4/4/2008 12:19  Aggiornato: 4/4/2008 12:19
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Io partirei da quando Moro è uscito di casa per andare in Chiesa.
E' poi arrivato in via Fani?
Mah...

PS- Ho visto ieri "piazza delle cinque lune".
Interessante dal punto di vista simbolico secondo me i luoghi in cui la gola
profonda si è incontrato con il magistrato.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
redna
Inviato: 4/4/2008 13:26  Aggiornato: 4/4/2008 13:26
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Pyter


finalmente!

Interessante anche : erano due chiese diverse, la seconda volta il brigatista era in confessionale. Come faceva un birigatista ad essere in quel posto?
Interessantissimo film....

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
BigLie
Inviato: 4/4/2008 13:51  Aggiornato: 4/4/2008 13:51
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
A' redna, ma lascia perdere 'sto film.
Ma lo sai chi è il regista?
Renzo Martinelli, l'autore dell'ignobile "Il mercante di pietre", un inno
sconcertante allo scontro di civiltà.
Ecco una illuminante pillola di saggezza di questo individuo:
“La soluzione al conflitto esiste e risiede nelle encicliche di Papa Ratzinger. Dio è Amore. Se l’Europa non sbandiera con forza questo messaggio di Amore, non difende con forza i valori cristiani delle sue radici come la difesa imprescindibile della vita, dimostrerà tutta la sua debolezza come accadde nel 1683, ed alla fine la storia presenterà il suo conto”.

BigLie
Inviato: 4/4/2008 14:03  Aggiornato: 4/4/2008 14:03
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Vedo che si continua a non prendere in considerazione
la pista legata ad organizzazioni massoniche o, comunque, elitiste.
Nonostante che a tirare le fila della "trattativa" sia stata la P2,
nonostante che i partecipanti alla seduta spiritica fossero legati
a doppio filo con organizzazioni mondialiste a loro volta facenti capo
alla Round Table, circolo segretissimo fondato da Cecil Rhodes (da
cui Rodesi, ora Zimbabwe)e così chiamato perchè doveva ispirarsi
alla Tavola Rotonda dove lui, chiaramente, era Re Artù.
Stranamente lo stesso intento perseguito da Himmler nel disegnare
le SS come un ordine iniziatico con un Gran Consiglio di 12
cavalieri al suo fianco.
D'accordo, d'accordo, sò tutte c...ate.
Ah, dimenticavo, è OT ma molto divertente.
Ieri ho letto che Soros vorrebbe comprare la Roma tramite una
banca d'affari di sua proprietà.
Indovinate come si chiama questa banca:
INNER CIRCLE

Tsk, tsk, i simboli non contano un kaiser, vero?

redna
Inviato: 4/4/2008 15:05  Aggiornato: 4/4/2008 15:07
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Tsh, tsk, i simboli non contano un kaiser, vero?
---
BigLie
non si è già detto che tutto il sequestro moro è intriso di simbolismo?
Se guardi in diversi post sopra...

Probabilmente stai dicendo che valgono soltanto i simboli che TI interessano..

Ma allora non dire 'a redna...perchè io non dico 'a BigLie...
(nel senso 'esatto' di BigLie...)
e perchè mi inviti a lasciar perdere il film...perchè il regista....
per cortesia...per cortesia...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 4/4/2008 15:29  Aggiornato: 4/4/2008 16:37
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
è fuori di dubbio che le lettere scritte da Aldo Moro nel corso dei ’55 giorni’ costituiscono un ‘fulcro essenziale’ per venire a capo della matassa e su di esse al momento opportuno si concentrerà l’attenzione. Quello che mi preme fare prima è però completare l’analisi della ‘audizione’ di Adriana Faranda, con tutti in risvolti più o meno ‘sconvolgenti’ che da essa derivano. Si è visto che nel famoso ‘covo’ il cui indirizzo si vuol far credere fosse ‘via Montalcini 8’ erano soliti far visita con una certa frequenza due ‘strani figuri’ che si diceva essere del ‘comitato centrale’ e che avevano lo specifico incarico di ‘interrogare’ lo statista democristiano. Diciamo che questo è già un discreto ‘via-vai’ per un ‘covo’ che avrebbe dovuto essere ‘supersegreto’ e come tale ‘dare il meno possibile nell’occhio’. Questo però non è tutto e dalle ‘confessioni’ del brigatista Morucci apprendiamo che lo stesso Moretti abbastanza spesso si concedeva una ‘libera uscita’ che impegava per recarsi a Firenze, la già citata sede del fantomatico ‘comitato centrale’. E’ naturale che il presidente Pellegrino, anche magari un poco ‘controvoglia’ è obbligato a chiedere di questo ad Adriana e lo fa cercando di concludere in breve per poi passare ad altro…

PRESIDENTE. Do atto che quel che lei ci dice coincide con quanto ci ha detto Morucci. Morucci però ad un certo punto è sembrato farci un'apertura, darci un suggerimento, offrirci una possibile traccia: ci ha detto che se Moretti o Azzolini o Bonisoli ci dicessero dov'è che l'esecutivo delle Brigate rosse si riuniva a Firenze forse in qualche modo alcune cose diventerebbero più chiare. Dove sì riuniva l'esecutivo a Firenze? Chi era l'ospite attivo?

FARANDA. A queste domande non posso rispondere. Non so cosa potrebbero chiarire in più. E non ho idea di cosa intendesse dire Morucci. Non gli ho mai sentito dire questa frase.

SARACENI. Non può rispondere perché non sa o perché ritiene di non rispondere?

FARANDA. Non lo so. Non sapevo neppure che Morucci avesse la convinzione che questo potesse aggiungere qualcosa.

PRESIDENTE. Sa dove si riunivano?

FARANDA. No, perché non era un’informazione che doveva pervenire fino a me, per motivi di sicurezza.

PRESIDENTE. A Firenze ci potrebbe essere un luogo o una persona, un brigatista rimasto ignoto fino adesso?

FARANDA. E’ possibile che se un prestanome si occupava semplicemente di attrezzare dal punto di vista logistico un luogo nel quale far svolgere le riunioni, costui sia rimasto oscuro agli inquirenti.

PRESIDENTE. Non sarebbe un capo.

FARANDA. Sicuramente no.

PRESIDENTE. Nemmeno un consigliere importante?

FARANDA. Ritengo di no.

PRESIDENTE. Un intellettuale, per esempio?

FARANDA. Un intellettuale è possibile, però sono congetture senza alcuna base, senza alcun elemento che ci possa spingere a ritenerle dotate di qualche fondamento


Adriana ovviamente ‘non sa nulla’ di questo ‘comitato direttivo’ , anzi vuol far credere che a Firenze vi fosse solo ‘un prestanome che si occupava di attrezzare il luogo dove avvenivano le riunioni’ che non era né un ‘capo’, né un ‘consigliere importante’ e neanche un misero ‘intellettuale’. Per il presdente questo basta e avanza… ma ecco che è il turno di Fragalà che, come al solito, parte lancia in resta…

FRAGALA’. Signora Faranda, mi riallaccio subito alla domanda che le ha rivolto il Presidente circa le riunioni che il comitato esecutivo teneva a Firenze. Siamo rimasti incuriositi dalla frase che Morucci - che lei conosce bene - ha tenuto a dirci spontaneamente: ‘Domandate a Moretti, che è una sfinge, dove si riuniva il comitato esecutivo a Firenze e chi era l’anfitrione’. Evidentemente ci ha dato di sua volontà una indicazione particolarmente significativa. Ha definito Moretti una ‘sfinge’, come a dire che secondo lui Moretti tace moltissimo di quello che sa. Ha dato poi l'indicazione relativa a Firenze. A tale proposito, vorrei dire che a rigor di logica non ha senso che mentre a Roma era in corso il sequestro Moro Moretti si recasse al comitato esecutivo a Firenze in treno o in automobile, esponendosi ad un lungo viaggio per relazionare e prendere decisioni in ordine al sequestro. Quindi l'indicazione di Morucci evidentemente ha un significato particolare che però lei ci ha detto di non sapere assolutamente spiegare. Ma le chiedo: si è mai chiesta per quale motivo durante il sequestro Moro, che si svolgeva a Roma, una città stretta in una morsa, circondata da posti di blocco delle forze dell'ordine, l'interrogante di Moro si recasse in un'altra città alle riunioni del comitato esecutivo esponendosi ad un viaggio così lungo e pericoloso? Lei si è mai posta questa domanda?

FARANDA. Non in questi termini come la sta ponendo lei, cioè lasciando intendere che a Firenze poteva esserci qualcuno che appunto contribuisse allo sviluppo del dibattito politico sul sequestro stesso
[sviluppo del dibattito politico sul sequestro!… sic!…] . No, dal punto di vista della sicurezza posso dire soltanto una cosa: è vero che Roma era stretta in un assedio, c'erano moltissimi controlli; basta semplicemente porsi la domanda se era più insicuro che una persona attraversasse lo sbarramento o che lo attraversassero altre tre persone; e a Roma quale poteva essere la base adatta per nascondere con sicurezza tutto l'esecutivo delle Brigate rosse? Io le ribalto la domanda: dal punto di vista della sicurezza, era molto più ovvio che una sola persona attraversasse questo filtro di controlli, anziché che tre persone, che erano gli altri tre componenti dell'esecutivo, entrassero e poi uscissero di nuovo, perché il rischio sarebbe stato moltiplicato; inoltre la permanenza di tutto l'esecutivo all'interno di Roma esponeva sicuramente a molti più rischi

Niente da fare!… la ‘ragazzuola’ non vuol proprio saperne di ‘vuotare il sacco’ e su questo ‘comitato centrale’ con sede a Firenze non si riesce a cavare un ragno dal buco!… Che questo ‘comitato centrale’ avesse dei ‘tentacoli’ assai lunghi è però dimostrato dal fatto che Aldo Moro era tenuto costantemente assai ben informato di tutto quello che si diceva nel corso delle ‘riunioni a porte chiuse’ del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana in Piazza del Gesù. Ecco che allora Fragalà cerca di portare il discorso in quella direzione ma… ahimeh!… l’inesorabile presidente Pellegrino trova subito la maniera di ‘interferire’…

FRAGALA’. Su questo aspetto c'è infatti una cosa che non riusciamo a capire. Nel momento in cui Moro, che aveva sicuramente un canale segreto con la famiglia...

FARANDA. ‘Sicuramente’ lo afferma lei!

FRAGALA’. Le spiego perché dico ‘sicuramente’: Moro era riuscito ad attivare, attraverso Misasi, presidente del Consiglio Nazionale, la famosa riunione del 9 maggio 1978 in cui Fanfani avrebbe annunciato il superamento della fermezza e l'apertura della trattativa con le BR per salvare Moro. Ecco, proprio quel giorno Moretti...

PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Fragalà, se la interrompo ma direi che segreto non è più. Nel corso della trasmissione di ieri il rapporto delle Brigate Rosse con Don Minniti, con Rana e forse anche con Guerzoni è stato riconosciuto dai brigatisti.

FARANDA. C'era anche un ritorno? Potenza di Zavoli: lo abbiamo saputo anche noi finalmente.

PRESIDENTE. Che ci sia stato un ritorno non è stato detto.

FARANDA. Allora non è cambiato nulla.

PRESIDENTE. Ma del fatto che ci sia stato un ritorno c'è una prova documentale nel senso che Moro in alcune delle sue lettere sa che cosa Misasi ha detto in una riunione segreta della Democrazia Cristiana.

FRAGALA’. Esatto, questo è sicuro.

PRESIDENTE. Ce lo hanno detto i democristiani. Ci hanno detto che si sono sempre domandati come faceva Moro a sapere che Misasi nelle riunioni tra loro aveva preso una certa posizione: traspare chiaramente da alcune lettere di Moro in cui egli lo ringrazia per aver preso questa posizione.

FRAGALA’. I brigatìsti non lo potevano sapere.

FARANDA. In questo momento vorrei una memoria più precisa.

PRESIDENTE. Aggiungo che Don Mennini ha rifiutato di venire in questa Commissione trincerandosi dietro uno stato di ministro del Vaticano che ci impedisce di farlo venire contro la sua volontà.

FARANDA. Come dicevo vorrei avere una memoria più precisa e ricca di quella che posseggo perché in questo rnomento non riesco a ricordare. Noi, tramite i nostri incontri con Pace, eravamo a conoscenza di molte cose che avvenivano a livello istituzionale tra i partiti e quindi eravamo immediatamente informati di tutti gli sviluppi che potevano portare ad aperture e dunque progetti di riunioni, convocazioni e così via.

PRESIDENTE. Quindi potreste essere stati voi

FARANDA. Potremmo essere stati noi tramite una notizia arrivata dai socialisti. Moro ovviamente ne veniva informato immediatamente anche lui per poter poi decidere, in base a queste notizie, i propri comportamenti, le proprie sollecitazioni e mosse.

PRESIDENTE. Direi che questa è una spiegazione intelligente.

FRAGALA’. Infatti, a partire da questa spiegazione vorrei chiederle se a lei non sembra strano che una riunione del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana che contava decine, forse centinaia, di membri, ufficialmente convocata, con Cossiga ministro dell'interno, in cui Fanfani quella mattina avrebbe dichiarato di aprire le trattative (ci ha riferito Cossiga in questa Commissione di essere uscito di casa con la lettera di dimissioni in tasca perché quel giorno la DC per salvare Moro apriva le trattative con le Brigate rosse ed egli, garante del partito della fermezza, si sarebbe dimesso immediatamente ed aveva già scritto la lettera)....

PRESIDENTE. Non ha detto proprio così, ma più o meno....

FRAGALA’. ...con tutto questo ufficialmente preventivato e stabilito, come mai le Brigate Rosse non hanno saputo o non hanno colto nel senso del loro progetto questa apertura anzi addirittura questa soluzione secondo il proprio progetto di sequestro?

FARANDA. Personalmente avevo ancora molta fiducia che potesse avvenire qualcosa. Non mi aspettavo nulla di particolarmente eclatante ma speravo che ci potesse essere un segnale sia pure minimo. Invece la valutazione di Moretti fu che l'intervento di Bartolomei - non so se ricordo bene - del giorno prima non avesse lasciato intendere che ciò potesse avvenire. C'era pertanto un grandissimo scoramento ed una forte rabbia che percepivo a pelle rispetto a tutti questi rinvii dovuti alle nostre insistenze, alle notizie che arrivavano dal PSI e così via, che a loro sembravano solamente manovre per prendere tempo. Credo che ad un certo punto ebbero paura che potessero essere vicini all'individuazione; si cominciarono a sentire fragili non solo dal punto di vista organizzativo ma anche da quello politico perché ebbero l'impressione crescente, giorno dopo giorno, che fosse una specie di manovra orchestrata per costringerli all'immobilismo.

FRAGALA’. Quindi il comitato esecutivo non seppe che quella mattina il Ministro dell'interno Cossiga si sarebbe dimesso.

FARANDA. No, notizie di questo tipo non ci erano assolutamente pervenute. L'unica notizia che ci era giunta era che in quella sede probabilmente Fanfani avrebbe rotto il fronte della fermezza. Ma non avevamo queste notizie così eclatanti e certe che erano tasselli di un mosaico che poteva far pensare corrispondesse al vero. Il giorno prima Bartolomei forse - mi scuso se la mia memoria non mi aiuta, credo si trattasse di un fanfaniano - in ogni caso ci fu una sortita di un esponente democristiano della stessa corrente di Fanfani che non diede assolutamente alcuna avvisaglia che questa speranza potesse essere reale. Ne derivò quindi una reazione di chiusura da parte degli altri brigatisti: non credevano più alle notizie. Erano giorni e giorni, settimane che i socialisti ci dicevano ‘sta per avvenire’ e non avveniva nulla. Dovete cercare di capire anche la psicologia vicina alla psicosi di chi sta in una situazione del genere e si sente con l'acqua alla gola.

PRESIDENTE. Quanto ci sta dicendo non coincide con quanto ci ha detto Morucci. Secondo lei questa trattativa tra Pace, Morucci e Faranda sembra una vera e propria trattativa con una comunicazione costante di quanto avveniva. Mi sembra invece che Morucci l'avesse un po' minimizzata. Lei ci conferma che attraverso Pace sapevate tutto quello che avveniva?

FARANDA. No, assolutamente non tutto. E’ dimostrato che tante cose io non le avevo sapute.

PRESIDENTE. Ci dirà poi se quelle cose che abbiamo saputo sono vere e sono enfatizzazioni.

FARANDA. Può darsi che siano enfatizzazioni del dopo. Quello che voglio dire è che non eravamo puntualmente informati di tutto quanto avveniva: eravamo puntualmente informati di ciò che il PSI pensava che noi potessimo sapere, probabilmente. Cominciamo a dare ad ognuno la sua parte.

FRAGALA’. Ma di Fanfani lo avevate saputo…


E’ evidente che, senza metodi di interrogatorio un poco ‘efficienti’ [‘tipo Guantanamo’ per intenderci …], da costei, come da tutti gli altri ‘testimoni’ convocati dalla commissione, si può ottenere ben poco!… E’ evidente che il lettore ha già compreso a sufficienza il ruolo assolutamante preponderante giocato in tutto l’arco della vicenda da questo fantomatico ‘comitato direttivo’ che aveva sede a Firenze e che si serviva di Moretti come di una vera e propria ‘marionetta’ e relegava gli altri militanti delle BR al ruolo di semplici comparse e pertanto non spenderò altre parole in commenti. Sorprende invece [ma non tanto in fondo…] come l’esimio presidente Pellegrino nella sua relazione finale abbia ‘categoricamente escluso’ che le BR in tale circostanze siano state ‘eterodirette’… mistero più mistero meno che differenza fa in fondo!

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
Pyter
Inviato: 4/4/2008 16:17  Aggiornato: 4/4/2008 16:17
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Mi pare che invece di metterli, i paletti, qua si tenda a fare a gara a chi li
dribbla più in fretta.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
redna
Inviato: 4/4/2008 16:36  Aggiornato: 4/4/2008 16:36
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Più che un'indagine mi sembra che ognuno è sicuro di quello che dice.
Vale a dire conferma o smentisce quello che ALTRI hanno detto.
Ma invece non si può pensare in PROPRIO e vedere le relative corrispondenze nella realtà dei fatti?
Visto che sei (dico 6) indagini non hanno 'cavato un ragno dal buco' è così fuori di testa che abbiano sbagliato fin dall'INIZIO a capirci qualcosa?

Non solo si dribblano i paletti ma si fa in modo che chi cerca di dire qualcosa DEVE essere subito smentito.

Si parla di via fani...ok...ma è NECESSARIO interrogarsi sul punto: moro era in via fani? ....perchè se non lo fosse stato allora è necessario rivedere l'azione...
e le commissioni NON hanno mai fatto luce su questo.
E'assodato che ci si sia stato altrimenti tutto deve essere rivisto.
Ma che prove oggettive ci sono della sua presenza in via fani alle nove di mattina di quel giorno quando chi era presente è stato fatto tacere?

Le lettere di moro contengono di tutto e di più...ok....ma chiedersi come mai ad un prigioniero si lascia la possibilità di scrivere, risulta fuori di testa?

I processi ai personaggi della brigate rosse più che far luce sull'organizzazione, alla fine, hanno come scopo di far venir fuori un'immagine di banda de 'noartri'...
Con lo scopo di farli diventare in seguito...dei bravi impiegati.

"chi ben comincia è a metà dell'opera"

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Pyter
Inviato: 4/4/2008 17:45  Aggiornato: 4/4/2008 17:45
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Vediamo un pò:

Paletto 1: Se le BR avessero voluto rapire Moro senza fare tutto
questo casino lo avrebbero potuto fare benissimo, visto le sue abitudini.

Paletto 2: Il fatto di uscire da casa con il nipote significa che non
sentiva nessun pericolo imminente, diversamente da quanto dovrebbe invece essere visto l'aria che tirava e secondo quello che dicono i familiari.

Paletto 3: Il tragitto veniva deciso quindi da Moro e Leonardi non il giorno
prima ma nel momento in cui si partiva al mattino (però non c'è sicurezza).

Palettino 4: C'è un cambiamento di programma. Moro viene "prelevato" (lontano da via fani) e portato via per sopravvenuta urgenza.
Come?
1)Qualcuno avverte Leonardi che c'è un pericolo.
2)E' Leonardi che lo decide, dopo la segnalazione.
3)Qualcuno prende il posto di Moro.
4)Nessuno prende il posto di Moro.

Paletto 5: La scorta arriva in Via Fani. Deve essere fatta fuori e possibilmente inscenando al meglio un rapimento. Bisogna essere sicuri di non colpire l'auto di Moro per NON lasciare sospetti. L'autista e Leonardi
infatti vengono uccisi a bruciapelo, mentre l'auto della scorta dietro è
crivellata di colpi. I brigatisti sparano qualche colpo ...assistendo allo
spettacolo senza pagare il biglietto.

Paletto 6: Il paletto 5 dà dei vantaggi.Se anche nella malaugurata ipotesi le auto in fuga venissero fermate,Moro non ci sarebbe. Qualcuno parla di un elicottero che sorvola la zona...è quindi probabilissimo che nel momento che la scorta viene uccisa, lui sia già nella "prigione del popolo".

PalONE 7: Nelle lettere non c'è il benchè minimo riferimento alla scorta.

PALETTO 8: Da questo momento la gestione del rapimento si fa a compartimenti stagni...quindi cosa di pochi.

Paletto 9: Così come John Kennedy, Martin Luther King e Robert Kennedy, anche Aldo Moro, nel momento cruciale, fu privato della scorta.
Tattica che vince non si cambia.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Otello
Inviato: 4/4/2008 18:39  Aggiornato: 4/4/2008 18:39
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Interrogativo per gli amici del Paletto e del PaLONE:

Ma se Moro non era in macchina,
per quale motivo erano presenti in macchina,
tutte quelle numerose borse DALLE QUALI LUI NON SI SEPARAVA MAI?

Zip zip … saluti da Ermione

>

Gli eroi non hanno un buon odore.

Gustave Flaubert

Pyter
Inviato: 4/4/2008 19:06  Aggiornato: 4/4/2008 19:08
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma se Moro non era in macchina,
per quale motivo erano presenti in macchina,
tutte quelle numerose borse DALLE QUALI LUI NON SI SEPARAVA MAI?


Otello,
Che le borse erano in macchina...costituisce cosa certa?
Tutte?

Cioè, voglio dire, costituisce fatto accertato?
Se io entro in chiesa a pregare, mi porto dietro tutte le borse, sapendo
che c'è la scorta...che fa la scorta?
A meno che...

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
zaq
Inviato: 4/4/2008 19:11  Aggiornato: 4/4/2008 19:11
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
"E’ evidente che il lettore ha già compreso a sufficienza il ruolo assolutamante preponderante giocato in tutto l’arco della vicenda da questo fantomatico ‘comitato direttivo’ che aveva sede a Firenze e che si serviva di Moretti come di una vera e propria ‘marionetta’ e relegava gli altri militanti delle BR al ruolo di semplici comparse e pertanto non spenderò altre parole in commenti."


Non è evidente proprio un bel niente.
Ma questo ‘comitato direttivo’ da dove esce?
Dalla famosa intercettazione ambientale fatta al carcere dell'Asinara?
Quella di cui chiede sempre Fragalà, ma che quasi tutti gli altri non sanno nemmeno sia esistita?

Sappiamo chi è l'itercettatore, il SISDE, e sappiamo il periodo, fine 1978.

Ma da chi è diretto il SISDE nel 1978?

Da: http://www.paolodorigo.it/IL-SISTEMA-OCCULTO.htm

A fine dicembre 1977 la nomina di Santovito ai vertici del SISMI era cosa fatta. Per ciò che concerneva il SISDE si pensò di affidarlo alle mani altrettanto poco sicure di Giulio Grassini, iscritto P2 e generale dei Carabinieri di un grado inferiore a Santovito: si realizzava così la dipendenza di fatto dei civili dai militari, secondo la migliore tradizione italiana. Ma non è ancora tutto. Grassini fu nominato direttore del SISDE il 13 gennaio 1978 e nello stesso giorno assunse l'incarico a cui era stato preposto. Santovito invece ebbe materialmente la disponibilità dell'incarico soltanto il 31 gennaio successivo, nonostante la sua nomina fosse più che sicura ormai da qualche mese. Nei locali di via Lanza il SISDE si insediò definitivamente soltanto il 27 giugno: di fatto, dal 13 gennaio al 27 giugno, periodo in cui ebbe luogo il rapimento Moro e si sviluppò una delle vicende più oscure della storia d'Italia, il Servizio informativo del Ministero dell'Interno fu inesistente.

Quindi questa intercettazione è gestita dal SISDE guidato da un pidduista appena insediato....

Siamo proprio certi che questa intercettazione sia autentica?

E l'incessante interessamento da parte di qualcuno verso di essa, puo' essere letto sia come incrollabile desiderio di conoscenza (salvo scoprire anni dopo che non è per niente favorevole alle intercettazioni dei criminali), oppure, ragionando da maliziosi, come un brillante tentativo di accreditarla.

E sinceramente che Moretti durante il rapimento, con Roma blindata, se ne vada scorazzando in automobile, o in treno, verso Firenze non sembra del tutto verosimile.

Partiamo dal presupposto che molte cose che sappiamo, o crediamo di sapere, potrebbero non essere vere.

Potrebbe non essere vero che Moro fosse in via Fani quella mattina.

Potrebbe essere falso anche Tex Willer, perchè ne parla un solo testimone se ho letto bene. Potrebbe essersi sbagliato, o qualcuno potrebbe avergli "consigliato" cosa dire.

Potrebero non essere vere (in tutto o in parte) anche le lettere di Moro perchè, ricordiamocelo, c'è di mezzo un abile falsario che sembra sprecato per fargli redigere solo uno o due comunicati.
Avrebbe costui, ad esempio, saputo replicare la grafia di Moro?
Se le lettere fossero state scritte da altri spiegherebbe perchè Moro sembra essere a conoscenza di avvenimenti di cui, a rigor di logica, non dovrebbe.

E anche tutta la "trattativa" con le istituzioni potrebbe essere un colossale BLUFF!!
Il suo destino era già segnato il primo giorno, bisognava aspettare solo per ottenere gli effetti politici devastanti che la lunga prigionia avrebbe creato nel quadro politico italiano.... (che meriterebbero una trattazione a parte).

Si aspetta, invece, solo il 55° giorno per farlo fuori, come avvenne pochi mesi prima in Germania per schleyer, rapito dalla "RAF".

In quei 55 giorni, come dice bene Gualtieri nell'audizione che ho postato giorni fa, lo "Stato" in realtà non fa NULLA, fa solo la "mossa", come dicono a Napoli, e schiera frotte di poliziotti e carabinieri per le strade, ma non indaga ... sembra che aspetti...

L'unico, probabilmente, che prova a fare qualcosa è Paolo VI, amico di Moro, ma non riesce a salvarlo.

Certo che se solo fosse vissuto un po' di piu', qualora avesse subdorato qualcosa di diverso di quello che l'ufficialità faceva intendere, avrebbe potuto disporre di mezzi d'indagine decisamente notevoli.

Invece si susseguono le morti eccellenti in quei mesi.
Dopo Paolo VI viene subito meno anche il suo successore, Giovanni Paolo I..



Detto cio', e mi scuso per la "divagazione", stabiliamo dei criteri di veridicità o, almeno, di attendibilità delle informazioni.

Quando l'informazione è vera? Quando attendibile? Quando non attendibile?

E da qui si riparte daccapo, come dice giustamente redna.

Saluti

Otello
Inviato: 4/4/2008 19:17  Aggiornato: 4/4/2008 19:17
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Pyter;

I fatti accertati sono ancora pochi, fra i quali: 55 giorni di prigionia e poi la morte!

Ma se Moro era andato a dare una "sbirciatina" in Chiesa, che ci faceva il Maresciallo Leonardi in macchina, dato che "era la sua ombra" e che non lo lasciava mai? (come le sue borse...)

Saluti da Ermione

>

Il coraggio è spesso l'effetto di una visione poco chiara del pericolo che si deve affrontare, o peggio ancora dell'ignoranza totale del pericolo.

>>-------> Claude-Adrien Helvetius

>

zaq
Inviato: 4/4/2008 20:01  Aggiornato: 4/4/2008 20:01
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
"Paletto 3: Il tragitto veniva deciso quindi da Moro e Leonardi non il giorno
prima ma nel momento in cui si partiva al mattino (però non c'è sicurezza).

Palettino 4: C'è un cambiamento di programma. Moro viene "prelevato" (lontano da via fani) e portato via per sopravvenuta urgenza.
Come?
1)Qualcuno avverte Leonardi che c'è un pericolo.
2)E' Leonardi che lo decide, dopo la segnalazione.
3)Qualcuno prende il posto di Moro.
4)Nessuno prende il posto di Moro."


Che la scorta passerà di li' il commando lo sa dalla sera/notte precedente.
Come fa a saperlo?
(conoscere quando Leonardi lo comunicava è cruciale)

Se non lo sanno come contano di poterli indurre a passare in via Fani?
(il particolare delle gomme del furgone tagliate, è asolutamente accertato?)
C'entra l'auto targata CD?

Se Moro viene prelevato prima, la scorta deve esserne necessariamente a conoscenza.
Se la scorta segue l'auto targata CD, perchè lo fa?
Pensano di dover recuperare Moro da qualche parte?
E perchè accettano di farsi precedere dall'auto targata CD?
Perchè ne è sceso qualcuno che in quel momento è con Moro e che, al pari suo, l'altra auto dovrà recuperare?
Oppure perchè ne è scesa la persona che ha comunicato a Moro il cambio di programma e ne ha preso il posto sull'auto? Ma perche non restare sull'auto targata CD che fa da apripista?

E Moro da dove è partito? Con quale mezzo si è allontanato?
C'entra l'elicottero che volteggia?
Cosa si sa del tragitto della scorta prima che arrivi in via Fani?

Che non ci sia Moro a bordo dell'auto spiega perchè le armi sono nel bagagliaio: non c'è nessuno da difendere in quel momento.

E le borse? Sono in auto perchè, da li' a poco, recupereranno Moro.

Perchè la scorta deve morire? Perchè sanno con chi è Moro.

Se è cosi' il rapimento "tecnicamente" inizia quando la scorta viene uccisa, perchè se l'azione fallisce loro sanno...


Scusate, sto diventanto un po' troppo complottista ...



... ah, dimenticavo, se non posterò piu' messaggi vuol dire che avevo ragione..

redna
Inviato: 4/4/2008 21:44  Aggiornato: 4/4/2008 23:53
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Vedo con piacere che le domande cominciano a farsi largo.
Questo significa che si ragiona con la propria testa.

Paletto 1- sono d'accordo:Qualora le BR avessero voluto rapire moro lo potevano fare perchè ogni giorno passeggiava con il maresciallo Leonardi.

Paletto 2-quella mattina usciva con il nipotino perchè era giovedì e quel giorno la moglie faceva catechismo.Quindi di solito non lo accompagnava.Potrebbe essere che proprio il giovedì era il gorno giusto,visto che si recava in chiesa senza moglie(vale a dire senza un possibile testimone?)
Si potrebbe anche supporre che è stata una fortuna che il nipotino,all'utimo minuti, sia rimasto in casa.
Teniamo anche presente che era rimasto in casa (secondo la testimonianza di maria fida) una settimana per un raffreddore fastidioso.


Paletto 3- pare anche che moro avesse degli orari precisi.Aveva due chiese nelle quali,secondo gli impegni, OGNI mattina si recava.Erano due perchè in una facevano la messa alle 8,30 e l'altra alle 9:Quindi era conforme gli appuntamenti che aveva che andava in una chiesa o nell'altra.
Infatti,per questo motivo il tragitto lo decidevano ogni mattina...

Paletto 4- C'è un cambiamento di programma...possibile.
Ma gli ordini la scorta da chi li prendeva per poter decidere il cambiamento di programma?
Teniamo presente la notizia della radio alle 8,30 circa che annuncia il rapimento di moro. Nel momento della sparatoria in via fani c'è un elicottero...per arrivare da forte braschi,dopo l'allerta, occorrono 20-30 minuti.Chi ha allertato l'elicottero alle 8,30 circa....? e nel contempo ha mandato la notizia alla radio di quel genere?

Tutto,visto l'orario di dovrebbe essere svolto nelle vicinanze e l'unico punto in cui la scorta si è fermata,per forza di cose dovrebbe essere la chiesa(ci va appunto,ogni giorno).
La radio in macchina c'era anche nel 1978, il telefonino no....e la scorta non aveva la radio in macchina?

Paletto 5- la scorta non ha l'auto blindata.E' facilmente sacrificabile.
Potrebbe dire come si è svolto realemnte il tutto.
Nei processi i brigatisti hanno detto che c'era manovalanza in via fani...quindi trovata probabilmente all'ultimo minuto...
Possibile che ci sia un'unica testimone che dice di aver visto moro uscire dall'auto...nessun altro ha visto nulla?
Basta vestirsi o comuffarsi non si è riconoscibili magari da lontano...

Paletto 6- visto il tempo intercorso potrebbe essere possibile che fosse stato sull'elicottero....

Paletto 7- nelle lettere non c'è mai scritto della scorta e tantomeno si CHIEDONO NOTIZIE della scorta.

Paletto 8 - qualora fosse stato 'prelevato' in elicottero era per portarlo vicino?Probabilmente il viaggio potrebbe essere continuato...in volo (le divise dell'aviazione?).

Paletto 9 - di fatto era privato di una sicurezza.L'auto blindata.

Per quanto riguarda le borse: se le portava sempre con se le avrebbe portate,almeno le più importanti,in chiesa.Infatti si sono trovate le solo le borse senza valore.

Se le armi sono nel bagagliaio non c'è nessuno da proteggere è vero.Solo se si va alla ricerca di un rapito servono. Quindi nessun rapito.

http://www.storicamente.org/05_studi_ricerche/cavallaro_fig4.htm

Via fani quel giorno era molto frequentata:
http://blogvitale.blogspot.com/2008/03/le-presenze-estranee-di-via-fani.html

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Redazione
Inviato: 4/4/2008 23:09  Aggiornato: 5/4/2008 8:40
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Indagine sul caso Moro
AVVISO: Chi avesse visto la trasmissione di Ferrara sul 9/11, di circa due mesi fa (con Massimo Teodori e Alessio Vinci), oppure chi sapesse dove recuperarla, è pregato di contattarmi con urgenza.

Grazie

redazione AT luogocomune.net

redna
Inviato: 5/4/2008 8:34  Aggiornato: 5/4/2008 8:34
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=218421

da notare:
Il brigatista Franco Bonisoli aveva spiato pe giorni la macchina di Moro mentre il politico democristiano ascoltava la messa in Santa Chiara.

a pag.2
Il pomello di plastica nera che si trovava in cima alla leva del cambio non c'è più.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 5/4/2008 18:54  Aggiornato: 5/4/2008 18:54
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
La chiesa di Santa Chiara è in piazza Giochi Delfici, se fosse stato diretto lì avrebbe fatto Via Cortina d'ampezzo.

Quindi non doveva essere quello il tragitto dii quella mattina.

Il luogo di partenza è Via del Forte Trionfale, il viaggio si è fermato all'incrocio di Via stresa con Via Fani.

Non so come andare avanti....
Google Maps.. aiutami tu!

No Plane!
redna
Inviato: 5/4/2008 19:30  Aggiornato: 5/4/2008 21:32
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
qui ho trovato anche una mappa

http://www.prontoimprese.it/lazio/roma/roma/parrocchia%7C406116.html

Ma non mi pare che sia in piazza giochi delfici o sbaglio?

..
cito-Il luogo di partenza è Via del Forte Trionfale, il viaggio si è fermato all'incrocio di Via Stresa con Via Fani.
---
Ma chi potrebbe dire che è stato questo il tragitto?

cito-...se fosse stato diretto li avrebbe fatto Via Cortina d'Ampezzo.
---
Ma il tragitto da anni era sempre quello.Se portava il nipote poteva solo andare in chiesa.

PS-dopo forte trionfale quale via hanno percorso?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 5/4/2008 23:31  Aggiornato: 5/4/2008 23:31
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
Contrordine redna..

Sembra che la meta del tragitto non fosse la chiesa parrocchiale di Santa Chiara (piazza giochi delfici o Via Zandonai) bensì il Centro Studi De Gasperi alla Camilluccia o l'abitazione di Zaccagnini.

Non so dove abitasse Zaccagnini.

Intervista Ansa

Un sito molto ben fatto

Grazie per le discussioni

No Plane!
redna
Inviato: 5/4/2008 23:41  Aggiornato: 6/4/2008 2:08
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Nel frattempo ho controllato l'altra chiesa in cui era solito andare l'onorevole.
Oltre piazza del giochi delfici c'era anche la chiesa di monte gaudio.
In quella chiesa andava se era in ritardo.Cioè dopo le 8,30.

Piazza Monte Gaudio

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 6/4/2008 0:02  Aggiornato: 6/4/2008 0:02
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
Caspita redna


su quella mappa si vede

Via del forte trionfale - abitazione di Moro- partenza del corteo

Via Mario Fani - luogo dell'agguato- fine del corteo

(il tragitto è molto breve, potrebbe essere fatto tranquillamente a piedi).

Sembra che la prossima strada sarebbe stata Via della camilluccia, o verso Nord, o Verso Sud.

Non so neanche il punto esatto dove si trovava la scuola di formazione della DC in Via della Camilluccia.

No Plane!
redna
Inviato: 6/4/2008 11:10  Aggiornato: 6/4/2008 11:10
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
sulla mappa si vede sia il presunto inizio del corteo che la presunta fine del corteo.
Ma da dove effettivamente sono partiri e dove poi si sono effettivamente fermati chi lo può dire?
Via della camilluccia nel 78 era impraticabile, non so in quel tratto.
Ma guardiamo gli orari: la scorta era in via fani qualche minuto dopo le nove.
Quindi era possibile una fermata alla chiesa di monte gaudio.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 6/4/2008 12:13  Aggiornato: 6/4/2008 12:13
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Tenendo pur nel dovuto conto, che tutti i tentativi che state facendo,
per trovare un percorso idoneo ... possono "scontrarsi", con qualche cambiamento, che di fatto può essere avvenuto, nell'uso dei sensi unici in trent'anni ... o no?

Cordialmente da Ermione

>

Tutti sanno che una cosa è sicuramente impossibile da realizzare,
finché non arriva uno sprovveduto, che non lo sa e la inventa.

>>-------> Albert Einstein

>

redna
Inviato: 6/4/2008 14:14  Aggiornato: 6/4/2008 17:29
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
indubbiamente l'uso dei sensi unici in trent'anni può essere cambiato.
Resta il fatto che :
- ogni mattina andava a messa, quella mattina DOVE è andato a messa?
(vale a dire la scorta SI E'FERMATA prima di arrivare a via fani)
- portava il nipotino, quindi NON andava con lui per motivi d lavoro
e le chiese sono li da PIU' di 30anni.

Se sensi unici ci sono stati in trent'anni...questo non significa nulla...
Ma se devo dire la mia, più che sensi unici qui bisogna guardare in senso 'doppio' o 'binario' oppure anche 'da una parte e della'altra'.

<<la paura non ha mai portato nessuno alla vetta>>
Publilio Siro

PS-qui è scritto più chiaramente:
alle 8,30 chiesa di monte gaudio
alle 9 chiesa dei giochi delfici
http://www.rifondazione-cinecitta.org/moro23.html

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 6/4/2008 22:20  Aggiornato: 6/4/2008 22:20
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Vero anche quello che dici tu.
Ma io aggiungerei un'altro aspetto di analisi attorno alle vostre (interessanti) congetture.

Che orari di accesso, hanno le Chiese al mattino?
Siamo certi che: tutte le Chiese siano visitabili la mattina dei giorni feriali?

Il 16 Marzo 1978 era di Giovedì ...

Cordialmente da Ermione

>

L'audacia è figlia dell'ignoranza.

>>-------> Francesco Bacone

>

redna
Inviato: 6/4/2008 22:53  Aggiornato: 6/4/2008 22:54
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
il 16 mrzo 1978 era di giovedì...
questo è un dato già considerato...

Malgrado una chiesa possa essere chiusa (al pubblico) non è detto che non si possa aprire . Per dei motivi che magari si concordano PRIMA, con una telefonata, per esempio.
Per quanto riguarda comunque l'apertura, se da anni moro andava o a piazza giochi delfici o a monte gaudio...un motivo potrebbe essere stato che a quell'ora erano aperte. E'un dato di fatto che ci andava ogni mattina.
Questo non signifiica che TUTTE le chiese siano aperte, ma nello specifico le due citate.
Quando c'era la DC si diceva che facevano accordi si sacrestia che non occorre spiegare più di tanto qual'era il 'luogo' dell'accordo (o dell'incontro).



Otello/Ermione, ho notato la "sbirciatina" del post di prima...

<<chi sfugge ad un processo confessa la propria colpa>>
Publilio Siro

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 6/4/2008 23:43  Aggiornato: 6/4/2008 23:43
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
"E' un dato di fatto che ci andava ogni mattina."

Si ma nella pagina che hai suggerito di leggere, si dice anche che:

*** ogni giorno Moro dapprima si recava a messa con la moglie, poi faceva ritorno a casa, ed infine usciva di nuovo, questa volta per i suoi impegni lavorativi e politici. Di preferenza, i coniugi Moro avrebbero assistito alla funzione delle 8.30 nella chiesa di piazza Monte Gaudio, altrimenti, se si fossero trovati in ritardo, all’altra delle 9, nella chiesa di Piazza Giuochi Delfici.***

Questo dovrebbe significare che Moro attendeva ai problemi squisitamente religiosi, e quasi sempre assieme alla moglie ***PRIMA*** di quelli politici ... o no?

Poi riportava la moglie a casa, e riusciva con la scorta!
(e da questo punto di vista, è già abbastanza incongruo ... possibile che accettava di utilizzare la scorta, solo quando saliva in auto?!)

Poi, nella stessa pagina si aggiunge ...

*** Aldo Moro transitava in via Fani solo quando non faceva in tempo per la messa di piazza Monte Gaudio, ed in ogni caso lo faceva in compagnia della moglie e, soprattutto, che quando lo statista, dopo essere rientrato nella propria abitazione, usciva di casa per la seconda volta e senza la sig,ra Eleonora, non passava per via Fani, bensì per via Igea e via della Camilluccia, la seguiva per un breve tratto, poi voltava a sinistra per la ripidissima via De Amicis. Un itinerario, quest’ultimo, che nel 1978 era impossibile a causa del senso vietato che il convoglio avrebbe incontrato in via della Camilluccia.***

Che significa (secondo te) questa affermazione?
Passava o non passava per la Via Camilluccia ...?
O altrimenti, come faceva a passare per Via Camilluccia, SE ne 1978 era un senso vietato?

Saluti da Ermione

>

Per fare certe cose, occorre tutto il tempo che occorre.

>>--------> Aldo Moro

>

redna
Inviato: 7/4/2008 9:34  Aggiornato: 7/4/2008 9:48
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
...attendeva ai problemi squisitamente religiosi PRIMA...
---
Ma come dice SirPaint quella mattina non poteva essere stato ai gioghi delfici per il fatto che eventualmente passava per via cortina d'ampezzo e invece ha fatto l'altra strada dove si trova monte gaudio...
Nella abitudni rientrava anche la passeggiata con il maresciallo Leonardi, quindi era sempre accompagnato dalla sicurezza...
Da poco aveva fatto mettere sotto scorta i familiari per cui anche la moglie,che era uscita quella mattina per il catechismo aveva la scorta.
D'altra parte quello che lamentava la scorta era che non c'era l'auto blindata.
Allora perchè pensare all'auto blindata quando ogni giorno si va fuori a passeggiare e si è esposti più facilmente sia ad un rapimento o ad un ferimento.?

Per quanto riguarda via della camilluccia bisgona vedere in QUALE TRATTO della via c'era il senso vietato.Magari raccordansi con un'altra via poi si rientrava.
Via della camilluccia,a guardare sulla mappa, è una via estesa.

Ho trovato solo questo link dove si parla delle abitudini quotidiane.
Bisognerebbe magari trovarne un altro, in modo da fare dei confronti.

PS-il comunicato n1 delle BR inizia con due periodi.
Nel primo parla della cattura dell'on.moro...punto
Nel secondo parla dell'annientamento della scorta...punto
Sembrano due parti ben divise mentre ci hanno detto che la scorta è stata eliminata per rapire l'onorevole.In pratica l'inverso.
-----
<<troviamo che siano di buon senso soltanto le persone che la pensano come noi>> F. de La Rochefoucauld

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 7/4/2008 10:42  Aggiornato: 7/4/2008 10:42
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna,

se le B.R. sapevano perfettamente da dove sarebbe passato, potrebbe significare ***anche*** che avevano ben previsto e predisposto l'agguato ... in due schemi diversi!

Uno in Via Fani e l'altro (?) sul percorso che faceva abitualmente, dopo essere passato nella chiesa di piazza Monte Gaudio ...

Ecco quindi, che dopo aver atteso quale fosse stata la sua "reale" passeggiata mattutina (e vedendo che non poeva essere andato in Piazza Monte Gaudio ...) lo hanno atteso in Via Fani ...

Elementare Watson!

Saluti da Ermione

>

A proposito di F. de La Rochefoucauld:

Colui al quale confidate il vostro segreto, diventa padrone della vostra libertà.

>>------> F. de La Rochefoucauld


>

redna
Inviato: 7/4/2008 11:57  Aggiornato: 7/4/2008 11:57
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
allora i due schemi delle BR:

- via fani
- l'altro (?) sul percorso che faceva abitualmente

Deduco che la chiesa di piazza di monte gaudio non era aperta.

Resta da vedere allora:
- perchè non sono andati ai giochi delfici (se si sapeva che la chiesa di monte gaudio era chiusa)
- quale è stata la reale passeggiata mattutina per dire che NON poteva essere andato a monte gaudio.

Elementare?
ma anche no

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 7/4/2008 16:42  Aggiornato: 7/5/2008 17:32
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi
le vostre ipotesi intorno alle ‘incertezze’ che potevano aversi sul ‘percorso’ che Aldo Moro avrebbe potuto imboccare la matina del 16 marzo sono assai interessanti e non mancherò di seguirle con vivo interesse. Se la cosa può essere imprtante vorrei ricordarvi un particolare che magari ha il valore che ha: quella mattina Antonio Spiriticchio, il fioraio che sostava tutti i giorni all’incrocio tra via Fani e via Stresa, ha scoperto che durante la notte qualcuno aveva tagliato tutti e quattro i pneumatici del suo furgoncino e sembra probabile che chi ha fatto ciò non lo volesse tra i piedi al momento dell’agguato. E’ abbastanza ovvio pensare che se quel giorno Aldo Moro non fosse passato di lì si sarebbe dovuto tenere in conto che Spiriticchio avrebbe riservato più attenzione al suo furgoncino e un nuovo tentativo di ‘intecettare’ Aldo Moro difficilmente avrebbe potuto seguire lo stesso ‘copione’…

Ho letto poi che qualcuno di voi ha cominciato ad avanzare dei dubbi, prima sulla ‘autenticità’ della ‘intecettazione ambientale’ eseguita all’Asinara alcuni mesi dopo via Fani, poi sulla ‘esistenza’ del sia pure fantomatico ‘vertice strategico’ delle BR per recarsi dal quale Moretti ogni tanto si assentava dal ‘covo’ dove Aldo Moro era tenuto prigioniero, sulla presenza stessa di Aldo Moro in via Fani quel giorno… di questop passo si può arrivare a dubitare dell’esistenza delle Brigate Rosse… e magari anche della Democrazia Cristiana già che ci siamo

Mi peronerete pertanto se mi sento un poco in dovere di ‘tranquilizzarvi’ sulla fondatezza di alcune ‘verità accertate’ dal lavoro di sei collegi giudiziari e due commssioni parlamentari. Per far questo esamineremo, con uncerto dettaglio e spezzandolo in più parti, la deposizione di fronte alla Commissione stragi di un altro ‘brigatista pentito’, Valerio Morucci, il simpatico signore che vedete qui sotto…



http://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/steno22.htm

Vi anticipo che anchi qui i ‘protagositi’ si atteranno scrupolosamente alle loro parti: Fragalà cercherà di estorcere qualche utile informazione con i ‘sinistri’, assolutamente compatti ditro al loro presidente Pellegrino, impeganti in un serrato gioco di ostruzione. I risultato finale già lo sappiamo…

La prima questione sulla quale Morucci è ‘investito’ riguarda la famosa ‘seduta spiritica’ nella quale è comparsa la parola ‘Gradoli’. Dal momento che l’argomento merita un discorso a sé, rimandiamo tutto a dopo e passiamo al secondo argomento che ci sta a cuore: la 'intecettazione ambientale' che parla del famoso 'interrogatorio' subito da Aldo Moro...

FRAGALA’. Il tema è questo. Non so se lei - ma penso di sì - sia a conoscenza di una intercettazione ambientale abusiva eseguita dal Sisde nel luogo di smistamento del carcere dell'Asinara nel 1978 fra due appartenenti alle Brigate rosse. In questa intercettazione ambientale, che è stata poi filtrata e naturalmente tradotta, si parlava, tra questi due brigatisti, della presenza del quarto uomo, di questo quarto uomo del quale non si seppe nulla per tanti anni, fino al 1985, durante il sequestro Moro e nella prigione di Moro. Moro veniva definito per tre volte ‘uomo di destra’, l'uomo della destra della borghesia che doveva essere eliminato perché stava facendo la ristrutturazione dello Stato. In questa intercettazione telefonica i due brigatisti addirittura dicono che la ristrutturazione dello Stato doveva passare, secondo il disegno di Moro, attraverso la riforma istituzionale e la Repubblica presidenziale. Ebbene, nel 1988, viene assassinato il professor Ruffilli, persona assolutamente sconosciuta al grande pubblico, anzi quasi a tutti, e viene ucciso dalle Brigate rosse perché, secondo la rivendicazione, era colui che stava facendo, per conto dell'allora esponente della Dc, onorevole De Mita, la ristrutturazione dello Stato attraverso un progetto di Repubblica presidenziale. Le chiedo innanzitutto se lei è in grado o vuole dire alla Commissione il nome dei due brigatisti intercettati all'Asinara, protagonisti di questa conversazione. E poi, dato che in questa conversazione intercettata nel 1978, si indica, contrariamente a quello che era l'immaginario collettivo di sinistra dell'epoca, che Moro doveva essere eliminato non perché autore del compromesso storico e dell'avvicinamento del Pci e della sinistra nell'area del potere ma, al contrario, perché esponente della borghesia di destra, colui che strategicamente stava ristrutturando lo Stato con la Repubblica presidenziale, le chiedo se, in base agli elementi di questa conversazione e poi dell'omicidio di Ruffilli, le Brigate rosse nel 1978 avevano come disegno strategico proprio quello di eliminare tutti coloro che immaginavano o prospettavano una riforma istituzionale in senso presidenzialista.

PRESIDENTE. Il Presidente di questa Commissione conosce la lunga lettera che lei scrisse a Cavedon subito dopo l'uccisione di Ruffilli, e sa come nel tempo lei abbia precisato qual era il ruolo che Moro svolgeva, secondo le Brigate rosse, e per cui dalle Brigate rosse veniva individuato come il ‘cuore dello Stato’, che andava strutturandosi come Stato imperialista delle multinazionali (il Sim) e per questo doveva essere colpito. Comunque risponda.

MORUCCI. L'intercettazione è precedente al sequestro Moro o posteriore?

FRAGALA’.E’ posteriore, evidentemente.

MORUCCI. Lei ha detto 1978, non capivo se era precedente o
posteriore.

FRAGALA’. Si parla della prigionia di Moro, di come è stato trattato, degli interrogatori.

MORUCCI. Già, certo, mi era sfuggito. Mi sembrano dichiarazioni completamente in linea con quanto sempre affermato dalle Brigate rosse, cioè c'è una direzione strategica, c'è l'opuscolo sulla campagna di primavera. In tutti questi documenti le Brigate rosse (ma anche precedentemente, credo anche per l'attentato a Publio Fiori) hanno sempre sostenuto che era in atto in quel momento, perché credevano più loro nello Stato di quanti erano nello Stato, evidentemente, cioè nelle possibilità di una ristrutturazione dello Stato, credevano che fosse in atto una ristrutturazione in senso efficientista, decisionista, autoritario, cioè diciamo di uno snellimento autoritario nella capacità di governo.

FRAGALA’. Un superamento delle contraddizioni.

MORUCCI. Mah! Superamento delle pastoie che rendevano difficoltoso il percorso esecutivo delle decisioni, e credevano che asse di questa ristrutturazione fosse, ovviamente, la Democrazia cristiana e in particolare l'onorevole Moro che in quel momento aveva assunto la Presidenza della Dc, aveva un suo uomo come Segretario della Democrazia cristiana e aveva apertamente, pubblicamente, avviato una fase di riorganizzazione della Democrazia cristiana. Da una parte, i libri della Trilateral, dall'altra queste teorie sullo Stato imperialista delle multinazionali, che sono più vecchie delle Brigate rosse, dall'altra questa iniziativa politica dell'onorevole Moro, il cortocircuito è stato praticamente immediato. Dato che il ragionamento di un gruppo clandestino deve tendere - così come si credeva che fosse quella la direzione verso la quale tendeva lo Stato - alla massima semplificazione, quindi al minor tempo possibile che deve intercorrere tra l'analisi e l'esecutività di un'azione, hanno immediatamente cortocircuitato tutti questi elementi ed hanno identificato nell'onorevole Moro, come dire, la chiave, sì, la chiave di volta di questa ristrutturazione, che poi si può dire presidenzialista, si può dire in tanti modi. Sono argomenti che poi sono stati trattati a iosa negli anni successivi e se ne parla ancora oggi, mi sembra.

GUALTIERI. Ho sentito il nome di Corrado Corghi. Non capisco cosa c'entrasse in questo discorso.

MORUCCI. Mi ha chiesto l'onorevole Fragalà se era intenzione o strategia delle Brigate rosse eliminare tutti gli uomini che facevano capo a questo progetto.

GUALTIERI. Ma perché Corrado Corghi?

MORUCCI. Non lo so.

GUALTIERI. Ho conosciuto Corrado Corghi, che era segretario regionale della Democrazia cristiana negli anni settanta. Non riesco a capire, onorevole Fragalà perché l'abbia richiamato in questo discorso. E’ solo una curiosità, la mia.

FRAGALA’. Ho fatto questa domanda per capire se il professor Corrado Corghi potesse costituire il tramite affinché la notizia su via Gradoli filtrasse tra i professori di Bologna in quanto, come ha detto il senatore, il professor Corghi oltre ad essere un professore universitario e un esponente dei dossettiani bolognesi era anche persona vicina al professor Prodi, al professor Clò e a quell'ambiente dei cosiddetti professori di Bologna. Ho chiesto quindi a lui se lo conoscesse, perché, in caso di risposta affermativa, gli avrei chiesto se questi fosse stato il tramite della notizia. In questa intercettazione ambientale i due brigatisti dopo il sequestro Moro oltre a dimostrare di sapere tutti i particolari della prigionia di Moro e dei suoi interrogatori - dicono, per esempio, che impiegava anche un'ora prima di rispondere alle domande...

PRESIDENTE. Onorevole Fragalà, sarebbe opportuno a questo punto visto che Morucci non lo sa chi sono questi due brigatisti.

FRAGALA’. Signor Presidente, al momento non conosco i nomi dei due brigatisti.

FOLLIERI. Onorevole Fragalà, l'intercettazione allora come l'ha ricavata?

FRAGALA’. L'ho ricavata dal processo Moro perché depositata alla Corte di assise dai difensori di Leonardi e di Ricci ossia dagli avvocati Zupo e Ligotti ed è stata chiesta a tale Corte una verifica su alcuni fatti. Si tratta quindi di un atto processuale ufficiale che ho letto nella trascrizione...

PRESIDENTE. Onorevole Fragalà, si trattava di brigatisti che avevano partecipato al sequestro Moro o erano della prima generazione e quindi detenuti durante il processo?

FRAGALA’. Signor Presidente, secondo me dalla lettura emerge che si tratta di brigatisti che avevano partecipato al sequestro Moro perché per esempio, dicono che per tutta la prima notte Moro - al quale non fu torto un capello e fu sempre trattato bene, servito e riverito -, per distruggerlo psicologicamente, fu fatto rimanere in piedi e insonne e che per quel fatto ebbe un crollo psicologico; parlavano poi ampiamente delle famose bobine delle quali lo stesso Valerio Morucci ha confermato l'esistenza nel 1993, le bobine dell'interrogatorio di Moro. Lei lo ha confermato in un interrogatorio...

PRESIDENTE. E ha detto anche che furono distrutte appena trascritte.

FRAGALA’. La domanda è questa, queste bobine furono bruciate a Moiano oppure no?

MORUCCI. No. A quanto mi sembra di aver letto da qualche parte su dichiarazioni di Bonisoli e di Azzolini, sembra che la registrazione si sia interrotta praticamente subito vista l'impossibilità di interrogare Moro. Non si era all'altezza e il tentativo è stato abbandonato. Si è lasciata poi una serie di domande all'onorevole Moro il quale poi rispondendo ha scritto quel suo memoriale successivamente rintracciato in via Monte
Nevoso. Queste bobine registrate nei primi giorni costituivano poca cosa.

FRAGALA’. Ma esistono ancora?

MORUCCI. No, saranno state distrutte, sovraincise.

FRAGALA’. Lei non lo sa, comunque.

MORUCCI. So che erano state distrutte, ciò che non sapevo è che questo interrogatorio registrato su nastro fosse durato pochissimo...

PRESIDENTE. Quindi il memoriale costituiva una risposta alle domande che gli erano state date per iscritto, perché la sua struttura fa pensare a questo.

MORUCCI. Si trattava di domande per esteso del tipo: ‘Quanto la Democrazia cristiana è coinvolta con il Sim? Quanto è coinvolta nelle stragi di Stato? Quali sono i canali decisionali?’.

PRESIDENTE. Si tratta di un argomento sul quale mi riservavo di farle una domanda e che riguarda molto da vicino i compiti di questa Commissione. Lei e altri brigatisti avete sempre sostenuto che in realtà Moro non vi avesse detto sostanzialmente nulla o che, per lo meno, non avesse dato conferma dell'esattezza del modello teorico del Sim, che era la cosa cui voi tenevate. Si tratta di una valutazione che personalmente non condivido. Non mi sembra affatto che Moro non vi abbia detto niente, anzi vi ha detto moltissime cose e soprattutto abbiamo capito che ciò era accaduto quando a via Monte Nevoso è stata trovata la seconda parte del memoriale, l'edizione integrale e non quella purgata. La mia domanda è questa: potevano essere così cieche le Brigate rosse da non capire la deterrenza politica che era all'interno delle cose che Moro riconosceva, perché parlò di Gladio, parlò con estrema precisione della strategia della tensione, parlò della connivenza e della compiacenza di settori della Democrazia cristiana con la strategia della tensione, parlò di responsabilità interne e internazionali nella strategia della tensione. Perché avete sempre detto, e in qualche modo confermato un’opinione comune, a mio avviso sbagliata, che Moro non aveva detto nulla? O che per lo meno che le cose che diceva non erano utili? Ad un certo punto poi in una delle sue successive audizioni sul memoriale diceste: «Ad un certo punto avemmo l'impressione che il Sim avesse condannato a morte Moro». Questi in qualche modo in una dimensione internazionale poneva le sue dichiarazioni e l'idea che quel mondo lo condannasse a morte non avrebbe dovuto fungere da deterrente all'intenzione di ucciderlo? Il timore di fare un piacere al Sim non affiorava?

MORUCCI. Signor Presidente, a questa domanda potrebbe rispondere molto meglio di me la ‘Sfinge’, ossia Mario Moretti. All'epoca non ero messo a conoscenza di quanto Moro andasse scrivendo o dicendo. Ho letto parte di questo memoriale in carcere quando è stato allegato agli atti durante il processo. Posso dire che Moro non ha detto ciò che le Brigate rosse volevano sentire: ha parlato di una Democrazia cristiana completamente disorganizzata, di sezioni che non c'erano, di enormi difficoltà a far marciare le cose, di una Democrazia cristiana connivente in traffici, come ha detto lei, connivente con la strategia della tensione. Bene, tutte queste cose - per quanto viste oggi e viste con un'altra ottica possono essere rilevanti - contraddicevano l'assunto teorico delle Brigate rosse perché mostravano una Democrazia cristiana assolutamente impastoiata nei problemi di sempre. Non il Sim, non questo Golem che si erge a difesa degli interessi capitalistici pronto a schiacciare senza pietà qualsiasi forma di ribellione con una efficienza assolutamente moderna…


L’interrogatorio va avanti ma noi a questo punto ci fermiamo per puntualizzare alcune cose che sono…

a) la ‘intercettazione ambientale’ all’Asinara è stata eseguita e il materiale di essa è custodito come atto giudiziario
b) la suddetta ‘intercettazione’ ha permesso di stabilire che le ‘rivelazioni’ fatte da Aldo Moro nel corso del famoso ‘interrogatorio’ sono state registrate su alcune bobine che poi si afferma [senza fornire però alcun riscontro…] ‘essere state distrutte perché prive di importanza’
c) per sapere di più del contenuto delle ‘rivelazioni’ di Aldo Moro occorre interrogare ‘la Sfinge’ , ossia Mario Moretti, il solo che, insieme ad altri due ‘compagni’ rimsati però del tutto ‘anonimi’, abbia assistito, effettivamente all’interrogatorio

Se guardiamo con attenzione il punto b) scopriamo poi una evidente contraddizione tra le testimonianze rese dai brigatisti. Mentre la Faranda ha dichiarato [vedi quanto scritto da me la scorsa settimana…] che le bobine erano state distrutte ‘per evitare l’identificazione della persona che aveva interrogato Aldo Moro’, Morucci dichiara invece che ciò è stato fatto perché ‘le cose dette da Moro erano prive di importanza’. E’ ovvvio che ci sarebbe da approfondire di più… ma è altrettanto ovvio che ‘vederci chiaro’ non sembra essere tra gli obiettivi di questa commissione e del suo presidente. E infatti così si prosegue…

PRESIDENTE. Lei esclude che da qualche parte possa esserci un'ulteriore appendice al memoriale?

MORUCCI. Mi sembra abbastanza strano. Tutto il materiale era stato portato in via Monte Nevoso perché bisognava scrivere l'opuscolo sulla ‘campagna di primavera’, che poi non è stato più scritto ed è stato redatto in carcere.

PRESIDENTE. Nelle sue precedenti dichiarazioni lei ha affermato che in realtà non avevate deciso di non utilizzarlo per niente, però volevate fare una pubblicazione da mandare nelle librerie.

MORUCCI. Sì, era una delle ipotesi; in quel momento c'erano tante ipotesi, c'erano dei giornali, c'erano tante storie. Comunque, la scoperta della base di via Monte Nevoso ha fatto saltare tutto. A quanto io posso capire, non vi è motivo per cui in via Monte Nevoso non fosse arrivato tutto il materiale, perché si trattava di una base abitata da due membri del comitato esecutivo delle Brigate rosse, Azzolini e Bonisoli, quindi due persone che avevano seguito la vicenda in tutti i suoi risvolti. Pertanto, non riesco a capire perché mai il materiale non dovesse essere convogliato tutto in quella base, non c'era alcun motivo. Peraltro, appunto, per le Brigate rosse si trattava di materiale poco interessante. Dato che invece è interessante, come ha detto lei, ciò che è stato trovato, allora non si doveva trovare neanche quello.

PRESIDENTE. Ho insistito su questo argomento perché l'idea che Moro non avesse parlato è la valutazione contenuta nella relazione ufficiale della Commissione Moro, ma personalmente non la condivido.

FRAGALA’. In questa famosa intercettazione ambientale, i due brigatisti dell'Asinara sostengono che Moro, per quanto pensasse per ore alle risposte da fornire, aveva parlato, fornendo oralmente le risposte, che poi erano state raccolte nelle bobine (parlano sempre i due brigatisti fra di loro). Quindi dell'esistenza di tali bobine c'è questa testimonianza

PRESIDENTE. Ma su questo, onorevole Fragalà, Morucci ha già risposto. Secondo lui, Moro scrisse il memoriale, oralmente rispose poco e le bobine furono ben presto distrutte. Lei ha qualche elemento per contraddire queste affermazioni?

FRAGALA’. Mi scusi, Morucci, lei ha appena detto al Presidente di non conoscere ciò che scriveva e diceva Moro. Ma lei era il postino, che addirittura portava delle lettere i cui destinatari, dopo averle lette, le restituivano. E’ vero questo?

MORUCCI. Me le restituivano?

FRAGALA’. Sì, gliele restituivano dopo averle lette.

MORUCCI. E’ abbastanza improbabile. Io lasciavo in alcuni posti le lettere che poi venivano ritirate da queste persone.

FRAGALA’. Lei non ha mai consegnato direttamente queste lettere?

MORUCCI. Assolutamente, questo sarebbe fuori da ogni criterio di sensatezza, più che di sicurezza.

FRAGALA’. Lei leggeva le lettere?

MORUCCI. Certo.

FRAGALA’. Quindi lei conosceva tutte le lettere di Moro, nel cc del sequestro.

MORUCCI. Onorevole Fragalà, visionando le carte ritrovate in via Monte Nevoso, ho scoperto che molte delle lettere scritte da Moro non mi erano state consegnate. Quindi, a monte, c'era un vaglio di queste lettere e una decisione da parte di Moretti di darmele per la consegna o meno. Le lettere scritte da Moro sono molte di più di quelle che ho consegnato. Ma io questo l'ho scoperto successivamente: all'epoca ero convinto che tutte le lettere scritte da Moro venissero consegnate. Invece non era così.

FRAGALA’. Lei ha fatto le fotocopie delle lettere che ha consegnato?

MORUCCI. Sì.

FRAGALA’. Quindi lei ha queste fotocopie.

MORUCCI. Io?

FRAGALA’. Lei le ha fatte le fotocopie?

MORUCCI. Sì, ma le restituivo a Moretti…


Niente da fare… cavare qualcosa da costui, validamente ‘spalleggiato’ da gran parte della ‘commssione’ che evidentemente fa del suo meglio per garantire la ‘omertà’ è veramente impresa disperata per il povero Fragalà… Per oggi ragazzi ci fermiamo qui… domani si vedrà…

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
Pyter
Inviato: 7/4/2008 18:28  Aggiornato: 7/4/2008 18:28
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau:
Niente da fare… cavare qualcosa da costui, validamente ‘spalleggiato’ da gran parte della ‘commssione’ che evidentemente fa del suo meglio per garantire la ‘omertà’ è veramente impresa disperata per il povero Fragalà… Per oggi ragazzi ci fermiamo qui… domani si vedrà…

E' abbastanza evidente che questi non sono omertosi, ma completamente
ignoranti..non lo fanno apposta...non sanno proprio niente.
Non capisco perchè continuare a dargli corda...
...evidentemente hai tempo da perdere...
Può esisterte uno che si chiama Spiriticchio?
E' accertato il taglio delle gomme?
E se anche fosse, cosa cambia, visto che probabilmente sono state prese in considerazione almeno due possibili tragitti?
Dare peso a quello che dicono gli "ex brigatisti" è come cercare di ricostruire
l'11 settembre basandosi sugli interrogatori sui prigionieri di Guantanamo.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
zaq
Inviato: 7/4/2008 19:31  Aggiornato: 7/4/2008 19:31
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
"PRESIDENTE. Onorevole Fragalà, sarebbe opportuno a questo punto visto che Morucci non lo sa chi sono questi due brigatisti.

FRAGALA’. Signor Presidente, al momento non conosco i nomi dei due brigatisti.

FOLLIERI. Onorevole Fragalà, l'intercettazione allora come l'ha ricavata?

FRAGALA’. L'ho ricavata dal processo Moro perché depositata alla Corte di assise dai difensori di Leonardi e di Ricci ossia dagli avvocati Zupo e Ligotti ed è stata chiesta a tale Corte una verifica su alcuni fatti. Si tratta quindi di un atto processuale ufficiale che ho letto nella trascrizione...

PRESIDENTE. Onorevole Fragalà, si trattava di brigatisti che avevano partecipato al sequestro Moro o erano della prima generazione e quindi detenuti durante il processo?

FRAGALA’. Signor Presidente, secondo me dalla lettura emerge che si tratta di brigatisti che avevano partecipato al sequestro Moro perché per esempio, dicono che per tutta la prima notte Moro - al quale non fu torto un capello e fu sempre trattato bene, servito e riverito -, per distruggerlo psicologicamente, fu fatto rimanere in piedi e insonne e che per quel fatto ebbe un crollo psicologico; parlavano poi ampiamente delle famose bobine delle quali lo stesso Valerio Morucci ha confermato l'esistenza nel 1993, le bobine dell'interrogatorio di Moro. Lei lo ha confermato in un interrogatorio..."




Ricapitolando: il SISDE (guidato, guarda caso, da un pidduista) dice di aver intercettato, nel supercarcere dell'Asinara, due brigadisti mentre parlano di contatti toscani.
Pero', non si sa bene perchè, non riesce ad identificare questi due brigadisti.
(se mi sbaglio correggetemi)

Ora dico, a parte il fatto che se metti un microfono nella cella di quelcuno sai anche dove lo hai messo, ma comunque in un insieme chiuso come quello di un carcere di massima sicurezza, si potrebbero facilmente identificare anche a posteriori i due brigadisti registrati, dico bene?

Invece non ci si riesce. VERAMENTE STRANO!!!

E Fragalà chiede sempre e (praticamente) solo questo a tutti quanti, compreso un Generale dei Carabinieri (Bozzo, collaboratore di Dalla Chiesa), che dice di non saperne nulla.

Per altro mi sembra che sia proprio Fragalà, in un'altra audizione, a far balenare l'ipotesi che i contatti toscani possano essere elementi del mondo politico od intellettuale...

Pero' per me è ridicolo pensare che Moretti scorazzasse allegramente verso Firenze durante il sequestro.
A meno che non disponesse di coperture sicure, che mi sembra impossibile possano fornire degli intellettuali.


Giorni fa ho scritto di mettersi d'accordo su quali sono i criteri per cui si da, o non si da, credito ad un elemento d'indagine, ma non ho avuto risposta.

Ripropongo la domanda contestualizzata alla questione dell'intercettazione dell'Asinara.

Si puo' credere che due brigadisti siano stati intercettati senza che fossero identificati, nemmeno successivamente?


Infine, di questa intercettazione, vera o presunta, agli atti processuali è finita solo la trascrizione o anche la bobina??

Caro sigmatau, secondo te ha senso che in assenza dell'auto blindata, richiesta e mai pervenuta, la scorta segua il Presidente Moro con le armi nel bagagliaio?

E' sempre logico, secondo te, che la notizia del rapimento sia stata data per radio piu' di mezz'ora prima?

Non era già successo nel 1963, quando quando Oswald, sui giornali della Nuova Zelanda, era già in prima pagina nell'edizione mattutina, mentre negli USA non era ancora ufficialmente ricercato per l'assassinio di Kennedy?

Non ci vedi similitudini?

PS

Da: http://www.primapress.it/index.php?pagina=inc/obj_news_dettaglio.php&id_news=15405

Ileana Leonardi, moglie di Oreste Leonardi: “Lui era innamorato del Presidente Moro. Lo trattava come fosse suo figlio. E quando andavano all’estero l’ on Moro voleva che mio marito dormisse nella stanza accanto perche’ senza di Oreste si sentiva perso- e aggiunge la sig.ra Leonardi- Mi ricordo che mio marito torno’ sconvolto da Washington perche c’era stata una vicenda poco piacevole con Kissinger che aveva detto a Moro che poteva anche tornarsene in Italia, come a dire che era comunista. Erano rimasti malissimo e infatti Moro torno’ in anticipo da Washington”.

redna
Inviato: 7/4/2008 21:47  Aggiornato: 8/4/2008 9:49
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Il taglio delle gomme al camioncino di fiori che stazionava fra via fani e via stresa ha avuto un senso DOPO l'agguato in via fani.
E'stato messo in relazione per questo.
Ma se l'agguato fosse stato altrove sarebbe stato archiviato come un incidente,magari una bravata di teppistelli.
Non è che invece questo sia stato un avvertimento allo Spiriticchio perchè appunto, stazionando ogni giorno in quell'angolo di via ha visto movimenti 'sospetti'?
E'mai stato interrogato il fioraio?Ha mai voluto testimoniare?Dubito....

Si può credere che due brigatisti siano stati intercettati...
---
A mio avviso il tutto è riconducibile all'immagine mediatica che si stava facendo delle BR. Vale a dire ragazzotti pieni di ideali, che non avrebbero mai fatto del male a nessuno e che addirittura avevano premure verso il 'prigioniero' moro.
Quindi bravi ragazzi da mettere ' a posto '.E infatti.....

Per quanto riguarda la notizia radio data mezz'ora prima del rapimento mi pare, al giorno d'oggi, che la 'fonte' non si conosca ancora.
Strano che una radio mandi in onda delle notizie senza avere una fonte.
Come dire :pubblicare una lettera anonima.La lettera anonima si cestina.
La notizia priva di una fonte certa non si manda in onda.
Da notare però che la notizia diceva del rapimento di moro
ma non dell'uccisione della scorta
Un messaggio per qualcuno?

---la Faranda afferma:

http://www.almanaccodeimisteri.info/moro85a.htm

...si riuscì ad accertare che il presidente DC si recava a messa a santa chiara alle 9 del mattino per questo si studiò un primo progetto di sequestrare moro proprio all'interno della chiesa.
...(che però venne accantonato).-
---
qui si legge anche :
http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_20693453.html

In fondo a via della camilluccia .......c'è la chiesa di santa chiara.Moro farà certamente una seconda sosta.
Questa notizia SPARISCE nella nuova edizione del volume pubblicato anni dopo.
----
Perchè dovrebbe sparire questa notizia.Forse il tutto è da mettere in relazione al fatto che il viceparroco Mennini si è sempre opposto a testimoniare? Vale a dire :invece che fare luce sull'accaduto è più opportuno insabbiare...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 8/4/2008 10:48  Aggiornato: 8/4/2008 10:48
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
zaq: … il SISDE (guidato, guarda caso, da un pidduista) dice di aver intercettato, nel supercarcere dell'Asinara, due brigadisti mentre parlano di contatti toscani. Pero', non si sa bene perchè, non riesce ad identificare questi due brigadisti…

Trattandosi di un ‘servizio informativo’ e non di un ‘organo di polizia qualunque’ è prassi del tutto normale che il SISDE ‘protegga’ le sue 'fonti'. In altre parole al SISDE sanno benissimo chi sono i due brigatisti le cui conversazioni sono state ’intecettate’ all’Asinara, ma [giustamente] non fornisce i loro nomi. Il fatto che l’allora direttore del SISDE fosse iscritto alla P2 piuttosto che al Milan Club di Settimo Milanese non significa nulla. Un ‘servizio’ come il SISDE si giudica esclusivamente in base alla ‘affidabilità’ del materiale informativo che fornisce, non da altro. Nella fattispecie la cosa importante è che questi ‘contatti toscani’ [contatti bidirezionali, nel senso che mentre Moretti spesso si assentava dal ‘covo’ per riferire con l’alquanto misterioso ‘vertice strategico delle BR’, in più occasioni il medesimo inviava nel ‘covo’ i due ‘personaggi’ incaricati, insieme a Moretti, di ‘interrogare’ Aldo Moro…] non sono in alcun modo stati ‘smentiti’ né da Morucci né dalla Faranda

zaq:… per me è ridicolo pensare che Moretti scorazzasse allegramente verso Firenze durante il sequestro. A meno che non disponesse di coperture sicure…

Ritengo personalmente che la fantomatica ‘direzione strategica delle BR’ di cui tante volte si è parlato [e di cui, questa volta sì, non si conoscono ancora oggi i componenti...] non stesse a Firenze. E’ noto infatti che il viaggio in treno da Roma a Firenze e viceversa impiega parecchio tempo [oltre la metà del tempo necessario per andare da Roma a Milano…] e in tutte le ‘tappe intermedie’ sicuramente la Polfer effettuava serrati controlli [non è un caso che i brigatisti che hanno assassinato Dantona e Biagi siano stati intercettati in stazione ferroviaria posta tra Roma e Firenze…]. Ritengo assai più verosimile che stesse nella Capitale o nelle immediate vicinanze e che è stata tirata fuori Firenze solo a scopo di ‘depistaggio’…

redna: … è mai stato interrogato il fioraio?… ha mai voluto testimoniare?… dubito....

http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=1.0.2013267508

… le indagini si incentrano sulla ricostruzione della fuga da via Fani dei brigatisti con il furgone. Viene interrogato per 7 ore il fioraio di via Fani, Antonio Spiriticchio: ‘Non ho mai visto nulla di strano’ dichiara…

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 8/4/2008 11:25  Aggiornato: 8/4/2008 11:30
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
il fioraio dice (dopo sette ore di interrogatorio...per giunta) che non sa nulla...
ma era li da anni...e poi abitava molto lontano da via fani, potevano benissimo fermarlo durante il percorso.L'intimidazione ha funzionato.

Qui si legge nell'ultima parte dell'articolo:
http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_20693453.html

...nella parte bassa di via fani le BR avevano....un centro di osservazione presso un albergo per studenti.
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Ma a guardar bene,negli anni pecedenti il 1978 ci sono stati degli eventi a dir poco inquetanti. Perchè non si è fatto nulla per saperne di più?

http://querelles.blogspot.com/2008/03/prima-del-sequestro-moro-interrogativi.html

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 8/4/2008 11:58  Aggiornato: 8/4/2008 11:58
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Veramente interessante [come sempre…] il materiale che redna segnala… grazie infinite!…

Come sia possibile però fissare l’attenzione su un ‘albergo per studenti’ e non sulle righe seguenti è per me un autentico ‘mistero’…

La signora Nora Moro durante il primo processo ha dato un contributo che è stato accantonato troppo facilmente, visti alcuni riscontri che ci sono stati negli anni. ‘Io vorrei sapere - disse Eleonora Moro in aula - cosa è successo il 15 marzo. Perché se il 15 marzo, in via d'ipotesi, mio marito avesse avuto un appuntamento con Zaccagnini: 'andiamo insieme in Parlamento e discorriamo di queste cose', allora sì che via Fani era una strada obbligata. Allora, se questo è stato combinato per telefono, il nostro telefono era sorvegliato, qualcuno poteva sapere con precisione che il giorno dopo l'onorevole Moro passava in via Fani’. Il giudice chiese se avesse fatto riscontri. ‘Sì, ho tormentato tutti quelli che potevo tormentare. Non sono riuscita a sapere con chi si dovesse incontrare. E qualche volta ho avuto anche l'impressione che non mi si volesse dire’…

E’ agevole comprendere che la testimonianza rilasciata dalla signora Nora nel corso del primo processo sia assolutamente decisiva. In effetti essa fornisce una delle ‘chiavi di decifrazione’ di tutto il ‘Caso Moro’ e qui state sicuri che torneremo…

Grazie ancora a redna!…

saluti!...

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 8/4/2008 13:33  Aggiornato: 8/4/2008 13:40
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
sigmatau, salve

per quanto riguarda la testimonianza della sig.a moro direi che è più interessante capire perchè non è ....riuscita a sapere con chi si dovesse incontrare... e ...E qualche volta ho avuto l'impressione che non mi si volesse dire...
Questo significa che non si vuole rivelare la persona con cui l'onorevole doveva incontrarsi.
Ma la scorta lo sapeva e poteva dirlo.

A mio avviso la 'chiave di decifrazione' non è ancora alla portata




PS-ho fissato l'attenzione sull'albergo per studenti per metterlo in relazione al fiorista che era tutti i giorni all'angolo delle due vie.Il giorno prima non ha notato nulla di strano?(per dire...)

E perchè non si deve sapere che moro si è fermato a santa chiara prima di passare in via fani?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 8/4/2008 15:38  Aggiornato: 8/4/2008 16:14
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi
oggi parliamo del capitolo della cosiddetta ‘Arte della guerra’ che probabilmente è il meno conosciuto dalla ‘gente della strada’. Neppure il sottoscritto, che pure ogni tanto si diletta ad approfondire certi ‘settori poco esplorati’ delle ‘tecniche di guerra’, sa esattamente con che nome questo capitolo sia noto agli ‘addetti ai lavori’. Quello che segue ora è tratto da Marco Picone Chiodo: In nome della resa – L’Italia nella seconda guerra mondiale [1940-1945] nel capitolo che descrive la ‘liberazione’ di Benito Mussolini da parte dei paracadutisti tedeschi comndati da Otto Skozerny…

Il sucesso dell’operazione Achse, fissabile all’11 settembre [1943], aveva consentito ad Hitler di tenere il più lontano possibile dai confini del Reich la linea di combattimento. Appena occupati i due terzi della Penisola, egli attuò la seconda parte del suo programma: la liberazione di Mussolini e la costituzione di un governo sotto la guida di questi. Allo scopo aveva il suo uomo in Otto Skozerny, capo del gruppo speciale ‘Sabotage’. Il 28 luglio questi era sceso alla chetichella a Pratica di Mare, accompagnato da una trentina di uomini delle SS e delle SD e, cosa più importante, con 50.000 sterline false [anche se perfettamente identiche alle vere] a sua completa disposizione. Quanto fosseri utili Skozerny ne ebbe subito la prova, corrompendo con cento sterline un sottoufficiale dei carabinieri e con mille un tenente colonnello, sempre della ‘Benemerita’. Dai due venne a sapere che Mussolini era tenuto prigioniero a Ponza. Poi, improvvisamente, l’agente Wilhelm Hoettl [quello che di lì a poco organizzerà la fuga di Ciano dall’Italia…] venne a sapere a Napoli che l’ex-dittatore era stato portato alla Maddalena. Per evere certezza della cosa Heinrich Himmler [il ’Reichfuhrer SS’ Heinrich Himmler, oltre che essere la massima carica all’interno delle SS, comandava anche la Geheim Staat Polizei [Gestapo]…n.d.r…] ebbe una idea geniale. Ai primi di agosto egli convocò al Wannsee, presso Berlino, due dozzine di astrologi per sapere dove fosse veramente Mussolini. I poveretti erano erano stati i ‘beniamini’ di Rudolf Hess ed erano finiti in campo di concentramento dopo la pertenza in aereo per la Scozia del loro ‘patrono’ [Rudolf Hess, ufficialmente ‘numero tre’ del partito nazionalsocialista subito dopo Hitler e Goering, volò da solo il 10 maggio del 1941 in Scozia per raggiungere il castello del Duca di Hamilton, considerato ‘simpatizzante’ della causa nazista. I motivi di quel viaggio non sono mai stati chiariti, ma l'ipotesi più accreditata vuole che Hess abbia proposto, tramite il Duca, un piano di pace separata all'Inghilterra. Il ‘piano’ non fu accettato ed Hess trascorse il resto della guerra come semplice prigioniero… n.d.r…]. Date le circostanze, essi fecero del loro meglio e il 18 agosto il loro ‘pendolo magico’ si fermò, senza ombra di dubbio, su un punto della carta geografica con un nome di evangelica memoria: l’isola della Maddalena. Skozerny mise subito in piedi un ‘commando’ per raggiungere l’isola, dove giunse il 26 agosto. Tre giorni dopo effettuò, con un piccola flottiglia di cinque siluranti e un centinaio di uomini, un primo tentativo di liberare Mussolini. La cosa però andò storta in quanto poche ore prima l’ex-Duce era stato improvvisamente trasferito nell’appartamento n. 201 dell’albergo di Campo Imperatore al Gran Sasso d’Italia…

Il ‘pendolo magico’ cui accenna lo storico Picone Chiodo è lo strumento impiegato in una speciale ‘pratica’ chiamata radioestesia. In che cosa consite lo potete vedere qui…

http://digilander.libero.it/esoterick/radieostesia.htm

Nella circostanza descritta sopra si direbbe che la radioestesia abbia funzionato egregiamente, riuscendo ad ‘indovinare’ il luogo ove Mussolini si trovava confinato. Quello che tuttavia Picone Chiodo omette di riferire è il seguito, abbastanza singolare, di questa vicenda. Il ‘successo’ messo a segno in quella occasione dagli ‘astrologi’ convinse Hitler, il quale del resto non era insensibile al fascino della ‘stregoneria’ , del ‘mondo esoterico’ e delle ‘scienze occulte’ in generale, ad acordare ‘piena fiducia’ alle informazioni che giungevano da quella ‘fonte’. Accadde così che nel maggio 1944 agli ‘astrologi’ fu richiesto di ‘indovinare’ dove gli Alleati avevano fissato il luogo del loro prossimo sbarco sul continente europeo. Anche stavolta il ‘pendolo magico’ inziò ad oscillare su un ben preciso punto della carta geografica… lo Stretto di Calais

Quello descritto ora è uno dei più sensazionali ‘goal’ messi a segno dal Servizio Segreto di Sua Maestà nel corso della seconda guerra mondiale e costituisce materia di insegnamento nelle scuole dove si formano gli ‘007’. Non sorprende quindi che una simile tecnica di disinformazione sia stata messa in pratica molti anni dopo in Italia nella vicenda nota come ‘Caso Moro’, anche stavolta da un servizio segreto molto efficiente e padrone evidentemente dei più sofisticati strumenti di ‘disinformazione’. Se la cosa può interessare dirò che tra le persone arruolate per ‘scoprire’ il ‘covo’ dove Aldo Moro era tenuto prigioniero vi è stato anche un radioestesista… segno evidente che a tali ‘tecniche’ si attribuisce anche oggi un certa dose di ‘fiducia’. Non è però degli ‘sforzi generosi’ [e purtroppo inutili…] di questo personaggio che intendiamo parlare, bensì di un’altra ‘pratica occulta’ che in quella circostanza ha finito per giocare un ruolo assai imprtante: la seduta spiritica. Il lettore avrà certamente capito a che cosa mi sto riferendo e quindi, senza perdere tempo in commenti, vediamo che cosa ha da dire al riguardo Morucci nella sua ‘audizione’ alla ‘Commissione stragi’. Ovviante il ‘copione’ è lo stesso di sempre, vale a dire Fragalà ch cerca di sapere e il resto della commissione, Pellegrino in testa, a fare ostruzionismo… questa volta poi in maniera assai più ‘spudorata’ del solito…

FRAGALA’. Ringrazio innanzitutto il signor Morucci per la disponibilità a farsi audire dalla Commissione. Entrando subito nel tema indicato dal Presidente, è stato proprio il senatore Andreotti che ha riproposto la non credibilità della teoria della seduta spiritica che avrebbe rivelato a Zappolino, il 2 aprile 1978, ad una comitiva di gitanti, tra cui il professor Prodi, il professor Clò, il professor Andreatta, le loro mogli e alcuni ragazzini, non solo il nome di Gradoli ma anche il numero civico (96) ed alcune indicazioni attraverso le quali si risaliva alla palazzina A di via Gradoli. Tale indicazione ha naturalmente fatto sorgere una serie di quesiti che sintetizzo immediatamente e che a mio avviso possono avere una risposta solo se si valuta e si pensi che da una parte un'ala trattativista delle Brigate rosse intendeva comunque far arrivare gli inquirenti e la polizia a via Gradoli per fermare un progetto ritenuto politicamente sbagliato, quello della soppressione dell'onorevole Moro; e che, dall'altra, vi erano organi inquirenti, esponenti politici o della ‘intellighentia’ i quali, ricevuti quei messaggi, non soltanto non li utilizzavano a dovere ma creavano depistaggi. Alla fine dunque per scoprire il covo di via Gradoli ci volle qualcuno che mise un bastone di scopa di traverso e indirizzò il telefono della doccia contro il muro per fare intervenire i pompieri. Il mio è un ragionamento logico e desidero che il signor Morucci mi dia una sua valutazione e, se può, una risposta attraverso le informazioni in suo possesso. Proprio quella palazzina di via Gradoli 96 era già conosciuta dalla Ucigos, e cioè dalla Direzione generale della pubblica sicurezza, fin dai primi mesi del 1978 perché vi era stata condotta da un esponente, un militante di Potere operaio, tale Giulio De Petra, che era seguito perché aveva un furgone Volkswagen, targato BS 111992, parcheggiato in quella zona e che poi venne anche visto in Calabria nella disponibilità della compagna del professor Piperno. Pertanto la polizia controllava già quella palazzina prima del sequestro Moro. Siccome risulta dagli atti che l'appartamento di via Gradoli 96 è stato per la prima volta preso in locazione da lei nel 1976, quindi era un rifugio vecchio, e poi nel 1978 fu preso in locazione dall'ingegner Borghi, alias Mario Moretti, e risulta che sia la casa che la zona erano controllate dall'Ucigos, voglio porle questa rappresentazione logica. La prima volta che arrivò una notizia che in via Gradoli 96, palazzina A, interno 11, vi era qualcosa che non andava fu la notte del 17 marzo 1978, e cioè all'indomani del sequestro, quando la signorina Lucia Mokbel, residente nella stessa palazzina all'interno 9, e cioè di fronte all'appartamento dell'ingegner Borghi, venne svegliata da strani ticchettii, simili a segnali Morse. Allora questa signorina immediatamente avvisò la polizia; l'indomani, il 18 marzo, via Gradoli fu circondata dalla polizia, ci fu la perquisizione con quel famoso brigadiere Merola che alle 7 bussò alla porta dell'ingegner Borghi. Nessuno rispose, al brigadiere il fatto non parve strano e andò via. Dopo questa perquisizione andata a vuoto per questo motivo, la signorina Mokbel avvisò il suo amico, il vice questore dottor Elio Cioppa, che in quell'appartamento c'era qualcosa che non andava, ma non ci fu nessun intervento. Poi il 2 aprile vi fu la seduta spiritica di Zappolino di Bologna, nel corso della quale il professor Prodi, il professor Clò e il professor Andreatta rappresentarono agli inquirenti il problema di Gradoli, poi finalmente vi fu la scoperta del covo da parte dei pompieri; perché qualcuno all'interno aveva messo in opera uno stratagemma per far scoprire il covo. Le chiedo allora: è possibile che dall'interno delle Brigate rosse vi siano stati vari tentativi per far scoprire il covo e se sì per quale motivo? Forse per bloccare la così detta ala militarista delle Br e il disegno di sopprimere Moro? E chi fornì al professor Prodi e agli altri la notizia che in via Gradoli vi era il covo?

PRESIDENTE. Lei risponda alla domanda dell'onorevole Fragalà e poi io specificherò un'altra domanda.

MORUCCI. La risposta alla prima domanda è no. Lei mi chiede se la così detta ala trattativista interna alle Brigate rosse abbia messo in opera qualsiasi stratagemma - tra cui questo ipotizzato di via Gradoli -per mettere in difficoltà le Brigate rosse: la risposta è no, anche perché l'ala trattativista eravamo io e Adriana Faranda. Quindi, certamente no. Peraltro a quel momento non disperavamo ancora per la sorte di Moro e, per di più, l’eventuale arresto di Moretti avrebbe invece segnato irreparabilmente l’epilogo del sequestro. Gli altri membri del comitato esecutivo disponevano infatti di una ancor minore elasticità.

FRAGALA’. Come spiega logicamente questi fatti?

MORUCCI. Devo dire che mi trovo in difficoltà a dire cosa potesse succedere dall'altra parte: non ho la più pallida idea, né allora né oggi, di cosa sia successo dall'altra parte. Quindi, fare ipotesi su questo mi sembra abbastanza campato in aria, muovendosi peraltro su un terreno piuttosto scivoloso, perché non è cosa di poco conto ipotizzare che apparati dello Stato abbiano svolto un ruolo depistante o di favoreggiamento delle Brigate rosse. Lascio ovviamente alla Commissione scoprire se cose di questo tipo possono essere avvenute, però dubito che questo risultato possa essere raggiunto ascoltando dei brigatisti: mi sembra più che evidente.

FRAGALA’. Ma dall'interno? Perché fu lasciata aperta la doccia?

PRESIDENTE. La versione che avete dato moltissime volte, sia lei che la Faranda, è che lì c'era un'antica perdita, segnalata addirittura mesi prima dall'amministratore del condominio quando lei e la Faranda abitavate in via Gradoli. La cosa che mi lascia perplesso è come mai improvvisamente la perdita si era così aggravata da far arrivare i pompieri, che in generale si muovono quando c'è un allagamento, non quando c'è una macchia di umidità. E’ questa la domanda dell'onorevole Fragalà.

MORUCCI. Si può dire che tutte le cose hanno una fine, quella perdita che per anni ha continuato è arrivata ad un certo punto a dilagare. L'altra possibilità è che Barbara Balzerani, che oltre ad essere miope è sempre stata molto sbadata, abbia lasciato aperta la doccia. Non so esattamente cosa sia stato rinvenuto, né come, né quanto possano essere esatte le relazioni che sono state fatte al momento, sappiamo perfettamente che spesso e volentieri sono abbastanza superficiali se non completamente errate.

CALVI. Se ci sono inesattezze ci dica quali sono!

MORUCCI. Senatore Calvi, sto dicendo soltanto che è possibile che la relazione dei vigili del fuoco su ciò che hanno rinvenuto nel bagno dell'appartamento di via Gradoli possa essere errata su qualche particolare, ad esempio la doccia fissata sulla scopa; non lo so. So soltanto che in quella vasca erano sempre a bagno le innumerevoli camicie di Mario Moretti; quindi, poiché la Balzerani, oltre ad essere fortemente miope era molto sbadata - soprattutto la mattina presto con la pressione bassa - è possibile che abbia disposto malamente la direzione del getto della doccia tanto da provocare un'infiltrazione di acqua che poi ha portato all'arrivo dei pompieri. E’ questa l'ipotesi che posso fare.

FRAGALA’. Ci sono a mio avviso altri due aspetti molto strani e illogici, che vorrei lei spiegasse, se può. Quando fu scoperto quel covo dai pompieri, fu trovato sul tavolo all'ingresso un drappo delle Brigate rosse, alcune armi depositate su questo tavolo e molto materiale propagandistico con la stella delle Br. Era consuetudine delle Brigate rosse (oltre a quella di avere compagne sbadate che lasciavano la doccia in modo strano e soprattutto aperta a causa della pressione bassa la mattina) apparecchiare nei propri covi una specie di palcoscenico per cui chiunque entrasse dovesse subito capire che lì ci si trovava di fronte a un covo delle Br? Come spiega logicamente questo aspetto?

MORUCCI. Posso dire che è abbastanza insolito. Dopo di che, ragionando logicamente, dato che non sono entrato in quell'appartamento il 18 mattina, chi altri avrebbe potuto creare quell'apparecchiatura, come lei l'ha chiamata? Non credo né Mario Moretti né Barbara Balzerani; dubito fortemente che qualcuno avesse le chiavi di quell'appartamento per predisporre una tale apparecchiatura, è probabile che la relazione dei pompieri sia imprecisa su questo particolare.

FRAGALA’. Ci sono le fotografie.

MORUCCI. Ma le fotografie sono state scattate dopo che qualcuno poteva aver tranquillamente tirato fuori ciò che aveva trovato negli armadi. E’ possibile che ci fosse in giro qualcosa, può sempre sfuggire qualcosa in giro: un volantino, un caricatore, un proiettile. Secondo me la base era comunque identificabile una volta entrati i pompieri; per cui da lì ad aprire gli armadi, trovare altra roba e metterla sul tavolo, il passo è breve.

PRESIDENTE. Le voglio fare una domanda più precisa perché il problema è che non crediamo agli spiriti o, per lo meno, non ci crede il Presidente di questa Commissione. Il nome Gradoli affidato ad una seduta spiritica, che poi era collocato tra Viterbo e il lago di Bolsena più che sul paese di Gradoli sito sulla strada romana, sembra chiaramente una notizia filtrata che, come spesso avviene, si modifica e viene quindi percepita in maniera non esatta. L'appartamento di via Gradoli, da quello che mi risulta, fu affittato da Mario Moretti sotto il falso nome di Mario Borghi, dall'ingegner Ferrero e dalla moglie Luciana Bozzi. Da un rapporto della polizia giudiziaria che fa parte degli atti della Commissione di inchiesta sul caso Moro, risulta che la Bozzi era ottima conoscente di Franco Piperno e di Giuliana Conforto, una docente che poi ospitò lei e la Faranda nell'abitazione di viale Giulio Cesare. Lei conferma questa amicizia triangolare Bozzi-Conforto-Piperno?

MORUCCI. No, assolutamente.

PRESIDENTE. E lei sa come Moretti si orientò sull'appartamento di via Gradoli?

MORUCCI. No, non ne abbiamo mai parlato. Credo che la scelta sia stata del tutto casuale, cioè mi sembra abbastanza ‘fuori di senno’ per Mario Moretti affittare un appartamento seguendo non si sa quale canale di amicizie di Franco Piperno. Non c'era questa grande penuria di appartamenti a Roma per dover seguire strade così complicate, e poi Moretti non aveva alcun rapporto con Piperno.

FRAGALA’. A lei non sembra strano che Mario Moretti, per un'azione terroristica così decisiva e pericolosa, scegliesse di usare un appartamento di cui lei aveva la disponibilità già da due anni?

MORUCCI. No, è il contrario, cioè è stato affittato prima da Mario Moretti e poi ci sono andato io.

PRESIDENTE. E’ stato utilizzato da lei e dalla Faranda.

FRAGALA’. Quindi è stato affittato nel 1976.

FRAGALA’. Perché Mario Moretti utilizza un appartamento così vecchio? Non è un'imprudenza illogica? Come lei ha detto chiaramente, a Roma c'erano mille appartamenti. Che senso avrebbe avuto usare un vecchio appartamento che poteva essere già nel mirino degli inquirenti? Come mai Mario Moretti commise questa imprudenza?

MORUCCI. Se Mario Moretti fosse stato nel mirino degli inquirenti sarebbe stato arrestato. Un appartamento più è vecchio più è sicuro perché ha una gestione consolidata. Sono gli appartamenti recenti ad essere pericolosi.

PRESIDENTE. Voi avete dato questa spiegazione anche per l'appartamento di via Montalcini. Avete detto che soprattutto quando si affittava un appartamento e poi si effettuavano lavori di modifica, veniva utilizzato dopo un certo tempo per essere sicuri dell'affidabilità dei vicini.

MORUCCI. Certo, per essere sicuri che la situazione si era stabilizzata.

FRAGALA’. Ma sapevate che via Gradoli era una strada dove vi erano appartamenti nella disponibilità di altri esponenti dell'Autonomia, di Potere operaio e addirittura dei servizi segreti?

MORUCCI. No, l'ho saputo solo una volta uscito dalle Brigate rosse. Che ci fossero strutture dei servizi segreti, invece, lo apprendo ora.

FRAGALA’. Quindi, non vedevate movimenti strani.

MORUCCI. No, anche perché uscivamo la mattina presto, tornavamo la sera e ci chiudevamo dentro l'appartamento: non è che stavamo in finestra a guardare quello che succedeva per strada, né controllavamo.

PRESIDENTE. E sapevate che fosse una zona molto frequentata ed abitata dalla criminalità comune, e quindi come tale oggetto di una particolare attenzione delle forze dell'ordine?

MORUCCI. Bisognerebbe trovare una via a Roma non abitata dalla criminalità comune o di altro tipo! Anche alla Balduina probabilmente!

PRESIDENTE. Non riesce a darci una spiegazione nemmeno in via di ipotesi di come il nome Gradoli sia filtrato fino a Bologna?

FRAGALA’. Dobbiamo pensare quindi che lei creda alla seduta spiritica?

MORUCCI. Credo alle sedute spiritiche, non credo di essere il solo, e mi sembra che in quel periodo fu chiamato un rabdomante per cercare la base dove era tenuto sequestrato Aldo Moro, se non vado errato: quindi anche qualcun altro ci credeva.

CALVI. Non ho capito bene. Morucci, lei crede alle sedute spiritiche?

PRESIDENTE. No, ha detto una cosa diversa: ha detto di credere che ci si affidasse alle sedute spiritiche per cercare di capire dove poteva essere la prigione di Aldo Moro ed è vero che ciò fu fatto anche attraverso metodi strani; però in questo caso la domanda è come fa il
rabdomante in questo caso a trovare l'acqua.

MORUCCI. Non escludo questa possibilità; credo che il mondo che ci circonda sia molto più misterioso di quanto ci vogliano far credere gli scienziati. Mi sembra abbastanza strano che da una seduta spiritica sia proprio sortito il nome Gradoli; posso arrivare a credere che si arrivasse a ‘Grad’, ‘Graoli’ o qualcosa del genere, ma che venisse fuori per intero ‘Gradoli’ mi sembra abbastanza strano.

CORSINI. Occorre una precisazione. Non vorrei che domani la stampa lanciasse uno scoop e cioè comunicasse, sulla base delle informazioni date dall'onorevole Fragalà, che anche l'attuale ministro Andreatta era presente alla seduta, mentre assolutamente non c'era.

PRESIDENTE. E’ indubbio che non ci fosse.

CORSINI. L'onorevole Fragalà quando ha elencato i presenti ha citato anche Andreatta.

PRESIDENTE. Invito i colleghi a fare le domande senza introdurre le risposte altrimenti il punto di domanda si perde.

FRAGALA’. Lo dico per il collega e amico Corsini: io ho assunto l'informazione che invece il professor Andreatta - non mi sono sbagliato a dirlo - era presente alla seduta spiritica e questa circostanza è stata sempre negata da un libro pubblicato nel 1983 dall'avvocato Zupo e dal responsabile del settore organizzativo del Partito comunista di Roma, di cui in questo momento non ricordo il nome; hanno pubblicato dei documenti, soprattutto una testimonianza dell'ex direttore del Corriere della sera Di Bella sul fatto che [i]il professor Andreatta fosse presente alla seduta spiritica[/u].

Signor Morucci, in questa sfilza di stranezze di cui non riusciamo ad avere una spiegazione logica, non trova assai illogico che quando la polizia ed i vigili del fuoco entrarono per caso nel covo di via Gradoli, immediatamente iniziò una lunga trasmissione televisiva straordinaria che trasmise in tutta Italia la scoperta di quel covo per cui Mario Moretti in seguito dichiarò di aver saputo miracolosamente dalla televisione alle ore 13, mentre era ad una riunione della direzione strategica delle Br a Firenze (quella mattina Moretti era uscito alle 7 non per andare in via Montalcini ma per andare a Firenze) dell'accaduto e di aver detto ai compagni: guardate quella è casa mia, meno male che la televisione ce lo sta comunicando altrimenti stasera io sarei stato arrestato. Siccome gli inquirenti, l'Ucigos ed i reparti speciali dei carabinieri avevano acquisito fin dal 1974 una tecnica investigativa per cui quando si scopriva un covo non lo si diceva a nessuno, come fu a Robbiano di Mediglia, ci si nascondeva dentro e poi si aspettava che ad uno ad uno gli ospiti di quel covo si presentassero per essere arrestati, lei come spiega che in quella occasione invece fu dato mandato alla televisione di avvertire tutti della scoperta?

PRESIDENTE. Più che un mandato, c'è il fatto che la televisione diede notizia del ritrovamento di un covo delle Brigate rosse durante i cinquantacinque giorni del rapimento Moro. Mi soffermavo sulla sua affermazione che era stato dato mandato...

FRAGALA’. Signor Presidente, qualcuno degli organi inquirenti consentì alla televisione di effettuare le riprese interne e far così riconoscere a Moretti, il quale si trovava a Firenze, che era stata scoperta la sua casa, mentre le tecniche investigative...

PRESIDENTE. Onorevole Fragalà, questa non è una domanda; è una sua deduzione, legittima, ma resta tale. Torniamo alle domande.

FRAGALA’. Secondo lei, signor Morucci, questo aspetto che ho sottolineato è frutto solo di casualità e superficialità oppure lei ha avuto notizia in altro modo che è stato frutto di un disegno preciso di tipo depistante o di favoreggiamento?

MORUCCI. Ripeto che non posso aver avuto notizie di nessun tipo di quanto avveniva dall'altra parte. Credo che questa stranezza sia imputabile all'approssimazione, all'orgasmo del momento e al fatto che forse, dato che questa base, a differenza di Robbiano di Mediglia e di altre non è stata rintracciata sulla base di indagini, ma è stata scoperta dal pompieri, è abbastanza probabile che ormai la cosa fosse fuori del controllo della polizia, perché una volta che il pompiere trova un drappo delle Brigate rosse e, tramite radio, avverte la centrale dei pompieri, credo che sia abbastanza difficile per la polizia controllare la divulgazione della notizia. E’ un caso abbastanza diverso da quello che ha citato lei...

FRAGALA’. E quindi far fare le riprese interne...

MORUCCI. Far fare le riprese... siamo in un paese democratico; una volta che una notizia arriva, la televisione si muove, si muovono i giornalisti, non è che si può fermarli e impedirgli di fare il loro mestiere.

FRAGALA’. Signor Morucci, sempre a proposito di via Gradoli, lei ha conosciuto il professor Corrado Corghi?

MORUCCI. No.

FRAGALA’. E’ famoso. Ora le spiego il senso della domanda. Questo professore è un esponente democristiano di Bologna della Sinistra dossettiana, quella che stava a sinistra del Pci...

GUALTIERI. Ma che domanda è questa?

PRESIDENTE. Onorevole Fragalà che modo ha di porre le domande?
Morucci le ha già detto che non lo conosce.

FRAGALA’. Sto spiegando chi è.

PRESIDENTE. Spieghi pure chi è, ma tralasci i commenti…


Sottoposto al ‘bombardamento’ da Pellegrino, Gualtieri e Corsini, Fragalà è costretto ad arrendersi senza essere riuscito a cavare un ragno dal buco anche stavolta!… Le conclusioni inequivocabili che si possono trarre [inequivocabili però solo per coloro che non credono che il nome ‘Gradoli’ sia venuto fuori per intercessione della bun’anima del defunto La Pira…] sono le seguenti…

a) la ‘seduta spiritica’ in questione altro non è stata che una ben precisa opera di disinformazione attuata allo scopo di distogliere l’attenzione delle indagini indirizzandola verso uno ‘specchio per allodole’ [il ‘covo’ di via Gradoli 96…] appositamente allestito per l’occasione…
b) la suddetta opera di disinformazione è servita, esattamente come la trasmissione messa in onda da ‘Radio Città Futura’ , la ‘falsa indicazione’ relativa al Lago della Duchessa e la macchina da scrivere IBM utilizzata per stilare i ‘comunicati delle BR’ , a ‘dirottare’ i sospetti ‘il più possibile lontano’…
c) come è indubbio che la parola ‘Gradoli’ sia effettivamente uscita nel corso della suddetta ‘seduta’ , è altrettanto indubbio che almeno uno dei partecipanti, in modo cosciente oppure in modo incosciente, abbia operato secondo le ‘istruzioni’ ricevute dalla ben attezzata ‘organizzazione di regia’ che ha curato nei minimi partcolari l’intera vicenda…

Certo a questo punto sarebbe interessante conoscere i nomi di tutti coloro che hanno preso parte alla seduta. Si citano i nomi dei ‘professori’ Prodi [‘Mortadellona’ per gli amici…], Clò e Andreatta… quando poi Fragalà prova a citare anche Corghi… ecco che scoppia il putiferio…

saluti!…

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
BigLie
Inviato: 8/4/2008 16:02  Aggiornato: 8/4/2008 16:02
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Questa non la sapevo:

"Non esiste un atto ufficiale di fondazione delle Brigate Rosse. Molti ritengono che la nascita dell'organizzazione sia avvenuta nel corso del convegno organizzato dal Collettivo Metropolitano Milanese del 28 Novembre 1969, nell'albergo Stella Maris di Chiavari (di proprietà ecclesiastica, la cui sala convegni fu all'uopo affittata da Curcio), dove si tenne - secondo quanto racconta uno dei capi storici, Alberto Franceschini, nel suo libro dal titolo: "Mara, Renato ed io" - un convegno del neonato Collettivo politico metropolitano (CPM)."
(tratto da wikipedia)


Sarò fissato ma Stella Maris ha un significato ermetico molto
importante. Sarà una coincidenza?

Dockes
Inviato: 8/4/2008 16:06  Aggiornato: 8/4/2008 16:06
So tutto
Iscritto: 1/6/2006
Da:
Inviati: 4
 Re: Indagine sul caso Moro
Ufficialmente i partecipanti alla "seduta" sono i seguenti:

- Prof. Mario Baldassarri
- Ing. Franco Bernardi
- Prof. Grabriella Bernardi
- Prof. Alberto Clò
- Prof. Carlo Clò
- Dr. Emilia Fanciulli
- Dr. Flavia Franzoni Prodi
- Prof. Fabio Gobbo
- Dr. Adriana Grechi Clò
- Prof. Romano Prodi
- Dr. Grabriella Sagrati Baldassarri
- Dr. Licia Stecca Clò


Buon lavoro(peccato vi siete persi lungo un paio di strade corrette...)

BigLie
Inviato: 8/4/2008 16:11  Aggiornato: 8/4/2008 16:11
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Altra stranezza:
la prima operazione delle BR è il sequestro dell'ingegner
Idalgo Macchiarini. Nell'occasione, il cartello appeso al sequestrato
porta, come simbolo, la tradizionale stella rivoluzionaria disegnata
piena. Chi e come fa in modo che il simbolo cambi?
Ed è il cambio del simbolo ad indicare il passaggio dell'organizzazione
sotto il controllo della massoneria deviata?
Ed è in questo momento che matura la svolta violenta delle BR, molto
utile al sistema?

BigLie
Inviato: 8/4/2008 16:16  Aggiornato: 8/4/2008 16:16
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Nell'elenco di Dockes, vi sono nomi molto interessanti:
c'è la famiglia Prodi (a proposito, che dite vado OT se riesumo i
retroscena esoterici che stanno dietro al delitto di Cogne commesso
dalla nipotina della moglie di Prodi?), il suo maestro e il suo amico più
caro con la sua compagna e l'economista Baldassarri che in questi anni
ha saltabeccato dal PCI a Forza Italia, rimanendo sempre in posti chiave del sistema politico italiano.
Una allegra combriccola di allegri nullafacenti?
Non mi sembra...

Dockes
Inviato: 8/4/2008 16:23  Aggiornato: 8/4/2008 16:23
So tutto
Iscritto: 1/6/2006
Da:
Inviati: 4
 Re: Indagine sul caso Moro
Un'altra piccola intrusione, scusate.

"
Dal novembre 1978 al marzo 1979, Romano Prodi è stato Ministro dell'Industria.
"

Onore al merito..

BigLie
Inviato: 8/4/2008 16:24  Aggiornato: 8/4/2008 16:24
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Dal sito esoteria.org:

RETAGGIO EGIZIO?

E proprio da questa porta pare, sottovoce, farsi strada la figura di quella dea che negli anni del tardo impero aveva conquistato tutta la latinità. Ne fa fede Apuleio. (8) Iside, come la Maddalena, aveva compiuto un viaggio in mare e per questa ragione veniva chiamata stella maris, ad essa era sacro un vaso contenente l'acqua del Nilo, l'Hydreion, così come la Maddalena, nella sua iconografia classica, tiene in mano il vaso dell'unguento. In certi culti orientali, in suo onore si effettuava la sacra prostituzione e si voleva che la Maddalena fosse stata una prostituta redenta da Cristo.. Ma ciò che rende ancora più interessante la comparazione è che il culto di Iside si diffuse a tal punto da raggiungere, sotto 1’impero romano, la Francia del sud. (9) Orbene, da tanti segnali parrebbe possibile concludere che, su un preesistente culto celtico della Grande Madre, si fosse sovrapposto quello di Iside, per giungere poi a quella complessa koinè di tradizioni pagane, gnostiche, ebraiche e cristiane che convergeva nella figura di Maria Maddalena, la prediletta da Cristo. Come abbiamo visto, in questo mito concorrevano tradizioni di varia natura, ma quasi tutte essenzialmente misteriche ed il culto attribuito alla santa penitente sembrerebbe quello della protettrice della femminilità.

BigLie
Inviato: 8/4/2008 16:26  Aggiornato: 8/4/2008 16:26
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Dunque, le Brigate Rosse nascono in un albergo intitolato
a Iside e assumono un simbolo di grande valenza ermetica.
E' un caso?
Non mi stupirei se il comitato esecutivo fosse composto da 12
membri. Qualcuno potrebbe appurarlo?

BigLie
Inviato: 8/4/2008 16:38  Aggiornato: 8/4/2008 16:38
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Dalla sentenza del processo Moro:
"La decisione dell'azione contro Moro fu, dunque, presa dagli organi direttivi nazionali (Comitato Esecutivo e Fronti) e ratificata dalla Direzione Strategica. La preparazione e l'esecuzione del sequestro furono affidate alla Direzione della Colonna romana.
Il Comitato Esecutivo all'epoca era composto da: Moretti, Micaletto, Azzolini e Bonisoli. Il Fronte della lotta alla Controrivoluzione da: Micaletto, Piancone, Bonisoli; Nicolotti e Gallinari. Il Fronte logistico da: Moretti, Fiore, Morucci, Azzolini e Dura. La Direzione della Colonna romana era formata all'epoca, come si è detto da: Moretti, Morucci, Faranda, Gallinari, Seghetti, Balzerani."

Quindi, secondo la stessa sentenza del processo Moro, i brigatisti che
decidono, organizzano ed eseguono il sequestro sono:
Moretti, Micaletto, Azzolini, Bonisoli, Piancone, Nicolotti, Gallinari, Fiore,
Morucci, Faranda, Dura, Seghetti e Balzerani.
Sono 13, un capo (Moretti) e 12 apostoli, come Himmler e il suo comitato supremo SS formato da 12 iniziati nel castello di Wewelsburg, come Gesù e i 12 apostoli, come Artù e i 12 cavalieri della Tavola Rotonda, come il Sole e i 12 segni dello Zodiaco ecc. ecc.

redna
Inviato: 8/4/2008 20:49  Aggiornato: 8/4/2008 21:05
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Interessante BigLie

estremamente interessante, ma, come vedi siamo qui ancora a chiederci che percorso ha fatto l'on.moro la mattina del 16marzo1978.
Non abbiamo conlcuso un granchè...però abbiamo provato.
Le domande sono ancora insolute:
- in che chiesa realmente è stato
- la scorta perchè non ha avvertito via radio qualora avvisasse pericolo
- perchè uccidere la scorta
Ma la simbologia non è solo da guardare dalla parte delle BR.
Ci sono due chiese. Il vaticano vicino. Un compromesso storico che non si vuole fare.

Dockes
se ci siamo persi in due strade corrette perchè allora non sei intervenuto a dire la tua?
E qualora tu abbia capito che ci siamo persi perchè non sei intervenuto?

Propongo comunque che via gradoli/il lago della duchessa sia da lasciar perdere perchè è proprio li che comincia la disinformazione.
Per andare avanti occorre rispondere alla domanda: perchè proprio la mattina di giovedì 16marzo1978?

il 15 marzo qualcuno diceva che avevano GIA' rapito moro:
http://querelles.blogspot.com/2008/03/prima-del-sequestro-moro-interrogativi.html

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 8/4/2008 22:56  Aggiornato: 8/4/2008 22:56
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna:
“Per quanto riguarda la notizia radio data mezz'ora prima del rapimento mi pare, al giorno d'oggi, che la 'fonte' non si conosca ancora.
Strano che una radio mandi in onda delle notizie senza avere una fonte.
Come dire :pubblicare una lettera anonima.La lettera anonima si cestina.
La notizia priva di una fonte certa non si manda in onda.
Da notare però che la notizia diceva del rapimento di moro
ma non dell'uccisione della scorta ”


E’ appunto quello che stavo provando ad interpretare in un post precedente.
Se, e dico se, i due eventi sono distinti, la notizia ha un senso.

E se i due eventi sono distinti alcuni tasselli improvvisamente vanno a posto. Soprattutto il colpo di grazia agli uomini della scorta: dovevano morire assolutamente e non solo essere messi in condizione di non nuocere. Anche la mancata identificazione certa (a quanto ho capito) dell’uomo che scende dall’auto di Moro, può qui trovare una spiegazione….

Chiediamoci con chi aveva appuntamento quella mattina … e chiediamoci anche se l’appuntamento era tale oppure ….. http://www.disinformazione.it/noschese.htm
(l’ho buttata li’ solo come spunto di riflessione)

Comunque perché questo Rossellini (Radio Città Futura) va a parlare dell’annuncio del rapimento, dato più di mezz’ora prima, con Craxi e non con la Polizia? Fragalà ha indagato su questo?


Caro Redna, permettimi anche di dissentire fortemente da quando tu ha scritto giorni fa: “Teniamo presente che Craxi con la storia di sigonella....(mediterraneo) si è giocato ....forse l'esilio.”

Credo che una Sigonella, se non ci fosse stata, Craxi avrebbe dovuto inventarla. Per lui è stata una rendita politica notevolissima, tanto è vero che di Craxi, dopo tanti anni, si ricordano solo i soldi delle tangenti e, appunto, l’affare Sigonella… beh si, si ricorda anche una terza cosa in effetti: era favorevole, quasi l’unico l’unico ad esserlo (l’altro era Pannella mi pare), alla trattativa con le BR.
Mmmm … ma se a tirare le fila della faccenda non erano le BR, allora con chi era la trattativa..???
Mmmm… e se le BR erano la facciata, chi interrogava Moro, e su cosa?
E allora il memoriale come va considerato?
Mi sa che si dovrà tornare su questo argomento prima o poi…


Sigmatau:
“Trattandosi di un ‘servizio informativo’ e non di un ‘organo di polizia qualunque è prassi del tutto normale che il SISDE ‘protegga’ le sue 'fonti'”

Un conto è una fonte, un altro conto è un intercettato a sua insaputa.
Si può proteggere il primo, non il secondo.

Ma la domanda è rimasta senza risposta: ci sono le bobine agli atti o una trascrizione che lascia il tempo che trova?

Lo spirito con cui ho affrontato l’argomento del sequestro Moro è di mettere in discussione tutto. In special modo gli elementi che non hanno trovato riscontri oggettivi nemmeno dopo tanti anni.
L’intercettazione mi pare uno di questi.



Renda:
“ il fioraio dice (dopo sette ore di interrogatorio...per giunta) che non sa nulla...
ma era li da anni...e poi abitava molto lontano da via fani, potevano benissimo fermarlo durante il percorso.L'intimidazione ha funzionato.”

Un intimidazione ha senso e funziona solo se la persona sa di essere stata intimidita.
Il fioraio non lo sapeva, quindi non è un’intimidazione.
E’ una precauzione da parte del commando. Un commando molto professionale direi.

Redna:
“Propongo comunque che via gradoli/il lago della duchessa sia da lasciar perdere perchè è proprio li che comincia la disinformazione”

Personalmente mi sono fatto l’idea che la disinformazione, sul caso Moro, comincia molto prima, al più tardi il 16 marzo 1978.



Rendna:
Per andare avanti occorre rispondere alla domanda: perchè proprio la mattina di giovedì 16marzo1978?”

Perché il 16 marzo? Ma scusa, dov’eri finora? Era il giorno della presentazione del nuovo governo Andreotti, con l’appoggio del PCI…


Per BigLie e Dockes:
Quand’è che cominciamo a parlare degli alieni, dell’Area51 e dei cerchi nel grano?
Sicuramente c’entrano anche quelli, no?
Che la massoneria deviata ci azzecchi è più che probabile, ma che si voglia indagare sull’enigma partendo da Iside francamente mi lascia perplesso … e depresso…

SirPaint
Inviato: 8/4/2008 22:59  Aggiornato: 8/4/2008 22:59
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
Le chiese sono due

Santa chiara a Via zandonai 4-Piazza giochi Delfici messa ore 9.00

San Francesco d'Asiisi a Monte Mario piazza Monte Gaudio messa ore 8.30


Quindi andare a Santa Chiara alle 8.30 e tornare indietro ed andare a Via Fani è poco probabile

E' più probabile andare a San Fracesco alle 8,30 e poi tramite Via Fani andare a Roma centro; oppure


andare in ritardo (9.02) a Santa Chiara per poi andare a Roma Centro.

Su youtube c'è una ricostrzione dove il corteo procede su via fani in direzione EST.

Non ho ancora capito se procedessero su Via fani in direzione Est o direzione Ovest.

il navigatoor Viamichelin consiglia di andare su Via Fani con direzione Ovest per poi procedere su Via stresa e Via della Camilluccia.

No Plane!
zaq
Inviato: 8/4/2008 23:25  Aggiornato: 8/4/2008 23:25
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Biglie:
“Nell'elenco di Dockes, vi sono nomi molto interessanti:
c'è la famiglia Prodi (a proposito, che dite vado OT se riesumo i
retroscena esoterici che stanno dietro al delitto di Cogne commesso
dalla nipotina della moglie di Prodi?), il suo maestro e il suo amico più
caro con la sua compagna e l'economista Baldassarri che in questi anni
ha saltabeccato dal PCI a Forza Italia, rimanendo sempre in posti chiave del sistema politico italiano.
Una allegra combriccola di allegri nullafacenti?
Non mi sembra...”

Il presunto rapporto di parentela è stato smentito da Flavia Franzoni Prodi (http://it.wikipedia.org/wiki/Anna_Maria_Franzoni#Annamaria_Franzoni)
Baldassarri è stato candidato (non eletto) nel 2001 per la casa delle Libertà.
Nel governi Berlusconi II e III ha ricoperto l'incarico di viceministro per l'Economia e le Finanze (2001-2006).
Nelle elezioni politiche del 2006 è stato eletto senatore con Alleanza Nazionale.
Puoi citare la fonte che lo indica politico del PCI?
Non è che devo prendere il tuo nick più sul serio di quanto ho fatto finora? 

voller07
Inviato: 8/4/2008 23:33  Aggiornato: 8/4/2008 23:37
Ho qualche dubbio
Iscritto: 17/2/2007
Da: pavia
Inviati: 43
 Re: Indagine sul caso Moro
16 marzo 1978, ore 8,30.
Numerosi testimoni sostengono di aver ascoltato da Radio Città Futura, emittente di movimento, qualcuno adombrare la possibilità di un attentato contro un personaggio politico. Davanti agli inquirenti, Renzo Rossellini, direttore della radio, ammetterà di aver solo accennato ad un'ipotesi: "Negli ambienti dell'estrema sinistra circolava la notizia: che, in occasione della formazione de nuovo governo di unità nazionale, le Brigate Rosse stessero per tentare, molto prossimamente, forse lo stesso giorno, un'azione spettacolare, forse contro Aldo Moro."

Questo per quanto riguarda l'annuncio via radio,pero quel giorno in via fani c'era anche:
16 marzo 1978, ore 9.
In via Fani, è presente il colonnello Camillo Guglielmi, ufficiale del Sismi, il servizio segreto militare, addetto all'Ufficio "R" per il controllo e la sicurezza. Anni dopo, davanti ai magistrati, il colonnello Guglielmi offre la sua versione: "Stavo andando a pranzo da un collega che abitava in via Stresa, a pochi passi dal luogo della strage"

fonte:http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/03/moro-misteri-irrisolti.shtm
Per quanto riguarda gli impegni di Moro quella mattina il presidente della Dc doveva recarsi da Benigno Zaccagnini, il segretario della Dc che voleva dimettersi per protesta dalla carica, perché non condivideva la lista dei ministri stilata da Andreotti per il governo che doveva avere l'appoggio del Pci.E sembra che dovessero incontrarsi al Centro studi Alcide De Gasperi, alla Camilluccia.
fonte:http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_20693453.html

Solo i piccoli segreti hanno bisogno di essere tenuti nascosti perché quelli grandi sono protetti dall'incredulità della gente.
Marshal McLuhan
redna
Inviato: 9/4/2008 0:01  Aggiornato: 9/4/2008 0:22
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
zaq

chiediamoci con chi aveva appntamento quella mattina...
Infatti alla moglie nessuno ha voluto dire con chi aveva appuntamento e la scorta che sapeva è stata freddata...Perchè non si deve sapere?

Per quanto riguarda Craxi, probabilmente mi sono spiegata male, intendevo dire che l'esilio a quel punto era fondamentale per aver salva la vita.
Sapeva troppe cose.E non solo delle tangenti.
TUTTI volevano che non parlasse e la lontananza dall'italia è stata una grazia accordatagli.Altri ci hanno rimesso le penne per meno...

Torno alla faccenda del fioraio.
Era li all'angolo di via fani e via stresa da anni....sapeva i movimenti di quella zona..quella mattina aveva capito (probabilmente...) che tirava una brutta aria.
Prendere un coltello e tagliare i penumatici è così faticoso?
Lo possono fare tutti. Ed è l'unico sistema per cui il camioncino non va..(se si manomette il motore senza essere esperti ...si capisce).
L'intimidazione potrebbe essere stata a parole....e a parole ha avuto la 'dritta'...

Per quanto riguarda la domanda : perchè il 16 marzo ripropongo:
http://querelles.blogspot.com/2008/03/prima-del-sequestro-moro-interrogativi.html

che come si nota dice che la sera del 15 marzo QUALCUNO era al corrente che moro ERA GIA' rapito.
Non credo che c'entrasse più di tanto il nuovo governo Andreotti.
Del resto non era detto che avesse ottenuto l'approvazione.
Potrebbe essere che questa motivazione è solo 'lo specchietto per le allodole'...

Ma non è correndo....che si trova il bandolo della matassa.
Le certezze di volta in volta cadono e si fa largo una sola cosa certa: la versione ufficiale non sembra la più attendibile.

PS-noschese che imita tutti ....E tutti vuol dire anche....

SirPaint
leggi qui:
http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_20693453.html
dove dicono che certamente avrà fatto una sosta a santa chiara.
Però la notizia è sparita...ne nuovo volume...
Ora perchè far sparire questo fatto invece di controllare se è o meno vero, chiedendo magari a chi gestisce la chiesa dei giochi delfici?
Scusa ma perchè pensare che sia andato a messa? Se avesse dovuto invece trovare qualcuno...o parlare con qualcuno...
E se si fosse fermato?La scorta aveva le armi nel bagagliaio...non c'era nessuno da difendere.

Voller07
sembra che dovessero incontrarsi alla camillucia.....sembra....
La scorta comunque sapeva la direzione esatta.Ma solo loro?Non comunicavano via radio?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 9/4/2008 10:47  Aggiornato: 9/4/2008 12:22
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
zaq:… la domanda è rimasta senza risposta: ci sono le bobine agli atti o una trascrizione che lascia il tempo che trova?… lo spirito con cui ho affrontato l’argomento del sequestro Moro è di mettere in discussione tutto, in special modo gli elementi che non hanno trovato riscontri oggettivi nemmeno dopo tanti anni, l’intercettazione mi pare uno di questi…

Dallo stretto punto di vista dei ‘riscontri oggettivi’ il fatto che la famosa ‘intercettazione ambientale’ abbia effettivamente avuto luogo è del tutto irrilevante. A tutti gli effetti essa potrebbe essere stata addirittura ‘inventata’ da Fragalà allo scopo di ‘estorcere la verità’ a Morucci e alla Faranda… se fosse davvero così quella di Fragalà sarebbe stata una ‘genialata’ degna del Tenente Colombo!…

Il dato essenziale è che sia Morucci sia la Faranda hanno affermato sotto giuramento che Aldo Moro in più occasioni è stato sottoposto a ‘interogatorio’ da parte di Moretti e di altri ‘due copmpagni’ di indentità sconosciuta che provenivano ‘da fuori’. Solo su di un punto le testimonianze di Morucci e della Faranda divergono. Mentre il primo ha affermato che i nastri degli interrogatori sono stati distrutti ‘perché le rivelazioni di Aldo Moro erano prive di interesse’, la seconda ha invece affermato che la distruzione dei nastri era stata fatta ‘per salvaguardare l’identità delle persone che avevano interrogato Aldo Moro’…

Da parte mia sono più propenso a prendere per buono quanto affermato dalla Faranda, dal momento che altre fonti affermano [mi impegno a trovare conferma di questo…] che i due personaggi in questione siano stati ‘visti’ sempre con il cappuccio sulla testa. E’ chiaro dunque che l’identità di costoro doveva restare sconosciuta a tutti i componenti della ‘Colonna romana’ delle BR, non escluso forse lo stesso Moretti

Appurato questo rimane da chiedersi [e si tratta di uno dei ‘nodi essenziali’ della questione…] quale genere di ‘informazione’ si voleva ottenere da Aldo Moro. Che dovesse trattarsi di ‘materia di importanza vitale’ è dimostrato dal fatto che Aldo Moro non è stato ucciso in via Fani e sia stato sottoposto ad una serie estenuante di interrogatori nel corso dei quali per ottenere una sola risposta sono state talvolta necessarie diverse ore [vedi ‘audizione’ di Morucci di fronte alla Commissione stragi…]…

Procedendo ‘per esclusione’, una ipotesi che si può subito scartare è che si volesse da lui qualche informazione ‘di natura politica’. Ben noti infatti e da molto tempo erano ‘disegni politici’ che lo statista democristiano aveva realizzato o aveva in animo di realizzare. Non si dimentichi che proprio lui era stato definito già nei primi anni ’60 nientemeno che il ‘teorico del centrosinista’ ed era ben noto da anni [soprattutto oltreoceano…] l’ambizioso ‘progetto a lungo termine’ che egli coltivava e di cui non aveva fatto mistero: portare definitivamente il Pci nella sfera dell’Occidente e realizzare la cosiddetta ’alternanza di governo’ tra i due maggiori partiti italiani, la Dc e il Pci. E’ da escludere anche che da Aldo Moro si volesse conoscere eventuali dettagli sui ‘contrasti interni alla Dc’ sui quali si era convenuto di mantenere una sorta di ‘segreto’, e questo per la semplice ragione che un segreto del genere sarebbe stato un vero e proprio ‘segreto di Pulcinella’. A mio modo di vedere deve essere esclusa anche l’ipotesi che da Aldo Moro si volessero ‘estorcere’ informazioni attinenti l’ambito militare e della ‘sicurezza nazionale’. Più di uno ha ventilato l’ipotesi che servizi stranieri [in particolare il Kgb…] avessero come obiettivo la conoscenza dettagliata della struttura dell’organizzazione Stay Behind, da noi meglio conosciuta come ‘Gladio’. Una ‘tesi’ di questo genere però contrasta fotemente con alcuni elementi oggettivi che all’epoca erano noti e arcinoti. Proprio per il motivi sopra citati Aldo Moro non aveva mai ricoperto in prima persona incarichi ministeriali ‘strategici’ [Interni e Difesa per intenderci…] e di fatto non aveva mai avuto accesso diretto a informazioni di tipo ‘top secret’, e questo proprio per non ‘irritare’ l’ammistrazione americana, la quale in più di una occasione aveva manifestato nei suoi confronti una malcelata ‘sfiducia’. Se dunque il Kgb o altri avessero deciso, per saperne di più su Gladio o in generale sull’organizzazione della Nato, di ‘correre il rischio’ sequestrando una personalità politica di primo piano, l’ultima ‘personalità’ cui avrebbero potuto pensare era proprio Aldo Moro…

Sia pure ‘precedendo per esclusione’ è stato possibile circoscrivere un poco il campo dell’ìndagine… la via per arrivare alla meta è però ancora lunga e difficile… sia come sia però... mai dire mai!…

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
zaq
Inviato: 9/4/2008 13:25  Aggiornato: 9/4/2008 13:25
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau:
“Dallo stretto punto di vista dei ‘riscontri oggettivi’ il fatto che la famosa ‘intercettazione ambientale’ abbia effettivamente avuto luogo è del tutto irrilevante. A tutti gli effetti essa potrebbe essere stata addirittura ‘inventata’ da Fragalà allo scopo di ‘estorcere la verità’ a Morucci e alla Faranda… se fosse davvero così quella di Fragalà sarebbe stata una ‘genialata’ degna del Tenente Colombo!…”


E’ proprio Fragalà a dire che l’intercettazione è agli atti del primo processo Moro. E’ lo ribadisce ogni volta gli è possibile, cioè ogni volta che chiede a qualcuno se ne sa qualcosa. E ogni volta che riceve una risposta un tantino scettica riattacca, a mo di mantra, che l’intercettazione e stata messa agli atti.
Alla fine della tiritera, l’unica cosa certa è, appunto, che è stata messa agli atti. Quindi accreditata come vera… per in resto nebbia totale.

Un vero peccato che Fragalà non abbia ritenuto opportuno esprimere il suo “genio”anche in altre direzioni, chissà in questi anni di quanti misteri avremmo potuto avere la soluzione …

Permettimi poi di aggiungere che è assai curioso che uno, che vuole indagare su un mistero, poi bolli come irrilevante l’accertamento della verità su un fatto di grande importanza…

Da parte mia non posso fare altro che ribadire di come mi sia assolutamente inconcepibile che un servizio segreto intercetti qualcuno, ma non sappia chi sia l’intercettato.

zaq
Inviato: 9/4/2008 13:54  Aggiornato: 9/4/2008 13:54
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
redna:
"Torno alla faccenda del fioraio.
Era li all'angolo di via fani e via stresa da anni....sapeva i movimenti di quella zona..quella mattina aveva capito (probabilmente...) che tirava una brutta aria.
Prendere un coltello e tagliare i penumatici è così faticoso?
Lo possono fare tutti. Ed è l'unico sistema per cui il camioncino non va..(se si manomette il motore senza essere esperti ...si capisce).
L'intimidazione potrebbe essere stata a parole....e a parole ha avuto la 'dritta'..."

Qui, entriamo nel campo minato delle supposizioni.

Dal mio punto di vista, dovendo scegliere tra:

1. qualcuno buca le gomme al fioraio per non farlo andare a lavorare, in modo tale da compiere l'agguato senza testimoni ravvicinati, che altrimenti andrebbero uccisi. Anche perchè l' eventuale testimonianza del fioraio avrebbe potuto smentire quella di altri...

e

2. il fioraio si auto-buca le gomme perchè minacciato che l'indomani mattina non deve recarsi a lavorare.

scelgo senz'altro la prima, perchè piu' semplice (rasoio di Occam).
La seconda presuppone il rischio che il fioraio il 15 marzo 1978 potesse avvertire la Polizia e mandare tutto all'aria (oltre al fatto di poter riconoscere l' intimidatore).

Far saltare tutta l'operazione per un dettaglio come questo sarebbe da incompetenti, e quelli non lo erano.

PS: quante ruote trovò bucate il fioraio quella mattina? Una, due o tutte?

zaq
Inviato: 9/4/2008 14:07  Aggiornato: 9/4/2008 14:07
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna:
"che come si nota dice che la sera del 15 marzo QUALCUNO era al corrente che moro ERA GIA' rapito.

Qualcuno era al corrente che Moro era già stato rapito?

Allora o era stato già rapito la storia è da riscrivere, pero' a questo punto mente anche la famiglia Moro e questo mi sembra inconcepibile, oppure è un messaggio. Che tipo di messaggio?

1. un via libera all'operazione. Un messaggio un po' troppo esplicito, certo, pero' rileggiti cosa scriveva Pecorelli sulle Idi di Marzo...

2. un tentativo di chi GIA' SA TUTTO, di mettere in guardia lui o apparati non deviati dello Stato.
In questo caso tentativo fallito direi.



Redna:
"Non credo che c'entrasse più di tanto il nuovo governo Andreotti.
Del resto non era detto che avesse ottenuto l'approvazione.
Potrebbe essere che questa motivazione è solo 'lo specchietto per le allodole'..."

Ah beh, allora sarà dipeso da qualche congiunzione astrale sfavorevole...

redna
Inviato: 9/4/2008 14:21  Aggiornato: 9/4/2008 14:34
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Ieri sera da chiambretti maria fida moro:

http://www.la7.it/intrattenimento/dettaglio.asp?prop=markette&video=11268

Interessante: le BR si sono comportate con la famiglia meglio dei politici.

zaq

il fiorista è un dettaglio...
Quello che volevo dire che ci si focalizza su determinati punti tipo: il fiorista, tex willer, quanti brigatisti c'erano durante la sparatorio.... quando a monte non si sa nemmeno CHI doveva incontrare l'onorevole quella mattina.
Dove è stato PRIMA di arrivare in via fani e SE E' ARRIVATO in via fani.

Comunque dico la mia circa il fioraio:
1-qualcuno buca le gomme
2-se le buca da solo

1-qualcuno deve andare dal fiorista che abita anche lontano da via fani, per bucare le gomme....Un lavoro in più, visto che il giorno dopo c'è da fare di tutto e di più, e non si sa l'esito...
2-dopo avere adeguatamente avvertito il fiorista che la mattina dopo NON deve sostare in quell'angolo gli si dice in che maniera starsene lontano.
Non occorre dire il MOTIVO per cui deve starsene lontano.
Basta dirgli che,altrimenti, non sosta MAI PIU' in quel posto.
Se avverte la polizia che gli dice?Non c'è nessuna prova...solo parole.
Non so quante gomme sono state bucate ma credo che ne bastino due per rimanere fermi.(e potrebbero essere anche state 'risarcite')

zaq
non fare il sarcastico
non c'entrano nulla le congiunzioni astrali sfavorevoli....

quello che intendevo dire è: da tempo si sapeva del compromesso storico, da tempo si sapevano le intenzioni di moro. Non si poteva fermare il tutto prima senza arrivare a delle conclusioni così terribili?
Perchè prendere una persona e uccidere 5 uomini?Solo perchè QUEL GIORNO se ne stava discutendo? Almeno avrebbero dovuto attendere l'esito....oppure boicottare l'esito....senza arrivare alla conclusione di uccidere tante persone....

Per quanto concerne il 15 marzo e la notizia del rapimento di moro e della scorta....Qualcuno avrà almeno informato il capo della scorta di questo?
La moglie del maresciallo Leonardi si ricorda che quella mattina cercava le pallottole...Probabilmente era una cosa che faceva raramente visto che se lo ricorda bene...
Allora servivano perchè ne aveva usate, servivano perchè era necessario usarle?
Se il 15 si sa del rapimento e la mattina del 16 alle 8,30 rossellini dalla sua radio da l'annuncio della notizia e nel contempo un elicottero alle nove è già su via fani, un motivo ci sarà?
Però l'onorevole non era informato di nulla visto che stava uscendo col nipotino da casa sua.

Visto che hai messo un link su noschese forse sarebbe il caso di approffondire.Un ruolo l'ha avuto,senza dubbio,in questa vicenda.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 9/4/2008 15:07  Aggiornato: 10/4/2008 8:47
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi
secondo me per andare avanti e non restare impastoiati è necessario allargare un poco il campo visivo. Vedrete che magari certi scogli che al momento sembrano insuperabili finiranno per sciogliersi da soli…

Oggi proverò a cercare qualche utile spunto esaminando le ‘lettere’ che [si dice] Aldo Moro ha scritto nel corso della sua ‘prigionia’. Come premessa importante dirò subito che, secondo la mia opinione, Aldo Moro nel corso dei ’55 giorni’ è stato sottoposto ad un trattamento psichiatrico intensivo allo scopo di ricavare materiale informativo ritenuto essenziale e pertanto quelle lettere sono state scritte in stato fortemente coercitivo. Ciò non vuol dire che in esse non si possano trovare ‘utili indizi’… tutt’altro!… Le ‘lettere’ di cui stiamo parlando sono consultabili in…

http://www.archivio900.it/it/documenti/finestre-900.aspx?c=1043

Diciamo che le ho affrontate in maniera abbastanza soft, senza concentrarmi su singoli punti e cercando invece alcuni elementi che potessero far suonare in me qualche sorta di ‘campanello’. Questo ‘campanello’ è scattato la prima volta allorché ho letto nella lettera n.3 [indirizzata a Francesco Cossiga e recapitata il 29 marzo…]

http://www.archivio900.it/it/documenti/doc.aspx?id=196

… la frase seguente…

… tutti gli Stati del mondo si sono regolati in modo positivo, salvo Israele e la Germania, ma non per il caso Lorenz

Aldo Moro sta citando esempi in cui alcuni stati hanno accettato di ‘trattare col nemico’ e si sono accordati per uno ‘scambio di prigionieri’ [cita ad esempio l’accordo tra Brezhnev e Pinochet che portò nel 1976 alla ‘liberazione’ dei principali leader di Unidad Popular, tra i quali il segretario del partito comunista cileno Luis Corvalan, in cambio della ‘liberazione’ di alcuni ‘dissidenti’ rinchiusi nei manicomi dell’Unione Sovietica, tra i quali lo scrittore Vladimir Bukowsky…] e indica come ‘esempi da non imitare’ [ossia esempi di ‘stati intransigenti’…] Israele e Germania, precisando però che quest’ultima, nel caso di un individuo di nome Lorenz, si è comportata diversamente. Devo dire che le poche parole scritte sopra hanno in un primo tempo attratto la mia attenzione per un duplice motivo. Il primo motivo è dato dal fatto del tutto evidente che quando si associano Germania e Israele si capisce subito dove alla fine si va a parare. Il secondo motivo è che ignoravo al momento nel modo più assoluto chi fosse questo individuo di nome Lorenz. Ho comunque proseguito la lettura riservandomi di tornare poi sulla cosa. Allorché però sono arrivato alla lettera n. 13 [indirizzata a Paolo Emilio Taviani e recapitata il 9 aprile insieme al comunicato n.5…]

http://www.archivio900.it/it/documenti/doc.aspx?id=206

… sono di nuovo ‘inciampato’ sullo stesso scalino…

… cui l'Italia si rifiuta, dimenticando di non essere certo lo stato più ferreo del mondo, attrezzato, materialmente e psicologicamente, a guidare la fila di Paesi come Usa, Israele, Germania [non quella però di Lorenz], ben altrimenti preparati a rifiutare un momento di riflessione e di umanità…

E’ chiaro che a questo punto mi sono convinto che nelle parole ‘Germania, Israele, Lorenz’ doveva esserci racchiuso un ben preciso messaggio che andava ‘decifrato’. Per prima cosa perciò sono andato a cercare qualche informazione riguardo a questo fantomatico ‘Herr Lorenz’ . Armandomi di grande pazienza ho scoperto che Peter Lorenz era il candidato della CDU alle elezioni municipali di Berlino del 1975 ed è stato rapito il 27 febbraio di quell’anno, poco prima delle elezioni, da un commando dell’organizzazione terroristica ‘Movimento 2 giugno’ , ‘emanazione’ della Rote Armee Faction. Nella circostanza il governo tedesco ha preferito venire a patti con i terroristi acconsentendo alla ‘liberazione’ di alcuni detenuti politici. Lorenz, che nel frattempo era stato eletto sindaco di Berlino, verrà rilasciato qualche settimana dopo. Quello che Aldo Moro [o chi per lui…] non dice è che solo due mesi dopo [il 24 aprile 1975…] la RAF assalterà l’ambasciata tedesca di Stoccolma prendendo degli ostaggi e avanzando ulteriori richieste al governo tedesco. Il rifiuto da parte di quest’ultimo ad ulteriori trattative avrà per conseguenza l’uccisione di due ostaggi. In seguto a ciò la polizia svedese organizzerà un colpo di mano che porrà fine alla vicenda, il cui bilancio finale sarà di due terroristi morti, due ostaggi morti e gli altri gravemente feriti. In questa ottica non sembra che ricordare la ‘vicenda Lorenz’ sia una buona carta in mano ad Aldo Moro per ‘convincere’ i suoi ad adottare una ‘linea morbida’. In fondo la ‘linea morbida’ adottata quella volta dal governo tedesco ha avuto come conseguenza che neanche due mesi dopo si è registrato un nuovo ‘attacco terroristico’ con inevitabili ‘nuove richieste’, alle quali è stato necessario opporre un netto rifiuto, per evitare che la cosa proseguisse all’infinito. Mi sono così convinto che dietro alla ‘vicenda Lorenz’ non si celava alcun particolare messaggio nascosto… e pertanto che esso, se c’era, doveva celarsi dietro il ‘cocktail Germania+Israele'…

Secondo voi… qual è questo ‘messaggio nascosto’?…

saluti!…

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
zaq
Inviato: 9/4/2008 18:04  Aggiornato: 9/4/2008 18:04
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
redna:
“zaq…il fiorista è un dettaglio...
Quello che volevo dire che ci si focalizza su determinati punti tipo: il fiorista, tex willer, quanti brigatisti c'erano durante la sparatorio.... quando a monte non si sa nemmeno CHI doveva incontrare l'onorevole quella mattina.
Dove è stato PRIMA di arrivare in via fani e SE E' ARRIVATO in via Fani.”

Hai ragione, mancano elementi fondamentali e ci si arrangia con quello che si ha a disposizione.


Redna:
“Comunque dico la mia circa il fioraio:
1-qualcuno buca le gomme
2-se le buca da solo

1-qualcuno deve andare dal fiorista che abita anche lontano da via fani, per bucare le gomme....Un lavoro in più, visto che il giorno dopo c'è da fare di tutto e di più, e non si sa l'esito...
2-dopo avere adeguatamente avvertito il fiorista che la mattina dopo NON deve sostare in quell'angolo gli si dice in che maniera starsene lontano.
Non occorre dire il MOTIVO per cui deve starsene lontano.
Basta dirgli che,altrimenti, non sosta MAI PIU' in quel posto.
Se avverte la polizia che gli dice?Non c'è nessuna prova...solo parole.
Non so quante gomme sono state bucate ma credo che ne bastino due per rimanere fermi.(e potrebbero essere anche state 'risarcite')”

Non mi convince ancora del tutto, mi spiace.
Può essere nel caso che il fioraio avesse visto cose che non doveva vedere già dai giorni precedenti l’agguato.

da http://www.kaosedizioni.com/sch_flamigni_IdiMarzo.htm
“Nel gennaio del 1979 Pecorelli annunciò nuove rivelazioni sul delitto Moro: «Torneremo a parlare del furgone, dei piloti, del giovane dal giubbetto azzurro visto in via Fani, del rullino fotografico, del garage compiacente che ha ospitato le macchine servite all’operazione, del prete contattato dalle Br, del passo carrabile al centro di Roma, delle trattative intercorse...». Ma restò un annuncio, perché il 20 marzo 1979 il direttore di “Op” venne assassinato.”

Si riferiva a QUEL FURGONE?


E in effetti trovo su http://www.rifondazione-cinecitta.org/cinquelune.html

. Non dobbiamo dimenticare che nell’autunno del ‘ 78, nel periodo che Dalla Chiesa e Pecorelli avevano preso a frequentarsi, Mino scrisse su <<OP >> uno strano trafiletto dal titolo: << I capi delle BR risiedono in Calabria>>. Segno che il generale stava battendo una pista purtroppo rimasta inesplorata, Una pista che aveva preso avvio dalle “anomale” presenze in via Fani, segnalate al DC Canora dall’uomo della ’ndrangheta Rocco Marrone. Una di queste presenze, ricordiamo, era quella di un “legionario De” di cui Pecorelli aveva parlato nella sua ultima invettiva “Vergogna buffoni” e cioè Giustino De Vauro, poliedrico soggetto criminale che aveva al suo attivo un periodo nella Legione Straniera, l’appartenenza ad una cosca calabrese e la successiva politicizzazione in carcere dov’era divenuto un simpatizzante delle Brigate Rosse. De Vauro era stato anche riconosciuto da alcuni testimoni, nelle sembianze di uno spazzino notato in via Fani nei giorni precedenti il rapimento. E, per concludere, la sua cosca di appartenenza impose alla famiglia di un rapito di pagare un contributo di venti milioni, cifra abbastanza rilevante per quell’epoca, alla misteriosa Hyperion.



Certo che quel << I capi delle BR risiedono in Calabria>> fa pensare...

E a forza di pensare m’è venuto in mente che anche in alcune zone della Calabria si parla una lingua incomprensibile al resto degli italiani. Un dialetto albanese parlato da qualche decina di migliaia di persone: l’arberesco. Forse Tex Willer non parlava una lingua “straniera”.


Redna:
“Non si poteva fermare il tutto prima senza arrivare a delle conclusioni così terribili?
Perchè prendere una persona e uccidere 5 uomini?Solo perchè QUEL GIORNO se ne stava discutendo? Almeno avrebbero dovuto attendere l'esito....oppure boicottare l'esito....senza arrivare alla conclusione di uccidere tante persone....”

Ho già avanzato delle ipotesi che rispondono a queste domande, ne aggiungo una nuova:

a. il Presidente Moro (ho visto l’intervista alla figlia) non era nell’auto, ma gli uomini della scorta sapevano dov’era e con chi era, quindi non potevano restare in vita.

b. Se anche fosse stato nell’auto, i sopravvissuti della scorta avrebbero smontato in 5 minuti la ricostruzione fatta dai brigatisti e fornito importantissime indicazioni per indagini.

c. Ora che ci penso, arberesco è parlato anche in alcune zone della Puglia e del Molise. Giulio Rivera, uomo della scorta, era di Guglionesi, ossia proprio della zona del Molise in cui si parla tale lingua. Quindi se Tex Willer si esprimeva in quell’idioma, tra le poche decine di migliaia di persone in Italia in grado di comprenderlo probabilmente c’era, guarda il caso, anche un uomo della scorta del Presidente Moro. Curioso direi…

d. E se lo scopo del rapimento fosse stato… il rapimento stesso, e quello che ne conseguì nei 55 giorni (oltre l’eliminazione fisica del Presidente che, secondo me, è già decisa a priori, anche se i BR non lo sanno …non tutti almeno)? Forse a causa della giovane età all’epoca dei fatti, non a tutti è chiaro che la situazione politica italiana subisce una sterzata negli anni successivi all’uccisione del Presidente Moro. Qui un’ ottima sintesi. http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/zaccagni.htm

zaq
Inviato: 9/4/2008 18:13  Aggiornato: 9/4/2008 18:37
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau:
"E’ chiaro che a questo punto mi sono convinto che nelle parole ‘Germania, Israele, Lorenz’ doveva esserci racchiuso un ben preciso messaggio che andava ‘decifrato’. Per prima cosa perciò sono andato a cercare qualche informazione riguardo a questo fantomatico ‘Herr Lorenz’ . Armandomi di grande pazienza ho scoperto che Peter Lorenz era il candidato della CDU alle elezioni municipali di Berlino del 1975 ed è stato rapito il 27 febbraio di quell’anno, poco prima delle elezioni, da un commando dell’organizzazione terroristica ‘Movimento 2 giugno’ , ‘emanazione’ della Rote Armee Faction. Nella circostanza il governo tedesco ha preferito venire a patti con i terroristi acconsentendo alla ‘liberazione’ di alcuni detenuti politici. In seguito a questo Lorenz, che nel frattempo era stato eletto sindaco di Berlino, verrà rilasciato qualche settimana dopo. Quello che Aldo Moro [o chi per lui…] non dice è che solo due mesi dopo [il 24 aprile 1975…] la RAF assalterà l’ambasciata tedesca di Stoccolma prendendo degli ostaggi e avanzando ulteriori richieste al governo tedesco. Il rifiuto da parte di quest’ultimo ad ulteriori trattative avrà per conseguenza l’uccisione di due ostaggi. In seguto a ciò la polizia svedese organizzerà un colpo di mano che porrà fine alla vicenda, il cui bilancio finale sarà di due terroristi morti, due ostaggi morti e gli altri gravemente feriti. In questa ottica non sembra che ricordare la ‘vicenda Lorenz’ sia una buona carta in mano ad Aldo Moro per ‘convincere’ i suoi ad adottare una ‘linea morbida’. In fondo la ‘linea morbida’ adottata quella volta dal governo tedesco ha avuto come conseguenza che neanche due mesi dopo si è registrato un nuovo ‘attacco terroristico’ con inevitabili ‘nuove richieste’, alle quali è stato necessario opporre un netto rifiuto, per evitare che la cosa proseguisse all’infinito. Mi sono così convinto che dietro alla ‘vicenda Lorenz’ non si celava alcun particolare messaggio nascosto… e pertanto che esso, se c’era, doveva celarsi dietro il ‘cocktail Germania+Israele'…

Secondo voi… qual è questo ‘messaggio nascosto’?… "


Ricapitolando:
Hai trovato in una lettera del Presidente Moro un incredibile messaggio nascosto che, dopo accurata analisi, si è dimostrato essere inesistente.
Quindi chiedi a noi qual'era il messaggio nascosto...

Ho capito bene?

redna
Inviato: 9/4/2008 18:39  Aggiornato: 9/4/2008 18:39
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Ho messo il video di la7 di maria fida moro, ma ce n'è un altro in cui c'è maria fida e il figlio luca.(sempre nel link che ho segnalato)
Qui viene riportato un episodio che vale la pena sottolinare.
Le BR,dice maria fida, avevano raccolto tutti gli effetti personali del padre in una scatola e li consegnarono alla madre. L'onorevole voleva consegnare al nipote i suoi effetti personali.
La signora mora li mise in un cassetto di una stanza e li rimasero finchè un giorno si intrufolò,senza essere visto da nessuno, qualcuno che prese tutti gli oggetti e lascio al loro posto un milione di lire.
Ritornò in portineria per uscire e tentarono di fermarlo ma non riuscirono.
Ora,maria fida, si chiede se sono stati effettivamente consegnati dalle BR quegli oggetti.

zaq
circa il fioraio...poteva aver visto delle cose già nei giorni precedenti.
E' vero. Ma da qui si capisce che era quello il giorno che NON ci doveva essere e non prima o dopo.

Sono d'accordo che se fosse stato in vita una sola persona della scorta tutto aveva un altro corso. Ma qualcuno è riuscito ad essere accompagnato all'ospedale vivo. Non avrà mai parlato con nessuno.
Dove era stato ferito?
Ricordiamoci che UN uomo della scorta quel giorno era stato SOSTITUITO.
Se ne sa qualcosa in più?

La politica degli anni dopo moro cambia completamente...zaccagnini rimane segretario ancora per due anni. Poi arriva flaminio piccoli (al quale moro ha inviato diverse lettere...elogiandolo...) e poi arrivano i 'socialisti' al governo...che volevano trattare per moro...che sapevano di tutto e di più ...e che hanno favorito un industriale milanese per una favolosa scalata al potere. Del resto abita ancora nella villa dei casati stampa...quelli dell'omicidio-suicidio e della contessa che fu la 'sponsor' di mario moretti che divenne capo (anomalo?) delle BR.

Perchè tutto gira ancora in tondo



C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 9/4/2008 19:14  Aggiornato: 9/4/2008 19:14
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
redna
"Ricordiamoci che UN uomo della scorta quel giorno era stato SOSTITUITO.
Se ne sa qualcosa in più?"


Purtroppo non ho trovato nulla di sostanziale in proposito.


Renda:
"circa il fioraio...poteva aver visto delle cose già nei giorni precedenti.
E' vero. Ma da qui si capisce che era quello il giorno che NON ci doveva essere e non prima o dopo."

E certo che era quello il giorno.
Quello che sto provando a spiegare, appunto, è che se il fioraio non aveva visto nulla di sospetto i giorni precedenti, non aveva senso minacciarlo mettendolo a conoscenza di un complotto.
Molto piu' semplice tagliargli le gomme, non trovi?



Redna:
"La politica degli anni dopo moro cambia completamente...zaccagnini rimane segretario ancora per due anni. Poi arriva flaminio piccoli (al quale moro ha inviato diverse lettere...elogiandolo...) e poi arrivano i 'socialisti' al governo...che volevano trattare per moro...che sapevano di tutto e di più ...e che hanno favorito un industriale milanese per una favolosa scalata al potere. Del resto abita ancora nella villa dei casati stampa...quelli dell'omicidio-suicidio e della contessa che fu la 'sponsor' di mario moretti che divenne capo (anomalo?) delle BR.

Perchè tutto gira ancora in tondo"

Alla fine ci capiamo.

zaq
Inviato: 9/4/2008 19:35  Aggiornato: 9/4/2008 19:35
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
E penso che si possano trovare interessantissimi spunti di riflessione anche qua:

http://www.macchianera.net/2004/04/12/il_caso_moro_3.html

Pyter
Inviato: 9/4/2008 20:09  Aggiornato: 9/4/2008 20:11
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma il fioraio, nel caso si fosse tagliato le gomme da solo, deve per forza esserci stato costretto da qualcuno, (con o senza minacce)?

E cosa gli avranno chiesto, in ben sette ore di interrogatorio?
Quasi due ore per ogni gomma...

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
redna
Inviato: 9/4/2008 21:36  Aggiornato: 9/4/2008 23:29
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
zaq

a.il Presidente Moro....non era nell'auto, ma gli uomini della scorta sapevano dov'era e con chi era, quindi non potevano restare in vita.
---
Potrebbe essere.
Ma al momento non si capisce bene dove potesse essere, se non era in via fani.
Visto che il viceparroco di santa chiara, mennini, ha poi fatto da tramite fra la famiglia e il sequestrato...si può supporre che fosse stato nelle vicinanze.
Resta comunque da vedere perchè si è riparato sotto l'extraterritorialità vaticana e ha vantato anche parentele con i vertici dello IOR.
Pare che ora Mennini non sia più in italia ma all'estero.La carriera è avanzata.
Come per Marcinkus il vaticano ha fatto scudo.

b) Se anche fosse stato nell'auto, i sopravissuti della scorta avrebbero smontato in 5 minuti la ricostruzione fatta dai brigatisti e fornito importantissime indicazioni per indagini.
---
Ma soprattutto non era possibile manipolare alcunchè di tutto l'agguato.

d) Se lo scopo del rapimento fosse stato il rapimento stesso...
---
Questo sarebbe successo in un altro momento. Ogni giorno passeggiava con il capo scorta.Probabilmente erano soli. Perchè trovare manovalanza per uccidere i 5 uomini della scorta quando quotidianamente c'era l'opportunità di rapirlo?

Pyter
probabilmente hanno interrogato per sette ore il fioraio perchè,come disse il figlio del mafioso....sette ore m'interrogarono...niente dissi!!!

----
diamo un'occhiata nel 1978 che maretta c'era...
http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/calvi.html

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
voller07
Inviato: 9/4/2008 22:05  Aggiornato: 9/4/2008 22:09
Ho qualche dubbio
Iscritto: 17/2/2007
Da: pavia
Inviati: 43
 Re: Indagine sul caso Moro
@redna:
penso che l'incontro tra Moro e Zaccagnini fosse stato stabilito come minimo ill giorno prima e dunque la mattina del 16 marzo la scorta ne fosse già al corrente e ne avrà sicuramente tenuto conto per stabilire il tragitto di quel giorno.
Per me puo essere andata cosi: Moro prima di via Fani e stato in chiesa o per assistere alla messa o per un appuntamento imprevisto sicuramente ad aspettarlo c'era qualcuno che godeva della sua fiducia e che ha potuto prelevarlo senza destare sospetti tra gli agenti della scorta che infatti ripongono tranquillamente le loro armi nel bagagliaio.Dopo il prelevamento l'azione si svolge molto velocemente l'auto con su Moro accelera decisamente supera le auto della scorta e quando attraversa l'incrocio con via stresa le BR danno il via all'attacco alla scorta.
Per quanto riguarda altri misteri sul sito macchianera e segnalato anche questo:
Roma, sabato 18 marzo, ore 9,30
Gli agenti del commissariato Flaminio Nuovo si presentano al terzo piano della palazzina al numero 96 di via Gradoli, una stradina residenziale sulla via Cassia. Una "soffiata" molto precisa, forse proveniente da ambienti vicini ai servizi segreti, ha segnalato che lì, all'interno 11, c'è un covo delle Br. Gli agenti bussano alla fragile porta di legno, ma nessuna risponde. Apre invece l'inquilina dell'interno 9, Lucia Mokbel, e racconta di aver sentito provenire dall'appartamento sospetto dei ticchettii simili a segnali Morse. Secondo le disposizioni vigenti i poliziotti dovrebbero a quel punto sfondare la porta, o quantomeno piantonare il palazzo. Invece vanno via. Al processo Moro presenteranno un rapporto di servizio grossolanamente falso, costruito a posteriori, stando al quale i vicini avrebbero fornito "rassicurazioni" sull'onestà dell'inquilino dell'interno 11, il ragionier Borghi, alias Mario Moretti. Saranno sbugiardati pubblicamente, ma mai puniti.

e poi aggiungiamoci anche la latitanza di Alessio Casimirri, che vive tutt'oggi in Nicaragua in una bella casa al dodicesimo chilometro della Carretera sur quella che da Managua porta a El Crucero, cento metri a sud e cento metri ad est del Monte Tabor, non lontano dal suo ristorante "La Cueva del Buzo", protetto da un alto muro di cemento armato e da una torretta di legno.Si può dire che anche il ministero degli interni diretto ai tempi da Cossiga a le sue belle responsabilità per quanto riguarda depistaggi e occultamenti vari..

Solo i piccoli segreti hanno bisogno di essere tenuti nascosti perché quelli grandi sono protetti dall'incredulità della gente.
Marshal McLuhan
zaq
Inviato: 9/4/2008 23:54  Aggiornato: 9/4/2008 23:54
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
zaq
"d) Se lo scopo del rapimento fosse stato il rapimento stesso...

redna
"Questo sarebbe successo in un altro momento. Ogni giorno passeggiava con il capo scorta.Probabilmente erano soli. Perchè trovare manovalanza per uccidere i 5 uomini della scorta quando quotidianamente c'era l'opportunità di rapirlo?""


E tu che spiegazione ti sei data?

Io ne ho appena trovata una, di cui non so valutare il "peso"

Dal resoconto di una riunione della segreteria del PCI, del 30 marzo '78, fate attenzione a cosa dice sul finale Perna.
"Perna. ...ci sono cinque morti, come terrebbe la polizia se si trattasse?"

Sostanzialmente, ed intelligentemente, Perna fa notare che la trattativa è fortissimamente ostacolata dal fatto che ci sono cinque uomini della scorta morti. Ed oltre alla polizia, come avrebbe reagito l'opinione pubblica?
Io ero solo un ragazzino all'epoca, eppure mi ricordo che la cosa giusta mi parve la fermezza. Non si poteva trattare con quella gente.

Ma prestate attenzione a tutti gli interventi, sono significativi dello stato di confusione che la prigionia del Presidente Moro viene a creare in quel partito, come anche nella stessa DC, o almeno in parte di essa.

http://www.almanaccodeimisteri.info/espressoverbale1.htm

Personalmente mi resta sempre un bel dubbio sull'autenticità di quelle lettere. Potrebbero anche essere un sapiente mix di vero e falso.
E basta che ce ne sia anche solo una falsa e si capisce subito che per il Presidente Moro non era previsto il rilascio...

La perizia giudico' la grafia "incerta" come un segno di patimento psicologico dovuto alla prigionia.
Puo' essere, ci mancherebbe. Ma puo' anche essere che 35 miliardi di lire siano un po' troppi per la scrittura di un paio di falsi comunicati BR...

BigLie
Inviato: 10/4/2008 0:12  Aggiornato: 10/4/2008 0:12
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi, torniamo allo stranissimo "compagno Moretti".
Non c'è nulla di questa figura che mi convinca.
'Sto tizio si racconta in una sua biografia cercando di
accreditarsi una famiglia operaia e una militanza comunista
sin dalle origini.
In realtà, è un figlio di papà per di più adottato virtualmente
da una nobildonna "nera", studia in un convitto e anche in
questo luogo, non propriamente all'avanguardia, viene
ricordato come un giovane di destra.
Nonostante la buona famiglia e l'amicizia della signora finisce in
fabbrica e anche lì non si distingue per particolare spirito
rivoluzionario, anzi. Addirittura entra nella CISL.
Poi, nel giro di 2 anni, lo ritroviamo nelle BR?????
Ma su, non sta in piedi.
In effetti, sembra il classico identikit delle spie che, all'epoca,
la polizia cercava di infiltrare anche nel semplice ambito sindacale.
Ricordiamo che siamo in un periodo in cui i capi sindacali spesso
dormivano fuori casa per paura di un golpe.
Per me nun ce piove che Moretti sia un uomo dei Servizi, anzi
probabilmente proprio di Gladio.
Se uniamo le stranezze di Moretti a quelle di Senzani, vediamo che
in effetti il Superstato controllava direttamente le due anime delle
BR, l'ala militarista e quella movimentista.

BigLie
Inviato: 10/4/2008 0:25  Aggiornato: 10/4/2008 0:25
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Se a questo aggiungiamo la stretta amicizia tra i Casati Stampa ed
Edgardo Sogno e le testimonianze di amici d'infanzia di Moretti secondo
i quali Moretti non nascondeva di essere un fanatico fascista, il quadro
mi sembra chiaro:
i Casati Stampa conoscono questo giovane disadattato, probabilmente
con problemi profondi in ambito familiare, e capiscono di poterlo usare
per i propri scopi. Assecondano la sua paranoia filofascista e gli
propongono un compito che a Moretti deve sembrare eroico: passare
alla storia, anche se solo per coloro che sono addentro alle cose, come
colui che ha cancellato ogni ipotesi di sviluppo rivoluzionario.
D'accordo con Sogno e con il Signore del Gladio gli chiedono di infiltrarsi
nelle BR, di divenirne il capo e di utilizzare questa organizzazione come
una branca operativa di Gladio.
Il prezzo da pagare per questo eroico sacrificio sarà qualche anno di galera dorata ma in confronto agli eroi che si gettavano con i MAS
contro le navi nemiche cosa volete che sia?
Teniamo conto che i membri di Gladio erano tutti votati alla morte,
dovendo operare come commandos in territorio nemico nel caso di
invasione sovietica, quindi se erano loro invasati perchè non può esserlo
Moretti?
Questo spiegherebbe anche il suo silenzio per tutti questi anni che non
si spiegherebbe se fosse stato veramente un militante di una
rivoluzione ormai fallita. Guardate le ex spie della Stasi: hanno parlato
ampiamente perchè non avevano più nulla da difendere.
Evidentemente se Moretti non parla vuol dire che la sua "rivoluzione"
non è fallita ma è viva e vegeta, anzi trionfante.

sigmatau
Inviato: 10/4/2008 11:01  Aggiornato: 10/4/2008 13:36
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… è veramente interessante osservare il vostro lodevole impegno nello sviscerare a fondo il ‘mistero del fioraio’ [vale a dire se i pneumatici del suo furgone se li è tagliati lui oppure lo hanno fatto altri… veramente essenziale per decifrare l’intera vicenda!…] oltre a altri ‘misteri’ non meno misteriosi riguardanti la ‘P2’, i ‘servizi deviati’ , le ‘contesse [sessualmente] deviate’ e via andare

Dal momento che su questi elementi veramente fondamentali si è concentrato il vostro sforzo analitico e quindi sono ‘in buone mani’, vorrà dire che potrò concedermi una ‘divagazione’ verso altri ‘territori’ che a prima vista con il ‘Caso Moro’ c’entrano come i classici ‘cavoli a merenda… a rientrare nel discorso si farà comunque sempre in tempo… Per avere però da parte mia la ‘coscienza tranquilla’ avverto che quanto scriverò in questo e nei prossimi postati potrebbe porre Luogocomune all’attenzione [se già non lo è…] di siti come www.informazionecorretta.com … e di chi sta loro dietro…
In ogni caso sono certo che, se ciò dovesse per caso essere giudicato ‘pericoloso’ per Luogocomune, la spett. Redazione saprà prendere per tempo i dovuti ‘provvedimenti’ …

Ciò detto torniamo senz’altro al discorso relativo al ‘messaggio nascosto’ contenuto nelle lettere n. 3 e n. 13 di Aldo Moro, ‘messaggio’ che noto con piacere avete fatto a gara tra voi per ‘decifrare’ … In verità ammetto che nell’ultimo messaggio mi sono espresso male e ciò ha dato luogo a qualche inevitabile malinteso… mi scuso di ciò con voi… Il ‘messaggio nascosto’ che ho ravvisato consiste nella combinazione ‘Israele+Germania+Lorenz’, che, particolare importante, si ripete per due volte a breve distanza nelle lettere scritte nelle due settimane successive a via Fani. Della ‘vicenda Lorenz’ si è parlato e si è visto che, presa da sola, non fornisce utili indizi, anzi rischia di portare completamente ‘fuori strada’. Occorre quindi considerarla insieme agli altri due ingredienti del cocktail e questo porterebbe a cercare di individuare una ‘vicenda significativa’ che ha visto in qualche modo ‘protagonisti’ Israele e Germania e avvenuta prima del rapimento di Peter Lorenz. Se la impostiamo in questo modo è inevitabile che la memoria non vada all’anno 1972, mese di settembre, e al ‘dramma’ associato a questa data: la strage alle Olimpiadi di Monaco del 1972. L’evento è descritto in modo assai preciso e completo alla voce…

http://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Monaco

… e pertanto su di essa farò qui alcuni commenti del tutto personali [e pertanto del tutto ‘discutibili’ se si vuole…]. A mio parere l’intera vicenda, anche nei particolari a prima vista ‘secondari’, mostra tutti gli ‘effetti’ [assolutamente disastrosi per la Germania…] di 27 anni di ‘politica di denazificazione tedesca’ attuata dagli Alleati a partire dal 1945. La incredibile carenza dimostrata sul piano organizzativo, addestrativo e anche specificatamente militare da parte di tutta la ‘organizazione di sicurezza’ tedesca ha fatto sì che la vicenda si chiudesse con un bilancio di morti assolutamente sproporzionato: 11 atleti israeliani [tutti quelli presi in ostaggio dai terroristi…], 5 terroristi e 1 poliziotto tedesco. Ma le ‘sorprese’ più incredibili [mi scuso per il termine probabilmente non appropriato…] di tutta la vicenda le ha fornite, con il suo comportamento durante e dopo la ‘crisi’ , il governo tedesco con ‘cancelliere’ Willy Brandt e ‘vicecancelliere’, oltre che ministro degli esteri, Walter Scheel. Che il governo tedesco non si sia dimostrato all’altezza della situazione nel corso degli eventi è ampiamente illustrato e non necessita certo di commenti. A destare vero e proprio ‘sconcerto’ però è la ‘appendice’ avvenuta un mese dopo. I tre terroristi superstiti, due dei quali gravemente feriti, si trovavano in carcere in Germania allorché il 29 ottobre un altro ‘commando terrorista’ dirottava verso Zagabria un aereo della Lufthansa diretto ad Ankara e chiedeva al governo tedesco il rilascio dei tre. Contro ogni aspettativa il governo tedesco [il quale era nel frattempo stato sfiduciato dal Bundestag, il che aveva prodotto la ‘crisi’ con conseguenti elezioni anticipate che si sarebbero tenute il mesi di novembre…] acconsentiva allo scambio. I tre erano quindi caricati su un aereo diretto in Libia e qui giunti saranno accolti con tutti gli onori e rilasceranno una ‘conferenza stampa’ di fronte al mondo intero. Solo dopo le elezioni, che segnavano il pieno successo di Brandt e della sua coalizione, si verrà a sapere ‘in via non ufficiale’ che il ‘dirottamento’ era stato organizzato dallo stesso governo tedesco. La ‘motivazione’ addotta, ossia quella di aver voluto ‘tener lontana la Germania da ritorsioni terroristiche’ , sarà assai poco ‘convincente’ e molto più valida sarà la ‘tesi’ secondo la quale il governo tedesco ha agito così per puro calcolo elettorale. E’ noto che la Germania fece tesoro di questa ‘esperienza’ e avviò immeditamente dopo Monaco la costituzione di una ‘forza speciale’ con specifica funzione ‘antiterrorista’ che prese nome Grenzschutzgruppe 9 ma che è ricordata soprattutto con il nome di ‘Teste di cuoio’. Tale ‘unità’ avrà un brillante ‘battesimo del fuoco’ nel settembre 1977 il quello che è ricordato come ‘Raid di Mogadiscio’, altro ‘episodio di terrorismo’ sul quale sarà opportuno ritornare…

Questi, in estrema sintesi si capisce, i fatti relativi alla ‘Strage di Monaco’. E’ ovvio che più di uno di voi mi chiederà a questo punto che legami vi possano essere con il rapimento di Aldo Moro e perché ritengo che il ‘messaggio nascosto’ formato dalla combinazione ‘Israele+Germania+Lorenz’ si riferisca proprio a questo episodio, accaduto ben sei anni prima… la risposta sarà data prossimamente…

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 10/4/2008 11:37  Aggiornato: 10/4/2008 11:50
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
zaq
...se lo scopo del rapimento fosse stato il rapimento stesso...intendo dire che se fosse SOLO stato per il rapimento le cose potrebbero essere andate diversamente.Voglio dire se le BR volevano rapire moro lo potevano fare senza tante mese in scena. Lo rapivano, lo interrogavano, probailmente era intenzione anche rilasciarlo....Questo le BR.
Qui si capisce che si sono sommati al rapimento degli altri interessi.
Tipo perchè chi interrogava moro non doveva essere riconosciuto dagli altri.
Dalle testimianze della faranda si capisce che non sapeva molto e tantomeno di dove andava a 'firenze' moretti....quindi all'interno è chiaro che si era formato un gruppo non più del tutto BR.
Perna dice...come terrebbe la polizia se si trattasse.
Quindi questi cinque uomini sono stanti 'funzionali ' anche allo stato più che alle BR che hanno fatto la manovalanza.

Per quanto riguarda le lettere mi sto ancora chiedendo come mai ad un prigioniero si lascia srivere continuamente un sacco di letter, che oltretttuo, devono essere anche rilette, corrette, portate al distinatario e come dice la farando anche fotocopiate.
Perchè tutto questo lavoro lo devono fare le BR....loro potevano scrivere i loro comunicati e dire le condizioni del prigoniero e dare LORO nel contempo la testimonianza del suo stato di salute.

E'interessante vedere come subito,non appena sono arrivate le lettere,quelli della DC hanno messo le mani avanti dicendo che erano state estorte sotto chissà quali trattamenti...senza porsi la domanda di qual'era lo SCOPO di tutte quelle lettere.
In effetti guardiamo ancora alle lettere dell'onorevole e non guardiamo ai comunicati BR. Come è stato fatto il falso comunicato n.7, non potrebbe esserci stata qualche falsa lettera di moro? E perchè un viceparroco (con parentela ai vertici dello IOR) fa da tramite alla famiglia moro?

BigLie
per quanto riguarda moretti e la contessa della nobilta 'nera' ...Si dice nobiltà nera perchè appunto è legata a certi ambienti...politicamente e reilgiosamente....
Non credo che i casati-stampa abbiano adottato il moretti 'gratutitamente'...
Come dice sigmatau ...la contessa (sessaulmente) deviata...
Probailmente dovete leggere di più del delitto casati-stampa (l'omicidio-suicidio)...Il conte uccise la moglie insieme all'amante (giovanissimo) e poi si suicidò. Ma resta il fatto che era lui che 'trovava' i ragazzi con cui la moglie 'doveva' andare (ma che poi doveva abbandonare...). Per l'ultimo non fu così e allora....la tragedia.

Sigmatau
sto cercando di capire qualcosa su quanto hai proposto...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 10/4/2008 12:25  Aggiornato: 10/4/2008 15:20
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara redna
mi rendo conto che il ‘sentiero’ che ho iniziato a percorrere non sembra proprio essere quello che porta alla ‘soluzione dell’arcano’. Proverò a farti capire il mio intento citando un esempio preso dalla ‘Storia dalla Matematica’. Il più notevole contributo alla Matematica [una disciplina per la quale, probebvilmente lo avrete capito, chi scrive ha decisamente ‘un debole’...] dato dagli italiani è stato certamente la soluzione dell’equazione algebrica di terzo grado, scoperta dal pavese Gerolamo Cardano nel XVI° secolo. L’approccio con cui Cardano risolse un problema attorno al quale ci si era inutilmente dibattutti per 1500 anni è considerato ancora oggi ‘assolutamente geniale’. Rimaneva però un ‘angolo buio’ che Cardano, con suo grande rincrescimento, non era riuscito a svelare e che egli aveva chiamato ‘caso irriducibile’. Esso si verifica allorchè l’equazione ammette tre radici reali e nessuno è riuscito dopo Cardano a venire a capo della questione per altri duecento anni. Solo nel XVIII° secolo il grande Eulero, nato in Svizzera e poi emigrato in Russia, scoprirà la formula che porta il suo nome, formula che lega le funzioni circolari alle funzioni esponenziali passando per il dominio complesso e grazie alla quale è possibile risolvere l’equazione di terzo grado nel ‘caso irriducibile’…

Dal mio modestissimo punto di vista ritengo che questa ‘indagine’ sul Caso Moro che Massimo ci ha voluto affidare somigli un poco al ‘caso irriducibile’ della equazione di terzo grado. Finchè si gira intorno a ‘via Fani’, il ‘covo delle Br’, le ‘lettere dalla prigione’, la P2, i ‘servizi deviati’, il ‘compromesso storico’ , il Vaticano, il ‘camioncino del fioraio’ , la ‘contessa deviata’ e altre cose del genere secondo me non si va lontano. Pemettimi dunque di fare un tentativo prendendo un sentiero differente in modo da arrivare al problema ‘facendo un largo giro’… se il sentiero porta ad una palude pazienza… sarà sempre possibile per me ‘tornare sulla retta via’

saluti!...

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redna
Inviato: 10/4/2008 13:21  Aggiornato: 10/4/2008 13:21
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Il mio punto di vista sigmatau, è che questo caso è come un puzzle.
Se si vuole vederlo nella sua interezza, cioè realmente, occorre sistemare TUTTI i pezzi e non sbagliarne alcuno.
Andando a casaccio (tipo 'n do cojo cojo...) si arriverà mai a qualcosa?
Questo non significa che si possano percorrere diverse strade ma, nel contempo, bisogna ricollegarne ad, altre.
Ponendosi la domanda: le lettere di moro sono TUTTE vere? e non dando nel contempo una risposta al quesito....come possiamo iniziare a 'leggerle'?

Questo non significa che bisogna abbandonare quella strada.Ma certezze sull'autenticità delle lettere non ce n'è.

Otello/Ermione stava parlando di questo, ma non è più presente alla discusione.

Stiamo parlando da tempo delle due chiese.
Io ho trovato su questo su monte gaudio:
http://roma.archeologia.com/blog/8/chiesa-san-lazzaro-roma/luoghi-roma/
che definirei interessante...specialmente dove dice che era luogo di incontro di cardinali ed ambasciatori...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
BigLie
Inviato: 10/4/2008 14:37  Aggiornato: 10/4/2008 14:37
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Scusate ragazzi, ma nel procedere (interessantissimo) dei
ragionamenti ho perso il filo conduttore.
Qual è l'obiettivo della nostra ricerca?
Cosa cerchiamo di scoprire (sigh!)?
I veri mandanti dell'omicidio Moro?
Il movente?
Stabilre se le BR erano strumentalizzate?
Le reali modalità del sequestro e della sua gestione?
Direi che sui punti 1 e 3 ci siano pochi dubbi, al limite quello
che possiamo fare è allargare la cerchia dei responsabili.
Il punto 2 è molto controverso e, secondo me, l'aspetto più
interessante riguarda l'attualità o meno di quelle motivazioni.
Sul quarto punto, senz'altro il più misterioso, ho dei dubbi
sull'utilità, in termini speculativi, dell'eventuale soluzione.
Qualcuno può darmi delucidazioni in merito?

sigmatau
Inviato: 10/4/2008 14:57  Aggiornato: 10/4/2008 15:48
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Il fatto che sia un puzzle non è un buon motivo per rinunciare prima ancora di aver tentato… tanto più che finora qualche risultato lo si è pur raggiunto… o almeno mi pare…

A questo proposito, prima di proseguire ‘in solitaria’ , tornerò ancora per una volta in via Fani. Per ‘documentarmi’ un poco di più sono andato sabato a cercare il libreria qualche libro che parlasse della vicenda. E’ ovvio che il materiale disponibile al riguardo riempiva un’intera parete e così ho esaminato tutte le opere esposte cercando quella che meglio servisse alle mie esigenze. La scelta è caduta sullo scritto di Giovanni Bianconi Eseguendo la sentenza- Roma, 1978. Dietro le quinte del sequestro Moro ed. Einaudi. A farmi propendere per questa scelta è stata la ‘presentazione’ che stava dietro la copertina e che diceva…

Se pensavate di sapere già tutto sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, allora leggete questo libro. Un libro che poteva essere scritto soltanto oggi. Interrogando oggi i testimoni e i documenti di allora. Compresi alcuni, dimenticati o ignorati, che vengono proposti al pubblico per la prima volta…

L’ultima frase ha decisamente solleticato il mio interesse e così mi sono deciso all’acquisto. Di ciò non ho dovuto pentirmi poiché di ‘novità’ del genere il libro è pieno. Ecco per esempio il ‘testo originale’ delle dichirazioni fatte dal fioraio che avrebbe quella mattina dovuto essere in via Fani [pag. 53]…

Sono fioraio ambulante con posto fisso in via Stresa, angolo via Mario Fani. Ogni mattina, da circa due anni, verso le 8.15 mi reco sul posto di lavoro dove mi trattengo fino all’imbrunire. Questa mattina sono uscito di casa verso le 6.45 per prendere il mio furgone Ford erecarmi prima al mercato dei fiori e poi sul posto di lavoro. Nel salire sull’automezzo mi sono accorto che tutte e quattro le gomme erano state squarciate. Sul momento ho pensato che potesse trattarsi di qualche dispetto e ho provveduto a sostituire le quattro gomme. Durante questa operazione, per la quale ho utilizzato l’autovettura di un mio conoscente, per radio ho sentito che avevano rapito Aldo Moro. Ritornando a casa poco dopo per lavarmi le mani, sono stato chiamato da un’inquilina del palazzo la quale mi ha fatto ascoltare la radio che parlava del fioraio che lavorava in via Stresa. Subito mi sono recato sul posto e lì ho saputo della tragedia. A domanda risponde: nei giorni scorsi non ho notato persone o automezzi che sostavano o passavano con atteggiamento sospetto. Preciso che quel punto di strada è molto trafficato…

Si tratta di una testimonianza tutto sommato ‘attendibile’ e sicuramente chi indagava ha fatto tutti gli accertamenti del caso, interrogando tutti coloro che potevano confermare quanto detto dal fioraio. Alla pagina successiva [pag. 54] si trova una testimonianza ‘inedita’ che però, alla luce delle considerazioni fatte finora, avrebbe potuto rivelarsi decisiva se ben valutata. Eccola…

Sono residente a Roma in via Mario Fani n. 123. Questa mattina, verso le ore 9, mi trovavo nel bagno della mia abitazione e stavo vestendomi. A un tratto ho sentito due colpi e subito dopo una serie di colpi in rapida sucessione […] Sono corsa ad affacciarmi alla finestra del salone […] Erano ferme tre autovetture, delle quali non ho notato né il tipo né il colore […] Vicino all’autovettura di centro si trovava un individuo che indossava una divisa blù scuro che a me è sembrata quella dell’Alitalia. Costui impugnava un mitra, con il calcio del quale ha infranto il vetro anteriore sinistro dell’autovettura stessa. Ciò fatto ha sparato ha sparato ripetute raffiche […] Subito dopo, guardando verso in centro dell’incrocio, ho visto una ragazza con le spalle rivolte alle macchine descritte e che impugnava un mitra corto con entrambe le mani. Quasi contemporaneamente ho visto l’on. Moro sorretto da due sconosciuti che indossavano la stessa divisa da me descritta. Qualche istante dopo ho visto salire l’on. Moro con i suoi due accompagnatori su un’autovettura che era ferma al centro dell’incrocio, che è ripartita su via Stresa in direzione via Trionfale…

Direi che, grosso modo, in questa testimonianza gli elementi essenziali ci sono tutti. Che Aldo Moro sia stato ‘prelevato’ in via Fani e non altrove non credo possano più sussistere legittimi dubbi. La ‘novità decisiva’ invece sta nella ‘ragazza’ che impugnava un mitra corto con due mani. Quale fosse all’epoca il solo ‘mitra corto’ al mondo che poteva essere ‘impugnato a due mani' lo abbiamo già detto, come abbiamo già detto di quale ‘esercito’ ne facesse uso e quali fossero gli idiomi in uso in questo ‘esercito’. Questa testimonianza è una ulteriore importante conferma [per l’arma, non per l’idioma…] e questo significa che qualche ‘risultato utile’ nell’indagine promossa da Massimo in fin dei conti lo si è ottenuto… anche se a distanza di così tanti anni… speriamo almeno che Massimo sia contento! … La teste parla poi di una ‘ragazza’ e questo ci fa pensare che non si tratti di ‘Tex Willer’ ma un altro elemento del ‘commando’… forse quello la cui arma ha sparato 22 colpi, più di tutti i colpi sparati dall'intero 'complesso brigatista’…

saluti!…

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 10/4/2008 15:33  Aggiornato: 10/4/2008 15:41
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
BigLie

veramente il titolo del 3d è: Indagine sul caso moro...e penso che questa sia a tutto tondo, nel senso che non c'è un solo verso da guardare l'intera faccenda.

I risultati? Mi sembra di capire che, al momento, si sta ancora valutando...

sigmatau

le testimonianze non sono determinanti...nel senso ....il testimone di via fani 123 aveva visto di persona l'onorevole per dire con esattezza che era lui?
Viene descritta una ragazza con il mitra in mano....ma,con i capelli lunghi, poteva essere anche un ragazzo....Insomma la certezza non c'è.
Un'altra testimone dice,invece, che moro camminava verso l'auto 'tranquillamente' vicino ad un giovane. A chi credere?

Una cosa balza agli occhi: il testimone che dice che l'auto, con a bordo il rapito, da via stresa andava in direzione di via trionfale.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 10/4/2008 17:02  Aggiornato: 10/4/2008 17:35
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
redna: … viene descritta una ragazza con il mitra in mano...ma, con i capelli lunghi, poteva essere anche un ragazzo... insomma la certezza non c'è…

Ottima osservazione!… a questo proposito ritengo interessante un piccolo ‘anticipo’ di quanto diremo in dettaglio più avanti. Il 10 aprile 1973, nell’ambito di una ampia ‘strategia contro il terrorismo’ decisa dal governo di Israele quale ritorsione per i fatti di Monaco che abbiamo or ora ricordato, fu attuata l’operazione denominata ‘Sorgente di gioventù’. La mattina presto alcuni gommoni approdarono sulla spiaggia prospiciente Beiruth e scaricarono un ‘commando’ della Unità speciale Kidon denominata Sayaret Maktal. Ad attendere il 'commando' vi erano alcuni agenti del Mossad con alcune automobili prese in affitto. Del ‘commando’ facevano parte anche Amnon Lipkin Shahak [futuro leader del partito di centro israeliano…], Amiram Levine [che farà carriera tra i vertici del Mossad…] e il futuro primo ministro Ehud Barak. Gli edifici obiettivo erano tre. In due di essi si nascondevano i terroristi e in un terzo alloggiavano altri terroristi di rango minore, militanti del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina di George Habbash. Per non dare nell’occhio, fu deciso di travestirsi da coppie di innamorati che camminavano ‘mano nella mano’. Per l’occasione, Ehud Barak si travestì da ragazza bruna e Amiram Levine indossò una parrucca bionda

Direi proprio che la presenza in via Fani quella mattina di una ‘coppia di innamorati’ [un ragazzo e una ragazza…] che all’improvviso hanno estratto la UZI e si sono messi a sparare all’impazzata è niente altro che la ‘replica’ di un ‘copione’ già andato in onda in precedenza

saluti!...

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
zaq
Inviato: 10/4/2008 17:28  Aggiornato: 10/4/2008 17:28
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna:
"zaq ...se lo scopo del rapimento fosse stato il rapimento stesso...intendo dire che se fosse SOLO stato per il rapimento le cose potrebbero essere andate diversamente.Voglio dire se le BR volevano rapire moro lo potevano fare senza tante mese in scena. Lo rapivano, lo interrogavano, probailmente era intenzione anche rilasciarlo....Questo le BR.

Ma se le BR sono dirette dall'esterno, questo ragionamento non vale piu'.
Che poi singoli esponenti delle BR volessero liberarlo non ho difficoltà a crederlo, ma significa semplicemente che non avevano assolutamente la percezione di cosa stavano facendo e di cosa stava accadendo intorno a loro.


"Qui si capisce che si sono sommati al rapimento degli altri interessi."

Io penso invece che gli "iteressi" precedono il rapimento, lo organizzano e lo portano a compimento, con l'ausilio di qualche terrorista da operetta (armio che non sparano, simulazioni senza proiettili a Velletri), che funge da parafulmine.

Redna:
"Tipo perchè chi interrogava moro non doveva essere riconosciuto dagli altri.
Dalle testimianze della faranda si capisce che non sapeva molto e tantomeno di dove andava a 'firenze' moretti....quindi all'interno è chiaro che si era formato un gruppo non più del tutto BR."

Ulteriore dimostrazione di come le decisioni dipendessero dall'esterno, non dalle BR.


Redna:
"Perna dice...come terrebbe la polizia se si trattasse.
Quindi questi cinque uomini sono stanti 'funzionali ' anche allo stato più che alle BR che hanno fatto la manovalanza."

Perna dice che la via della fermezza per il PCI, ma anche per la DC, è obbligata.
Quindi chi ha fatto la scelta di uccidere la scorta ha già deciso l'esito del rapimento.
Insisto molto su questo tasto, perchè permette di inquadrare la storia in una prospettiva diversa.

E torniamo all'inizio, se le BR (o alcuni di loro) sono favorevoli alla liberazione, ma la liberazione non si puo' fare con 5 poliziotti uccisi, i BR questo non lo capivano da soli quando hanno pianificato l'attentato?

Allora sono stati loro a pianificarlo ed eseguirlo????

E sell'esito del rapimento era, come sospetto, già deciso in partenza, perchè non farla finita subito?
Perchè lo scopo "politico" del rapimento è modificare la situazione italiana, che aveva preso una direzione che non piaceva in molti ambienti.

Se la faccenda è in questi termini possiamo dire che lo scopo è stato raggiunto perfettamente.

I 55 giorni hanno lo scopo di seminare veleni e divergenze tra le forze politiche, affinchè un nuovo ordine delle cose (o il ripristino di uno vecchio), venga costituito.

zaq
Inviato: 10/4/2008 19:01  Aggiornato: 10/4/2008 19:12
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
BigLie:
"Scusate ragazzi, ma nel procedere (interessantissimo) dei
ragionamenti ho perso il filo conduttore.
Qual è l'obiettivo della nostra ricerca?
Cosa cerchiamo di scoprire (sigh!)?

1) I veri mandanti dell'omicidio Moro?
2) Il movente?
3) Stabilre se le BR erano strumentalizzate?
4) Le reali modalità del sequestro e della sua gestione?

Direi che sui punti 1 e 3 ci siano pochi dubbi, al limite quello
che possiamo fare è allargare la cerchia dei responsabili.
Il punto 2 è molto controverso e, secondo me, l'aspetto più
interessante riguarda l'attualità o meno di quelle motivazioni.
Sul quarto punto, senz'altro il più misterioso, ho dei dubbi
sull'utilità, in termini speculativi, dell'eventuale soluzione.

Qualcuno può darmi delucidazioni in merito?""


Mi piacciono le tue domande, aiutano a fare chiarezza.

Procedo quindi con la mia personale risposta ai vari quesiti che poni, partendo dalla fine:

4) Reali modalità del sequestro e della sua gestione
Non potremo mai scoprirle noi, leggendo le informazioni si internet.
Possiamo rilevare incongruenze e sollevare dubbi su quello che ci è stato propinato come versione ufficiale, ma non abbiamo assolutamente i mezzi per venirne a capo.
E temo che nessuno li abbia piu' ormai, a 30 anni dagli eventi.

Pero' possiamo decidere una buona volta delle regole per cui un fatto puo' essere ritenuto vero, probabilmente vero, probabilmente falso o decisamente falso.


3)Stabilre se le BR erano strumentalizzate
Questo è piu' facile da scoprire.
Non direttamente certo, ma indirettamente.
Ripercorrendo gli eventi, comparando i fatti, le dichiarazioni agli atti e le bugie acclarate, si puo' desumere la verità su questo punto.
Credo che su questo versante l'"indagine" abbia già prodotto dei risultati.


2) il movente
Come in ogni indagine che si rispetti, il movente è centrale.
Abbiamo davanti a noi il movente ufficiale ed anche piste alternative da battere, e lo stiamo già facendo.

Collocare gli eventi nel loro contesto storico-temporale è fondamentale e, come sempre, conviene porsi la famosa domanda "a chi giova?"
Il sequestro del Presidente Moro ha giovato alle BR? Non mi pare...
Allora a chi?
I miei ultimi inteventi, in effetti, miravano a chiarire il quadro affinchè ognuno di noi si potesse dare una risposta.
Tutte le risposte vanno bene?
No, la risposta non deve essere in contrasto coi fatti accertati.
Ma cos'è veramente accertato? Molti "fatti" accertati sono controversi, come l'attribuzione delle lettere, ad esempio.
E questo ci rimanda di nuovo al punto 4.
Sembra una strada senza uscita!

Ma se noi avremo fissato i paletti che dicevo, possiamo venirne a capo.


1) I veri mandanti dell'omicidio Moro
Per fare un colpevole ci vogliono i soliti tre elementi:
- movente
- opportunità
- mezzi

Ed ecco che a sorpresa, si fa per dire, le BR già vengono a mancare di un elemento essenziale: I MEZZI!
NON AVEVANO I MEZZI PER PREPARARE E PORTARE A TERMINE L'AGGUATO.
Agguato la cui complessità appare decisamente minimizzata nelle risultanze ufficiali, affinchè non venga a mancare uno del tre elementi cardine di ogni indagine che si rispetti.

Da notare, sempre in relazione ai mezzi, che dopo l'omicidio di Moro le BR verranno smantellate in pochissimo tempo.
Un tempo cosi' breve che non depone a favore dei mezzi di cui poteva disporre questa organizzazione.


L'opportunità?
Beh, come ha ripetuto varie volte Redna, l'opportunità ci sarebbe stata anche in altre situazioni, e con minore necessità di mezzi.
Allora perchè progettare un piano che necessiata di mezzi sproporzionati che non si hanno a disposizione?
Risposta: ma era delle BR il piano?
E se non era delle BR, di chi era?


E se proprio vogliamo sottilizzare, quale sarebbe il movente? La lotta allo stato delle multinazionali?

I mandati vanno cercati tra chi aveva il movente, l'opportunità ed i mezzi necessari. Le BR, per quanto mi riguarda, sono solo uno dei mezzi a disposizione del mandante.


Spero di non essermi dilungato eccessivamente

zaq
Inviato: 10/4/2008 19:22  Aggiornato: 10/4/2008 19:22
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau:
"Dal mio modestissimo punto di vista ritengo che questa ‘indagine’ sul Caso Moro che Massimo ci ha voluto affidare somigli un poco al ‘caso irriducibile’ della equazione di terzo grado. Finchè si gira intorno a ‘via Fani’, il ‘covo delle Br’, le ‘lettere dalla prigione’, la P2, i ‘servizi deviati’, il ‘compromesso storico’ , il Vaticano, il ‘camioncino del fioraio’ , la ‘contessa deviata’ e altre cose del genere secondo me non si va lontano"



Se vuoi convincermi che non sono queste le cose su cui indagare, devi fornire degli elementi concreti che possano portare all'individuazione di un colpevole per altre vie.

Ricorda pero' che anche tu devi sottostare alle regole dell'indagine, e definire movente, opportunità e mezzi per il colpevole.

Es: se tu mi dici che sono stati i marziani per me va bene, pero' devi dirmi perchè lo volevano morto, trovarmi le tracce del disco volante in via Fani, e magari anche qualche "colpo" di pistola laser.


redna
Inviato: 10/4/2008 21:09  Aggiornato: 10/4/2008 21:31
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau

ti seguo con interesse...e ho capito dove stai guardando....

zaq

dici che non avevano i mezzi per compiere l'agguato.
Ma dimentichi le targhe diplomatiche che giravano quel giorno.
Quante macchine diplomatiche c'erano in giro per roma quel giorno?
Quante ambasciate ci sono a roma?
Perchè la macchina,che dicono di moretti, aveva la targa diplomatica?
Solo quella doveva avere la targa diplomatica (che vedi caso era stata rubata tempo prima...)
Quello che voglio dire è che di LORO non avevano mezzi...però se guardiamo bene c'era chi poteva fornire il tutto ...

infatti dici: le BR sono solo dei mezzi a disposizione del mandante.
E allora il mandante ai mezzi avrebbe fornito anche ' i mezzi'.

I tasselli del puzzle sono quelli che sono. Perchè pensare che qualcuno si travesta per compiere un agguato? Per non essere riconosciuti basta solo nascondersi il viso.
Perchè dalla macchina di moro doveva uscire solo lui e da una macchina con targa diplomatica doveva uscire moretti?
Se moretti,condannato a diversi ergastoli, dice questo, sarà credibile?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 10/4/2008 22:21  Aggiornato: 10/4/2008 22:21
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
@redna

Su

Soluzione completa del caso Moro


c'è tutto, anche il nome di Tex Willer, gli snipers che sparano i primi due colpi; unico errore è la foto di via fani che è stata proposta speculare; con un programmino di fotoedit la puoi vedere in forma corretta.

Non ho trovato nulla di meglio; grazie per le discussioni.

No Plane!
zaq
Inviato: 10/4/2008 22:30  Aggiornato: 10/4/2008 22:30
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna:
"dici che non avevano i mezzi per compiere l'agguato.
Ma dimentichi le targhe diplomatiche che giravano quel giorno.
Quante macchine diplomatiche c'erano in giro per roma quel giorno?
Quante ambasciate ci sono a roma?
Perchè la macchina,che dicono di moretti, aveva la targa diplomatica?
Solo quella doveva avere la targa diplomatica (che vedi caso era stata rubata tempo prima...)
Quello che voglio dire è che di LORO non avevano mezzi...però se guardiamo bene c'era chi poteva fornire il tutto ..."


Non mischiamo mezzi e mandanti. Parlavo dei primi.

Quando dico che le BR non avevano i mezzi per compiere l'agguato non sto parlando di automobili, parlo di capacità di organizzare e realizzare un agguato del genere.
Parlo del volume di fuoco e della sua precisione.
Parlo anche di calibri utilizzati che non erano nel loro arsenale.
E' un'azione di concezione militare, che non era nel bagaglio tecnico delle BR.
I BR erano essenzialmente gambizzatori a tradimento. Poi, improvvisamente, diventano come De Niro nel film Ronin. E lo fanno allenandosi senza proiettili in quel di Velletri.. stupefacente!
(Mi riporta alla mente qualcosa avvenuto parecchi anni dopo.. l'11 settembre 2001, quando dei dilettanti del pilotaggio diventano improvvisamente emuli del barone rosso, in quanto a manovre)

E l'assurdo è che gli stessi BR dichiarano di non aver sparato loro tutti quei colpi, anzi, di aver sparato poco e niente. Ma non sanno indicare chi l'abbia fatto.
E' una barzelletta.



Riguardo i mezzi intesi come veicoli, oltre "quella di Moretti", quale altra auto targata "CD" era in circolazione?

redna
Inviato: 10/4/2008 23:06  Aggiornato: 10/4/2008 23:53
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
SirPaint

soluzione 'completa' del caso moro?
Non mi sembra, una parte non è stata considerata.

zaq

è un'azione di concezione militare.
---
E'un'azione militare uccidere a sangue freddo due agenti prima che l'auto si fermi?
E'un'azione militare uccidere la scorta che ha le armi nel bagagliaio?
Mi sembra di più un assassinio concepito perchè non ci dovevano essere testimoni.
Siamo ancora qui a pensare alla potenza di fuoco quando con poche pallottole potevano uccidere (nella maniera che l'hanno fatta) tutti e cinque gli agenti.
Quindi? Il resto mi sembra scena.
E non si pensa più all'elicottero che volteggiava che nessuno sa da dove è partito e perchè era li...

Per quanto riguarda quello che ho scritto circa la targa CD.
Non si potevano prendere altre taghe (o rubarle come è stato fatto,dicono, per la targa CD)?
Perchè proprio la CD?
Le ambasciate non godono forse dell'extraterritorialità? o sbaglio?

In questa ricostruzione leggiamo:
http://www.adnkronos.com/IGN/Politica/?id=1.0.1980163377
..davanti al piccolo corteo delle auto si inserisce una 128 targata CD 19707...
---
quindi questa auto (che era quella di 'moretti') arrivava con il corteo delle auto dell'onorevole.Pertanto si presume che sia stato per controllare il percorso che facevano.Nessuno l'ha vista prima di via fani?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 11/4/2008 0:21  Aggiornato: 11/4/2008 0:21
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna:
"E'un'azione militare uccidere a sangue freddo due agenti prima che l'auto si fermi?
E'un'azione militare uccidere la scorta che ha le armi nel bagagliaio?"

Eh si.... Concepita militarmente. E con almeno un tiratore di grande capacità.
Ma tu sei certa che sapessero che le armi erano nel bagagliaio?


Redna:
"Mi sembra di più un assassinio concepito perchè non ci dovevano essere testimoni.
Siamo ancora qui a pensare alla potenza di fuoco quando con poche pallottole potevano uccidere (nella maniera che l'hanno fatta) tutti e cinque gli agenti.
Quindi? Il resto mi sembra scena."

Potresti esserti risposta da sola. Oppure le cose possono essere andate diversamente da come pensi e da come è stato riportato.

Girarono voci all'epoca... strane voci...
Voci che dicevano di gente vestita da pilota vista sulla Cassia, di cui uno sembrava ferito...
Giravano voci che di questi qui si persero le tracce laddove, dicevano sempre le voci, partiva un tunnel segreto che dalla Cassia andava verso Civitavecchia..

Questa la leggenda, ma non ti dimenticare due fatti:

1) non si sa con precisione il numero di colpi sparati. Si dice 93 perchè sono stati repertati 93 bossoli, ma è tutto quello che si sa.
2) il magistrato inquirente, per una serie di motivi, andò sul posto dell'agguato la prima volta dopo 14 giorni dall'evento...

Fai tu...

zaq
Inviato: 11/4/2008 0:42  Aggiornato: 11/4/2008 0:42
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna:
"In questa ricostruzione leggiamo:
http://www.adnkronos.com/IGN/Politica/?id=1.0.1980163377
..davanti al piccolo corteo delle auto si inserisce una 128 targata CD 19707..."

Nel link che hai postato ci sono notizie che non mi sembrano corrette:

- Si attribuisce il black-out delle linee telefoniche all BR ...

- Si avvalora la tesi che la sparatoria inizia con sventagliate di mitra, il che è improbabile con Moro dentro l'automobile.

Pero' anche notizie interessanti che non avevo ancora letto da altre fonti:

- le gomme tagliate al fioraio erano tutte e quattro.

- la traccia di sangue sulla 132 ... si è mai capito di chi era? C'entra con la leggenda metropolitana dell'uomo del commando ferito?
Peccato non ci fosse il test del DNA all'epoca...
Questa traccia di sangue è stata conservata in qualche modo?


Pero' prima parlavi di piu' di una macchina targata "CD", ma dov'è che compare?

zaq
Inviato: 11/4/2008 1:05  Aggiornato: 11/4/2008 1:05
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
SirPaint:
"Su

Soluzione completa del caso Moro


c'è tutto, anche il nome di Tex Willer, gli snipers che sparano i primi due colpi; unico errore è la foto di via fani che è stata proposta speculare; con un programmino di fotoedit la puoi vedere in forma corretta."


Ci sono molte verita storiche, e la dinamica dei fatti dichiarata dall' ex gladiatore è tecnicamente fattibile con facilità da un professionista.
Leggo su forum militari di tiri a segno a guidatori di mezzi in movimento da oltre 2000 metri..
Parliamo di corpi speciali evidentemente.


Pero' manca una parte importante sulle verità storiche, che permetterebbe di comprendere meglio tante cose: la parte restante degli iscritti alla P2, quella mai rinvenuta (a quanto si sa).

zaq
Inviato: 11/4/2008 1:12  Aggiornato: 11/4/2008 1:12
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Piccola e fortunata ricerca:

Qui si legge qual'era l'arma che usavano gli snipers dei marines nel 1978.

"308 Remington 700, bolt action, floating barrel, with a scope"

http://answers.yahoo.com/question/index?qid=20070906192715AANOITq

Si parla di portata di 1000 yards.

redna
Inviato: 11/4/2008 10:21  Aggiornato: 11/4/2008 10:42
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
prendendo spunto sempre dall'articolo:
http://www.adnkronos.com/IGN/Politica/?id=1.0.1980163377
si nota che dicono che moro è stato caricato su di una 128 scura seguita da una altra...Di queste due macchine nessuno ha visto la targa?Ci sono testimoni che hanno visto ma di questi particolari nessuno se ne ricorda?
Sono anche d'accordo che la 'sventagliata di mitra' non ci spoteva essere stata con moro dentro.
Resta valida l'ipotesi che il capo scorta e l'autista siano stati fredddati prima.
Quindi, ripeto, tutto quelll'inferno di proietili perchè servivano?
Perchè fare tanto casino?
Per attirare la gente che li vede in viso, malgrado abbiano le divise di avieri?
E perchè nell'azione non si sono coperti il volto?Per poi andare a prendere i rullini alle persone che hanno fatto le foto?
La macchina che segue la 128 con (presumibilmente ) dentro moro rapito perchè ha tanto l'aria di una scorta?Una macchina sola fa presto ad andare, due si notano prima e tanto più con a seguito la moto di grossa cilindrata.
Per quanto riguarda il ricovero al gemelli, anche qui cade un'ombra...L'uomo della scorta ferito si sa dove è stato colpito e se non ha mai parlato?


l Per a traccia di sangue sulla 132 d'accordo che allora non c'era l'esame del DNA ma ora si può fare.Nessuno ha pensato a questo,finora?

La ricostruzione postata da SirPaint, parla apertamente di Sindona, Calvi e di tutta la finanza dei cosiddetti 'banchieri di dio ' ma clamorosamente non da spazio al fatto che erano tali perchè esisteva lo IOR e il banchiere di dio a quel tempo era Marcinkus. Dal 1971 e per 17 anni ha tenuto le sorti dello IOR a cavallo di tre papi (paolo VI lo aveva voluto, ma a mio avviso, aveva anche avuto dei dissidi; Papa Luciani ha avuto vita breve, ma con Woityla tutto è andato bene tanto da essere diventato il suo 'gorilla').
La lista della P2 con tutto l'elenco dei nomi è talmente custodita bene che Gelli a Montecarlo fa quello che ha sempre fatto.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 11/4/2008 10:44  Aggiornato: 11/4/2008 10:50
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… prima di proseguire il discorso sulla Strage di Monaco del 1972 e sulle conseguenze ‘a lungo termine’ che ne sono derivate, facciamo un piccolo passo intero… più che altro per accontentare l’amico zaq che ‘sbava’ dal desiderio di conoscere ‘prove e moventi’…

Prima una piccola premessa che spero non mi dipinga come un ‘becero maschilista’. Se dovessi fare una affermazione del tipo ‘Filomena ha due tette da sballo’ è chiaro che è differente dal dire, per esempio, ‘Maria Pia ha un fondoschiena che è la fine del mondo’. Nel caso specifico la prima affermazione si riferisce a Filomena e la seconda a Maria Pia. Sarebbe una ‘errata ricostruzione’ di quanto da me affermato l’affermazione ‘Filomena e Maria Pia sono due gran tocchi di f…’… e il perché è evidente… Orbene uno dei ‘paletti’ posti da Massimo all’inizio recita testualmente così…

L’ex-vicepresidente del CSM, Giovanni Galloni, ha dichiarato in un’intervista TV che poco prima del rapimento lo stesso Moro gli aveva confidato ‘di avere per certo che le BR sono state infiltrate dai servizi americani e israeliani’. Nella stessa intervista Galloni dichiara anche che non sempre la CIA teneva informati i corrispettivi italiani delle loro attività sul nostro territorio…

Per come è riferita la prima parte della frase si capisce chiaramente che, secondo quanto a Moro ‘risultava certo’, CIA e Mossad si erano infiltrate nelle BR. La seconda parte della frase cita la sola CIA e di fatto induce che legge a ritenere che delle due ‘agenzie’, la CIA sia stata quella che nella vicenda ha giocato il ruolo più ‘significativo’. Stessa cosa in pratica si legge sulla ‘Soluzione completa del Caso Moro’ che l’amico Sir Paint ci ha cortesemente segnalato. Volendo essere un poco meno superficiali tuttavia, un paio di domande sarebbero quanto meno doverose…

a) la ‘infiltrazione’ di CIA e Mossad nelle BR era avvenuta come ‘operazione congiunta’ o per lo meno erano state ‘contemporanee’?…
b) CIA e Mossad, per tramite delle BR, perseguivano lo stesso ‘disegno’ oppure due ‘disegni’ differenti?…

Per cercare di capire qualche cosa al riguardo mi sono andato a leggere con attenzione le ‘audizioni’ della Commissione stragi, la quale ha terminato i lavori nell’anno 2000… e lì si trova chiaramente scritto che i ‘contatti’ tra le BR e il Mossad erano già noti da tempo prima delle ‘dichiarazioni’ di Galloni e risalivano addirittura all’anno 1974. Oltre che del Mossad nella ‘audizione’ [che poi è quella di Valerio Morucci…] è nominato, sia pure 'di sfuggita' e dal solo Fragalà, il Kgb… della CIA invece nessuna traccia…

http://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/steno22.htm

PRESIDENTE. Lei poco fa, se non sbaglio, ha definito Moretti ‘la Sfinge’: ho sentito bene?

MORUCCI. Sì.

PRESIDENTE. Recentemente, nel corso di audizioni svolte in Commissione, il messaggio che ci è stato lanciato, la valutazione che ci è stata proposta è che le Brigate rosse fossero una cosa, mentre le Brigate rosse più Mario Moretti fossero cosa in parte diversa. Lei su questo può dirci nulla? La ritiene una valutazione errata? Mario Moretti è soltanto il capo dell'area militarista, che obbedisce a questa consequenzialità logica che però poi lo portava, come è successo, inevitabilmente ad una sconfitta, o c'era qualcosa di diverso attorno a Moretti?

MORUCCI. Alla risultanza dei fatti e degli atti non vedo cos'altro potesse esservi! Non rintraccio nessun elemento che possa consentire...

FRAGALA’. Glielo posso suggerire io!

MORUCCI. Me lo dica.

FRAGALA’. Sia Franceschini, in una dichiarazione a Courmayeur del 1993, sia altri esponenti delle Brigate rosse ad un certo punto hanno detto che Moretti era qualcosa in più delle Brigate rosse, nel senso che faceva parte di una internazionale terroristica di cui facevano parte anche l'Ira irlandese e la Baader-Meinhof tedesca; ancora di più, che era stato prima contattato dal Mossad, che aveva interesse a contrastare una politica filo-araba di esponenti democristiani come Moro ed altri e poi, invece, che era stato contattato dal Kgb. Lei su questo sa nulla?

MORUCCI. No.

PRESIDENTE. Per completare la domanda, cosa dice del riferimento fatto tante volte all'Hyperion?

MORUCCI. Moretti prima di aderire alle Brigate rosse era vicino al cosiddetto Superclan e cioè alle persone che poi hanno dato vita in parte all'Hyperion. Inizialmente era un gruppo un po' più magmatico e complesso, quello che poi ha dato origine alle Brigate rosse. Il cosiddetto Superclan teorizzava la necessità di percorrere comunque una strada terroristica, però iperclandestina, non nel senso delle misure di sicurezza ma nel senso di non pubblicità degli intenti. Ci fu una spaccatura su ciò da parte di coloro che fondarono poi le Brigate rosse, i quali invece ritenevano che un processo rivoluzionario che utilizzasse nella sua strategia la violenza e le armi dovesse avvenire alla luce del sole, dovesse cioè essere pubblico, pubblicizzato, fondato sulla parola, sulla propaganda, sulla divulgazione della teoria politica e dei propri obiettivi. Stando a quanto so, Mario Moretti abbandonò quasi immediatamente questa piccola frazione e aderì in toto alle Brigate rosse. Da qui può sorgere una certa animosità di Franceschini nei suoi confronti per via di questo brevissimo trascorso di Moretti in questa frazione politica. Da quel momento in poi Mario Moretti è stato all'interno delle Brigate rosse e tutti i contatti sono stati decisi dal comitato esecutivo, passati attraverso quest'ultimo ed anche attraverso di me che non ero nel comitato esecutivo: quindi non erano decisi, stabiliti e praticati soltanto dal comitato esecutivo all'insaputa degli altri regolari dell'organizzazione. Io sapevo dei contatti di Moretti con i palestinesi, con la Baader-Meinhof, dei contatti che Moretti cercava di stabilire con altri gruppi europei; sapevo che questo era un punto del programma politico delle Brigate rosse e sapevo che questi rapporti, come sempre nelle Br, erano subordinati alla discussione politica. Moretti rifiutò più volte offerte di armi.

FRAGALA’. Da parte di chi?

MORUCCI. Credo di Action directe, non ricordo bene: ci fu un'offerta di bazooka o di altro, ma la rifiutò perché i rapporti tecnici erano subordinati a quelli politici. Ci doveva essere prima un accordo politico sulle strategie comuni con cui condurre la lotta armata in Europa, successivamente venivano i rapporti tecnici: questo era l'impianto, il mandato che l'esecutivo aveva dato a Mario Moretti.

FRAGALA’. Quindi rispetto ai tempi di Curcio e Franceschini c'è un salto di qualità enorme e cioè l'internazionalizzazione della lotta armata.

MORUCCI. No, credo che contatti con la Baader-Meinhof ci furono anche prima, all'epoca di Curcio e Franceschini, e credo che il tentativo da parte del Mossad sia avvenuto quando questi ultimi erano ancora liberi, se non vado errato è precedente al loro arresto. Non riguardano dunque Moretti ma erano diretti alle Brigate rosse e comunque sono stati immediatamente rifiutati.

PRESIDENTE. Quindi lei esclude una continuità di contatti tra Moretti e l'Hyperion.

MORUCCI. Sì, assolutamente…


Ancora una volta Fragalà è intervenuto al momento giusto e ha colto nel segno!… Morucci dunque [cascando anche stavolta a colpo sicuro nel ‘tranello’ tesogli da Fragalà…] ha confermato che prima dell’arresto di Curcio Franceschini [avvenuto nel mese di ottobre del 1974…] il Mossad ha ‘contattato’ le Br poichè ‘aveva interesse a contrastare la politica politica filo-araba di esponenti democristiani come Moro ed altri’ . E’ del tutto evidente, anche se al resto della commissione probabilmente la cosa è sembrata irrilevante, l’entità di queste affermazioni e gli elementi che da esse si possono ricavare. Se è vero che la ‘offerta di collaborazione’ da parte del Mossad era stata ‘immediatamente rifiutata’ dai ‘capi storici’ delle BR prima del loro arresto, è pensabile che ulteriori ‘contatti’ non vi siano stati dopo, e questa volta con Moretti come ‘interlocutore’?… o è pensabile il contrario?…

Un dieci e lode a Fragalà!… e notare la 'genialità' di Morucci il quale prima alla domanda di Fragalà 'lei sa qualcosa dei contatti tra BR e Mossad?...' risponde 'no' e poi afferma che tali 'contatti' sono avvenuti prima dell'arresto di Curcio e Franceschini...

saluti!…

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 11/4/2008 11:14  Aggiornato: 11/4/2008 11:14
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
redna: … dicono che Moro è stato caricato su di una 128 scura seguita da una altra... di queste due macchine nessuno ha visto la targa?… ci sono testimoni che hanno visto ma di questi particolari nessuno se ne ricorda?…

Da Giovanni Bianconi- Eseguendo la sentenza- Roma, 1978. Dietro le quinte del sequestro Moro – ed. Einaudi pag. 22…

L’onorevole Pino Rauti, deputato del Movimento Sociale Italiano- Destra Nazionale, è un accanito avversario politico di Aldo Moro. Stamane sta per recarsi alla Camera per votare contro il governo fortemente voluto dal presidente della Dc. Lui, da vecchio fascista che è stato pure in galera con laccusa di aver preso parte alle ‘trame nere’, vede come il fumo agli occhi una compagine che per la prima volta raccoglierà anche il consenso dei comunisti. Il segretario del partito Giorgio Almirante si è raccomandato di essere puntuali, alle 10, a Montecitorio. I voti dei missini saranno tra i pochi contrari al nuovo governo e devono esserci tutti. Per questo Rauti si è mosso con largo anticipo e alle 9 è già nel garage di via Stresa dove abita, per salire sulla sua 1300. In macchina si ricorda di aver lasciato sparsi sulla scrivania i fogli del libro a cui sta lavorando, il sesto volume della ‘storia del Fascismo’. Un’opera cui tiene moltissimo. Decide di risalire per riordinare quelle carte, sennò finisce qualcuno in casa, ci mette le mani, e poi chissà che confusione. Tanto c’è tempo. Torna su e , mentre raggiunge il tavolo, dalla strada sente un crepitare di colpi. Un asventagliata, poi un’altra. La figlia Isabella che lo aveva appena salutato si spaventa: ‘Stanno sparando a papà!…’. Subito però si accorge che il padre è lì, in casa. Rauti si affaccia alla finestra giusto in tempo per vedere una persona con una borsa in mano che s’affretta a salire dentro una macchina e un’altra schizzare via. Riesce a distinguere il modello e annotare il numero di targa. Poi si accorge della auto rimaste ferme con gli sportelli aperti, del sangue e di un cadavere a terra…

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
BigLie
Inviato: 11/4/2008 11:29  Aggiornato: 11/4/2008 11:29
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Tento di mettere carne al fuoco approfittando di
una notizia di ieri assolutamente clamorosa:
è stato arrestato Roberto Sandalo, uno dei capi storici
di Prima Linea, con l'accusa, udite udite, di guidare una
formazione terrorista fondamentalista cristiana (!!!) che ha
portato a termine numerosi attentati incendiari contro
moschee e luoghi di ritrovo islamici a Milano.
Questa formazione, il Fronte Cristiano Combattente, incita
alla guerra contro l'Islam ed è ritenuta dal giudice Spataro
estremamente pericolosa perchè potrebbe attirare elementi
della Lega desiderosi di passare all'azione.
Ma non è questa la cosa più incredibile: sapevo già di questa
incredibile virata a U di Sandalo, i giornali ne avevano già
parlato perchè era stato coinvolto in scontri tra leghisti (Sandalo
è stato anche Guardia Padana) e anarchici. L'attribuivo, però, ad
un disadattamento tipico di un ex che ha perso i riferimenti della
sua vita.
Ma le cose non sono così semplici.
Innanzitutto, Sandalo è sposato con un'avvocatessa milanese ed è,
qundi, tutt'altro che un disperato. Secondo, questa avvocatessa è
un elemento di spicco di SOS Italia, organizzazione fondata da Maurizio
Scelli, l'ex plenipotenziario forzista della Croce Rossa che ha tramato
parecchio in Iraq e che si dice molto vicino ad ambienti dei servizi
segreti.
Terzo, il racconto che fa Spataro della vita di Sandalo e degli interrogatori
al tempo di Prima Linea, condotti dallo stesso giudice, è allucinante.
Questo rivoluzionario di rango aveva fatto il militare come ufficiale degli
Alpini (?), cosa ben strana per un rivoluzionario. Non solo, quando
Spataro iniziò ad interrogarlo si mise sugli attenti proprio come fa un
militare e cominciò a spiattellare vita, morte e miracoli di Prima Linea
facendo arrestare un bel pò di suoi compagni.
Terzo, fu condannato a soli 11 anni in quanto pentito e di questi ne ha
fatti solo 3 (!!!).
Ragazzi, a casa mia 2 + 2 fa 4 e ormai ci sono ben pochi dubbi sul fatto
che le organizzazioni combattenti di estrema sinistra degli anni '70 fossero
un ramo operativo dei servizi.
Mi sembra chiaro, infatti, che Sandalo stia facendo oggi come allora
lo stesso lavoro. Ieri, l'obiettivo era impedire che l'Italia cambiasse
veramente fermando un movimento, quello del '77, che era
potenzialmente in grado, per numero di adesioni, entusiasmo e capacità
critica, di portare l'Italia ad essere il primo paese europeo che si sottraeva
alla logica dei blocchi contrapposti mettendo in discussione il potere
delle elites e i loro interessi.
Oggi, il compito di Sandalo è contribuire a scatenare un'ondata di
progrom antiislamici nel Nord Italia in funzione scontro di civiltà e
secessione del Nord. Credo che sarebbe interessante, per le elites,
realizzare nel Nord una repubblica in cui concentrare la direzione delle
speculazioni finanziarie e dei traffici di droga, armi e rifiuti in Europa.

BigLie
Inviato: 11/4/2008 11:44  Aggiornato: 11/4/2008 11:44
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau, dall'interrogatorio di Morucci ho colto una
bella contraddizione.
Dunque, Morucci afferma che il Superclan era un gruppo
magmatico e complesso da cui, comunque, nacquero le BR.
Successivamente, sostiene che Franceschini era incavolato
con Moretti per aver fatto parte quest'ultimo del Superclan.
Ma Franceschini è stato uno dei fondatori delle BR e se si dice
che le BR sono un prodotto del Superclan allora anche
Franceschini deve averne fatto parte e dunque, prima di arrabbiarsi
con Moretti, avrebbe dovuto arrabbiarsi con sè stesso.
L'unica soluzione logica a questa apparente contraddizione è che, in
realtà, le Br fossero nate prima dell'avvento di Curcio e Franceschini,
i quali probabilmente pensarono erroneamente di essere riusciti a
prenderne il controllo strappandolo al Superclan.
Per questo vedono Moretti come un nemico, come un uomo del
Superclan e come un infiltrato dei servizi (ci sono testimonianze dirette
di Franceschini su questa diffidenza verso Moretti) ed è per questo che
Moretti li fa arrestare in quanto pericolosi per i suoi disegni.
Da non trascurare il fatto che Morucci rivela contatti con il Mossad prima
dell'arresto di Curcio e Franceschini con rifiuto, da parte dei due, di una
collaborazione con Israele.
Secondo me è anche per questo che si procede alla loro cattura...

sigmatau
Inviato: 11/4/2008 12:16  Aggiornato: 11/4/2008 12:16
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Riguardo a questo fantomatico ‘Superclan’ la solita Wikipedia riporta…

http://it.wikipedia.org/wiki/Superclan

Il cosiddetto Superclan fu un gruppo terroristico costituitosi a partire dai nuclei delle Brigate Rosse intorno agli anni 1970-71. Sulla sua fondazione, sugli effettivi componenti, sulle sue azioni per ora non è ancora stata fatta chiarezza, ma dalle testimonianze dei fondatori delle Brigate Rosse ed in particolare da quella di Alberto Franceschini emergerebbe l'ipotesi che il Superclan fu costituito da un gruppo di superclandestini capeggiati forse da Corrado Simioni, elemento chiave nelle vicende di quegli anni e forse anello di congiunzione [ad insaputa di molti suoi ‘collaboratori’] tra la sinistra extraparlamentare e i servizi segreti di molti paesi anche al di fuori dell'Europa, e reso operativo da Mario Moretti, già nel gruppo di comando delle Brigate Rosse insieme a Curcio, Mara Cagol, e Franceschini [1971-74]…

Uhmmm!!!… chissà perché questo Superclan mi ricorda in qualche modo Ordine nero, altra fantomatica ‘formazione terroristica’ che è ritenuta responsabile dei due più rilevanti ‘episodi stragistici’ dell’anno 1974 [Piazza della Loggia a Brescia e Treno Italicus…] e di cui, piccolo dettaglio, ancora oggi non si conosce chi ne abbia fratto parte

... sarà forse per il nome ‘Superclan’… che, proprio come ‘Ordine nero’… suona decisamente ‘stonato ed artefatto’…

saluti!...

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BigLie
Inviato: 11/4/2008 12:24  Aggiornato: 11/4/2008 12:24
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Tanto per ricordare chi è Simioni:
(raccomando di leggere tutto l'articolo sul sito
http://diapason.typepad.com/diapason/2007/04/index.html)

Con una certa superficialità Corrado Simioni è stato spesso identificato con l’improbabile immagine del “grande vecchio” delle BR: più realisticamente, la Commissione Stragi l’ha qualificato come “figura enigmatica”. Scriverà su La Repubblica del 31 maggio 1999 Giorgio Bocca: “Mi toccò di andare a Chamonix per incontrare uno dei pretesi ‘grandi vecchi’, il professor Simioni del Superclan, che non era come si può pensare una specie di Spectre, ma un gruppo di giovani intellettuali ‘superclandestino’ che aveva saputo da alcuni esperti di informatica che il capitalismo sarebbe crollato nel 1973 e si preparava a sotterrarlo nel più assoluto segreto. Il tutto avveniva a Parigi, dove aveva aperto una scuola di lingue, la Hyperion. Il luogo dell’incontro era degno di un grande vecchio, nella casa di legno di Balmat, il leggendario scalatore del Monte Bianco. Il professor Simioni era amico degli eredi del giro dell’Abbé Pierre. Mi parve di capire che Simioni e i suoi ringraziassero il cielo di essere espatriati in tempo e di non essere entrati nella catena infernale del terrorismo”. Nato a Venezia nel 1934, dalla fine degli anni Cinquanta Corrado Simioni milita nella corrente autonomista del PSI in stretto contatto con Bettino Craxi e Silvano Larini, ma nel ’65 viene espulso dal partito con la non meglio precisata accusa di “condotta immorale”. Trasferitosi a Monaco di Baviera, collabora con Radio Europa Libera – che con le sue frequenze riesce a inondare di informazioni democratiche i Paesi d’oltre cortina. Sempre a Monaco frequenta un corso di teologia. Nel ’67 lo ritroviamo a Milano, dove lavora alla Mondatori collaborando però anche con l’USIS (United States Information Service), un’istituzione culturale americana, e non solo, vista la sua fornitura di intelligence alla CIA. Nel 1970, dopo la rottura con Curcio [entrambi figurano tra i fondatori del CPM, il collettivo politico metropolitano all’interno del quale si formò il nucleo primigenio delle Brigate Rosse], Simioni fonda il Superlcan, criticando l’avventurismo delle nascenti BR. Ma anche lui è soggetto a critiche, anzi, a veri e propri sospetti: per Lotta Continua è un confidente della polizia, per Avanguardia Operaia del SID. Poi per un decennio di Simioni si perdono le tracce, finché in un’intervista Bettino Craxi dichiara: “forse il grande vecchio delle BR è qualcuno che ha fatto l’università in mezzo a noi”. Nell’82 il leader socialista invierà una lettera a Simioni a Parigi, in cui dichiarerà di non aver mai fatto il suo nome in quell’intervista.

BigLie
Inviato: 11/4/2008 12:26  Aggiornato: 11/4/2008 12:26
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Inoltre, il suo amico e braccio destro Duccio Berio è
figlio di un medico ebreo con cittadinanza israeliana
sospettato di essere capocentro del Mossad a Parigi.
Grandi, 'sti rivoluzionari che studiano teologia, che fanno
il saluto militare come Sandalo, che amano Mussolini come
Moretti.
Ancora cerchiamo prove su chi ha eterodiretto le Br?

redna
Inviato: 11/4/2008 13:06  Aggiornato: 11/4/2008 13:26
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
BigLie

pensa che non è ancora stata data una risposta certa alla domanda:
l'on.moro quella mattina c'era realmente in via fani?
Questa domanda,alla quale con certezza non è stato risposto, è fondamentale perche, al di la delle inchieste e processi vari, se NON ci fosse stato e fosse stato altrove tutta l'azione di via fani assume una piega completamente diversa,
vale a dire, quel giorno si dovevano SOLO assassinare gli uomini della scorta.
E,se permettete, non è una cosa da poco.
La lapide dedicata ai cinque agenti della scorta non ha NESSUNA relazione a moro. E non viene nemmeno detto da CHI sono stati uccisi (per non mettere in relazione il tutto con moro?).

La lapide è stata anche profanata:
http://news.centrodiascolto.it/view/162430

ripropongo la lapide alla memoria degli uomini della scorta:
http://www.storicamente.org/05_studi_ricerche/cavallaro_fig4.htm

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
BigLie
Inviato: 11/4/2008 14:50  Aggiornato: 11/4/2008 14:50
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Dallo stesso sito:

Brigate Rosse
11 novembre 2007
lezione di francese
I primi ad accennare all’esistenza di una centrale eversiva a Parigi furono, nel 1974, Giulio Andreotti e Guido Giannettini […] Andreotti parlò di Parigi nel famoso articolo in cui affermava che coprire l’agente Giannettini “fu uno sbaglio grave” e Giannettini parlò diffusamente di questa centrale parigina in un memoriale che scrisse durante il volo verso l’Italia quando, anche in seguito all’intervista di Andreotti, decise di costituirsi all’ambasciata italiana a Buenos Aires. Nell’intervista Andreotti, rispondendo a una domanda del giornalista, disse: “Sono ancora convinto che una centrale fondamentale, che dirige l’attività dei sequestri politici per finanziare i piani d’eversione e che coordina lo sviluppo terroristico su scala anche europea, si trova a Parigi. Probabilmente sotto la sigla di un organismo rivoluzionario”. La polemica su Giannettini divenne rovente e il giornalista, che viveva a Buenos Aires, l’11 agosto 1974 si costituì all’ambasciata italiana di quella città. Nel volo verso Roma riempì quaranta pagine manoscritte nelle quali affermò, tra l’altro, che nei primi mesi del 1973 sarebbe stata costituita a Parigi una centrale terroristica di estrema sinistra controllata dai servizi segreti israeliani. Il suo nome in codice, secondo Giannettini, sarebbe stato Think-Tank. La prima vittima del Think-Tank sarebbe stata Luis Carrero Blanco, presidente del Consiglio spagnolo. Secondo Giannettini, gli atti di terrorismo organizzati da questa centrale – che avrebbe avuto connotazioni esteriori di sinistra – avrebbero risposto all’esigenza del Mossad e del governo israeliano di impedire che nei vari paesi prevalessero tendenze filoarabe e antiisraeliane. Strumenti del Mossad all’estero, secondo Giannettini, sarebbero stati i partiti socialisti e le formazioni rivoluzionarie della sinistra extraparlamentare […] Nella stessa estate del 1974 il giudice istruttore di Milano Gerardo D’Ambrosio acquisì anche una lettera-memorandum che Giannettini aveva indirizzato – egli afferma fin dal marzo 1973 – al generale Gian Adelio Maletti, all’epoca capo del reparto D del SID, nella quale elencava alcune fra le ricerche operative che egli avrebbe compiuto negli anni precedenti per conto del SID […] Nel memorandum si legge tra l’altro: “Estate 1967, sui retroscena degli interventi della CIA per le aperture a sinistra in Europa […] 1968, sulle centrali americana e britannica della internazionale della contestazione […] Inizio 1969, sui movimenti della sinistra extraparlamentare in Italia e sui suoi collegamenti internazionali […] 1973, su centrale clandestina di estrema sinistra operante sul vertice dell’Esercito italiano, in contatto con i servizi speciali di Brandt […] 1973, sull’internazionale della contestazione europea, suoi collegamenti e sue attività”. È il caso di ricordare che Mino Pecorelli nel 1977 pubblicò stralci di un documento attribuito allo SDECE, il servizio segreto francese, nel quale si sostiene la stessa tesi di Giannettini. Scriveva Pecorelli: “Nel 1973 a Bruxelles, dietro gli organismi ufficiali della Quarta Internazionale, è sorta una centrale rivoluzionaria mondiale che i servizi politico-militari occidentali hanno indicato con la sigla TT [Think-Tank]. In quella struttura operano congiuntamente trotzkisti filoamericani e israeliani del Mossad, l’agguerritissimo servizio segreto di Tel Aviv, al fine di impedire che in seno a movimenti extraparlamentari europei possa prevalere la componente filo-araba”. Le affermazioni di Giannettini e Pecorelli non hanno avuto conferme in atti giudiziari e pertanto possono solo essere registrate con il beneficio d’inventario, ma sulla basse delle successive dichiarazioni di brigatisti che hanno collaborato con la magistratura, sembrano emergere tre tentativi del Mossad di stabilire contatti con le Brigate Rosse, di cui i primi due furono sicuramente respinti. È peraltro da rilevare che anche sequestri di uomini politici o di industriali avvenuti in Sud America e attribuiti a gruppi di estrema sinistra presentano alti tassi di ambiguità.

BigLie
Inviato: 11/4/2008 14:53  Aggiornato: 11/4/2008 14:53
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Dunque, l'operazione Moro sarebbe stata portata a
termine dal Mossad e, in questo senso, acquista peso
l'ipotesi che la lingua straniera incomprensibile sentita in
via Fani possa essere stata l'yiddish.
Questo spiegherebbe anche le inspiegabili posizioni attuali,
ad esempio, di un Sandalo.

BigLie
Inviato: 11/4/2008 15:30  Aggiornato: 11/4/2008 15:30
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Se andate a leggere la pagina Hyperion del sito di cui sopra,
c'è un'interessantissima interpretazione del giudice Priore che,
a prescindere dall'intervento dei vari servizi esteri, dà una lettura
politica interna stuzzicante.
Priore sostiene che le organizzazioni della lotta armata in Italia
erano a stretto contatto con il PSI, come poi si vedrà anche
nella fase della trattativa del sequestro Moro.
Penso non sfugga il fatto che quello del PSI fu per Moro un
abbraccio mortale: lo spingere oltremodo sulla questione del
riconoscimento, impossibile, delle BR come interlocutore
politico ha di fatto sancito la condanna a morte di Moro.
Ma Priore va oltre e afferma che il sequestro Moro fu attuato
per impedire la nascita dell'asse DC-PCI che avrebbe escluso il
PSI.
E teniamo conto che il Superclan si installa a Parigi con la copertura
di Mitterand che sogna di utilizzare l'internazionale guerrigliera come
suo braccio operativo per costituire un terzo polo in Europa.
Un'Europa "socialista" con una propria "force de frappe", una nuova
Superpotenza. Un progetto, però, che fallisce in quanto a 30 anni
di distanza ancora non è nata un'Europa con queste caratteristiche.
E qui la cosa si fa complessa.
Perchè, ovviamente, la parola "socialista" in quegli anni può tradursi
in altro modo ossia come "massoneria". Mitterand, infatti è
notoriamente massone. Basti pensare alla piramide, un obbrobbrio
architettonico, che fa costruire come accesso al Louvre.
E' il PSI di Craxi a fornire buona parte (o viceversa) degli affiliati alla
loggia P2. E' Craxi ad appoggiare il "fratello" Berlusconi nella
scalata al potere mediatico ecc.
Dunque, quello che si delinea è il riemergere di una potenza
massonica non più sotterranea bensì palese, addirittura egemone
in Europa e dotata di proprie armi nucleari.
Cos'è che fa crollare questo progetto?
Forse i massoni europei sono andati troppo oltre, alterare un
equilibrio consolidato è troppo rischioso e i "fratelli" d'oltremare
e con la kippah decidono di interrompere questo gioco.
Avrà avuto un ruolo in tutto questo anche l'attentato al papa?
Chissà.
Sta di fatto che proprio l'operazione Moro sembra (?) l'inizio della
fine per la ragnatela sapientemente tessuta dalla massoneria
occulta. Infatti, le organizzazioni combattenti di estrema sinistra
vengono rapidamente smantellate e di lì a poco vengono a galla
le liste della P2.
Ma potrebbe essere, e per me è così, solo una ritirata strategica.
Qualcuno a Washington e a Tel Aviv ha fatto presente che non era
il caso di armare tutto 'sto casino e di andare ad uno scontro
pericoloso con il potere della Chiesa e dell'allora ancora forte PCI.
In quel momento occorreva perseguire un obiettivo più stringente
e più facilmente perseguibile, la fine del Patto di Varsavia per il quale
la Chiesa era fondamentale.
D'altra parte, il Vaticano potrebbe essersi incazzato ed aver contribuito
a smantellare la P2 di cui conosceva molto per gli affari intercorsi con
Marcinkus e quindi, ad esempio, i sequestri della Orlandi e della Gregori
potrebbero essere intesi come un perentorio invito a cessare le
ostilità.
Qualcuno ha detto che la storia è semplicemente il racconto della
lotta tra società segrete...

sigmatau
Inviato: 11/4/2008 15:44  Aggiornato: 11/4/2008 16:18
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
BigLie: ... dunque l'operazione Moro sarebbe stata portata a
termine dal Mossad e, in questo senso, acquista peso
l'ipotesi che la lingua straniera incomprensibile sentita in
via Fani possa essere stata l'yiddish...


Ragazzi
a quanto pare la ‘verità’ comincia a fare capolino e da parte mia sono felice di aver avuto ragione quando ho identificato in BigLie un valido aiuto… very good!…

Dopo la necessaria parentesi proviamo a riprendere il discorso da dove lo abbiamo lasciato, vale a dire ‘il giorno dopo’ il massacro degli 11 atleti israeliani avvenuto nel corso delle Olimpiadi di Monaco del 1972…

http://en.wikipedia.org/wiki/Operation_Wrath_of_God

Immeditamente dopo questo ‘incidente’ il primo ministro di Israele Golda Meir creava il cosiddetto ‘Comitato X’ , un ristretto gruppo di ufficiali e funzionari governativi, presieduto da lei stessa e dal ministro della difesa Moshe Dayan, incaricato specificatamente [ e semplicemente…] di ‘studiare la risposta più appropriata’. Il sudetto ‘comitato’ non impegò molto tempo a formulare tale ‘risposta’ e pervenne alla conclusione che il miglior modo di ‘scoraggiare’ futuri attentati terroristici fosse quello di ‘assassinare in modo da dare esempio chi aveva attuato o anche solo supportato il massacro’. Contrariamente a quello che si afferma da più parti tale ‘risposta’ venne decisa [e anche in parte attuata…] prima del [falso] dirottamento dell’aereo della Lufthansa di cui si è accennato e che era servito al governo tedesco quale ‘espediente’ per rimettere il libertà i tre terroristi superstiti. La prima fase operativa della ‘risposta’ fu affidata Mossad il quale, con l’aiuto di diversi servizi segreti europei ‘amici’ , preparò un elenco di nominativi di persone da ‘giustiziare’ che è passato alla storia con il nome di ‘Lista di Golda’. I nominativi contenuti nella ‘prima versione’ della ‘lista’ [essa sarà sucessivamente ‘aggiornata’ e con ogni probabilità esiste ancora oggi…] non sono mai stati resi noti e si fa lì’ipotesi che vi fossero dai 20 ai 40 nomi di membri dell’organizzazione ‘Settembre nero’ e del Movimento per la Liberazione della Palestina. Un requisito essenziale del ‘piano di risposta’ ideato dal ‘Comitato X’ era la cosiddetta plausible deniality, consistente in una procedura assai sofisticata per ‘mascherare’ le reali responsabilità di Israele per questi crimini. Una procedura del genere era stata attuata dagli Alleati nel corso della seconda guerra mondiale in più di una occasione. Allorché ad esempio si veniva a conoscenza tramite ULTRA della rotta che avrebbe percorso un piroscafo italiano diretto in Libia con un prezioso carico destinato all’Africa Korps, non solo si predisponeva l’invio di unità navali o aeree che avrebbero affondato il piroscafo, ma si aveva l’accortezza di inviare prima un aereo da ricognizione sulla rotta che si sapeva il piroscafo avrebbe percorso in modo che questo venisse avvistato e il suo successivo affondamento avesse una ‘plausibile giustificazione’. Questo particolare deve essere tenuto ben a mente poiché è essenziale per la comprensione di quello che verrà. Oltre a questo, quasi ciò non bastasse a ‘illuminarci’ sulla vera indole del ‘Popolo eletto’, un altro ‘requisito essenziale’ doveva essere soddisfatto. Di cosa si tratta ce lo ha spiegato l’ex-capo del Mossad David Kimke…

… lo scopo da raggiungere non si limitava alla sola ‘vendetta’ … assai più importate era incutere terrore , in modo che sapessero di dover morire ma non sapessero né come né quando… troppo facile tendere loro un agguato in una strada buia e farla finita con un solo colpo di pistola…

Suggerirei vivamente di tenere bene a mente quanto detto da Kimke, poiché tutto il loro significato sarà assolutamente chiaro più avanti. La seconda fase operativa del ‘piano’ predisposto dal ‘Comitato X’ è passata alla storia col nome di Operation Wrath of God [letteralmente ‘Operazione Ira di Dio’…] e prossimamente ne esamineremo i ‘dettagli’. Quello di cui ci interessiamo ora riguarda le ‘Unità speciali’ a cui fù affidata l’attuazione del ‘piano’ predisposto dal ‘Comitato X’. Si tratta delle ‘Unità speciali Kidon’…

http://en.wikipedia.org/wiki/Kidon

Si tratta di vere e proprie ‘bande di assassini’ nate in pratica subito dopo la fine della seconda guerra mondiale allo scopo di ‘assassinare in modo sommario’ chi in qualsiasi modo avesse preso parte, non importa con quale grado di ‘coinvolgimento’, al cosiddetto ‘Olocausto’. Non è mai stato appurato, neppure in modo approssimativo, quanti sono stati i ‘nazisti’ o loro ‘collaboratori’ deceduti per mano delle ‘Squadre Kidon’. Con la nascita di Israele e le guerre che ne sono derivate, i ‘tipi di missione’ affidate alle ‘Squadre Kidon’ si sono alquanto ‘diversificati’. Il sito indicato ne indica specificatamente due [è probabile però siano di più, ma di fatto assai poco si conosce su questo tipo di ‘unità’… ]

a) il primo tipo di missione è definita ‘emergenza operativa’ e consiste nel ‘soccorso a vite amiche’, tipicamente civili israeliani presi in ostaggio salvare la cui vita costituisce obiettivo primario della missione
b) il secondo tipo cosiste nel ‘giustiziare’ individui il cui nome rientra nelle cosiddette ‘execution list

Il secondi tipo di missione comprende a sua volta tre ‘sottoclassi’ che sono descritte in dettaglio e sulle quali perciò non ci soffermeremo più di tanto. E’ invece assiltamante essenziale quanto riportato nelle ultime righe, dove si capisce a pieno il significato del termine ‘execution list’. Consiglio prima di leggere di stropicciarsi gli occhi e rendervi conto che quello che state per leggere… corrisponde al vero …

The common denominator is that those targeted must have killed either Israeli soldiers and civilians or Jews. They can also target those who are planning to conduct or finance these acts, either in fact or in prospect. If a hit is requested, the prime minister will pass the matter to a judicial investigator so secret few Israeli jurists and no Israeli citizens have ever heard of him. The investigator holds a court with the charge read out, a prosecutor and a defender. If Mossad's request is confirmed, the matter goes back to the prime minister for his signature. Then the order is given to a Kidon unit to eliminate the target…

Apprendiamo così che la stesura della ‘Lista di Golda’ non è stato un ‘episodio isolato’ verificatosi all’indomani del massacro di Monaco e che poteva avere una qualche ‘giustificazione’ nello stato d’animo del momento. Di fatto da sempre la stesura di queste ‘liste di morte’ è prassi comune in Israele

Non so se voi per oggi ne avete abbastanza… da parte mia ne ho abbastanza e ci risentiamo prossimamente…

saluti!…

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 11/4/2008 17:20  Aggiornato: 11/4/2008 17:27
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Dunque, l'operazione Moro sarebbe stata porta a termine dal Mossad...
---
Non mi sembra una conclusione ovvia .E nemmeno corretta.

...l'ipotesi che la lingua straniera inconprensibile sentita in Via fani possa essere stata l'Yddish.
---
Potrebbe anche essere stato semplicemente il 'tedesco' magari parlato alla maniera dialettale. Per fare un esempio:l'italiano parlato da un romano è diverso da quello parlato da un siciliano...
Quindi perchè cercare tanto in idiomi stranieri quando potrebbe essere stato esattamente come era: cioè il tedesco?
Nel 1978 non è che a roma TUTTI conoscessero il tedesco..Potrebbe essere stato riconosciuto più facilmente dalla gente del norditalia che confinano con l'austria (e parlano il tedesco).

I voli pindarici portano a delle conclusioni del tutto inaspettate.
Ma come dice zaq ci sono dei criteri per un'indagine.
E bisognerebbe attenersi a quelli che ricordo sono:
- movente
- opportunità
- mezzi.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 11/4/2008 17:41  Aggiornato: 11/4/2008 17:41
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
BigLie, come da nick, sta facendo solo disinformazione.

Mischi qualcosa di vero con illazioni e baggianate.

Mitterand nel 1978 è all'opposizione in Francia.
Diventerà presidente nel maggio 1981, tre anni dopo la morte di Moro.

ALLORA COME AVREBBE FATTO A FAVORIRE QUALCOSA NATO ANNI PRIMA DELLA SUA PRESIDENZA?

E ricordati che Mitterand varo' un governo in Francia con 4 ministri del PCF (Partito Comunista Francese) e il PCF non aveva rotto con Mosca come il PCI.
Quando le teorie personali fanno a cazzotti coi fatti, bisogna credere ai fatti, non alle teorie personali.



Aspetto ancora che mi rispondi riguardo l'appartenenza al PCI di Baldasarre.
Allora, qual'è la fonte?

BigLie
Inviato: 11/4/2008 17:44  Aggiornato: 11/4/2008 17:44
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Eh no, redna.
Il tedesco parlato da un italiano, magari emigrato, si
sente comunque che è tedesco, specie per un italiano.
Ho dei parenti emigrati, per cui te lo posso affermare con certezza.
L'yiddish, invece, è una lingua gutturale quindi può sembrare
tedesco ma non la conosce nessuno, almeno in Italia.
Credo che non la conoscano nemmeno gli ebrei romani, in quanto
la parlavano i (falsi) ebrei dell'Europa dell'Est, i Khazar.
Invece, per quanto riguarda la conclusione Mossad, questa
derivava da tutto il discorso contenuto nei vari articoli che ti
ho suggerito. Devi leggerli per intero.
Mi sembra che la matrice israeliana (non dico sia l'unica, può esserci
stata una joint-venture) traspare chiaramente.
Il Mossad, tra le altre cose, offre a Curcio e Franceschini soldi e armi
e gli chiede una cosa sola: fate casino, non ci importa come, basta che
lo facciate. Per noi è già importante che esistiate. Più chiaro di così.
Moro, poi, ha toppato con la storia del commando di Fiumicino e deve
pagare. Loro hanno sempre ragionato così, con questa mentalità
mafiosa, bisogna colpire per terrorizzare, per dare un segnale.
Hanno ammazzato un grande poeta palestinese amico di Pasolini, qui a Roma, negli anni '70 inventandosi la storia che fosse coinvolto nell'azione
di Monaco. In realtà, cosa volete che possa contare un poeta, lo hanno
colpito per dare una lezione a tutti gli intellettuali palestinesi della
diaspora che stavano guadagnando consensi alla causa palestinese
in tutta Europa. Un agguato motivato da una classica mentalità mafiosa,
da setta oscura.

redna
Inviato: 11/4/2008 17:51  Aggiornato: 11/4/2008 17:59
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
....bisogna credere ai fatti, non alle teorie personali.
---
Infatti siamo qui a vedere i fatti che non corrispondono a quello che ci è stato dato per buono.
Per quanto ognuno abbia delle teorie personali, ma non collimano con i fatti, allora o è il caso di dare per buona la versione ufficiale oppure dare delle spiegazioni almeno pertinenti.

Come dice zaq giravano delle voci....ma queste voci non sono state messe a verbale, quindi non rappresentano una fonte ufficiale.
Ma non è il caso di far finta di nulla....Che ci sia stato un ferito...che si siano visti dei piloti sulla Cassia...potrebbe essere vero, e magari fasullo il fatto che moretti fosse presente in via fani...(per dire...)

Sigmatau mi sembrava indirizzato verso una meta precisa. Ma non ha ancora espresso del tutto il suo pensiero.

BigLie
stavo dicendo che il tedesco poteva avere delle inflessioni ma che era parlato da TEDESCHI non da italiani.

...il mossad traspare chiaramente....
Hai deciso che parlavano l'yiddissh e quindi il mossad traspare chiaramente

BigLie
dopo queste tue dichiarazioni, potresti anche mettere dei link

...un agguato da mentalità mafiosa....da setta oscura.
---Ma allora: mentalità mafiosa cioè mafia...setta oscura....cioè chi?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
BigLie
Inviato: 11/4/2008 17:58  Aggiornato: 11/4/2008 17:58
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Zaq, ti rispondo subito. Il fatto che non fosse al potere nel 1978 che vuol dire? Licio Gelli non lo è mai stato Presidente del Consiglio ma ha
sempre tramato. Hyperion, però, era protetta da lui, su questo non
ci sono dubbi. E perchè mai il Presidente di una democrazia europea,
un socialista, dovrebbe proteggere degli assassini?
Fatti questa domanda e poi parliamo.
Per quanto riguarda Baldassarri me ne ero dimenticato.
L'ho sentito durante una puntata di Ballarò, in cui lui era ospite.
Non so chi, forse Diliberto lo apostrofò dicendo "stai zitto tu, che quando
ti conveniva facevi il comunista" (più o meno, una cosa del genere).
Devo dire, però, che non ho trovato conferma in rete ma è anche
difficile perchè non credo che su questo fatto si concentri l'attenzione
generale.
Per quasnto ti riguarda la disinformazione ma di che c... parli?
Ti ho postato pagine e pagine in cui si riportano dichiarazioni di giudici,
agenti dei sevizi e chi più ne ha più ne metta.
Lo sai chi è che accusa Mitterand e i socialisti italiani?
Il giudice Priore.
Perchè non leggi le cose prima di parlare?
In ogni caso, anche senza leggere nulla parlano chiaro gli strani rapporti che intercorrevano tra Martelli e Piperno e Pace, tra l'altro ora amico intimo di Ferrara che lo ha anche fatto lavorare nel suo cesso di programma, Ferrara altro ex socialista e uomo al soldo di chiunque voglia
pagare bene.
Che poi Mitterand, protettore dei falsi rivoluzionari che da una
parte sbandieravano la falce e martello e dall'altra studiavano
teologia dai gesuiti, fosse un massone del 33° grado è cosa talmente risaputa da non meritare altre parole.

redna
Inviato: 11/4/2008 18:03  Aggiornato: 11/4/2008 18:03
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Stiamo andando non solo OT ma letteralmente fuori....

Non è meglio attenersi al 3d e continuare a vedere questo caso....
Perchè BiigLie arrivi sempre per cercare di buttare tutti fuori tema?


C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
BigLie
Inviato: 11/4/2008 18:04  Aggiornato: 11/4/2008 18:04
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna, ma li ho messi i link!!!
Ma li leggete i miei post o li saltate a piè pari quando vedete
il nick BigLie. Se è così, ditemelo che cambio nick
Cacchio, sono l'unico qui che argomenta qualcosa e devo anche
passare per quello che disinforma.
E che kaiser!
Ad esempio tu, redna, non ho capito dove vuoi andare a parare sul
fatto che Moro era o no in via Fani. Secondo me, è secondario.
Può essere stato una convenienza operativa. Nel caso, era indubbio
che gli agenti dovessero morire per nascondere la responsabilità dei
servizi. Ma questo poteva essere importante allora quando non
c'erano elementi per non pensare che fossero state solo le BR a farlo.
Ma adesso ne abbiamo a centinaia di prove, cosa me ne importa del
fatto che Moro fosse o non fosse lì. E' pacifico che i brigatisti siano
stati solo delle comparse, dei burattini nella vicenda.
E mi raccomando, vatti a leggere chi c... è questo Simioni e i suoi
fidi gregari Berio e Mulinaris. Moretti è chiaramente un loro sottoposto.

BigLie
Inviato: 11/4/2008 18:07  Aggiornato: 11/4/2008 18:07
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Ah vabbè, se dici che stiamo andando OT
mi sa che quella fuori sei tu, redna.
Vabbè, ciao bella, continua a girà pè via Fani.
E salutame er fioraio.

redna
Inviato: 11/4/2008 18:19  Aggiornato: 11/4/2008 21:54
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Sono da altre parti BigLie, sono da altre parti.
Da quelle parti li non ci passo nemmeno.

Se per te uccidere cinque persone per rapire qualcuno è secondario al fatto che il rapito non ci sia nemmeno..

---
http://querelles.blogspot.com/2008/03/prima-del-sequestro-moro-interrogativi.html
Gennaio-febbraio 1978.....
...un'auto con targa del Corpo Diplomatico....

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 12/4/2008 1:30  Aggiornato: 12/4/2008 1:30
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
"Per quasnto ti riguarda la disinformazione ma di che c... parli?"

Parlo del fatto che accusi senza citare nessuna fonte, fai dei soliloqui basati su aria fritta. Disinformazione delle peggiore specie direi!

BigLie:
"E teniamo conto che il Superclan si installa a Parigi con la copertura
di Mitterand che sogna di utilizzare l'internazionale guerrigliera come
suo braccio operativo per costituire un terzo polo in Europa."


I superclan nasce nel 1970-71, mentre Mitterand diventa presidente nel 1981.

Per inciso fino al 1974 Mitterand è fautore dell'unità della sinistra francese, col PCF e col Partiro Radicale.
nel 1974 si presentano insieme alle elezioni e le perdono.

http://it.wikipedia.org/wiki/Fran%C3%A7ois_Mitterrand


Quindi o vaneggi o disinformi.

Chi legge si puo' fare benissimo un'idea personale.

zaq
Inviato: 12/4/2008 1:49  Aggiornato: 12/4/2008 1:49
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
BigLie:
"Ad esempio tu, redna, non ho capito dove vuoi andare a parare sul
fatto che Moro era o no in via Fani. Secondo me, è secondario"

Volendo essere buono (ma tanto buono), direi ma non cogli l'importanza di certi particolari.

Se si trovasse la prova che non era Moro quello sceso dalla macchina TUTTA la storia dovrebbe essere riscritta, e non sui Forum, ma nelle aule dei Tribunali.

zaq
Inviato: 12/4/2008 1:59  Aggiornato: 12/4/2008 1:59
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
BigLie:

"Lo sai chi è che accusa Mitterand e i socialisti italiani?
Il giudice Priore.
Perchè non leggi le cose prima di parlare?"


E infatti chi accusa Priore? L'unico Presidente europeo di sinistra dell'epoca...
Il capo dell'unica nazione europea indipendente da una certa Superpotenza mondiale... fino a un annetto fa almeno.

Il capo dell'unica nazione europea non ricattabile da un certo statarello sito in medioriente...

Forse sei in buona fede, ti devi solo svegliare un po'

redna
Inviato: 12/4/2008 11:38  Aggiornato: 12/4/2008 14:38
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Torno su quanto scrive Sigmatau ...
Nella descrizione fatta da Pino Rauti, di quanto vede di persona dell'agguato in via fani, dice che vede un uomo con una borsa salire su di un auto...

Pino Rauti conosceva di persona l'onorevole Moro ed è presumibile che,proprio lui che lo conosceva dovesse dire che era Moro che saliva sull'auto...invece dice esplicitamente 'un uomo con una borsa...'

Ora i testimoni dicono che era moro (ma non lo conoscevano di persona...) chi lo conosceva parla di un uomo con la borsa.

Le versioni sono diverse: camminava tranquillamente a fianco di un uomo giovane, era sorretto da due persone, comuque in tutte le ricostruzioni c'era sempre una persona che veniva presa. E'consolidato che ci dovesse essere.Alla stessa maniera l'azione era fatta dalle BR ancora prima che arrivasse il comunicato degli stessi.

Chiediamoci se il rapimento di moro ha giovato alle BR.
Non pare. Anzi in breve tempo sono state smantellate.
E Moretti che telefona alla famiglia di moro ha tutta l'aria di uno che non sa più che pesci pigliare...che tutto non si può sostenere più di tanto...
Ma alla fine, se con tanti ergastoli è ancora libero, moretti avrà pur fatto un 'buon lavoro' .Almeno per qualcuno.

---
Ricordiamoci che l'operazione in codice era : operazione Fritz e non mi pare che il nome fritz sia yiddish...
E magari guardano a tutto tondo ci sono anche altri fatti:
http://www.carabinieri.it/Internet/Arma/Ieri/Storia/Vista+da/Fascicolo+20/04_fascicolo+20.htm

qui invece si parla di 'altre' trattativ per il rilascio:http://iltirreno.repubblica.it/dettaglio/Cosi-i-vescovi-ostaggi-provarono-a-salvare-la-vita-di-Moro/1434008?edizione=EdRegionale

--
...la Svp è sempre più spesso determinante con i suoi parlamentari. Ha un peso politico e lo esercita tutto e sino in fondo.
http://www.ladige.it/news/a_portale_storia_notizia_04.php?id_cat=50&id_news=2458

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 12/4/2008 14:38  Aggiornato: 12/4/2008 14:38
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Che uomo d' Ordine Rauti: tornare indietro, col rischio di far tardi ad un impegno di assoluta importanza, per sistemare i fogli sulla scrivania...

Qualche notizia sulla destra eversiva , in cui si parla un po' anche del nostro precisino.

http://isole.ecn.org/inr/caradonna/destra/destra12.htm

Certo che da un uomo preciso come lui ci si dovrebbe attendere un si o un no secchi, riguardo l'identita dell'uomo in via Fani.
E non semplicemnete "ho visto un uomo" ... e grazie al caxxo che era un uomo, mica un cavallo.

Ma era alla finestra, forse non si puo' pretendere di piu'.


-----------------------

A proposito del riconoscimento di un individuo, mi vengono in mente un paio di cose.

1) le divise attirano l'attenzione si, ma su cosa? Sulla divisa appunto, non sulla faccia come sarebbe altrimenti.
In un'azione che dura poche decine di secondi, il cervello umano come si regola?
Cosa focalizza e memorizza, le facce o le divise?

2) furono mai elaborati gli identikit dei terroristi?
Se si, dove sono? Se no, perchè? Perchè, forse, nessuno dei testimoni è stato in grado di ricordarsene il viso?
Esiste insomma un identikit di questo Tex Willer che in parecchi hanno visto?
O dobbiamo pensare che lo stratagemma delle divise ha anche un'altra chiave di lettura?

zaq
Inviato: 12/4/2008 16:15  Aggiornato: 12/4/2008 21:10
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Non sarò breve, preparatevi.


Fragalà, una ne pensa, cento ne fa. – I Parte

Fonte: http://www.parlamento.it/bicam/terror/stenografici/steno22.htm

Apertura di seduta
“FRAGALA’. Ringrazio innanzitutto il signor Morucci per la disponibilità a farsi audire dalla Commissione. Entrando subito nel tema indicato dal Presidente, è stato proprio il senatore Andreotti che ha riproposto la non credibilità della teoria della seduta spiritica che avrebbe rivelato a Zappolino, il 2 aprile 1978, ad una comitiva di gitanti, tra cui il professor Prodi, il professor Clò, il professor Andreatta, le loro mogli e alcuni ragazzini, non solo il nome di Gradoli ma anche il numero civico (96) ed alcune indicazioni attraverso le quali si risaliva alla palazzina A di via Gradoli. Tale indicazione ha naturalmente fatto sorgere una serie di quesiti che sintetizzo immediatamente e che a mio avviso possono avere una risposta solo se si valuta e si pensi che da una parte un'ala trattativista delle Brigate rosse intendeva comunque far arrivare gli inquirenti e la polizia a via Gradoli per fermare un progetto ritenuto politicamente sbagliato, quello della soppressione dell'onorevole Moro; e che, dall'altra, vi erano organi inquirenti, esponenti politici o della «intellighentia» i quali, ricevuti quei messaggi, non soltanto non li utilizzavano a dovere ma creavano depistaggi. Alla fine dunque per scoprire il covo di via Gradoli ci volle qualcuno che mise un bastone di scopa di traverso e indirizzò il telefono della doccia contro il muro per fare intervenire i pompieri. Il mio è un ragionamento logico e desidero che il signor Morucci mi dia una sua valutazione e, se può, una risposta attraverso le informazioni in suo possesso.”


Fragalà parte subito alla caccia di Prodi, colpendo nel mucchio pure Andreatta, che alla seduta non era presente.
E aggiunge pure che dalla seduta non solo emerge il nome Gradoli, ma addirittura il numero civico 96 e la palazzina A.
Questi particolari, invece, non risultano da nessun altra fonte.
Se così fosse bisognerebbe chiedere ulteriori spiegazioni a Cossiga, che negò davanti ai famigliari di Moro addirittura l’esistenza di una via Gradoli a Roma.

Andiamo avanti

PRESIDENTE. E lei sa come Moretti si orientò sull'appartamento di via Gradoli?
MORUCCI. No, non ne abbiamo mai parlato. Credo che la scelta sia stata del tutto casuale, cioè mi sembra abbastanza «fuori di senno» per Mario Moretti affittare un appartamento seguendo non si sa quale canale di amicizie di Franco Piperno. Non c'era questa grande penuria di appartamenti a Roma per dover seguire strade così complicate, e poi Moretti non aveva alcun rapporto con Piperno.
FRAGALA’. A lei non sembra strano che Mario Moretti, per un'azione terroristica così decisiva e pericolosa, scegliesse di usare un appartamento di cui lei aveva la disponibilità già da due anni?
MORUCCI. No, è il contrario, cioè è stato affittato prima da Mario Moretti e poi ci sono andato io.

Fragalà vuole lasciare intendere che è Morucci colui che detiene l’appartamento, e che poi lo metterà a disposizione di Moretti. Invece è il contrario, l’appartamento fu affittato da Moretti e poi ceduto a Morucci.

Avanti …


FRAGALA’. Ma sapevate che via Gradoli era una strada dove vi erano appartamenti nella disponibilità di altri esponenti dell'Autonomia, di Potere operaio e addirittura dei servizi segreti?
MORUCCI. No, l'ho saputo solo una volta uscito dalle Brigate rosse. Che ci fossero strutture dei servizi segreti, invece, lo apprendo ora.
FRAGALA’. Quindi, non vedevate movimenti strani.

A Fragalà, che poco prima si ricordava particolari inesistenti della seduta spiritica, adesso la memoria viene meno. Parla (minimizzando) di generiche strutture dei servizi segreti in via Gradoli, e non del fatto che molti degli appartamenti riferibili ai servizi fossero proprio dello stabile al numero civico 96.



Ancora su Andretta e la seduta spiritica

CORSINI. Occorre una precisazione. Non vorrei che domani la stampa lanciasse uno scoop e cioè comunicasse, sulla base delle informazioni date dall'onorevole Fragalà, che anche l'attuale ministro Andreatta era presente alla seduta, mentre assolutamente non c'era.
PRESIDENTE. E’ indubbio che non ci fosse.
CORSINI. L'onorevole Fragalà quando ha elencato i presenti ha citato anche Andreatta.
PRESIDENTE. Invito i colleghi a fare le domande senza introdurre le risposte altrimenti il punto di domanda si perde.
FRAGALA’. Lo dico per il collega e amico Corsini: io ho assunto l'informazione che invece il professor Andreatta - non mi sono sbagliato a dirlo - era presente alla seduta spiritica e questa circostanza è stata sempre negata da un libro pubblicato nel 1983 dall'avvocato Zupo e dal responsabile del settore organizzativo del Partito comunista di Roma, di cui in questo momento non ricordo il nome; hanno pubblicato dei documenti, soprattutto una testimonianza dell'ex direttore del Corriere della sera Di Bella sul fatto che il professor Andreatta fosse presente alla seduta spiritica.


Fragalà, afferma ancora con sicurezza la presenza di Andreatta alla seduta spiritica, portando a suffragio della sua tesi la testimonianza dell’ex direttore del Corriere delle Sera Di Bella, noto iscritto alla loggia P2.


Avanti…

FRAGALA’. Signor Morucci, sempre a proposito di via Gradoli, lei ha conosciuto il professor Corrado Corghi?
MORUCCI. No.
FRAGALA’. E’ famoso. Ora le spiego il senso della domanda. Questo professore è un esponente democristiano di Bologna della Sinistra dossettiana, quella che stava a sinistra del Pci...
GUALTIERI. Ma che domanda è questa?
PRESIDENTE. Onorevole Fragalà che modo ha di porre le domande? Morucci le ha già detto che non lo conosce.
FRAGALA’. Sto spiegando chi è.
PRESIDENTE. Spieghi pure chi è, ma tralasci i commenti.

Fragalà, da avvocato rotto a tutti gli espedienti, vuole proprio dire una cosa e fa finta di fare una domanda.
Sa perfettamente che Morucci non conosce Corghi, ma vuole dire qualcosa contro i suoi avversari politici, lasciando anche intendere, riferito alla seduta-soffiata bolognese, che l’informazione venisse da qualcuno della sinistra Dossettiana della DC, ma per “specificare meglio”, usa l’espressione “quella che stava a sinistra del Pci”. Curiosa espressione, visto che alla sx del PCI c'erano le BR... (ricordiamoci di questa espressione, tra poco serve)


Andiamo avanti…

FRAGALA’. Il tema è questo. Non so se lei - ma penso di sì - sia a conoscenza di una intercettazione ambientale abusiva eseguita dal Sisde nel luogo di smistamento del carcere dell'Asinara nel 1978 fra due appartenenti alle Brigate rosse. In questa intercettazione ambientale, che è stata poi filtrata e naturalmente tradotta, si parlava, tra questi due brigatisti, della presenza del quarto uomo, di questo quarto uomo del quale non si seppe nulla per tanti anni, fino al 1985, durante il sequestro Moro e nella prigione di Moro. Moro veniva definito per tre volte «uomo di destra», l'uomo della destra della borghesia che doveva essere eliminato perché stava facendo la ristrutturazione dello Stato. In questa intercettazione telefonica i due brigatisti addirittura dicono che la ristrutturazione dello Stato doveva passare, secondo il disegno di Moro, attraverso la riforma istituzionale e la Repubblica presidenziale. Ebbene, nel 1988, viene assassinato il professor Ruffilli, persona assolutamente sconosciuta al grande pubblico, anzi quasi a tutti, e viene ucciso dalle Brigate rosse perché, secondo la rivendicazione, era colui che stava facendo, per conto dell'allora esponente della Dc, onorevole De Mita, la ristrutturazione dello Stato attraverso un progetto di Repubblica presidenziale. Le chiedo innanzitutto se lei è in grado o vuole dire alla Commissione il nome dei due brigatisti intercettati all'Asinara, protagonisti di questa conversazione. E poi, dato che in questa conversazione intercettata nel 1978, si indica, contrariamente a quello che era l'immaginario collettivo di sinistra dell'epoca, che Moro doveva essere eliminato non perché autore del compromesso storico e dell'avvicinamento del Pci e della sinistra nell'area del potere ma, al contrario, perché esponente della borghesia di destra, colui che strategicamente stava ristrutturando lo Stato con la Repubblica presidenziale, le chiedo se, in base agli elementi di questa conversazione e poi dell'omicidio di Ruffilli, le Brigate rosse nel 1978 avevano come disegno strategico proprio quello di eliminare tutti coloro che immaginavano o prospettavano una riforma istituzionale in senso presidenzialista.

E poi, Fragalà, come dubitarne a questo punto, riattacca la pippa dell’intercettazione virtuale (di cui esiste solo una trascrizione, in parte pure segretata.), realizzata all’Asinara dal SISDE guidato da un pidduista,

Ma cosa dice l’intercettazione? Un sacco cose tra il falso e l’impossibile.
Che Moro era della destra DC mentre era, invece, un dossettiano, uno per dirla con le parole di Fragalà “piu’ a sx del pci”

Poi che Moro preparava una riforma presidenzialista.
Ora il PCI-PDS-DS è stato sempre contrario ad una repubblica presidenziale, per motivi culturali.
Mentre il presidenzialismo è stato sempre il cavallo di battaglia della destra italiana (vi ricordate il presidenzialismo alla francese di Fini?) e... della P2!

Come si può pensare che Moro lavorasse contemporaneamente alla repubblica presidenziale e ad un governo col supporto del PCI?

Ed ecco la chicca finale: Moro non fu eliminato perché fautore del compromesso storico, ma perché di destra e favorevole alla repubblica presidenziale.

L’intercettazione, che Fragalà accredita in ogni circostanza, non dice altro che una sequenza di falsità storiche.

E che altro diceva questa intercettazione?
Che Moro era trattato da Dio, mangiava, beveva, scriveva e si lavava 4 volte al giorno.
Che stava in paradiso.

E tutta calibrata per screditare anche la memoria del Presidente Moro.
NON CREDO UNA SOLA FRASE DI QUESTA INTERCETTAZIONE CHE STA TANTO A CUORE A FRAGALA’.

Quello che credo è che c’era un odio verso il Presidente Moro che è durato anche dopo la sua morte.
E questo lo dice anche la figlia, nell’intervista che aveva indicato redna.

Perché?



Fine prima parte (continua…)

Otello
Inviato: 12/4/2008 20:39  Aggiornato: 12/4/2008 20:39
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Non me ne sono andato sono ancora quì e sto leggendo con interesse tutto quello che scrivete ...

Scusate se vado leggermente OT ...

Penso però che per sperar di risolvere questo caso, sia necessario avere qualche valido punto di riferimento nel mondo giornalistico.

Ma pare che: i "giornalisti coraggiosi" ... siano diventati una categoria in via d'estinzione, specialmente quando si parla di argomenti come questo!

Altrimenti, mi si deve spiegare il perchè, sia tanto difficile trovare il sito web di qualche giornalista, fortemente motivato a raccogliere idee, analisi e testimonianze, utili a mettere in difficoltà il mondo delle connivenze criminali e mafiose.

Mi spiego meglio, per riuscire a battere la delinquenza nazionale e internazionale, bisogna avere la possibilità di gestire un'agenzia giornalistica ben strutturata (anch'essa) in maniera internazionale, e grazie ad Internet e al sistema multimediale si possono avere tutti quegli strumenti, utili ad essere presenti in ogni luogo del pianeta.

Perchè non mettiamo insieme un bel gruppo di studio e non realizziamo un UFFICIO GIORNALISTICO INTERNAZIONALE?

Cosa ne dite di approfondire questo argomento, magari con un altro 3D?

Ho molte idee in proposito ...

N.B.

Sento già Redna che dice: guarda un po chi ci parla di CORAGGIO!?

I più coraggiosi non sono coloro che offrono inutilmente il proprio petto al fuoco del nemico (quelli sono solo degli sconsiderati) .
I più coraggiosi, sono coloro che hanno la visione più chiara di ciò che è il vero pericolo, e tuttavia sono disposti ad affrontarlo, studiando però attentamente tutte le strategie più utili, a sconfiggere il nemico!

Cordialmente da Ermione

>

redna
Inviato: 12/4/2008 21:28  Aggiornato: 12/4/2008 21:54
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
qui si trovano degli spunti estremamente interessanti:
http://querelles.blogspot.com/2008/03/prima-del-sequestro-moro-interrogativi.html
per esempio:
19 novembre 1967
parlano di un piano che doveva: uccidere la scorta, rapire il leader DC e condurlo in una località segreta. Questo nel 1967...

e dopo aver letto 'il piano solo'
(all'interno dell articolo) è anche importante leggere: piano demagnetize
http://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Demagnetize
nel quale, oltre all'italia, era coinvolta anche la francia.

Otello
...dici bene risolvere questo caso...
ma da quello che vedo bisogna farsi un'idea precisa di quegli anni e di come eravamo messi alla fine della guerra...E risolverlo poi...mah...
Ma,comunque.invece di pensare a qualcos'altro si potrebbe benissimo continuare qui per raggiungere,almeno,qualche risultato.
Per quanto riguarda il coraggio devo dire che il solo pensare a quel periodo è già triste...Erano anni veramente ..di piombo...Ma è anche brutto che generazioni di oggi siano informati dalle fiction senza sapere che sulle teste dei genitori e dei nonni una partita truccata è stata giocata.
Il coraggio lo dovrebbe avere chi è al potere, ma ora, sono li perche sono stati 'adeguatamente'rincoglioniti (come da piani).

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 13/4/2008 0:03  Aggiornato: 13/4/2008 0:03
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
redna:
"qui si trovano degli spunti estremamente interessanti:
http://querelles.blogspot.com/2008/03/prima-del-sequestro-moro-interrogativi.html
per esempio:
19 novembre 1967
parlano di un piano che doveva: uccidere la scorta, rapire il leader DC e condurlo in una località segreta. Questo nel 1967..."

Lo conosciamo quel link, ce l'hai già postato "soltanto" altre 4 volte


Che ne pensi della Fragaleide? Vuoi leggere il seguito?

redna
Inviato: 13/4/2008 1:00  Aggiornato: 13/4/2008 1:00
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
L'ho postato 'soltanto'4 volte perchè probabilmente non è stato letto nemmeno 1 volta.

Ma perchè proprio Fragalà?E' così interessante al fine dell'indagine.

Se dice delle emerite cavolate, dobbiamo prorpio leggerle tutte?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 13/4/2008 2:02  Aggiornato: 13/4/2008 2:02
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna:
"L'ho postato 'soltanto'4 volte perchè probabilmente non è stato letto nemmeno 1 volta.

Ma perchè proprio Fragalà?E' così interessante al fine dell'indagine.

Se dice delle emerite cavolate, dobbiamo prorpio leggerle tutte?"



No no, tranquilla, me lo sono letto almeno un paio di volte con molto interesse. Specialmente le dichiarazioni di Kissinger.


Riguardo Fragalà, leggendo un po' di atti (non tutti, certo), mi sono fatto la convinzione che in realtà è lui che da le linee guida alla commissione, non il Presidente.
Per cui valuto con molta attenzione dove vuole andare a parare... e dove va a parare, spesso, non mi convince per niente.

Quando postero' la II (e forse la III) parte, si vedra come glissa su punti importanti, proprio quelli su cui stiamo battendo la testa noi da qualche tempo: l'arma, il numero di colpi sparati da Tex, Hyperion etc. Mentre si sofferma molto sulle questioni che gli stanno piu' a cuore, che sono due principalmente: la seduta spiritica e l'intercettazione.

Diciamo che mentre sull'arma, il numero di colpi sparati da Tex e sul circolo Hyperion si "beve" senza problemi tutto quello che gli racconta Morucci, sulle altre due questioni vuole farlo parlare ... e portarlo dove vuole lui...

E'..... istruttivo.

zaq
Inviato: 13/4/2008 2:20  Aggiornato: 13/4/2008 2:20
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello, chiedo principalmente a te in qualità di esperto della corrispondenza di Moro, ma ovviamente chiunque puoi dire la sua.

Nella prima parte della lettera (non recapitata) a Eleonora Moro, del 27-3-1978, non noti nulla di interessante?

Otello
Inviato: 13/4/2008 7:56  Aggiornato: 13/4/2008 7:56
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Chiede Zac:
"Nella prima parte della lettera (non recapitata) a Eleonora Moro, del 27-3-1978, non noti nulla di interessante?"

Caro Zac, la data che tu citi non può essere giusta!
Infatti le prime lettere ricevute corrispondono al 29 - 3 - 78!

A parte poi che di "Metafore" (con la *M*) ce ne sono a josa e sicuramente molto importanti, sopratutto nelle prime!

A quale lettera "non recapitata" alludi? A quella dove tra parentesi suggerisce stranamente ai *farinacei" ... a quella ove dice che "la chiave è in Vaticano", oppure a quella ove cita i versetti 44 - 29 della Genesi?

Sono tutte tre molto emblematiche, lo sai?

Un caro saluto da Ermione

>

Otello
Inviato: 13/4/2008 9:04  Aggiornato: 13/4/2008 9:04
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
IPSE DIXIT ....

A proposito di persone coraggiose, l'avevate letta questa?

http://culturitalia.uibk.ac.at/paginaitaliana/moro/index.html

Saluti da Ermione

>

redna
Inviato: 13/4/2008 10:53  Aggiornato: 13/4/2008 10:53
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
...persone coraggiose..???

Pellegrino dice: siamo vicini ad una svolta , co cose che non posso dire e che NON direi nemmeno davanti alla commissioni stragi.

alla faccia del coraggio...D'altra parte bisogna comprenderlo, mette le mani avanti dicendo che lui NON dice.
Pecorelli diceva che sapeva e avrebbe detto tutto e viene uccisi, idem per Varisco...
Quando si dice essere 'prudenti'!

Per quanto riguarda le lettere oltre ai 'farinacei' e 'sotto un dominio pieno e incontrollato' ho notato che dice 'il papa tiene le chiavi' e che 'tutto è inutile se non si vuole aprire quella porta'

E'davvero tutto abbastanza complesso!

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 13/4/2008 11:03  Aggiornato: 13/4/2008 11:03
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello:
"Chiede Zac:
"Nella prima parte della lettera (non recapitata) a Eleonora Moro, del 27-3-1978, non noti nulla di interessante?"

Caro Zac, la data che tu citi non può essere giusta!
Infatti le prime lettere ricevute corrispondono al 29 - 3 - 78!

A parte poi che di "Metafore" (con la *M*) ce ne sono a josa e sicuramente molto importanti, sopratutto nelle prime!

A quale lettera "non recapitata" alludi? A quella dove tra parentesi suggerisce stranamente ai *farinacei" ... a quella ove dice che "la chiave è in Vaticano", oppure a quella ove cita i versetti 44 - 29 della Genesi?"


Otello, mi chiamo Zaq, non Zac

Parlavo proprio della lettera dei "farinacei", mi hai capito al volo
Mi sono fermato a quella per ora.
C'ho lavorato sopra una settimana fa ed ho preparato qualcosa .. ma non ho postato le conclusioni per due motivi.
Il primo è che potrei aver capito male.
Il secondo è che potrei aver capito bene...

Riguardo la data che ti posso dire? Il sito la riporta del 27-03-1978... presumo sia la data in cui è stata scritta.

zaq
Inviato: 13/4/2008 11:06  Aggiornato: 13/4/2008 11:09
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Una bella notizia!

Con mossa a sorpresa il Governo Prodi cancella il segreto di stato sul caso Moro.

http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/politica/segreto-stato-abolito/segreto-stato-abolito/segreto-stato-abolito.html


Qualcuno ci legge forse?

(non so se esserne felice o preoccuparmi)

redna
Inviato: 13/4/2008 11:14  Aggiornato: 13/4/2008 11:14
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Qualcuno ci legge forse?

(non so se esserne felice o preoccuparmi)

---
Il fatto che abbiano tolto il segreto di stato significa che non c'è più nessuno a cui certe rilvelazioni potrebbero fa male...Ma mi pare strano proprio in questo momento...!
Se qualcuno ci legge bene....Ma è bene rendersi conto che chi legge, legge TUTTO ...non solo questo argomento.

Ma allora come si può andare avanti?Meglio avere prudenza si, ma con prudenza andare avanti

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 13/4/2008 12:10  Aggiornato: 13/4/2008 12:10
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
*Otello, mi chiamo Zaq, non Zac*

Chiedo venìa, probabilmente è un errore alla "Luca Giurato"!
Hai presente quando dice: "è caduto il MULO DI MERLINO"?


*Parlavo proprio della lettera dei "farinacei", mi hai capito al volo
Mi sono fermato a quella per ora.*

Quella è una frase messa ("tra parentesi") e penso che bisogna riuscire ad anagrammarla in maniera adeguata!

Infatti, A. M. si dice che aveva grandi doti, nel comporre anagrammi ...

Hai letto la Rivista Mensile di Giochi Magazine, del Marzo 1988?
É stato l'ultimo numero ...

Se vuoi, ti posso mandare le pagine di quell'articolo in Jpg. !

Saluti da Ermione

>

P.S.

*Riguardo la data che ti posso dire? Il sito la riporta del 27-03-1978... presumo sia la data in cui è stata scritta.*

Quale sito?

É sicuramente una data sbagliata e per diversi motivi.

1°) Le lettere che non sono state recapitate e sono state trovate (in copia) in Via Montenevoso, in due diverse situazioni investigative - distanti più di 12 anni l'una dall'altra - sono di difficile datazione!

2°) Le prime lettere di cui si abbia certezza, sono quelle tre, spedite contemporaneamente al II° comunicato B.R. e recapitate il 29 Marzo 1978! (ovvero: a distanza di più di 12 giorni, dalla strage!)

"É sicuramente grave l'urlo dei violenti,
ma è ancor più grave l'assurdo silenzio
degli uomini onesti."

>>------> Martin Luther King

>

zaq
Inviato: 13/4/2008 14:23  Aggiornato: 13/4/2008 14:23
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello:
"Chiedo venìa, probabilmente è un errore alla "Luca Giurato"!
Hai presente quando dice: "è caduto il MULO DI MERLINO"? "


Non ho la "fortuna" di assistere alle trasmissioni di Giurato, purtroppo.
Poco male, perchè tra poche ore avremo tutto per noi un altro grande, quello di "Romolo e Remolo".
Vuoi mettere?


Otello:
"Quella è una frase messa ("tra parentesi") e penso che bisogna riuscire ad anagrammarla in maniera adeguata!"

Non pensavo agli anagrammi... piuttosto ad una sharada che coinvolge tutta la parte iniziale della lettera, fino a "Ma quando si rompe così il ritmo delle cose, esse, nella loro semplicità, risplendono come oro nel mondo"


Otello:
"Se vuoi, ti posso mandare le pagine di quell'articolo in Jpg. !"

Volentieri! mandami un PM.

La data della lettera l'ho trovata qui:
http://spazioinwind.libero.it/gastroepato/aldo_moro.htm

Non c'è il testo integrale (che ho trovato altrove) perchè, curiosamente, manca proprio la parte interessante, sostituita dai puntini di sospensione.
Ma che ci siano i puntini invece del testo è assulutamente logico


Una domanda valida per tutti.
Qualcuno conosce il numero civico del covo in Via Monte Nevoso a Milano?
Non sono riuscito a trovarlo.

Pyter
Inviato: 13/4/2008 14:44  Aggiornato: 13/4/2008 14:44
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Numero 8.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
redna
Inviato: 13/4/2008 15:13  Aggiornato: 13/4/2008 15:13
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
In questo caso i monti...si sprecano
troviamo:
monte gaudio (monte mario) a roma
mont-alcini (covo di roma)
monte nevoso ( covo di milano)

per non parlare dei mor-
mor-o
mor-etti
mor-ucci

insomma sta 'emme' sta dappertutto

Per quanto riguarda le lettere. Mi pare che moro non avesse mai messo la data sulle lettere che scriveva. Quindi sappiamo solo quando sono state recapitate.
La data precisa in cui ha scritto il tutto non c'è.
Ma soprattutto perchè non recapitare tutte le lettere e poi tenerle perchè in futuro si possa leggerle?
Ma la mia domanda iniziale è stata: come mai ad un prigioniero come moro si fa in modo che scriva così tante lettere? In quale altro rapimento è avvenuto questo?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 13/4/2008 15:26  Aggiornato: 13/4/2008 15:26
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Pyter
"Numero 8"


Pure quello eh?


Un suggerimento: andate a vedere in che giorno cadeva Pasqua nel 1978...

zaq
Inviato: 13/4/2008 15:30  Aggiornato: 13/4/2008 15:30
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna:
"Redna:
"In questo caso i monti...si sprecano
troviamo:
monte gaudio (monte mario) a roma
mont-alcini (covo di roma)
monte nevoso ( covo di milano)"


Mmmm... cos'è un monte?

redna
Inviato: 13/4/2008 15:33  Aggiornato: 13/4/2008 15:33
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Ha importanza quando cadeva pasqua nel 1978?

Mmmm...cos'è un monte?
---
Che intendi dire?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 13/4/2008 15:36  Aggiornato: 13/4/2008 15:37
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Intendevo proprio "cos'è un Monte?"


Usa un dizionario on-line...

vabbè, un aiutino (anzi, aiutone)...


http://www.demauroparavia.it/71578


Secondo me è importante quando cadeva pasqua nel 1978..

Pyter
Inviato: 13/4/2008 15:41  Aggiornato: 13/4/2008 15:41
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna:
Ma la mia domanda iniziale è stata: come mai ad un prigioniero come moro si fa in modo che scriva così tante lettere? In quale altro rapimento è avvenuto questo?

Per propaganda. La pubblicazione sui giornali avrebbe amplificato agli occhi
dell'opinione pubblica il dramma personale di Moro aumentando lo stato di tensione politica e sociale...allo stesso tempo Moro scriveva con la garanzia
che le lettere sarebbero rimaste segrete.
Il tutto avrebbe garantito a Moro ampia libertà ed eliminato il pericolo di
artificiosità. Tutto sincero, un vero e proprio reality show che aveva anche lo scopo di "fargli dire qualcosa" senza dovergliele estorcere con la forza.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
redna
Inviato: 13/4/2008 15:44  Aggiornato: 13/4/2008 15:44
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
La domenica di pasqua nel 1978 è stata il 26 marzo.
Il rapimento è stato esattamente 10 gg prima della pasqua.
Bisognerebbe capire la relazione.


Sto valutando quale significato si può dare a 'monte'...potrebbero significare diverse cose.


C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 13/4/2008 15:52  Aggiornato: 13/4/2008 15:52
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
redna"
"La domenica di pasqua nel 1978 è stata il 26 marzo.
Il rapimento è stato esattamente 10 gg prima della pasqua.
Bisognerebbe capire la relazione."

Non c'è relazione... il punto sembra un altro...

Leggi la lettera ....



redna:
"Sto valutando quale significato si può dare a 'monte'...potrebbero significare diverse cose."


Leggi la lettera.....


PS: Mi assento per un po', a dopo...

Pyter
Inviato: 13/4/2008 16:12  Aggiornato: 13/4/2008 16:12
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Forse Zaq si riferisce a questa frase:
"E' la prima volta dopo trentatré anni che passiamo Pasqua disuniti e giorni dopo il trentatreesimo di matrimonio sarà senza incontro tra noi."

Oltretutto in quella lettera c'è un altro monte...Montemarciano.

Però a me sembra che tra "...disuniti e" e " ...giorni ", manchi qualcosa...
...forse il numero dei giorni?

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
redna
Inviato: 13/4/2008 16:38  Aggiornato: 13/4/2008 16:43
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Nella lettera parla di Montemarciano, che è un comune di Ancona.
Ma qui non si capisce il giorno che si è sposato.
Bisognerebbe saperne di più.

E'più interessante il fatto che dica che bisognava raccogliere le 5 borse.
E in una ci sono degli indumenti da viaggio.
Indumenti ' da viaggio'...

Conclude con: tanto affetto e i migliori auguri. Ma pasqua era già passata!

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 13/4/2008 17:33  Aggiornato: 13/4/2008 17:36
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Pyter:
"Forse Zaq si riferisce a questa frase:
"E' la prima volta dopo trentatré anni che passiamo Pasqua disuniti e giorni dopo il trentatreesimo di matrimonio sarà senza incontro tra noi."

Oltretutto in quella lettera c'è un altro monte...Montemarciano.

Però a me sembra che tra "...disuniti e" e " ...giorni ", manchi qualcosa...
...forse il numero dei giorni?"

Ragiona su "matrimonio", "disuniti" e "senza incontro"...

zaq
Inviato: 13/4/2008 17:46  Aggiornato: 13/4/2008 17:50
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Posto anche io qualcosa, altrimenti sembra un quiz.

Come dicevo prima, qualche gionro fa sono andato al link http://www.macchianera.net/2005/09/11/lettere_di_aldo_moro_dalla_pri.html, postato da redna, a leggermi le lettere di Moro.

Non sono esperto un di enigmistica, ma qualche “prurito” l'hanno sollevato pure a me queste letture.

Dalla lettera a Eleonora Moro (non recapitata) Data presunta 27-03-1978

Mia Carissima Noretta,
vorrei dirti tante cose, ma mi fermerò alle essenziali. Io sono qui in discreta salute, beneficiando di un'assistenza umana ed anche molto premurosa. Il cibo è abbondante e sano (mangio ora un po' più di farinacei); non mancano mucchietti di appropriate medicine. Puoi comprendere come mi manchiate tutti e come passi ore ed ore ad immaginarvi, a ritrovarvi, ad accarezzarvi. Spero che anche voi mi ricordiate, ma senza farne un dramma. E' la prima volta dopo trentatré anni che passiamo Pasqua disuniti e giorni dopo il trentatreesimo di matrimonio sarà senza incontro tra noi. Ricordo la chiesetta di Montemarciano ed il semplice ricevimento con gli amici contadini. Ma quando si rompe così il ritmo delle cose, esse, nella loro semplicità, risplendono come oro nel mondo.

C’è qualche frase che stona, che non scorre fluida come dovrebbe essere se scritta da una persona colta quale Moro era.
E allora?
Ci sono significati nascosti?

Partiamo dalla fine:
“Ma quando si rompe così il ritmo delle cose, esse, nella loro semplicità, risplendono come oro nel mondo.”

Quando si scompone il ritmo delle cose … si scompone la frase? Si scompongono le parole?
Cos’è che nella sua semplicità risplende come oro nel mondo? La soluzione? La verità?

Ok, proviamo a scomporre le frasi e le parole…

L'inizio della lettera è un indizio sul contenuto della stessa
“Mia Carissima Noretta,
vorrei dirti tante cose, ma mi fermerò alle essenziali. Io sono qui... “

Dice due cose:
1)quello che segue è essenziale (poi invece, apparentemente, parla di cose tutt'altro che essenziali, come la qualità e la tipologia del cibo. Perchè?)

2)io sono qui ...

redna
Inviato: 13/4/2008 18:25  Aggiornato: 13/4/2008 18:27
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
dunque:

se non ci fosse di mezzo la fiction del sequestro, cioè la scena messa in atto dal commando si direbbe che chi scrive sia un malato....Io sono qui in discreta salute beneficiando di un'assistenza umana e molto premurosa.
...mangia pure farinacei e ha mucchietti di medicine...


Non si direbbe in una prigione del popolo!
Piuttosto in un ...ospedale!

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 13/4/2008 18:40  Aggiornato: 13/4/2008 18:40
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna, non balzare subito alle conclusioni...


Dov'ero?

L'inizio della lettera è un indizio sul contenuto della stessa
“Mia Carissima Noretta,
vorrei dirti tante cose, ma mi fermerò alle essenziali. Io sono qui... “

Dice due cose:
1)quello che segue è essenziale (poi invece, apparentemente, parla di cose tutt'altro che essenziali, come la qualità e la tipologia del cibo. Perchè?)

2)io sono qui ...


e poi...

"Il cibo è abbondante e sano (mangio ora un po' più di farinacei); non mancano mucchietti di appropriate medicine. "

Questa frase mi ha lasciato subito perplesso: prima diceva che avrebbe parlato delle cose fondamentali, mentre adesso di dilunga su particolari.

Per ora mi appunto "mangio ora un po' più di farinacei"

e passo a
"non mancano mucchietti di appropriate medicine"

(le due frasi, comunque, sono separate dal ";" e non dal ".", vuol dire che riguardano lo stesso argomento.)

Perché mucchietti e non tubetti, flaconi o confezioni, che sarebbe una terminologia più appropriata?

Cos'è un mucchietto?
Un piccolo mucchio, ovvio, un cumulo … a Roma si dice anche montarozzo… cioè collinetta, un piccolo monte…

E da http://www.demauroparavia.it/71578 si legge:
"Monte CO spec. fig., grande quantità, mucchio: un m. di problemi"

Monte è sinonimo di Mucchio..
Pero', attenzione, mucchietti non mucchietto. E' piu' di un monte...

Otello
Inviato: 13/4/2008 20:03  Aggiornato: 13/4/2008 20:03
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
"Volentieri! mandami un PM."

Non ho confidenza con il PM ... (purtroppo)

E non riesco ad inviare immagini, con quello strano pannello bianco che mi si apre!

Saluti da Ermione

>

"É sicuramente grave l'urlo dei violenti,
ma è ancor più grave l'assurdo silenzio
degli uomini onesti."

>>------> Martin Luther King

>

zaq
Inviato: 13/4/2008 20:11  Aggiornato: 13/4/2008 21:35
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello, ti ho mandato un PM con la mia email.

Otello
Inviato: 13/4/2008 20:55  Aggiornato: 13/4/2008 20:55
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Zaq,
In questa lettera ci sono molti elementi, che sembrano sconnessi e che noi dobbiamo saper “agglutinare”!
Infatti è lui stesso a darci questa “indicazione” quando dice che: “ … quando si rompe così il ritmo delle cose, esse, nella loro semplicità, risplendono come oro nel mondo.”
Ovvero: bisognava comprendere che lui aveva ”rotto il ritmo di come dovevano essere descritte le cose …” e i suoi famigliari (che invece le dovevano ricordare nella loro interezza) dovevano saper ricomporre tali avvenimenti, e comprendere cosa si dovesse fare … “PER FARLE RISPLENDERE – nella loro semplicità – COME ORO NEL MONDO!
Ecco quindi, come si dovevano esaminare meglio, sopratutto questi elementi della lettera:
1°) La Pasqua, che sembra dover coincidere con l’anniversario del loro matrimonio.
2°) La chiesetta di Montemarciano = Piccolo Tempio!
3°) E nella parte finale (poi) dove ci suggerisce che il Dott. Giacovazzo, si debba intendere con il suo collega Giunchi!

Se approfondisci attentamente, tutte le tematiche di questa lettera (che a differenza di quanto afferma nella premessa, non appaiono così essenziali) potrai notare che c’è una ulteriore frase, che lui … ci fa cadere con nonscialance e in modo del tutto laterale … e questa si ricombina (stranamente) sia con Giunchi che con l’anniversario delle nozze …

Riesci a vederla? Questa era la frase più importante; quella che dovevano comprendere, per potergli salvare la vita SENZA CONDIZIONI!

Saluti da Ermione

>

"É sicuramente grave l'urlo dei violenti,
ma è ancor più grave l'assurdo silenzio
degli uomini onesti."

>>------> Martin Luther King

>

zaq
Inviato: 13/4/2008 21:28  Aggiornato: 13/4/2008 21:33
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello, la mia piccola e stupida esposizione non mica finita ancora

Riguardo a
"1°) La Pasqua, che sembra dover coincidere con l’anniversario del loro matrimonio."

No, non mi sembra.
Non sono riuscito a trovare in rete la data dell'anniversario di matrimonio, pero' questo dev'essere successivo alla Pasqua, che cadeva il 26 marzo.
Tanto è vero che scrive "E' la prima volta dopo trentatré anni che passiamo Pasqua disuniti e giorni dopo il trentatreesimo di matrimonio sarà senza incontro tra noi."

Quindi, se autentica, la lettera è scritta tra il 26 marzo e l'anniversario del matrimonio.


Ti è arrivato il mio pm?

Otello
Inviato: 13/4/2008 22:19  Aggiornato: 13/4/2008 22:19
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Zaq;

Io dicevo ... "1°) La Pasqua, che sembra dover coincidere con l’anniversario del loro matrimonio."

Tu dici: *No, non mi sembra.
Non sono riuscito a trovare in rete la data dell'anniversario di matrimonio, pero' questo dev'essere successivo alla Pasqua, che cadeva il 26 marzo.*


Ho detto "sembra" ma non intendevo dire che la data del suo matrimonio coincideva con la Pasqua del 1945!

Infatti, la frase intera in cui ricorda (e vuol far ricordare) è questa: *E' la prima volta dopo trentatré anni che passiamo Pasqua disuniti e giorni dopo il trentatreesimo di matrimonio sarà senza incontro tra noi.*

La data del loro matrimonio, a Montemarciano, corrisponde all'Aprile del 1945 ... http://www.tuttoggi.info/articolo-4388.php

*Ti è arrivato il mio pm?*

Si, e ti ho risposto ...

Saluti da Ermione

>

"É sicuramente grave l'urlo dei violenti,
ma è ancor più grave l'assurdo silenzio
degli uomini onesti."

>>------> Martin Luther King

>

redna
Inviato: 13/4/2008 22:47  Aggiornato: 13/4/2008 22:47
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
otello

'spero che mancando io, Anna ti porti i fiori di giunghiglie per il giorno delle nozze.'


C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 13/4/2008 22:58  Aggiornato: 13/4/2008 22:58
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Non seguendo i consigli, scusami Otello, vado avanti con le mie congetture.

Siamo arrivati a
"Monte è sinonimo di Mucchio..
Pero', attenzione, mucchietti non mucchietto. E' piu' di un monte..."

Volendo creare un po' di suspance per i pazienti lettori, salto alla famosa frase

"“E' la prima volta dopo trentatré anni che passiamo Pasqua disuniti e giorni dopo il trentatreesimo di matrimonio sarà senza incontro tra noi.”

La frase è piuttosto contorta e non scorre fluida, specialmente quel “…e giorni dopo il trentatreesimo di matrimonio sarà senza incontro tra noi”"

E non è pleonastico il secondo riferimento temporale? E’ ovvio che se si sono sposati da 33 anni per la prima volta non passeranno (o non hanno passato) insieme né la Pasqua né l’anniversario di matrimonio (perché questo è appena di pochi giorni successivo).
E una frase che attira l’attenzione, almeno a me fa questo effetto.

Scomponiamola quindi …
“Pasqua disuniti”
… pasqua cadeva il 26 marzo 1978
26 disuniti fa 2 e 6

“Matrimonio senza incontro”

Il matrimonio è un’unione, ma unione senza incontro cosa può voler dire? Sembra quasi un Ossi-Moro…

Vuol dire forse che li unisci senza metterli uno vicino all’altro… che forse devi sommarli?
E allora 2 e 6 sono 2+6=8


Ma guarda un po'...

... il resto alla prossima puntata

Otello
Inviato: 13/4/2008 23:02  Aggiornato: 13/4/2008 23:02
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna;

ESATTO ...

Quella è la frase CHIAVE ... quella che accomuna tutte le "tergiversazioni" ... contenute in quella lettera!
Ed è veramente (credimi!) un capolavoro per l'Enciclopedia dell'Enigmistica!

Saluti da Ermione

>

"É sicuramente grave l'urlo dei violenti,
ma è ancor più grave l'assurdo silenzio
degli uomini onesti."

>>------> Martin Luther King

>

zaq
Inviato: 13/4/2008 23:05  Aggiornato: 13/4/2008 23:05
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello, Redna, vi posso dire una cosa in tutta franchezza?

Ma secondo voi, uno per farsi salvare scrive una frase che nessuno riesce a decrittare nemmeno dopo 30 anni? .. CAMPA CAVALLO!!!!!!!!!!


redna
Inviato: 13/4/2008 23:08  Aggiornato: 13/4/2008 23:20
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello/Ermione

meno male che siamo arrivati ad un buon punto.

All'inizio, direi, dell'intera vicenda.

zaq

otello aveva detto che ...avrebbe avuto salva la vita SENZA CONDIZIONI!

NB-ma di lettere ce ne sono ancora da capire

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
zaq
Inviato: 13/4/2008 23:23  Aggiornato: 13/4/2008 23:46
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Ora finisco la mia povera (e facile devo aggiungere) decrittazione.

La frase che ho saltato è.. non è vero che l'ho saltata, ho ragionato solo su mezza frase finora.

la frase era

"“non mancano mucchietti di appropriate medicine”"

Dei muchietti abbiamo parlato, sono sinonimo di Monti.

Ma le medicine che ci azzeccano?

"Appropriate medicine" … medicina .. medico … medico appropriato .. medico giusto, quello giusto per il suddetto monte ….

Domanda: c'era un medico italiano molto famoso, che a quanto leggo torno' dagli States pochi mesi prima, nel 1977), che messo insieme al monte e al numero 8 ci azzecca qualcosa?

Montalcini forse?

Abbiamo 3 indizi:
Monte (mucchietti)
Montalcini (medicine, medico)
8 (pasqua disuniti, matrimonio senza incontro)

Via Montalcini n° 8

OK, era troppo facile .... passo a voi la palla per le cose complicate



Ah .. dimenticavo, ricordando l'anniversario di matrimonio delimita anche il periodo: quello che va dal 26 marzo al xx aprile, data del matrimonio.

Ossia, è stato li' in quel periodo.

E ricordatevi un'altra cosa, poco dopo ha aggiunto:
"Ricordo la chiesetta di Montemarciano ed il SEMPLICE ricevimento con gli amici contadini" e poi..
"Ma quando si rompe così il ritmo delle cose, esse, nella loro SEMPLICITA', risplendono come oro nel mondo. "
Nella loro SEMPLICITA', non nella loro complicazione.

E se riguardate bene l'inizio della lettera dice anche:
"Puoi comprendere come mi manchiate tutti e come passi ore ed ore ad immaginarvi, a RITROVARVI, ad accarezzarvi"

Aveva messo anche le istruzioni per l'uso...

Otello
Inviato: 13/4/2008 23:55  Aggiornato: 13/4/2008 23:55
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna e caro Zaq;

per riassumere meglio il mio modo di vedere e di interpretare tali messaggi, bisogna pur dire, che la lettera di cui stiamo parlando NON è di certo la più semplice da comprendere ...

Eppure, (forse per non sbagliare) i cosidetti "secondini" l'hanno CENSURATA! Ci sarà un buon motivo non credete?

E comunque, prima di arrivare a comprendere questa, ce ne sono molte altre da analizzare, ove appaiono "metafore" sicuramente più semplici da comprendere ...lettere ARRIVATE A DESTINAZIONE!

Chissà infatti, come mai, NON AVETE NOTATO quella ove inserisce la DATA di un GIORNO SBAGLIATO in un punto sicuramente SBAGLIATO?!

Ovvero: Una data, espressa in forma numerica, fra due termini che sono fortemente e concretamente chiarificatori ...?

Che ne dite di questa?


Saluti da Ermione

>

"É sicuramente grave l'urlo dei violenti,
ma è ancor più grave l'assurdo silenzio
degli uomini onesti."

>>------> Martin Luther King

>

zaq
Inviato: 14/4/2008 0:00  Aggiornato: 14/4/2008 0:00
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello, l'avevo già detto, mi sono concentrato solo su questa, ed è successo una settimana fa.

Poi mi sono dedicato all'analisi delle audizioni, che mi hanno portato via un sacco di tempo.

Tornando alla mia lettura di quella parte di lettera, qual'è il tuo parere?

zaq
Inviato: 14/4/2008 0:09  Aggiornato: 14/4/2008 0:09
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello
"E comunque, prima di arrivare a comprendere questa, ce ne sono molte altre da analizzare, ove appaiono "metafore" sicuramente più semplici da comprendere ...lettere ARRIVATE A DESTINAZIONE!

Chissà infatti, come mai, NON AVETE NOTATO quella ove inserisce la DATA di un GIORNO SBAGLIATO in un punto sicuramente SBAGLIATO?!

Ovvero: Una data, espressa in forma numerica, fra due termini che sono fortemente e concretamente chiarificatori ...?

Che ne dite di questa?"


Per ora non so che risponderti, non l'ho nemmeno letta.

ma voglio fare una domanda di difficilissima risposta.

Mi spiego meglio.
Quella che ho decrittato (almeno credo) è una delle prime mi pare.
Ora, siccome non sono per niente convinto che siano state tutte scritte da lui, a quacuno risulta che a livello di perizia calligrafica le lettere forono valutate tutte allo stesso modo?

Otello
Inviato: 14/4/2008 0:25  Aggiornato: 14/4/2008 0:25
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
devo aggiungere che:

Medicine, medico = ad un'allusione al Dott. Giacovazzo o al Dott. Giunchi!

Per quello che attiene a: *Ma secondo voi, uno per farsi salvare scrive una frase che nessuno riesce a decrittare nemmeno dopo 30 anni?*

Certo che dovendo scrivere in maniera "metaforica" non era sicuramente facile, comprendere quello che Moro diceva (e lui stesso essendo intelligente, doveva trovare formule enigmatiche non troppo visibile e comprensibili) ma quello che dovevano fare i filolologi (e non hanno saputo fare in 30 anni) era IMMEDESIMARSI IN UNA SIMILE SITUAZIONE!

Caro Zaq, ragionaci più attentamente ... tu come ti saresti comportato al posto di A. M.?

Intanto, il risultato è proprio questo:

Una moltitudine di *laureati in lettere e cartoline*, non hanno assolutamente compreso quello che Moro stava dicendo ... anzi, molto probabilmente hanno fatto di più ...

Hanno travisato, VOLUTAMENTE quei messaggi!

E questo è sicuramente VERGOGNOSO E IMBARAZZANTE, per una simile categoria di persone!!!

Saluti da Ermione

>

"É sicuramente grave l'urlo dei violenti,
ma è ancor più grave l'assurdo silenzio
degli uomini onesti."

>>------> Martin Luther King

>

zaq
Inviato: 14/4/2008 2:07  Aggiornato: 14/4/2008 2:07
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello
"Certo che dovendo scrivere in maniera "metaforica" non era sicuramente facile, comprendere quello che Moro diceva (e lui stesso essendo intelligente, doveva trovare formule enigmatiche non troppo visibile e comprensibili) ma quello che dovevano fare i filolologi (e non hanno saputo fare in 30 anni) era IMMEDESIMARSI IN UNA SIMILE SITUAZIONE!

Caro Zaq, ragionaci più attentamente ... tu come ti saresti comportato al posto di A. M.?"


Sicuramente non avrei inserito un messaggio che nessuno avrebbe compreso.

Otello, mi sa che non ti rendi conto, di una cosa.
Da quanto hai detto sono anni che le stai studiando (e immagino altri con te), e non ne avete cavato fuori un ragno dal buco.
Moro sarebbe morto di vecchiaia aspettando la vostra soluzione.

Io penso che se ci sono lettere autentiche (ricorda che 35 miliardi per 2 comunicati sono troppi), e se queste hanno un messaggio, questo dev'essere si nascosto, ma non impossibile. Sopratutto nelle prime lettere.

Fintanto che non c'è una trattativa, Moro non sa se e quanto resterà in vita.
Quindi deve far presto.
Mi aspetto quindi messaggi "facili" nelle prime, piu' difficile nelle altre, perchè se ha la percezione che a trattativa andrà avanti, chi le legge avrà piu' tempo per decrittarle.
Ma i messaggi impossibili non li decritta nessuno!


Pensa anche un' altra cosa.
La seduta spiritica è del 3 (a volte ho trovato 2) aprile.

A questo punto ti dico perchè Moro non scrive quella lettera a Pasqua o prima? Perchè non puo?
Perchè il giorno di Pasqua lo stanno spostando?
Lo spostano da Gradoli perchè è trapelato qualcosa?

Lui ci dice che è passata Paqua ma non è ancora l'anniversario..

Pensaci, forse ci fa sapere anche quando l'hanno spostato...

Otello
Inviato: 14/4/2008 8:44  Aggiornato: 14/4/2008 8:44
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Dove stanno quei 35 miliardi di cui parli? Verba volant ...

Se mi dai un terzo di quella somma (l’altra parte la lascio a te …) ti dimostro che cosa significa analizzare filologicamente!

Non è da anni che sto analizzando quei messaggi, ma è vero che è dal Marzo del 1988 che sto tentando di trovare un buon editore o un buon regista, per spiegare quello che (ESATTAMENTE DUE GIORNI DOPO aver letto il servizio di Giochi Magazine) ho compreso …

Probabilmente devo andare all'estero a cercarlo!

Molti indovinelli, rebus, sciarade … sono PER LORO NATURA di difficile comprensione.
Quando si tenta di comprendere la CHIAVE di un indovinello, di un rebus o di una sciarada, bisogna sapersi IMPEGNARE E DEDICARE con giusto sforzo!
A volte è davvero difficile, trovare la risposta ad alcuni enigmi, ma una volta trovata LA CHIAVE se la vai a raccontare, ti snobbano pure … per come “sembrava evidente" o ti dicono ACCIDENTI c’ero quasi arrivato!

Ma molti investigatori e filologi e semiologi, in questo particolare caso, hanno perfino dimostrato un'ignoranza e una superficialità davvero mostruosa.

Gli esercizi mentali, che per un amante di inchieste, dovrebbero essere il pane quotidiano, assieme ad altri strumenti più scientifici ... in questo caso sono stati ben pochi.

Tutta questa gente, scommetto che va in palestra a meglio rassodare la loro funzionalità muscolare BOVINA, ma non immaginano neppure lontanamente, che anche il cervello ha (per sua natura) un muscolo da esercitare e da lubrificare giornalmente!

Un indovinello è come una sfida con se stessi e la sua soluzione spesso rappresenta “un’acrobazia mentale”, un colpo di genio, un intuizione … ma non sempre, tale soluzione è quella che sembra la più logica.
Tutto diventa più difficile invece, quando non si riesce a comprendere LA CHIAVE di un enigma, o peggio ancora quando (come in questo caso) si è scettici gia in partenza, sulle capacità semantiche di A. M. e sull’importanza di alcune sue metafore … e NON SI HA QUINDI, a priori, QUELLA BUONA CAPACITA’ di immedesimarsi, con il suo stato d'animo!

Certo che, alla ricezione e alla lettura di tali messaggi, non dovevano esserci persone normalmente acculturate, ma soggetti “fortemente smaliziati” nella comprensione di tali metafore, come il sottoscritto … e allora, il CASO MORO, si sarebbe sicuramente risolto ben diversamente …

Caro Zaq, I MESSAGGI “FACILI” come pensi tu (facendo credito ai suoi secondini, di essere almeno in grado di saper leggere …) non potevano in alcun modo passare, alla censura …

Saluti da Ermione

>

Ottimo è quel professore, che sa tante cose e le sa spiegare bene,
ma meglio di lui, è quel piccolo maestro di provincia, che pur insegnando poco,
sa far nascere nell'allievo, una gran voglia d'imparare!

>>------>>> Louis Claude De Saint Martin

>

zaq
Inviato: 14/4/2008 9:08  Aggiornato: 14/4/2008 9:08
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
"A volte è davvero difficile, trovare la risposta ad alcuni enigmi, ma una volta trovata LA CHIAVE se la vai a raccontare, ti snobbano pure … per come “sembrava evidente" o ti dicono ACCIDENTI c’ero quasi arrivato!"

Posta le tue interpretazioni.



"Ma molti investigatori e filologi e semiologi, in questo particolare caso, hanno perfino dimostrato un'ignoranza e una superficialità davvero mostruosa."

Infatti non hanno trovato ancora niente di sostanziale. Probabilmente stanno ancora anagrammando...



"Tutto diventa più difficile invece, quando non si riesce a comprendere LA CHIAVE di un enigma, o peggio ancora quando (come in questo caso) si è scettici gia in partenza, sulle capacità semantiche di A. M. e sull’importanza di alcune sue metafore … e NON SI HA QUINDI, a priori, QUELLA BUONA CAPACITA’ di immedesimarsi, con il suo stato d'animo!"

Pippe mentali?


"Certo che, alla ricezione e alla lettura di tali messaggi, non dovevano esserci persone normalmente acculturate, ma soggetti “fortemente smaliziati” nella comprensione di tali metafore, come il sottoscritto … e allora, il CASO MORO, si sarebbe sicuramente risolto ben diversamente …"

Se dipendeva da quelli "fortemente smaliziati" come dici tu, Moro moriva comunque in prigionia, ma di vecchiaia.



"Caro Zaq, I MESSAGGI “FACILI” come pensi tu (facendo credito ai suoi secondini, di essere almeno in grado di saper leggere …) non potevano in alcun modo passare, alla censura …"

Infatti, curiosamente, quella è la prima lettera non recapitata...



Pero' Otello, non mi hai spiegato in quali punti la mia interpretazione è sbagliata.
O è sbagliata per il semplice fatto che in 30 anni non l'hai trovata tu?
Avrei preferito una critica costruttiva, non distruttiva ...


Senza offesa, Zaq

Otello
Inviato: 14/4/2008 9:56  Aggiornato: 14/4/2008 9:56
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
*Posta le tue interpretazioni.*

Non ti sembra un po semplicistico semplicistico?
E poi, mi sembra di aver gia detto parecchio su tale questione ...

Tu trovami quei 35 miliardi che hanno dato a Chicchiarelli, oppure mettimi in contatto con un buon Regista o con un Editore (SICURAMENTE INDIPENDENTE) e io ti dimostrerò tutto quello che vuoi sapere!

*Infatti non hanno trovato ancora niente di sostanziale. Probabilmente stanno ancora anagrammando...*

No, non hanno mai anagrammato, anzi NON NE AVREBBERO LE CAPACITA?!

*Pippe mentali?*

Si ... Purchè servano a scaricare quei "testicoli" che hanno al posto degli orecchi!

*Se dipendeva da quelli "fortemente smaliziati" come dici tu, Moro moriva comunque in prigionia, ma di vecchiaia. *

É esattamente il contrario ... ma probabilmente questo dipende dal fatto, che tu sai leggere esattamente il contrario, di quello che io scrivo ...

Saluti (e senza offesa) da Ermione

>

Ottimo è quel professore, che sa tante cose e le sa spiegare bene,
ma meglio di lui, è quel piccolo maestro di provincia, che pur insegnando poco,
sa far nascere nell'allievo, una gran voglia d'imparare!

>>------>>> Louis Claude De Saint Martin

>

zaq
Inviato: 14/4/2008 10:13  Aggiornato: 14/4/2008 10:13
Ho qualche dubbio
Iscritto: 29/10/2006
Da:
Inviati: 94
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello, solo qualche osservazione, poi la smetto perchè mi sembra una disputa tra bimbi di 5 anni, basata su nulla.

zaq
*Posta le tue interpretazioni.*

otello
"Non ti sembra un po semplicistico semplicistico?
E poi, mi sembra di aver gia detto parecchio su tale questione ..."


NO, non mi pare che tu abbia postato nulla di sostanziale finora.



Otello:
"Tu trovami quei 35 miliardi che hanno dato a Chicchiarelli, oppure mettimi in contatto con un buon Regista o con un Editore (SICURAMENTE INDIPENDENTE) e io ti dimostrerò tutto quello che vuoi sapere!"

Io non ho nominato Chicchiarelli, ma tu lo sapevi... quindi sai perfettamente a quali 35 miliardi alludevo.

Non ho capito quella del regista e dell'editore in relazione a quanto da me scritto, pero' mi ricorda tanto Alberto Sordi quando diceva "c'ho avuto la malattia, la guerra mi ha rovinato" ...



zaq
*Se dipendeva da quelli "fortemente smaliziati" come dici tu, Moro moriva comunque in prigionia, ma di vecchiaia. *

Otello
É esattamente il contrario ... ma probabilmente questo dipende dal fatto, che tu sai leggere esattamente il contrario, di quello che io scrivo ...


Se ne deduce che tu hai svelato tutti i misteri da anni, ma non li posti per farci un dispetto
Ahhhh .. aspetti il Regista ... mo ho capito

Otello
Inviato: 14/4/2008 10:34  Aggiornato: 14/4/2008 10:34
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
*Io non ho nominato Chicchiarelli, ma tu lo sapevi... quindi sai perfettamente a quali 35 miliardi alludevo. *

Si avevo compreso a quali miliardi alludevi; ma quelli di cui tu parlavi, sono serviti per "pagare" un tizio che ha aiutato "I MARPIONI" e per tenerlo buono, onde evitare che spiferasse quel che sapeva ... a me servirebbero "coprirmi le spalle" PRIMA di SPIEGARE quello che ho analizzato ...

*Se ne deduce che tu hai svelato tutti i misteri da anni, ma non li posti per farci un dispetto*

Per farvi un dispetto?
Ma se neanche vi conosco ...

CHI VI/CI HA FATTO UN DISPETTO, sono tutti coloro che NON hanno mai analizzato la questione (o hnno preferito evitare di analizzarla) da questo punto di vista!

*Ahhhh .. aspetti il Regista ... mo ho capito*

Alla buon'ora ...
Ma bisogna riuscire a trovarlo, UN REGISTA VERAMENTE CORAGGIOSO ... lo sai?

Tu trovamelo (in fondo che cosa chiedo?) e io ti giuro sulle cose più care che ho, che saprò mantenere le mie promesse ...

Saluti da Ermione

>

Ottimo è quel professore, che sa tante cose e le sa spiegare bene,
ma meglio di lui, è quel piccolo maestro di provincia, che pur insegnando poco,
sa far nascere nell'allievo, una gran voglia d'imparare!

>>------>>> Louis Claude De Saint Martin

>

sigmatau
Inviato: 14/4/2008 11:05  Aggiornato: 15/4/2008 9:50
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… davvero interessante l’analisi in chiave ‘enigmistica’ che state facendo sulle lettere di Aldo Moro e che mi auguro porti a decisivi nuovi elementi riguardo l’indagine che ci è stata affidata come ‘compitino’. Permettetemi tuttavia, augurandomi che ciò non sembri a voi ‘presunzione’ da parte mia, di mettervi in guardia su alcuni ‘trabocchetti nascosti’ nei quali è facile incappare percorrendo la via da voi intrapresa. Il più comune di questi è la tendenza a cercare di ‘interpretare’ il ‘messaggio nascosto’ contenuto in un testo cercando in esso degli elementi già noti. Oltre all’inconveniente di non apportare ‘novità’ all’indagine in corso [ad esempio quello che si vuol far credere sia stato l’indirizzo del ‘covo’ dove è stato tenuto prigioniero lo statista democristiano, vale a dire via Montalcini 8, è cosa già nota da decenni…], tale modo di procedere nasconde una ’insidia’ ben nota agli studiosi di scritture segrete che cercherò di spiegare con un esempio. Alcuni decenno or sono un crittografo britannico che aveva dato il suo contributo durante la seconda guerra mondiale a ‘fare breccia’ nella macchina cifrante tedesca Enigma e che successivamente si era dato a ‘studi biblici’, ha avanzato l’ipotesi che nel libro della Genesi siano presenti numerose ‘profezie’ scritte con una speciale scrittura segreta che è stata denominata ‘Codice Genesi’. Tra queste ‘profezie’ egli annoverava due morti violente, quella del presidente americano John Fitgerald Kennedy e del presidente egiziano Muhammad Anwar al-Sādāt. Il ‘Codice Genesi’ è individuabile ricercando in un testo particolari sequenze di lettere equidistanti. Ad esempio, partendo da una lettera qualsiasi, possiamo prendere in considerazione solo le lettere n-esime nel testo, ovvero le lettere spaziate a intervalli regolari di n caratteri, esclusi gli spazi fra parole. Se si ‘setaccia’ secondo tale schema un intero libro biblico, come la Genesi, il risultato è naturalmente una lunghissima successione di lettere. Cambiando la lettera iniziale e il parametro ‘n’ si possono generare svariate successioni di questo tipo. Si immagini di avvolgere una simile serie di caratteri attorno ad un cilindro, in modo che esse possano essere tutte evidenti. Quindi si appiattisca il cilindro per rivelare diverse file di lettere, con colonne di uguale lunghezza, eccetto forse l’ultima che potrebbe essere più corta di tutte le altre. Infine ci si metta alla ricerca di nomi significativi in corrispondenza di date. Da notare che la ricerca attraverso disposizioni geometriche di lettere può essere effettuata orizzontalmente, verticalmente, diagonalmente, o secondo qualunque altro schema vogliate!… Un gruppo di matematici israeliani ha fatto esattamente questo, ed essi sostengono di aver trovato moltissime corrispondenze quando si sono messi a cercare nomi in corrispondenza di date di nascita o morte. Doron Witztum, Eliyahu Rips e Yoav Rosenberg hanno pubblicato la loro scoperta sulla rivista scientifica Statistical Science [1994, vol.9, n.3, 429-438] col titolo Equidistant Letter Sequences in the Book of Genesis. In seguito allo ‘studio’ di Witztum, Rips e Rosemberg il ‘Codice Genesi’ è entrato a fa parte a pieno titolo della scienza nota come crittografia e da taluni è considerata la più antica scrittura segreta conosciuta, antecedente di mille anni al ‘Codice di Cesare’ e molto più difficile da decifrare di questo. Tutto questo ‘ottimismo’ però è stato più recentemente messo in dubbio da un altro ‘studio’, questa volta condotto dall’americano Brendan McKay, il quale ha applicato l’analisi sequenziale prima descritta… al romanzo Moby Dick dello scrittore americano Herman Melville… McKay ha ‘scoperto’ così che in Moby Dick [edito nel 1851…] sono contenute ‘profezie’ non solo riguardanti le ‘morti violente’ di Kennedy e Sadat, ma anche nell’ordine di Abramo Lincoln, Martin Luther King, Yitzhak Rabin e per finire della Principessa Diana [!!!…]…

Il secondo possibile ‘tranello’ cui si può cadere è, diciamo così, di tipo ‘psicologico’ . Provate a mettervi nei panni di Aldo Moro e dover immaginare un espediente per ‘comunicare qualcosa’ passando indenne dalla censura, sapendo per di più che questa censura è affidata a ‘personale superesperto’ di scritture segrete. Vi è poi il problema non indifferente di ‘indirizzare’ il destinatario della lettera alla ‘chiave’ che consente di ‘decifrare’ il messaggio nascosto. Se ci pensate un attimo l’unica maniera di poter far questo ‘eludendo’ il filtro dei ‘censuratori’ è inserire nel testo dati che sono noti unicamente al destinatario e con la volontaria aggiunta di uno o più errori. Questo è indispensabile per ‘orientare’ l’attenzione del destinatario alla parte dello scritto che contiene il ‘messaggio nascosto’. Nel caso specifico il richiamo alla data di nozze poteva andare bene ma sarebbe stato meglio contenesse qualche ‘errore’ che soltanto Nora Moro era in grado di rilevare. In questa ottica proviamo ad esaminare il ‘messaggio’ inserito nella sequenza ‘Germania+Israele+Lorenz’, messaggio che compare due volte nelle lettere di Moro. Si è già visto che tale messaggio è in un certo senso ‘erroneo’ poiché ‘Lorenz’ non è ‘logicamente collegato’ né con gli altri due né col senso generale del discorso. Sono ‘anomalie’ del genere che’ secondo la mia modesta opinione, possono guidare verso qualche ‘novità’ più o meno ‘clamorosa’ …

In attesa di conoscere i risultati della ‘inchiesta’ scaturita dalla data delle nozze di Aldo Moro [avvenute, se ho ben inteso, a fine aprile del ’45, il periodo più infelice vissuto dall’Italia dalla Unità in poi…] spero non dispiaccia se per conto mio perterò avanti l’altra ‘inchiesta’, quella scaturita da ‘Germania+Isralele+Lorenz’… alla fine sarà sempre possibile confrontare i risultati e non è detto che tali risultati non coincidano in qualche punto… Prima di chiudere questa mia parentesi un invito alla lettura dell’articolo seguente del Corriere della Sera

http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_13/apertura_archivi_segreto_di_stato_279dbc7e-0936-11dd-84be-00144f486ba6.shtml

Prego tutti di fissare l’attenzione sulle righe seguenti, sulle quali si tornerà più avanti…

… ‘le inchieste giudiziarie ormai sono chiuse, siamo arrivati in ritardo’, lamenta Carlo Mastelloni, ex-giudice istruttore di Venezia che indagando su traffici internazionali di armi, terroristi medio- orientali e altre vicende che coinvolgevano generali e colonnelli, è stato fermato diverse volte dal segreto di Stato…


… sono stati soprattutto i rapporti con il Medio Oriente in subbuglio a essere coperti. E in una delle relazioni redatte dalla commissione parlamentare chiamata ‘Mitrokhin’, dedicata alla strage di Bologna del 1980, due consulenti affermano che tra il ’74 e il ’79 ‘vi fu un accordo tra governo italiano e organizzazioni terroristiche palestinesi finalizzato alla prevenzione e alla deterrenza di possibili atti terroristici nel nostro Paese, che è a tutt’oggi coperto dal segreto di stato’. I consulenti si riferiscono a interventi governativi del 1984 e del 1988: nel primo caso per mettere una pietra sui rapporti con alcuni gruppi medio-orientali del capocentro del Sismi a Beirut Stefano Giovannone, inquisito nell’inchiesta sulla scomparsa in Libano dei giornalisti italiani Toni e De Palo; nel secondo, per proteggere fonti coperte nell’ambito dell’indagine su una una fornitura di armi dall’Olp di Yasser Arafat alle Brigate rosse…


saluti!...

---------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 14/4/2008 11:18  Aggiornato: 14/4/2008 14:14
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Ho seguito la discussione fra otello e zaq circa le lettere.

Penso che di fondo ci sia solo una cosa : zaq non ha capito il significato della frase che otello dice CHIAVE della prima lettera.
Probabilmente di fondo c'è che non è stata compresa e per questo c'è,forse,del risentimento
Se questa parte risulta difficile, si può sempre andare verso un altro aspetto della vicenda più 'tangilbile' e il tuto prosegue.

Resto sempre con la mia domanda:perchè far scrivere a moro tante lettere quando sanno che è tanto intelligente da scrivere cose che non risecono nemmeno a interpretare, trovare chi le recapita e anche .....fotocopiarle!

Per quanto riguarda l'anno delle nozze cioè aprile 1945, bisogna anche considerare che fu proprio in quell'anno che moro raggiunse anche altri risultati politici. Forse è necessario leggere quali....

Come si legge qui:
http://www.tuttoggi.info/articolo-4388.php
fu anche ufficiale di aereonautica...e se leggete certi particolari, come dire,la storia gira in tondo?

Sigmatau
molte altre cose, sono state fermate, dal segreto di stato (anche)in quegli anni....

edit-
si guarda intorno, nei solito luoghicomuni, il mossad i palestinesi...mentre
se si guarda bene:
http://www.corriere.it/romano/08-04-04/01.spm
da altre parte,all'insaputa,faceva il proprio tornaconto.
Tutta quella serie di attentati fu coperta da segreto di stato dagli uomini del potere di allora.Moro compreso.
L'italia è a nord, sud, est e ovest e si priotende sul mediterraneo.
Posizione che si adatta a 'mire' diverse....
Sottolineo che la nascita delle brigate rosse (quelle vere) è stato SOLO alla facoltà di sociologia di trento nel 1961 a seguito della strategia della tensione esistente in altoadige (solo nel 1969 è stato fatto il pacchetto moro siglato dagli stessi moro e waldheim per l'austria).
Per quanto poi si possano dare degli altri inizi, sono inizi solo di comodo, per proporre 'altre' interpretazioni.

fonte:http://cronologia.leonardo.it/storia/a1961.htm

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Pyter
Inviato: 14/4/2008 14:10  Aggiornato: 14/4/2008 14:10
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
OTELLO,
se stai cercando un regista perchè non ti rivolgi al nostro Webmaster?

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Otello
Inviato: 14/4/2008 17:34  Aggiornato: 14/4/2008 17:34
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Puf, puf, … scusate se sono in affanno, ma il lavoro, la famiglia e mille altre faccende mi hanno un po preso.

Per rispondere a Zaq, e al suo inossidabile scetticismo, posso solo dire che: mi piacerebbe sapere come avrebbe potuto fare lui al posto di A. M. se non ha conoscenza delle mille sfumature insite ne … “I DRAGHI LOGOPEI” ?!
A Sigmatau, dico che è interessante il discorso che lui fa sul “Codice Genesi” ma non è paragonabile a quello di cui noi stiamo discutendo … infatti, quello che ritiene di aver trovato Michael Drosnin è qualcosa di scientificamente INDIMOSTRABILE … ovvero: una crittografia realizzata nella notte dei tempi, da esseri probabilmente onniscienti, che vedevano o potevano viaggiare nel futuro.
Nemmeno con le conoscenze attuali e con il software più avanzato di cui disponiamo, potremmo essere in grado di realizzare una crittografia del genere, figurarsi poi a tentar di decodificarla!
Personalmente, condivido il parere di tutti coloro che la considerano solo una bella fantasia …
Nel nostro caso invece, stiamo discutendo su come si dovevano analizzare alcuni messaggi di UN CONDANNATO A MORTE che ha avuto la possibilità di scrivere a casa e agli amici …
Messaggi che contengono - di fatto - metafore, frasi incongrue, doppi sensi, suggerimenti e mille altre sottigliezze semiologiche ecc. ecc.
Per dirla con Benedetto Croce (e per ponderare attentamente anche quello che pensa Zaq …) Le leggi grammaticali NON sono leggi di verità, e quindi la grammatica NON ha un valore teoretico certo e scientifico, ma è soltanto un complesso di astrazioni e di arbitri utili alla mettere in memoria e poi ritrovare.
E però, quando si analizzano messaggi “così particolari”, nei quali sono contenuti mille artifici semantico-lessicali … Beh! Un motivo particolare ci sarà, o no?
A Pyter, posso solo dire che ho provato a rivolgermi anche al nostro webmaster (e ben prima di entrare nel forum!) ma come mi è già capitato in mille altre circostanze, a raccontar di queste cose non è facile per via multimediale, e poi devo pur ammettere io stesso, che è talmente INCREDIBILE la mia proposta, che molti la ritengono ASSURDA A PRIORI, e molti altri, pur comprendendone l’enorme importanza, hanno un timore viscerale, solo a tentar di approfondire una tale tematica!

Saluti da Ermione

>

Per chi sa risolvere gli enigmi,
cosa significa questa frase?:

Tanta ala, amor novellai, fino in arte
se in due sere con me, entri in orto !

>

Otello
Inviato: 14/4/2008 18:13  Aggiornato: 14/4/2008 18:13
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Per rispondere a Redna,
che ringrazio per aver "intuito" qualcosa di quello che tento di suggerire!

E per aderire alla sua richiesta, di inserire qualcosa di più "tangibile", vi invito a leggere questa brevissima di M.

Non notate nulla di particolare?

Saluti da Ermione

>

Carissima Noretta,
se gli uomini saranno ancora una volta buoni con me, dovrebbero pervenirti questo saluto caro e le connesse indicazioni, le quali sono date per mia relativa tranquillità. Una risposta, se possibile, coprirebbe meglio l'inevitabile solitudine (almeno due righe dì messaggio per giornale). Ma se questo non è possibile, io mi consolo immaginando, ricordando, ripercorrendo gli itinerari, che ora si scoprono splendidi, della nostra vita, spesso tanto difficile, di ogni giorno. Vi abbraccio tutti e vi benedico. E voi pure fatelo per me, senza però turbarvi. La giovinezza ha il dono della fermezza e di un pò di alternativa. lo poso gli occhi dove tu sai e vorrei che non dovesse mai finire. Naturalmente nulla alla stampa o a chiunque di quel che scrivo. Un grande abbraccio per tutti.
Aldo

SirPaint
Inviato: 14/4/2008 19:39  Aggiornato: 14/4/2008 19:39
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
l'unico indizio che si sembra degno di attenzione nelle lettere di Moro è quello relativo a Vassalli, che durante la Resistenza fu "accolto" prima della liberazione
nei palazzi Caetani; l'indizio è doppio (Noretta e Paolo VI) e i palazzi Caetani hanno una serie di elementi "storicamente" significativi.

In più il palazzo Caetani (Isola Mattei) ha un cortile con due leoni, ha dei passi carrabili, ha dei magazzini di tessuti ed è a meno di 50 metri dal ritrovamento di una R4.

Quella stanza così ben nascosta all'ultimo piano di Palazzo Antici Mattei doveva servire come rifugio temporaneo per i prigionieri liberati dalle carceri tedesche in attesa di poterli estradare verso la salvezza"

"Sbaglio?

No Plane!
redna
Inviato: 14/4/2008 20:53  Aggiornato: 14/4/2008 20:57
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
otello

Vi abbraccio tutti e vi benedico:E voi pure fatelo per me,senza però turbarvi.
---
E' il luogo dove si recava di mattina.

Io poso gli occhi dove tu sai e vorrei che non dovesse mai finire.
---
Anche qui indica,anche se con 'luce' diversa, il luogo in cui si trovava e le circostanze in cui si sono verificati gli eventi.

...del resto parla di itinerari ...di ogni giorno.

SirPaint
...stai dicendo... prigionieri liberati dalla carceri tedesche...
Ma perchè proprio moro?Nello stesso luogo ci potrebbero essere stati altri..prigionieri...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 14/4/2008 22:03  Aggiornato: 14/4/2008 22:03
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
Vassalli, prima di essere liberato nel 1944, transitò nei palazzi Caetani da dove fu prelevato con un auto diplomatica; il doppio riferimento a Vassalli è troppo indicativo.

Moro sperava in una "soluzione Vassalli", stesse modalità, stessi luoghi.

In quei palazzi c'è stato un imponente traffico di prigionieri.

Moro lo sapeva e lo scrive... Più evidente di così.

No Plane!
redna
Inviato: 14/4/2008 23:10  Aggiornato: 14/4/2008 23:21
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Il riferimento a Vassalli che risale al 1944 aveva come scopo, a mio avviso, di avvertire 'qualcuno' che sapeva certe cose e che poteva anche saperne altre.

ma questo riferimento come metterlo in relazione a moro?
è stato forse in quel palazzo, l'ha forse detto da qualche parte?

questa copertina è interessante:
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1962a.htm

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 15/4/2008 8:06  Aggiornato: 15/4/2008 8:06
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Interessantissimo l'indizio trovato da SirPaint.

Ma vorrei aggiungere solo un piccolo, piccolissimo interrogativo:

Se questo è vero e può essere controllabile, perchè Vassalli stesso che era a conoscenza di queste questioni, non ha compreso il riferimento, nè durante il sequestro Moro nè dopo la scoperta del suo cadavere in Via Caetani, nè dopo quando in quella zona si è indagato ...?

Saluti da Ermione

>

Mesostico:

----quEsto
---sopRannome
------nOn mi
-- piacErebbe

>

Otello
Inviato: 15/4/2008 8:59  Aggiornato: 15/4/2008 8:59
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna;

Vi abbraccio tutti e Vi benedico è sopratutto: UNA FRASE, IN PURO STILE PAPALE! Quando dalle Sue finestre, saluta tutti i fedeli riunitisi in Piazza San Pietro, per pregare con lui!

Le indicazioni, di dove lui posava gli occhi possono essere tante, ma solo Noretta conosce il punto esatto!

Ma in questa letterina, ci sono anche altre cose "stranissime" ... fra le quali la seguente frase .... ***LA GIOVINEZZA HA IL DONO DELLA FERMEZZA E DI UN PO' DI ALTERNATIVA!*** e mi meraviglio che Sigmatau e altri lettori (anche miei detrattori) non la vedano ...

C'è qualcuno quì, che riesce a trovare un'interpretazione VALIDA, per questa frase di M.?

Saluti da Ermione

>

Se i Lamponi, fossero grossi Lampi,
La marmellata sarebbe un temporale!

Se i Bottoni fossero grandi Botti,
il mio cappotto sarebbe una cantina!

Se un Montone fosse un alto Monte,
un agnellino sarebbe una collina!

Se un Ottone fosse un grande Otto,
la banda musicale sarebbe un quarantotto!

Se un Tifone fosse un Tifo violento
avrebbero derby infernali, nei mari tropicali!

>

redna
Inviato: 15/4/2008 12:05  Aggiornato: 15/4/2008 12:05
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
la frase in puro stile papale non la comprendo!
come potrebbe dire prima che ripercorre le strade di ogni giorno e poi passare alla benedizione papale...probabilmente le lettere possono essere interpretate in diverse maniere ma, razionalmente, come si potrebbe andarne in fondo?
Quello che intendevo fosse chiaro nella era che ripercorrendo le vie di ogni giorno, spiegava altresì la maniera in cui è stato 'prelevato'.
Pertanto più che una frase in stile papale mi pare invece, una benedizione alla fine di una messa...O invece,anche, entrambe...
Ma una sola interpretazione è impossibile in una materia che non ha riscontri 'tangibili'.
Allora,piuttosto di inoltrarsi in terreni scivolosi non è meglio starsene al sicuro sui fatti reali della vicenda? Oppure: dare dei parametri su cui appoggiarsi nell'interpretazione delle lettere.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 15/4/2008 13:17  Aggiornato: 15/4/2008 13:17
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Scusa Redna,
ma le parole a volte hanno un senso univoco, altre volte un senso plurimo.

Moro non era ne un prete ne un Papa, e quindi che senso dovremmo dare a quel suo tipo di *Benedizione*?

Per quanto riguarda la frase che hai notato tu, NON SI TRATTAVA ne di strade ne di vie ... ma di ITINERARI.

Ovvero: di ITINERARI che LUI STAVA RICORDANDO E RIPERCORRENDO MENTALMENTE ... e che invitava NORETTA a ricordare e a ripercorrere con la memoria ... perchè sono SPLENDIDI !

E quindi (penso) non "dovrebbero essere" quelli di una grande e caotica
metropoli ...

Saluti da Ermione

>

Comincia quando il gran caldo finisce,
e quando il gran caldo comincia, finisce.

Cos'è?

>

BigLie
Inviato: 15/4/2008 15:31  Aggiornato: 15/4/2008 15:31
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
E se il numero 33 e il riferimento Vassalli- Palazzo Caetani
riconducessero alle ipotesi del libro "Il misterioso intermediario"
di Rocca e Fasanella (vedi seduta spiritica, Grado LI, Rosacroce,
Markevic, i Caetani, Ninfa ecc.)?
Ricordiamo sempre che il corpo fu ritrovato a via Caetani, tra Piazza
del Gesù e via delle Botteghe Oscure. Un bel messaggio tipo
"'Sto matrimonio non s'ha da fare" firmato Caetani ossia la cupola
politico-esoterica che curava gli interessi USA in Italia.
Una firma troppo esplicita?
Effettivamente sì, ma si sa nulla si nasconde meglio che gettandola
sotto gli occhi degli osservatori miopi. Quelli informati invece capiranno
come è giusto che sia.

SirPaint
Inviato: 15/4/2008 18:55  Aggiornato: 15/4/2008 21:12
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
Via Caetani non è tra Piazza del Gesù e Botteghe Oscure.

Controllate su una piantina.

Al massimo è tra Portico d'Ottavia (Ghetto) e Portico di Pompeo (Omicidio di Giulio Cesare).

Idi di Marzo?

No Plane!
BigLie
Inviato: 15/4/2008 19:07  Aggiornato: 15/4/2008 19:07
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Effettivamente non è "tra" ma "vicino" anzi vicinissimo a Piazza del
Gesù e a Via delle Botteghe Oscure.
Paraddossalmente questo potrebbe indicare proprio che ci sia stata
una premeditazione nel cercare di indicare quel nome e non solo una
casualità data dallo scegliere, per motivi politici, una via a caso tra la sede
del PCI e quella della DC.
Viene da pensare che i BR volessero porre l'attenzione proprio sul nome
Caetani tanto più che si dice che il parcheggio fosse già stato occupato
da tempo e non trovato all'ultimo momento (sarebbe stato da folli).
Dunque, la scelta non è stata casuale.

redna
Inviato: 15/4/2008 21:16  Aggiornato: 15/4/2008 21:31
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
otello

ho capito che le parole hanno un senso univoco o plurimo.Come si fa a capire di volta in volta quando il senso è univoco o plurimo?
Moro malgrado non fosse stato papa o prete, ricordava.
E la benedizione era riferita appunto a qualche ricordo.
La differenza fra vie, strade e itinerari?

Ma perchè non dare risposte più 'razionali': perchè hanno lasciato scrivere le lettere a moro? (l'ho scritto ormai decine di volte, ancora nessuna risposta).

Ma siccome non ci sono riscontri oggettivi perchè credere che otello sappia capire esattamente le lettere scritte da moro? e a che scopo?per capire dove era prigioniero o per capire lo stato d'animo o per che altro?

---
Le prime notizie del ritrovamento del corpo di moro dicevano solo che era in vai delle botteghe oscure.
Più tardi è cominciata la manfrina ' esattamente a meta strada fra via delle botteghe oscure e piazza del gesù'.
In via delle botteghe oscure c'è la fondazione mettei...
Le prime notizie dicevano anche che era adagiato sui sedili e coperto da un sacco, mentre abbiamo le foto in cui si trova nel bagagliaio coperto da una coperta di lana.
Le BR hanno detto che gli avevano detto di coprirsi con la coperta di lana.
Ma se è stato trovato coperto da un sacco è evidente che il corpo è stato sistemato in altra maniera (ma da chi?)
La posizione che compare in tutte le foto ufficiali del cadavere è veramente strana tanto da far dire che la prima notizia che diceva che era adagiato sui sedili potrebbe essere vera.
Forse aveva più impatto la foto nel bagagliaio dell'auto?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 15/4/2008 21:59  Aggiornato: 15/4/2008 21:59
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna dice:
*Ma perchè non dare risposte più 'razionali': perchè hanno lasciato scrivere le lettere a moro? (l'ho scritto ormai decine di volte, ancora nessuna risposta).*

Gli intrerrogativi in questo caso sono moltissimi, e non si riesce a dare una risposta a tutti, e quindi mi scuso se a volte non riesco ad essere esaustivo.

A questo tuo quesito avevo comunque gia risposto - in parte - quando dissi che: io, al posto dei suoi "secondini" non avrei mai concesso a Moro di scrivere a casa, nemmeno se fosse stato analfabeta!
Poi posso aggiungere che esistono diverse risposte (comunque poco plausibili)

a) i suoi carcerieri non conoscevano il Moro esperto in enigmistica!
b) i suoi carcerieri, ritenevano di poter disinnescare qualsiasi tentativo Moro avesse fatto per dare le coordinate della sua prigionia.
c) i suoi carcerieri, speravano di ottenere più facilmente quello che loro volevano, se fosse stato Moro stesso a trattare con le istituzioni.
d) i suoi carcerieri, erano solo dei pazzi. ecc. ecc.

Al tuo ultimo interrogativo rivoltomi, pensavo che fosse abbastanza implicito. Cosa può tentar di comunicare "metaforicamente" una persona nelle stesse condizioni in cui si trovava A. M.?

Saluti da Ermione

>

IL visibile, non è che la traccia dell'invisibile.

>>>---------->>> Leon Bloy

>

redna
Inviato: 16/4/2008 9:28  Aggiornato: 16/4/2008 9:28
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Per quanto riguarda la risposta sul perchè gli abbiano lasciano scrivere le lettere a moro mi pare che si possa aggiungere anche questa: perchè qualcuno gli ha detto che è necessario fare così.La vedo quasi un'imposizione.Occorreva troppa organizzazione:leggerele, valutarle, recapitarle e fotocopiarle.
Una orgnaizzazione che vuole solo fare il rapimento di un politico per i fini definiti dalla BR, è quasi un controsenso.
Si fa un rapimento per poi cercare in tutte le maniere di non essere scoperti perchè proprio il rapito 'potrebbe' scrivere nelle lettere dove si trova.?
Se lo scopo è interrogarlo e successivamente decidere il da farsi era ovvio che lo si interrogava solo e non scriveva lettere.
Facendogli scrivere MOLTE lettere è lampante che NON ne usciva vivo.
E le lettere,di cui ancora se ne parla,restavano, nell'immaginario collettivo,il suo testamento.

D'accordo che AM scriveva,nelle condizioni che 'presumiamo' fossero, solo per aver salva la vita.Ma era un uomo politico con alle spallle il più grande partito del paese, anche influente,con amiciaie dierette col papa...come potevano sapere a priori della linea della fermezza adottatata e del rifiuto a qualsiasi trattativa?Nei casi precedenti avevano sempre trattato, era la loro linea dice Cossiga, solo per AM non si è trattato.E questo è molto strano,dice sempre Cossiga.



Il bandolo della matassa sarà da ricercare in altri particolari.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 16/4/2008 14:01  Aggiornato: 16/4/2008 20:57
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… ora che ci siamo un poco ripresi dalla ‘sbornia elettorale’, vediamo di riptendere il discorso da dove lo avevamo lasciato… vale a dire dalla ‘pratica attuazione’ di quanto pianificato dal ‘Comitrato X’ . La ‘cancellazione’ dei nomi contenuti nella ‘Lista di Golda’ ha avuto inizio neppure un mese dopo i fatti di Monaco e la sua prima fase durerà circa due anni, prima di interrompersi bruscamente a causa du un malaugurato ‘incidente’ accorso ad una ‘Squadra Kidon’ mandata in missione nella lontana Norvegia. A causa di questo ‘incidente’ Isralele sarà costretto a rivedere in modo radicale la impostazione delle ‘missioni all’estero’ affidate alle sue ‘squadre della morte’. Descriviamo qui, sia pure senza gran dettaglio, gli eventi accorsi in questa ‘prima fase’…


Il 16 ottobre 1972 Wael Zwaiter torna a piedi nell’appartamento di Roma in cui abita. ‘Ufficialmente’ il suo lavoro è quello di ‘traduttore’ presso l’ambasciata libanese. Per Israele egli invece è un ‘terrorista’ e quindi un ‘obiettivo’. Non appena Zwaiter apre la porta di casa, due uomini usciti dall’ombra gli sparano 12 colpi di rivoltella. I killer non sono mai stati identificati. In Isralele Ankie Spitzer, vedova dello schermidore israeliano Adre Spitzer deceduto a Monaco, riceve una telefonata. ‘Non ho idea chi abbia chiamato – dirà - So soltanto che ha detto: perché non ascolti il notiziario delle 10?… ‘. L’ho ascoltato e ho saputo. Era per farmi capire che non si sarebbero fermati…’

La ‘tappa’ successiva è Parigi. Mahmoud Hamshari, sospettato in Israele di essere il leader di ‘Settembre nero’ in Francia, riceve una telefonata a casa. A chiamare è il Mossad. Non appena solleva la cornetta, una bomba esplode dilaniandolo. Il dott. Hamshari non risponderà più al telefono. Qual era il tipo di ‘messaggio’ che si intendeva diffondere?… Zvi Zamir, allora capo del Mossad, dirà poi : ‘… quello che volevamo chiaramente far intendere era che ognuno di loro era considerato responsabile [dei crimini commessi contro Israele…] e pertanto che nessuno di loro si illudesse di poterla scampare…’

Nelle settimane seguenti altri ‘sospetti terroristi’ vengono ‘giustiziati’. Prima a Cipro, poi ad Atene. I delitti portano il marchio del Mossad, ma nessuna prova salta fuori. Le vittime sono tutti giovani ufficiali del Fronte Nazionale per la Liberazione della Palestina…

Un ‘colpo grosso’ doveva essere messo a segno a Beiruth, vera e propia ‘centrale’ del terrorismo palestinese. L'OLP tiene la città virtualmente ‘sotto coprifuoco’ e i suoi leader sono fortemente protetti. Nel mese di aprile del 1973 Israele organizza quella che diverrà famosa come ‘Operazione Spring of Youth’ [Primavera di Gioventù…]. Si tratta del più audace attacco mai organizzato ed attuato da Israele. Poco dopo la mezzanotte del 10 aprile, 16 commando approdano su una spiaggia deserta non lontana da Beyruth. La loro missione: assassinare tre top leader dell'OLP nelle loro case. Sulla spiaggia essi trovano tre automobili noleggiate appositamente per loro dagli agenti del Mossad. A guidare l’azione sono due ‘donne’, una bionda e una bruna. Quest’ultima è Ehud Barak, futuro primo ministro di Israele e all’epoca comandante di una delle più efficienti ‘Unità speciali’ della IDF: la Sayareth Maktal. ‘Decidemmo che era meglio che qualcuno di noi sembrasse una donna – ha affermato di recente Barak – Tutto fu predisposto con cura. Il tenente Muki Betser, alto una volta e mezzo me, interpretò la parte del mio boy friend. Eravamo proprio una bella coppietta di innamorati…’. Vittima designata della ‘coppietta’ è il miliziano dell’OLP di guardia all’edificio che costituisce ’obiettivo nr. 1’ del commando. Barak gli spara con una pistola silenziata. Subito altri uomini del commando si precipitano su per le scale fino all’appartamento di Kamal Adwan, ‘capo operazioni’ dell'OLP. Gli altri ‘inquilini’ dello stabile capiscono subito che levarsi di torno è una ottima idea. Ricorda Barak : ‘Nel momento in cui aprirono la porta i nostri videro il terrorista con in mano il suo Kalashnikov Ak-47. La presenza dei suoi famigliari causò un attimo di esitazione da parte sua che gli fu fatale…’. Dana, la figlia di Kamal Adwan, aveva 5 anni allorché i soldati israeliani hanno fatto irruzione in casa e abbattuto il papà con 55 proiettili. ‘Frammenti di vetro volavano in ogni direzione sopra le nostre teste – ricorda Dana – Papà cadde mentre io chiedevo a mio fratello se stavano giocando agli indiani e cow boy…’. Quando il fumo degli spari si è diradato, tre leader palestinesi giacciono cadaveri nelle loro case. Gli israeliani se ne tornano con calma alle loro imbarcazioni sulla spiaggia. L’azione è durata in tutto 30 minuti. Se Beyruth non è ‘sicura’, ciò significa che per l’OLP nessun posto al mondo è ‘sicuro’. Il solito Zamir: ‘… è stato un passo in avanti davvero importante… ora sanno che dovunque si nasconderanno, non importa quanto tempo ci vorrà, prima o poi li verremo a stanare…’

Nelle successive settimane altri ‘colpi a segno’ sono portati a termine. Altri dodici membri delle formazioni palestinesi sono ‘giustiziati’… ma… ma il personaggio in cima alla ‘Lista di Golda’ si ostina a restare tale. Si tratta di Alì Hassan Salmeh, detto ‘Principe Rosso’, che in Israele tutti sono convinti essere strato la ‘mente’ del massacro di Monaco. Nonostante tutti gli sforzi dell’intelligence semplicemente nessuno sa dove sia. Passano però poche settimane e giunge una segnalazione da uno dei tanti ‘informatori’ reclutati all’interno dell’OLP e adeguatamente prezzolati, secondo la quale Salameh si trova in una remota e tranquilla cittadina della Norvegia, Lillehammer, divenuta famosa anni più tardi per aver ospitato di giochi olimpici invernali ma allora sconosciuta ai più. In tutta fretta è organizzata una ‘Squadra Kidon’ formata da sei elementi del Mossad: Dan Arbel, Avraham Gehmer, Zvi Steinberg, Michael Dorf, Marianne Gladnikoff e Yigal Zigal. Con il senno del poi la scelta non si rivelerà felice, poiché alcuni di quei membri sono a conoscenza di informazioni top secret di importanza vitale per il loro paese e pertanto non è prudente ‘esporli’ in una ‘missione’ del genere. Inoltre l'operazione, organizzata in tempi molto rapidi, si rivela ‘approssimativa’ fin da subito. I pedinamenti del ‘sospetto’ sono fatti in modo affrettato e superficiale. Quello che dovrebbe essere Salameh si muove disinvoltamente in bicicletta senza alcuna scorta per le stradine di Lillehammer, dimostrando una perfetta conoscenza del posto. Inoltre sembra che l’individuo in questione parli il norvegese in maniera assai ‘sciolta’, cosa non certo facile per un mediorientale che è lì da poco tempo. Il via all’operazione è comunque deciso per il 21 luglio. Nella mattina i ‘pedinatori’ segnalano che il ’target’ è entrato in una piscina pubblica, dalla quale è uscito in compagnia di una donna in evidente stato di gravidanza. Alle ore 14.00 i killer incaricati dell’esecuzione arrivano a Lillehammer e si registrano con falso nome in un albergo. Sono Marianne Gladnikoff e Dan Arbel, i quali anche stavolta si spacciano come ‘coppietta’. Alle ore 20.00 circa i ‘pedinatori’ segnalano che il ’target’ è entrato in un cinema, sempre in compagnia della donna incinta. I killer lasciano l’albergo e su una autovettura Mazda si dirigono alla volta del cinema. Alle ore 22.35 il presunto Salameh e la donna in sua compagnia escono dal cinema, salgono su un autobus e scendono da questo alla fermata vicina a casa. A questo punto due killer escono dalla Mazda, raggiungono il ’target’ e aprono il fuoco con le loro pistole Beretta cal. 22. Senza perdere tempo i due risalgono sulla Mazda, che si dilegua alla massima velocità. Passa pocchissimo tempo e si viene a sapere che gli agenti del Mossad hanno assassinato… un cameriere marocchino di nome Ahmed Bouchiki, emigrato in Norvegia molti anni prima e sposato con una norvegese, assai benvoluto dalla comunità locale e la cui unica colpa era quella di ‘somigliare a Salameh’. Quello che accade nelle ore successive dimostra chiaramente che un’ltra grave ‘superficialità’ commessa dai servizi di Israele nel pianificare questa missione: hanno clamorosamente sottovalutato il carattere e la coscienza civile dei norvegesi. Dopo aver percorso pochi chilometri i due abbandonano la vettura Mazda e salgono su una Peugeot noleggiata in precedenza. Alcuni passanti notano però il ‘trasbordo’, che sembra loro sospetto. Da ‘cittadini modello’ [‘modello’ perfino per gli svizzeri…] prendono nota della traga e avvertono la polizia, la quale con incredibile solerzia subito dirama l’ordine di ricerca della Peugeot. Sulla strada per l’aeroporto questa viene fermata e i la ‘coppietta’ che si trova a bordo arrestata. Nel corso dell’interrogatorio Marianne ‘cede’ e rivela l’ubicazione del ‘rifugio’. In tasca a Arbel si trovano dei bigliettini con sopra numeri di telefono, uno dei quali ‘inchioderà’ Yigal Zigal, che come ‘copertura’ risulta essere impegato della compagnia israeliana El Al. Grazie alla ‘soffiata’ di Marianne la polizia irrompe nell’appartamento dove si trovano Yigal Zigal, Zvi Steinberg e Michael Dorf. Tutti e tre finiscono in guardina e durante la perquisizione la polizia trova il cablogramma del Mossad dove è riportata, in chiaro e non in cifra, la procedura che doveva essere seguita nell’azione. Già ci sarebbe ‘da piangere’… ma siamo solo all’inizio!… Indosso a Dorf la polizia rinviene un mazzo di chiavi con l’etichetta sulla quale è posto un ‘indirizzo’. Si tratta di un appartamento di Parigi. Con squisita ‘cortesia tra colleghi’ la cosa è passata alla polizia francese, la quale perquisisce l’appartamento, che si rivela anch’esso un ‘rifugio’ del Mossad. Nel suo interno si trovano altre chiavi che conducono ad altri ‘rifugi’, tutti nella zona di Parigi… oh yes boys!!! … Nel corso del processo saranno portati conoscenza del mondo intero tutti i ‘dettagli’ dell’operazione. I compenti del commando [tranne Michael Dorf che sarà assolto…] saranno condannati a pene detentive tra i due e cinque anni e mezzo [abbastanza ‘miti’, trattandosi di omicidio volontario…], anche se tutti quanti saranno rimessi in libertà dopo meno di due anni. Israele non ha mai ‘ammesso ufficialmente’ la propria responsabilità e tuttavia ha ‘concesso’ alla vedova di Bouchiki un ‘risarcimento’ che a tutt’oggi rimane ignoto. A quantificare per intero il ‘danno’ subito da Israele in questa ‘operazione’ saranno le dichirazioni rilasciate nel 2004 da Annæus Schjødt, il legale che difenderà Marianne al processo. Secondo l’avvocato Marianne, posta sotto interrogatorio da agenti del controspinaggio norvegese, avrebbe rivelato ‘informazioni essenziali’ riguardo il programma di sviluppo di armi nucleari da parte di Israele. Tale ‘fuga di informazioni’ non sarà rivelata dal governo norvegese fino al 1986, allorché il ‘programma’ in questione sarà reso noto da Mordechai Vanunu. Commento del solito Zamir alla ‘brillante operazione’ di Lillehammer: ‘… solo i servizi segreti che non fanno nulla non sbagliano mai…’ oh yes boys!!!

L’anno successivo saranno effettuati da Mossad altri due tentativi di assassinare Salameh, entrambi però andati a vuoto. Nei primi giorni del 1974 arriva l’informazione che il giorno 12 gennaio Salameh deve incontrarsi con altri componenti dell’OLP in ina chiesa di Sargans, una cittadina al confine tra Svizzera e Linchestein. Questa volta l’operazione è curata nei minimi particolari e ‘dopo attento studio’ si decide che la chiesa è il luogo più ‘sicuro’ dove portare a termine l’azione. Anche stavolta a ‘dare il via’ è una ‘coppia di innamorati’ che si avvicina senza destare sospetti all’addetto alla sicurezza di Salameh che sta fuori della chiesa ed è liquidato prima che possa mettere mano alla pistola. Si noti bene quante volte è applicata con successo la tecnica della ‘coppietta innocente’ , la quale meglio di chiunque altro può avvicinarsi ad una guardia armata o a un semplice ‘bersaglio’ senza destare eccessivi sospetti… proprio la ‘tecnica’ che sarà usata in via Fani… Secondo una procedura da tempo collaudata il resto del commando irrompe all’interno della chiesa dove però si imbatte in un gruppetto di preti terrorizzati che devono essere tenuti sotto sorveglianza mentre altri perlustrano la chiesa. Il ‘piagnisteo’ dei preti però non cessa e rischia di compromettere tutto e così il ‘capo’ del commando dà ordine di interrompere l’operazione. Questo ‘insuccesso’ del Mossad potrebbe fornire una ‘spiegazione’ ad uno degli interrogativi del ‘Caso Moro’ rimasti aperti : perché il commando ha agito in via Fani e non in una delle chiese dove solitamente Aldo Moro si recava a sentire messa?… Una ‘plausibile risposta’ potrebbe essere questa: dopo la ‘negativa esperienza’ di Sargans il Mossad ha deciso di evitare di compiere altre ‘azioni’ nelle chiese o in altri ‘luoghi di culto’….

Un ulteriore tentativo [l’ultimo di questa ‘prima fase’…] di uccidere Ali Hassan Salameh si avrà il 10 ottobre 1974, dopo che era giunta la ‘segnalazione’ che il ’target’ si trovava in una villa di Tarifa, in Spagna. Il commando incaricato della missione penetra nella recinzione della villa e si imbatte anche stavolta in una guardia armata di Kalashnikov, che è subito eliminata. Anche questa volta però il capo del commando, giudicando la missione compromessa, ordina la ritirata…

Questa in estrema sintesi le cronistoria delle operazioni ideate come ‘riposta’ alla Strage di Monaco attuate, con maggiore o minore sucesso, dall’ottobre 1972 all’ottobre 1974. Assai più importanti saranno invece le considerazioni che faremo a proposito del ‘cambio di strategia’ deciso da Israele in conseguenza del disastroso fallimento di Lillehammer e le implicazionei che esso avrà nel caso che stiamo trattando, vale a dire il rapimento e l’uccsione di Aldo Moro. Un poco di pazienza e vedrete che un bel po’ di tasselli andranno a posto…

saluti!...

---------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

P.S. Particolari sulla 'prima fase' della ritorsione operata da Israele in risposta al 'Massacro di Monaco' si possono trovare in...

http://www.cbsnews.com/stories/2001/11/20/60II/main318655.shtml

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 16/4/2008 14:14  Aggiornato: 16/4/2008 14:14
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
....perchè il commando ha agito in via fani e non nelle chiese dove solitamente aldo moro si recava a sentire messa?
---
A questo interrogativo ha già risposto la faranda.Il link è già stato postato...
Dice che le BR in un primo tempo avevano pensato alla chiesa di santa chiara giochi delfici e dice anche che sarebbero stati risparmiati tre della scorta...
Ma poi non se ne fece nulla perchè erano necessarie troppe persone....

Sigmatau
perchè DEVE essere il Mossad?


un proverbio: prima di comporre un puzzle occorre prima spargere in giro tutti i pezzi.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Pyter
Inviato: 16/4/2008 14:50  Aggiornato: 16/4/2008 14:50
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… ora che ci siamo un poco ripresi dalla ‘sbornia elettorale’...


Non ti preoccupare, che qua ci sono molti astemi...

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
BigLie
Inviato: 16/4/2008 14:56  Aggiornato: 16/4/2008 14:56
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione da redna

perchè deve essere il Mossad?
------------------------------------------

Bè, ad esempio perchè negli anni '70 gli ebrei italiani
militavano nella sinistra e poichè ogni ebreo è anche un
agente del Mossad era molto più facile utilizzare persone
giù all'interno delle varie organizzazioni che non infiltrare
agenti dall'esterno.

sigmatau
Inviato: 16/4/2008 15:04  Aggiornato: 16/4/2008 15:08
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
redna: … perchè deve essere il Mossad?…

Allora…

… intanto è stato stabilito il modello dell’arma [o meglio la coppia di armi…] usata in via Fani… si tratta di un’arma a quel tempo usata ‘quasi unicamente’ dalle ‘Forze speciali’ di Israele [a parte pochissimi casi che però non rientrano tra i ‘casi sospetti’]…

… poi si è identificato con elevato grado di probabilità la lingua parlata da ‘Tex Willer’ e gli altri membri del commando che effettivamente hanno massacrato la scorta di Aldo Moro… si tratta della lingua in uso nelle prime formazioni armate sioniste, formate in pratica nella totalità da ebrei ‘profughi’ provenianti dall’Europa orientale…

… poi si è osservata con attenzione la ‘speciale tecnica’ usata dai due ‘brigatisti’ che per primi hanno aperto il fuoco… all’apparenza si trattava di una giovane coppia di fidanzati e si sa che questa ‘tecnica di approccio ’ è stata applicata più volte con successo dalle Forze speciali di Israele nel corso di varie ‘missioni’…

Naturalmente gli elementi di riscontro non si esauriscono qui… e poi occorre trovare anche il ‘movente’… un poco di pazienza e tutto il resto sarà fornito prossimamente…

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 16/4/2008 15:26  Aggiornato: 16/4/2008 15:32
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
sigmatau

..è stato stabilito il modello dell'arma...usata in via fani...usata 'quasi' unicamente...
--
Faccio presente che c'è anche il 'mercato' delle armi.Ovviamente se uno vuole depistare lo fa..con i mezzi giusti. E ci sono anche dei casi che 'non rientrano nei casi sospetti'...

...poi si è identificato con elevato grado di probabilità la lingua parlata...
---
La lingua si identifica SOLO se si sa tale lingua.
Io non saprei dire se è bulgaro o romena una certa parlata...
Se però fossi bulgaro distinguerei subito il bulgaro e non saprei comunque il romeno...
L'elevato grado di probabilità NON esiste.
O esiste soltanto se chi ti dice che esiste sta dicendo che quella lingua la conosce...
Essere anche certi degli 'ebrei profughi provenienti dall'europa orientale' e della loro parlata, francamente mi sembra troppo.

...poi si è osservato la speciale tecnica ...

---
La speciale tecnica potrebbe essere di molti altri servizi segreti (mari fida moro dice che erano implicati forse 9 servizi segreti) non solo del mossad.
Pertanto mi sembra del tutto irrilevante.
Se andassimo a vedere anche le tecniche di altri servizi segreti...staremo qui una vita ...

Insomma qui certi argomenti c'entrano come i cavoli a merenda.
Però non è detto che a qualcuno non piacciano i cavoli a merenda.!

Big Lie
...negli anni 70 gli ebrei italiani militavano nella sinistra...

Un articolo su questo? un link? qualcosa?
...
e poichè ogni ebreo è un agente del mossad...
---
Una convinzione,immagino,del tutto personale

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
BigLie
Inviato: 16/4/2008 16:30  Aggiornato: 16/4/2008 16:30
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara redna, ovvio che è una convinzione personale ma
che poggia su indizi seri.
Hai mai sentito un ebreo italiano attaccare Israele?
E non ti chiedi come mai?
Non sono cittadini italiani?
Non dovrebbero fare gli interessi dell'Italia e non quelli
di Israele?
Ad esempio, è molto più importante per l'Italia mantenere
buoni rapporti con il mondo arabo che ci circonda che non
con uno staterello guerrafondaio che ci provoca così tanti
problemi, di destabilizzazione, di istigazione al fondamentalismo
causa i massacri sui palestinesi ecc.
La religione non dovrebbe entrarci nulla, in Italia ci sono tanti
cristiani che contestano i cristiani USA, e invece per Loro c'entra,
eccome. E qui il discorso si farebbe lungo.

sigmatau
Inviato: 17/4/2008 10:48  Aggiornato: 17/4/2008 13:34
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi…
… la nostra amica redna a me ricorda tanto il ‘filosofo’ greco Zenone di Elea. Della vita di costui si sa poco. Diogene Laerzio nel suo Vite dei filosofi [IX, 26] racconta che Zenone fece ‘intensa atività politica’ , talmente ‘intensa’ da aver ordito una congiura contro il tiranno che dominava la sua città, tal Diomedonte [ …]. Del suo pensiero invece si sa di più, tanto che Aristotele lo nomina più volte nel suo Fisica e definisce Zenone nientemeno che ‘Scopritore della Dialettica’. In effetti Zenone è ricordato ancora oggi per aver inventato il ragionamento per assurdo. Tale ‘pratica’ consiste più o meno in questo. Non è possibile dimostrare una affermazione del tipo ‘A è vera’, al più si può dimostrare che ‘B=non-A è falsa’… geniale perbacco!!! … Zenone del resto è noto ancora oggi soprattutto per i suoi ‘paradossi’ , come per esempio la ‘dimostrazione’ che in una eventuale gara di velocità tra Achille e una tartaruga il primo mai e poi mai potrebbe reaggiungere la seconda se questa parte con un sia pur minimo vantaggio. A quanto pare redna sembra essere in tutto e per tuuto allieva del filosofo eleate… e questo è sicura premessa ad un interessantissimo ‘confronto dialettico’…

Prima di proseguire due parole a proposito delle parole di Maria Fida Moro: ‘… erano implicati forse nove servizi segreti…’. La cosa desterebbe meraviglia se si trattasse di una ‘operazione’ portata avanti da nove servizi segreti in cooperazione tra loro, cosa ovviamente impossibile a farsi se non altro per la ‘confusione’ che si verrebbe a creare. La cosa invece non desta alcuna meraviglia se si tratta di una ‘operazione’ condotta da un solo servizio segreto con gli altri otto che ‘stanno a guardare’. Il fatto che la mattina del 16 marzo un colonnello del Sismi si trovasse ‘casualmente’ in via Fani perché ‘invitanto a pranzo da un collega che abitava da quelle parti’ [gli uffciali del Sismi hanno evidentemente l’abitudine di ‘pranzare’… alle nove di mattina…] secondo me non deve meravigliare più di tanto. Questo colonnello in effetti si trovava lì per osservare come si sarebbero comportati gli elementi della ’Organizzazione Z’ [chiamiamo per convenzione così, se non vi dispiace, il servizio segreto che ho organizzato e portato a termine il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro…], per poterne trarre in ogni caso ‘utili insegnamenti’. Sia ben chiaro però che questo significa che il Sismi sapeva quello che sarebbe accaduto in via Fani quella mattina, e di conseguenza se il Sismi ‘sapeva’ , allora ‘sapevano’ anche le autorità di governo italiane. In fin dei conti se si considera che lo scopo primario di un ‘servizio informativo’ è sapere in anticipo quello che accadrà, occore dire che il Sismi nella circostanza ha svolto per intero le sue mansioni… diversamente che razza di ‘servizio informativo’ sarebbe!… Mi rendo conto che quello che sto affermando può suscitare in qualcuno una qual forma di ’sgomento’, soprattutto per il fatto che il governo italiano dell’epoca era stato dettagliatamente informato di quanto sarebbe successo. Per lenire in qualche modo lo ‘sgomento’ tuttavia provi il gentile lettore a formulare una ‘ipotesi’ che tanto ’fantascientifica’ magari non è. Supponga nell’ordine che...

a) la ‘Organizzazione Z’ sia un servizio segreto agli ordini del ‘governo’ di uno stato straniero
b) il sudetto ‘governo’ tenga aggiornata una ‘lista’ di persone che devono essere eliminate perché, secondo una logica demenziale quanto si vuole ma purtroppo congenita alla mentalità di un 'certo popolo', costuiscono una minaccia alla stessa esistenza di quel popolo
c) che in detta ‘lista’ figurasse il nome di Aldo Moro
d) che il suddetto ‘stato straniero’ disponesse del quarto-quinto arsenale nucleare mondiale
e) che il governo italiano sapesse come e quando la ‘Organizzazione Z’ avrebbe agito e sapesse anche che le due Superpotenze [Stati Uniti e Unione Sovietica…] avrebbero ‘lasciato fare’…

… e si ponga poi la seguente domanda: ‘che cosa poteva fare il governo italiano in quella circostanza?…’. Non credo sia necessario fornire la risposta

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

P.S. Forse un poco OT... forse no... ecco l'ultimo caso di 'esemplare non ingerenza nelle questioni altrui' da parte di un 'certo popolo' ...

http://www.repubblica.it/2008/04/dirette/sezioni/politica/dopoelezioni/17april/index.html

09:52 Pacifici: 'Alemanno respinga la Destra'

‘Un fatto gravissimo, una vicenda delicata che potrà avere delle ripercussioni non solo locali, romane. E non solo italiane. Ma anche a livello internazionale’. Lo afferma in un'intervista a Repubblica il presidente della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, commentando l'offerta di apparentamento con Alemanno della Destra di Storace per il ballottaggio alla poltrona di sindaco di Roma. ‘Se fosse vero e soprattutto -continua Pacifici- se Alemanno accettasse sarebbe incredibile. Vorrei prima capire la posizione di Alemanno. Se si tratta cioè di una scelta unilaterale o se è frutto di un accordo’. Quindi, sulle affermazioni della Santanchè di essere orgogliosa di 'essere fascista', Pacifici sottolinea che sono parole che fanno paura. ‘E -aggiunge- tra l'altro mi sembra assurdo che questo debba preoccupare soltanto gli ebrei’…

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 17/4/2008 12:47  Aggiornato: 17/4/2008 13:04
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro BigLie

Hai mai sentito un ebreo italiano attaccare Israele?
---
A parte il fatto che di ebrei personalmente non ne conosco, quindi non ti posso dare delle informazioni di persona, ma non ho mai nemmeno sentito un cattolico dire alcunchè della città del vaticano che del resto ha fatti seri danni all'intera economia italiana (e non solo economia...).Per questo mi chiedo,per entrambi, come mai...
Infatti dovrebbero fare enrambi gli interessi italiani.

D'accordo che è importante mantenere con il mondo arabo buoni rapporti ma,come saprai, durante 60anni di staterello, lo staterello in questione ha fatto di tutto e di più perchè questo non avvenisse.
Infatti per l'italia,la politica estera dovrebbe tener presente l'intero medioriente,cioè tutti i vari stati che si affacciano su mediterraneo, invece che uno stato con la superficie delle toscana circa, condizioni la vita di TUTTI gli stati del mediterraneo. Conclusione: sul mediterrraneo vuole avere l'egemonia solo lo staterello. Infatti la politica estera italiana con gli stati mediorientali abbiamo visto come è andata a finire;con il contingente in afgainistan e in iraq, con la guerra contro gli arabi...come da progetto dello staterello, ovviamente.
Uno staterello grande come la toscana,che sulla carte geografica è una nullità,come può condizionare la vita dell'europa?

Tu dici che la religione non dovrebbe c'entrare nulla.D'accordissimo.
Non dovrebbe c'entrare nulla se la religione fosse religione e la politica politica.Ma quando,vedi i due staterelli che ho citato, la religione e la politica si assommano vedi i danni che si fanno....In pratica le persone non si accorgono che aderendo ad una religione, automaticamente diventano anche appartenenti ad una determinata politica.
Infatti il papa è andato da bush...come quelli dello staterllo...o no?
Il coraggio di sistemare le cose in casa nostra qualcuno ce l'ha?

Sigmatau
(ti ringrazio di avermi chiamata 'nostra amica redna'...)

non conosco i filosofi e la nella filosofia mi sono imbattuta qualche volta, ma più di tanto non ho approffondito...
Quello che volevo dire,concretamente, è che se si guarda da una parte non si guarda da un'altra:Questo è assodato.
Se si vuole ricomporre il puzzle bisogna spargerne in giro i pezzi.
Se il puzzle riesce è perchè i pezzi sono stati incastrati nella maniera giusta e non nella maniera con cui a noi piaceva di più.
Allora per incastrarli nella maniera che a noi più piace bisogna fare delle circumnavigazioni per dare un senso al tutto, senza tenere presente che quando il pezzo coincide non c'è bisogno di fare tanta fatica, si incastra da solo facilmente!

A mio avviso ti stai inoltrando in cose che competono ai servizi segreti.Chiaro che non si va d nessuna parte.Se sono segreti non dicono nulla a nessuno!
Aspettiamo allora che,visto che hanno tolto il segreto di stato al caso moro, di vedere effettivamente il tutto....
Tengo a precisare che negli anni in cui moro e la DC erano al potere molti fatti sono stati catalogati come 'segreto di stato'.E moro ha messo molti omissis...

Tengo a precisare che alla domanda iniziale cioe: moro quella mattina era in via fani con la scorta...non ha ancora avuto una risposta.
Il TUTTO parte da quella, semplice, precisa, banale domanda che, a tutt'ora non ha avuto alcuna risposta.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Pyter
Inviato: 17/4/2008 13:02  Aggiornato: 17/4/2008 13:02
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
redna:
è che se si guarda da una parte non si guarda da un'altra:Questo è assodato.

Questo non sempre è vero: i camionisti guardano sempre avanti, ma con lo
specchietto guardano anche dietro.

Lo staterello è piccolo ma i "radar" funzionanti a 360 gradi permettono di
guardare a destra e a manca, sopra e sotto.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
redna
Inviato: 17/4/2008 13:12  Aggiornato: 17/4/2008 13:12
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Pyter

parlavo delle conclusioni che facevamo...non dello staterello e nemmeno dei camionisti...
Per quanto riguarda i radar fnzionanti a 360 gradi, si sa benissimo che guardano sopra e sotto a destra e a manca....ma quando 'veramente' servono spariscono e non se ne sa nulla.
La domanda è: ma ci sono realmente o sono una leggenda metropolitana?
E perchè si dovrebbero fare dei centri di ascolto e di controllo dell'intero pianeta anche per controllare tutto e tutti...è controproducente, quando alla fine non si trova nemmeno....bin laden!
C'è chi guarda e chi fa dei sistemi per NON essere guardato...
C'è chi fa e chi disfa....nullla rimane sempre uguale

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Pyter
Inviato: 17/4/2008 13:23  Aggiornato: 17/4/2008 13:23
Sono certo di non sapere
Iscritto: 15/9/2006
Da: Sidonia Novordo
Inviati: 6250
 Re: Indagine sul caso Moro
E perchè si dovrebbero fare dei centri di ascolto e di controllo dell'intero pianeta anche per controllare tutto e tutti...è controproducente, quando alla fine non si trova nemmeno....bin laden!

In certi casi è ininfluente che il radar esista o meno, se si sa che non esiste
chi si cerca.

"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
redna
Inviato: 17/4/2008 13:38  Aggiornato: 17/4/2008 13:38
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
In certi casi è ininfluente che il radar esista o meno, se si sa che non esiste chi si cerca
---
Stai parlando come se ci fosse qualcuno che fa 'l c....o che je pare'....forse è troppo semplicistico...
Come c'è chi NON cerca ...c'è anche chi cerca...
C'è lo spionaggio e il controspionaggio....
Ma qui pare che sia assodato che c'è solo qualcuno che,secondo come si alza la mattina, fa li c....zi sui!

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 22/4/2008 9:25  Aggiornato: 6/5/2008 10:26
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… augurandomi che tutti voi abbiate assunto la dose adeguata di ‘digestivo post-elettorale’ , torniamo a parlare del ‘Caso Moro’. Quello che intendo fare oggi è illustrare un ‘metodo di indagine storiografica’ che, in tutta modestia, ritengo assai efficace e potente. Esso si basa su un principio fisico noto da millenni e mai messo in discusione da nessuno: il principio causa-effetto. Detto in soldoni, se l’evento A è causa dell’evento B, allora A deve essere antecedente a B… ma non troppo!… [sennò potremmo concludere che la causa di tutti i guai dell’Umanità sia stata l’idea bizzarra di Adamo ed Eva di mettersi a fare sesso quandi potevano benissimo farne a meno …]. La maniera giusta di tradurre in pratica questo concetto consiste nello stilare una cronologia di eventi e controllare se è possibile tradurre questa sequenza in una serie di causa-effetto. La cronologia che ora vi propongo inizia nell’anno 1972 e termina nell’anno 1979… e non è breve… Non è detto sia completa ma in seguito sarà sempre possibile aggiungervi dei ‘tasselli’. Consiglio a tutti voi di farne una stampa poiché non è escluso che vi possa servire per meglio seguire il discorso allorché riprenderemo la nostra analisi. Nella cronologia sono esposti fatti ‘nudi e crudi’… tutti i riscontri saranno forniti in un secondo tempo… buona lettura!…

5 settembre 1972 - Un commando di guerriglieri dell'organizzazione palestinese 'Settembre Nero' fa irruzione negli alloggi israeliani del villaggio olimpico, uccidendo subito due atleti che tentano di opporre resistenza, e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica di Israele. Alla fine un tentativo di liberazione malamente organizzato e ancora peggio eseguito dalla polizia tedesca, porterà alla morte di tutti gli atleti sequestrati, di cinque fedayyin e di un poliziotto tedesco. Subito dopo l’incidente il primo ministro di Israele Golda Meir crea il ‘Comitato X’, un ristretto gruppo di ufficiali governativi presieduto da lei e dal ministro della difesa Moshe Dayan al quale è affidato il compito di ‘studiare una adeguata risposta al massacro di Monaco’. In poco tempo il ‘Comitato X’ perviene alla conclusione che ‘la miglior formula per scoraggiare ulteriori atti terroristici contro cittadini di Israele sia l’assassinio indiscriminato di tutti coloro che hanno fornito un qualsiasi contributo a qualsiasi titolo al Massacro di Monaco’. Il premier Golda Meir autorizza l’estesa campagna di omicidi che seguirà negli anni a venire. A tale scopo viene stilata una ‘lista’ di persone che il Mossad dovrà ‘eliminare’. All’inzio le persone incluse nella ‘lista’ [sarà chiamata la ‘Lista di Golda’…] sono quasi tutte appartenenti all’OLP. Col tempo però la ‘lista’ sarà periodicamente ‘aggiornata’ includendovi persone genericamente definite come ‘un pericolo per l’esistenza stessa di Israele’ . Si ritiene dai più che tale ‘lista’ esiste ancora oggi…

16 ottobre 1972 – Il primo nome ad essere ‘cancellato’ dalla ‘Lista di Golda’ è quello di Wael Zwaiter, traduttore presso l’ambasciata libanese a Roma. Aprendo la porta di casa Zwaiter è assassinato con 12 colpi di pistola da due killer appostati…

29 ottobre 1972 – Il volo della Lufthansa partito da Beiruth diretto ad Ankara è dirottato da un commando alla volta di Zagabria. I terroristi chiedono in cambio della vita dei passeggeri il rilascio dei tre superstiti del commando responsabile della Strage di Monaco. Il governo tedesco acconsente e i tre sono accompagnati in Libia. L’episodio non fa altro che persuadere il governo di Israele a proseguire nella ‘linea dura’. Solo successivamente si saprà ‘in via uffciosa’ che il dirottamento è stato organizzato dal governo tedesco allo scopo di avere un pretesto per liberarsi dei tre e tenere la Germania al riparo da ‘ritorsioni terroristiche’…

9 aprile 1973 – Una vasta operazione è portata a termine da una ‘Squadra Kidon’ [così sono chiamate le ‘squadre della morte’ incaricate di portare a termine ‘omicidi mirati’ ordinati dal governo di Israele…] della [I]Sayareth Maktal[/i] a Beyruth. Sono uccisi tra gli altri tre top leaders dell’OLP: Muhammad Youssef al-Najjar , Kamal Adwan e Kamal Nasser. Rami Adwan, figlio di Kamal Adwan, dirà più tardi che suo padre non era stato in alcun modo coinvolto nel ‘Massacro di Monaco’ e si era dedicato solo ad ‘organizzare la resistenza’ contro l’occupazione militare israeliana della Cisgiordania. ‘Così il massacro di Monaco – dirà Rami – è divenuto per Isralele un valido pretesto per ordinare uccisioni di massa di militanti palestinesi’…

17 maggio 1973 – Milano, via Fatebenfratelli, durante la cerimonia per l’inaugurazione di un busto dedicato al commissario Luigi Calabresi, Gianfranco Bertoli lancia uno bomba a mano che provoca 4 morti e 45 feriti. Il presidente del consiglio Mariano Rumor resta incolume. Non si è mai stabilita con certezza la ‘connotazione ideologica’ di Bertoli. Egli si è sempre proclamato ‘anarchico’, per altri invece frequentava gli ambienti della destra eversiva. E’ invece accertato che Bertoli era rientrato in Italia il 12 maggio, passando per Marsiglia, dopo un periodo di ‘soggiorno’ passato in Israele…

28 giugno 1973 – Parigi, poco prima di mezzogiorno Mohammed Boudia, il capo della rete palestinese in Europa soprannominato dal Mossad ‘Barbablù’ per via di alcuni suoi ‘gusti sessuali’ un poco 'particolari', lascia il suo appartamento in Rue des Fosses Saint Bernard e si avvicina alla sua auto. Dopo aver ‘controllato’ che l’auto non sia stata ‘manomessa’ e aperto quindi lo sportello, nell’istate in cui si siede al posto di guida una terribile esplosione manda in pezzi auto e guidatore. L’indagine condotta succesivamente dalla polizia francese, coadiuvata dalla intelligence, appura che sotto il sedile di guida era stata posta una mina con dispositivo di scoppio attivato a pressione e individua nella ‘dinamica’ dell’attentato la ‘firma’ del Mossad. Una settimana dopo Ilich Ramirez Sanchez [detto ‘Carlos’…], il quale fino allora aveva operato a Londra, avanza la richiesta di essere ‘inviato’ a Parigi per ‘sosituire’ Boudia. ‘Carlos’ viene in parte ‘accontenato’ : Michel Moukharbel diviene il nuovo ‘coordinatore’ della rete palestinese in Europa e ‘Carlos’ sarà il suo ‘braccio destro’. La loro prima ‘missione’ consiste nel prendere contatto con altre ‘organizazioni illegali’ che hanno ‘finalità politiche simili a quelle dell’OLP’. Tra queste la Rote Zora [una sorta di ‘cellula femminile’ della Rote Armee Faction… ] il ‘Movimento 2 giugno’ [altra ‘ramificazione’ della Rote Armee Faction…], l’ETA, la ‘Armata Rossa Giapponese’ e le Brigate Rosse. Lo scopo dichiarato è quello, indipendentemente dalle ‘finalità’ dei singoli gruppi, di creare una ‘piattaforma logistica comune’ per le azioni terroristiche in tutta Europa…

21 luglio 1973 – Il tentativo di assassinare Ali Hassan Salameh, chiamato ‘Principe rosso’ e ritenuto la ‘mente ispiratrice’ del ‘Massacro di Monaco’, che una ‘soffiata’ aveva segnalato erroneamente residente nella cittadina norvegese di Lillehammer, si conclude in un disastro di proporzioni enormi per Israele. A cadere sotto i colpi dei killer è un cameriere marocchino di nome Ahmed Bouchiki, da anni residente a Lillehammer e sposato con una donna del luogo a quel tempo in attesa di un bambino. L’arresto da parte della polizia norvegese dei due killer del Mossad in viaggio verso l’aeroporto provoca una reazione a catena disastrosa. Attraverso di loro viene scoperta e neutralizzata la rete del Mossad non solo in Norvegia, ma nella stessa Parigi, dove di trovava il quartier generale che coordinava le attività del Mossad nel resto d’Europa. Nel corso di un ’interrogatorio’ condotto dal controspionaggio norvegese Marianne Gladnikoff, uno dei due killer che hanno ‘giustiziato’ Bouchiki, rivela informazioni top secret attinenti il programma di sviluppo di armi nucleari portato avanti in Israele. Le conseguenze di quello che sarà ricordato come ‘Incidente di Lillehammer’ saranno tali da cambiare radicalmente la ‘strategia delle operazioni estere’ del Mossad, il quale dovrà ricostruire da zero, e con criteri del tutto differenti rispetto al passato, l’intera sua rete europea...

5 settembre 1973 - Una tempestiva informazione del Sid sventa il progetto di un attentato a Fiumicino contro un aereo della compagnia israeliana El Al, da attuarsi con il recentissimo missile terra-aria spalleggiabile Sam 7 Strela di costruzione sovietica. Cinque terroristi di ‘Settembre Nero’ sono catturati dalla polizia italiana e vengono sottoposti a processo ‘con rito abbreviato’…

6 ottobre 1973 – Approfittando della festività dello Yom Kippur l’Egitto attacca a sorpresa la linea Bar Leev, insufficientemente presidiata. Ha inizio così l’ultima guerra arabo-israeliana che, dopo aver portato il mondo assai più vicino alla guerra nucleare di qualsiasi altro evento anteriore o successivo, si concluderà il 22 ottobre con un accordo di ‘cessate il fuoco’ che riporterà gli eserciti delle due parti sulle posizioni di prima…

19 ottobre 1973 - Presso l’ambasciata italiana del Cairo vi è un ‘incontro diplomatico’ tra due funzionari del ministero degli esteri italiano [il ‘primo consigliere’ Ranieri Tallarigo e il segretario Concetta Di Stefano…] e il rappresentante dell’OLP Said Wasfi Kamal. Quest’ultimo chiede la liberazione dei palestinesi arrestati per lattentato all’aereo della El Al in cambio dell’impegno formale che nessuna azione dei feddayn avrà più luogo in Italia [da un appunto ‘riservatissimo’ del Sismi, ritrasmesso dal Cairo allegato alla sentenza-ordinanza del giudice-istruttore Carlo Ma stelloni ‘procedimento penale del Tribunale di Venezia n° 204 del 1983, pagg. 1161-1163’…] . La ‘proposta’ sarà esaminata il 25 ottobre successivo in una riunione al ministero degli esteri presieduta dal tenutario del dicastero Aldo Moro, al termine della quale sarà decisa l’intesa con l’OLP atta a ‘salvaguardare il terrirotrio italiano da eventuali futuri attacchi palestinesi’…

31 ottobre 1973 – Due dei cinque terroristi di ‘Settembre nero’ arrestati ad Ostia e sottoposti a processo vengono scarcerati e trasportati il Libia a bordo del bimotore Dc3 Dakota ‘Argo 16’ del Sid…

23 novembre 1973 – L’aereo Dc3 ‘Argo 16’ precipita nei pressi di Marghera pochi minuti dopo il decollo dall’Aeroporto ‘Marco Polo’ di Venezia. Perdono la vita quattro militari dell’Aeronautica. Nel corso di una successiva inchiesta si appurerà che l'aereo è stato sabotato e saranno incriminati tra gli altri Zvi Zamir, direttore del Mossad dal 1968 al 1974, e Aba Leven, responsabile del servizi di sicurezza di Israele in Italia…

17 dicembre 1973 – Un aereo della Pan Am in attesa di decollare per Beiruth è attaccato da un commando palestinese all’aeroporto di Roma-Fiumicino. Due bombe incendiarie vanno a segno sull’areo provocando la morte di 30 persone e il ferimento di altre 15. Il commando, composto da terroristi di ‘Settembre nero’, si impadronisce dell’aereo e questo decolla alla volta di Atene. Dopo aver ucciso uno degli ostaggi, Antonio Zara, i terroristi ordinano al pilota di decollare e far rotta per il Kuwait, dove poi si arrendono liberando gli altri ostaggi…

30 dicembre 1973 – Josef Sieff, vice-presidente della British Zionist Federation, ‘scampa’ ad un attentato. Un ‘terrorista palestinese’ riesce ad introdursi nel suo appartamento ma al momento di far fuoco la sua arma [misteriosamente] ‘si inceppa’. Il ‘terrorista’ risce a dileguarsi. Anni dopo Ilich Ramirez Sanchez ‘Carlos’ confesserà alla polizia francese di essere stato l’autore del fallito attentato a Sieff…

21 aprile 1974 – Una bomba al plastico fa saltare mezzo metro di rotaie appena fuori della stazione di Vaiano, trenta chilometri da Firenze. Il sistema di blocco automatico in caso di interruzione delle rotaie impedisce gravi conseguenze al rapido Parigi-Roma che doveva transitare a quell’ora. L'attentato viene rivendicato dalla organizazione ‘Ordine Nero’, sigla che compare per la prima volta nel ‘quadro terroristico’ italiano…

25 aprile 1974 – A Teviso una bottiglia molotov viene lanciata contro l'auto del giudice Macrì. L'episodio viene rivendicato da ‘Ordine Nero’…

30 aprile 1974 – A Milano vengono lanciate 3 bombe contro uffici della polizia. Gli attentati sono rivendicati dall’organizzazione ‘Ordine Nero’…

10 maggio 1974 - Una serie di attentati dinamitardi è rivendicata dall’organizzazione ‘Ordine Nero’ nelle città di Milano, Bologna e Ancona dove una persona viene ferita…

28 maggio 1974 – In Piazza della Loggia a Brescia è in corso una manifestazione ‘contro il terrorismo’ indetta dai sindacati e dal ‘Comitato antifascista’. Alle ore 10.12 il discorso del segratrio della F.L.M. è interrotto da una fragorosa esplosione, che solleva una nube di fumo di colore grigio azzurro. Quando il fumo si dirada sulla piazza si contano 8 morti e 94 feriti. Non ostante ripetute vicende processuali succedutesi dal 1979 in poi, a tutt’oggi dal punto di vista giudiziario gli autori della strage sono ‘ignoti’. La successiva ‘perizia balistica’ ha stabilito che l’ordigno usato, a base di tritolo, era stato deposto in un cassettino della spazzatura. L’organizzazione ‘Ordine Nero’ fa rinvenire un comunicato in cui rivendica la responsabilità della strage…

3 giugno 1974 - Giancarlo Cartocci è arrestato con l’accusa di appartenenza all’organizazione ‘Ordine Nero’. Nei giorni seguenti vengono arrestati altri 11 aderenti alla 'organizzazione fascista’. Successivamente gli ‘elementi d’accusa’ contro Cartocci e gli altri si riveleranno ‘insussistenti’…

4 agosto 1974 – Nei pressi della stazione ferroviaria di San Benedetto Val di Sambro un ordigno incendiario esplode sulla carrozza nr. 5 del treno espresso Roma-Brennero ‘Italicus’. Il bilancio è 12 morti e 50 feriti. Tale bilancio avrebbe potuto essere assai più pesante se l’esplosione fosse avvenuta a metà della galleria, nel qual caso i morti sarebbero stati alcune centinaia. L’organizzazione ‘Ordine Nero’ rivendica l’attentato con il seguente comunicato: ‘Giancarlo Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l'autunno. Seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti’. L’ordigno utilizzato era a base di termite, un composto di ossido di ferro e alluminio che bruciando produce temperatura dell’ordine dei 2500 °C. Tale tipo di miscela incendiaria non era mai stata utilizzata in precedenti attentati né lo sarà nei successivi. A tutt’oggi i veri autori dell’attentato restano ‘ignoti’ . Dopo questo episodio l’organizzazione ‘Ordine nero’ cesserà di fatto ogni attività e il suo nome non comparirà più se non nell’ambito giudiziario. Di recente Maria Fida Moro, figlia dello scomparso statista democristiano, ha rivelato che il padre quel 4 agosto alla stazione Termini era già salito sul treno 'Italicus', ma prima di partire era dovuto scendere per firmare alcuni documenti, cosa che in pratica gli aveva fatto perdere il treno e probabilmente salvata la vita…

8 settembre 1974 – Grazie alle ‘informazioni’ fornite da Silvano Girotto, detto ‘Frate Mitra’, sono arrestati a Pinerolo i due ‘capi storici’ delle Brigate Rosse, Renato Curcio e Alberto Franceschini. A Pinerolo quel giorno era fissato un ‘incontro’ al quale avrebbe dovuto partecipare, oltre a Curcio, Franceschini e Girotto, anche Mario Moretti. Un certo Dott. Levati, un professionista in contatto con le Brigate Rosse, dichiarerà di aver ricevuto la sera prima una ‘telefonata anonima’ nella quale una voce raccomandava di avvisare i ‘capi’ del movimento di non recarsi a Pinerolo poiché era pronta una trappola per loro. Levati a quel punto, non riuscendo a rintracciare Curcio e Franceschini, avrebbe avvertito Moretti, il quale avrebbe ‘promesso’ di allertare gli altri. Moretti a sua volta dichiarerà di aver ricevuto l’avvertimento di Levati ma di non essere riuscito a intercettare i due sulla strada. Sia come sia, a pertire da questo momento Moretti diviene leader incontrastato del movimento, cui imporrà una nuova ‘linea di condotta’, basata sull’uso indiscriminato della violenza, anche esterma, nelle future azioni delle Brigate Rosse…

24 settembre 1974 - Il presidente della Repubblica Giovanni Leone si reca negli Stati Uniti in visita ufficiale. E' accompagnato dal ministro degli esteri Aldo Moro. Durante la visita, Aldo Moro si sente fare questo discorso: ‘Lei deve smettere di perseguire il suo piano politico per portare tutte le forze del suo Paese a collaborare direttamente. Quindi o lei smette di fare questa cosa o lei la pagherà cara. Veda lei come la vuole intendere’. Lo riferirà al rientro in Italia lo stesso Aldo Moro alla moglie Eleonora, senza rivelarle il nome dell’interlocutore. Giovanni Galloni, uno dei massimi esponenti della Dc dichiarerà al riguardo: ‘... ad un certo momento della riunione Kissinger chiamò Moro e gli disse chiaramente che se continuava su quella linea ne avrebbe avuto delle conseguenze gravissime sul piano personale...’. Rientrato in Italia in gran fretta e con largo anticipo sui tempi previsti, Aldo Moro riferisce al suo portavoce, Corrado Guerzoni, l’intenzione di ritirarsi dalla vita politica per due o tre anni. In quello stesso periodo confida a un’allieva universitaria, Maria Luisa Familiari: ‘Ma credi che io non sappia che posso fare la fine di Kennedy…’


15 ottobre 1974 – A Robbiano di Mediglia [MI] i Carabinieri scoprono un importante covo della Brigate Rosse e dopo un breve conflitto a fuoco arrestano tre brigatisti, tra i quali Roberto Ognibene. Nell’azione muore il maresciallo dei Carabinieri Felice Maritano. Tra i documenti trovati nel covo pare vi fossero le ‘inchieste’ condotte dalla Brigate Rosse sulle azioni di altri gruppi armati, come la strage di Piazza Fontana, la morte di Giuseppe Pinelli, la morte di Giangiacomo Feltrinelli e l’omicidio Calabresi. Per anni di questa documentazione si è ignorata l’esistenza. Alcuni di questi documenti sono stati in seguito ‘recuperati’ e consegnati alla ‘Commssione stragi’. Altri sono andati perduti o sono stati volutamente distrutti. ..

13 gennaio 1975 – Un ‘commando terroristico’ attua un attacco ad un aereo della compagnia israeliana El Al in partenza dall’aeroporto di Orly. Per ‘ragioni tecniche’ rimaste sconosciute l’attacco non riesce e il ‘commando’ ha il tempo di dileguarsi. L’azione è ‘ripetuta’ quattro giorni dopo nello stesso scalo aeroportuale e contro il medesimo ‘bersaglio’. Anche stavolta le armi contraeree ‘fanno cilecca’ ma, a differenza della prima volta, il ‘commando’ per allontanarsi deve impegnarsi in un violento scontro a fuoco il cui bilancio è una ventina di feriti. Anni dopo, interrogato dalla polzia francese, Ilich Sanchez Ramirez ‘Carlos’ ‘confesserà’ di essere stato l’autore di entrambi gli attentati. Evidentemente a questo ‘Carlos’, ogni qual volta egli deve colpire un ‘bersaglio’ con la Stella di Davide, per qualche misteriosa ragione le armi ‘si inceppano’…

18 febbraio 1975 – La compagna di Renato Curcio, Mara Cagol, organizza e attua la clamorosa evasione del consorte rinchiuso nel carcere di Casale Monferrato. Questo l’inizio del comunicato rilasciato dalle Brigate Rosse con il quale rivendicano l’azione: ‘Il 18 Febbraio un nucleo armato delle BR ha assaltato e occupato il carcere di Casale Monferrato liberando il compagno Renato Curcio. Questa operazione si inquadra nella guerra di resistenza al fascio di forze della controrivoluzione che oggi nel nostro paese sta attuando un vero e proprio ‘golpe bianco’ seguendo le istruzioni dei superpadroni imperialisti Ford e Kissinger. Queste forze usando il paravento dell’antifascismo democratico tentano di far credere che il grosso pericolo al quale si va incontro sia la ricaduta nel fascismo tradizionale. Per questa via esse ricattano le sinistre mentre attuano il vero fascismo imperialista. Siamo giunti cioè al punto in cui la drammatica crisi di egemonia della borghesia sul proletariato sfocia nell’uso terroristico dell’intero apparato di coercizione dello stato. La campagna costruita ad arte e scatenata negli ultimi mesi in principal modo dalla DC sull’ordine pubblico lo dimostra… ‘. Renato Curcio sarà nuovamente e definitivamente riconsegnato alla giustizia 11 mesi dopo. Renato Curcio è reintegrato nelle Brigate Rosse, ma di fatto con un ruolo del tutto marginale …

4 giugno 1975 – Le Brigate Rosse attuano una ‘operazione di autofinanziamento’ sequestrando l’industriale dei vini Vallarino Gancia. L’uomo è nascosto alla Cascina Spiotta, nel territorio di Acqui Terme, e qui il giorno dopo una pattuglia di Carabinieri compie una perlustrazione. La scoperta del ‘nascondiglio’ conduce ad un conflitto a fuoco nel quale perdono la vita l’appuntato Giovanni D’Alfonso e la brigatista Mara Cagol. Altri due Carabinieri rimangono gravemente feriti. Alla ‘memoria’ di Mara Cagol, fondatrice dell’organizzazione e compagna di Renato Curcio, sarà dedicato il nome della colonna torinese delle Brigate Rosse. La morte di Mara Cagol segna in pratica il definitivo ‘passaggio di consegne’ all’interno delle Brigate Rosse alla cosiddetta ‘ala militarista’ e al suo leader indiscusso Mario Moretti…

27 giugno 1975 – Michel Moukarbal, il ‘coordinatore di tutte le attività terroristiche in Eupopa’, è catturato dalla polizia francese che lo ricerca per omicidio. Anni prima quando tre poliziotti francesi si erano presentati nella casa parigina di ‘Carlos’, Moukharbal aveva sparato a due di loro e si era poi dileguato. Qualche tempo dopo i francesi scopriranno che Moukharbal è stato in realtà un ‘agente doppio’ del Mossad

21 dicembre 1975 – Ilich Ramirez Sanchez ‘Carlos’ con altri cinque uomini armati ‘assalta’ la sede del quartier generale dell’OPEC a Vienna. Questa volta le armi ‘funzionano regolarmente’ e le vittime sono numerose. Ben 42 ostaggi sono fatti prigionieri. ‘Carlos’ detta quindi le sue ‘condizioni’ al governo austriaco. Un autobus dovrà essere messo a disposizione per portare il ‘commando’ e gli ostaggi al più vicino aeroporto dove deve essere fatto trovare un aereo pronto al decollo. Inoltre il governo austriaco dovrà mandare in onda ogni due ore dei messaggi di proganda filopalestinese che lo stesso ‘Carlos’ si incaricherà di redigere. Il governo austriaco esaudisce tutte le richieste e il giorno successivo l’areo decolla alla volta di Tripoli. L’accoglienza in Libia si rivela un poco ‘ostile’ e il governo locale accetta di rifornire di nuovo l’aereo solo in cambio del rilascio degli ostaggi libici e di altri cinque delegati. L’areo decolla quindi alla volta di Algeri, dove ‘Carlos’ acconsente al rilascio di tutti gli ostaggi in cambio di ‘asilo politico’ e del pagamento di una ingente somma di denaro da parte di Iran e Arabia Saudita. Successivamente. Molto tempo dopo però, il leaders dell’OLP, il quale avrebbe ‘commissionato’ a ‘Carlos’ l’attacco al quartier generale dell’OPEC, affermeranno di aver considerato il riusultato ‘un insuccesso’ poiché era stato rilasciato e non ucciso il ministro del petrolio saudita, ‘obiettivo primario’ del raid. Inoltre ‘Carlos’ avrebbe utilizzato buona parte dei fondi messigli a disposizione ‘per uso personale’. Tutto porrà fine alle ‘commesse’ dell’OLP a favore di ‘Carlos’… poco male!… il resto del mondo è grande e generoso!…

18 gennaio 1976 – Dopo mesi di indagini e pedinamenti, Renato Curcio è catturato nell’appartamento via Maderno 5, dalle parti di Porta Ticinese, dove viveva con Nadia Mantovani, una ‘tranquilla ragazza di campagna’ che studia medicina all’Università di Padova. Nella circostanza ‘finiscono nella rete’ anche Vincenzo Gagliardo, Silvia Rossi e Angelo Basone, tutti sconosciuti, i quali si proclamano ‘prigionieri politici’…

8 giugno 1976 – A Genova le Brigate Rosse colpiscono mortalmente il procuratore generale Fancesco Coco e due militari della scorta, Antioco Decana e Giovanni Saponara. Nei giorni deil sequestro Sossi [aprile-maggio 1974…] Coco si era rifiutato di firmare l’ordinanza di liberazione dei detenuti richiesta dalle Brigate Rosse per la liberazione dell’ostaggio. Le Brigate Rosse definiscono l’azione come ‘disarticolazione politica e miltare delle strutture dello stato’ e con essa hanno inteso ‘commemorare’ la ‘Compagna Mara’ uccisa un anno prima…

27 giugno 1976 – Alle ore 12.30 il volo 139 Air France, un Airbus A300 decollato da pochi minuti da Atene e diretto a Parigi con a bordo 244 passeggeri e 12 membri di equipaggio è dirottato da quattro ‘terroristi’ . Di questi due appartengono al Fronte Nazionale per la Liberazione della Palestina [FNLP] e due alla Rote Armee Faction. Al pilota è ordinato di dirigersi a Bengasi, in Libia. Qui l’aereo è rifornito e una donna è sbarcata. Il seguito l’Airbus decolla alla volta di Entebbe, in Uganda la quale è retta da Idi Amin, noto sostenutore della causa palestinese. L’aereo giunge a destinazione alle ore 3.15 del 28 giugno e qui al commando si aggiungono altri tre ‘terroristi’ guidati da Wilfred Boese, uno dei ‘luogotenenti’ di Ilich Ramirez Sanchez detto ‘Carlos’. La maggior parte degli ostaggi è liberata e solo i cittadini di Israele oppure di etnia ebrea sono trattenuti. In cambio della vita degli ostaggi i ‘terroristi’ chiedono la liberazione di 40 palestinesi detenuti in Israele e di altri 13 che si trovano in Kenya, Svizzera, Francia e Germania. Il governo di Israele rifiuta di negoziare con i dirottatori e ordina ai militari di organizzare una ‘operazione’ al fine di liberare gli ostaggi. Detta ‘operazione’ è passata alla storia come ‘Raid di Entebbe’ e i ‘particolari ritrovati tecnici’ in esso utilizzati sono enrtrati a far parte dei ‘manuali’ di tutti gli eserciti del mondo. Il bilancio finale dei morti è stato di sei terroristi, tre ostaggi, un militare di Israele e un numero imprecisato di militari ugandesi. Da un punto di vista ‘strategico’ la vittoria riportata da Israele è stata ‘di proporzioni incalcolabili’ , soprattutto per il ‘discredito’ che nella circostanza è ricaduto sull’OLP, considerato unanimemente come ‘ispiratore’ dell’azione terroristica. Solo in tempi recenti è venuto alla luce un documento rimasto ‘secretato’ per trent’anni negli archivi del Foreign Office in base al quale il ‘dirottamento’ dell’areo della Air France e la successiva ‘liberazione degli ostaggi’ altro non sarebbe stata che una operazione ‘false flag’ [falsa bandiera…] dei servizi di intelligence di Israele…

20 gennaio 1977 – Jimmy Carter presta giuramento e diviene il 39° presidente degli Stati Uniti. Uno dei punti fondamentali del suo programma sarà creare una pace sicura e duratura in Medio Oriente. Una parte consistente del programma suddetto è stata realizzata con gli ‘Accordi di Camp David’ , in base ai quali l’Egitto è tornato in possesso del Sinai in cambio della pace definitiva con Isralele. L’altra parte del programma doveva essere por fine a quello che lo stesso Carter nel suo libro Paece not Apartheid ha definito ‘colonialismo israeliano ed emerginazione civile cui sono costretti gli abitanti di Gaza e della Cisgiordania’. A tal fine promuoverà una politica di ‘riavvicinamento’ tra gli Stati Uniti e il Fronte Nazionale per la Liberazione della Palestina di Yasser Arafat. Impedire con ogni mezzo il successo di tale ‘parte del programma’ diverrà obiettivo conclamato del primo ministro di Isralele Menachem Begin…

12 febbraio 1977 - La ‘colonna romana’ delle Brigate Rosse compie la sua prima azione. A Roma viene ferito il dirigente del ministero della giustizia Valerio Traversi. La formazione prende il proprio nome da Walter Alasia, militante clandestino della colonna milanese ucciso in un conflitto a fuoco nel mese di dicembre…

28 aprile 1977 – Le Brigate Rosse uccidono Fulvio Croce, presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Torino. In seguito a questa azione, la Corte d’assise di Torino sospende il processo contro il primo gruppo di inquisiti delle Brigate Rosse…

1 giugno 1977 – Prende l’avvio la ‘campagna dimostrativa’ delle Brigate Rosse contro i giornalisti, intesa a ‘disarticolare la funzione controrivoluzionaria svolta dai grandi media’. Il 1 giugno è ferito a Genova Valerio Bruno del Secolo XIX°, il 2 giugno a Milano Indro Montanelli de il Giornale Nuovo, il 3 giugno a Roma Emilio Rossi del TG1…

15 agosto 1977 – ‘Frau Annelise’ , moglie dell’ex-tenente colonnello Herbert Kappler, organizza e attua la clamorosa ‘evasione’ del marito dall’ospedale militare del Celio dove era ricoverato. Kappler scontava la condanna all’ergastolo per la sua responsabilità nell’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944, nel quale 335 ostaggi erano stati fucilati per rappresaglia contro un attentato terroristico avvenuto in via Rasella il giorno prima e che era costato la vita a 33 militari germanici. Dei 335 fucilati, 76 erano ebrei. A Kappler non era mai stato riconosciuto il diritto di ricorrere in appello. Nel corso dell’anno 1976 le condizioni di salute di Kappler si erano aggravate al punto da richiedere il ricovero ospedaliero. Per venire incontro alle pressanti richieste in tal senso avanzate dal governo tedesco l’allora ministro della difesa Arnaldo Forlani dispose il cambio di status di Kappler da ‘semplice detenuto’ a ‘prigioniero di guerra’. Le circostanze della ‘rocambolesca fuga’ non sono mai state completamente chiarite. Stando a quanto dichiarato da ‘Frau Annelise’, ella si sarebbe recata verso le 8 del mattino del 15 agosto ‘come di consueto’ al Celio per far visita al marito, ricoverato in una stanza del terzo piano la cui porta era sorvegliata dai carabinieri. Portava ‘come sempre’ con sé una grossa valigia, nella quale aveva nascosto un verricello. Ella avrebbe quindi rinchiuso il marito nella valigia e, utilizzando il verricello, avrebbe calata quest’ultima dalla finestra. La valigia a sua volta sarebbe stata prelevata da alcuni ‘complici’ e caricata su una vettura Fiat 132, la quale sarebbe partita a tutta velocità in direzione del Brennero. Fatto ciò ‘Frau Annelise’ sarebbe tranquillamente uscita dalla porta, avrebbe ‘salutato cordialmente’ i carabinieri di guardia, e si sarebbe dileguata indisturbata. La ‘fuga’ sarà scoperta solo dopo due ore da una inserviente. La generale ‘rilassatezza’ propria del ferragosto impedirà ogni efficace intervento e così la sera stessa l’ambasciatore italiano a Bonn sarà informato dal ministero degli esteri tedesco che ‘Frau Annelise’ aveva comunicato alle autorità di trovarsi in Germania in compagnia del marito. La richiesta di estradizione di Kappler formulata tre giorni dopo dal governo italiano al governo tedesco non potrà essere accolta poiché Kappler, essendo di fatto un ‘prigioniero di guerra’, si era valso del legittimo diritto di fuggire [!…]. Dietro questo apparente ‘paradosso’ più di uno ha voluto vedere la ‘liberazione’ di Kappler come il risultato di un ‘accordo sotteraneo’ tra i due governi...


5 settembre 1977 – A Colonia la Rote Armee Faction ‘sequestra’ il presidente degli industriali tedeschi Hans Martin Schleyer. Nell’agguato muoino anche l’autista e i due poliziotti della scorta. Secondo la ricostruzione successiva Sclayer sarebbe stato da prima trasportato nella vicina cittadina di Erfstadt, poi in una non ben precisata località vicina al confine con l’Olanda ed infine a Bruxelles. In canbio della vita dell’ostaggio i rapitori chiedono al governo tedesco la liberazione dei militanti del movimento rinchiusi in carcere. La ‘prigionia’ di Schlayer durerà 43 giorni e terminerà con la sua uccisione. In gioventù Schlayer aveva aderito al partito nazista ed era entrato a far parte delle SS non appena compiuta la ‘maggiore età’. Aveva poi ricoperto la carica di Reichsstudentenführer prima all’Università di Heidelberg e quindi, dopo l’Anschluss, all’Università di Innsbruck. Durante la guerra, dopo esser rimasto ferito sul fronte orientale, era stato rimpatriato ed aveva ricoperto un ruolo di elevatissima responsabilità presso il Protettorato di Boemia e Moravia. In particolare a lui era stata affidata la ‘integrazione’ delle economie del Protettorato di Boemia e Moravia e del Reich, un eufemismo per indicare a lui era riferita la ‘organizazione’ dei campi di lavoro della regione, in particolare quello di Theresienstadt, dal quale ‘si dice’ sarebbero ‘transitati’ 140.000 ebrei…

13 ottobre 1977 – Il Boeing 737 della Lufthansa LH181, in volo da Palma di Maiorca a Francoforte con 91 passegeri e membri di equipaggio, è dirotttato da quattro militanti appartenenti al ‘Commando Martyr Halime comandati da Zohair Youssif Akache ‘Mahmud’. L’ereo atterra a Roma, dove viene rifornito di carburante. Come i rapitori di Hans Martin Schleyer, ‘Mahmud’ domanda la liberazione di undici terroristi della Rote Armee Faction rinchiusi nelle carceri tedesche, oltre ad una somma in denaro pari a 15 milioni di dollari. Il velivolo decolla da Roma e tocca nell’ordine gli scali di Larnaca, Barhain e Dubai. Qui il comadante del volo Jurgen Schumann riesce cominicare via radio fornendo l’indicazione del numero di terroristi che tengono in ostaggio l’aereo. Il Flight 181 decolla quindi alla volta di Salah, in Oman, dove però non viene autorizzato l’atterraggio. Schumann comunica quindi che si dirigerà ad Aden, sulla cui pista vengono posizionati una serie di veicoli allo scopo di impedire l’atterraggio. Rimasto ormai senza più carburante, Schumann compie la prodezza di atterrare sulla sabbia ai lati della pista. Dovendo controllare i danni conseguenti l’atterragdio ‘di emergenza’, Schumann è ‘autorizzato’ a lasciare temporaneamente l’aereo. Pare che durante l’assenza Schumann abbia riferito alle autorità yemenite l’esatta dislocazione dell’ordigno esplosivo che i terroristi hanno piazzato sull’aereo. Il ‘ritardo’ con il quale farà ritorno a bordo costerà caro a Schumann. ‘Mahmud’ infatti si ‘insospettirà’ e lo ucciderà con un colpo di pistola. Il giorno dopo [17 ottobre] il volo LH181 decolla da Aden e alle ore 3.30 atterra a Mogadiscio, in Somalia. Qui giunto Mahamud lancia un ultimatum nel quale minaccia di iniziare ad uccidere gli ostaggi uno per uno a partire dalle ore 14.30 se le sue richieste non saranno accolte. Per permettere l’evacuazione di un ostaggio che si è sentito male, l’ultimatum è più tardi spostato alle ore 00.30. A questo punto il cancelliere tedesco Hellmut Schmidt, sentito per telefono il leader somalo Siad Barrè, ordina alla ‘Unità speciale’ GSG9 comandata da Hans Jurgen Wischnewski [i cui componenti diverranno famosi come ‘le teste di cuoio’…] di passare all’azione. Alle 23. 05 l’Unità GSG9 attua un raid così fulmineo che i terroristi non avranno neppure il tempo di rendersi conto di cosa sta accadendo. Dei quattro terroristi Zohair Youssif Akache, Riza Abbasi, e Nadia Duaibes sono uccisi, Souhaila Andrawes sopravvive. Un elemento della GSG9 e un assistente di volo restano feriti. Tutti i rimanti 86 ostaggi sono illesi e arrivano a Fracoforte quattro ore dopo. La ‘brillante operazione’ condotta a termine dalle ‘Teste di cuoio’ ha conseguenze assai più ‘cruente’. Non appena si è a conoscenza del felice esito della Feuerzauber Operation [Operazione Fuocomagico…] i militanti della Rote Armee Faction Andreas Baader, Gudrun Ensslin e Jan-Carl Raspe, rinchiusi nel carcere di Stammhein, ‘commettono suicidio’. Hans Martin Schleyer, rapito il precedente 5 settembre, è prelevato a Bruxelles da una autovettura Audi 100 di colore verde, la quale si dirige in territorio francese. Durante il tragitto Schlayer è assassinato e l’auto con il cadavere è abbandonata nella cittadina francese di Mulhouse, in Rue Charles Peguy. Notevole l’analogia tra le vicende di Hans Martin Schlayer e Aldo Moro, sia per quanto riguarda il ‘rapimento’, sia per quanto riguarda la ‘esecuzione’…


16 novembre 1977 - A Torino le Brigate rosse feriscono mortalmente il giornalista de La Stampa Carlo Casalegno. L’omicidio è rivendicato come risposta alla morte di Andreas Baader, Gudrum Enslin e Jean Carl Raspe, avvenuta il 18 ottobre 1977 nel carcere tedesco di Stammhein…

10 marzo 1978 – A Torino le Brigate Rosse uccidono il maresciallo di polizia Rosario Berardi, testimone chiave del processo contro i ‘capi storici’ delle Brigate Rosse…

16 marzo 1978 - Alle 9.15 un commando delle Brigate Rosse tende un agguato in via Mario Fani ad Aldo Moro, presidente del Consiglio nazionale della DC, mentre va a Montecitorio per il dibattito sulla fiducia al 4° governo Andreotti, il primo governo con il sostegno del PCI. L’autista Domenico Ricci perde la vita come pure i quattro uomini della scorta Oreste Leonardi, Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. L'On. Moro viene caricato a forza su una Fiat 132 blu. Poco dopo le Brigate Rosse rivendicano l'azione con una telefonata all'agenzia Ansa. Ore 10 il Presidente della Camera Pietro Ingrao sospende la seduta e annuncia il rapimento di Moro. Ore 11.05, CGIL, CISL e UIL proclamano lo sciopero generale. Alle ore 12. 46 riprendono i lavori alla Camera. Il 4° governo Andreotti ottiene la fiducia alle 20. ,35. Votano a favore DC, PCI, PSI, PRI, PSDI, DN e Sin. Ind. Votano contro PLI, MSI-DN e DP. SVP si astiene. Nella notte anche il Senato vota la fiducia…

9 maggio 1978 – In via Castani a Roma, nelle vicinanze sia della sede della DC [Piazza del Gesù…] sia della sde del PCI [Via Botteghe Oscure…] la polizia rinviene il corpo di Aldo Moro nel portabagagli di una vettura Renault R4 rossa…

23 gennaio 1979 – Halì Hassan Salameh, detto ‘Principe Rosso’ e capo della organizzazione palestinese ‘Forza 17’ , esce dalla sua casa di Beyruth alle ore 15.45 per recarsi alla festa di compleanno della nipote. Erika Chambers, famosa pittrice inglese e agente del Mossad, segnala che Salameh è uscito di casa ed è salito sulla sua Chevrolet accompagnato dagli uomini della scorta. Lungo il percorso che Salameh, in Bekaa Street, è parcheggiato un ‘maggiolino’ Volkswagen e non appena la Chevrolet passa di lì una terribile esplosione manda in frantumi i vetri delle case in un intorno di centinaia di metri. Quattro uomini della scorta e quattro civili innocenti perdono la vita. Salameh è estratto da quello che rimane della Chevrolet con una scheggia di metallo conficcata in testa. Morirà mezz’ora dopo all’Ospedale americano di Beyruth. La Volkswagen era stata riempita alcuni giorni prima con 65 libbre di esplosivo ‘hexagene’ [più comunemente noto come ‘T4’…] trasportato via mare da un gruppo si sommozzatori israeliani. Pochi giorni prima Erika Chambers aveva preso in affitto una abitazione a Beyruth a poca distanza dalla casa di Salameh. Con la morte del ‘Principe Rosso’ termina definitivamente il ‘processo di riavvicinamento’ tra gli Stati Uniti e l’OLP avviato anni prima dal presidente Jimmy Carter…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 23/4/2008 10:33  Aggiornato: 23/4/2008 10:38
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Il caso moro diventa una fiction
http://www.apcom.net/newscronaca/20080423_095500_394a5d4_38138.shtml

Ma non è un buon inizio....
La presenza o meno dei parenti delle vittime non avrebbe fatto la differenza.
La differenza la farà senza dubbio il pubblico, se comprende bene.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 25/4/2008 22:41  Aggiornato: 25/4/2008 22:41
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
@redna
su Youtube

Rapimento Aldo Moro


Non è perfetto, però è dignitoso

La percorrenza è Via Fani direzione Nord e tentativo di svolta a destra su Via Stresa.

Quindi il corteo di macchine viene da Piazza Monte Gaudio-Via Trionfale e cerca di scendere o verso Roma-centro o verso Piazza Giochi Delfici.

No Plane!
Otello
Inviato: 26/4/2008 9:32  Aggiornato: 26/4/2008 9:32
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Qualcuno mi sa spiegare i contenuti di questa clip?

http://it.youtube.com/watch?v=2U4l7pkvh0w&feature=related

Saluti da Ermione

redna
Inviato: 26/4/2008 12:04  Aggiornato: 26/4/2008 12:04
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
SirPaint

filmato eccezionale!
Il tempo di rivedere la sequenza nel film piazze delle cinque lune....poi ce ne sono di cose da rivedere.
C'è pure l'audio e parlano italiano (per buona pace di sigmatau)

Otello
al momento non capisco la relazione moro-gramsci...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
dr_julius
Inviato: 26/4/2008 12:35  Aggiornato: 26/4/2008 12:35
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 11/8/2006
Da:
Inviati: 1637
 Re: Indagine sul caso Moro
@Otello
Filmato molto divertente, come tutte le puntate della "super storia", una sorta di "revisionismo comico" da contrapporre satiricamente al revisionismo storico che questa Destra (quasi) al governo sta già promuovendo.
Bellissima al proposito la chiusura, ancor di più tenendo conto che è di qualche anno fa, e che ora Storace ha ben altra visibilità: "La prossima settimana speciale Hilter, non solo San Francesco parlava agli uccelli"
Ricordo ai "revisionisti", non dovrebbe esserci bisogno, che Gramsci muore nel 1937.

@SirPaint
Quella ricostruzione, abbastanza tecnicamente dal punto visivo ben fatta, dai commenti vedo che è servita per "piazza delle cinque lune"? ma dal punto di vista "storico", fattuale, è andata proprio così o non è un po' troppo coreografica (con i quattro assalitori di nero vestiti che sbucano alla sinistra delle vettura come quattro ballerini di scena?)


esiste anche una ricostruzione nata dalla Storia d'Italia versione a fumetti

Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma. (Carlo Rubbia)
dr_julius
Inviato: 26/4/2008 12:52  Aggiornato: 26/4/2008 12:52
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 11/8/2006
Da:
Inviati: 1637
 Re: Indagine sul caso Moro
Propongo la lettura di una breve intervista a Sergio Flamigni per il settimanale "Left - Avvenimenti", dal titolo "Operazione lago della Duchessa".
Viene da ripartire tutti i ragionamento cercando di ricostruire al meglio il ruolo chiave di Steve Pieczenik, all’epoca capo dell’Ufficio per la gestione dei problemi del terrorismo internazionale del Dipartimento di Stato americano, e di Camillo Guglielmi.

Ci sono ricordati tanti dettagli indubbiamente interessanti. Tasselli.

Alla domanda "In Commissione parlamentare avete mai ascoltato Pieczenik?", Flamigni risponde:
-La Commissione presieduta da Pellegrino lo voleva fare. Lui si era detto d’accordo e aveva comunicato il giorno del suo arrivo a Roma. Aveva anche posto la condizione che le spese fossero a carico della Commissione. Ma poi Pieczenik spedì un fax in cui diceva di aver cambiato idea.

Un fax non molto spontaneo?

Alla domanda se "Pieczenik sapeva della P2?", Flamigni risponde:
-Nel 1993 ha raccontato che al suo ritorno negli Usa, nel 1978, era avvenuta una cosa curiosa. Lo andarono a trovare esponenti del governo argentino per chiedergli aiuto, per combattere quello che loro definivano terrorismo. Lui rifiutò. Ed ebbe la netta sensazione che sapessero molte cose riguardo al sequestro Moro. Solo in seguito venne a sapere che gli italiani e gli argentini erano legati attraverso la P2. E che alcune persone con le quali aveva lavorato in Italia erano coinvolte nello scandalo della P2. In Italia non si era accorto di nulla, ma ebbe la netta percezione che qualcosa non funzionasse in maniera corretta. Anzi, disse di avere avuto l’impressione che molti generali incontrati al Viminale non volessero la liberazione di Moro. Se così era, quei generali non potevano che sostenere la strategia di Pieczenik.

Alla domanda: "Che ci faceva alle 9 di mattina in via Fani il colonnello del Sismi Camillo Guglielmi, stretto collaboratore del generale piduista Giuseppe Santovito?"
-Guglielmi ha sempre sostenuto che era lì perché era stato invitato a pranzo da un amico. Alle nove di mattina. I giudici che indagano su Gladio scopriranno poi che Guglielmi era istruttore alla base di Gladio a Capo Marrargiu, in Sardegna, dove insegnava ai gladiatori le tecniche dell’imboscata.

Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma. (Carlo Rubbia)
Otello
Inviato: 26/4/2008 13:50  Aggiornato: 26/4/2008 13:50
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Dr_julius;
posso capire la satira e il divertimento che si può provare, a vedere come la storia possa essere "rivisitata comicamente e cinicamente" ... purtroppo (ed è la mia personalissima opinione) quì c'è ben poco da ridere; anzi penso che se avessimo un po di pudore, ci sarebbe da piangere amaramente, a dover ricordare (ogni giorno) massacri simili a questo!

Tra l'altro, bisogna pur dirlo, se c'è qualcosa di veramente ridicolo, o meglio ancora di "sardonico" in questa questione ... è il comportaento "troppo bonario" che gli organi di Giustizia e di Governo hanno dedicato a questi soggetti criminali ... che non sono ne rossi ne neri, ma solo dei VOLGARISSIMI ASSASSINI !

Ma l'avete sentita (per caso) l'assurda l'intervista, fatta recentemente a Cossiga, dai redattori de "IL TEMPO"?

Davvero paradigmatici i suoi punti di vista, sulle differenze sostanziali che esistono, fra un atto di omicidio e un assassinio!

Saluti da Ermione

redna
Inviato: 26/4/2008 14:07  Aggiornato: 26/4/2008 14:15
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
...è andata proprio così e non è un pò troppo coreografica...
---
Il video non è bene definito e gli avieri sembrano vestiti di nero...

Piuttosto io NON vedo nesuna moto honda o di grossa cilindrata

Vedo però:
- gente di fronte a via fani e una 500 parcheggiata allo stop
- un'auto bianca con due indvidui di cui uno alla guida con una fascia che platealmente escono fuori con le due porte aperte quasi per tenere occupata tutta la strada in modo da ostruire.

Non capisco chi abbia potuto testimoniare di aver visto moro che veniva rapito quando NON si poteva assolutamente vedere chi tiravano fuori dall'auto....e da una certa distanza poi era impossibile vedere il viso!
Chi estrae dall'auto la borsa la estrae e va via.Quindi,con ogni probabilità,di borse ce n'era UNA sola.
L'auto (che si dice di moretti) si ferma ma da li NON esce nessuno tant'è vero che le porte rimangono chiuse.

L'auto che si dice di moretti, quando arriva allo stop con via stresa se non ci fosse stata un'altra auto blu si direbbe che avrebbe dovuto porseguire...L'inizio insomma non è lo stop dell'auto di 'moretti' ma l'arrivo dell'auto blu da via stresa (a mio avviso)

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
dr_julius
Inviato: 26/4/2008 14:17  Aggiornato: 26/4/2008 14:17
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 11/8/2006
Da:
Inviati: 1637
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Otello,
mi spiace che te la prendi. Ma pensavo ti fosse CHIARO che hai postato un video di una trasmissione COMICO-SATIRICA trasmessa dalla Rai, che satireggiava il "pasticciare ignorante" (alla Romolo e Remolo) di certi ambienti ignoranti e di alcuni personaggi pubblici che vorrebbero piegare gli avvenimenti alla comodità di visione della loro parte politica.
Forse non ti fà ridere, forse ti offende... ma allora perchè l'hai postato?!?
Io questa comicità la apprezzo, anche se si può rischiare di andare sul filo del cattivo gusto, ma non mi pare questo il caso...
IMHO.

Saluti

Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma. (Carlo Rubbia)
Otello
Inviato: 26/4/2008 21:21  Aggiornato: 26/4/2008 21:21
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Dr_Julius;
che altro posso dire ?
Io volevo solo comprendere, grazie a quale fantasia (contorta), si possa realizzare una simile clip.
Il tuo tono perentorio, non ammette repliche …
Hai perfettamente ragione!

Il mondo della violenza, delle atrocità e dell’horror, ci vengono propinati in ogni aspetto e ad ogni istante, tanto che noi, non potendo in alcun modo contrastare o condannare in maniera esemplare tali azioni, forse è meglio che ci ridiamo sopra! (sic.)

È bello pensare, che una risata (sguaiata e sgangherata) ci seppellirà, e grazie a qualche n/s postero più “sardonico”, diventerà il nostro più generoso elogio funebre!

http://www.youtube.com/watch?v=YCxPvSsUX70&feature=related

Saluti da Ermione

Kolza
Inviato: 27/4/2008 1:55  Aggiornato: 27/4/2008 1:58
Mi sento vacillare
Iscritto: 2/6/2004
Da: MMMMMMonza
Inviati: 916
 Re: Indagine sul caso Moro
Nel filmato (Martinelli ne girò parecchi, per Piazza delle Cinque Lune) manca pure il colpo di grazia ad ogni componente della scorta...
Per il resto vi rimando ad un certo Igor Markevitch e ai suoi doppi e tripli giochi...
http://www.cristianolovatelliravarinonews.com/articoli/markevitch.html

Saludos
Kolza

edo
Inviato: 27/4/2008 9:23  Aggiornato: 27/4/2008 9:23
Sono certo di non sapere
Iscritto: 9/2/2006
Da: casa
Inviati: 4529
 Re: Indagine sul caso Moro
Voglio ringraziare in particolare Sigmatau per il ricco e interessante post cronologico.
Da stampare!

redna
Inviato: 27/4/2008 17:04  Aggiornato: 27/4/2008 17:07
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Nel filmato (Martinelli ne girò parecchi, per piazza delle cinque lune)manca pure il colpo di grazia ad ogni compontente della scorta...
---
Il fatto del colpo di grazia agli uomini della scorta è un dato che è uscito dall'autopsia, oppure è fa parte della fiction?
Chi ha visto questo per poterlo raccontare?
Forse chi ha visto moro in viso, e poi ha testimoniato che è lui. Ma a che distanza era.
Se l'auto era di moro non significa che moro ci fosse nell'auto.

Per quanto riguarda il link di kolza...
si dice che chi sparava era vestito da aviere perchè la divis includeva il berretto e questo fa la differenza per i ...satelliti....
ma nel 1978 non credo ci siano stati tanti saletelliti sopra via fani...casomai in quel momento c'era un elicottereo che sorvolava la zona....

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 28/4/2008 12:03  Aggiornato: 29/4/2008 15:20
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… dopo aver impostato la tabella cronologica che [speriamo] ci aiuterà a decifrare meglio il ‘giallo’ del ‘Caso Moro’ e che è stata anche apprezzata [un grazie ad Edo!…], torniamo alla fine di luglio del 1973, all’indomani del ‘Disastro di Lillehammer’ in seguito al quale il Mossad, in aggiunta al discredito e alla condanna internazionale per il ‘crimine inutile’ commesso, ha visto nell’arco di poche settimane ‘liquefarsi’ l’intera sua rete operativa in Europa. Ora è chiaro che non è abitudine dei servizi segreti andare raccontare in giro quello che fanno all’interno e all’esterno della loro organizzazione, ragione per la quale è necessario a questo punto formulare da parte mia una qualche congettura e verificare se e in qual moso essa è corente con i fatti qiali noi li conosciamo… so già che la nostra amica ‘discepola di Zenone’ non mancherà di nuovermi delle critiche, ma purtroppo è di fatto l’unica strada che abbiamo a disposzione per potere andare avanti nella nostra inchiesta…

Dunque, dunque… Non vi è ragionevole dubbio sul fatto che il ‘Disastro di Lillehammer’ abbia obbligato il Mossad a rivedere drasticamente la sua ‘dottrina operativa’ all’estero. Non potendosi in alcun modo tollerare che la vicenda di Lillehammer si ripetesse, deve con ogni probabilità essere stato deciso che, almeno per quanto riguarda l’Europa, i successivi ‘assassini mirati’ di coloro che erano ancora presenti nella ‘Lista di Golda’ o che ne fossero ‘entrati’ in futuro fossero eseguiti in modo che la responsabilità non potesse ricadere su Israele. In altre parole la plausible denial, che fino a quel momento era stata considerata come ‘auspicabile opzione’, diveniva da quel momento vincolo assoluto… ancora più ‘assoluto’ nel caso che il personaggio in questione fosse una eminente personalità politica o economica. Oltre a questa ‘esigenza’ che possiamo definire ‘strategica’ , ve ne era una che possiamo definire ‘tattica’ : rioganizzare in qualche modo la rete operativa che era stata smantellata in conseguenza del ‘Disastro di Lillehammer’. Per venire incontro ad entrambe queste ‘esigenze’ è assai probabile che la dirigenza del Mossad nell’estate del 1973 abbia messo a punto un ‘piano a lunga scadenza’ il cui fine era assumere il controllo almeno parziale delle varie ‘formazioni terroristiche a sfondo politico’ operanti allora in Europa [ETA, IRA, Rote Armee Faction, Settembre Nero, Brigate Rosse, Ordine Nuovo…] o in alternative crearne di ‘nuove’. Da quel momento in poi ogni ‘assassinio mirato’ da eseguire per conto di Israele sarebbe stato affidato a una di queste, avendo cura che in ogni caso l’omicidio avesse una ‘plausibile motivazione’ che ‘scagionasse’ completamente Israele. Come ho già detto quella ora enunciata è una congettura… la quale può essere però più o meno ‘validata’ dai fatti come oggi li conosciamo…

Per cercare in qualche modo elementi che possono suffragare la ‘congettura’ , ritengo sia assai istruttivo andare un poco a conoscere l’interessante esemplare maschio della specie umana che vedete nella foto seguente…



Il suo nome è Ilich Ranirez Sanchez, altrimenti noto con il nome di ‘Carlos lo Sciacallo’ … . Non è esagerato affermare che nella classifica dei ‘criminali della Storia’, costui occupi il primo posto lasciando indietro personalità come Nerone, Caracalla, Gengis Kan, Jack lo Squartatore, Al Capone e tanti altri… Una pregevole ‘biografia’ di costui, della quale raccomando vivamente attenta lettura, si trova all’indirizzo…

http://www.crimelibrary.com/terrorists_spies/terrorists/jackal/1.html

Da qui ‘attingiamo’ molti particolari assai interessanti relativi al nostro amico ‘Sciacallo’, in assoluto un personaggio decisamante ‘affascinante’. Il nostro Ilich Ramirez Sanches ‘Carlos’ è nato a Caracas il 12 ottobre 1949, primo figlio di José Altagracia Ramírez Navas e di Elba Maria Sánchez. I genitori di ‘Carlos’ avevano ‘orizzonti culturali’ un pochettino differenti. Mentre la madre era una donna dalle profonde radici cattoliche, il padre aveva abbracciato fin da giovane gli ideali marxisti-leninisti e in particolare era ‘devoto’ a Validimir Ilich Ulianov ‘Lenin’. Ignorando le ‘proteste’ della moglie, Josè aveva registrato suo figlio all’anagrafe come Ilich Ramirez Sanchez, attribuendogli uno dei nomi portati dal ‘Padre del Socialismo Reale’. Con gli altri due figli maschi che Elba gli ha ‘regalato’, Josè dimostrerà molta più ‘fantasia’: uno lo chiamerà Vladimir , l’altro Lenin … Allorchè ‘Carlos’ compie i quattordici anni, il padre pensa bene di iscriverlo al liceo ‘Fermin Toro’ di Caracas, ben nota per la militanza di estrema sinistra degli insegnanti, assai più dediti ad organizzare marce di protesta che non ad insegnare il latino. Nel gennaio 1964 ‘Carlos’ si iscrive così alla sezione giovanile del Partito Comunista Venezuelano e in breve le sue ‘qualità organizzative’ destano l’interesse di Pedro Ortega Diaz, all’epoca presidente del partito. Secondo una prassi in vigore allora come ancora oggi in America Latina, il ‘giovane promettente’ è inviato nel 1966 a Cuba per frequentare il ‘corso base’ di ‘sabotaggio e attività terroristica’. Il ‘corso’ si teneva a Camp Mantanzas sotto la supervisione della Direction General de Intelligenzia di Cuba [DGI] ed era tenuto direttamente dal ‘consulente’ del KGB Viktor Semenov. Il tutordi ‘Carlos’ sembra essere stato Antonio Dagues Bouvier, un colombiano ‘esperto di guerriglia’ e ‘senior officer’ del KGB e da lui il nostro amico ha imparato l’ABC sull’impiego di esplosivi, armi automatiche, cifratura e falsificazione di documenti… very good!… A quanto pare tra gli ‘insegnati’ vi sarebbe stato anche Padre Camillo Torres, il prete colombiano che seguirà poi Che Guevara nella ‘gloriosa campagna sudamericana’… nella quale morirà ammazzato…

La ‘parentesi cubana’ però ha termine e ‘Carlos’ fa ritorno a Caracas, dove apprende che nel frattempo i genitori hanni divorziato. Nell’agosto 1966 Elba decide di emigrare con i figli a Londra e qui giunta iscrive ‘Carlos’ ad una scuola di tutto rispetto, lo Stafford House Tutorial College di Kensington. Gli insegnanti lo ricordano come uno assai più attento a ‘far colpo sulle ragazze’ e a condurre ‘vita di società’ che non allo studio. Con tutto ciò passa gli esami e può iscriversi al Earls Court Tutorial College. La tranquilla ‘parentesi londinese’ ha termine per ‘Carlos’ nel 1967, allorché il padre, divenuto nel frattempo militante di un gruppo di guerriglieri venezuelano chiamato ‘Forza Armata di Liberazione Nazionale’, è inviato Europa per organizzare un gruppo di ‘giovani volontari’ venezuelani nei paesi del Blocco Sovietico. Giunto a Londra e incontrato di nuovo ‘Carlos’, Josè deve ‘decidere’ dove il figlio condurrà gli studi universitari. Siamo nel maggio 1968, il periodo che ancor oggi è ricordato per aver dato inizio, proprio a Parigi, alla ‘protesta studentesca’ che si estenderà in breve tempo al resto dell’Europa Occidentale. Josè ‘contatta’ quindi ‘l’addetto culturale’ dell’Ambasciata Sovietica di Londra ed inoltra una ‘petizione’ affinché il figlio possa essere amesso a frequentare l’Università Patrice Lumumba di Mosca. Per chi non lo sapesse, questa ‘università’ era un poco ‘specialistica’ e il suo reale scopo era quello di ‘formare di comandanti delle unità incaricate di estendere il Modello Sovietico nel resto del Mondo’ … I ‘corsi’ comprendevano tra l’altro l’insegnamento della lingua russa e della ‘Cultura Marxista’ e, particolare non molto attraente per un amante della bella vita come il nostro amico, la ‘disciplina’ in uso era ‘di tipo rigidamente sovietico’. Dal momento che ‘Carlos’ anche a Mosca non cesserà di ‘frequentare le ragazze e le birrerie’, non stupisce il fatto che ai suoi ‘insegnati’ egli ‘non ha dato buona impressione’. Il ‘cattivo rendimento scolastico’, unito ad uno spiacevole episodio accaduto tra ‘Carlos’ e un ‘membro autorevole’ del Partito Comunista Venezuelano sarà causa nel 1969 della sua espulsione dal partito e porrà fine alla ‘parentesi moscovita’… Poco male perché chiusa una ‘parentesi’, per ‘Carlos’ quasi sempre se ne apre un’altra…

Alla ‘Università Lumunba’ il nostro amico era entrato in contatto con alcuni ‘studenti’ palestinesi e da essi aveva appreso le ‘atrocità’ commesse da Israele nel loro territorio durante e dopo la ‘Guerra dei sei giorni’ del 1967 ed in qualche modo era stato attratto dalla ‘causa palestinese’. ‘Carlos’ pertanto non era sconosciuto nell’ambiente del Fronte Nazionale per la Liberazione della Palestina e in particolare per il ‘rappresentante’ di questo a Mosca, Rifaat Abul Auon. Accade così che nel luglio del 1970 Auon contatta ‘Carlos’ offrendogli l’iscrizione ad un’altra ‘scuola di terrorismo’, situata questa volta in un ‘campo di addestramento’ in Giordania. ‘Carlos’ non ci pensa due volte e prende il primo volo da Mosca per il Medio Oriente. La prima tappa è Beyruth, dove bussa alla porta dell’uffcio di Bassam Abu-Sharif, ‘ufficiale recultatore’ dell’OLP. A questo Ilich dà una ‘buona impressione’ e il giorno seguente è ‘arruolato’ con il nome di battaglia ‘Carlos’. Una settimana dopo ‘Carlos’ raggiunge il campo di addestramento palestinese a nord di Amman, in Giordania per seguire il ‘corso post-universitario’ [dopo aver fatto il ‘liceo’ a Cuba e la ‘università’ a Mosca…] di armi, esplosivi e ‘cultura rivoluzionaria’ … un curriculum di studi davvero invidiabile!… Essendo la ‘preparazione teorica’ oramai completata, ‘Carlos’ è ‘ansioso’ di passare alla pratica e fa richiesta ad Abou Semir, ‘membro anziano’ dell’OLP, di essere inviato in azione…

Il 6 settembre 1970 ha luogo la prima ‘azione spettacolare’ dell’OLP, il dirottamento simultaneo di quattro aerei di linea in partenza da New York. Il primo attacco è comandato da Leila Khaled, già autore l’anno rpima del dirottamento di un aereo della TWA in volo per Damasco. La sua missione consiste nel dirottare unj volo della El Al paretoito da New York e diretto a Tel Aviv, via Amsterdam. Il piano prevede che Khalad e il suo complice Patrick Arguello, fingendo di essere marito e moglie, assaltino la cabina di pilotaggio e si impadroniscano dell’aereo. Quando l’areo è in vicinanza della costa inglese la ‘coppia’ si alza dal seggiolino, impugna le armi e si dirige alla volta della cabina di pilotaggio. Il pilota dell’areo reagisce però tempestivamente e con una brusca manovra fa perdere l’equilibrio ai due. Arguello ha il tempo di lanciare una granata a mano prima di essere abbattuto da un agente della sicurezza della El Al. Fortunatamente la granata non esplode. A sua volta Khalad è sopraffatto dai passeggeri inferociti e a stento viene sottratto al linciaggio. Il secondo attacco all’inizio riesce ma in un secondo tempo insorgono problemi. Ci si accorge infatti che il Boeing 747 della Pan Am è troppo grande per atterrare sulla pista dell’aroporto giordano che era in programma e ai dirottatori è ordinato di far rotta per il Cairo, dove atterra senza problemi. Dopo aver sbarcato passeggeri ed equipaggio, l'areo vien fatto saltare in aria. Gli altri due aerei, un Dc8 della Swissair e un Boeing 707 della TWA, sono catturati con sucesso e dirottati alla volta di Zarqa, in Giodania. L’OLP diffonde un comunicato in cui il quadruplice attacco è definito ‘il primo atto di ritorsione contro il piano americano di liquidare la causa palestinese fornendo armi ad Israele’. Al cominicato segue la richiesta ai governi di Svizzera e Germania di rilasciare alcuni militanti palestinesi detenuti in carcere. Per rendere le richieste ancora più ‘persuasive’ un volo della BOAC da Bombay e Londra con 150 passeggeri a bordo è anch’esso dirottato a Zarqa. Dopo ventiquattro ore di intensa trattative un totale di 360 passeggeri e uomini di equipaggio sono liberati in cambio di Khaled e di altri sei terroristi. Come ‘gran finale’ tutti e tre gli aerei sono fatti saltare in aria. A questa azione ‘Carlos’, non ancora ritenuto di ‘sufficiente esperienza’ , partecipa con il ruolo marginale ‘guardia alle munizioni’. Le conseguenze di questa ‘azione’, che ha visto pesantemente coinvolta la Giordania fino a quel momento ‘simpatizzante’ per la causa palestinese, saranno di lì a poco disastrose per i palestinesi. Per rappresaglia alla decsione di utilizzare un aeroporto giordano senza aver prima ottenuto il benestare, Re Hussein di Giodania firmerà pochi giorni dopo un decreto legge che impne a tutti i palestinesi di lasciare il territorio del regno. Il sanguinoso conflitto che ne seguirà farà sì che ancora oggi il mese di settembre del 1970 è ricordato come ‘Settembre Nero’. In questo conflitto ‘Carlos’ di fatto ha il suo ‘battesimo di fuoco’ combattendo nella formazione di Abu-Sharif. In questa occasione comincia a guadagnarsi la fama di ‘killer freddo e calcolatore’. Alla fine però la disfatta dei palestinesi è totale. Più di tremila sono uccisi in combattimento e i superstiti che non riscono a fuggire si consegnano ad Israele piuttosto che essere massacrati sommarimante dai miliziani della Legione Araba. ‘Carlos’ è tra i fortunati che riescono a fuggire e ripara ancora una volta a Londra. Finita la ‘parentesi giornana’ , inzia per lui una nuova ‘parentesi londinese’…

A Londra ‘Carlos’ riprende la ‘bella vita’ di un tempo, frequentando assiduamente cocktail party e riesumando le sue abitudini di play boy. Si iscrive di nuovo all’Università. In apparenza sembra aver ‘cambiato vita’… in realtà non ha perduto i contatti con l’OLP. Il suo ‘contatto’ a Londra è Mohamed Boudia, un algerino che è stato nominato ‘responsabile per le operazioni in Europa’. Il compito affidato a ‘Carlos’ in questo periodo è quello di stilare una lista di cittadini inglesi ebrei o ‘simpatizzanti per Israele’. I servizi di intelligence britannici tuttavia non stanno a dormire e così nel dicembre del 1971 Scotland Yard compie una irruzione nnell’appartamanto di Walpole Street dove egli abita. ‘Ufficialmente’ l’esito della perquisizione è ‘negativo’, vale a dire non si trova nulla che possa ‘incriminarlo’. Si verrà a sapere poi che era stato rinveuto un passaporto italiano [evidentemente falso…] con sopra la fotografia di ‘Carlos’ e che il policeman britannici avevano evidentemente ritenuto irrilevante. Mentre ‘Carlos’ languisce a Londra, l’attività terroristica dell’OLP continua. Nel febbraio 1972 un areo della Lufthansa è dirottato ad Aden. Tra i passeggeri figura Joseph Kennedy, figlio dello scomparso senatore Robert Kennedy. Kennedy e gli altri vengono rilasciati dopo che il governo tedesco-occidentale ha pagato 5 milioni di dollari. Nel maggio successivo tre membri della ‘Armata Rossa Giapponese’ attaccano l’aeroporto Lod di Tel Aviv. Non appena sbarcati i tre estraggono armi automatiche e granate dai loro bagagli e si mettono a sparare ‘nel mucchio’. Alla fine il bilancio è di 23 morti e 76 feriti. Due terroristi sono morti nell’attacco, ma non per ‘fuoco nemico’. Uno è stato abbattuto per errore dal fuoco del ‘compagno’ e l’altro da una granata esplosa prematuramante. A settembre si verifica il più volte ricordato ‘Massacro di Monaco’. Anche della ‘risposta’ di Israele si è già parlato. La prima fase di tale ‘risposta’ è ricordata come ‘Operazione Wrath of God, e una delle vittime designate di essa è Mohammed Boudia, il reposnsabile delle ‘operazioni in Europa’ dell’OLP. Il 28 giugno 1973, poco prima di mezzogiorno, Boudia lascia l’appartamento di una delle sue innumerevoli ‘fidanzate’ in Rue des Fosses Saint Bernard a Parigi. Da persona assai ’prudente’ quale egli è, esamina per prima cosa la sua atomobile con grande attenzione ‘sopra e sotto’ per vedere se è tutto ok… non si sa mai… Dopo aver controllato e verificato tutto con cura, non avendo notato nulla di sospetto sulla sua auto, Boudia tranquillo apre la portiera e siede al posto di guida. Una frazione di secondo più tardi una terribile esplosione scuote il quartiere parigino. Boudia e la sua auto sono letteralmente polverizzati. La successiva indagine condotta dalla DST , il servizio di intelligence francese, rivelerà che una potente mina con attivazione a pressione era stata posta sotto il sedile di guida… Circa tre settimane dopo [ossia nei giorni di luglio in cui è avvenuto il ‘Disastro di Lillehammer’… prestare attenzione alla cosa…] ‘Carlos’ si reca a Beyruth e chiede di essere inviato a Parigi per sostituire Boudia. I leader dell’OLP ‘apprezzano molto’ ma non ritengono che egli abbia sufficiente esperienza per ricoprire quell’incarico. Successore di Boudia è nominato Michael Moukharbal, con ‘Carlos’ ‘comandante in seconda’… meglio che niente!… Con la morte di Boudia e l'avvento della coppia Moukharbal-‘Carlos’ inizia una sorta di ‘nuova fase’ nelle ‘attività terroristiche’ dell’OLP in Europa. Mentre in precedenza esse avevano avuto, con la significativa eccezione del ‘Massacro di Monaco’, più che altro ‘valore dimostrativo’, da ora esse assumono un carattere assai più ‘cruenta’. Qualcosa del genere si avrà un anno dopo in Italia con l’arresto dei ‘capi storici’ delle Brigate Rosse e il passaggio della direzione di queste a Mario Moretti. Un’altra caratteristica ‘peculiare’ di questa ‘nuova fase’ è anche assai ‘strana’: ogni qual volta una ‘azione terroristica’ ha un obiettivo che in qualche modo coinvolge Israele si verificano ‘inconvenienti di natura tecnica’ che vanificano l’azione stessa….


Il 30 dicembre 1973 un giovanotto con un passamontagna nero suona alla porta di una casa alla periferia di Londra. Il maggiordomo che viene apire si trova una pistola puntata in faccia, accompagnata dalla richiesta perentoria di parlare con il padrone di casa. Questi è Joseph Sieff, uno dei più facoltosi e influenti affaristi ebrei della City, vicepresidente della British Zionist Federation, organizzazione che raccoglie ogni anno milioni di sterline da devolvere alla ‘causa sionista’. Con la canna della pistola puntata sul petto, il maggiordomo fa entrare lo sconosciuto e gli indica le scale. Di nascosto la cuoca vede la scena e avverte subito la polizia al telefono: sono le 7.02 p.m. Lo sconosciuto sale le scale preceduto sempre dal maggiordomo ed entra nella sala da pranzo. Qui si trova Sieff, il quale si sta preparando per la cena. Prima che Sieff possa accennare ad una qualsiasi reazione lo sconosciuto gli punta l’arma addosso e fà fuoco. Sieff piomba a terra gravemente ferito. Lo sconosciuto preme nuovamente il grilletto… l’arma però per una misteriosa ragione non spara… lo sconosciuto, intuendo che le cose si mettono male si dilegua quindi velocemente e Sieff è miracolosamente ‘graziato’. Anni dopo ‘Carlos’ confesserà di essere stato l’autore del ‘fallito attentato’ contro Joseph Sieff. Un mese dopo ‘Carlos’ esegue un altro attentato, anche questo contro un obiettivo ‘giudaico’ e anche questo per una strana ragione ‘abortito’. L’obiettivo è la Israeli Hapoalim Bank di Londra. Si tratta di una missione relativamente ‘facile’. ‘Carlos’ si reca alla banca nel normale orario del mattino portando con sé il ‘dispositivo’. Si tratta di una granata a mano riempita con 600 grammi di esplosivo al plastico. Questa però si rivela ‘difettosa’ e l’unico danno che produce è una piccola bruciatura al pavimento in legno, una finestra rotta e una giovane impiegata leggermente ferita dai vetri di questa. Successivi obiettivi di Moukharbal e ‘Carlos’ sono tre giornali francesi ritenuti ‘filoisraeliani’: Aurore, Arche e Minute. Tre autobombe sono piazzate di fronte alle sedi dei giornali ed esplodono, facendo considerevoli danni materiali, all’ora programmata, le 2.00 p.m. Essendo l’ora della pausa pomeridiana non si registrano vittime. Nel dicembre 1974 finalmente Moukharbal e ‘Carlos’ sono destinati ad una missione ‘di alto profilo’: attacco con missili terra-aria spalleggiabili ad un aereo della El Al in partenza dall’aeroporto parigino di Orly. Sfortuna vuole che il giorno in cui l’attacco è programmato coincida con uno sciopero del personale dell’aereroporto, ragione per la quale la cosa è procrastinata al mese successivo. Il 13 gennaio 1975 ‘Carlos’ , accompagnato dalla ‘recluta’ Johannes Weinrich, può finalmente far vedere di che cosa è capace. All’ora di mezzogiorno i due si trovano a bordo di un’auto noleggiata sul lato dell’aeroporto dove dovrebbe decollare l’aereo della El Al. Hanno con sé un dispositivo lanciamissili terra-aria del tipo SAM 7 Strela di costruzione sovietica. Allorché il Boeing 707 della El Al si trova a circa 130 metri di distanza Weinrich fa fuoco. Il missile è a guida di tipo infrarosso, il che significa che, dopo essere stato ‘sparato’, penserà da solo a dirigersi sulla sorgente termica rappresentata dagli scarichi delle turbine del jet. Per un qualche misterioso motivo invece il missile manca l’obiettivo e finisce la sua corsa contro un’auto ferma al parcheggio dell’aeroporto. In più anche la testata bellica non vuol saperne di esplodere. Weinrich ha il tempo di sparare un secondo missile il quale però prende una strana traiettoria, sorvola per un lungo tratto l’aeroporto, passa accanto a un Dc9 jugoslavo parcheggiato ai bordi di una pista e finisce la sua corsa, anche stavolta senza esplodere, in una cucina in quel momento vuota. ‘Carlos’ e Weinrich, costatato il fallimento, si dileguano in un vicino comitero dove abbandonano il lanciarazzi, salgono su di un’altra auto appositamente predisposta e con essa fanno perdere le proprie tracce. Più tardi, con una telefonata all’agenzia Reuters di Parigi, un sedocente ‘Commando Mohammed Boudia’ rivendica l’attentato e aggiunge: la prossima volta non mancheremo il bersaglio!… Questa ‘prossima volta’ viene decisa solo quattro giorni dopo, non ostante la sicurezza aeroportuale sia stata rafforzata e sia in ‘stato di allerta’ in conseguenza del recente attacco andato a vuoto. Parteciperanno all’azione, oltre a ‘Carlos’, tre altri membri della ‘guerrioglia palestinese’. I quattro ritornano tranquillamente all’eroproto di Orly nel giorno di sabato, portando con loro un altro lanciarazzi. Il una toilette pubblica estraggono l’arma dal contenitore e quindi si recano sulla terrazza panoramica dell’aeroporto e si preparano ad aprire il fuoco contro un aereo della El Al che in quel momento sta rullando sulla pista. Questa volta però un uffciale della sicurezza nota gli ‘individui sospetti’ e spara una raffica in aria a scopo intimidatorio. Il terrorista che porta il lancorazzi è obbligato a sparare quando l’aereo si trova ancora a 400 metri di distanza, troppo per ottenere un centro sicuro. I atrro terroristi si aprono quindi la via di fuga attraversando la sala di aspetto passeggeri sparando raffiche intimidatorie. Trovano sulla loro strada una pattuglia della sicurezza e ne nasce un violento scontro a fuoco. Otto persone, incluso un ufficiale della sicurezza, sono ferite in modo più o meno grave prima che i terroristi catturino alcuni ostaggi, tra i quali un prete, una bimba di quattro anni e una donna incinta, e si barrichino in una toilette. Dopo alcune ore di ‘negoziato’ il governo francese concede ai terroristi un aereo Boieng 707 che li porterà a Baghdad in cambio della vita degli ostaggi. La ‘proposta’ è accettata e la vicenda si conclude senza ulteriori vittime. Anche questo ennesimo ‘attentato’ si conclude senza alcun danno né per Israele, ’obiettivo primario’ dei ‘terroristi palestinesi’, né per gli stessi terroristi… una serie di circostanze davvero inusuale!…

Dopo il duplice ‘fallimento’ , Moukharbal e ‘Carlos’ si accingono pianificare la successiva fase di attività terroristica in Europa e per questo decidono di ‘suddividersi i compiti’. Mentre ‘Carlos’ rimane a Parigi con l’incarico di trovare nuove sedi e ‘ingrossare’ l’arsenale di armi dell'organizzazione, Moukharbal ‘farà la spola’ con il quartier generale dell’OLP a Beiruth. Il 7 giugno 1975, in uno di questi ‘viaggi’, la polizia libanese arresta Moukharbal mentre attende l’aereo che lo riporterà a Parigi. In tasca gli sono trovati indirizzi ‘compromettenti’ di politici e uomini di affari. La polizia libanese perciò ‘consegna in affidamento’ Moukharbal alla sezione della DST francese in Libano. Dopo due giorni di ‘interrogatorio’ il funzionario francese appura che Moukharbal è membro dell’OLP e ‘lavora’ per Gorge Habash. Nel corso della ‘intevista’ Moukharbal fa il nome di un ‘altro uomo’ chiamato ‘Nourredine’. Alla domanda:chi è?… risponde: un killer professionista… Maukharbal è rilasciato il 13 giugno e può salire indisturbato sull’aereo che lo perterà a Parigi… ignorando che un poliziotto libanese viaggia insieme a lui con l’incarico di non perderlo di vista… All’arrivo a Prigi il poliziotto ‘affida’ Moukharbal ai ‘colleghi’ della DST, i quali lo seguono fino ad un appartamento situato al numero 9 di Rue Toullier, nel Quartiere Latino. Il 20 giugno, sempre tenuto sotto ‘attenta osservazione’, Moukharbal lascia Parigi alla volta di Londra. A Calais però è ‘preso in custodia’ dal Renseignments Generaux, il dipartimento di intelligence interno francese. Dopo sette giorni di ‘trattamento’ Moukharbal si decide a rivelare quello che sa di ‘Monsieur Nourredine’: si tratta del suo ‘secondo in comando’ e il suo ‘nome di battaglia’ è’ ‘Carlos’. Un poco di pazienza e Moukharbal ‘confida’ che ‘Nourredine’ spesso si reca al numero 9 di Rue Toulllier, dove abita una sua girlfriend. Facendo tesoro dell’informazione, il commissario Herranz e altri due funzionari decidono di recarsi a quell’indirizzo portandosi dietro Moukharbal. Nel momento in cui la polizia bussa alla porta, ‘Carlos’ è ‘impegnato’ in un ‘festino studentesco’ e, guarda caso, si è ‘appartato in bagno’ con una ragazza e le sta mostrando… una mitraglietta, ‘pezzo forte’ della sua ‘collezione personale’. Richiamato dagli altri ‘invitati’ , ‘Carlos’ si trova davanti i poliziotti e capisce subito che ‘non tira aria’. Per guadagnare tempo [i poliziotti non sanno chi degli invitati è ‘Carlos’…] chiede di poter parlare con la propria ambasciata. Al diniego di quelli, chiede di poter andare in bagno per un ‘bisogno urgente’. Con un poco di leggerezza quelli acconsentono e ‘Carlos’ in bagno trova la sua mitraglietta… la quale per combinazione ha anche il caricatore pieno… Tornato al ‘festino’, ‘Carlos’ offre da bere ai poliziotti e chiede di mettere una canzone… l’atmosfera così diviene più ‘rilassata’… Ad un certo punto un poliziotto introduce nella stanza Moukharbal e gli chiede di identificare tra i presenti ‘Carlos’… In una piccola frazione di secondo ‘Carlos’ impugna la mitraglietta e fulmina Moukharbal con un colpo al collo. Con micidiale rapidità rivolge quindi l’arma contro il commissario Herranz e gli altri due poliziotti. Herranz è colpito al collo esattamente come Moukharbal, gli altri due sono fulminati all’istante. Con agilitià davvero soprendente per uno della sua ‘taglia’ , ‘Carlos’ si dà quindi alla fuga. Herranz è soccorso dagli ‘studenti’, i quali fanno arrivare d’urgenza un’ambulanza. Sarà l’unico sopravvissuto. Conscio del fatto che gli stanno dando la caccia, ‘Carlos’ per alcuni giorni evita accuratamente di frequentare ‘persone abituali’. Quindi si reca a casa di una ‘vecchia fiamma’ dove ha lasciato alcuni documenti ‘falsi’, tra i quali un passaporto cileno che gli consente di ‘scappare’ a Beyruth passando per Bruxelles…

A Beyruth, dove i dirigenti dell’OLP sono informati di quanto è successo a Parigi, ‘Carlos’ è ‘accolto come un eroe’ . Di fatto da quel momento in poi egli sarà il leader assoluto dell’intera organizzazione terroristica in Europa e in tale ruolo organizzerà e porterà a termine la ‘impresa’ che lo ‘consegnerà alla Storia’: l’attacco alla sede generale dell’OPEC a Vienna nel dicembre 1975. Il lettore interessato può trovare i dettagli di questa e altre ‘imprese’ del nostro eroe sul sito da me citato. Per il momento ci fermiamo al giugno 1975, allorché vi è stato questo ‘avvicendamento al vertice’ dell’organizzazione terroristica palestinese in Europa. Per completare il quadro diciamo solo che alcuni anni dopo l’intelligence francese appurerà che Moukharbal già nel 1973, al momento cioè della uccisione di Mohemmed Boudia e della sua ‘succesione’ a quest’ultimo, era in realtà agente del Mossad. Dal momento che, per così dire’ ‘2+2=4’, possiamo concludere questa ‘rassegna’ della ‘carriera’ di Ilich Ramirez Sanchez ‘Carlos’ con alcune conclusioni del tutto ovvie e non facilmente smentibili che sono…

a) a partire dall’estate del 1973, in seguito al ‘disastro di Lillehammer’ e al completo smatellamento dell’intera rete del Mossad in Europa, è stata avviata da Israele una ‘nuova strategia europea’ …
b) punto fondamentale di tale ‘strategia’ non è stato più ‘contrastare violentemente’ l’organizzazione terroristica palestinese in Europa, bensì infiltrarsi in essa in modo da acquisirne il controllo e utilizzarla per i propri scopi. In questa ‘ottica’ non deve soprendere il fatto che ogni volta che il bersaglio di una ‘azione terroristica’ avesse come simbolo la Stella di Davide esso di fatto sia stato ‘miracolosamente risparmiato’…
c) il primo passo di tale ‘strategia’ è consistito nello ‘avvicendamento’ di Boudia con Moukharbal e ‘Carlos’, entrambi di fatto manovrati dal Mossad. Al riguardo non deve soprendere che una volta che Moukharbal è rimasto ‘bruciato’ , lo stesso ‘Carlos’ abbia provveduto alla sua ‘eliminazione’…
d) secondo passo di tale ‘strategia’, come avremo modo di vedere in seguito, è stato quello di infiltare altre organizazioni terroristiche operanti in Europa [ETA, RAF, IRA, Brigate Rosse...] oppure addirittura di crearne di nuove [ad esempio ‘Ordine Nero’]…

Naturalmente a questo punto il consiglio per il lettore è ‘scontato’: non perdere le prossime puntate!…


saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... DAnte Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 29/4/2008 11:26  Aggiornato: 29/4/2008 15:17
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… prima di tornare a parlare del ‘Caso Moro’ penso non sia fuori luogo concludere il discorso intrapreso a proposito del nostro amico Ilich Ramirez Sanchez ‘Carlos’ detto ‘Lo sciacallo’. Diciamo in breve che dopo la sua ‘storica impresa’ del dicembre 1975 [assalto alla sede dell’OPEC di Vienna…] egli non si è affatto ‘ritirato in pensione’ ma anzi si può dire che non vi è stato episodio di terrorismo fino agli anni ’90 in cui egli in qualche modo non sia entrato. Se l’affermazione di Maria Fida Moro secondo la quale ad ‘interessarsi’ di suo padre sarebbero stati non meno di nove servizi segreti può magari destare sconcerto in qualcuno, forse qauel qualcuno si potrà rasserenare sapendo che il nostro amico ‘Carlos’ nella sua lunga ‘carriera’ ha 'lavorato' per non meno di venti servizi segreti...

Al momento ‘Carlos’ sconta l’ergastolo in una prigione francese a causa della ‘bravata’ del 1975 che abbiamo descritto nel post precedente. Di recente tuttavia il suo nome è improvisasamente tornato alla ribalta per una vicenda che ci riguarda molto da vicino e che, non ostante le vicende processuali abbiano portato a condanne definitive, ancora oggi non è stata affatto chiarita: la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Da un paio di anni le indagini su questo episodio [il più grave in assoluto di quelli che hanno caratterizzato gli ‘anni di piombo’…] sono riprese e gli inquirenti stanno ‘mettendo a fuoco’ proprio la poisizione di ‘Carlos’. Al lettore interessato suggerisco la seguente lettura…


http://www.cielilimpidi.com/?p=237

Inoltre varrà la pena di riportare in dettaglio che cosa si trova scritto al riguardo in…

http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Bologna

Ipotesi alternative

A causa del protrarsi negli anni delle vicende giudiziarie e dei numerosi comprovati depistaggi, intorno ai veri esecutori e ai mandanti dell'attentato si sono sempre sviluppate numerose ipotesi e strumentalizzazioni politiche divergenti dai fatti processuali che hanno portato alle condanne definitive dei presunti esecutori materiali della strage.

- stando quanto riportato dai media nel 2004 e ripreso recentemente, Francesco Cossiga, in una lettera indirizzata a Enzo Fragalà, capogruppo di Alleanza Nazionale nella commissione Mitrokhin, ipotizza un coinvolgimento palestinese [a mano del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e del gruppo Separat di Iliz Ramirez Sanchez, al secolo ‘comandante Carlos’] dietro l'attentato...
- dalla sua cella, a Parigi, il terrorista rosso Ilich Ramirez Sanchez afferma che ‘la commissione Mitrokhin cerca di falsificare la storia’ e che ‘a Bologna a colpire furono CIA e Mossad’, con l'intento di punire e ammonire l'Italia per i suoi rapporti di fiducia reciproca con l'OLP, che si era segretamente impegnato a non colpire l'Italia in cambio di una certa protezione.
- nel maggio 2007 il figlio di Massimo Sparti [delinquente legato alla banda della Magliana e principale accusatore di Fioravanti] dichiara ‘mio padre nella storia del processo di Bologna ha sempre mentito’, aprendo nuovi spiragli ed ipotesi…


Personalmente sono assai grato a Massimo per aver voluto ‘proporre’ sul sito questa sorta di ‘indagine’ sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Prima d’ora infatti non avevo dedicato alla vicenda la dovuta attenzione e questa ’occasione’ che Massimo ci ha voluto offrire ha consentito di mettere a fuoco alcuni aspetti delle cosiddette ‘stragi degli anni di piombo’. L’esame dei fatti nella loro cruda essenza già ha consentito di far nascere dei ‘dubbi’ a proposito della strage di Piazza della Loggia a Brescia [maggio 1974…] e del Treno ‘Italicus’ [agosto 1974…], i cui esecutori e mandanti sono a tutt’oggi ignoti e di cui ciò non ostante nessuno mette in dubbio la ‘matrice neofascista’. Altri ‘dubbi’ come su può ben vedere sono sorti da qualche tempo a proposito della ‘matrice neofascista’ della strage di Bologna del 1980. Se non è chiedere troppo proporrei a Massimo di prendere in considerazione di ‘inaugurare’ fra due anni una ‘indagine’ sui due ‘episodi stragisti’ dell’estate del 1980: Ustica [27 giugno…] e Bologna [2 agosto…], ‘episodi’ che a mio modo di vedere sono strattamente collegati tra loro

saluti!...

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Redazione
Inviato: 29/4/2008 12:05  Aggiornato: 29/4/2008 12:05
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Indagine sul caso Moro
SIGMATAU: "Se non è chiedere troppo proporrei a Massimo di prendere in considerazione di ‘inaugurare’ fra due anni una ‘indagine’..."

Non solo si può fare in qualunque momento, ma perchè "fra due anni"?

In ogni caso, appena possibile cercherò di far un sunto di questo thread, per vedere a quali conclusioni "credibili" siamo arrivati.

sigmatau
Inviato: 29/4/2008 13:34  Aggiornato: 29/4/2008 13:36
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Redazione: ... perchè 'fra due anni'?...

Diciamo che il 'pretesto' per avviare l'indagine sul 'Caso Moro' è stato il fatto che siamo nell'anno 2008, vale a dire da quei 'fatti' sono passati trent'anni. Per quello che mi riguarda [gli altri non so...] ritengo di essere ancora molto lontano da 'concuusioni concrete' riguardo la vicenda in esame, e perciò mi parebbe ancora presto per tirare le somme. Riguardo le vicende dell'estate del 1980 [Ustica e Bologna...] ocorre dire da subito che la eventuale indagine è molto più complessa rispetto al 'Caso Moro'... di complessità paragonabile addirittura all'11 settembre, anche se non ha avuto lo stesso impatto nella nostra 'vita di tutti i giorni'...

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
BigLie
Inviato: 29/4/2008 14:54  Aggiornato: 29/4/2008 14:54
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau, le tue fonti sono attendibilissime (sono
ovviamente ironico).
Fai riferimento al blog cielilimpidi gestito da un sedicente
noglobal, Gabriele Paradisi, che però è un grande amico
di Paolo Guzzanti, strenuo difensore dei neocons e probabile
agente CIA come il suo sodale Ferrara.
E' un blog-pattumiera che rilancia le c..te della Commissione
Mitrokhin e dei due bufalari Scaramella e Marini (il famoso "conte"
che farebbe invidia al conte Max sordiano).
La strumentalità di questi personaggi è dimostrata dal fatto che hanno
tentato di usare il caso Litvinenko per un basso gioco politico
nazionale salvo poi fare i cagnolini di Berluska, grande amico del
boia Putin, ossia dell'assassino di Litvinenko.
Per quanto mi riguarda, tutto quello che hai postato sul caso Moro
vale 0, se ti basi su certe fonti.
Ciò non toglie che io creda fermamente nell'esistenza di una
longa manus sionista nelle vicende degli anni '70 ma bisogna
trovare fonti più attendibili.
E poi, deciditi.
O la matrice era del KGB o del Mossad (con la gentile collaborazione
della CIA).
Non puoi usare tutto questo castello inventato per riproporre il
fantasma del Patto di Varsavia per poi infilarci all'ultimo, con un
salto mortale incomprensibile, Israele.
Ad esempio, lo speciale sulla strage di Bologna presente sul sito
e che tu ti stai accingendo a rilanciare in questo thread si poggia
sulle farneticanti teorie di un giornalista di Area, noto mensile di
estrema destra, che cerca di affibbiare la responsabilità della strage
ai palestinesi, ovviamente per discolpare i suoi amici fascisti e per
addirittura ripulire l'immagine dei servizi segreti deviati.
Se il tuo grande lavoro era finalizzato a questo, lassa perde.
Poveri palestinesi, dopo 60 anni di massacro continuo che adesso
debbano anche essere usati come capro espiatorio dei crimini
commessi dalla perfida alleanza clero-massoneria-fascismo-atlantismo
mi sembra veramente intollerabile.

redna
Inviato: 29/4/2008 15:43  Aggiornato: 29/4/2008 15:43
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Arrivati a questo punto proporrei, chi desidera, di vedere di rispondere a delle semplici domande che mi pare,malgrado numerosi post e filmati non si è ancora venuti a capo:

- moro quella mattina era in auto in via fani?
- le BR perchè non sanno ancora in quanti erano a sparare?
- perchè al 'prigioniero' fanno scrivere numerose lettere?

sono le prime che vi vengono in mente.....
Ma risposte certe ne esistono?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
BigLie
Inviato: 29/4/2008 15:50  Aggiornato: 29/4/2008 15:50
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/10/2007
Da:
Inviati: 331
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione
Arrivati a questo punto proporrei, chi desidera, di vedere di rispondere a delle semplici domande che mi pare,malgrado numerosi post e filmati non si è ancora venuti a capo:

- moro quella mattina era in auto in via fani?
- le BR perchè non sanno ancora in quanti erano a sparare?
- perchè al 'prigioniero' fanno scrivere numerose lettere?

sono le prime che vi vengono in mente.....
Ma risposte certe ne esistono?
---------------------------------------------------------------

E come facciamo a rispondere a queste domande?
Se fossep ossibile avremmo già la soluzione in tasca.
Le sole cose che posso dire e che sono provate sono:

1) la fase della trattativa è stata gestita da americani e P2
e si è visto a cosa ha portato;
2) i brigatisti avevano strane amicizie (vedi Hyperion) con il
Mossad che non avrebbero dovuto avere, in quanto solidali
con i confratelli palestinesi.
Dunque, sempre usando le strette armi della logica queste
insuperabili contraddizioni mi portano a dire, visto che mai niente
accade per caso specie nelle questioni politiche, che il sequestro
Moro fu ideato da un trust USA-Israele-Massoneria ed eseguito da
manovalanza reclutata tra la criminalità organizzata, il tutto coperto
dal logo BR.
Di più nin so.

redna
Inviato: 29/4/2008 16:14  Aggiornato: 29/4/2008 16:14
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Ci sono delle cose provate ma nel contempo non è che abbiano dato dei risultati certi.
Ma da cosa è provato,per esempio, che moro era realmente in auto quel giorno in via fani?
Qual'è la prova ?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 30/4/2008 22:28  Aggiornato: 30/4/2008 22:28
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Ho appena finito di leggere "DOVEVA MORIRE", scritto a quattro mani dal Giudice Ferdinando Imposimato e da Sandro Provvisionato!

Un piccolo riassunto, lo potete trovare a cura di Giuseppe Carpentieri, in questa pagina: http://beppegrillo.meetup.com/69/files/

Il File è in PDF e il nome del File da estrarre è: Ferdinando Imposimato_il governo invisibile ...

I contenuti (e non solo indiziari) di questo lavoro, sono tanti e tutti molto pregnanti!

Talmente tanti e pregnanti, che condivido perfino la richiesta-progetto di Imposimato di portare diverse persone (gabinetti di crisi & P2 in testa ...) davanti ad un tribunale Internazionale, per rispondere di alto tradimento nei confronti dello Stato e [come fecero anche per Milosevic] per crimini contro l'umanità!

Nel frattempo però, devo dire anche che: la cosa che più mi sconcerta e che al contempo (grazie alle mie analisi) mi trova perfettamente concorde con Imposimato, è proprio questa sua precisa denunzia (con tantissime documentazioni e buone testimonianze alla mano) di GRAVI COMPORTAMENTI OMISSIVI da parte di tutti coloro che parteciparono a quei Comitati di Crisi!

Ovvero contro Cossiga - Andreotti & la P2 al completo!

Personalmente, su questa particolare questione, posso dimostrare anche di peggio di quello che ha trovato Imposimato; ma pur adeguandomi alle ovvie conclusioni alle quali lui riesce a giungere (contro la P2 & C.) ... vorrei capire come possa poi gestire, una buona parte della trasmissione televisiva di FORUM su RETE 4!

Rete televisiva dichiarata ILLEGALE, ma tuttora funzionante ... con la quale e grazie alla quale, questo Giudice (sicuramente probo e indefesso ...) percepisce quasi certamente un bel "caschet" da Silvio Berlusconi [tessera 1816 della medesima P2!]

Tra il dire e il fare ...

Qualcuno mi riesce a spiegare questo ulteriore arcano?

Saluti da Ermione

>

La buona lettura è per la mente
ciò che l'esercizio è per il corpo.

>>>-------> Joseph Addison


>

SirPaint
Inviato: 1/5/2008 15:37  Aggiornato: 1/5/2008 15:37
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
@otello

Uno degli autori Nel frattempo, a partire dal dicembre del 1975, aveva assunto la direzione di Radio Città Futura

quindi dovrebbe essere sicuramente più bravo di noi "indagatori fai da te".

No Plane!
redna
Inviato: 1/5/2008 16:08  Aggiornato: 1/5/2008 19:54
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Nel frattempo, a partire dal dicembre 1975, aveva assunto la direzione di Radio città Futura.
---
Radio che prima dell'agguato di via fani annunciava già il fatto (con circa mezz'ora di anticipo)

SirPaint
per quanto riguarda il filmato d Youtube sull'agguato di via fani, dopo aver rivisto il filmato proposto nel film piazza delle cinque lune, posso dire che è COMPLETAMENTE diverso e verosimilmente direi che il vero potrebbe non essere quello del film...
Infatti Rauti dice di aver visto un uomo che aveva una borsa in mano...
Probabilmente il tutto è stato talmente semplice che in circa 50 minuti hanno fatto tutto....poi sono 30anni che attorno costruiscono un'altra storia.

Otello
stiamo cercando di capire l'arcano del caso moro.
Ma considera quello che è successo dopo il caso moro. Niente compromeso storico, i socialisti che girano le spalle ai comunisti, craxi, la milano da bere, le tangenti, e nel frattempo l'ascesa dell'imprenditore delle reti (regalo di craxi) che ci cucchiamo tutt'ora...
Anche se siamo degli indagatori da nulla, vale la pena porsi certe domande e poi trovare le risposte (possibilmente giuste...)

edit-
http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter/action/player?uuid=095d7756-178f-11dd-8da7-00144f02aabc

filmato interessante dove viene riproposto il filmato postato da SirPaint
E'interessante vedere come i ragazzi non sanno nulla della storia recente...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 1/5/2008 20:52  Aggiornato: 1/5/2008 20:52
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Sir Paint, è vero anche questo.
Lo avevo notato, ma non gli avevo dato l'importanza che invece meriterebbe!

Per Redna: il Caso Moro, coinvolge un numero impressionante di persone, ed è talmente ricco di dati, ed è il risultato di "numerosi e inconfessabili" interessi politici pregressi e successivi ... che non penso sia possibile, riuscire a realizzare una summa esaustiva!

Tra l'altro e in qualsiasi caso, ove le notizie, le testimonianze e le ipotesi di lavoro di analisi sono così tante, diventa praticamente impensabile riuscire a mettere giusto ordine ... l'eccesso di dati, nuoce alla precisa comprensione dei medesimi!

In questo caso poi, volendo "focalizzare" e mettere sotto una grossa lente di ingrandimento, quelli che sono (secondo me) gli aspetti più rilevanti, sui quali trovare qualche risposta, dobbiamo giocoforza evidenziare, sopratutto quelli che sono i più evidenti ... dopo la strage.
(tutto quello che è avvenuto prima e dopo la sua morte, anche se è importante per comprendere A CHI GIOVA, non è utile a comprendere quei suoi ultimi 55 giorni ... ovvero, QUESTO É IL MISTERO PIU' GRANDE, ... PERCHÉ RAPIRLO E NON UCCIDERLO SUBITO?

E allora:

1°) Abbiamo un grande personaggio politico, rapito (si dice) da un commando terrorista.

2°) Questo personaggio, ha avuto (stranamente) il permesso di scrivere a casa e ai suoi migliori amici, per tentar di trovare UNA MEDIAZIONE POLITICA ACCETTABILE. onde riguadagnare la propria libertà.

3°) Tenendo conto, della censura che sicuramente subivano quei suoi messaggi, dobbiamo ritenere che anche Moro abbia ben compreso come "autocensurarsi" e quindi abbia attentamente evitato, di scrivere quello che non sarebbe passato a quelle analisi. Ma immaginando che abbia compreso il luogo in cui era stato ristretto e dovendo riconoscergli un'intelligenza molto elevata, possiamo esser certi che in quelle lettere vi siano sicuramente "metafore molto importanti", a cui dobbiamo trovare giusta risposta.

Le analisi politiche (ripeto) sono comunque importanti, ma quello che è assai più importante da comprendere, IN QUESTO NOIR, riguarda il contenuto di quelle sue lettere e di quelle sue metafore!

C'è poi una ulteriore valutazione da fare, quando si parla di ENORMI QUESTIONI come questa e come quella di Piazza Fontana, e come quella della Looked ecc. ecc.

E questa, riguarda sicuramente IL DIO DANARO!

Steve Pieczenick è stato l'unico a suggerire questa particolare "ipotesi di lavoro"!

Offrire una bella somma, a chi sa o a chi può comunque aiutare a dare una bella svolta alle indagini!

Questo sarebbe un IMPORTANTE INPUT, per far sciogliere la lingua a qualche dissociato o a qualche "investigatore privato" che intendano AIUTARE LA GIUSTIZIA!

Tra l'altro, renderebbe la vita difficile a tutti coloro che (ATTUALMENTE IRREMOVIBILI) pensano di poter farla franca ...infatti, anche gli amici più amici, quando si parla di GROSSE SOMME DI DANARO si fanno venire il necessario coraggio e la fantasia, per VOLTARTI LE SPALLE! O no?

E poi, dobbiamo necessariamente chiederci, A CHE PRO' aiutare la Giustizia, se non ti viene alcun tipo di riconoscimento?

Che voi sappiate, non c'è nessun premio per coloro che aiutano la giustizia?

Saluti da Ermione

>

Vorrei morire ucciso dagli agi. Vorrei che di me si dicesse:
"Come è morto? .... Gli è scoppiato il portafogli".

>>>-------> Marcello Marchesi


>

SirPaint
Inviato: 1/5/2008 23:15  Aggiornato: 1/5/2008 23:15
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
Steve è il coautore assieme a Tom Clancy di alcuni libri.

Tom Clancy era in diretta alla CNN l'11 Settembre.

Stesso film?

No Plane!
redna
Inviato: 1/5/2008 23:25  Aggiornato: 1/5/2008 23:25
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Ho trovato questo articolo di Imposimato:http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=67

Fa delle analisi che secondo me distolgono dall'intera vicenda.Il tutto è molto più semplice.
Ma si vuole raggirare il tutto in strade più tortuose...

SirPaint
dovresti spiegarti meglio....magari spendendo qualche riga in più...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 2/5/2008 15:49  Aggiornato: 2/5/2008 15:55
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
@redna

Steve Pieczenick è uno psichiatra ed uno scrittore.

Ha scritto "Massima Sorveglianza" un racconto basato su un tema particolare: come dominare psichicamente un Presidente.

E' reperibile una copia anche in italiano.

Assieme a Tom Clancy ha firmato molti libri con argomenti molto molto vicini ai fatti reali.

La mattina dell'11 Settembre 2001 la CNN ha intervistato Tom Clancy per avere una valutazione su ciò che stava accadendo.

La strada degli psichiatri mi sembra una buona pista.

Le tue porte della percezione dovrebbero essere, a questo punto, spalancate!

No Plane!
redna
Inviato: 4/5/2008 22:21  Aggiornato: 4/5/2008 22:21
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Questo articolo potrebbe portare avanti ancora l'indagine
http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/05/larte-del-depistaggio.html#links

C'è un video tratto da piazza delle cinque lune....molto interessante.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 5/5/2008 11:09  Aggiornato: 5/5/2008 13:52
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Interessante davvero il materiale segnalato da redna… talmente interessante che possiamo prendere spunto proprio da esso per portare avanti la nostra ‘inchiesta’. Un tassello fondamentale è il legame tra il ‘Caso Moro’ e il procedimento penale portato avanti nel 1985 dal giudice istruttore di Venezia Carlo Mastelloni riguardante il ‘traffico di armi’ avvenuto negli anni precedenti tra le Brigate Rosse e terroristi palestinesi, procedimento sul quale il governo porrà il ‘Segreto di Stato’ determinandone in pratica la ‘archiviazione’. Le ‘indagini’ del giudice Mastelloni portano assai indietro nel tempo, addirittura 12 anni, vale a dire nella seconda metà dell’anno 1973, periodo nel quale abbiamo visto attuarsi la ‘nuova strategia’ del Mossad tendente a ‘penetrare’ e di fatto ‘dirigere’ le organizzazioni terroristiche non solo palestinesi, ma anche le organizzazioni ‘similari’ europee quali l’ETA, l’IRA, la Rote Armee Faction e le stesse Brigate Rosse. In quello stesso periodo di tempo si inserisce un ‘tassello’ che è fondamentale nella nostra analisi, una sorta di ‘Patto’ sancito tra il governo italiano, nella persona del ministro degli esteri Aldo Moro, e le organizzazioni terroristiche palestinesi. La serie di eventi precedenti e successivi tale ‘Patto’ sono assai ben trattati qui…

http://gabrieleparadisi.splinder.com/post/12846617
http://www.cielilimpidi.com/?p=173

… e invito caldamente a prenderne visione. Di mio aggiungerò alcune testimonianze contenute nell’inchiesta del giudice Mastelloni e riportate da Giovanni Bianconi nel suo Eseguendo la sentenza-Roma, 1978. Dietro le quinte del sequestro Moro. Il primo ‘teste’ è il generale Francesco Marzollo, ex-uffciale del Sid, sentito il 7 gennaio 1985…

Ricordo che all’epoca [1973…] fui convocato dal generale Maletti nell’ufficio del capo del servizio Miceli per ordine di quest’ultimo. In detta circostanza ebbi notizia che fonte informativa non precisata aveva riferito che ad Ostia, all’interno di un appartamento locato, sostavano elementi arabi che avevano in possesso missili terra-aria […] Ricevetti l’ordine di arrestare immediatamente gli elementi del gruppo e sequestrare le armi, poiché gli arabi avevano l’intenzione di impiegarle contro aerei in partenza da Fiumicino […] Gli arrestati appartenevano all’OLP, che faceca capo all’epoca ad Arafat. In istruttoria due dei cinque arabi furono scarcerati per insufficienza di prove […] Non ricordo quale fu il seguito giudiziario per gli altri tre, che comunque finirono per sortire dall’Italia […]

Il successivo 22 gennaio tocca al maggiore Giovanni Minerva, al tempo in servizio al Sid…

Durante il processo agli arabi arrestati dal nostro reparto ad Ostia si verificò la strage di Fiumicino, che fù opera di elementi di ‘Settembre Nero’ e al-Fatah […] Solleticato all’uopo dal capo del servizio, chiesi al servizio libico di interessarsi presso Arafat affinché venissero a cessare queste vicende. Fui io ad occuparmi dei contatti con il sevizio libico il cui capo, dopo la liberazione dei tre arabi di Ostia avvenuta a Roma, ci chiese la consegna dei liberati facendosi contestualmente carico di riconsegnarli ai loro reparti di al-Fatah […] Per il trasbordo da Roma a Tripoli degli arabi liberati fu impiegato un aereo dell’Aeronautica Militare affidato per le operazioni al servizio…

L’11 febbraio testimonia l’ambasciatore Luigi Cottafavi, capo di gabinetto del ministero degli esteri quando il dicastero era affidato ad Aldo Moro…

Per quanto concerne le direttive dell’on. Moro si può dire che egli propugnasse l’esplicazione concreta del concetto di ‘equidistanza’: tenere cioè da parte nostra comportamenti che dimostrassero ‘partecipazione simpatica’ sia verso le vicende israeliane sia verso la causa araba […] Altro ‘atto di clemenza’ nei confronti dell’OLP fu la liberazione degli arabi arrestati ad Ostia. Deve esserci stata un riunione di governo all’epoca in ordine alla liberazione degli arrestati, ma ignoro quali persone abbiano contattato la magistratura […] E’ evidente che ciò rientrava nelle esigenze secondo cui non si dovevano mantenere le premesse per una futura concertazione in Italia di atti terroristici…

Il 21 febbraio toccaall’ex- minitro della difesa Mario Tanassi…

Allorchè ero a capo del dicastero della difesa un giorno, verso i primi del 1974, ricordo che fui informato da Aldo Moro che era stata formulata da parte di ambienti arabi, verosimilmente l’OLP, una minaccia di rappresaglia, nel senso che era imminente il sequestro di uomini di una nostra sede diplomatica all’estero […] se il governo italiano non avesse acconsentito a liberare gli arabi arrestati ad Ostia nel settembre 1973 […] Qualche giorno dopo il presidente del consiglio Mariano Rumor riformulò, me presente, le argomentazioni già addotte da Moro […] Passati alcuni altri giorni venne da me il capo del Sid generale Miceli […] Mi informò che il problema degli arabi era stato risolto, alludendo a quanto riferitomi da Moro circa le ‘minacce’ […] Spiegò che la magistratura romana aveva concesso la libertà provvisoria ai tre arabi e che questi ormai erano già fuori del territorio italiano …

Un anno dopo, nel settembre 1986, il generale Marzollo invia una lettera al giudice istruttore nella quale precisa meglio fatti e circostanze…

Dei cinque arrestati il 5 settembre 1973 perché responsabili della introduzione e detenzione dei missili di Ostia, due furono in sede istruttoria prosciolti per minori indizi il 30 ottobre. Furono questi due, per i quali non risulta sia stata pagata alcuna cauzione, che a bordo del Dc3 Argo 16 del Sid furono condotti a Tripoli. Gli altri tre, rinviati a giudizio, furono processati il 14 dicembre 1973. Il 17 successivo, con il dibattimento in corso, si verificò la strage di Fiumicino e il processo per motivi precauzionali fu rinviato a data da destinarsi. A fine febbraio 1974 i tre, previo pagamento di una cauzione di venti milioni pro capite, furono posti in libertà provvisoria. Durante questo periodo tenni i contatti con i magistrati […] I tre, a seguito di un ordine impartito dal generale Terzani, furono consegnati, dopo brevissima permanenza in un appartamento del servizio, al colonnello Giovannone che provvide a farli rientrare nel loro paese…

Per finire nel 1989 l’ex-capo del Sid Vito Miceli così dichirara al giudice Mastelloni…

Con Moro parlai della restituzione degli arabi direttamente e dopo aver avuto da lui direttive orali. La cauzione la versammo noi su ordine del presidente del consiglio trasmesso per tramite del ministro della difesa, a voce e via telefono …

Beh!... direi proprio che il materiale che abbiamo sia più che sufficiente a supportare una ‘ipotesi fondamentale’, che troverà riscontro anche nei fatti successivi. L’ipotesi è la seguente: in conseguenza del ‘Patto’ , siglato dal governo italiano, e in particolare dal suo ministro degli esteri, ‘Patto’ che in sostanza garantiva ai terroristi palestinesi impunità e libertà di movimenti presenti e future in cambio dell’impegno a non commettere atti terroristici sul territorio italiano, il nome di Aldo Moro è finito nei primi mesi del 1974 sulla ‘lista di Golda’, ossia sull’elenco di persone che il Mossad era incaricato di ‘eliminare’. Se al lettore tale ipotesi può sembrare ‘eccessiva’, tenga presente che un decennio prima su quella ‘lista’ era finito nientemeno che l’allora presidente degli Stati Uniti e che anche in quel caso la ‘sentenza’ è stata regolarmente ‘eseguita’… a Dallas il 22 novembre 1963…



saluti!...

--------------

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 5/5/2008 12:06  Aggiornato: 5/5/2008 21:34
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi
… oggi sul Corriere della Sera tre pezzi di Giovanni Bianconi [autore del da me citato Eseguendo la sentenza-Roma, 1978. Dietro le quinte del sequestro Moro…] da non perdere assolutamente…

http://www.corriere.it/cronache/08_maggio_05/lavori_prigione_moro_bianconi_2b160e42-1a66-11dd-b32c-00144f486ba6.shtml

http://www.corriere.it/cronache/08_marzo_14/caso_moro_Bianconi_Gradoli_28ed35d0-f1e1-11dc-869a-0003ba99c667.shtml

http://www.corriere.it/cronache/08_marzo_13/caso_moro_bianconi_ruolo_servizi_segreti_77fbf906-f108-11dc-9d4f-0003ba99c667.shtml

Per quello che mi riguarda la cosa che ha maggiormente attratto la mia ‘curiosità’ è stata la foto seguente…



La foto mi ha fatto ricordare di alcune ‘minacce’ profferite nei confronti di Aldo Moro da Henry Kissinger al tempo in cui questo era segretario di stato dell’amministrazione Ford [1976]. Per ricordare meglio sono andato sul sito seguente…

http://www.movisol.org/moro.htm

… da cui riporto le righe seguenti…

È noto che Moro, in un viaggio negli USA nel 1976, fu affrontato da un alto personaggio americano che lo apostrofò duramente. Di fronte alla Commissione parlamentare d'inchiesta, Eleonora Moro rievocherà così l'episodio: ‘È una delle pochissime volte in cui mio marito mi ha riferito con precisione che cosa gli avevano detto, senza svelarmi il nome della persona... Adesso provo a ripeterla come la ricordo: ‘Onorevole [detto in altra lingua naturalmente] lei deve smettere di perseguire il suo piano politico per portare tutte le forze del suo Paese a collaborare direttamente. Qui o lei smette di fare questa cosa o lei la pagherà cara. Veda lei come la vuole intendere..’. Chi fu questo personaggio?… Diverse fonti hanno giustamente puntato il dito su Henry Kissinger. Il segretario di Stato USA era infatti notoriamente ostile a Moro e il tono perentorio delle frasi riferite non può essere attribuito a un funzionario di rango minore. Moro fu molto scosso dalle minacce, si sentì male e rientrò in Italia. Nel periodo successivo espresse l'intenzione di ritirarsi dalla politica. La minaccia era stata veramente esplicita. Invece, Moro tornò sulla sua decisione. Ne parlò con qualcuno?… Fu confortato ad andare avanti?… Non lo sappiamo. Quello che è chiaro è che da questa decisione, presa nella consapevolezza di rischiare personalmente la vita, emerge la grandezza del carattere di Moro e la sua concezione della politica al servizio del paese. Disse ad una sua studentessa: ‘Credi che non sappia che posso fare la fine di Kennedy?…’

Abbastanza ‘singolare’ ma anche ‘significativa’ l’allusione a John Fitzgerald Kennedy… non trovate?… Quanto poi ad Henry Kissinger… chi per caso non sapesse a quale etnia egli appartenga lo può appurare leggendo qui

http://it.wikipedia.org/wiki/Henry_Kissinger

saluti!...

--------------

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 5/5/2008 13:41  Aggiornato: 5/5/2008 15:41
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Mi sembra che ormai ci possono essere diversi validi motivi per dire che i servizi di israele non sono del tutti estranei al caso moro.
Trovare un sacco di motivazioni del coinvolgimento è importante per non essere passati, in questo particolare periodo, per antisemiti/antisionisti.

Tengo a precisare pero che sia Pisanu che Amato,in una trasmissione di Augias, dissero apertamente che il caso moro è un caso tremendamente italiano.
Cercheremo di capire .....

edit-
SirPaint
http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_20756856.html

qui invece si dice che tutto quello che dice Piczenick è falso.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 5/5/2008 14:33  Aggiornato: 5/5/2008 14:33
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Bene, ora ci siamo.
Temevo che sigmatau si perdesse per altri lidi ma vedo che è
approdato, seppur per vie traverse, a quello che io ritengo
essere il nodo fondamentale: il ruolo di Israele.
Tenete conto anche di una cosa:
il sequestro Moro e il suo assassinio pongono la pietra tombale
sul movimento del '77 che viene accusato di fiancheggiare le
BR (cosa ridicola, il movimento era dichiaratamente contrario
alla sua uccisione) e questo marchio di infamia fu la premessa
del famoso "teorema Calogero", dal nome di un magistrato
con tessera del PCI che mise su un castello di fantasie denominato
"inchiesta 7 aprile" in riferimento al giono, 7 aprile 1978, in cui
un'operazione di polizia su tutto il teritorio italiano portò
all'incarcerazione di centinaia di quadri politici preminenti del
movimento.
Ora, se si pensa che il movimento del '77 si era caratterizzato per
una feroce critica al sistema ma anche per aver infranto il tabù
Israele in seno alla sinistra, mettendo per la prima volta sul banco
degli accusati il sionismo come movimento razzista e imperialista
si capisce come tutto possa rientrare in un quadro logico e coerente.

audisio
Inviato: 5/5/2008 14:42  Aggiornato: 5/5/2008 14:42
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Non a caso, è dalla fine del movimento del '77 (provocata,
secondo me, dal caso Moro) che non si osa più parlare di
Palestina ai Palestinesi (nel senso, ovviamente, di ridare
quella terra a chi l'ha sempre avuta senza togliere che lì
vi possano vivere anche gli ebrei, com'è sempre stato in
tutti i paesi arabi).
Da quel momento, al massimo, la sinistra osa cianciare di
"due popoli, due Stati", legittimando in questo modo l'esistenza
di uno Stato razzista su base etnica, com'è innegabilmente
Israele. Nessuno parla più, neanche la leadership collaborazionista
di Fatah, del diritto al ritorno per i profughi.
In sostanza, su questo Israele ha vinto.
Ma non sappiamo cosa poteva accadere se quel movimento fosse
riuscito ad esportare anche in altri paesi quelle parole d'ordine
internazionaliste di cui il Che era stato l'alfiere (anche sulla sua
fine andrebbe aperta un'inchiesta):
"libertà ed autodeterminazione per tutti i popoli"

audisio
Inviato: 5/5/2008 14:52  Aggiornato: 5/5/2008 14:52
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Erroneamente, riferendomi al "teorema Calogero" ho scritto
7 aprile 1978 mentre è, ovviamente, 7 aprile 1979.
Del resto, il 7 aprile 1978 Moro era ancora prigioniero.

sigmatau
Inviato: 6/5/2008 9:43  Aggiornato: 6/5/2008 17:29
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… a proposito di quanto da me scritto ieri sulle ‘minacce’ profferite da Henry Kissinger nei confronti di Aldo Moro, devo dire di aver comesso un grave errore di date… e già sappiamo quanto sia importante la cronologia degli eventi nell’analisi storiografica… Ho datato infatti tali ‘minacce’ all’anno 1976 mentre la cosa si era svolta in realtà due anni prima, e precisamente nel settembre 1974. Sul sito seguente…

http://querelles.blogspot.com/2008/03/prima-del-sequestro-moro-interrogativi.html

… è riportata la seguente cronologia ‘esatta’…

24 settembre 1974. Il presidente della Repubblica Giovanni Leone è giunto negli Stati Uniti, dove è in visita ufficiale, accompagnato dal inistro degli esteri Aldo Moro.

25 settembre 1974. Sul Washington Post si delinea la richiesta che gli Stati Uniti indirizzano a Leone: l’assicurazione che le alleanze uscite dalla seconda guerra mondiale saranno mantenute e che non si favorirà l’avanzata del Pci

25 o 26 settembre 1974. Durante la visita, Aldo Moro si sente fare questo discorso: ‘Lei deve smettere di perseguire il suo piano politico per portare tutte le forze del suo Paese a collaborare direttamente. Qui, o lei smette di fare questa cosa, o lei la pagherà cara. Veda lei come la vuole intendere’. Lo riferirà al rientro in Italia lo stesso Aldo Moro a sua moglie Eleonora, senza rivelarle il nome dell’interlocutore. A togliere ogni dubbio sull’identità della persona da cui proveniva la minaccia, sarà, nel 2007, Giovanni Galloni, uno dei massimi esponenti della Dc: ‘Ad un certo momento della riunione Kissinger chiamò Moro e gli disse chiaramente che se continuava su quella linea ne avrebbe avuto delle conseguenze gravissime sul piano personale’. Un funzionario rimasto anonimo, testimone dei colloqui tra Kissinger e Moro, confermerà che il clima nel quale si svolsero quegli incontri era tempestoso: Kissinger ‘considerava lo statista pugliese, come già qualcuno ha detto, un pericoloso cavallo di Troia del comunismo in Italia. [...] Chi ricorda i suoi colloqui di allora con Moro non può dimenticare facilmente gli accenni alle ‘salse cilene’ in giro per il mondo, ripetuti con una insistenza che non mancava di irritare ancora di più l’interlocutore. Era chiaro dove Kissinger volesse andare a parare: delle concezioni morotee in politica estera non dava troppa pena di occuparsi. Che Moro fosse il possibile Allende dell’Italia e in prospettiva dell’Europa, Kissinger deve averlo creduto fortemente e, a leggere bene le sue memorie, mostra di crederlo ancora’ [‘Degli italiani - scrive l’ex segretario di stato - Moro era chiaramente il personaggio di maggior spicco. Era taciturno quanto intelligente, possedeva una formidabile reputazione intellettuale. L’unica prova concreta che ebbi di questo suo ingegno fu la complessità bizantina della sua sintassi. Ma poi gli feci un effetto soporifero, durante più della metà degli incontri che tenne con me, mi si addormentò davanti; cominciai a considerare un successo il semplice fatto di tenerlo desto. Moro si disinteressava chiaramente degli affari internazionali... stava preparando, indirettamente e quasi impercettibilmente, com’era suo solito, quei cambiamenti fondamentali che avrebbero portato il partito comunista a un passo dalle leve del potere…’]

26 settembre 1974. La delegazione italiana, che nel frattempo si è trasferita a New York, si reca al Metropolitan, per assistere alla rappresentazione della Madama Butterfly. Inaspettatamente, Moro è assente.

27 settembre 1974. Henry Kissinger dichiara: ‘Ci rimproverate per il Cile. Ci rimproverereste ancora più duramente se non facessimo nulla per impedire l’arrivo dei comunisti al potere in Italia o in altri Paesi dell’Occidente europeo’. Nella chiesa di St. Patrick Moro accusa un improvviso malore. Rientrato in Italia in gran fretta e con largo anticipo sui tempi previsti, riferisce al suo portavoce, Corrado Guerzoni, l’intenzione di ritirarsi dalla vita politica per due o tre anni. In quello stesso periodo confida a un’allieva universitaria, Maria Luisa Familiari: ‘Ma credi che io non sappia che posso fare la fine di Kennedy…’


Molto bene!… è importante al fine di valutare la ‘credibilità’ di certe affermazioni inquadrare la ‘fisionomia politica’ dell’Italia di allora. La composizione del parlamento italiano nell’anno 1974 era il risultato delle elezioni politiche svoltesi due anni prima che avevano registrato un sostanziale ‘spostamento a destra’ del baricentro politico. Mentre la Dc aveva sostanzialmente ‘tenuto’ conservando quansi il 40 per cento dei voti, a destra l’Msi aveva raddoppiato i consensi arrivando a quasi il 9 per cento. A sinistra il solo Pci aveva ‘tenuto’ mentre i socialisti avevano subito una severa flessione e il Psiup, partito situato all’estrema sinistra, era addittura ‘scomparso’. Stando così le cose non si vede su che basi potesse configurarsi il timore di un ‘pericolo comunista’ da parte dell’amministrazione americana. Ben diversa sarà invece la situazione all’indomani delle elezioni del 1976, due anni dopo, allorché per poco al Pci non riuscirà il ‘sorpasso’ [passerà dal 27 per cento al 34 per cento, ossia un bel ‘+7 per cento’, mentre la Dc resterà ferma al 38 per cento…]. Questa semplice considerazione porta inevitabilmente a ‘sospettare’ che le ‘minacce’ di Kissinger, ad onta dell’apparenza, poco avessero a che vedere con un più o meno fantomatico ‘pericolo comunista’ e ben altre fossero le reali motivazioni di base… certo si tratta solo di un sospetto… ma un sospetto ben fondato

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 7/5/2008 11:30  Aggiornato: 7/5/2008 15:19
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… vediamo di andare un poco la nostra indagine, la quale a quanto pare comincia a conseguire qualche ‘elemento concreto’ sul quale si registra un certo consenso. Oggi ripartiamo dal punto della cronologia dove eravamo arrivati: fine 1973-inizio 1974. L’anno 1974 [allora frequentavo il quarto anno di università…] è ancora oggi noto ai più come ‘anno delle stragi nere’. Chi tuttavia non è proprio uno sprovveduto e avesse voglia di approfondire un poco la cosa finirebbe con chiamarlo ‘anno delle stragi rimaste senza colpevoli’. In sostanza infatti ancora oggi, ad oltre trent’anni dagli eventi e non ostante l’assiduo impegno profuso al riguardo dalla ‘magistratura rossa’, nessuna condanna definitiva è stata emessa a carico di alcuno. Gli ‘episodi’ più significativi di questo periodo sono due: la strage di Piazza della Loggia a Brescia [28 maggio 1974…] e la strage dell’Italicus [4 agosto 1974…]. Questi ed altri episodi sono stati a suo tempo rivendicati da una organizzazione autonominatasi ‘Ordine nero’ [denominazione un poco ‘stentorea’ e ‘priva di fantasia’ che ricorda più il periodo della Stanta Inquisizione che non il periodo del Fascismo…] sulla quale avremo modo di tornare più avanti. Chi vuole approfondire tali episodi può attingere, tra l’altro, qui…

http://www.reti-invisibili.net/piazzadellaloggia/

http://www.reti-invisibili.net/italicus/

Sul secondo episodio, quello relativo al treno Italicus, sarebbe da tempo scesa la nebbia dell’oblio se non fosse recentemente stato riportato il luce proprio dalle dichiarazioni di Maria Fida Moro…

Maria Fida Moro ha rivelato ieri un particolare inquietante. Suo padre, il 4 agosto 1974, era salito sul treno Italicus, ma prima di partire venne fatto scendere per firmare delle carte. Poche ore dopo ci fu la strage sull'Appennino. Il vero obiettivo era Aldo Moro?

L'obiettivo della strage dell'Italicus ... L'obiettivo della strage dell'Italicus sarebbe stato Aldo Moro. Un'ipotesi inquietante che, a trent'anni dall'attentato che provocò una strage, viene avanzata dalla figlia dello statista democristiano, Maria Fida Moro. L'annuncio choc è stato dato ieri sera nel corso di una trasmissione di Tele Serenissima, alla quale era presente anche Luigi Bacialli, direttore del Gazzettino. È stata la stessa Maria Fida Moro a telefonare e spiegare al conduttore Gianluca Versace che quel giorno [il 4 agosto del 1974] suo padre era addirittura salito sul treno alla stazione di Roma e stava per partire, quando all'ultimo momento un suo collaboratore gli disse di scendere per firmare alcune carte. Così il treno partì senza di lui. Poche ore dopo, quando l'Italicus percorreva la lunga galleria appenninica di San Benedetto Val di Sambro, una bomba ad orologeria esplose provocando la strage rivendicata da Ordine Nero. Per Moro il destino riservava un'altra morte violenta: il 9 maggio del 1978 venne ucciso dalle Brigate Rosse, dopo un lungo periodo di prigionia. L'episodio è anche raccontato nel libro ‘La Nebulosa del caso Moro’ che sta per uscire. ‘Alla fine del libro ho citato un episodio tanto vero quanto non suffragabile, mio padre salì e scese immediatamente dall'Italicus. Fino all'ultimo ero in forse se inserirlo nel volume perché ero certa che sarebbe stato strumentalizzato, ma non prima che ‘La nebulosa’ fosse in libreria’. Maria Fida Moro ha fatto capire di non aver mai rivelato prima questa clamorosa versione sulla strage dell'Italicus, perché sconsigliata da persone a lei vicine. Il collegamento, tra la presunta presenza di Moro e la strage sul treno, non era mai emerso…’


E’ chiaro che una ‘notizia’ da sola non basta, occorre sondare su che basi poggia. Così ho provato a cercare qualcosa di più è in particolare mi ha colpito il contenuto dell’articolo seguente, apparso sul numero di settembre ’74 de L’Europeo

Nasce Ordine nero

In linea con la costituzione di un governo di estrema destra all’estero, i diversi gruppi eversivi italiani, sbandati dopo la batosta dello scioglimento d’autorità di Ordine nuovo [novembre 1973] , si unificano, e a Cattolica dall’1 marzo a 3 marzo di quest’anno, nasce Ordine nero. Fra i 125 partecipanti alla segretissima riunione ci sono nomi noti dell’eversione della destra estrema , Clemente Graziani ex capo del disciolto Ordine nuovo, colpito da ordine di cattura dei giudici veneti per le indagini sulla ‘Rosa dei Venti’; Salvatore Francia, direttore di Anno zero, ricercato dal giudice Violante; la moglie del dirigente ordinovista Elio Massagrande, riparato in Grecia da dove comunicava con l’albergo di Cattolica tramite telex, Carlo Fumagalli, poi arrestato per le violente attività del suo movimento di azione rivoluzionaria di marca fascista, ben introdotto presso gli ambienti militari; la moglie di Amos Spiazzi, l’ufficiale del Sid in carcere da sei mesi per la ‘Rosa dei Venti’. Sono nomi noti, troppo noti anzi, per non pensare che la riunione sia servita, oltre che per unificare i vari gruppi sotto un’unica sigla, anche per passare le consegne a gente meno nota, più libera di passare all’azione . Infatti, quando la tempesta giudiziaria si abbatterà sui caporali di tanti anni di terrorismo, Ordine nero, come intatto continuerà imperterrito l’escalation del terrore. Con un particolare significativo: i suoi attentati dal marzo sino a oggi [settembre 74] sono improntati a una precisione tecnica, a una freddezza criminale, a una organizzazione perfetta tali da far proprio pensare a un esercito che combatte la sua guerra, un esercito che ogni volta, prima di estinguersi, si rinnova. Un esercito nel quale, purtroppo, sono spesso entrati uomini del SId [Giannettini e Spiazzi]. Perché?… Questo esercito, oggi, combatte in campo aperto, non si traveste più, punta diritto [ci riesce e di nuovo minaccia] alla strage.

I ‘segnali’ materiali

Quell’uomo che alla stazione Tiburtina di Roma ha infilato sotto i sedili del quinto vagone dell’Italicus non poteva certo sapere che d’estate la bassa tensione rallenta la corsa dei treni. Di certo però quell’uomo voleva che la bomba esplodesse alla stazione di Bologna, si voleva la strage a Bologna: l’effetto politico sarebbe stato pieno. E infatti la bomba è esplosa all’1.23 del 4 agosto, un minuto prima dell’orario di arrivo del treno alla stazione di Bologna. Quell’uomo alla Tiburtina non poteva immaginare che il treno avrebbe accumulato più di mezz’ora di ritardo, comunque aveva preparato tutto bene, quell’attentato lo perseguiva da tempo, troppi segnali lo provano.

Primo: dopo una serie di attentati ai tralicci non lontani dalla linea ferroviaria Firenze-Bologna, il 21 aprile scorso a Vaiano, dall’altro capo della tragica galleria ‘grande’, esplose sulle rotaie un potentissimo ordigno pochi attimi prima dell’arrivo del direttissimo Parigi-Roma. Doveva essere una strage, li il treno è al massimo della velocità, l’esplosione causò un danno alle rotaie che più di un metro delle stesse furono divelte, ma una serie di automatismi di sicurezza di cui sono equipaggiati i locomotori e la prontezza del macchinista evitarono per pura fortuna un eccidio di spaventose conseguenze, il locomotore si fermò a pochi metri dall’interruzione delle rotaie.Ordine nero rivendicò l’attentato e decise evidentemente di cambiare strategia, bisognava fare la strage e si decise di piazzare le bombe all’interno del treno stesso.

Secondo: il 4 maggio la linea ferroviaria, Firenze-Bologna, venne bloccata per diverse ore in seguito a due telefonate che segnalavano bombe sul treno e sulle rotaie. Il 19 maggio per tre ore vi fu un’interruzione alla stazione di Imola: da un pacchetto di detersivo vicino ai binari uscivano due fili elettrici. Dopo un prudente controllo, si scoprì che il pacchetto conteneva solo pietre e sabbia, ma c’era un biglietto: ‘questa volta è finta, la prossima sarà vera. Brigate nere’. Il 26 giugno , infine, due giovani neofascisti romani sono sorpresi a Prato su una 500 carica di armi e di una bomba innescata. Pochi giorni prima avevano dormito a Vaiano presso un amico.

Se si aggiunge la “soffiata” di luglio di Almirante al ministro Taviani il quadro dei ‘segnali’ appare chiaro e lucido: la ‘Internazionale nera’ voleva la bomba sul treno, voleva tanti morti, una strage e la voleva a Bologna. Ma nessuna opera di prevenzione è mai scattata. E per l’indagine resta soltanto quell’inutile pezzetto di sveglia…ben poco. Carabinieri, polizia e magistratura si affannano ora ad inseguire piste cieche. Bisognava colpire prima, con forza, bisognava , bisogna, a livello politico , impedire che lo scollamento politico di un paese continui a rendere feconda la mala pianta del fascismo…


Vale la pena di riportare il ‘particolare significativo’ che ho sottolineato: gli attentati dal marzo sino a oggi [settembre 74] sono improntati a una precisione tecnica, a una freddezza criminale, a una organizzazione perfetta tali da far proprio pensare a un esercito che combatte la sua guerra… E’ chiaro che a questo punto, memori delle ‘conclusioni tecniche’ cui siamo arrivati ‘curiosando’ sull’episodio di via Fani, viene la volgia di sapene di più sulle ‘caratteristiche’ dell’ordigno usato in quella occasione. Andando sulla solita wikipedia…

http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_dell%27Italicus

… leggiamo…

Una bomba ad alto potenziale a base di termite esplose nella vettura 5 dell'espresso Roma-Monaco di Baviera via Brennero. Nell'attentato morirono 12 persone e altre 48 rimasero ferite…

La ‘termite’, combinazione di ossido di ferro ed alluminio in polvere, è assai nota ai lettori di questo sito perché legata alla ‘tesi’ del prf. Steven Jones secondo la quale essa sarebbe stata utilizzata nella ‘demolizione controllata’ del World Trade Center l’11 settembre 2001. Prima tale composto era noto unicamente tra gli ‘esperti’ di ‘cose militari’, che classificano gli ordigni a base di termite come ‘incendiari’. La temperatura alla quale la termite ‘brucia’ e dell’ordine dei 2500 °C ed è noto che il fuoco da essa prodotto non può essere estinto in alcun modo, neppure impiegando azoto liquido. Il caso più noto di suo impiego è il bombardamento incendiario effettuato nel febbraio 1945 sulla città tedesca di Dresda, nella quale non si è usato il fosforo come forse i più credono, bensì proprio la termite. Consultando il manuale dell’esercito americano Unconventional Warfare Device and Techniques [ed. 1966] troviamo a pag. 16 …



Dunque, dunque… tra le ‘caratteristiche desiderabili’ [e pertanto molto apprezzate dai militari…] di un ordigno incendiario a base di termite vi è la sicurezza. In effetti per la sua ‘accesione’ è necessario uno ‘specific igniter’ le cui caratteristiche sono riportate alla pagina precedente del manuale…



Diciamo senza dubbio di essere smentiti che si tratta di un dispositivo di specifico impiego militare che può essere maneggiato solo da personale specificatamente addestrato… non certo da teppistelli da quattro soldi capaci si è no di salutare con braccio teso… approfondiremo assai presto la cosa …

saluti!...

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... chè perder trempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 7/5/2008 14:47  Aggiornato: 7/5/2008 14:47
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Guardando ancora più indietro si trovano anche altri fatti inquetanti:
http://www.uonna.it/cia64a.htm

Teniamo presente che si disse che il presidente Segni fosse anche stato avvelenato...
Da quel giorno lo stato fu retto dal presidente del senato Merzagora e più tardi fu eletto Saragat.
E Segni doveva la presidenza a Moro.

Per capire meglio vedere 'piano solo'

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 7/5/2008 15:23  Aggiornato: 7/5/2008 15:33
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Scusate, ma se l'obiettivo era eliminare Moro, perché mai rapirlo e tenerlo prigioniero - con gravissimo rischio di essere scoperti - per quasi 2 mesi?

Se ci fossero davvero stati servizi stranieri, dietro le BR, tutto il sequestro non avrebbe alcun senso.

Forse che si voleva estrorcergli informazioni "sensibili", come si usa dire oggi?
Ma Moro non ne aveva.
Ci sono molti dubbi che conoscesse perfino l'esistenza di Gladio.
(Non era nemmeno mai stato ministro della Difesa.)

Già all'epoca di via Fani, la Nato aveva rassicurato (in forma riservata) il governo italiano: Moro non era in possesso di informazioni tali da mettere in pericolo l'alleanza.

Quindi, perché mai servizi stranieri avrebbero dovuto pilotare le BR a tenere Moro prigioniero per 55 giorni?

Oldboy
Inviato: 7/5/2008 15:44  Aggiornato: 7/5/2008 15:51
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Inoltre, non bisogna esagerare il carattere filo-arabo dei governi italiani di allora (e di Moro in particolare).

E' vero che la posizione geostrategica dell'Italia dava ai nostri governi un margine di manovra - a livello internazionale - più ampio rispetto a quello che accade oggi.

Ma non dimentichiamo che i partiti della maggioranza si erano schierati compattamente con Israele, nel 1973, in occasione della guerra del Kippur.

(Così come si erano sempre schierati con gli USA, rispetto alla guerra del Vietnam.)

C'erano all'epoca governi molto, molto più filo-palestinesi di quello italiano.
Governi che non riconoscevano nemmeno Israele, e che non avevano rapporti diplomatici con Tel aviv.

Eppure non risulta che abbiano subito conseguenze particolari.

sigmatau
Inviato: 7/5/2008 15:48  Aggiornato: 7/5/2008 15:57
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Oldboy: ... ma se l'obiettivo era eliminare Moro, perché mai rapirlo e tenerlo prigioniero - con gravissimo rischio di essere scoperti - per quasi 2 mesi?... forse che si voleva estrorcergli informazioni 'sensibili', come si usa dire oggi?... ma Moro non ne aveva... ci sono molti dubbi che conoscesse perfino l'esistenza di Gladio... già all'epoca di via Fani, la Nato aveva rassicurato il governo italiano: Moro non era in possesso di informazioni tali da mettere in pericolo l'alleanza...

Secondo me le osservazioni di Oldboy sono sostanzialmente esatte. Anch'io sono del tutto convinto che Aldo Moro, proprio perchè gli americani 'non si fidavano di lui' non fosse a conoscenza di segreti militari di rilievo per l'Occidente. E questo esclude di fatto dal novero dei possibili 'sospetti' tanto la Cia quanto il Kgb. Ciò non significa che egli non fosse a conoscenza di 'informazioni' che per altri rivestivano importanza essenziale, tanto essenziale da giustificare i 'rischi' di cui parla Oldboy. Si tenga presente un altro dettaglio secondo me fondamentale. Aldo Moro venne sottoposto a lunghe e numerose sessioni di interrogatorio, molte delle quali durate ore senza che da lui si cavasse un ragno dal buco. Inoltre la maggior parte dei 'verbali' di tali interrogatori non esistono più... o forse non sono mai esistiti. Ciò mi induce a ritenere che per il suo 'interrogatorio' siano state utilizzate tecniche ipnotiche mediante le quali vengono 'risvegliati' ricordi rimasti nascosti nel subconscio dell'individuo anche per molti anni. Sulla cosa torneremo più avanti. Intanto diciamo che Aldo Moro è stato ministro degli esteri ininterrottamante dal 1969 al 1974 e poi primo ministro dalla fine del 1974 alla prima metà del 1976... è possibile quindi che 'qualcosa' di importante per 'qualcuno' doveva anche conoscere...

saluti!...

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Oldboy
Inviato: 7/5/2008 16:03  Aggiornato: 7/5/2008 16:03
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Mi pare inverosimile, sigmatau.

(Interrogatori per "scavare nel subconscio" del prigioniero?...
A parte che nessuno nelle BR ne aveva le competenze, non vedo proprio che c'entri il subconscio.)

E poi, non dimentichiamo che nessuno nelle BR ha mai goduto di provvedimenti speciali di clemenza.
(Come all'epoca profetizzava - sbagliando - Pecorelli.)
Sono stati tutti giudicati in base alle leggi ordinarie, come chiunque altro.

E nessuno di loro ha mai parlato di ingerenze da parte di servizi segreti, nostrani o stranieri che fossero.

Perché dovrebbero mentire, dopo 30 anni?
A che pro?
Premi - più o meno occulti - non ne hanno avuti.

sigmatau
Inviato: 7/5/2008 16:28  Aggiornato: 7/5/2008 16:48
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Oldboy: interrogatori per 'scavare nel subconscio' del prigioniero?...
a parte che nessuno nelle BR ne aveva le competenze, non vedo proprio che c'entri il subconscio...

Dunque, dunque... la cosa migliore sarebbe una rilettura di quanto ho scritto fino a questo momento... se non si ha voglia riassumo qui alcuni 'dettagli' già da me citati, dettagli che a prima vista sembrano banali ma che forse tanto banali non sono...

a) secondo un certa 'intecettazione' ambientale effettuata dal Sisde gli 'interrogatori' di Aldo Moro erano condotti non dai militanti delle Br, bensì da due misteriosi 'compagni' che venivano 'da fuori' [di dice da Firenze...], talmente misteriosi che il loro volto era celato da un cappuccio per impedirne il riconoscimento. Il solo Moretti era 'autorizzato' ad assistere a questi 'interrogatori'. Secondo la teste Adriana Faranda inoltre le bobine contenenti gli 'interrogatori' del prigioniero sarebbero state distrutte proprio per impedire il riconoscimento dei 'misteriosi personaggi' che hanno interrogato Aldo Moro...

b) sempre secondo le testimonianze della Faranda e di Morucci le 'sessioni di interrogatorio' sono state numerose e di norma duravano molte ore, al punto che lo stesso Moretti ad un certo punto si era spazientito...

c) nella fase di preparazione del raid ad Entebbe [1976] per liberare gli ostaggi israeliani sequestrati da un commando terrorista tedesco-palestinese, specialisti del Mossad hanno interrogato i passegggeri dell'aereo dirottato che erano stati rimessi in libertà utilizzando metodi ipnotici. Le 'informazioni' così ottenute, 'informazioni' che i passeggeri avevano memorizzato nel subconscio e non sarebbero 'emerse' nel corso di 'normali interrogatori', si sono rivelate di importanza essenziale per il successo della successiva azione. Da vari decenni tecniche di interrogatorio di questo tipo costituiscono 'normale routine' per i servizi segreti 'di un certo livello'...

saluti!...

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Oldboy
Inviato: 7/5/2008 16:38  Aggiornato: 7/5/2008 16:59
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Ho letto proprio ieri "Odissea nel caso Moro", di Vladimiro Satta (che ha lavorato sulle carte della Commissione sul caso Moro e della Commissione Stragi).

L'esistenza di quella certa intercettazione di cui parli è molto, molto dubbia.
E anche la verosimiglianza del suo contenuto.

Dopo gli arresti di Curcio e Franceschini nel 1974 (avvenuti grazie a un infiltrato), le BR erano diventate molto, molto attente - in modo quasi paranoico - a trattare solo con persone fidate.

Ti pare che avrebbero fatto entrare nella prigione di Moro due sconosciuti senza volto?...

In un momento così delicato e pericoloso, ti pare che avrebbero accettato la presenza di due mister X, senza più nulla dimandare?

Nulla di più inverosimile.

Oldboy
Inviato: 7/5/2008 16:52  Aggiornato: 7/5/2008 16:56
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma, più in generale, c'è un'enorme differenza fra il caso Moro e l'11/9.

La versione ufficiale sull'11/9 è talmente grottesca che è ragionevole - e direi doveroso - respingerla come falsa.
I fatti non possono, semplicemente, essersi svolti come ci hanno raccontato.
(Per non parlare del cui prodest...)

La vicenda Moro, invece, non ha nulla di inverosimile.
Le risultanze dei processi - e delle Commissioni d'inchiesta - hano chiarito quasi tutto.

Non c'è nulla di inverosimile nei fatti di via Fani, nel sequestro e nel suo epilogo.
Il racconto di Moretti, di Morucci e degli altri coincide perfettamente con ciò che è emerso in 30 anni di inchieste.

(Nel 1977, un industriale tedesco era stato rapito e poi ucciso dalla RAF.
In modo analogo, per molti versi, a quello che accadde poi a Moro.
Solo che non sono stati sollevati sospetti di chissà quali ingerenze esterne alla RAF.)

sigmatau
Inviato: 7/5/2008 17:02  Aggiornato: 7/5/2008 17:07
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Oldboy: l'esistenza di quella certa intercettazione di cui parli è molto, molto dubbia... e anche la verosimiglianza del suo contenuto...

Questo può essere... la cosa che non lascia dubbi invece è che il 'contenuto' dell'intercettazione è stato confermato pienamente nella loro deposizione davanti alla Commssione Stragi [deposizione sotto giuramento come se si fosse in un'Aula di Giustizia...] sia dalla Faranda sia da Morucci...

Oldboy: ti pare che avrebbero fatto entrare nella prigione di Moro due sconosciuti senza volto?... nulla di più inverosimile!...

Anche su questo punto, per quanto 'inverosimile', la testimonianza di Morucci non lascia adito a dubbi: chi all'epoca comandava di fatto nelle Br era Moretti ['La Sfinge' come dice Morucci...]. Se dunque Moretti 'garantiva' per i due [ed inoltre era presente agli interrogatori di Aldo Moro...] nessuno aveva nulla a ridire...

saluti!...

------------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dantre Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
Oldboy
Inviato: 7/5/2008 17:08  Aggiornato: 7/5/2008 17:15
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau,

guarda che a me non risulta affatto che i due brigatisti abbiano confermato la presenza degli "incappucciati" in via Montalcini.
Anzi, mi risulta il contrario.

Ma forse non sono abbastanza documentato: citami, per favore, il testo esatto delle loro testimonianze.

Inoltre, secondo la tua ipotesi Moretti avrebbe dovuto avere chissà quale occulto scopo (occulto anche per i suoi compagni), e chissà quale occulta "entratura".
Il che non è mai stato provato in alcun modo, e quindi non mi pare verosimile.

Se davvero le BR fossero state telecomandate da una potenza straniera, i brigatisti avrebbero tratto grande profitto dal confessarlo.
(Perché avrebbe in qualche modo ridotto le loro responsabiltà, e poi ti immagini i libri, le interviste in tv e tutto il resto?...)

Invece hanno sempre negato.
Perché dovrebbero mentire?

sigmatau
Inviato: 7/5/2008 17:25  Aggiornato: 7/5/2008 17:25
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Oldboy: ... citami, per favore, il testo esatto delle loro testimonianze...

La deposizione della Faranda davanti alla Commissione Stragi è riportata nel mio intervento del 3/4/2008, ore 15:08 e del 4/4/2008, ore 15:29…

La deposzione di Morucci invece l’ho riportata nel mio intervento del 7/4/2008, ore 16:42…

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
Oldboy
Inviato: 7/5/2008 17:28  Aggiornato: 7/5/2008 17:28
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Approfitto per chiarire un altro punto (non) misterioso: la famosa scoperta del covo di via Gradoli.

Si sono fatte mille ipotesi, al proposito: servizi, ala "trattativista" della BR, e chissà chi altro.

Nel libro "Odissea nel caso Moro", di Vladimiro Satta, ci sono le foto originali scattate dalle forze dell'ordine durante la perquisizione.

Ebbene: il "telefono" della famosa doccia è nella sua normale posizione, non incastrato in qualche strana e inspiegabile maniera.
(Come molti affermano.)

Sui bordi della vasca da bagno c'è la famosa scopa, è vero, ma in una posizione che non poteva in alcun modo influire sul getto dell'acqua.
In base a quelle foto, la versione emersa dai processi è la più verosimile - anche se banale: la brigatista si era dimenticata di chiudere l'acqua della doccia.

Anche il capo dei pompieri testimoniò in questo senso: il famoso telefono della doccia era nella sua sede, non messo in chissà quale strano modo.

Oldboy
Inviato: 7/5/2008 17:45  Aggiornato: 7/5/2008 17:59
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau,

guarda che la Faranda dice testualmente:

"In coscienza non posso escludere una simile ipotesi, per quanto mi appaia peregrina e strana, perché poi tutti i protagonisti di quella vicenda sono stati individuati, sono tutti indistintamente finiti in carcere e hanno pagato."

Quindi non conferma affatto la presenza di due misteriosi incappucciati in via Montalcini.
Mi pare anzi che la neghi.

(A meno che i due "mister X" siano due dei brigatisti che sono "finiti in carcere e hanno pagato".
Ma non è questa la tua ipotesi, no?...)

Lo stesso vale per la deposizione di Morucci: non emerge nulla di sconvolgente.
(Tantomeno la conferma alla tua teoria.)

redna
Inviato: 7/5/2008 18:00  Aggiornato: 7/5/2008 18:09
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Oldboy

hai una risposta alla domanda: Moro era in auto in via fani il 16marzo1978?

Se tu sei sicuro che sia stato li ....allora si può andare avanti a discutere.

---Non c'è nulla di inverosimile nel sequestro....
---
Invece c'è di tutto e di più....ci sono molti post da leggere!

Tutte le commissioni e i processi si sono basati unicamente sulle testimonianze dei brigatisti perchè erano gli (che dicono) essere stati presenti quel giorno in via fani.
I testimoni (la scorta) viene eliminata subito:Chi altro poteva testimoniare diversamente?
Quindi l'UNICA versione la danno le BR.
L'UNICA versione la danno gli assassini.

Moro quella mattina aveva un appuntamento....con chi non lo sa ancora nessuno e nessuno vuole dirlo
(lo dice la moglie di moro).

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 7/5/2008 18:06  Aggiornato: 7/5/2008 18:10
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna,

se permetti non vedo motivi validi per dubitarne.

Voglio ribadire - a scanso di equivoci - che non sono affatto incline ad accettare le versioni ufficiali dei fatti come oro colato.
(A quella sull'11/9 non credo affatto, tanto per essere chiari.)

Ma la vicenda Moro non è affatto inverosimile.
(Nel 1977, un industriale tedesco era stato rapito e ucciso dalla RAF, in modo analogo a quello che poi capiterà a Moro.)

Le testimonianze dei protagonisti coincidono - fra loro e con le risultanze dei processi.
Se restano ombre, non sono tali da autorizzare chissà quali "manine" o manone dietro le BR.

redna
Inviato: 7/5/2008 18:12  Aggiornato: 7/5/2008 18:17
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Ho capito Oldboy, ma la domanda era:

TU sei sicuro, le commissioni di inchiesta, i vari processi....hanno confermato, appurato, stabito nel modo più assoluto che Moro ci fosse nell'auto in via fani?

I FATTI sono questi....poi ognuno può pensare quello che vuole.


Le testimonianze sono SOLO delle BR...
Come può essere una testimonianza vera chi dice di aver visto moro rapito quando era distante e non lo aveva mai visto in faccia?

La testimonianza di Rauti dice di aver visto un uomo con una borsa in mano....e moro lo conosceva di persona...

Per quanto riguarda le manine o le manone....è la stessa figlia di moro, maria fida, che dice testualmente: quel giorno in via fani c'erano almeno 9 servizi segreti.
Perchè Maria Fida non deve essere creduta?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 7/5/2008 18:21  Aggiornato: 7/5/2008 18:32
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna,

la versione dei fatti di gran lunga più verosimile è quella emersa dai processi (e dalle audizioni delle Commissioni d'inchiesta).
Questa è l'opinione che mi sono fatto, in base ai dati che conosco.

Strano che tu svaluti così le testimonianze dei brigatisti, visto che occupano buona parte di questa discussione.

(E sigmatau mi ha invitato a leggermele - cosa che ho appena fatto, senza peraltro trovarci nulla di sconvolgente.
Tantomeno la conferma alla presenza di misteriosi personaggi incappucciati nella prigione di Moro...)

Puoi anche non considerarle attendibili, ma dovresti spiegare perché.
Perché i brigatisti dovrebbero mentire?
In cambio del niente che hanno ottenuto?

redna
Inviato: 7/5/2008 18:32  Aggiornato: 7/5/2008 18:33
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Veramente Oldboy avevo fatto una domanda.
Ora ne fai una senza tuttavia dare una risposta plausibile.

I brigatisti comunque hanno avuto dei vantaggi: pena ridotta, lavoro sicuro nell'ente locale...

Devi spiegarmi allora come mai, se erano assassini, lo stato è stato così clemente.

Come vedi in cambio hanno ricevuto qualcosa, non nulla come si pensa.

E viver fuori di prigione dopo che si è preso parte al sequestro di un ministro della repubblica per molti anni, presidente della DC e culminato nell'assassinio come lo chiami?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 7/5/2008 18:40  Aggiornato: 7/5/2008 19:03
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Su questo ti sbagli, redna.

Nessun brigatista ha beneficiato di provvedimenti speciali di clemenza, come amnistie e indulti.

Hanno tutti scontato la loro pena, come chiunque altro.

Tu puoi anche giudicare troppo clementi le pene che gli sono state inflitte.
Sono opinioni.

Ma non è vero - oggettivamente - che abbiano avuto trattamenti di favore, rispetto a chiunque altro.
(Potrei citare tanti casi del genere, tratti dalla cronaca giudiziaria più o meno recente, ma immagino sia superfluo.)

redna
Inviato: 7/5/2008 18:47  Aggiornato: 7/5/2008 18:47
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Nessun brigatista ha beneficiato di provvedimenti speciali di clemenza....
---
Su questo si potrebbe vedere più tardi...

Alla domanda posta non hai dato risposta.

Ma è la più importante. Se Moro non fosse stato quella mattina in via fani tutto sarebbe stato diverso.
E anche il ruolo delle BR diverso.

Quindi tutto questo caso, potrebbe, ripeto, potrebbe partire da un grande imbroglio.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 7/5/2008 18:53  Aggiornato: 7/5/2008 18:53
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Ti ho già risposto che la versione dei fatti emersa dai processi è - a mio giudizio - la più verosimile.

Non lo dico per partito preso, ma perché questa è la convinzione che mi sono fatto dopo essermi documentato.

Oldboy
Inviato: 7/5/2008 19:14  Aggiornato: 7/5/2008 19:18
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Comunque credo - con un pizzico di immodestia - di aver portato un contributo alla discussione, a proposito della famosa scoperta del covo di via Gradoli.

Almeno per quanto riguarda quella vicenda, le foto della perquisizione tolgono molti dubbi.

(Molti hanno parlato di una scoperta voluta dalle stesse BR, da una fazione di esse o da qualche servizio segreto italiano o straniero.

E hanno descritto un "telefono" della doccia messo volutamente in una posizione strana, incastrato con il manico di una scopa, in modo tale da provocare l'infiltrazione d'acqua al piano di sotto, e quindi l'irruzione dei pompieri.)

In realtà, le foto mostrano che il telefono della doccia stava esattamente nella sua sede normale.
E che non c'era alcun contatto con la scopa (appoggiata sui bordi della vasca).

E lo stesso testimoniò il capo dei vigili.

Almeno questo punto mi pare chiarito, al di là delle diverse opinioni sul caso Moro nel suo complesso.

redna
Inviato: 7/5/2008 19:22  Aggiornato: 7/5/2008 19:22
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Franceschini dichiarò che l'operazione via gradoli lago della duchessa stanno sempre insieme.
Pertanto l'operazione è un falso.
Questo ha dichiarato il BR.
Perchè star li a far le pulci su di un falso?

E poi, perchè star qui a parlare di un caso che è già risolto?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 7/5/2008 19:32  Aggiornato: 7/5/2008 19:48
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
redna,

ma non eri tu (non più tardi di un'ora fa) a dire che i brigatisti non sono credibili?...

Comunque ti sbagli, e se avessi visto quelle foto saresti d'accordo con me.

L'idea che le BR abbiano rinunciato - volontariamente - a uno dei pochi covi di Roma, e per giunta pieno di armi!, è assurda.

Vuoi ipotizzare che siano stati i servizi segreti, a far scoprire il covo di via Gradoli?
E perché mai?
Non sei tu a sostenere che le BR e i servizi fossero pappa e ciccia?

E allora perché i servizi avrebbero tirato uno scherzo del genere alle BR?
So che esistono diverse ipotesi (o meglio illazioni), peccato che si contraddicano l'una con l'altra.

redna
Inviato: 7/5/2008 20:04  Aggiornato: 7/5/2008 20:12
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Oldboy
hai già affermato che credi alla versione ufficiale cioè quella che è uscita dai processi e dalla varie commissioni.
Pertanto attieniti a quella.
Perchè per te i brigatisti devono essere falsi una volta e veri un'altra?
Non mi pare sia logico.

Ripeto: i brigatisti riguardo il caso modo non possono essere credibili perchè sono gli UNICI testimoni e nessuno li può contraddire.
Ribadisco che via gradoli è un depistaggio così come il lago della duchessa.

PS-se moretti era un capo anomalo non ti pare che tutto sia anomalo?
...e non ho mai detto che le BR e i servizi erano pappa e ciccia. Non affermare cose non scritte.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 7/5/2008 22:06  Aggiornato: 7/5/2008 22:06
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
redna,

ma come fai a dare per scontato che si tratta di un "depistaggio", se nessuno ha mai saputo neanche chi l'avrebbe fatto, e per quale scopo?

Si sono fatte mille ipotesi e cento illazioni, ma tutte contraddittorie fra loro.

(Le stesse BR, una loro fazione "trattativista", i servizi italiani, un servizio straniero a caso, e via così...
Per aiutare le BR, per colpire le BR, per avvertirle, per indurle a non uccidere Moro, per costringerle a ucciderlo, ecc. ecc.

Prima di dare per scontato che si tratti di depistaggio, dovresti almeno scegliere di quale di queste versioni parliamo...)

Oltretutto, ti ripeto per la terza volta che la famosa doccia di via Gradoli fu trovata nella sua normalissima posizione, non incastrata in modo strano e sospetto. (Come molti hanno sostenuto).

Le foto della perquisizione (ripeto) tagliano la testa al toro: il "telefono" della doccia era nella sua apposita sede.

Le testimonianze del pompiere lo confermarono.

Il covo di via Gradoli fu scoperto per caso: questa è l'ipotesi più logica e verosimile.
Ti pare che le BR potessero rinunciare a uno dei pochi covi di Roma - pieno di armi per giunta - in un momento delicato come quello?...

redna
Inviato: 7/5/2008 22:21  Aggiornato: 7/5/2008 22:24
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
...come fai a dare per scontato che si tratta di "depistaggio"...
----
Te l'ho già spiegato nel post precedente.Franceschini ha detto che VIA GRADOLI/LAGO DELLA DUCHESSA vanno insieme....è l'ULTIMA volta che lo dico...


Le testimonianze del pompiere lo confermano.
---
Le testimonianze delle persone che si trovavano in via fani dicevano che era aldo moro che veniva rapito...solo perchè era LA MACCHINA di moro.


Per il resto: quando mi dirai di preciso (alla luce dei vari processi, commissioni...) dove è stato REALMENTE rinchiuso moro allora si potrà continuare la discussione.

PS-non hai ancora detto se moro era in via fani quella mattina solo perchè NON c'è la benchè minima certezza che CI FOSSE STATO.
(e forse nemmeno moretti....)

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 7/5/2008 22:30  Aggiornato: 8/5/2008 1:06
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna,

quella di Franceschini è un'opinione.
L'opinione di uno che stava in carcere da 4 anni, all'epoca dei fatti.

E che (è lui stesso a raccontarlo) fu molto sorpreso dalla notizia del rapimento Moro.
Cioé l'azione più clamorosa - e importante - di tutta la storia delle BR.

Come tu stessa hai ricordato, il capo delle BR ormai era Moretti.

Ma il punto è: prima di dare per scontato che quello di via Gradoli fu un depistaggio, dovresti decidere quale sia l'ipotesi giusta, fra le milleduecento avanzate in questi 30 anni.

Chi avrebbe voluto che un covo così importante fosse scoperto?

Forse le BR? Ti pare verosimile?...
I "servizi" forse? (Ma quali, e perché mai?...)

E poi ci sono le foto, a rendere inverosimile che il covo sia stato "bruciato" volutamente.

redna
Inviato: 7/5/2008 22:47  Aggiornato: 7/5/2008 22:59
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/03/moro-fu-davvero-rapito-dalle-brigate.html#links

dove si legge BENISSIMO quello che dice Franceschetti.

PS-non ho detto che moretti era il capo BR ho scritto che moretti era UN CAPO ANOMALO.
Il significato è diverso.
Hai letto bene quello che ha scritto Franceschini circa via gradoli e il lago della duchessa?
Spero sia la volta buona.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
dr_julius
Inviato: 7/5/2008 23:35  Aggiornato: 7/5/2008 23:35
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 11/8/2006
Da:
Inviati: 1637
 Re: Indagine sul caso Moro
Bastano pochi particolari "curiosi", cito Franceschetti dal link (vedi post precedente), per i pigrissimi:
- L’allora capo della Digos parla, nelle sue dichiarazioni agli inquirenti, di totale non collaborazione della Sip. [...] L’allora direttore generale della Sip era iscritto alla P2, Michele Principe.
- i giudici istruttori Imposimato e Priore nel corso di una rogatoria internazionale, appureranno che “a Parigi, i servizi segreti, nel febbraio 1978, già sapevano dell’organizzazione del sequestro Moro”
- Renzo Rossellini un’ora prima dell’agguato di via Fani, ovvero poco dopo le 08 del mattino del 16 marzo, su Radio Città Futura, dava la notizia di un’azione terroristica compiuta ai danni dell’On. Moro.
- dato certo e documentato è che le riunioni dei “Comitati di crisi” nominati da Cossiga pullulavano di “fratelli” che avevano giurato fedeltà alla P2 di Licio Gelli.

Ditemi che Franceschetti è male documentato per questi pochissimi punti e anche io divento "ufficialista".
Ci sono tantissimi altri particolari e personaggi troppo bene informati (Pecorelli).

Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma. (Carlo Rubbia)
Oldboy
Inviato: 8/5/2008 0:31  Aggiornato: 8/5/2008 0:55
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
dr_julius,

1) Anche quello della SIP fu un equivoco: non ci fu alcun "black out", il giorno di via Fani.

E' stato tutto chiarito al processo (e nelle varie audizioni delle Commissioni d'inchiesta).
Come spiega lo studio "Odissea nel caso Moro", di Vladimiro Satta, gli iniziali sospetti degli inquirenti sono ormai del tutto dissipati.

(Tant'è vero che nessun tecnico o dirigente della SIP è mai neanche stato inquisito, in 30 anni di indagini.)

Nel libro la questione è sviscerata in modo davvero esauriente, con tanto di trascrizione dell'interrogatorio in cui il responsabile della SIP spiega come e perché la storia del "black out" sia solo un equivoco.

2) Va bene, all'epoca parecchi alti ufficiali erano piduisti.
Ma questo di per sé non dimostra proprio nulla.

Innanzitutto perché bisognerebbe dimostrare che la P2 abbia operato per impedire la liberazione di Moro.
E di questo non c'è la minima prova.

(Anzi, alcuni importanti uomini politici piduisti, all'epoca, si pronunciarono contro la "linea della fermezza", e a favore della trattativa, per salvare la vita di Moro pur concedendo qualcosa.
Fermo restando che, sulla linea della fermezza, stava saldissimo il Partito Comunista: vogliamo sospettare anche Berlinguer??... )

Inoltre, non dimentichiamo che NON erano piduisti:

- il Capo dello Stato;
- il capo del governo;
- il ministro dell'Interno;
- il ministro della Difesa;
- il ministro della Giustizia;
- il capo della Polizia;
- il comandante dei Carabinieri;
- il Procuratore Generale;
- il Procuratore capo della Repubblica di Roma;
- il magistrato titolare dell'inchiesta.

Tutti questi posti-chiave non erano occupati da piduisti.
E sono molto, molto più importanti di quelli occupati dagli adepti di Gelli.

Oldboy
Inviato: 8/5/2008 0:39  Aggiornato: 8/5/2008 0:59
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
A conferma del fatto che tutto questo strapotere la P2 non l'aveva, aggiungo un dato.

Nei 55 giorni del sequestro Moro, furono quotidianamente mobilitati circa 12700 uomini.

Fra tutti questi, i piduisti furono a malapena una quindicina.

Poco più dello 0,1%...

E non erano nemmeno nei principali posti-chiave.
Come ho spiegato nel post precedente, i ruoli apicali erano ricoperti da persone che NON erano nella P2.

redna
Inviato: 8/5/2008 1:13  Aggiornato: 8/5/2008 1:17
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Il libro di Vladimiro Satta così lo descrive il senatore Flamigni:

"si tratta di un libro a tesi scandito da omissioni e da interpretazioni grottesche"
http://www.archivio900.it/it/news/news.aspx?id=1533

Tenerlo in considerazione mi pare fuorviante (infatti si sta fuorviando...alla grande...)

PS-Oldboy ti conviene leggere i post che ci sono in questo 3d...troverai qualcosa di più interessante.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 8/5/2008 1:20  Aggiornato: 8/5/2008 1:20
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
redna,

è davvero bello e istruttivo che tu voglia liquidare con tanta facilità un libro che non hai letto, e solo sulla base del parere di un'altra persona.

Si chiama fallacia ad autoritatem, questa?
Bisognerebbe chiedere a Mazzucco, io non sono un esperto.

Forse faresti meglio a leggerlo - come ho fatto io - prima di giudicare.

O, almeno, a discutere nel merito.
(Di argomenti mi pare di averne portati, no?)

redna
Inviato: 8/5/2008 1:24  Aggiornato: 8/5/2008 1:24
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Oldboy

non hai letto NESSUN post di questo 3d, ma solo il libro di Satta.

Che ne sai di quanti libri gli altri leggono?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 8/5/2008 1:33  Aggiornato: 8/5/2008 1:49
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
E tu come fai a sapere che non ho letto questa discussione?

L'ho fatto, invece, e non ho trovato alcun argomento a favore di chissà quale ingerenza da parte dei servizi segreti (nostrani e stranieri) nel caso Moro.

Ti parrà bizzarro, ma è così.

In compenso, mi pare di avere portato non opinioni, ma fatti che (comunque la si pensi) sono un contributo a questa discussione.

Forse qualcuno pensava ancora che la doccia di via Gradoli fosse stata trovata in una posizione strana e sospetta.
Ho spiegato che non è così, perché ci sono le foto a dimostrare il contrario.
Ergo: l'ipotesi più probabile è che il covo sia stato scoperto per caso: semplicemente, banalmente per caso.

Forse qualcuno pensava che all'epoca la P2 occupasse i principali posti-chiave nelle forze dell'ordine (e nello Stato).
Ho dimostrato, cifre alla mano, che non era affatto così.

Ti interessano i fatti, redna?

sigmatau
Inviato: 8/5/2008 8:40  Aggiornato: 8/5/2008 8:40
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Oldboy: guarda che la Faranda dice testualmente: '... in coscienza non posso escludere una simile ipotesi, per quanto mi appaia peregrina e strana, perché poi tutti i protagonisti di quella vicenda sono stati individuati, sono tutti indistintamente finiti in carcere e hanno pagato...'

Ragazzi buondì...
... qui si tratta di interdersi sulla lingua italiana. Per quello che mi riguarda se una teste, anche se molto 'riluttante', interrogata sotto giuramento afferma: '...non posso escludere una simile ipotesi...', significa che la 'ìpotesi' non è da lei smentita... Per qualcun altro può significare un'altra cosa certo... ognuno è libero di pensarla come vuole ...

saluti!...

--------------
... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 8/5/2008 9:22  Aggiornato: 8/5/2008 12:04
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
L'ho fatto, invece, e non ho trovato alcun argomento a favore di chissà quale ingerenza da parte dei servizi segreti (nostrani estranieri ) nel caso Moro.
---
1- la figlia di aldo moro, Maria Fida, dice che quel giorno in via fani c'erano almeno 9 servizi segreti
Probabilmente si sbaglia. Probabilmente dice il vero. Probabilmente ce n'erano di più.
Ma che non ci fosse NESSUNO è da escludere...

2-per quanto personalmente non siamo convinti di certe cose, questo non significa che il tutto sia avvenuto come diciamo noi;

3-il contributo riguardo la doccia è fuorviante.Rileggere quello che ha detto Franceschini.Se il lago della duchessa è fuorviante anche via gradoli è fuorviante.

4-la P2 era una società segreta massonica e come tale è da tener presente.
Gli appartenenti alla P2 non sappiamo ancora di preciso chi sono.E' stata solo scoperta una lista che non era la più importante. La più importante non si sa nemmeno dove sia.
Le cifre non servono a nulla se non si sa chi sono le persone.


I fatti sono:

a) non si sa ancora se moro era in via fani quell mattina
b)non si sa ancora con chi doveva incontrarsi quella mattina e non si sa ancora perchè NON si deve sapere (dopo 30 anni)
c)moretti non è detto che fosse in via fani
d)il luogo esatto dove è stato tenuto moro non si sa ancora
e)la DC aveva sempre trattato,era la sua linea, ma con moro non ha trattato e l'ha lasciato uccidere.E questo non si capisce.
f)non si capisce perchè ad un 'prigioniero' abbiano lasciato scrivere molte lettere e il motivo di questo,
g)la trattativa era quasi conclusa e si doveva solo consegnare moro vivo ma in brevissimo tempo tutto si è capovolto...

....secondo te, questi fatti non ti fanno sospettare che dietro non ci fossero le dame di carità ma i servizi segreti? ...a meno che sia la doccia di via gradoli che attira completamente l'interesse di questo caso....

edit-
Sigmatau
http://www.avvenimentitaliani.it/aldomoro1.html

...<<dunque un "patto", un accordo fra governo italiano e palestinese sembra essere esistito.
Ma quando è stato stipulato?
E dove?>>

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 8/5/2008 14:18  Aggiornato: 8/5/2008 15:26
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau,

guarda che la Faranda dice testualmente:

"In coscienza non posso escludere una simile ipotesi, per quanto mi appaia peregrina e strana, perché poi tutti i protagonisti di quella vicenda sono stati individuati, sono tutti indistintamente finiti in carcere e hanno pagato."

Quindi la Faranda dice chiaramente che - per quanto ne sa - non ci sono mister X ancora da individuare.

Tutti i protagonisti del sequestro Moro - dice la Faranda - "sono stati individuati e hanno pagato".

Che cosa ci trovi di così sconvolgente, in quella deposizione?

Oldboy
Inviato: 8/5/2008 14:35  Aggiornato: 8/5/2008 14:50
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna,

tu dici che "la DC aveva sempre trattato", e quindi ti pare strano che nel caso di Moro abbia tenuto duro sulla linea della fermezza.

Ma non era mai successo, prima del marzo 1978, che un uomo politico venisse rapito dalle BR.
Era un avvenimento senza precedenti, almeno in Italia.

L'unico rapimento fatto dalle BR era stato quello del magistrato Sossi, nel 1974.

E indovina che atteggiamento assunse la DC, in quell'occasione?
Lo stesso identico atteggiamento che assumerà rispetto al caso Moro: NESSUNA TRATTATIVA, nessuna concessione.

Vedi bene, quindi, che non c'è nulla di strano nel fatto che la DC abbia rifiutato di trattare con le BR la liberazione di Moro.

Non dimenticare, poi, che sulla stessa identica posizione stava - saldissimamente - il Partito Comunista di Berlinguer.
Il che rende ancora meno plausibile sospettare che la linea della non-trattativa nascondesse chissà quale secondo fine.

sigmatau
Inviato: 8/5/2008 14:54  Aggiornato: 9/5/2008 1:39
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… se siete d’accordo direi di lasciare quelli che ‘sanno tutto’ [dopo aver letto il libro di un certo Vladimir Satta … da non confondere nè con Vladimir Guadagno detto ‘Luxuria’ né Validimir Ilich Ulianov detto ‘Lenin’ …] nel loro intimo autocompiacimento mentre invece noialtri, che non sappiamo nulla, continuiamo pazientemente a cercare quello che non c’è…

Abbiamo parlato ieri della strage del treno Italicus e dei terribili sospetti scaturiti dalle [relativamente] recenti dichiarazioni di Maria Fida Moro. Proviamo ora a leggere il ‘comunicato’ con il quale la fantomatica organizazione autodefinitasi ‘Ordine Nero’ ha rivendicato l’attentato…

Giancarlo Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l'autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti…

Come delirio non c’è male… certo!… soprattutto la ‘minaccia’ di rifarsi vivi in autunno, minaccia che non sarà attuata in quanto dopo l’episodio dell’Italicus ‘Ordine nero’ chiuderà i battenti e nessuno saprà mai che fine ha fatto. In compenso giusto un mese dopo [8 settembre 1974…] a Pinerolo i ‘capi storici’ delle Br, Curcio e Franceschini, cadranno in una ‘trappola’ tesa loro da ‘Frate Mitra’, mentre ne uscirà incolume Mario Moretti, il quale da quel momento diverrà leader assoluto dell’organizazione. Volendo lavorare un poco di fantasia non sarebbe da escludere l’ipotesi che la fantomatica ‘Organizzazione Z’ abbia deciso all’indomani dell’attentato dell’Italicus [attentato fallito nell’ipotesi che il vero target fosse Aldo Moro…] di ‘disfarsi’ del ‘travestimento’ targato ‘Ordine Nero’ per assumere un nuovo ‘travestimento’ targato ‘Brigate Rosse’. Per vedere fino a che punto tutto questo è ‘pura fantasia’ non resta che esaminare quanti più indizi è possibile. Cominciamo allora dal comunicato di rivendicazione di ‘Ordine Nero’ e al riguardo poniamoci una domanda ovvia: ma chi era questo GianCarlo Esposti che sarebbe stato nell’occasione ‘vendicato’?… Per saperne di più andiamo su…

http://www.carpe-diem.it/caduti/htm/esposti.htm

… dove è esposto il seguente ‘necrologio’ …

Giancarlo Esposti

30 MAGGIO 1974


Due giorni dopo la strage di Brescia appare su tutti i giornali l'identikit dell'uomo che aveva ‘messo la bomba nel cestino’: è Gian Carlo Esposti. Passa una settimana e i telegiornali annunciano che, in un conflitto a fuoco, a Pian del Rascino, è stato ucciso il presunto esecutore della strage di Brescia. I Carabinieri erano piombati in forze, con gli elicotteri su un ‘campo paramilitare’ di estremisti di destra. Ne era nato un conflitto a fuoco nel quale Esposti veniva ucciso. Poi, improvvisamente, sul fatto cala il silenzio. Di Esposti e di Pian del Rascino, in relazione alla strage di Brescia, non si sa più nulla, in quanto al momento dell'autopsia, quando bisognava ufficializzare il riconoscimento con l'identikit ci si accorse che Esposti, da due mesi, si era fatto crescere la barba, e quindi non poteva assomigliare più all'identikit realizzato dai carabinieri ... Cosa significa tutto ciò?… Che per la strage di Brescia era stato tutto predisposto, c'era già anche il colpevole ?… Unica cosa che non era stata messa in preventivo era che Esposti si facesse crescere la barba [quelli di destra non la portavano quasi mai...]. Così la macchinazione finì, dell'identikit non si parlò mai più. Esposti è sepolto a Lodi... e dimenticato. Sulla sua vicenda fu scritta anche una splendida canzone di Fabrizio Marzi: ‘un uomo da perdere’…]

Sembra dunque di capire che questo GianCarlo Esposti fosse stato ‘riconosciuto’ come uno degli autori della strage di Brescia [avvenuta il 28 maggio 1974 e anch’essa rivendicata da ‘Ordine Nero’…] e di lui era stato diffuso un identikit. Pochi giorni dopo Esposti è ucciso a Pian del Rascino in un conflitto a fuoco con i Carabinieri. Tutto andrebbe a posto se non fosse per un particolare: il cadavere dell’uomo ucciso a Pian del Rascino ha una barba vecchia di circa due mesi mentre il personaggio dell’identikit non porta la barba. Così la ‘brillante operazione di depistaggio’ sulla strage di Brescia è fallita e ancora oggi non si è accertato chi ha posto la bomba in Piazza della Loggia la mattina del 28 maggio 1974. Naturalmente verrebbe voglia di saperne di più su questo ‘depistaggio’ e così andiamo a curiosare nella autentica ‘miniera di informazioni’ che Massimo ci ha segnalato all’inizio: le ‘audizioni’ della Commissione Stragi. Il personaggio ‘interrogato’ questa volta è il giudice Bruno Arcai. Costui aveva preso in mano le indagini sulla strage di Brescia fino al momento in cui qualcuno non ha fatto il nome di Andrea Arcai… suo figlio. Andrea in seguito verrà completamente scagionato ma intanto al giudice Arcai l’ìndagine è stata tolta… uno dei tanti ‘depistaggi’ che hanno caratterizzato gli episodi di strage nel nostro paese. La ‘audizione’ di Arcai è riportata qui…

http://www.parlamento.it/bicam/terror/stenografici/steno21.htm

Vi anticipo subito che assiteremo anche stavolta alla solita ‘sceneggiata’ con protagonisti Pellegrino da un parte e Fragalà dall’altra… se non altro il divertimento è assicurato!

Il discorso è naturalmente incentrato sulla strage di Brescia e vediamo se è possibile cogliere qualche ‘indizio utile’. Proviamo a riportare il punto in cui si parla dello identikit di GianCarlo Esposti e del ‘conflitto a fuoco’ di Pian del Rascino…

PRESIDENTE. Questo lo abbiamo capito. La Commissione ha però elementi per una ricostruzione più ampia, perché una serie di elementi sembra che ci voglia dire che nel 1974 vi è stata una vera e propria svolta anche da parte del potere politico. Il senatore Andreotti ci ha confermato che mentre nel 1959 - e per sette anni - non si era mai occupato, come Ministro della difesa, di servizi segreti, nel 1974 invece, per effetto di tutta la vicenda De Lorenzo, ha dai servizi segreti istruzioni molto precise. Il generale Maletti ci ha detto che fino al 1974 non gli avevano neanche spiegato se dovevano difendere o meno la Costituzione. Gli elementi che abbiamo ci fanno pensare che questo indirizzo diverso politico è connesso anche ad un quadro internazionale che muta. Però queste sono valutazioni che lasciamo alla Commissione. La domanda dell'onorevole Corsini riguardava l'episodio di Pian del Rascino. Quindi, essendo Esposti con la barba, non somiglia più all'identikit che i carabinieri avevano diffuso del possibile autore della strage di piazza della Loggia, ma è la fotografia di Cesare Ferri.

ARCAI. E’ un altro complesso di scatole. Bisogna razionalizzarle in un certo modo per poter rispondere al quesito. Preciso intanto che io avevo dato ordine di ricercare una Land Rover che sicuramente esisteva ma che non era stata trovata. Tra il 29 e il 30 maggio telefonai a Roma al prefetto Zanda Loi per raccomandargli la ricerca di questa maledetta Land Rover, che poi risultò intestata ad un certo Sirtori e non a Gaetano Orlando, come quest'ultimo ha dichiarato al giudice Grassi. Sirtori a sua volta era un prestanome del ramo criminali comuni di Fumagalli. Il giorno seguente ancora sollecitai, non trovando il prefetto Zanda Loi, il prefetto Carruba. Improvvisamente saltò fuori la notizia del conflitto a fuoco in Pian del Rascino. Implicati: Giancarlo Esposti, ucciso, Kim Borromeo e Alessandro Danieletti, catturati; un terzo, Riverito, partito il giorno prima. La notizia era importante anche perché il giorno stesso della strage, il 28 maggio, il brigadiere di pubblica sicurezza Leopoldo De Lorenzo, nel pomeriggio, aveva fatto un identikit su due soggetti che lui stesso aveva visto in vicolo Legnaiuolo; due strani soggetti che camminavano davanti a lui e uno diceva all'altro: ‘Lo facciamo adesso?’. Lui, insospettito, li seguì un po' per vedere cosa volevano fare. In quel momento ci fu uno scroscio improvviso di pioggia, li perse tra la gente che andava a rifugiarsi all'altezza del portico X Giornate... dove erano i carabinieri e donde, a causa della pioggia, il tenente Ferrari fece arretrare i carabinieri, nel cortile della prefettura distante un centinaio di metri. Secondo l'identikit di queste due figure, che ho ancora presenti, in una di esse - accertato poi dal padre e dalla sorella - Giancarlo Esposti è preciso. Un detenuto di Roma chiese di parlare - se ben ricordo - con Vitalone, affermando di riconoscere Esposti. Aggiungo che due o tre settimane dopo feci un intervento presso la questura di Milano dove trovai una fotografia di Giancarlo Esposti e la sequestrai [è allegata agli atti del Mar] che è precisa all'identikit tanto che mi vennero dei sospetti sul tempismo - già nel pomeriggio era pronto – nel fare l' identikit di Giancarlo Esposti. Non solo; si saprà poi che anche il capitano Delfino, non si sa perché, interrogò il brigadiere De Lorenzo e fece un verbale firmato dal solo De Lorenzo e non dal capitano Delfino. Si trattava di un'altra scatolina che lasciava pensare. Il 31 [il processo sulla strage ancora non era stato formalizzato] Trovato, che era il pubblico ministero per Carlo Fumagalli, ed io andammo a Rieti. Io ricordavo bene quell' identikit nel vedere Giancarlo Esposti che aveva la barba di settimane pensai che non era lui. Sennonché c'è da inserire un'altra scatola. Si seppe dell'uccisione di Esposti la sera del 30, e noi partimmo per Rieti la mattina del 31 [sentivamo attraverso la radio del funerale]. Alle 23.30 del giorno 30 maggio era venuto a casa mia [mi pare che ero già a letto o stavo lavorando] il capitano Fugaro, che comandava la polizia giudiziaria di Brescia, per recapitare un rapporto diretto al procuratore della Repubblica per la strage, ma che avevano pensato che era bene che conoscessi anch'io. In questo rapporto si dice [è agli atti del Mar e anche della strage] che il colonnello Morelli, il capitano Delfino, il colonnello Losacco [Losacco è quello che sequestra la lettera di minaccia] e il capitano Fugaro si erano trovati alla legione, avevano studiato il caso e avevano prospettato che autori della strage fossero Alessandro Danieletti e D'Intino, perché, secondo voci confidenziali che essi avevano raccolto, Esposti, Danieletti e gli altri si erano allontanati da Brescia la sera del 28 maggio. In realtà fu accertato che si erano allontanati da Brescia subito dopo la cattura di Carlo Fumagalli il 10 maggio. Non solo; in quella occasione, scappando da Milano, Giancarlo Esposti era passato a salutare il padre dicendogli: ‘Hanno arrestato il Vecchio’...

PRESIDENTE. Il Vecchio è Fumagalli.

ARCAI. ‘Hanno arrestato il Vecchio; i carabinieri ci hanno tradito’.

PRESIDENTE. Perché tradito?

ARCAI. Era morto, non potevo interrogarlo. Risulta da più elementi raccolti agli atti del Mar che Giancarlo Esposti aveva diretti riferimenti con i Carabinieri, non solo di Milano ma anche del Veneto, in particolare di Trieste.

PRESIDENTE. A Pian del Rascino, c'è un conflitto armato o un'esecuzione?

ARCAI. Io lo cercavo; si sapeva che Giancarlo Esposti doveva essere cercato. Ricordo tra l'altro che ci tenevo ad avere tutti i reperti di Pian del Rascino perché mi interessava trovare una pistola che Giancarlo Esposti aveva ricevuto da un ufficiale, non ricordo se dei Carabinieri o dell'esercito e le cartine topografiche dei posti di blocco. Inoltre risultava che a questo cosiddetto conflitto a fuoco avesse partecipato un maresciallo venuto da Roma - volevo vedere le fotografie ma non sono mai riuscito a vederle – armato di un fucile con telescopio che non è in dotazione all'Arma. Chi era costui? Era qualcosa che mi ripromettevo di accertare ma che mi fu proprio precluso

PRESIDENTE. Per mantenerci sul piano dell'oggettività, possiamo dire che lei aveva dubbi sull'autenticità dello scontro armato e che pensava ad una possibile esecuzione a distanza da parte di un tiratore scelto con un fucile di precisione.

ARCAI. No, perché questo fucile non l'ho visto; volevo avere le fotografie per vedere se era vero.

PRESIDENTE. C'era un sospetto.

ARCAI. E’ in quel momento che mi venne sottratto tutto


Tirando le somme la prima parte della ‘audizione’ del giudice Arcai contiene i seguenti ‘indizi’…

a) l’identikit di GianCarlo Esposti diffuso dai Carabinieri subito dopo la strage era falso poiché quel giorno Esposti risultava portare la barba…
b) Esposti ed altri estremisti di destra ‘sospettati della strage’ risultavano essersi allontanati da Brescia già il 10 maggio…
c) nello ‘scontro a fuoco’ di Pian del Rascino risultava ad Arcai che un carabiniere fosse stato armato di un fucile di precisione che non era in dotazione all’Arma
d) prima che potesse indagare sulle ‘anomalie’ ora segnalate, Arcai è stato ‘rimosso’ dall’indagine

Terminata questa prima fase, la quale in ogni caso ha fornito ‘indizi’ di una certa consistenza anche se non certo definitivi, inizia la seconda fase nella quale il deputato dell’Ulivo Paolo Corsini, presente a Piazza della Loggia nel giorno dell’attentato, cerca di ‘convogliare’ il giudice Arcai su questioni di ‘cellule fasciste venete’ colluse in qualche modo con la Cia e altre amenità del genere. Lasciando a chi di voi è interessato di aria fritta approfondire l’argomento veniamo all’intervento, sempre assai ficcante di Fragalà, il quel di colpo estrae dal capello una ‘pista investigativa’ mai nominata in precedenza sulla Strage di Brescia. Vediamo un po’…

FRAGALA’. Dottor Arcai, nelle carte del processo della strage di Brescia viene acquisita, nell'udienza del 2 marzo 1989, un'informazione riservata del Servizio di informazione e sicurezza militare, il Sismi, che era stata tenuta segreta e occultata anche ai magistrati e agli organi di polizia giudiziaria dal 1974 al 1989.

ARCAI. Dovrebbe essere il processo d'appello di Ferri.

FRAGALA’. Esatto. Dottor Arcai, questa informativa conteneva un'intercettazione telefonica che il Sismi aveva effettuato tenendo sotto controllo il telefono di tale Margherita Ragnoli, nata a Buones Aires il 26 aprile 1923, cosegretaria dell'Associazione Italia-Cuba di Brescia. Questa signora, in data 29 maggio 1974, viene intercettata dal Sismi nel corso di una conversazione telefonica interurbana in cui diceva che dell'attentato di Piazza della Loggia del 28 maggio 1974 se ne era parlato sin dalla sera precedente il giorno in cui si era verificato e la stessa signora soggiungeva di essere subito accorsa in piazza della Loggia in quanto le era stato riferito che uno dei morti apparteneva all'Associazione Italia-Cuba, notizia risultata poi infondata. Ora, di questa intercettazione telefonica e di questa nota riservata del Sismi non vengono informati né l'autorità giudiziaria, né gli organi di polizia giudiziaria e questa nota viene tenuta segreta per tantissimi anni, praticamente fino al 1989. Le chiedo ora se lei ha mai saputo che per la strage di Brescia esisteva una pista occultata proditoriamente dal Servizio di sicurezza militare e che riguardava la responsabilità, almeno a livello di conoscenza - ma dall'intercettazione telefonica sembra molto di più -, di questa signora che era la cosegretaria di un'associazione di estrema sinistra denominata Associazione per l'Amicizia Italia-Cuba. Lei ha mai saputo di questo?…


Urca che mazzata!… così viene fuori che il giorno prima della strage questa Margherita Ragnoli, ‘cosegretaria’ della ‘Associazione per l’Amicizia Italia-Cuba’ , già ‘sapeva tutto’!… proviamo a vedere che cosa dice Arcai…

ARCAI. Mi faccia pensare, perché Ragnoli è un nome che non mi è nuovo.

CORSINI. E’ un personaggio più noto sotto il nome di ‘Baby’ Ragnoli, tuttora segretaria dell'Associazione per l'amicizia Italia-Cuba. Si tratta di un'associazione conosciuta, che ha promosso iniziative conosciutissime. Comunque ogni addebito alla signora Ragnoli farebbe ridere tutta Brescia…


Certo on. Corsini!… solo che vogliamo ridere anche noi e vediamo che dice Arcai…

FRAGALA’. Lei ha mai saputo di questa signora?

ARCAI. Ricordo che si era parlato di un qualcosa del genere. Onorevole Fragalà, le vorrei precisare una cosa che so di fatto: subito dopo la strage la questura ‘batte’ a Sinistra. Fa perquisizioni a Sinistra, nelle case dei partigiani. Dico di più. Dopo lo ‘sballo’ della pista Esposti vi è Renato Curcio. Non dimentichiamo infatti che è Delfino a tirare fuori Renato Curcio. Fu una bella operazione questa. Poi la questura tirò fuori Arialdo Litrami con tutta un'altra vicenda. Ho letto da qualche parte - mi sembra anche nella proposta di Commissione - di quella tendenza di battere a sinistra....

FRAGALA’. Quindi nelle carte del processo sono spariti tutti gli atti di indagine che riguardavano la sinistra.

ARCAI. No. Non sono spariti. Non ci sono mai arrivati. Sono cose queste che a Brescia sappiamo. Personalmente me le ha dette un comunista, un ex partigiano.

CORSINI. Era un ex partigiano che aveva subito una perquisizione in casa sua; era un operaio dell'O.M, un pittore che si chiamava Giuseppe Bailetti, una persona rispettabile e figura nobilissima.

ARCAI. Esattamente, si tratta di un pittore che faceva esposizioni. Abbiamo in mano Fumagalli; ricercano Buzzi che cerca i residui delle mine dei minatori del Botticino. Abbiamo trovato un quintale di esplosivo e di quello non se ne parla. Delfino ed i suoi carabinieri, con tanto di nomi e cognomi riportati nei verbali fatti da me, hanno parlato proprio apertamente delle relazioni operative di Feltrinelli con Fumagalli.

FRAGALA’. Sì, lo so. Se lei ricorda subito dopo la strage di piazza della Loggia, il ministro dell'interno Paolo Emilio Taviani dichiarò che l'attentato era stato fatto dai nazisti di Anno zero. Era una rivista dell'area della Destra radicale ma non di un gruppo politico ed immediatamente scattò la repressione a destra. Come le ha sottolineato il presidente Pellegrino, in un appunto del Sid è uscito di recente che si era organizzata subito dopo la strage di Brescia una campagna di depistaggio e di provocazione per addebitare la strage alla destra. Dall'altra parte, sia lei che l'onorevole Corsini, come residenti a Brescia, ricordate che sono stati fatti una serie di atti di indagine nelle case di esponenti di sinistra, ma questi atti non sono mai entrati nelle cartelle del processo. Il Sismi ha occultato per oltre quindici anni una intercettazione telefonica su bobina di una signora che, facendo parte dell'associazione Italia-Cuba, allora come altri esponenti di questa associazione in tutta Italia, veniva controllata ed intercettata dal servizio segreto militare perché si riteneva che costoro potessero fare un servizio di spionaggio al di là dell'apparenza dell'associazione culturale. Per questo venne tirata fuori questa intercettazione molto inquietante che diceva chiaramente che la sera prima del 29, cioè il 28 maggio il giorno della strage, se ne era parlato fin dalla sera precedente la strage tanto è che addirittura si erano tutti preoccupati perché il giorno della strage pareva che un esponente dell'associazione fosse addirittura saltato in aria. Tutto questo - le chiedo - può essere stato il frutto di quella orchestrazione ai danni della destra di cui gli ha parlato il senatore Pellegrino? Di questo occultamento delle piste di sinistra di cui le sto parlando io? Inoltre, la mia domanda specifica è se l'onorevole Taviani, quando si recò a Roma per sentirlo - e lei ha lasciato intendere che da quell'incontro è scaturita poi l'operazione anche per sottrarle in modo fraudolento l'indagine sui Mar - le disse qualcosa sulle piste di indagine da battere per la strage di Brescia o per la strage di piazza della Loggia?

ARCAI. Ho già fornito delle precisazioni in proposito. Con Taviani me ne guardavo bene dal trattare della strage di piazza della Loggia. Avevo il rovello di completare la figura di Maifredi che doveva finire con una comunicazione giudiziaria ed una imputazione. L'unica cosa che mi interessò chiedere all'onorevole Taviani era se conoscesse Maifredi e lui mi rispose di no, confermato anche dal segretario. Questo era ciò che mi interessava. Nella mia coscienza, avevo già un riferimento; poi lo avrei dovuto sentire formalmente ma secondo gli sviluppi dell'istruttoria, magari previa emissione di una comunicazione giudiziaria. Il problema era se farlo prima della chiusura dell'istruttoria oppure fare uno stralcio per rimandarlo a dopo...

FRAGALA’. Un ministro dell'interno come Paolo Emilio Taviani che lei sa benissimo essere il capo dei cosiddetti partigiani bianchi, addirittura il Presidente dell'associazione nazionale dei partigiani democristiani; addirittura, un ministro dell'interno che all'indomani della strage di Brescia dichiara che la strage è nazista...

ARCAI. No, non disse esattamente questo.

FRAGALA’. Disse esattamente questo; posso citarle anche la notizia di stampa in cui lo disse e parlò di Anno zero.

ARCAI. Le notizie di stampa sono quelle che sono.

FRAGALA’. Le dichiarazioni dei politici si prendono dai giornali e non dagli atti processuali.

ARCAI. Per quanto ricordo, disse che era di ‘chiara marca fascista’. Ricordo che mi ‘attaccai’ al telefono e gli chiesi come si potesse permettere di fare tali affermazioni. Stavamo iniziando allora le indagini e lui sembrava aver capito tutto. Avevamo in ballo Renato Curcio a Brescia. Disse che tali affermazioni sarebbero state ridimensionate, se ben ricordo. Fu una telefonata un po' brutale. Io lo aggredii dicendogli che era tutto da creare, da verificare mentre lui aveva già risolto tutto. E allora l'istruttoria chi l'avrebbe fatta più?

FRAGALA’. C'è un motivo perché lui aveva risolto tutto.

ARCAI. Non lo so e non lo voglio sapere. Personalmente, agivo da
giudice istruttore con un compito preciso.

PRESIDENTE. L'obiettivo della strage faceva oggettivamente pensare ad una matrice di destra, visto che la bomba venne messa durante la manifestazione sindacale in una città dove prima una serie di attentati sicuramente di responsabilità della destra c'erano stati…


Dunque, dunque… per agevolare il lettore a capire lo ‘scenario’ in cui è maturata la strage di Brescia è necessario riasuma alcuni ‘antefatti’. Come si è visto in precedenza nelle elezioni politiche dell’anno 1972 [in quella occasione chi scrive ha votato per la prima volta…] si era registrato un successo notevole dei ‘fascisti’ dell’Msi, che da meno del cinque per cento erano balzati oltre il nove per cento superando perfino [cosa impensabile…] i socialisti del Psi. Nella mentalità di allora [e in parte anche nella mentalità di oggi …] una cosa del genere costituiva ‘provocazione inaccettabile’ per ‘l’Italia antifascista nata dalla Resistenza’. Passò ben poco tempo e per inziativa dell’allora ministro dell’interno Paolo Emilio Taviani, ex-capo partigiano genovese decorato di medaglia d’oro, furono avviate ‘indagini’ volte a appurare tutte le eventuali ‘responsabilità criminali della destra’ per fatti del passato, in primo luogo la strage di Piazza Fontana. Mentre nei confronti del partito di Giorgio Almirante non fù possibile ‘accertare’ nulla, per il movimento Ordine Nuovo di Pino Rauti, scissosi dall’Msi qualche tempo prima per una pretesa ‘purezza di ideali’, l’unico ‘capo d’accusa’ che fù possibile raffazzonare fu quello di ‘tentativo di ricostruzione del disciolto Partito Nazionale Fascista’ [sic!…]. In seguito alla condanna di primo grado Paolo Emilio Taviani fu in grado di decretare lo scioglimento di autorità dell’organizzazione ‘Ordine Nuovo’ alla fine del 1973. Su quanto accadde dopo lo scioglimento è interessante leggere su…

http://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_Nuovo_(movimento)

Se in quel momento appare un tentativo di reprimere la violenza, con il passare degli anni si vedrà come lo scioglimento di Ordine Nuovo [come quello di Avanguardia Nazionale, tre anni più tardi] lascerà allo sbando decine di giovanissimi estremisti che senza più controllo politico e umano daranno vita a gruppi terroristici a destra. Due giorni dopo lo scioglimento di Ordine Nuovo veniva annunciata l'esistenza dell'organizzazione clandestina Ordine Nero che, dopo aver dichiarato ‘guerra allo Stato’, firmava i principali attentati terroristici del 1974. La clandestinità di quest'ultimo movimento si può considerare molto relativa, dal momento che esso ha dato vita a un giornale intitolato ‘Anno Zero’ e che notoriamente ha assunto l'eredità di Ordine nuovo. Copie di ‘Anno Zero’ sono state trovate accanto al cadavere dilaniato del neofascista Silvio Ferrari, saltato in aria nel maggio 1974 a Brescia, mentre trasportava una potente carica di esplosivo a bordo di un ciclomotore. Copie dello stesso giornale sono state trovate nell'auto di un gruppo di neofascisti schiantatasi, venti minuti dopo la morte del Ferrari, nella stessa città. Il periodico era comunque diffuso in numerose sedi missine…

Questo quanto dice wikipedia… mie considerazioni mpersonali saranno fatte più avanti… per ora continuiamo con Fragalà e Arcai…

ARCAI. Signor Presidente, anche in quel caso vi è stata un'altra mistificazione perché vi è un precedente poi stranamente scomparso. La manifestazione era stata indetta per gli ultimi fatti accaduti a Brescia e per gli altri in sede nazionale ad opera di quella - ricordo a memoria –‘banda di delinquenti comuni autodefinitasi Brigate rosse’. La notte tra il 27 ed il 28 febbraio i carabinieri avevano in corso - io lo sapevo - una vasta operazione; venne arrestato il famoso colonnello Maurizio; è quello di cui l'Unità, Enzo Passanisi e Nozza, scrivevano: il colonnello Ferrari Maurizio di rosso ha soltanto i capelli che sono rossissimi: per il resto è fascista. ‘l'Avanti’, Marcella Andreoli; su un altro giornale, un certo Obici, dice: ‘Ormai anche il popolo sa che le Brigate rosse sono nere’

PRESIDENTE. E invece non era vero, errore storico della sinistra. Su questo non c'è dubbio. Però Silvio Ferrari saltò in aria su una lambretta.

ARCAI. Quello era nero. Nei diversi processi che ho fatto ho visto stranamente che frange sotterranee di rossi si univano a frange sotterranee di neri.

PRESIDENTE. Questo è credibile.

ARCAI. Cioè, c'era una politica che indubbiamente non veniva pensata da questi ragazzi, essi non erano all'altezza. Era una politica manovrata, appunto, dagli opposti estremismi.

PRESIDENTE. Su questo concordo, è un giudizio storico su cui chiunque si avvicina sgombro da pregiudizi di parte non può che convenire.

FRAGALA’. Una puntualizzazione. A me risulta che quella manifestazione sindacale aveva anche e soprattutto come oggetto la protesta contro la banda di delinquenti detta Brigate rosse che in verità sono nere e sono dei fascisti: quindi era una manifestazione antifascista contro le Brigate rosse.

ARCAI. C'era l'equivoco.

FRAGALA’. Lo so che c'era l'equivoco, so dell'articolo di Andreoli su ‘l'Avanti’ e del commento su ‘l'Unità’. Ora c'è un problema. In piazza della Loggia vengono scattate una serie di fotografie. In una di queste viene riconosciuto Renato Curcio. Non so se lei o un altro magistrato cercate di far identificare questo soggetto che pare essere Renato Curcio dai carabinieri. I carabinieri prima riconoscono e poi dicono che la foto non è di Renato Curcio. La foto viene mandata a un certo punto al giudice istruttore di Torino, Caselli, e anche a Violante. Da Torino arriva la conferma: il personaggio ritratto nella foto scattata durante la manifestazione anti-Brigate rosse, antifascista ma anti-Brigate rosse, è Renato Curcio. Lei può dire alla Commissione se è vero che da Torino avete avuto conferma da parte del giudice Caselli e del giudice Violante che quel personaggio era Renato Curcio?…


Urca!… ora si vene a sapere che quel giorno in piazza della Loggia c’era anche Renato Curcio!… very interisting!…

ARCAI. Per averla vissuta in prima persona questa vicenda la conosco in modo completamente diverso. Ricordo che questa fotografia mi fu mostrata da Delfino, ma allora Renato Curcio non lo conoscevo. ‘Era presente in piazza della Loggia. E allora? Che cosa ha fatto?’. Questo fu il mio discorso con Delfino: ‘Era presente? E allora indagate. Ha fatto o non ha fatto?’

FRAGALA’. E’ vero che da Caselli, da Torino, avete avuto la conferma del riconoscimento?

ARCAI. No, è il contrario. Durante il dibattimento di primo grado, il presidente Allegri chiese a Delfino: ‘Risulta che avete fatto anche indagini sulle Brigate rosse. Come è iniziata e come è finita questa pista?’. Delfino dice: ‘Sì, è vero, abbiamo indagato anche sulle Brigate rosse, perché c'era una certa fotografia che si diceva di Renato Curcio. Sennonché poi - a memoria lo so questo - da Torino è venuta notizia che il giudice Caselli aveva negato che quella fotografia fosse di Renato Curcio. Perciò abbiamo chiuso la pista Brigate rosse’

FRAGALA’. La foto è allegata agli atti?

ARCAI. No.

FRAGALA’. E’ rimasta nelle mani di Delfino?

ARCAI. Non lo so.

PRESIDENTE. Potrei capirlo se ciò avvenisse nel 1974, ma oggi che sappiamo tutto sulle Brigate rosse, possiamo pensare che avrebbe avuto un senso che commettessero quell'attentato?

FRAGALA’. Non voglio accertare questo.

ARCAI. Ho constatato che avevano esplosivi anche loro.

FRAGALA’. Nell'immaginario collettivo la manifestazione sindacale è antifascista.

CORSINI. Non solo nell'immaginario collettivo; posso dare lettura dei volantini diffusi nell'occasione, volantini che sono pubblicati nel libro da me scritto su questa vicenda. Il CUPA, d'accordo con Cgil, Cisl, Ull, indice una manifestazione antifascista: ‘Ancora una volta il fascismo si manifesta nella nostra città e nella nostra provincia con i caratteri ripugnanti del terrorismo omicida, della provocazione e della violenza. Tutto ciò deve cessare! Le indagini vanno portate sino in fondo, episodi di provocazione come quello di piazza Mercato vanno stroncati sul nascere. La delinquenza nera deve essere isolata e schiacciata senza esitazione’. Quindi la manifestazione viene indetta in seguito allo stillicidio di vicende che avevano insanguinato la città dal gennaio 1974 e viene convocata con una parola d'ordine evidentemente antifascista.

ARCAI. Questo era il volantino del CUPA, di Nicoletto. Poi c'è quello dei sindacati. Chi aveva voce in capitolo in quella manifestazione erano i sindacati, in prevalenza i sindacati dei professori. Questo l'ho scritto e dovreste averlo agli atti. Era pubblicato in ‘Brescia oggi’. Si è avuta la bella idea di allegare «Brescia oggi» e il ‘Giornale di Brescia’ precedente dove si legge della sfida [ci si riferiva al rapimento Sossi] della banda di delinquenti comuni definitasi Brigate rosse contro lo Stato. E’ scritto così.

CORSINI. E’ il sindacato stesso che denuncia: ‘E’ grave che si sfugga all'attentato per cause fortuite - il riferimento è alla bomba inesplosa collocata presso la sede della Cisl - e che si scoprano le trame nere per accidenti dovuti all'incoscienza, all'inesperienza, all'irresponsabilità’

ARCAI. Nella materia si è creata una tale confusione...

CORSINI. La federazione Cgil, Cisl, Uil proclama uno sciopero generale di quattro ore, per reagire ‘al clima di tensione sempre più acuta ... contraddistinto oramai da numerosi episodi non solo di teppismo fascista ma di vere e proprie azioni organizzate’, e per permettere insieme ai lavoratori di segnare ‘con la loro massiccia partecipazione... la volontà di difendere la democrazia, la Costituzione e l'uguaglianza dei cittadini». Alla denuncia del disegno delle «forze reazionarie’ miranti ‘alla distruzione dello Stato’ e ad imporre ‘un regime autoritario’ si accompagna così, nella mozione conclusiva approvata dalle organizzazioni sindacali e dal CUPA, una denuncia speculare della trama eversiva sviluppata da «una banda di delinquenti comuni denominatasi Brigate rosse».

FRAGALA’. Dottor Arcai...

ARCAI. Allora, quando lessi questa dichiarazione di Delfino presi il treno e andai a Torino da Caselli. ‘Leggi qui, la foto comparsa sul quotidiano: questo chi è? Questo è Renato Curcio. Come mai hai dichiarato che non era Renato Curcio?’. Caselli andò su tutte le furie e insieme ci recammo da Bruno Caccia [che poi fu ucciso]. Gli spiegammo il caso ed egli la giudicò una cosa enorme dicendo a Caselli che era stato tratto in inganno. Agli atti dell'indagine c'è la lettera che Caselli scrisse ad Allegri in presenza mia e di Bruno Caccia. Successivamente Curcio l'ho avuto in dibattimento e ho verificato che era lui, Renato Curcio lo conoscevano anche i bambini dell'asilo.

FRAGALA’. E quindi Curcio è stato fotografato la mattina del 28 maggio 1974 in piazza della Loggia?

ARCAI. No.

FRAGALA’. Allora quale fotografia è stata scattata?

ARCAI. E chi lo sa?

FRAGALA’. Anche quello è un altro depistaggio, un altro imbroglio.

PRESIDENTE. Direi che questa Commissione commetterebbe un grave errore se facesse oggi cassa di risonanza ad antichi e puerili depistaggi…


Ed ecco che si ripete il solito copione!… ogni qual volta Fragalà ‘mette a nudo’ qualche ‘nervo scoperto’ l’esimio senatore Pellegrino subito si afretta a ‘tamponare’ … Si è appreso che quella mattina in Piazza della Loggia qualcuno ha scattato una foto nella quale si vede Renato Curcio, Arcai, messo alle strette, è costretto a confermare la cosa [e cioè che si tratta proprio del capo delle Br!…] e subito la cosa è messa a tacere!… Credo che a questo punto il lettore dotato di un minino di ‘autosufficinza cerebrale’ si sarà reso conto di come sia no andate le cose in Commisione Stragi!… Diciamo subito comunque che a noi di sapere se Renato Curcio era o no in Piazza della Loggia la mattina del 28 maggio 1974 non importa un tubo!… Siamo interessati [e molto] a sapere qualcosa sulla ‘Associazione per l’Amicizia Italia-Cuba’ e quindi saltiamo al punto in cui si parla nuovamente di quella…

FRAGALA’. Allora, Presidente, non ho nessun'altra domanda, però chiedo che agli atti della Commissione venga allegata la fotocopia di questa informativa del Sismi sulla intercettazione telefonica che interessa la signora Margherita Ragnoli e chiedo che venga richiesta la bobina telefonica di tale intercettazione che è depositata nell'ultimo processo d'appello della strage di piazza della Loggia.

ARCAI. Ma esiste?

FRAGALA’. Sì, la bobina c'è.

ARCAI. Speriamo.

FRAGALA’. C'è intanto l'informativa.

ARCAI. C'era un'altra donna, Maria, Maria la pazza, c'era un'altra matta da legare...

PRESIDENTE. Vediamo questa informativa.

ARCAI. L'ho sentito da lei questo, in questa forma non mi risultava.

FRAGALA’. Perché c'è qualche verità che ancora deve venire fuori, dottor Arcai. Non tutto è disvelato.

PRESIDENTE. Quindi lei non sta esibendo l'informativa del Sismi, sta esibendo una lettera in cui si dà notizia di un'informativa del Sismi.

FRAGALA’. Ma è una lettera del Sismi. L'informativa sarebbe anonima, signor Presidente.

PRESIDENTE. Non ho capito, pensavo che lei stesse esibendo l'informativa.

FRAGALA’. Questo è il documento ufficiale che riguarda l'informativa; l'informativa sarebbe un foglio di carta senza firma.

PRESIDENTE. Che cosa le dà la certezza che c'è la registrazione che noi dovremmo acquisire?

FRAGALA’. Io ho saputo che c'è l'intercettazione e voglio verificare se…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fragalà, nel documento che lei ha presentato si legge: ‘Dal documento si rileva che una tale ‘Margherita’ da identificarsi in Ragnoli Margherita, nata a Buenos Aires il 26 aprile 1923, co-segretario dell'associazione Italia-Cuba di Brescia, in data 29 maggio 1974, nel corso di una conversazione telefonica interurbana, avrebbe detto che dell'attentato di piazza della Loggia [28 maggio 1974] ‘se ne era parlato fin dalla sera precedente’ il giorno in cui si è verificato, soggiungendo di essere subito accorsa in piazza della Loggia in quanto le era stato riferito che uno dei morti apparteneva all'associazione ‘Italia-Cuba’, notizia risultata poi infondata. Dalla documentazione in atti relativa alla strage di Brescia non risulta che della notizia siano stati informati a suo tempo, organi e/o autorità esterni al Sid, né al riguardo sono disponibili ulteriori elementi di valutazione. Quanto sopra segnalato ai sensi dell'articolo 9, terzo comma, della legge n. 801 del 1977’. Da che cosa risulta che esiste la registrazione?

FRAGALA’. Ho avuto notizia che assieme a questo atto formale dovrebbe esservi la bobina relativa all'intercettazione telefonica e tuttavia è necessario verificare questa informazione.

PRESIDENTE. Ovviamente se debbo effettuare un ordine di acquisizione è necessario avere naturalmente la certezza che la bobina esiste e dal documento in nostro possesso mi sembrerebbe di capire che la bobina non ci sia. Quindi a chi dovremmo chiederla onorevole Fragalà?

FRAGALA’. A mio avviso dovremmo richiederla all'archivio della Corte d'appello che per ultima si è occupata del processo, mi sembra che sia la Corte di appello di Venezia. Chiedo inoltre che venga richiesta al Sismi una copia dell'informativa in originale e altresì la copia della bobina dell'intercettazione telefonica, ove esistente.

PRESIDENTE. Ho l'impressione che non si tratti della Corte di appello di Venezia, ma di quella di Brescia.

FRAGALA’. A mio parere ci sono elementi bastevoli per rintracciare quanto da me richiesto.

PRESIDENTE. Ribadisco che si dovrebbe trattare del tribunale di Brescia perché il processo contro Ferri e Stefanov si chiuse con una sentenza firmata dal presidente Carlo Ferrante il 10 marzo 1989 proprio a Brescia. Invece il processo di Venezia chiude l'altra tranche processuale del 1985…


Il lettore a questo punto si renderà conto di che cosa significa dover combattere contro un ‘muro di gomma’. Vediamo nella sostanza di riassumere quello che si è appreso nella seconda parte della ‘audizione’ del giudice Arcai…

a) il Sismi in data 29 maggio 1974 intecetta una telefonata nella quale Margherita Ragnoli, cosegretaria dell'Associazione per l’Amicizia Italia-Cuba di Brescia, afferma che dell'attentato di Piazza della Loggia del 28 maggio 1974 se ne era parlato sin dalla sera precedente il giorno in cui si era verificato e che essa era accorsa in Piazza della Loggia in quanto le era stato riferito che uno dei morti apparteneva all'associazione…
b) di questa nota riservata del Sismi non vengono informati né l'autorità giudiziaria, né gli organi di polizia giudiziaria e questa viene tenuta ‘segreta’ fino al 1989…

E’ certo che su questa ‘Associazione per l’Amicizia Italia-Cuba’ sarebbe stato il caso ad un certo punto quanto meno di indagare, cosa che in verità non sembra essere stata fatta. In attesa di ulteriori ‘approfondimenti’, quello che mi viene da dire è che una ‘associazione’ di tal genere somiglia molto a ‘organizazioni’ similari che sono servite da ‘copertura’ ad organizazioni terroristiche del tipo di quelle per le quali ha lavorato per tanti anni il nostro amico… ‘Carlos lo Sciacallo’… può darsi certo che mi sbaglio… ma può anche darsi di no


saluti!...

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sigmatau
Inviato: 8/5/2008 15:10  Aggiornato: 8/5/2008 15:32
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Senti un poco Oldboy… quando si riporta una frase la si riporta nel suo giusto contesto!… nel nostro caso la frase della Faranda si inserisce nel contesto seguente…

PRESIDENTE. Capisco che le pesi parlare di queste cose ma fanno parte della verità storica e in qualche modo le sottoponevate al processo. Quindi, vi è stato un interrogatorio più che un'intervista!

FARANDA. Sì, un interrogatorio; mi sono corretta.

PRESIDENTE. Difatti, la pubblicistica che se ne è occupata, l'intellettuale, che nella scorsa legislatura era consulente della Commissione stragi e che ha fatto di quel memoriale uno studio molto approfondito anche sotto il profilo filologico, è riuscito addirittura a ricostruire le possibili domande a cui Moro rispondeva. Da quello che sappiamo, però, Moro rispondeva scrivendo. Ecco, lei ha una qualche idea di che fine abbiano potuto fare i manoscritti del memoriale?

FARANDA. Io non li ho mai visti; mi fu detto che erano stati distrutti, però non posso averne la certezza perché non ho materialmente assistito alla loro distruzione.

PRESIDENTE. Questo ci riporta alla frase di Curcio che ricordavo prima: lei esclude che qualcuno di voi potesse usarli come una specie di ultima chance, di carta di trattativa con il potere dato che, ricostruito filologicamente anche nella versione più completa che nasce dal ritrovamento successivo delle carte in via Monte Nevoso, vi sono rimandi che non trovano corrispondenza, per cui sembrerebbe che il dattiloscritto non sia completo? Lei cosa ne pensa, non solo per ciò che sa, ma anche per effetto di successive riflessioni che lei ha potuto fare su tutta questa vicenda?

FARANDA. In coscienza non posso escludere una simile ipotesi per quanto mi appaia abbastanza peregrina e strana, perché poi i protagonisti di quella vicenda sono stati individuati, sono tutti indistintamente finiti in carcere e hanno pagato; quindi, non vedo a tal proposito quale forma di contrattazione possa essere avvenuta negli anni…


Leggendo l’intero contesto chiunque capisce che la ‘ipotesi peregrina’ cui allude la Faranda non è la presenza o meno di due ‘Mister X’, bensì la possibilità che parte dei manoscritti dell’interrogatorio di Aldo Moro siano stati usati da qualche brigatista come ‘ultima chance' per avere un qualche sconto di pena e per questo sono ad un certo punto ‘scomparsi’

saluti!...

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redna
Inviato: 8/5/2008 15:21  Aggiornato: 8/5/2008 15:21
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Va bene, qindi, non c'è nulla di strano nel fatto che la DC abbia rifiutato di trattare con le BR la liberazione di Moro.
---
E' talmente strano invece, che anche Cossiga lo fa presente.
Ha sempre sostenuto che la linea della DC era quella della trattativa e non si capiva perchè proprio con Moro questa linea era stata abbandonata.
Se Moro era un politico e presidente della DC proprio questo era il motivo per cui si doveva fare di tutto e di più per salvarlo.

Non dimenticare, poi che sulla stessa identica posizione stava - saldissimamente - il Partito Comunista di Berlinguer.
Il che rende ancora meno plausibile sospettare che la linea della non-trattativa nascondesse chissà quale secondo fine.
---
Avrebbe senso dire questo qualora Moro fosse stato rapito dopo, che il compromesso storico era diventato effettivo.
Si discuteva proprio quel giorno circa la partecipazione al governo del PC.
Almeno fosse stato il giorno dopo la discussione, almeno per vedere se era fattibile oppure veniva respinto questo, ma tutto invece è stato 'sistemato' con il rapimento di Moro.
Nessuno ha perso tempo per aspettare un giorno in più.

Potrebbe essere stato diverso, probabilmente, se si sapesse con chi doveva parlar Moro quella mattina?
Potrebbe essere stato diverso se si sapesse il perchè su via fani c'era un elicottero?
Potrebbe essere stato diverso se già la sera prima qualcuno che aveva sentito che la scorta e Moro erano GIA'rapite e la mattina successiva l'aveva detto alle autorità, si fosse fatta almeno un'indagine su questo fatto? ..o almeno avvertiti la scorta del pericolo...?

Per Moro non si è trattato perchè:
a)non si poteva
b)non si voleva
c)tutto era in mano a terzi per cui non si poteva e tanto meno si voleva (andare contro....)

..ovvimente in altri rapimento non è stato così...E non scrivevano nemmeno lettere....!

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 8/5/2008 15:22  Aggiornato: 8/5/2008 15:22
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau,

il punto è che, secondo la Faranda, tutti i protagonisti del sequestro e dell'omicidio di Moro "sono stati individuati e hanno pagato".

Nella sua deposizione, quindi, non c'è la benché minima conferma alla tua ipotesi.
(Secondo cui, se ho ben capito, due misteriosi personaggi incappucciati avrebbero interrogato Moro, scavando nel suo subconscio.)

Lo stesso si può dire della deposizione di Morucci.

Come ti dicevo ieri, tutti i brigatisti hanno raccontato che - dopo l'arresto di Curcio e Franceschini, nel 1974 - le BR diventarono molto più attente a trattare solo con persone fidatissime.
(Questo perché quegli arresti erano avvenuti a causa di un infiltrato.)

Quindi è davvero improbabile che abbiano fatto entrare due sconosciuti senza volto nella prigione di Moro.

redna
Inviato: 8/5/2008 15:33  Aggiornato: 8/5/2008 15:33
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
(Questo perchè quegli arresti erano avvenuti a causa di un infiltrato).
---
Curcio e Franceschini sono stati arrestati mentre dovevano incontrarsi anche con Moretti.
Moretti si è defilato....prima....

Quindi è davvero improbabile che abbiano fatto entrare due sconosciuti senza volto nella prigione di Moro.
---
Quindi è davvero probabile che le BR abbiano avuto all'interno infiltrato/infiltrati e abbiano fatto entrare nella prigione di Moro chi volevano.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 8/5/2008 15:38  Aggiornato: 8/5/2008 15:39
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna,

se tu sospetti che la "linea della fermezza" nascondesse qualche inconfessabile secondo fine, allora devi essere coerente.

Non dimenticare che tutti (ripeto: tutti) i più importanti partiti politici si schierarono contro ogni ipotesi di trattare con le BR.

Non solo la DC, ma anche (e con particolare decisione) il Partito Comunista.

Perfino il Partito Socialista, inizialmente, si pronunciò per la fermezza.
(Cambierà linea solo nel corso del sequestro.)

Quindi non ha senso parlare (e sospettare...) solo e soltanto della DC, visto che la sua posizione era identica a quella di tutte le maggiori forze politiche.

sigmatau
Inviato: 8/5/2008 16:27  Aggiornato: 8/5/2008 16:33
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Allora ragazzi…
… riporto di nuovo le risposte della Faranda alle domande di Fragalà e non di Pellegrino, il quale, al solito, cerca solo di far perdere tempo e creare confusione…

FRAGALA’. Ed allora, sempre su questo argomento voglio far fare un'altra riflessione. I servizi civili fecero una famosa intercettazione ambientale, dopo il sequestro Moro, nel carcere dell'Asinara, nel famoso padiglione in cui si incontravano i detenuti delle Brigate rosse, all'interno del carcere di massima sicurezza, che non si vedevano da tempo. Era evidentemente fatto apposta perché qualcuno cadesse nella trappola, tanto è vero che è stata ripresa una lunghissima intercettazione ambientale di due brigatisti che, alla fine del '78, si raccontavano tra loro del sequestro Moro, di come erano state preparate prima le domande, degli studi che erano stati fatti sulle correnti della DC, sulla storia della DC, sulla personalità di Moro, di come veniva trattato Moro, di quante docce si faceva, di chi e come lo interrogava, eccetera. Le voglio allora intanto chiedere: di questa famosa intercettazione ambientale depositata tra gli atti processuali del processo Moro lei sa qualcosa? E se lo sa, sa chi erano - adesso si può dire, dopo tanti anni; tra l'altro hanno già scontato la pena - i due brigatisti che sono stati intercettati quella volta all'Asinara?

FARANDA. Io vorrei chiedere venia, ma non ho letto tutti gli atti processo.

FRAGALA’. Quindi lei non ha mai sentito parlare di questa intercettazione?

FARANDA. No.

FRAGALA’. Comunque questa intercettazione risponde alla sua controriflessìone; cioè la preparazione dell'interrogatorio, secondo questi due brigatisti, doveva svolgersi con dei consulenti esperti della personalità di Moro e della storia delle correnti DC del famoso Stato imperialista delle multinazionali che a quanto pare stavano a Firenze


Allora ragazzi… la domanda di Fragalà e quella sottolineata e si riferisce [occhio…]a ‘cosulenti esperti provenienti da Firenze che avrebbero interrogato Aldo Moro’… La Faranda tergiversa un poco…

FARANDA. Ma questa intercettazione a quando risale?

FRAGALA’. Alla fine del 1978, cioè 6-8 mesi dopo il sequestro e la morte di Moro; al novembre-dicembre di quell'anno.

FARANDA. Quindi dopo che erano stati arrestati Azzolini e Bonisoli?

FRAGALA’. Sì. E’ possibile che si tratti di loro? Se lei lo sa, perché non ce lo dovrebbe dire?

FARANDA. Non lo so, sto cercando di arrivarci per deduzione, perché per parlare di simili argomenti doveva essere qualcuno che aveva vissuto quella esperienza, o quanto meno ne aveva sentito parlare da loro o aveva interpretato, in maniera più o meno corretta, delle cose dette da loro; comunque la fonte originaria, che poi poteva essere stata travisata o alterata nel corso del tempo, doveva necessariamente essere uno di loro. Solo da questo nasceva la mia domanda, cioè operavo per deduzione logica, non per conoscenza…


Ora Fragalà però perdela pazienza e riformula la domanda, sempre riferita ai ‘consulenti esperti’ di cui si è detto prima…

FRAGALA’. Quindi la sua deduzione è che potevano essere o due del comitato esecutivo, o due vicini al comitato esecutivo?…

E alla domanda alla fine la ‘ragazzuola’ così si decide di rispondere…

FARANDA. , credo proprio di sì

Già quindi non ci sarebbero dubbi… comunque Fragalà vuol essere certo di non essere stato frainteso e aggiunge…

FRAGALA’. Ma il contenuto dell'interrogatorio che conduceva Moretti non era a conoscenza, per esempio, sua o di Morucci, ma soltanto dei componenti del comitato esecutivo?

FARANDA. Noi venivamo aggiornati a grandi linee, non ci veniva riportato l'interrogatorio nel suo dettaglio.

FRAGALA’. Quindi non conoscevate quei particolari di come veniva proprio tenuto Moro durante gli interrogatori, di che tipo di reazione aveva? Nelle intercettazioni i due descrivono le reazioni anche psicologiche e fisiche di Moro…

FARANDA. No, a questo livello di dettaglio no…


Non mi pare vi siano dubbi a questo punto… o sbaglio?… in ogni caso, per quello che mi riguarda almeno, non perderò più tempo a discutere della cosa


saluti!...


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audisio
Inviato: 8/5/2008 16:35  Aggiornato: 8/5/2008 16:35
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Oldboy, scusa ma mi sai tanto di debunker se non altro
perchè riproponi l'antica tesi debunkista tanto usata per
il 911, per cui sarebbero i "complottisti" a dover confezionare
una tesi ben precisa e autoconcludente e non le autorità a
spiegare i buchi della versione ufficiale.
Per quanto riguarda via Gradoli, la questione della doccia è una
delle più assodate dell'intera vicenda Moro ed ora arrivi tu a
cercare di smontarla, molto a posteriori, sulla base di fantomatiche foto
della perquisizione che potrebbero essere state scattate dopo aver
riposto la doccia nella sua posizione.
Che una guerrigliera impegnata in un'operazione strategica per
la "rivoluzione" si dimentichi la doccia aperta, perdonami, vuol dire
veramente tentare di prenderci per c...o.
Quanto al pompiere, sai quante testimonianze e ritrattazioni o deposizioni
suggerite ci sono state, ad esempio, nel caso Ustica?
Ad ogni modo, la cosa più inverosimile del covo di via Gradoli sta nel fatto
che le BR si vanno a stabilire in una via ed in un palazzo stracolmo
di appartamenti in uso ai servizi. Paradossale che non siano stati scoperti
prima. L'unica spiegazione plausibile è che, in tal modo, servizi e brigatisti
potessero svolgere le proprie riunioni "interforze" senza dover uscire
all'esterno del fabbricato e quindi al riparo da occhi ed orecchie
indiscrete.
Per quanto riguarda Moretti, chiunque conosca la sua biografia non può
che concludere che sia un infiltrato e il fatto che a tale conclusione
non siano arrivati immediatamente i vertici delle BR indica che
l'infiltrazione fosse arrivata a piani molto alti o che, addirittura, gli unici
"puri" fossero i militanti di basso livello.

audisio
Inviato: 8/5/2008 16:42  Aggiornato: 8/5/2008 16:42
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Dimenticavo.
La lista degli iscritti alla P2 è, ovviamente, uno specchietto
per le allodole. Contiene solo i nomi che l'organizzazione
ha ritenuto di poter "bruciare" senza grossi danni.
Chiaramente per placare la curiosità dei magistrati occorreva
una lista abbastanza significativa, di quadri medi non di mezze
calzette perchè cà nisciuno è fesso.
L'importante era proteggere l'anonimato dei mammasantissima
e questo è stato fatto.
Lo dimostra il fatto che Gelli e la massoneria hanno continuato a
dominare la vita politica italiana fino ad oggi, riuscendo a concludere
appieno il "Piano di Rinascita Democratica" di Gelli proprio con le
elezioni appena concluse.
Ricordiamo, infatti, che il bipartitismo (con due partiti identici) era il primo
punto dell'Agenda Gelli.
Missione compiuta.

P.S.: per quanto mi riguarda, non mi stupirei che anche Enrico
Berlinguer (tra l'altro cugino del gladiatore Cossiga) facesse parte
della trama. Dopo il 911, io non mi stupisco più di nulla.

Oldboy
Inviato: 8/5/2008 16:44  Aggiornato: 8/5/2008 16:44
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau,

non mi pare proprio che la Faranda "tergiversi", come tu sostieni.
Risponde semplicemente - sulla base di ciò che sa - alle domande del commissario.

E non vedo nulla di strano, né di sospetto, nelle sue risposte.

La Faranda non dice affatto che nella prigione di Moro siano entrati soggetti estranei alle BR.

Dice anzi che - per quanto ne sa - tutti i protagonisti della vicenda "sono stati individuati e hanno pagato".
(E quindi erano tutti brigatisti.)

D'altronde perché mai dovrebbe mentire, dopo 30 anni?

Oldboy
Inviato: 8/5/2008 16:55  Aggiornato: 8/5/2008 16:55
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Audisio,

se tu pensi che le BR e i servizi fossero pappa e ciccia (e addirittura coinquilini a via Gradoli), perché mai i servizi avrebbero dovuto "bruciare" quel covo?...

Forse per "lanciare un messaggio" alle BR?

Ma non ha senso: se erano coinquilini ci sarebbero stati mille modi, per comunicare, senza bruciare uno dei pochissimi covi delle BR a Roma.
(Un covo pieno di armi, oltretutto.)

Ma l'ipotesi del covo "fatto scoprire" apposta potrebbe anche essere plausibile, se la famosa doccia fosse stata trovata in una posizione strana e sospetta.
(Come molti hanno sostenuto.)

Ma non è così: le foto della perquisizione (che non sono affatto "fantomatiche") rendono quell'ipotesi molto, molto improbabile.

audisio
Inviato: 8/5/2008 17:34  Aggiornato: 8/5/2008 17:34
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione
Oldboy ha scritto:

Audisio,

se tu pensi che le BR e i servizi fossero pappa e ciccia (e addirittura coinquilini a via Gradoli), perché mai i servizi avrebbero dovuto "bruciare" quel covo?...
------------------------------------------------------------

Bè, ad esempio perchè il covo era ormai bruciato per la storia
della seduta spiritica e si era riusciti a distrarre l'attenzione dirottandola
sul paese del viterbese, così una fuga in fretta e furia con doccia
lasciata aperta poteva rassicurare l'opinione pubblica che dopo un primo,
comprensibile errore gli inquirenti fossero ormai sulle tracce dei BR.
Era importante far credere alla gente che si stava facendo di tutto per
salvare Moro.
Questa ricostruzione sottintende che qualcuno, all'interno degli apparati
(o tra i brigatisti) remasse contro (mi riferisco sempre alla seduta
spiritica) ma in un caso così complesso mi sembra abbastanza normale, gli interessi sono tanti e tra loro intrecciati in spirali intricatissime.

audisio
Inviato: 8/5/2008 17:40  Aggiornato: 8/5/2008 17:40
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Tra l'altro, Oldboy, trascuri una cosa.
Se gli inquirenti erano onestamente sicuri che l'allagamento
fosse del tutto non voluto, perchè non hanno atteso il
ritorno dei BR per arrestarli?
Secondo, tu asserisci che queste foto della doccia siano
attendibili. Ammesso e non concesso, allora ce ne sono altre
che mostrano bombe a mano in ordine sparso sul pavimento,
un cassetto aperto con mitragliatori in bella vista ecc.
Chiaro segno di un covo abbandonato volutamente o pensi che i
BR vivessero in quel covo in quelle condizioni, facendo lo slalom tra le
bombe?
Questo pone fine al discorso.

Oldboy
Inviato: 8/5/2008 17:49  Aggiornato: 8/5/2008 17:54
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Audisio,

scusa ma il discorso non è chiuso, per nulla.

Rispondo subito al tuo dubbio: non furono gli inquirenti a scoprire il covo di via Gradoli.
Furono i pompieri, chiamati dagli inquilini del piano di sotto!

Solo dopo furono chiamate le forze dell'ordine, ma a quel punto la notizia era ormai di dominio pubblico.
(C'era perfino una piccola folla di curiosi, a osservare dalla strada le manovre dei pompieri, e poi l'arrivo delle forze dell'ordine.)

Quindi non fu possibile - per ragioni evidentissime - aspettare di nascosto che i brigatisti tornassero in via Gradoli.

Se fosse stata la polizia, a scoprire il covo, allora avrebbe potuto fare ciò che tu suggerisci.
(Mantenendo segreta la notizia, ovviamente.)

Anche la dinamica con cui il covo fu scoperto, quindi, rende molto probabile che il tutto sia stato casuale, senza manine o misteriosi registi dietro le quinte.

audisio
Inviato: 8/5/2008 17:55  Aggiornato: 8/5/2008 17:55
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Ancora:
ad attirare l'attenzione degli inquirenti su via Gradoli è la
signora Moro, la quale dopo l'infruttuosa invasione del
paesino viterbese fa la cosa più semplice di questo mondo
e che avrebbero dovuto fare i poliziotti non una donna
angosciata: cerca di immaginare se Gradoli possa essere altro
che un paese e le viene in mente la possibilità che sia una via.
Ora, secondo la signora Moro fu il Ministro dell'Interno in persona
(ossia il gladiator Cossiga) a dirle che tale via non esisteva sullo
stradario delle Pagine Gialle.
La signora, ovviamente, va a controllare di persona e la strada c'è
(d'altronde, esisteva, non era un miraggio e ci saranno anche dei
documenti comunali in cui figurano anche le strade di più recente
costituzione). Quindi insiste ma ottiene ancora risposte evasive.
Solo dopo ulteriori pressioni, le viene riferito che agenti sono andati
a controllare ma non hanno trovato nulla. Si tratta del famoso controllo
all'acqua di rose durante il quale gli agenti interrogarono solo coloro
che avevano aperto la porta sorvolando sugli altri. Ma che minc...
di controllo è?
Tutte le affermazioni della signora Moro sono state confermate dal figlio
Giovanni, compreso il diniego da parte di Cossiga in persona.
Basta per stabilire una volta per tutte la copertura del covo di via
Gradoli da parte delle massime autorità dello Stato dell'epoca?

redna
Inviato: 8/5/2008 17:55  Aggiornato: 8/5/2008 17:59
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Non dmenticare che tutti (ripeto:tutti) i più importanti partiti politici si schierarono contro ogni ipotesi di trattare con le BR.
---
E questo è il vero sospetto.
Possibile che il presidente della DC non si potesse salvare?
Possibile che i comunisti non volessero salvare moro che voleva il compromesso storico?
Possibile che i socialisti,pure loro, si accodassero, anche se riluttanti?

Più che sospetti queste sono certezze:l'italia in quel momento doveva SOTTOSTARE....a chi lo vedremo, qualora non ci fossimo ancora arrivati...

Moro era presidente della DC pertanto sulla DC è caduta la colpa maggiore del comportamento nella grave situazione.

Oldboy, audisio,

state cazzeggiando.....Via gradoli/il lago della duchessa/il falso comunicato n.7...

Continuiamo il 3d oppure ci mettiamo ad andar dietro a stupidate?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 8/5/2008 18:04  Aggiornato: 8/5/2008 18:10
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Audisio,

quello a via Gradoli non fu "un controllo all'acqua di rose".

E' vero che i poliziotti suonarono il campanello e, non ricevendo risposta, se ne andarono.
Ma che cosa avrebbero dovuto fare, secondo te, sfondare la porta d'ingresso di tutti quegli appartamenti i cui abitanti non rispondevano??...

Ti pare possibile, e logico, sfondare la porta di decine e decine di appartamenti in tutto un quartiere (o anche solo di una via)?...

Non ci sarebbero stati uomini sufficienti - poi - per piantonare tutte queste abitazioni.
(Se non altro per difenderle dai ladri...)

Ma è evidente che un'operazione del genere sarebbe stata impensabile, assurda e - soprattutto - inutile al fine di trovare Moro.

audisio
Inviato: 8/5/2008 18:06  Aggiornato: 8/5/2008 18:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione
Oldboy ha scritto:
Solo dopo furono chiamate le forze dell'ordine, ma a quel punto la notizia era ormai di dominio pubblico.
(C'era perfino una piccola folla di curiosi, a osservare dalla strada le manovre dei pompieri, e poi l'arrivo delle forze dell'ordine.)
-------------------------------------------------------------

E che vuol dire?
I pompieri sono tenuti al silenzio, la folla si poteva sgombrare in
pochissimo tempo dicendo che il problema era stato risolto.
E i brigatisti sarebbero potuti tornare dopo ore ed essere catturati
lo stesso, se si fosse tenuto il dovuto riserbo.
Non solo, si utilizza la questione della scarsa professionalità dei
poliziotti nel tenere la zona pulita e quindi tendere la trappola ai
brigatisti, per creare un'altra leggenda metropolitana ossia il fatto
che grazie a tale imperizia Moretti si sia potuto accorgere in tempo
che il covo era bruciato, potendo allontarsi tranquillamente in
groppa al suo vespino. Ma abbiamo visto che il covo è stato volutamente
abbandonato: risulta dai verbali della polizia che l'interno del covo era un
casino di armi sparpagliate per tutta casa. Pensate, ripeto, che si possa
tenere un covo rischiando di cadere su una bomba a mano o su una
pistola (evidentemente col colpo in canna se no che la tieni a fare in
bella vista) abbandonata sul pavimento?
Dunque, la cosa più probabile è che Moretti fosse lì a verificare che
il sistema dell'allagamento avesse prodotto il risultato voluto, ossia la
scoperta del covo.

audisio
Inviato: 8/5/2008 18:13  Aggiornato: 8/5/2008 18:13
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione
Oldboy ha scritto:
Ma che cosa avrebbero dovuto fare, secondo te, sfondare la porta d'ingresso di tutti quegli appartamenti i cui abitanti non rispondevano??...
---------------------------------------------------

Scusa, ma ci fai o ci sei?
Sarebbero dovuti tornare e tornare e tornare e tornare finchè
qualcuno avesse aperto e se ciò non avesse prodotto risultati
anche lo sfondamento della porta, perchè no, lo hanno fatto
per migliaia di case nella retata stile Santiago del Cile del 7 aprile
perchè no per pochi condomini?
Tanto lo Stato avrebbe poi risarcito i danneggiati.
O gli agenti pensavano che i brigatisti avrebbero aperto tranquillamente
magari offrendogli anche un buon whisky?
Ma dai...
Ha ragione redna, non ha senso continuare se non ti arrendi all'evidenza.

Oldboy
Inviato: 8/5/2008 18:16  Aggiornato: 8/5/2008 18:20
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Audisio,

in via Gradoli la situazione ormai era fuori controllo: la notizia era già di dominio pubblico.

Non era più possibile mettere indietro gli orologi, o fare finta che nessuno sapesse nulla.

(Né scacciare la folla che si era radunata sulla strada, a via Gradoli, magari pregandola con un megafono:
"Mi raccomando, acqua in bocca, eh?
Così becchiamo i birbaccioni che hanno rapito Moro!"...)

E' evidente che le forze dell'ordine avrebbero fatto ciò che tu suggerisci, se fossero state loro a scoprire il covo.
Ma non fu così.

Anche questi fatti rendono molto improbabile che ci sia chissà quale verità nascosta, dietro la scoperta del covo di via Gradoli.

audisio
Inviato: 8/5/2008 18:21  Aggiornato: 8/5/2008 18:21
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Vabbè, dopo aver salutato il "fratello di loggia" Oldboy,
possiamo continuare da dove avevamo lasciato.

Oldboy
Inviato: 8/5/2008 18:25  Aggiornato: 8/5/2008 18:29
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Audisio,

gli arresti del 7 aprile 1979 non c'entrano assolutamente nulla.
Hai fatto l'esempio sbagliato.

Certo che - avendo un mandato d'arresto - le forze dell'ordine possono anche sfondare la porta.
Possono anche sfondarne parecchie, se le persone da arrestare sono parecchie.

Ma la faccenda di via Gradoli è COMPLETAMENTE diversa.

In quel caso, non sarebbe stato né logico né utile mettersi a buttare giù decine e decine di porte d'ingresso in tutto un quartiere, sperando di beccare prima o poi quella giusta...

Come dicevo, poi non ci sarebbero stati nemmeno uomini sufficienti per piantonarle, queste porte.
(Per difenderle dai ladri o per attendere che - cosa improbabile - i brigatisti tornassero tranquillamente a casa...)

redna
Inviato: 8/5/2008 18:48  Aggiornato: 8/5/2008 18:48
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Il ruolo di Oldboy in questo 3d l'abbiamo capito....pertanto suggerisco di continuare da dove ci siamo fermati.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 8/5/2008 18:52  Aggiornato: 8/5/2008 18:53
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna,

quale sarebbe il mio ruolo, scusa?

Abbi la gentilezza di spiegarmelo.

Redazione
Inviato: 8/5/2008 20:17  Aggiornato: 8/5/2008 20:17
Webmaster
Iscritto: 8/3/2004
Da:
Inviati: 19594
 Re: Indagine sul caso Moro
REDNA, OLDBOY, AUDISIO (altri): evitate commenti personali perfavore.

gobbo
Inviato: 9/5/2008 9:31  Aggiornato: 9/5/2008 9:31
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 19/9/2005
Da: Neverland
Inviati: 1347
 Re: Indagine sul caso Moro
Ciao Oldboy
Sei entrato in questa discussione partendo da una sola tesi,che per altro è supportata dal libro di Satta, la vicenda Moro è stata tutto scritta,non ci sono punti oscuri,zone d’ombra,non ci sono secreti e soprattutto non ci sono complotti.
Ovviamente ognuno è liberò di sostenere le tesi che più gli aggradano,la libertà di espressione è sancito dalla Costituzione, ma quando questa o queste vano contro ai fatti o smentiti da essi credo che un bagno di umiltà per chi li propaga sarebbe la minima cosa che può fare.
Comunque voglio precisare che in nessun modo io voglio convincere te o chi che sia,il bello di una discussione pubblica è che ognuno dice la sua e poi chi legge trae le conclusioni.
Veniamo alle tue affermazioni in questa discussione.
All’inizio dei tuoi interventi tu dici:

Citazione:

Forse che si voleva estorcergli informazioni "sensibili", come si usa dire oggi?
Ma Moro non ne aveva.
Ci sono molti dubbi che conoscesse perfino l'esistenza di Gladio.
(Non era nemmeno mai stato ministro della Difesa.)

Già all'epoca di via Fani, la Nato aveva rassicurato (in forma riservata) il governo italiano: Moro non era in possesso di informazioni tali da mettere in pericolo l'alleanza.


Per uno che in pratica era il Presidente del Consiglio in ombra nonche l’uomo di punta della DC dire che non era a conoscenza di informazioni sensibili è un po’ difficile da credere.
Andreotti stesso in una intervista televisiva se non vado errato a Zavoli quando gli si chiede un parere del perché le Br cambiano idea e non rapiscono lui dice (vado a memoria) :”Io non ero cosi importante e poi quello che si occupava dei servizi era Moro,voleva e sapeva tutto di tutti”.
Adesso io non so cosa la Nato ha passato al governo ma sarà stata una balla colossale se Cossiga,un altro che di secreti se ne intende, non più di due mesi fa in un intervista a Panorama conferma la notizia del ruolo di Gladio durante il sequestro e dei particolari rapporti tra Moro e Gladio. Afferma anche che furono agenti del Mossad israeliano a far saltare, mentre era in volo, Argo 16, l’aereo utilizzato per i “trasporti clandestini” di Gladio. Fu una ritorsione per la liberazione, voluta proprio da Moro, dei due terroristi palestinesi che avevano tentato di colpire un aereo della compagnia israeliana El Al sulla pista dell’aeroporto di Fiumicino.

Via Gradoli
Su via Gradoli tu scrivi nei tuoi vari post:
Citazione:

Comunque credo - con un pizzico di immodestia - di aver portato un contributo alla discussione, a proposito della famosa scoperta del covo di via Gradoli.

Almeno per quanto riguarda quella vicenda, le foto della perquisizione tolgono molti dubbi.

Il covo di via Gradoli fu scoperto per caso: questa è l'ipotesi più logica e verosimile.
E' vero che i poliziotti suonarono il campanello e, non ricevendo risposta, se ne andarono.
Ma che cosa avrebbero dovuto fare, secondo te, sfondare la porta d'ingresso di tutti quegli appartamenti i cui abitanti non rispondevano??...

Ti pare possibile, e logico, sfondare la porta di decine e decine di appartamenti in tutto un quartiere (o anche solo di una via)?...


Per quanto riguarda la storia delle foto io sempre dal documentario di Zavoli ricordo una storia un po’ diversa e dal altra parte varie fonti giornalistiche che parlano proprio delle dichiarazioni dei vigili del fuoco però in senso contrario da te segnalato. Ma forse sbaglio io e la totalità degli organi di stampa a riportare delle dichiarazioni non veritiere.
Che via Gradoli fu scoperta per caso questa lasciamelo dire ma è una balla colossale.

Punto 1)La polizia controlla l’appartamento il 18 Marzo. Non trova nessuno e se ne va,contravvenendo gli ordini del Dott.Infelisi titolare dell’inchiesta che aveva ordinato :
che degli appartamenti chiusi o si sfondassero le porte o si attendesse l'arrivo degli inquilini.
E come ci dice Sciascia nella sua relazione di minoranza alla Commissione d'inchiesta sul Caso Moro Ordine è eseguito in innumerevoli casi, e con gran disagio di cittadini innocenti; ma proprio in quell'unico caso (unico per quanto sappiamo), che poteva sortire a un effetto di incalcolabile portata, non viene eseguito. Pare che l'assicurazione dei vicini che l'appartamento fosse abitato da persone tranquille, sia bastata al funzionario di polizia per rinunciare a visitarlo: mentre appunto tale assicurazione avrebbe dovuto insospettirlo.
Per di più come appurato per la perquisizione mancata del 18 è stato successivamente riprodotto una documentazione palesemente falsificata dalla Polizia.

Punto2) Alla Polizia gli sono arrivati almeno due segnalazioni uno e la famosa indicazione fata da Prodi la quale non riportava solo il nome Gradoli ma anche il numero civico 96 e l’altra dal ex parlamentare DC Benito Cazora che testimoniando davanti alla Corte d'assise di Perugia durante il processo Pecorelli dichiara di avere informato il questore di Roma una settimana dopo il sequestro.
Punto 3) Sempre Sciascia scrive : Vi Arrivarono primi i pompieri, naturalmente; e capirono e segnalarono di trovarsi in un covo.
E a questo punto altro garbuglio, altro mistero: i giornalisti arrivarono prima della polizia; i carabinieri seppero della scoperta soltanto perché riuscirono a intercettare una comunicazione radio della polizia; il giudice inquirente apprese la notizia due ore dopo: non dalla polizia, ma dai carabinieri. E fu costretto, il giudice Infelisi, a ordinare il sequestro dei documenti trovati nel covo, a far si che anche i carabinieri ne prendessero visione (ma il questore De Francesco nega di aver posto il veto a che i documenti li vedessero i carabinieri e dice di ignorare il sequestro ordinato dal giudice: contrasto rimasto irrisolto).
Non si provvide, inoltre, al rilevamento delle impronte digitali nel covo; né pare sia stato prontamente e accuratamente inventariato e vagliato il materiale rinvenuto. Il qual materiale, a giudizio del dottor Infelisi non apportava alcuna indicazione relativamente al luogo in cui poteva trovarsi Moro; ma sente il bisogno, il giudice, di mettere questo inquietante inciso: "almeno quello di cui io ho avuto conoscenza": così aprendo come possibile il fatto che possa esserci stato del materiale sottratto alla sua conoscenza.

Domanda :da quando in qua in un covo non si prendono le impronte???

Via Fanni
Citazione:
Nel libro la questione è sviscerata in modo davvero esauriente, con tanto di trascrizione dell'interrogatorio in cui il responsabile della SIP spiega come e perché la storia del "black out" sia solo un equivoco.


Io non so come viene sviscerato la questione a me risulta che il capo della Digos il Dott Domenico Spinella dichiarò alla Comissione Moro :” un atteggiamento di assoluta non collaborazione da parte della Sip, che ancora oggi dovrebbe essere perseguito dall'autorità giudiziaria"
Le cronache successive riportano queste informazioni:
14 aprile, alla redazione del Messaggero, è attesa una telefonata dei rapitori, vengono così raccordate in un locale della polizia, per poter stabilire la derivazione, le sei linee della redazione del giornale, ma al momento della chiamata la DIGOS accerta l’interruzione di tutte e sei le linee di derivazione e non può risalire al telefonista. Quest’assoluta non collaborazione, quando non si è trattato di vero e proprio sabotaggio, se si pensa alla straordinaria efficienza dimostrata dall’azienda in altre circostanze, ha compromesso in modo definitivo l’esito delle indagini. La Sip doveva essere denunciata.
L’allora direttore generale della SIP era un iscritto alla P2, Michele Principe, si capisce come il non funzionamento della stessa fu reso con tanta efficienza. La SIP può essere annoverata insieme ad altri apparati che hanno di proposito dimostrato inefficienza anche se in grado di operare efficacemente.
A condurre l’operazione al centralino della SIP fu il commissario Antonio Esposito, iscritto alla P2 dunque presunto incaricato di Gelli, il suo numero di telefono venne trovato nell’abitazione del capo della colonna romana, Valerio Morucci durante il suo arresto, Morucci sarà proprio il brigatista che annuncerà, dalla stazione Roma Termini, la morte di Moro. I giudici non fecero mai particolari domande in merito a questo numero.
Il 28 marzo 1978 arrivò alla redazione de “Il Messaggero” una telefonata delle Br, la telefonata fu interrotta, di conseguenza fu impossibile scoprirne l’origine.Come per il resto delle telefonate fatte ai brigatisti alla Redazione de “Il Messaggero”

Già nel lontano 1991 il giudice Casson apre un' inchiesta sulla presunta esistenza all'interno della Sip di una struttura operante in stretto contatto con i servizi segreti. La società telefonica, dal canto suo, sostiene in una nota che la struttura esistente e' regolarmente autorizzata a livello ministeriale. La rete esistente all'interno della Sip, secondo quanto si e' appreso, avrebbe una dimensione nazionale, con un'articolazione regionale, e sarebbe operante almeno dalla fine degli anni sessanta. Gli addetti a questa struttura sarebbero dipendenti retribuiti dalla Sip e, sempre secondo indiscrezioni trapelate a palazzo di giustizia, controllati dai servizi segreti. Tra le attivita' svolte dalla struttura vi sarebbero intercettazioni telefoniche, collegamenti specifici e parziali interruzioni di linea in particolari circostanze. E singolare il fato che anche dopo la strage di Bologna si “spengono” le linee telefoniche.

Servizi segreti
Citazione:
E nessuno di loro ha mai parlato di ingerenze da parte di servizi segreti, nostrani o stranieri che fossero

Ovvio che non ne parlano perchè devono poi spiegare molte cose tipo Morucci che si fa beccare con il numero privato di un losco personaggio come il Monsignor Marcinkus oppure come già detto di un Commissario della Polizia , come Senzani che divide l’appartamento a Firenze con un agente del Sismi,come Moretti che fa dei viaggi “strani” alla sede del Hyperion a Parigi oppure quelli fatti a Catania e mai indagate fino in fondo,viaggio quest’ultimo che suscita lo stupore degli altri brigatisti quando sentono questo fatto in sede processuale,stranamente loro erano all’oscuro di questi suoi movimenti.
Ma lasciando da parte gli assassini non posso non citare qua le due interviste fatte da due amici e collaboratori di Moro,Corrado Guerzoni suo ex-segretraio e Giovanni Galloni i quali parlano di un intervento dei servizi segreti americani e israeliani nel caso Moro. Galloni in un intervista a RaiNews24 riporta una confidenza del Moro stesso : 'La mia preoccupazione è questa: che io so per certa la notizia che i servizi segreti sia americani che israeliani hanno infiltrati nelle BR ma noi non siamo stati avvertiti di questo, sennò i covi li avremmo trovati' "

Scusate per questo post cosi lungo,solo che volevo racchiudere in un unico post tutte le mie obbiezioni.
Se ci siete riusciti a leggere anche quest'ultima riga vi debbo ringraziare per la pazienza.


il gobbo

I LINK.VOGLIO VEDERE I LINK,PLEASE.
sigmatau
Inviato: 9/5/2008 11:04  Aggiornato: 9/5/2008 11:49
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ottimo l’intervento di Gobbo!… Vorrei soltanto spendere due parole su ‘quello che sapeva’ Aldo Moro. Uno dei ‘punti misteriosi’ su cui non è stata fatta luce se non in minima parte riguarda proprio gli ‘inettorrogatori’ ai queli Aldo Moro è stato sottoposto durante la prigionia. Questo aspetto è, a mio modo di vedere, fondamentale nel senso che proprio attraverso l’approfondimento di ciò è possibile risalire ai 'registi’ del rapimento e della uccisione deloo statista democristiano. Dalle dichirazioni rese dalla Faranda e da Morucci [che più di una volta io stesso ho riportato in dettaglio…] appaiono incontrovertibilmente accertati i seguenti punti…

a) Aldo Moro fu sottoposto a numerosi e prolungati ‘interrogatori’ ai quali furono presenti unicamente Mario Moretti e alcuni ‘sconosciuti’ che si diceva facessero parte del ‘comitato direttivo’ che aveva sede a Firenze. A nessun membro della ‘colonna romana’ delle Br fù consentito di presenziare a tali ‘interrogatori’…
b) le bobine contenenti i particolari degli ‘interrogatori’ furono distrutte, secondo la Faranda, per ‘proteggere l’identità degli intervistatori’…
c) sempre secondo la Faranda, anche i ‘manoscritti’ contenenti le dichirazioni rilasciate da Aldo Moro nel corso degli ‘interrogatori’ sono stati in gran parte distrutti perché ‘ritenuti poco importanti’ …

E’ del tutto evidente il motivo per cui Aldo Moro non è stato assassinato immediatamente in via Fani: qualcuno voleva conoscere la lui ‘informazioni’ ritenute di importanza tale da ‘giustificare’ il rischio connesso con otto settimane ininterrotte di ‘detenzione’ del soggetto per il ritrovamento del quale erano impegnate imponenti forze di polizia. La domanda ovvia a questo punto sarebbe: e qual era il tipo di ‘informazioni’ che si voleva da lui?… Che si trattasse di informazioni di natura ‘militare’ [in particolare riguardo alla organizzazione ‘Gladio’…] lo si può ragionevolmente escludere poiché in tali informazioni [ammesso e non concesso che Aldo Moro le conoscesse in dettaglio…] sarebbero state eventualmente ‘appetibili’ per i servizi dell’Europa Orintale e nessun ‘indizio’ evidente sembra coinvolgere il Kgb o similari strutture del paesi satelliti dell’URSS. Che si trattasse di informazioni di ‘politica interna italiana’ lo si può pure escludere in quanto i rischi l’intera operazione sarebbero stati chiaramente ‘sproporzionati’ ai prevedibili risultati. La domanda a questo punto sarebbe: quali altri possibili ‘scenari’ sono ipotizzabili?…

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 9/5/2008 11:31  Aggiornato: 9/5/2008 14:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Proprio oggi sono trascorsi 30 anni dall'assassinio
http://www.apcom.net/newspolitica/20080509_103801_46852c2_39153.shtml

Un pensiero alle famiglie di tutti gli uccisi è d'obbligo e il loro dolore che si portano da 30 anni certamente non è diminuito.

----
Sigmatau scrive:
la domanda a questo punto sarebbe: quali altri possibili 'scenari' sono ipotizzabili?
---
Quello che è successo non può essere rifatto.
Le persone coinvolte i via fani dicono quello che vogliono dire e nessuno le può contraddire.
Ma come dare per vero quello che dicono gli autori della strage?
Se l'autore di un delitto dice : sono stato io, per un tornaconto e senza testimoni , e invece ha assoldato altri e 'per immagine' ha arrogato a se stesso il fatto, come è possibile credere?
Eppure sentenze e commissioni sono state fatte su queste testimonianze.
http://www.fondazionecipriani.it/
2 maggio 1978
Pecorelli scrive:
L'agguato in via Fani porta il segno di un lucido potere.
....
Curcio e Franceschini in questa fase, devono fornire a quelli che ritengono occasionali alleatii una credibile copertura agli occhi delle masse italiane.
In cambio otterranno trattamenti di favore.
Quindi la pacificazione.......................................................................................................

Questo lo scriveva Pecorelli!

---edit
giusto per avere un'idea di com'erano i brigatisti:.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200805articoli/32623girata.asp

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
francesco7
Inviato: 9/5/2008 12:04  Aggiornato: 9/5/2008 12:04
Mi sento vacillare
Iscritto: 25/5/2006
Da: Tarentum
Inviati: 886
 Re: Indagine sul caso Moro
Non so se questo link è già stato postato comunque vorrei segnalare questo commento che mette in chiaro il "cui prodest" del sequestro e dell'uccisione di Aldo Moro:"Il fatto è che le motivazioni di questo sequestro sono fumose, oscure, inspiegate. Non hanno senso. Hanno rapito Moro per avere notizie da lui sulla DC e sul SIM? Ma poi quello che da lui vengono a sapere non lo usano né lo diffondono, nonostante quello che hanno sempre proclamato. Perché? Quanto all’altra motivazione: la liberazione dei compagni in galera è la cosa più cretina e incredibile che potessero trovare, visto che non vogliono trattare. Inoltre vogliono il riconoscimento politico da un “regime” che disprezzano e ritengono illegittimo: ma che senso ha? Non si capisce che cosa vogliano realmente. Tutta la storia non sta in piedi. Sono motivazioni e obiettivi abborracciati, insensati, contradditori e stupidi. Ma se cambiamo i termini della questione, se al rapimento diamo obiettivi diversi, allora tutto di colpo ha un senso. Per esempio: se si volesse togliersi dai piedi un personaggio ingombrante e potente come Moro, ridimensionare una sinistra che cresce in maniera esponenziale, ricompattare una DC che si sta sfasciando sotto il peso degli scandali e ridarle una verginità politica…. Beh, ci pare che questi obiettivi siano stati raggiunti. Fra l’altro la ferocia delle BR equilibra quella della destra eversiva e dà maggior credibilità alla teoria degli “opposti estremismi”, rafforzando le posizioni centriste e dunque ancora una volta la DC. Insomma queste BR hanno fatto la fortuna del proprio nemico. Ma guarda che combinazione. In mezzo c’è l’agnello sacrificale, l’uomo delle mediazioni, che cerca di giocare la partita più importante della sua vita, da una posizione decisamente penalizzata".

La mente non è un vaso da riempire ma un legno da far ardere perché s'infuochi il gusto della ricerca e l'amore della verità. (Plutarco)
audisio
Inviato: 9/5/2008 12:06  Aggiornato: 9/5/2008 12:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Il punto nodale resta lì sullo sfondo:
perchè è stata messa in piedi l'operazione Moro?
Dunque, a prescindere dai mandanti ultimi, siamo
giunti (credo) alla conclusione che le BR siano una foglia
di fico per un'operazione sostanzialmente gestita dalla
P2 e dai servizi di vari paesi.
Ma qual era il progetto della P2, il motivo di fondo per cui
Gelli crea una sua propria loggia separata e autonoma?
Allora andiamoci a leggere il "Piano di Rinascita Democratica"
e forse potremo comprendere.
In realtà, Gelli non vuole colpi di Stato o dittature militari, sono
troppo "ancien regime", costano molto in termini di preparazione
e gestione successiva e generano naturali reazioni che a lungo
andare rovesciano nuovamente la situazione.
No, Gelli vuole un sistema "dolcemente" autoritario che garantisca
nel tempo il potere delle oligarchie padronali ma, soprattutto,
finanziarie. E per far questo ha bisogno che il conflitto scompaia
dalla scena politica, sia quello nelle piazze che si configura per connotati
di classe, sia quello che normalmente si dipana nei corridoi della
politica e che serve per il contemperamento degli interessi,
una politica che in ogni caso ha costruito uno Stato sociale che l'Europa
ci invidia, un sistema sanitario che ha portato (nel bene e nel male)
l'assistenza sanitaria in tutte le case, anche le più miserrime,
un'istruzione laica sebbene si sia nel paese più cattolico del mondo e
in cui la Chiesa fa sentire maggiormente il suo peso in politica senza
per questo riuscire ad evitare che si pervenga a leggi sull'aborto e il
divorzio. E questo è proprio il frutto della dialettica tra i partiti e tra
le varie anime dell'Italia.
Bene, Gelli vuole che tutto ciò scompaia e per ottenerlo deve,
innanzitutto, distruggere la DC che è il vero puntello del sistema.
E tra noi lo possiamo dire, la morte di Moro segna l'inizio della fine
della DC e della Prima Repubblica.
Cosa ne pensate?

audisio
Inviato: 9/5/2008 12:20  Aggiornato: 9/5/2008 12:20
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Ora, a 30 anni di distanza, cosa abbiamo?
Un impero mediatico che costruisce i nostri gusti
e i nostri bisogni e che indirizza le opinioni politiche:
la campagna sui rumeni prima delle elezioni è stata
esemplare da questo punto di vista.
Infatti, lo scotto di questa campagna non l'ha pagato
il secondo polo del partito bicefalo voluto da Gelli, ossia
il PD, bensì la sinistra cosiddetta "radicale" (visto che radicale non lo è
mai stata) che era comunque avulsa dal sistema americano prediletto
da Gelli.
E qui arriviamo al secondo punto: siamo arrivati alla terza repubblica.
Per chi ha seguito le ultime puntate di Porta a Porta, la verità si è
stagliata limpida e abbagliante. Due correnti di uno stesso partito,
PDL e PD (notate l'ironia quasi beffarda che caratterizza da sempre
l'agire dei massoni di grado elevato, i due partiti hanno un nome
praticamente identico) che si scambiano baci e abbracci, patenti di
simpatia, entrambi schierati a spada tratta a difesa di Israele e della
politica di guerra USA. Chi mai più parlerà in Parlamento contro la
nuova base USA a Vicenza?
E stiamo perdendo tutti i nostri diritti, sanità, previdenza, istruzione,
tutto verrà privatizzato e clericalizzato. In appena 30 anni, hanno
cancellato (o posto le basi per cancelllare) tutto ciò che i nostri
nonni o padri avevano ottenuto per garantire una vita decente e non
da schiavi per i propri figli.
Ma tutto ciò era esattamente l'obiettivo che si prefiggeva Gelli e la
sua massoneria operativa (nel senso che agisce per modificare la
società). Una società autoritaria ma che non appaia come tale con
un'elite che si riproduca per censo o per cooptazione e non per merito
o per rappresentanza e ai suoi piedi un mondo di schiavi che devono
chiedere in ginocchio di poter andare al cesso fra una telefonata e
l'altra pagata 5 euro (lordi).
E' questa la semplice e crudele realtà la cui lettura ci illumina ( )
sui burattinai che hanno tirato le fila del caso Moro: Gelli e i suoi mandanti
hanno vinto.

sigmatau
Inviato: 9/5/2008 12:22  Aggiornato: 9/5/2008 12:24
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
audisio: ... a prescindere dai mandanti ultimi, siamo
giunti [credo] alla conclusione che le BR siano una foglia
di fico per un'operazione sostanzialmente gestita dalla
P2 e dai servizi di vari paesi....

La P2 e in aggiunta 'i servizi di vari paesi'?... un pò troppa 'carne al fuoco' mi pare!... Ipotizziamo comunque che il 'regista' di tutto sia stato Licio Gelli... ipotizziamo pure questo... in tal caso perchè il 'Maestro Venerabile' non ha dato disposizione di eliminare subito Aldo Moro ma ha stabilito dovesse essere sottoposto ad 'interrogatorio' per otto settimane consecutive?... che mai poteva sapere Moro che Gelli già non sapesse?...

saluti!...

---------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 9/5/2008 14:19  Aggiornato: 9/5/2008 18:23
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
audisio

il punto nodale resta lì sullo sfondo:
perchè è stata messa in piedi l'operazione Moro?
---
Ma soprattutto l'operazione poteva aveve anche un esito negativo.
Bastava solo qualche colpo sparato male e allora non si sarebbereo fatti interrogatori al 'rapito'.
Voglio dire: la sicurezza che Moro fosse uscito vivo dall'auto in via fani NON C'ERA.

E'stato dopo che si è applaudito e si sta ancora applaudendo a tex willer....lo sparatore 'mejjo'...
Se l'esito fosse stato diverso tex willer NON sarebbe esistito.
Questa è stata la prima fiction....

E finchè non si sa con chi aveva appuntamento Moro quella mattina NON si sa ancora NULLA.
Invece chiediamoci perchè,dopo 30 anni, non possiamo ancora sapere il nome del personaggio che Moro doveva incontrare quella mattina.
Più che pensare a P2 o altro, non è il caso di vedere il perchè di TANTA reticenza?
Perchè NON si deve sapere.Oltrettutto questo particolare lascia intendere che è fondamentale ai fini dell'inchiesta.

Dopo tanti post siamo ancora ...all'inizio?

edit-
http://dagospia.excite.it/articolo_index_40274.html

dopo 30 anni Cossiga ricorda.
Mi sembrano ricordi del tutto interessanti.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 10/5/2008 14:46  Aggiornato: 10/5/2008 21:30
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Vorrei rispondere a Gobbo in tre punti:

1) Non è vero che l'indicazione uscita dalla famosa seduta spiritica parlasse di via Gradoli a Roma.

Al contrario: portava ESPLICITAMENTE al paesino di Gradoli, in provincia di Viterbo.

(In questo istante non ho sottomano il testo, ma entro domani spero di riportarlo, qui, nella sua integralità testuale.)

Quindi fu del tutto sensato e ragionevole, da parte delle forze dell'ordine, andare a perquisire il paesino del viterbese.
Ed è ciò che fecero, infatti.

Ma non dimentichiamo un altro fatto molto importante: quello fu solo uno dei moltissimi suggerimenti arrivati agli inquirenti, nei 55 giorni del sequestro.

Uno di questi millanta suggerimenti - ad esempio - indicava via Monreale a Milano.
Le forze dell'ordine andarono anche lì, per scrupolo, e non trovarono nulla di sospetto.
(Per il semplice motivo che NON C'ERA nulla di sospetto.)

Ora: usando la stessa "logica" - fallace - con cui si rimprovera agli inquirenti di non aver cercato bene in via Gradoli a Roma, qualcuno avrebbe potuto dire:

"Perché non vanno a perquisire la cittadina di Monreale, in provincia di Palermo?
Sì, la soffiata parlava di via Monreale a Milano, ma..."

E' evidente che questi ragionamenti possono reggere solo CON IL SENNO DI POI:
oggi sappiamo che in via Gradoli c'era un covo delle BR, e quindi ci convinciamo che gli inquirenti abbiano commesso chissà quale errore.
Ma non è così.

Oldboy
Inviato: 10/5/2008 15:03  Aggiornato: 10/5/2008 21:39
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
2) Quanto a quella vecchia faccenda della SIP, fu davvero un equivoco, già chiarito da un pezzo.

Non è questione di opinioni: nessun tecnico o dirigente della SIP è mai stato non dico condannato, ma nemmeno processato.

Comunque la si pensi, questo è un dato di fatto.
E può significare solo una cosa: la magistratura ha ritenuto convincenti le spiegazioni fornite dall'azienda telefonica.

Nel volume "Odissea nel caso Moro", c'è l'interrogatorio del responsabile della SIP.
Il quale spiega - in modo del tutto esaustivo - che il presunto "black out" telefonico il giorno di via Fani non è mai accaduto, ed è solo frutto di un malinteso.

(E lo stesso si può dire di quella famosa intercettazione non riuscita al quotidiano il Messaggero.)

Oldboy
Inviato: 10/5/2008 15:45  Aggiornato: 10/5/2008 21:42
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
3) Infine, tu Gobbo trovi "difficile da credere" che Moro non disponesse di informazioni sensibili, tali far ingolosire qualche servizio segreto straniero.

Eppure è così, e abbiamo molte fonti a confermarlo.
In sintesi:

1) Il ministro dell'Interno Cossiga e quello della Difesa Ruffini incaricarono l'ammiraglio F.Martini, del Sismi, di accertare la questione presso il ministero degli Esteri e quello della Difesa.

La risposta fu univoca e rassicurante:

"Non c'era alcun segreto sensibile che potesse essere trasmesso (dal sequestrato) alle BR."

Notare che il documento, contenente le conclusioni comunicate dall'ammiraglio Martini, era segreto.
Fu declassificato solo nel 1994 (dal 1999 è nell'archivio della Commissione Stragi).

2) Anche la Nato fu interpellata - riservatamente - dal governo italiano, e rispose che Moro non conosceva informazioni tali da mettere in pericolo gli assetti internazionali.

3) Inoltre abbiamo - oggi - i verbali delle riunioni che tennero in quei giorni la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista.
(Si tratta di documenti a uso interno dei due maggiori partiti, e quindi all'epoca non erano conosciuti dal pubblico.)

Il problema di ciò che Moro poteva rivelare alle BR non viene quasi mai affrontato.
(Soprattutto dalla direzione DC.)

I dirigenti del PCI ne parlano un po' più spesso, rispetto ai democristiani.
(E già questo è indicativo, visto che la DC era il partito di Moro, che meglio lo conosceva.)

Ma ne parlano solo e soltanto rispetto alla politica interna, al compromesso storico che rischia di naufragare.
(Mentre la dirigenza del PCI teneva moltissimo a quella politica di accordo con la DC.)

Non c'è traccia di preoccupazione per eventuali rivelazioni nel campo della politica estera, come segreti di Stato o informazioni sull'Alleanza Atlantica.

sigmatau
Inviato: 12/5/2008 12:05  Aggiornato: 12/5/2008 12:05
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… oggi non è un ‘lunedì come gli altri’ dal momento che ieri non è stata, almeno per me, ‘una domenica come le altre’. Dovete sapere che alla prima o seconda domenica di maggio [la scelta è dovuta alla concomitanza con eventuali ‘ponti’ legati alla festa del primo maggio…] il Collegio Ghislieri di Pavia, del quale sono stato alunno al tempo dei miei studi universitari, celebra la tradizionale ‘Festa di San Pio’. Naturalmente la festa è anche l’occasione per chi è stato alunno di ritrovarsi con gli amici di un tempo e per scambiare con loro ‘quattro chiacchere’. Erano diversi anni che mancavo a questo ricorrenza ma questa volta ho deciso di mettermi in viaggio perché, diciamo così, vi era una ‘speciale motivazione’ . Intanto mi sono portato la macchina fotografica e con essa ho scattato, tra le altre, la foto seguente che è riportata ‘in negativo’ per distinguerne meglio i ‘dettagli significativi’….




La targa marmorea che vedete è posta all’ingresso, dove si trova anche la ‘corda’ della campana della torre, campana che una volta scandiva l’ora del convitto e delle preghiere. Per chi non lo sapesse infatti il Collegio Ghislieri fù voluto nel 1562 dall’allora Papa Pio V in ‘ringraziamento’ per la Vittoria a Lepanto e il suo scopo era accogliere i ‘rampolli’ delle famiglie nobili destinati alla carriera ecclesiastica. Sulla targa in marmo è riportato il ‘motto’ del Collegio e si tratta di un vero e proprio ‘cimelio storico’ per via del fatto che nei secoli più volte essa è stata ‘rubata’ e sucessivamente ‘ripresa’. Tra le foto che ieri ho portato a casa vi è anche la seguente, scattata da mia moglie ‘inclinata’ come è sua abitudine, che ritrae lo scrivente con sopra la targa marmorea, ripresa con i suoi ‘colori naturali’…



Questioni prettamente ‘storico-goliardiche’ a parte, non credo sia un mistero per nessuno che al ‘motto’ del Collegio Ghislieri ho sempre fortemente creduto e anche qui su Luogocomune l’ho utilizzato come mia ‘firma’… da oggi poi la targa marmorea sarà da me utilizzata come avatar… sperando che a voi non dispiaccia naturalmente…

Un altro motivo per il quale mi sono recato quest’anno alla ‘Festa di San Pio’ ha invece strettamente a che vedere con il ‘Caso Moro’. Uno degli ‘ex-alunni’ più anziani infatti ebbe un ruolo di primo piano nella vicenda, avendo occupato a quel tempo una posizione di grande responsabilità al Ministero degli Interni. Questo ‘personaggio di rilievo’ , di cui non farò il nome per ovvi ‘motivi di discrezionalità’, ha [a suo modo di dire…] ‘idee ben precise’ riguardo ai ‘registi’ del rapimento e dell’uccisione deloo statista democristiano. E’ stato così che, sia pure con la dovuta ‘deferenza’ l’ho avvicinato e sono riuscito a portarlo sull’argomento. Indipendentemente dalle rispettive ‘convinzioni’, da lui ho comunque avuto la conferma del fatto che Aldo Moro ha subito un prolungato ‘interrogatorio intensivo’, i cui effetti sono stati un vero e proprio ‘alteramento della psiche’. Non si spiega il altro modo infatti il contenuto delle famose ‘lettere’ da lui scritte durante la ‘prigionia’. E’ stato a questo punto che ho pensato bene di sottporre al mio illustre interlocutore il quesito che a me pareva [e pare ancor di più ora…] ‘fondamentale’: e che genere di ‘informazioni’ si volevano mai 'estorcere' ad Aldo Moro?… Sulle prime il ‘personaggio’ ha esibito notevole ‘sicurezza’… poi a poco a poco la ‘sicurezza’ è venuta meno… alla fine ha convenuto con me che il ‘nodo del problema’ [vale a dire ‘decifrare’ chi ha rapito Aldo Moro tenendolo segregato per otto settimane non ostante il grande ‘rischio’ collegato perché lo abbia fatto…] è riposto proprio nella domanda: che cosa si voleva ‘sapere’ da lui?…

Ragazzi… diamoci allora da fare!…

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 12/5/2008 15:49  Aggiornato: 12/5/2008 15:49
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
...che cosa si voleva sapere da lui... ma anche....CHI è che voleva sapere qualcosa da lui.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 12/5/2008 16:52  Aggiornato: 12/5/2008 16:55
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
In sostanza il 'personaggio' con il quale ieri mi sono incontrato alla festa di San Pio ed io, in forte disaccordo su quasi tutto, su di una cosa ci siamo trovati in perfetta sintonia: se si scopre che cosa si voleva sapere da Aldo Moro, automaticamente si scopre chi ha organizzato il suo rapimento e la sua uccisione... e viceversa ...

saluti!...

---------------

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 12/5/2008 21:42  Aggiornato: 12/5/2008 21:42
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
....automaticamente si scopre chi ha organizzato il suo rapimento e la sua uccisione...e viceversa...
----
Il titolo di questo articolo, e il suo contenuto, la dice lunga:


http://paolofranceschetti.blogspot.com/

Perchè certi fatti hanno le radici molto lontane.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
gobbo
Inviato: 12/5/2008 22:03  Aggiornato: 12/5/2008 22:03
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 19/9/2005
Da: Neverland
Inviati: 1347
 Re: Indagine sul caso Moro
Ciao Oldboy
Tu scrivi:
1)Citazione:

Non è vero che l'indicazione uscita dalla famosa seduta spiritica parlasse di via Gradoli a Roma.

Al contrario: portava ESPLICITAMENTE al paesino di Gradoli, in provincia di Viterbo


Leggiamo il verbale della Commissione Moro:

SCIASCIA: La signora Anselmi dice che seguirono dei numeri che poi risultarono corrispondere sia alla distanza di Gradoli paese da Viterbo sia al numero civico e all’interno di via Gradoli.
ROMANO PRODI: Questo proprio non mi sembra … c’era sul giornale…
SCIASCIA: La signora dice di aver sentito questo dal dottor Cavina.
ROMANO PRODI: Onestamente io non.. Non avrei difficoltà a dirlo.
CORALLO: Nell’appunto di Cavina c’è il numero della strada.
ROMANO PRODI: Può darsi che negli appunti ci sia perchè dopo abbiamo visto sulla carta, strada statale, i monti vicini. L’importante è che si trattava del nome di un paese che a detta di tutti nessuno dei presenti conosceva.

Va da se che magari Prodi certe cose può anche non ricordarli precisamente dopo tre anni ma rimane il fatto che Umberto Cavina capo ufficio stampa dell'on. Benigno Zaccagnini negli appunti come ripetuto nella audizione appresso alla segnalazione di Prodi su Gradoli ha anche un numero.
Forse visto che si parlava di spiriti e fantasmi il numero sugli appunti lo ha scritto qualche fantasma.

PS la Distanza di Gradoli da Viterbo oggi è del 43 km magari nel 78’ erano 96 km.

2)Citazione:

Quanto a quella vecchia faccenda della SIP, fu davvero un equivoco, già chiarito da un pezzo

Old ti ho detto che sarà pure chiarito però rimane il fatto che il capo della Digos lamenta una condotta criminale della stessa Sip tale da raffigurare un reato. Non è colpa mia che lui lo pensa cosi,visto che nessuno dei brigatisti che telefonavano alla famiglia o ai giornali non è mai stato intercettato in tempo.

3)
Old io non discutto ciò che disse la Nato il mio appunto alla tue informazione era che se mai la Gladio nel 1978 era un segreto, secondo Cossiga, Moro era già informato,tutto qua.

I LINK.VOGLIO VEDERE I LINK,PLEASE.
Oldboy
Inviato: 12/5/2008 23:27  Aggiornato: 13/5/2008 1:08
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Allora, ecco che cosa diceva esattamente il messaggio uscito da quella famosa seduta spiritica.

E' contenuto in un documento che si trova tra gli atti della Commissione Moro, e porta la data del 5 aprile 1978.
(Si tratta proprio del biglietto che fu consegnato alla Polizia.)

Contiene non solo uno ma 2 suggerimenti.

Il primo, come dicevo, parla di via Monreale a Milano.
(Con tanto di numero civico e altre indicazioni, che qui non è il caso di riportare, visto che quella pista si rivelò un buco nell'acqua.)
Va precisato, però, che questo suggerimento non proviene dalla seduta spiritica, ma ha un'altra origine.

Ma ecco il secondo suggerimento, quello su Gradoli:

"lungo la statale 74, nel piccolo tratto in provincia di Viterbo, in località Gradoli, casa isolata con cantina"

Quindi, questo benedetto suggerimento parla di Gradoli intesa come località "in provincia di Viterbo", e non dell'omonima via della periferia romana.

Le forze dell'ordine fecero la cosa più logica perquisendo (per scrupolo) entrambi i luoghi indicati:
sia via Monreale a Milano sia quel benedetto paesino del viterbese.
(Anche se l'esito delle ricerche fu nullo in entrambi i casi.)

redna
Inviato: 13/5/2008 0:06  Aggiornato: 13/5/2008 0:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Oldboy
oltre a ricordarti che occorrono i link per sostenere le proprie tesi...non capisco come mai nonmetti le indicazioni di via monreale a milano.
E'il caso di riportarle quelle indicazioni perchè se si rivelò un buco nell'acqua via monreale a milano si rivelò altrettato un buco nell'acqua la località di gradoli.
E se l'esito fu nullo in entrambi i casi l'insistenza su questo argomento ha un senso?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 13/5/2008 0:27  Aggiornato: 13/5/2008 0:47
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna,

non c'è alcun motivo di trascrivere qui indicazioni che si rivelarono inutili all'epoca del sequestro, figurati oggi.
(Sono comunque contenute in parecchi libri, articoli e siti internet, oltre che fra gli atti della Commissione Moro.)

La cosa importante è un'altra:
quel famoso messaggio parlava chiaramente di Gradoli come località "in provincia di Viterbo".

Quindi le forze dell'ordine fecero la cosa più logica, andando a dare un'occhiata - per scrupolo - in quel ridente paesello.

redna
Inviato: 13/5/2008 10:44  Aggiornato: 13/5/2008 10:45
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
non c'è alcun motivo di trascrivere...
---
i motivi sono evidenti....e infatti dici che ci sono siti internet e non metti nulla....

Le forze dell'ordine nessuno ha mai detto che hanno agito male.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 13/5/2008 11:07  Aggiornato: 13/5/2008 11:54
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… è chiaro che uno scenario complesso come quello di cui ci stiamo occupando offre molti spunti ‘interessanti’ ed è naturale che il ‘Mistero della seduta spirtitica’ nella quale è comparso il fatidico nome ‘Gradoli’ costituisca motivo di grande attrazione. Da parte mia devo confessare che il ‘mondo dell’occulto e del paranormale’ non ha mai suscitato speciale attrazione e sono portato a considerare quindi l’intero ‘mistero di Gradoli’ per quello che in realtà è: una ben riuscita operazione di depistaggio per allontanare l’attenzione degli ‘indagatori’ verso un bellissimo… specchio per allodole… Spero pertanto non spiaccia se il mio contributo continua ad essere nel campo dei fatti verificabili e oggi andrò avanti dall’evento cronologico al quale ci siamo fermati : 4 agosto 1974, giorno della strage dell’Italicus. A questo evento abbiamo associato una ben precisa ‘congettura’: l’attentato è stato eseguito da una ‘fantomatica organizzazione’ autodefinitasi ‘Ordine Nero’ ma che forse sarebbe più esatto chiamare ‘Ordine Mossad’ [ …] e il suo scopo reale era ‘giustiziare’ Aldo Moro. Solo un mese dopo, l’8 settembre 1974, si verificherà il successivo ‘step’: la cattura dei ‘capi storici’ delle Brigate Rosse a Pinerolo. In tale circostanza Mario Moretti, il quale doveva anch’egli cadere nella ‘trappola’ , viene ‘salvato’ all’ultimo momento da una ‘telefonata misteriosa’ che lo avverte di non recarsi all’appuntamento di Pinerolo. Già abbiamo ipotizzato una ‘spiegazione plausibile’ a questo episodio: dopo il fallito attentato dell’Italicus si è deciso che ‘Ordine Nero’ doveva ‘scomparire’ a al suo posto per fare da ‘copertura’ al Mossad è stata scelta un’altra organizzazione: le Brigate Rosse. Si tratta di trovare ora quali elementi si hanno per sostenere questa ulteriore ‘congettura’. Per ‘trovare’ naturalmente occorre ‘cercare’ e nel mio caso sono stato fortunato a imbattermi nel sito seguente…


http://www.robertobartali.it/home.htm

Il sito è costruito assai bene e ne raccomando a tutti attenta lettura. Partoicolarmente interessante ai fini dell’argomento che stiamo trattando è il cap. 6, intitolato ‘Gli anni della svolta’…


http://www.robertobartali.it/cap06.htm

Qui ne riportiamo un parte, avendo sottolineato alcuni punti che riteniamo di particolare interesse…

Tra gli avvenimenti ‘strani’ della vita delle Br è impossibile non menzionare anche l'infiltrazione da parte dei Carabinieri di Silvano Girotto, la terza infiltrazione all'interno del gruppo nei suoi primi 4 anni di vita, un'ulteriore defaillance della banda di Curcio e compagni che dimostra come a confronto con l'esperienza ed il mestiere del servizio di sicurezza dello stato - o quantomeno di parte di esso - le prime Brigate Rosse possano essere tranquillamente definite [e spero non me ne vogliano i diretti interessati] come ‘Tupamaros all'amatriciana’. Reso noto dai rotocalchi come ‘Frate Mitra’, Girotto era un ex francescano con dei trascorsi - a dire il vero poco chiari - di guerrigliero in Bolivia ma che tra le forze extraparlamentari italiane [Lotta Continua in primis] godeva di una fama di tutto rispetto, e che riuscì a far catturare in un sol colpo due dei capi storici delle Brigate Rosse del calibro di Alberto Franceschini e Renato Curcio, l'8 Giugno 1974. Come racconta Franceschini ‘Frate mitra appena rientrato in Italia cercò subito di entrare in contatto con le Br [...] si fece precedere da alcune lettere dei dirigenti del Partito Comunista di Cuba in cui si attestava di essere addestrato alla guerriglia e vantò rapporti anche con i Tupamaros. La cosa non poteva non interessarci’. Dopo alcuni tentennamenti i brigatisti si fecero convincere ad incontrare Girotto, e durante il terzo incontro, a Pinerolo, la trappola dei Carabinieri scattò inesorabile. I lati oscuri riscontrabili in merito a questo arresto sono diversi. Anzi tutto bisogna fare riferimento ad una telefonata ricevuta dalla moglie dell'avvocato - con note simpatie brigatiste - Arrigo Levati che metteva in preallarme l'organizzazione sui rischi dell'appuntamento. Da più parti, ivi compresi i diretti interessati, si ipotizza che gli autori di quella telefonata furono gli agenti del Mossad, il servizio segreto israeliano, da sempre interessato alle attività delle Br per via dell'instabilità che la loro azione terroristica avrebbe potuto portare ad un governo - quello italiano, appunto - che da tempo stava seguendo una linea in politica estera definibile come filo-araba. A confermare questa ipotesi ci sono i racconti degli stessi terroristi, [Moretti e Peci] i quali affermano che già nel '74 il Mossad si era fatto vivo con l'organizzazione offrendo armi e denaro. In più, per rompere la loro iniziale diffidenza, posero - come si suole dire - su di un piatto d'argento l'indirizzo del nascondiglio del ‘traditore’ Pisetta che era stato portato dalla polizia italiana in Germania. Alla luce di questi elementi non ritengo impossibile dare credito alla veridicità di questa ipotesi, una congettura che, tra le altre cose, è condivisa anche da Giorgio Bocca, ma che non cambia l'interessante realtà delle cose: attorno alle Br ruotavano, fin dall'inizio, tutta una serie di interessi particolari, anche molto differenti tra loro. È un fatto, comunque, che la telefonata di avvertimento ci fu veramente, e fu lo stesso Moretti ad essere incaricato di darsi da fare per cercare di rintracciare Curcio prima dell'appuntamento con Girotto; una ricerca che però si rivelò vana, come altrettanto vane e poco convincenti sono - a mio modesto parere - le spiegazioni fornite da Moretti per giustificare il suo fallimento in quella occasione. E poi, come ha scritto Franceschini ‘Pur conoscendo ora e luogo dell'appuntamento arrivò con un'ora di ritardo, quando eravamo già stati arrestati’. Come afferma sempre Franceschini: ‘Quella era la seconda volta che i servizi di sicurezza avrebbero potuto arrestare tutti i brigatisti e porre fine all'esperienza delle Br [...] noi avevamo concordato con Girotto di dare vita a una scuola di addestramento, da lui diretta, alla cascina Spiotta, dove nel giro di un mese tutti gli appartenenti all'organizzazione, un po' alla volta, avrebbero partecipato ad un breve corso di addestramento. Se chi lo aveva infiltrato avesse chiesto a Girotto di continuare a stare al gioco dopo un mese sarebbe stato in grado di far arrestare non solo me e Curcio, ma tutti i brigatisti. E il fatto che questo non sia avvenuto è la riprova che l'organizzazione delle Br poteva tornare comoda per qualcuno delle alte sfere dei servizi di sicurezza e del potere…’. Si deve fare menzione anche del vertice che i dirigenti delle Br avevano avuto giorni prima a Parma, una riunione durante la quale era stato deciso di estromettere Moretti dal Comitato Esecutivo per via dell'intransigenza dimostrata durante la trattativa per la liberazione di Sossi. Questa dato va tenuto presente allorché molti osservatori - e Sergio Flamigni tra tutti - ritengono che Mario Moretti non abbia volutamente rintracciato Curcio e Franceschini il giorno del loro arresto. L'ipotesi si accredita maggiormente se si considerano altre due [chiamiamole così] ‘stranezze’: prima di tutto il fatto che se i Carabinieri avessero aspettato solamente qualche ora in più sarebbero stati in grado di annientare tutta la dirigenza delle Brigate Rosse arrestando, appunto, anche Moretti. La seconda cosa bizzarra è che nonostante durante le proprie audizioni d'avanti alla Commissione Moro il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa abbia parlato chiaramente di foto scattate a tutti i brigatisti durante i primi incontri con Frate Mitra [e Moretti era presente al 2° di quegli incontri], le foto segnaletiche su Moretti non comparvero mai al processo di Torino contro il ‘nucleo storico’ delle Br, ed in più egli non sarà coinvolto in nessuna inchiesta giudiziaria prima del caso Moro. Insomma, le sue foto segnaletiche erano note alle forze di polizia almeno quanto la sua identità, però - misteriosamente - non fecero la loro apparizione ufficiale se non molto più tardi. La conclusione cui si vuole arrivare, e che appare tanto perfida per lucidità quanto logica, è che per un motivo o per un altro le forze dell'ordine [o quantomeno parte di esse] lasciarono volutamente in libertà Mario Moretti, in modo che egli potesse riorganizzare le Br a modo suo, seguendo cioè una logica di spietata ‘militarizzazione’, base di partenza necessaria per una svolta sanguinaria del gruppo…

Molto bene!… diciamo che qui c’è tutto quello che interessa!… In particolare andiamo a ‘commentare’ i punti che abbiamo sottolineato…

a) vi sono ‘forti sospetti’ che sia stato il Mossad l’autore della ‘telefonata di avvertimento’ giunta alla moglie dell’avvocato Levati, la quale avrebbe poi ‘allertato’ Mario Moretti…
b) vi sono ‘forti sospetti’ che Mario Moretti abbia omesso intenzionalmente di ‘allertare’ Curcio e Franceschini, permettendo così il loro arresto…
c) secondo le testimonianze di Peci e dello stesso Moretti quello stesso anno [1974] il Mossad si era ‘offerto’ di supportare le Brigate Rosse con armi e denaro e si era offerto loro 'su un piatto d'argento' il nascondiglio del 'traditore Pisetta' …
d) vi sono ‘forti sospetti’ che Mario Moretti sia stato ‘salvato’ per assumere la guida delle Brigate Rosse e dare corpo così alla ‘svolta strategica’ che doveva trasformare l’organizzazione in ‘braccio armato’ al sevizio dei servizi segreti di un paese straniero…

Secondo voi tale schema ‘verosimile’?… secondo me sì…

saluti!...

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... cdhè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

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redna
Inviato: 13/5/2008 14:55  Aggiornato: 13/5/2008 19:22
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
da www.fondazionecipriani.it

28 aprile 1974

Sul settimanale l'espresso compaiono le dichiarazioni di Umberto FedericoD'Amato
sulle Br.
"Questi delle BR li conosciamo tutti uno per uno.
Sono una quarantina di persone, non di più, quasi tutti giovani e sono tutti militanti fedeli, coerenti, indottrinati, ben preparati, nè corrotti nè corruttbili...
I capi sono giovani trentenni come Renato Curcio, Alfredo Bonavita, Paolo Ferrari, Piero Morlacchi...."

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Come si può vedere proprio in quell'anno si conoscevano i componenti delle BR.Addirittura uno per uno.Strano che non ci sia il nome nè di Franceschini (che ha smpre sospettato di Moretti...)e nemmeno quello dello stesso Moretti.

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22 gennaio 1974
Si svolge a Roma, nella sedel del SID, un incontro fra il gen.Vito Miceli e il gran maestro Lino Salvini che è invitato dal primo a comunicare presentandosi come il "dr.Firenze".
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E questo ricorda molto i viaggi che Moretti faceva per andare a Firenze.


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2 giugno 1974
Il presidente della repubblica concede al gen:Vito Miceli, su proposta del ministro della difesa Giulio Andreotti, le insegne di Grand'Ufficiale al Merito della Repubblica.
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Quali meriti abbia avuto, solo pochi lo sapranno.

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31 agosto 1974
A Pinerolo (TO) Silvano Girotto incontra Renato Curcio e Mario Moretti.
L'incontro è seguito e fotorafato dai carabinieri.

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05 luglio 1974
L'ambasciatore italiano in vaticano Gianfranco Pompei,informa il ministro degli esteri Aldo Moro di aver comunicato a Mons.Casaroli la decisione del governo italiano di accogliere le richieste di inserire due o tre funzionari polacchi presso l'ambasciata polacca "senza iscriverli nella lista diplomatica italiana"ma con tutte le prerogative e le facilitazioni concessi ai diplomatici, in modo che possano stabilire il canale permanente con il vaticano.
L'operazione dovrà essere mantenuta segreta.
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Luglio 1974
Mons:Casaroli per il vaticano e il ministro degli esteri polacco Jozef Czyrek stabiliscono l'avvio di "contatti di lavoro permanenti".

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Il perchè poi improvvisamente Paolo VI muore a Castelgandolfo poco dopo il rapimento di Moro (nel 1978) sarà senza dubbio un caso....ma che il successore GiovanniPaolo I abbia fatto, in pochi giorni di pontificato, una morte improvvisa non lo ritiene un caso nessuno.
Fatto sta che, stranamente tutti dicevano, un polacco è stato eletto papa dopo dei due. Alla luce dei fatti che si sono susseguiti, invece, è solo il proseguo di quello che era stato iniziato (con un'operazione che doveva essere manenuta segreta...) ma di cui nessuno,allora,era al corrente.

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http://www.corriere.it/cronache/08_maggio_13/verzotto_mattei_a447a1ca-2102-11dd-b34d-00144f486ba6.shtml

Tutti i fatti sembrano, sempre di più, avere radici molto lontane.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 15/5/2008 15:44  Aggiornato: 15/5/2008 15:44
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Notizia dell'ultima ora...

http://it.notizie.yahoo.com/rtrs/20080515/tts-brescia-rinvii-giudizio-ca02f96.html

Chi di voi ha letto con attenzione quello che ho scritto fino ad ora si renderà perfettamente conto di come funziona da noi la 'macchina giudiziaria' ...

saluti!...

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segreto
Inviato: 16/5/2008 12:42  Aggiornato: 16/5/2008 12:42
Ho qualche dubbio
Iscritto: 15/5/2008
Da: Latina
Inviati: 46
 Re: Indagine sul caso Moro
segnalo una stranezza del caso Moro.
La mattina del rapimento, alle 9, il Colonnello del Sismi Camillo Guglielmi, si trovava a pochi metri dal luogo della strage. Interrogato nel 1991, quando la circostanza venne apppurata, disse di essersi trovato lì, perchè stava andando a pranzo da un collega che abitava proprio dove c'è stata la strage. Il collega, sentito anche lui, disse che il col. gugliemi era effettivamente venuto a casa sua, ma non era stato invitato, poichè non era previsto un pranzo. Se si è invitati a pranzo, ci si presenta alle 9 di mattina o a mezzogiorno.

sigmatau
Inviato: 16/5/2008 15:25  Aggiornato: 16/5/2008 15:25
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
La presenza quella mattina in via Fani del colonnello del Sismi Camillo Guglielmi è cosa nota e più volte ricordata in questo spazio. Al riguardo occorre precisare fin da subito la differenza evidente che vi è tra il prendere parte attiva ad una operazione e limitarsi ad 'osservare'. E' mia opinione che nella circostanza il Sismi abbia acquisito conoscenza preventiva del rapimento di Aldo Moro e del massacro della scorta [altrimenti che razza di 'servizio informazioni' sarebbe...] e, conformemente agli ordini rivcevuti, si sia limitato al solo ruolo di 'osservatore'...

saluti!...

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redna
Inviato: 17/5/2008 0:45  Aggiornato: 17/5/2008 0:47
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
C'era una volta....

http://www.almanaccodeimisteri.info/morofavola.htm

E la "rete" e il suo segreto dovevano essere tutelate in tutti i modi.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 19/5/2008 16:07  Aggiornato: 19/5/2008 16:21
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… quando ho cominciato ad interessarmi della doscusione sul ‘Caso Moro’ ho appreso dell’esistenza del film di Renzo Martinelli ‘Piazza delle Cinque Lune’, che per la verità non avevo mai visto, come non ho mai letto il libro di Sergio Flamini da cui il regista avrebbe preso lo ‘spunto’: ‘La tela del ragno’. Sabato mi è riuscito di procurarmi un dvd 'piratato' di 'Piazza delle Cinque Lune', che così ho potuto vedere per la prima volta. Spero che massimo non se ne abbia a male se anche in questa occasione occorre dire che la ‘fiction cinematografica’ non sempre rispecchia fedelmente i ‘dettagli scenici’. Se la cosa lo può consolare dirò che è una specie di ‘difetto’ comune a molti altri registi. Un esempio al riguardo è un celebre ‘errore’ comesso da Richard Fleisher nel suo celebre ‘Tora!Tora!Tora!’, il film che rievoca l’attacco giapponese a Pearl Harbour del 7 dicembre 1941. La quasi totalità delle portaerei del presente come del passato possiede la cosiddetta ‘isola’, una la tipica sovrastruttura che ospita la plancia di comando, la centrale di combattimento e parte della eventuale artiglieria e che ‘emerge’ dal ponte di volo che ‘idealmente’ dovrebbe essere ‘totalmente piatto’ in modo da consentire decollo, atterraggio e parcheggio del maggior numero possibile di aerei. Inoltre nella quasi totalità delle portaerei del passato come del presente l’isola è situata sul lato destro del ponte. A questa regola vi sono state due significative ‘eccezioni’ costituite dalle portaerei giapponesi Akagi e Hiriu. Entrambe avevano l’isola situata sul lato sinistro del ponte di volo. Ebbene Fleisher nel film ha ricotaruito la Akagi, nave ammiraglia della formazione che ha attaccato Pearl Harbour la mettina del 7 dicembre, … con l’isola situata sul lato destro del ponte di volo…
Simili ‘discrepanze’ non mancano neppure in ‘Piazza delle Cinque Lune’, in particolare[almeno così a me è parso…] nella ‘ricostruzione’ dell’agguato di via Fani. Naturalmente ‘Tex Willer’ è presente e spara i suoi 49 colpi… con un mitra Sten il cui caricatore dispone però al più di 32 colpi… e impugnando in maniera ‘scorretta’ il caricatore, cosa che un ‘professionista’ non farebbe mai, pena il rischio di ‘inceppamento’. A parte discrepanze di questo genere, che possiamo ritenere in un certo senso ‘fisiologiche’, vi è un vizio di fondo che secondo me è invece ‘patologico’: la ‘trama’ poggia su di una ‘tesi precostituita’. La paternità della ‘tesi’ in questione spetta chiramante a Flamigni. Flamigni in preatica assegna la ‘regia’ dell’intera operazione alla Loggia P2, sia pure coadiuvata dai servizi segreti americani, e giustifica la cosa con la ‘imnpellente necessità da parte della P2 di evitare che i comunisti andassero al governo’. Si tratta di una tesi che, a mio modesto parere s’intende, ‘fa acqua’ per la semplice ragione che di fatto i comunsiti sono andati al governo lo stesso giorno in cui Moro è stato sequestrato e al governo sono rimasti per un anno buono. Altro ‘punto debole’ della sudetta ‘tesi‘ è che essa non giustifica il fatto che Aldo Moro è stato interrogato per tuuto il tempo della sua prigionia, e questo il film lo pone bene in evidenza… non a caso il ‘giudice’ è disposto a qualsiasi rischio pur di mettere le mani sul ‘Memoriale’ di Aldo Moro. A questo punto viene da porsi però una domanda estremamente ovvia: che mai voleva sapere la P2 da Aldo Moro che la stessa P2 già non sapesse?…


saluti!...

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sigmatau
Inviato: 21/5/2008 14:23  Aggiornato: 21/5/2008 14:23
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… oggi proseguiamo un poco il discorso sulle Brigate Rosse parlando ‘anni della svolta’ , vale a dire il periodo compreso tra il 1974 e il 1976 nel quale le Brigate Rosse hanmnno smesso di essere ‘quelle di prima’ e hanno iniziato ad essere ‘qualcosa d’altro’. Questa ‘interpretazione storica’ è oggi accettata da quasi tutti in omaggio alla ‘evidenza dei fatti’ ma in verità pochi ne ha fatto una indagine un minimo ‘apprfondita’. Tra i ‘pochi’ riporterò, completandolo con miei commenti personali, quanto scritto da Roberto Bartali in…

http://www.robertobartali.it/cap06.htm


Per le Brigate Rosse il periodo compreso tra gli anni 1974 e il 1976 fu caratterizzato da un'escalation di situazioni criminose, ma - e forse è proprio questa la cosa degna di nota - anche da una serie di mutamenti, di trasformazioni tali da far divenire questo biennio come un vero e proprio spartiacque nella vita delle stesse Br. Non è difficile infatti notare come i bersagli delle azioni divennero più politici e cominciò a prevalere nella gestione delle azioni una tendenza ‘militarista’ che si contrappose di fatto all'orientamento ‘populista’ di sostegno alle lotte di massa degli operai tipico della prima fase. Innovazioni importanti riguardarono anzi tutto la logica che guidava le azioni: l'intervento si spostò dalla fabbrica verso obbiettivi - appunto - più squisitamente politici, dalla difesa armata contro le pretese involuzioni autoritarie si passò cioè all'attacco contro i ‘tentativi neogollisti’ che secondo loro erano dietro l'angolo, ed una quota consistente delle risorse venne utilizzata per lo scontro con gli apparati repressivi dello stato. Tutto questo avvenne probabilmente, oltre che per una naturale evoluzione della fase della c.d. propaganda armata, anche per una coincidenza di fattori, non tutti e non completamente ‘interni’ alla stessa organizzazione

Inutile dire che la frase sottolineata è fondamentale a i fini del nostro discorso. In altre parole nel 1974 è iniziata la fase di penetrazione delle Brigate Rosse da parte di una o più non meglio precisata ‘organizazione esterna’. Per saperne di più non rimane che andare avanti. Tralasciando per il momento di parlare del sequestro del giudice Sossi che Bartali [secondo me impropriamente…] definisce come ‘primo slato di qualità delle B.R.’ e che comunque si è concluso alla fine con un bilancio di ‘vittime’ pari a zero, e saltando l’arresto dei ‘capi storici’ delle B.R. avvenuto a Pinerolo l’88 settembre 1974 di cui già abbiamo parlato, passiamo ad eventi successivi…


In questo caso chi altro della Direzione Strategica era a conoscenza del fatto che quelle carte erano proprio in viaggio per Pinerolo [e dunque può aver fatto la soffiata alla ‘Benemerita’]?… Sempre il solito Mario Moretti. In ogni caso, il 1974 ‘nero’ delle Brigate Rosse non si esaurì con questi due, seppur clamorosi, arresti. Il 10 Ottobre venne individuata la più importante delle basi, quella di Robbiano di Mediglia, ed arrestati i brigatisti Pietro Bassi e Roberto Ognibene; quindici giorni dopo, sorpresi da una pattuglia, vennero arrestati a Torino anche Prospero Gallinari [in seguito evaso e rientrato nelle Br in tempo per essere tra i protagonisti del rapimento di Aldo Moro] e Alfredo Buonavita. Le Br superstiti, tutte concentrate attorno a Moretti a alla Cagol, furono costrette a ripartire - se così si può dire - da capo, ripiegando su forme di lotta meno spettacolari e forse ormai superate: incendi di macchine e attentati con delle bottiglie molotov, che però se non altro servivano al gruppo per far vedere di esistere ancora e per cercare nuove leve all'interno delle fabbriche e nelle borgate, tradizionali sacche di reclutamento. La controffensiva delle forze di sicurezza colse le Br in una fase che avrebbe dovuto essere di potenziamento organizzativo, dopo il successo propagandistico della ‘Operazione Girasole’, e nell'ambito del quale Franceschini e Pelli si erano recati a Roma per tentare, senza successo, di crearvi una colonna. E' di quel periodo, come racconta lo stesso Franceschini, l'idea di rapire Giulio Andreotti, che per alcuni giorni venne seguito e del quale vennero studiati orari e spostamenti. Le Brigate Rosse, decimate dagli arresti, attraversarono dunque la loro prima grave crisi; le forze ‘regolari’ ancora a piede libero non erano più di una dozzina, un indebolimento che segnò di fatto la fine del primo ciclo, e con esso della leadership del gruppo fondatore delle Br. Prima della fine del '74 la Direzione Strategica delle Br si riunì per la prima volta in Veneto, Semeria e la Cagol andarono a sostituire Curcio e Franceschini nell'esecutivo, ed è probabilmente in quell'occasione venne anche deciso di far evadere proprio Renato Curcio dal carcere di Casale Monferrato, in quella che ancor oggi è considerata tra le azioni più incredibili - ma tecnicamente perfette - del gruppo. È bene dire fin da adesso che ai preparativi dell'azione partecipò anche ‘Rocco’, l'agente infiltrato a servizio del Viminale, cosa cui volendo si può far risalire l'esito finale dell'operazione. La cronaca dei fatti è fin troppo lineare, nel senso che il 18 Febbraio 1975 alle 16.10 un commando brigatista guidato da ‘Mara’ Cagol - che con una scusa banale [portare un pacco a un detenuto] fece da esca - fa irruzione nell'istituto penitenziario di Casale Monferrato; in pochi minuti, e senza sparare un colpo, le Br riescono a far evadere Renato Curcio…

Contrariamente dunque a quanto affermato da più parti, Mario Moretti non subentra immediatamante alla guida delle Brigate Rosse l’indomani dell’arresto di Curcio e Franceschini. In pratica è la compagna di Curcio, ‘Mara’ Cagol ad assumere la guida dell’organizazione e a pianificare l’ultima ‘azione spettacolare’ delle Brigate Rosse che non ha comportato perdita di vite umane: la ‘evasione’ di Renato Curcio dal carcere di Casale Monferrato. Assumerà invece in modo definitivo la leadership dell’organizzazione solamente dopo la morte, avvenuta in circostanze che non sono mai state chiarite del tutto…

Il 4 Giugno del '75, con lo scopo di estorcere denaro alla sua facoltosa famiglia per finanziare l'organizzazione, le Br rapiscono Vittorio Vallarino Gancia, noto industriale piemontese. Un commando guidato da Mara Cagol e composto da altri 5 elementi sequestrò il facoltoso uomo d'affari portandolo nel covo brigatista sito alla cascina Spiotta, ad Arzello nei pressi di Acqui Terme. Le cose però non andarono come previsto, ed il giorno successivo una pattuglia dei Carabinieri in perlustrazione individuò il nascondiglio cogliendo impreparati i rapitori; nella sparatoria che ne seguì rimasero uccisi l'appuntato D'Alfonso e Margherita ‘Mara’ Cagol. Pochi giorni dopo, i Carabinieri scoprirono un'altra base delle Br a Baranzate di Bollate [Milano], ed arrestano altri due membri dell'esecutivo: Zuffada e Casaletti. Per la cronaca, sempre nel '75 vengono arrestati in diverse operazioni dai reparti speciali comandati dal Generale Dalla Chiesa anche i brigatisti Arialdo Lintrami, Tonino Paroli, del nucleo dei fondatori, poi Carlo Picchiura, responsabile della colonna veneta, e Umberto Farioli e Paola Besuschio del nucleo storico della Sit-Siemens. La morte ‘sul campo’ di Mara Cagol, probabilmente uccisa dai Carabinieri quando già ferita si stava arrendendo, fece assumere alle Br un alone romantico, e una spinta emotiva in questa direzione la si ha leggendo il comunicato con cui i suoi compagni ne davano l'annuncio: ‘È caduta combattendo Margherita Cagol [...] la sua vita e la sua morte sono un esempio che nessun combattente per la libertà potrà più dimenticare [...] che tutti i sinceri rivoluzionari onorino la memoria di Mara meditando sull'insegnamento politico che ha saputo dare con la sua scelta, con il suo lavoro, con la sua vita. Che mille braccia si protendano a raccogliere il suo fucile [...] Mara, un fiore è sbocciato e questo fiore di libertà le Brigate Rosse continueranno a coltivarlo sino alla vittoriaì’". Su i giornali di tutta l'Italia, intanto, si discusse su come avesse potuto una ragazza cattolica, di buona famiglia, colta ed intelligente intraprendere la strada della lotta armata per il comunismo…

Per saperne di più sulla morte di ‘Mara’ andiamo su...

http://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_Cagol

La mattina del 5 giugno una pattuglia di carabinieri, in perlustrazione sulle colline di Arzello, arriva alla cascina Spiotta, sorprendendo i brigatisti. I due brigatisti, vistisi scoperti, ingaggiano un conflitto a fuoco durante il quale Margherita Cagol rimane uccisa per i numerosi colpi d'arma da fuoco, così come l'appuntato Giovanni D'Alfonso che muore in ospedale dopo alcuni giorni di agonia; il tenente Umberto Rocca, preso in pieno da una bomba a mano, perde un braccio e un occhio, il maresciallo Rosario Cattafi, investito dalle schegge, rimane ferito. L'unico a rimanere illeso tra i carabinieri è l'appuntato Pietro Barberis, mentre l'altro dei due brigatisti, rimasto sconosciuto, riesce a fuggire verso il bosco. Secondo fonti brigatiste, il fuggitivo avrebbe poi raccontato di aver sentito un ulteriore sparo dopo lo scontro a fuoco, ed in seguito a questo racconto le BR hanno insinuato il dubbio di un'uccisione a freddo, ma non esistono conferme di tutto ciò. I risultati dell'autopsia potrebbero far concludere che fosse seduta a braccia alzate e che le sia stato sparato un colpo di pistola sotto braccio sinistro. Ciò avvalorerebbe la tesi delle Br di un colpo sparato per uccidere. Nei referti dell'autopsia, eseguita dal professor Athos La Cavera, si legge: ‘Ferita da arma da fuoco con caratteri di entrata alla regione mediale del cavo ascellare sinistro con alone ecchimotico circostante e ferita da arma da fuoco con i caratteri di uscita sulla linea ascellare posteriore destra pressocchè orizzontale rispetto al foro di entrata’…

Al lettore attento a questo punto non sfuggirà di certo la ‘somiglianza di circostanze’ che accomunano la morte della ‘terrorista rossa’ ‘Mara’ Cagol e del ‘terrorista nero’ GianCarlo Esposti. In entrambi i casi i carabinieri sono accorsi sul posto in seguito ad una probabile ‘soffiata’ e in entrambi i casi tra i carabinieri era presente un killer che ha ‘giustiziato’ la vittima designata facendola figurare come ‘deceduta durante il conflitto a fuoco’. Certo quella che sto illustrando è una mia ‘tesi’ che, come ogni altra ‘tesi’ può essere accettata o no a seconda che sia o no ‘compatibile con gli eventi’. E tra questi eventi vi è la completa ‘decapitazione’ della direzione strategica delle Brigate Rosse portata a termine dalle ‘forze dell’ordine’ tra la fine del 1975 e l’inzio del 1976… non proprio ‘completa’ però in quanto uno dei leader anche in questo caso ‘miracolosamente’ evita la cattura… indovinate un po’ di chi si tratta!

L'offensiva delle forze dell'ordine non dava cenni di rallentare, così il 18 Gennaio 1976 in Via Maderno a Milano furono arrestati, dopo un conflitto a fuoco, Renato Curcio [che rimase anche ferito] e Nadia Mantovani, dopo che nei pressi della base erano già stati catturati Angelo Basone, Vincenzo Guagliardo e Silvia Rossi Marchesa. Tra i frequentatori della base c'era anche Mario Moretti, che invece sfuggì all'arresto in modo analogo a quanto già gli era accaduto ai tempi di Pisetta. ‘Il suo mancato arresto fa rigermogliare i sospetti di alcuni compagni - afferma Bocca - ma le ragioni credibili ci sono’. Quello che invece appare certo è che le forze di sicurezza tennero sotto controllo quel covo per giorni, ma a cadere nella trappola conseguentemente alla cattura di Curcio - oltre ai già citati brigatisti - fu qualche mese più tardi il solo Giorgio Semeria, beccato alla stazione di Milano dopo un conflitto a fuoco…

A questo punto per chiunque leggesse queste cose per la prima volta è impossibile che non sorgano seri sospetti a proposito di Mario Moretti… ovvio no?… E questi ‘seri sospetti’ a suo tempo vennero anche a molti ‘compagni’, se è vero quello che dice Bartali nel suo sito…

… dubbi in merito furono espressi in carcere da Curcio a Franceschini in termini molto chiari: ‘Mi sono convinto che Moretti è una spia, è lui che mi ha fatto arrestare [...] se la Polizia fosse arrivata il venerdì sera o il sabato avrebbe arrestato pure lui, invece sono venuti di domenica’. Per la verità a questa accusa il giudice Caselli ha risposto facendo riferimento al fatto che dopo settimane di appostamento Curcio era sparito per due giorni per poi rientrare, così, più per paura che potesse sfuggire di nuovo che per altro, i carabinieri dettero il via all'azione. Ma anche Semeria poco tempo dopo la sua cattura si era convinto che nel suo arresto ci fosse lo zampino di un infiltrato, e che questo fosse proprio Moretti ‘O è una spia del KGB o dei Carabinieri…’ disse, così i crescenti sospetti da parte dei brigatisti detenuti attivarono una ‘inchiesta’ interna alle Br, affidata a Lauro Azzolini e Franco Bonisoli [componenti dell'esecutivo in quei giorni ancora in libertà], ma l'inchiesta non approdò a dei risultati. Fattostà che il comando delle Br da quel preciso momento venne praticamente assunto dal solo Moretti, e con lui al vertice le Brigate Rosse mutarono definitivamente il loro aspetto in senso sanguinario. Per la prima volta iniziarono a sparare con il fine preciso di uccidere…

Così Bartali termina il capitolo 6… da parte mia non ho nulla da aggiungere…

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 29/5/2008 14:06  Aggiornato: 29/5/2008 14:10
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
tratto da:

http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/05/gladio-il-principale-segreto-della.html




10. Il caso Moro

Come abbiamo visto in articoli precedenti la presenza di Gladio nel caso Moro è imponente. Ricordiamola:

- L'azione militare di via Fani viene definita un “gioiello di perfezione” attuabile solo da uomini super addestrati;

- Le perizie hanno appurato che in via Fani vennero usate anche munizioni di provenienza speciale provenienti da forniture date solo a forze statali militari non convenzionali. Quando, anni dopo, verrano scoperti i depositi “Nasco” della struttura segreta “Gladio” si riscontreranno le stesse caratteristiche nelle munizioni di quei depositi;

- La mattina del 16 marzo alle ore 9 in via Stresa, a circa duecento metri da dove avviene la strage c’è il colonnello del Sismi Camillo Guglielmi, istruttore presso la base di “Gladio” di Capo Marrargiu, dove aveva insegnato ai “gladiatori” le tecniche dell’imboscata;

Ad agevolare la fuga del commando un improvviso black-out interrompe le comunicazioni telefoniche della zona. Circa la vicenda della Sip si legge (Unità dell’11 luglio 1991) in uno scritto di Vladimiro Settimelli :“Una Gladio della Sip allertata il giorno prima del sequestro Moro”;

- La stampatrice modello Ab Dick 360 T (matricola n° 938508) utilizzata dalle Br durante il sequestro Moro per stampare comunicati e altro materiale proveniva dall’Ufficio Rus (Raggruppamento Unità Speciali), ovvero l’ufficio più compartimentato del servizio segreto militare che provvedeva all’addestramento di “Gladio”;

- Da documento della X Divisione Stay Behind (Gladio) del 02 marzo 1978, si evincerebbe come questa fosse a conoscenza del rapimento di Moro ben 14 giorni che questo avvenga;

- l’argomento più spinoso che Moro affronta con i suoi carcerieri – e che non a caso verrà tenuto nascosto ancora per dodici anni dopo la sua morte – riguarda il nervo scoperto (tuttora nodo irrisolto) di Gladio”[12] Eppure le Br che avevano detto “Tutto verrà reso noto al popolo e al movimento rivoluzionario”, non riveleranno nulla degli interrogatori del Presidente della Dc e mentendo spudoratamente sosterranno che dagli stessi non era emerso nulla di importante;

- “Il 24 aprile 1978 (quindi15 giorni prima dell’assassinio di Moro n.d.r.) Infelisi emette alcuni ordini di cattura contro Morucci, Faranda, Gallinari. Gli ordini di cattura verranno bloccati… l’ipotesi è che ci sia stato un indebito intervento del ministro Cossiga per bloccar gli ordini di cattura, tramite il procuratore generale. Dirà Infelici, quasi trent’anni dopo. “Cossiga è stato il solo sottosegretario alla difesa ammesso a conoscere Stay Behind, cioè Gladio" [13];


- Il 16 marzo 1978 Cossiga decide di istituire dei comitati per gestire la crisi che pullulavano di iscritti alla loggia P2. “Oggi è possibile affermare che le strutture volute da Cossiga non solo non assunsero alcuna iniziativa diretta a salvare la vita di Moro, ma ostacolarono le indagini condotte dalla procura di Roma, bruciando le numerose occasioni che si presentarono agli inquirenti per liberare il leader DC e impedendo persino che l’inchiesta giudiziaria sul sequestro del presidente democristiano venisse formalizzata, ossia arrivasse nelle mani dei giudici naturali e logici destinatari”[14].
- “Con il passare degli anni e l’accertamento della verità nel processo sulle stragi e nei vari processi Moro, emerse che il Comitato crisi era un centro di potere di cui facevano parte i vertici di Gladio”[15].

- Per confutare la perizia sulla mitraglietta Skorpion utilizzata per uccidere Moro, Valerio Morucci e Adriana Faranda si sono avvalsi di un perito di parte legato al servizio segreto militare: tale Marco Morin, estremista di destra, appartenente a “Gladio” [16]. La perizia di Morin ha sostenuto che la Skorpion trovata in possesso di Morucci e Faranda non era l’arma che aveva ucciso Moro. Ma quella “perizia di parte” è stata smentita,rimanendo semplice testimonianza di una stranissima "convergenza". (17)

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 30/5/2008 14:15  Aggiornato: 3/6/2008 23:23
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… oggi riprendiamo un poco il discorso rimasto fermo, se ricordo bene, all’anno 1976, due anni prima del ‘Caso Moro’. Nel proiettare le ‘vicende antecedenti l’evento’ che, almeno secondo la mia opione, sono essenziali al fine di fornirne la ‘diagnosi’ il lettore avrà notato che in più di una occasione il mese di settembre è associato ad eventi ‘in negativo’. Il settembre del 1972 è associato al ‘Massacro di Monaco’, ossia la ‘miccia’ che ha provocato la sorta di ‘reazione a catena’, e quel massacro è stato compiuto da una orgnizzazione che a sua volta si chiamava ‘Settembre Nero’. Nel settembre del 1973 il Sid sventa il pianificato attentato dei terroristi palestinesi a Fiumicino e la cosa darà inizio al ‘fatale avvicinamento’ del governo italiano alla ‘causa palestinese’ con tutte le conseguenze che ne deriveranno. Il mese di settembre 1974 è ricordato come il ‘settembre nero’ delle Brigate Rosse e di quel periodo lo abbiamo già esaminato. Oggi esamineremo, sia pure di sfuggita, gli eventi del mese di settembre del 1977, ricordato ancora oggi come ‘settembre nero’ della Rote Armee Faction. Il giorno 5 di quel mese infatti la Rote Armee Faction realizzava quello che è ricordato ancora oggi come la più ‘clamorosa’ delle sue imprese: l’agguato teso al presidente degli industriali tedeschi Hans Martin Schleyer e alla sua scorta, conclusasi con la morte dell’autista e dei due poliziotti e col sequestro dell’ostaggio. L’avvenimento darà l’avvio ad una sorta di ‘reazione a catena’ che culminerà con la morte per suicidio dei ‘capi storici’ dell’organizazione, un ‘suicidio di massa’ sul quale ancora oggi aleggia una spessa ‘cortina di mistero’. E’ stato detto che la ‘dinamica dell’agguato’ utilizzata nel caso di Schleyer sia stata molto simile a quella utilizzata nel caso di Aldo Moro. Se si esaminano con attenzione alcune testimonianze degli stessi protagonisti, per esempio qui…

http://www.deriveapprodi.org/estesa.php?id=137

… sembra in effetti che sia così. Un dettaglio assai siognificativo che appare subito all’occhio è che anche nell’azione di Colonia i due principali killer del commando fingono di essere una giovane coppia, e questo ci riporta non solo al ‘Caso Moro’ ma anche a più di una azione portata a termine [con sucesso oppure no…] dalle ‘Squadre Kidon’ di Israele, e ciò fa propendere per l’ipotesi che la regia sia stata in tutti i casi la stessa. A rendere in qualche modo ‘originale’ la ‘sceneggiatura’ usata a Colonia è stata l’aggiunta di un ‘passegino’ con dentro un bambolotto… un dettaglio molto ‘tedesco’!… Anche in questa circostanza di due killer dimostrano inoltre un grado di performance che pressuppone un addestramento quasi ‘quotidiano’ e non semplicemente dovuto al periodo di training passato da ‘Hilde e Hans’ in Medio Oriente ‘sparando a sagome di cartone’. La prigionia di Hans Martin Schleyer durerà 43 giorni e i suoi movimenti in quel lasso di tempo non sono smai stati chiariti del tutto. Su http://en.wikipedia.org/wiki/Hanns_Martin_Schleyer si legge sia stato portato in un primo tempo a Erfstadt, un borgo non lontano da Colonia, quindi in una non precisata località in Olanda e da ultimo a Bruxelles. Come per Aldo Moro qualcuno sostiene che alla polizia tedesca sia arrivata una ‘segnalazione’ secondo la quale Schleyer si trovava in una abitazione prossima all’autostrada e alla porta della quale un agente avrebbe addirittura ‘suonato il campanello’. Le somiglianze con il ‘Caso Moro’ sono dunque numerose ma susistono anche delle differenza. A Schlayer per esempio non risulta sia stata concessa la possibilità di ‘comunicare con l’esterno’, sia pure in forma ‘epistolare’. Non risulta neppure che egli sia stato sottoposto al alcun ‘interrogatorio’ , come invece è avvenuto per lo statista democristiano. Che il personaggio non costituisse una ‘merce di scambio’ particolarmente ‘valida’ per ottenere il rilascio dei membri dell’organizazione terroristica detenuti nelle carceri tedesche lo si deduce dal fatto che un mese dopo l’agguato di Colonia una ben più imponente ‘azione di supporto’ è organizzata e condotta da un ‘commando palestinese’: il dirottamento del Boeing 737 della Lufthansa LH181 in volo da Palma di Maiorca a Francoforte con 91 passegeri e membri di equipaggio. Dopo una sosta a Roma e varie altre ‘peripezie’ il velivolo tocca terra a Mogadiscio alle ore 3.30 del 17 ottobre. Qui il capo del commando Zohair Youssif Akache ‘Mahmud’ lancia un ultimatum al governo tedesco nel quale minaccia di uccidere gli ostaggi ‘uno a uno’ se non verranno liberati undici membri della Rote Armee Faction. E’ assai probabile che, chiunque siano stati, gli ‘organizzatori’ dell’intera operazione debbano aver sottovalutato le ‘capacità reattive’ che la Germania aveva acquisito dopo l’esperienza disastrosa di Monaco di cinque anni prima e che l’entità e la spettacolarità del successo conseguito quella stessa sera dalla ‘Unità GSG’ comandata dal colonnello Hans Jurgen Wischnewski devono averli lasciati ‘senza fiato’. Prima che possano rendersi conto di quanto accade tre dei quattro terroristi sono uccisi e il quarto è neutralizzato. Da parte tedesca la ’Unità GSG9’ lamenta un solo ferito lieve, illesi tutti i passeggeri e membri dell’equipaggio. In contrasto con il ‘lieto fine’ della vicenda del volo LH101, assai cruento è invece quello che possiamo definire ’ultino atto del dramma wagneriano’. Non appena si è a conoscenza del felice esito della Feuerzauber Operation [Operazione Fuocomagico…] i militanti della Rote Armee Faction Andreas Baader, Gudrun Ensslin e Jan-Carl Raspe, rinchiusi nel carcere di Stammhein, ‘commettono suicidio’. Hans Martin Schleyer è invece prelevato a Bruxelles da una autovettura Audi 100 di colore verde, la quale si dirige in territorio francese. Durante il tragitto Schlayer è assassinato e l’auto con il cadavere è abbandonata nella cittadina francese di Mulhouse, in Rue Charles Peguy. Solo in tempi assai recenti [9 settembre 2007…] Peter Juergen Boock, ex-militante della Rote Armee Faction ha fatto i nomi dei due ‘assasini’ di Schlayer: Rolfd Heissler e Stefan Wisniewski. A differenza che da noi con il ‘Caso Moro’, in Germania si è avuta molta fretta nel ‘chiudere’ sia la vicenda del ‘rapimento di Hans Martin Schleyer’, sia la vicenda del ‘dirottamento del volo LH181’, sia la vicenda del ‘suicidio di massa al carcere di Stammhein’. Per nessuno di questi casi è stata istituita una ‘commissione di inchiesta’, abitudine piuttosto diffusa invece da noi. Parecchi interrogativi pertanto sono destinati probabilmente a non avere mai risposta e tra essi i seguenti…

a) se lo scopo perseguito dalla Rote Armee Faction era la liberazione dei militanti ricnhiusi nelle carceri tedesche perché dopo essere stato sequestrato Hans Martin Schlayer si è ricorsi anche al dirottamento del volo LH181?… non è forse stato ‘troppo azzardato’, anche alla luce della conclusione distasrosa della vocenda?…
b) perché è stato ‘scelto’ Hans Martin Schleyer, che pure era protetto da una scorta di tre uomini, e non un obiettivo più ‘facile’?…
c) perché non si è voluto da parte tedesca far luce sul ‘suicidio di massa’ di Stammhein?… forse perché detto ‘suicidio’ ha tolto di mezzo pericolosi testimoni?…

Per cercare di abbozzare anche solo una vaga ‘ipotesi’ di riposta a queste domande occorrerebbe scrivere un libro intero. Non avendo il tempo per imbarcarmi in una simile impresa avanzerò quello una mia ‘ipotesi’ del tutto personale, che quindi lascia il tempo che trova: il sequestro di Hans Martin Schlayer e il successivo dirottamento del volo LH181 è stato ideato per servire da ritorsione e monito nei confronti della Germania. Da parte sua la Germania in questa circostanza ha saputo, in verità anche in maniera inaspettata, rispondere a tono dimostrando di aver recuperato molta ‘credibilità’ dal tempo della strage di Monaco e di essere in grado di rispondere in maniera adeguata. Certo q questo punto le domande potrebbero essere due, vale a dire…

a) un monito da parte di chi?…
b) un monito motivato da che cosa?…

Risponderò in modo diretto alla seconda domanda e di conseguenza in modo indiretto alla prima. In gioventù Schlayer aveva aderito al partito nazista acquisendo il grado di Reichsstundenenfuehrer, una specie di ‘sovraintendete’ agli insegnamenti universitari. Durante la guerra era stato ferito sul fronte orientale e sucessivamante aveva ricoperto un ruolo di reposnabilità primaria presso il Protettorato di Boemia e Moravia. A lui in pratica era stato affidato l’incarico di ‘integrare’ le economie del Protettorato e del Reich, il che nel gergo nazista significava che a lui era affidata la gestione dei ‘campi di lavoro’ della regione. Il più grosso di questi campi di lavoro stava a Theresienstadt e si dice che da lì sarebbero ‘transitati’ 140.000 ebrei. Sarà pure una coincidenza ma meno di un mese prima del sequestro di Schlayer, esattamente nel giorno di ferragosto, era avvenuta la ‘rocambolesca fuga’ dall’ospedale del Celio a Roma di Herbert Kappler, ex-colonnello delle SS condannato all’ergastolo per la rappresaglia delle Ardeatine, dove tra gli altri avevano trovato la morte 75 ebrei. Nei giorni successivi era ‘corsa voce’ che la suddetta ‘fuga’ fosse stata in realtà un espediente escogitato dai governi italiano e tedesco per rimettere il libertà il prigioniero, al quale era stato diagnosticato un tumore che gli lasciava pochi mesi di vita. Non sarà necessario a questo punto che dica chi ha deciso che la Germania in qualche modo dovesse ‘pagare’… come non sarà necessario che dica che anche per l’Italia sarebbe venuto di lì a poco il momento di ‘pagare’…



saluti!…

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... chyè perder tempo a chi più sa pèiù spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 2/6/2008 15:25  Aggiornato: 2/6/2008 15:26
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
A trent'anni dall'omicidio di Aldo Moro, riprendiamo il contatto con Nino Arconte, il "gladiatore" che operava negli anni settanta e ottanta in missioni internazionali con il nome in codice G71

fonte:
http://www.effedieffe.com/content/view/3409/183/

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 3/6/2008 14:58  Aggiornato: 3/6/2008 23:11
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… oggi riprendiamo il discorso ‘saltando’ a piè pari parecchie cose per andare diritto al ‘cuore del problema’. Dell’agguato di via Fani e delle ore precedenti e successive si è già parlato a lungo e quello che importava veramente chiarire è stato chiarito… o almeno lo è stato dal mio punto di vista… In particolare una ‘novità’ di rilievo che prima era ‘sconosciuta’ è stata appurare il tipo di arma utilizzato da ‘Tex Willer’ e dalla ‘ragazza’ che stava con lui e parlava la sua stessa ‘lingua misteriosa’ e constatare che tale arma all’epoca era quasi eslusivamente usata dalle ‘forze speciali’ di un ben determinato Paese del Medio Oriente. Diciamo che, al punto in cui siamo arrivati, chiarire altri dettagli rimasti ‘irrisolti’ quali la presenza sul luogo di una Honda con sopra due del commando rimasti ‘sconosciuti’ o le ragioni per le quali un colonnello del Sismi si trovava sul luogo, mi pare un problema del tutto marginale. Al contrario una densa ‘cortina di nebbia’ sussiste ancora oggi sul lungo periodo di prigionia di Aldo Moro, in particolare sul luogo dove è stato detenuto e sul prolungato interrogatorio cui è stato sottoposto. Per cercare di fare un poco di luce su questi punti fondamentali ritengo di estrema utilità riportare l’audizione in Commissione stragi di clui che certamente è il più autorevole teste chiamato a deporre sul ‘Caso Moro’: il giudice per le indagini preliminari Rosario Priore. Sono sicuro di non sbagliare dicendo che il giudice Priore è la persona in assoluto più al corrente della ‘verità’ sui Misteri d’Italia che oggi esista e questo per aver indagato a fondo non solo sul ‘Caso Moro’ ma [cosa essenziale…] anche sulla ‘Strage di Ustica’, episodio che, mi permetto di ‘anticipare’ qualcosina, fornisce con ogni probabilità la ‘chiave di lettura’ non solo del rapimento e uccisione del leader democristiano, ma anche della ‘Strage alla stazione di Bologna’, avvenuta il 2 agosto del 1980. Premetto che l’esposizione e l’analisi della audizione del giudice Priore in Commissione stragi durerà parecchio e sarà inframezzata da numerosi ‘commenti’… vedrete però che tanta ‘fatica’ alla fine sarà giustificata. Andiamo dunque senza indugio sul sito…

http://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/steno56.htm

… e cominciamo. I punti più significativi saranno sottolineati e debitamente commentati…


PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’audizione del dottore Rosario Priore, che ringrazio per essere intervenuto. L’audizione concerne gli sviluppi del caso Moro e le recenti notizie riguardanti attività spionistiche collegate a fenomeni eversivi. Resta pertanto fuori dall’oggetto dell’audizione l’inchiesta sulla quale tante volte abbiamo ascoltato il dottor Priore, vale a dire il caso Ustica. Ciò non perché il dottor Priore non abbia dato la sua disponibilità ad essere sentito sulla vicenda Ustica ma, data la delicatezza del ruolo che ha svolto in qualità di giudice istruttore e fra poco inizierà un dibattimento, abbiamo ritenuto opportuno organizzare l’audizione su Ustica previa preparazione di un capitolato di domande da sottoporre preventivamente al dottor Priore. Il dottor Priore ha avuto un ruolo importante, in qualità di giudice istruttore, nelle vicende giudiziarie del caso Moro…

PRIORE. Ho iniziato ad interessarmi del caso Moro, con l’inchiesta numero uno, il 13 maggio 1978, pochi giorni dopo la morte dell’onorevole Moro. All’epoca fu nominato un pool a capo del quale c’erano il consigliere Gallucci, io stesso, Imposimato, Amato ed anche il collega D’Angelo. Eravamo tutti giudici istruttori. Pubblici ministeri erano altri colleghi. Successivamente, sempre in pool, ho seguito le istruttorie della ‘Moro 2’ con il collega Imposimato e come consigliere istruttore il giudice Cudillo. In seguito, da solo, ho seguito le istruttorie ‘Moro ter’ e ‘Moro quater’ sino all’agosto del 1990…

PRESIDENTE. Poiché siamo ormai al ‘Moro sexties’, credo che lei partecipi del sentimento e della valutazione che questa Commissione ha più volte espresso circa il carattere incompleto e insoddisfacente della verità giudiziaria per come è stata accertata. Questo lei l’ha affermato pubblicamente e in due riprese; anzitutto nella scorsa primavera, quando in sede giornalistica venne fuori la notizia di un possibile ruolo del musicista Igor Markevitch nella vicenda Moro. In quella occasione sia lei che il dottore Imposimato sottolineaste una serie di episodi che riguardavano in particolare indagini da voi svolte per individuare l’esistenza di altre basi delle brigate rosse vicine a Palazzo Caetani; mi riferisco in particolare alle indagini che portarono ad un’iniziale collaborazione di Elfino Mortati. Dalle vostre dichiarazioni l’impressione che ho avuto è che voi siate convinti di essere arrivati molto vicini ad un nervo scoperto, mancando poco alla verifica di ulteriori elementi importanti per un accertamento compiuto della verità. Lei, in altri interventi più recenti, successivi alla pubblicazione dell’archivio Mitrokhin, ha dichiarato pubblicamente che la lettura delle carte dell’archivio avrebbe probabilmente consentito una rivisitazione ab imis dell’intera vicenda Moro. Come lei sa sono del parere che forse la linea che si sta seguendo in sede giudiziaria, vale a dire investigare sugli aspetti più strettamente criminali della vicenda [il numero dei brigatisti che spararono in via Fani, il nome dei due che sopraggiunsero sulla Honda e altri particolari importanti nella dinamica del sequestro], forse dovrebbe cedere il passo ad un’indagine che si appunti maggiormente – come lo stesso Valerio Morucci ci ha fatto osservare – su ciò che avvenne dall’altra parte della barricata, in una ‘zona grigia’ in cui le due parti della barricata potevano in qualche modo confondersi. Durante questa legislatura abbiamo posto allo staff dei nostri consulenti due domande. La prima per sapere se nel contrasto generale al terrorismo di sinistra vi fossero stati errori o omissioni voluti. La risposta che i consulenti ci hanno dato è stata di carattere negativo. Le Brigate rosse furono contrastate e se vi furono errori, carenze e cadute di tensione si trattò di fatti colposi dovuti ad una situazione di endemica disorganizzazione dello Stato. È stato però riconosciuto che nel caso Moro queste carenze nell’azione investigativa furono tali e tante da lasciare almeno spazio ad un margine di dubbio e pertanto stiamo indagando in questa direzione. Mi dispiace che non sia presente il senatore Palombo perché a volte nel nostro modo di operare affiorano convincimenti che sembrano contrastanti con quelli espressi precedentemente. Palombo più volte si era detto d’accordo con la conclusione che tende ad escludere che nel contrasto generale alle BR ci possano essere stati momenti di voluta sottovalutazione, inerzia o omissione. Nel corso dell’ultima riunione dell’Ufficio di Presidenza sembrava invece aver assunto una posizione completamente opposta. Per quel che mi riguarda sono convinto che, almento da un certo momento in poi, diventava importante non soltanto individuare la prigione di Moro e salvare la vita dello statista, ma anche riuscire a capire cosa egli avesse detto alle Brigate rosse. Probabilmente le stesse BR, da un certo momento in poi, tentarono di piegare lo Stato ad una trattativa sia attraverso l’utilizzazione dell’ostaggio Moro, che nel frattempo era stato condannato a morte, sia attraverso il possesso di una serie di informazioni ottenute dallo stesso Moro. Le indicazioni che ci pervengono dalle recenti acquisizioni ci fanno pensare che si tratti di una pista che merita di essere investigata fino in fondo. Non le porrò alcuna domanda, perché penso che i colleghi gliene rivolgeranno parecchie. So che lei come intellettuale più che come magistrato continua a meditare sulle vicende che hanno impegnato una parte consistente della sua attività professionale, quindi le do la parola pregandola però di dividere il suo intervento in due fasi. La prima, con riferimento a quanto almeno a me sembra di aver capito nelle dichiarazioni che lei rese nella primavera scorsa e poi le ultime dopo il ritrovamento del cosiddetto archivio Mitrokhin. Do senz’altro la parola al consigliere Priore, ringraziandolo per la sua disponibilità. Spero che i colleghi apprezzeranno che questa volta sto lasciando la maggior parte del tempo all’audiendo e ai membri di questa Commissione. Però seguiremo il criterio che abbiamo seguito l’ultima volta e che mi è sembrato efficace; cioè ognuno di voi, nell’ordine in cui l’avete chiesto, potrà avere il campo per dieci minuti, comprese le risposte del dottor Priore. Naturalmente alla fine chi non avesse esaurito le domande potrà nuovamente intervenire…


Molto bene ragazzi!… Prima ancora che il giudice Priore prenda la parola ecco che ‘salta fuori’ , quasi un coniglio dal cilindro, un nome mai sentito prima: Igor Markevitch. Domanda del tutto ovvia: chi è costui?… Per saperlo senza troppo tribolare andiamo sulla solita wikipedia…

http://it.wikipedia.org/wiki/Igor_Markevitch

… e da lì riportiamo…



Igor Markevitch [Kiev, 27 luglio 1912 – Antibes, 7 marzo 1983] è stato un compositore e direttore d'orchestra ucraino naturalizzato italiano. La sua prima composizione, Un concerto per piano, risale del 1929 e gli fu commissionata da Sergej Diaghilev, coreografo di quel Vaslav Nijinski, celebre ballerino, che sarebbe diventato il suocero del musicista il quale ne sposò la figlia Kira. Markevitch ha composto diverse cantate e musiche per balletto, alternando la composizione alla direzione d'orchestra. Ha lavorato molto anche in Italia, al Maggio Musicale Fiorentino e presso l'Accademia nazionale di Santa Cecilia. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu in Italia, dove nel 1948 ottenne la cittadinanza, sposando in seconde nozze la Duchessa Topazia Caetani, appartenente alla storica famiglia della nobiltà romana. Dal matrimonio è nato il maestro Oleg Caetani. Ha diretto il Covent Garden dal 1945 al 1955, l'Orchestra Sinfonica di Stoccolma dal 1952 al 1955, insegnando inoltre presso i conservatori di Salisburgo, Città del Messico e Mosca…

Si tratta di un rinomato compositore e direttore d’orchestra di origini ucraine succesivamente divenuto cittadino italiano dopo la guerra, nel corso della quale ha ‘soggiornato’ proprio nel nostro Paese… va bene, ma cosa c’entra con il ‘caso Moro’?… lo apprendiamo leggendo le righe successive…

Il suo nome fu coinvolto nelle indagini relative al sequestro e all'assassinio di Aldo Moro: un rapporto del Sismi del 1980, lo identifica infatti come il misterioso ‘anfitrione’ che avrebbe avuto un ruolo di primo piano negli interrogatori del politico italiano. Una traccia investigativa che è stata rivalutata di recente in quanto collegata ad una serie di circostanze mai del tutto chiarite delle quali parlò spesso il giornalista Mino Pecorelli, con particolare riferimento alle presunte basi brigatiste situate nel ghetto ebraico di Roma, dove si trovano Via Caetani ed il palazzo omonimo…

Perdindirdina ragazzi!… forse abbiamo fatto tombola!… un ‘anfitrione’ con un ruolo di primo piano negli interrogatori di Aldo Moro!!!… basi brigatiste sitiuate nel ghetto ebraico di Roma a poca distanza da via Caetani!!!… ma è quello che stiamo cercando!!!… l’esimio presidente Pellegrino ha poi citato un certo Dossier Mitrokhin… il che significa che qualche utilità questo ‘enorme malloppo di carta’ ce la deve aver avuta!!! … non resta che proseguire con la ‘audizione’ in Commissione stragi…

PRIORE. Ringrazio il Presidente per avermi dato la parola e anche per la fiducia che ella mi accorda ancora, così come me l’accorda questa Commissione. Giustamente il Presidente ha detto che è diverso tempo che io non tratto più la questione Moro e quindi mi interesso ad essa soltanto attraverso libri, letture e vari media. Debbo dire che di fatto io, come tutti gli altri colleghi che si sono interessati al caso Moro, sono stretto tra due fronti, che impersono in due persone particolari. Una è il senatore Flamigni, che da una parte critica le nostre inchieste e le nostre sentenze [premetto che il senatore Flamigni a mio parere è il più profondo conoscitore del caso Moro] quando in un certo senso noi tentiamo di chiudere e affermiamo che non c’è più nulla da scoprire sulla meccanica del sequestro e della detenzione dell’onorevole Moro, su quanto è successo fino all’ultimo giorno di questa tragedia, cioè il 9 maggio. Sull’altro fronte ci sono persone, tra cui molti opinion makers e intellettuali, che ci criticano quando, di tanto in tanto, ritorniamo sul problema. Non ho timore di citare anche chi, tra gli altri, è su questa linea, cioè il giornalista Bocca, che ci critica di sovente perché noi in un certo senso formeremmo una sorta di gruppo e vivremmo, come si dice abbiano vissuto alcuni nostri colleghi dell’antimafia, sull’antiterrorismo. Quindi vivremmo affermando di tanto in tanto che c’è tutto da scoprire…

PRESIDENTE. Se mi consente, anche il presidente di questa Commissione è unito a voi in questa critica a Giorgio Bocca…

PRIORE. Capita spessissimo di essere stretti tra questi due fronti. Ripeto quanto ho detto nel corso del ‘Moro-quater’ e cioè [questo discorso mi trova d’accordo col Presidente] che noi abbiamo accertato quasi tutto, dopo che è venuto fuori il famoso memoriale Morucci-Faranda, sulle modalità del sequestro e dell’assassinio dell’onorevole Moro. E’ difficilissimo andare oltre e, lungi da me qualsiasi critica a coloro che stanno compiendo le indagini, è inutile indugiare sulle moto Honda, su chi ci fosse, un qualsiasi personaggio dell’Autonomia o di altri ambienti. Adesso dovremmo fare qualcosa di diverso, e l’ho sempre detto. Quel che ci interessa e che dovrebbe interessare tutti gli inquirenti in questo momento, sia in sede giudiziaria sia in sede parlamentare, è tentare di capire [questa, lo ripeto, è una sorta di mia fissazione] come si sono mosse le forze politiche durante il sequestro Moro e cosa è successo in questo paese, nonché di capire quali fossero i rapporti che l’organizzazione delle BR aveva con altre similari organizzazioni in sede internazionale, ovviamente, oltre che nazionale e quali fossero le relazioni tra queste organizzazioni e alcuni Stati e quindi i loro Servizi


E’ evidente che non c’è bisogno di commentare ulteriormente queste affermazioni senza recar offesa all’intelligenza del lettore. Il giudice Priore intenderebbe puntare dritto al ‘cuore del problema’… cosa della quale il presidente Pellegrino non sembra essere ‘entusiasta’, almeno a giudicare dalle righe che seguono…

PRIORE- E’ per questo che io, subito dopo la pubblicazione dell’archivio Mitrokhin ho in un certo senso ribadito l’interesse che si andasse di nuovo a fondo cercando di scoprire cosa fosse successo in quel periodo. Di qui il mio interesse particolare, come lettore, come persona che legge libri e riviste, ascolta la radio e la televisione, di cercare di capire cosa ci fosse scritto esattamente nell’archivio Mitrokhin. Anche in questo caso ci sono ovviamente, lo si riscontra tutti i giorni, più partiti. C’è il partito di coloro che credono nell’autenticità assoluta del dossier e quello contrario che, senza aver compiuto alcuna verifica, gli attribuisce una totale falsità. Credo che su questo versante si debba lavorare moltissimo. Avevo chiesto al Presidente la cortesia di passare a questo punto in seduta segreta, perché negli ultimi giorni ho creduto di poter collegare nella mia opinione l’archivio Mitrokhin con il caso Moro…

PRESIDENTE. Prima che il consigliere cominci, vorrei dire ai colleghi che egli mi aveva preannunciato questa sua intenzione di passare in seduta segreta. Penso che le cose che dirà ci obbligheranno a trasmettere alla Procura di Roma questo verbale, che però deve restare segreto. Se noi ci assumessimo la responsabilità di non mantenerlo tale, quanto ci dirà il dottor Priore potrà non avere sviluppi indagativi utili per effetto della pubblicità che noi avremo dato a queste dichiarazioni. Richiamo i colleghi a questa attenzione e sono contento che questo resti a verbale. Non conosco il contenuto di quanto ci esporrà il dottor Priore, ma poco fa mi ha accennato che sono di una certa importanza. Quel che ci dirà lo dovremo trasmettere alla Procura di Roma, ma è bene che questa abbia una notizia vergine e non sia in alcun modo indebolita, come traccia indagativa, da propalazioni, anticipazioni o pubblicità. Quindi richiamo tutti voi a questa responsabilità…


E’ chiaro che l’esimio presidente Pellegrino ha una gran premura a ‘secretare’ quello che il giudice Priore sta per dire e la cosa gli riuscirebbe anche se… se a questo punto non intervenisse… indovinate chi!…

FRAGALA’. Signor Presidente, naturalmente non sapendo quello che dovrà riferire il dottor Priore non posso oppormi alla seduta segreta, anche se sono dell’opinione che qualunque attività del Parlamento e quindi di una Commissione parlamentare deve essere assolutamente trasparente e deve avere immediatamente come interlocutore l’opinione pubblica. Però ritengo che il suo richiamo in ogni caso, a prescindere da quello che dirà il dottor Priore, non sia assonante con le funzioni di questa Commissione. Infatti, non c’è dubbio che il dottor Priore questa sera non viene audito come magistrato del Tribunale di Roma, tant’è vero che non lo ascoltiamo su inchieste da lui condotte recentemente ma proprio come intellettuale e come conoscitore, per la sua attività pregressa, del caso Moro, che noi questa sera vogliamo analizzare da punto di vista storico e politico. Quindi, non credo che quanto dirà il dottor Priore possa essere [non lo credo affatto, altrimenti egli si sarebbe presentato al Procuratore capo della Repubblica o di Perugia o di Roma e non certamente alla Commissione stragi] uno spunto investigativo per aprire un’indagine preliminare su questioni che possano essere doverosamente poste all’attenzione dell’autorità giudiziaria. Dunque accetto, naturalmente perché lo chiede il nostro ospite, che si passi in seduta segreta, ma non accetto che qualcuno dica che l’eventuale divulgazione di quanto si dirà possa essere un elemento di inquinamento di un futuro quadro probatorio rispetto ad un intervento che, venendo da un magistrato così qualificato e così noto, certamente non potrà che essere oggetto di una attività investigativa o di indagine. Questo lo ritengo a lume di logica; se poi ci sono logiche che, non conosco, evidentemente sono pronto a cambiare parere…

PRESIDENTE. Mi rimetto al parere del dottor Priore: se ciò che sta per dirci è irrilevante ai fini degli sviluppi dell’indagine giudiziaria lei avrebbe ragione, non ci sarebbe motivo di sentirlo in seduta segreta. Se, invece, potesse avere rilievo, penso che la mia osservazione sia di irrefragabile esattezza…

PARDINI. Vorrei dire che eccezionalmente mi trovo d’accordo con quanto detto dall’onorevole Fragalà, in questo senso: se il dottor Priore ha qualcosa da dire che può essere utile all’indagine lo pregherei di non dirla e di parlarne alla Procura; se, invece, ha qualcosa da dire che può essere ascoltato da questa Commissione, può anche essere sentito in seduta segreta, però deve essere chiaro che quanto egli dice oggi non ha attinenza con le indagini in corso. Non credo che una Commissione parlamentare sia il luogo adatto per dire cose che possano interessare le indagini in corso; le indagini le fanno i magistrati. Pertanto pregherei il dottor Priore di dirci quanto è a sua conoscenza e, se ritiene, di rispondere alle nostre domande, ma di astenersi assolutamente dal riferire quanto possa essere utile a delle indagini anche se fossero solo suoi spunti investigativi. Credo che questo – ma non glielo devo certo dire io - sarà meglio che lo racconti ai magistrati romani…

PRESIDENTE. Senatore Pardini, la legge ci assegna i poteri dell’autorità giudiziaria e prevede, proprio per questo, che possiamo anche non avere momenti di pubblicità tipici dell’attività parlamentare. Non so se il dottor Priore ha già informato l’autorità giudiziaria di quanto ci dirà, dal momento che non so che cosa ci deve dire. Potrebbe averlo fatto e potrebbe voler informare anche noi ma questo; tutto sommato, rientrerebbe nelle informazioni che per noi sarebbero utili, ma che ci imporrebbero di mantenere la segretezza. Potrebbe non averlo ancora fatto e farlo prima con noi e poi con il pubblico ministero, chiedendo di essere ascoltato come persona informata dei fatti…

PARDINI. In questo caso va detto al dottor Priore, per doverosa informazione, che questa Commissione non è in grado oggi, come non lo è stata in passato, di garantire la segretezza…

PRESIDENTE. Questa Commissione è stata a lungo in grado di mantenere il segreto. Negli ultimi mesi, purtroppo, ci sono state situazioni diverse…

PARDINI. Sta al dottor Priore trarre le conseguenti decisioni…

PRIORE. Il documento che mi è pervenuto è stato già trasmesso alla Procura della Repubblica. Credo che ci siano degli elementi utili per determinare le generalità della persona che in esso viene indicata. Il problema è un altro: prima di prendere questa decisione, io avevo già l’intendimento di omettere – con il consenso del Presidente – alcuni dati che potrebbero essere utili alle indagini. Quindi, in un certo senso, tutto questo lo avevo già preventivato. C’è un contenuto che potrebbe essere utile alle inchieste che la Commissione parlamentare svolge in un certo senso come vera e propria autorità inquirente. Per quanto concerne il segreto, che deve attenere o meno a questa seduta, non compete certo a me determinarlo ma al Presidente e alla Commissione stessa…

PRESIDENTE. Dottor Priore, se lei mi chiede di parlare in seduta segreta passo in seduta segreta, altrimenti preferirei proseguire in seduta pubblica. Proseguiamo quindi i nostri lavori in seduta pubblica…


E così all’esimio presidente Pellegrino questa volta è ‘andata buca’!… quello che il giudice Priore avrà da dire lo dirà pubblicamente! … ragazzi… raccomandazione superflua: non perdete le prossime puntate!…

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
hi-speed
Inviato: 3/6/2008 18:41  Aggiornato: 3/6/2008 18:41
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/12/2004
Da: preda lunga
Inviati: 3211
 Re: Indagine sul caso Moro
Nella trasmissione di Chiambretti della settimana scorsa, Maria Fida Moro dava molta importanza a due fatti.
Il primo riguardava il ritrovamento di 950 lire nella giacca di Moro e per lei fu un fatto stranissimo perchè suo padre provava letteralmente ribrezzo per contatto con il denaro.
Il secondo riguarda il furto dopo qualche mese dell'astuccio con tutti i documenti ed oggetti personali di Moro nascosto in uno scomparto segreto di un mobile. Avvenne nella sua abitazione, di pomeriggio, quando tutti erano in casa e non se ne accorsero.
Il ladro lasciò un milione sulla scrivania, scese le scale, gli spararono ma riusci a fuggire

Hi-speed

Cosa Sta Succedendo? Madre, madre Ci sono troppi di voi che piangono Fratello, fratello, fratello Ci sono troppi di voi che stanno morendo Sai che dobbiamo trovare una maniera Per portare un pò di amore qui oggi
redna
Inviato: 3/6/2008 18:47  Aggiornato: 3/6/2008 18:51
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Il fatto del ladro è già stato riportato in questo 3d.

Ma delle 950 lire non sapevo proprio nulla.
Mi chiedo nel contempo, quante altre cose non sappiamo o non ci sono state dette.

I famigliari dicevano di voler riesumare la salma di Moro ma al momento non si sa nulla.

Non credo si sappia nemmeno dove è seppellito ora Moro. O sbaglio?


sigmatau

guarda che alla domanda iniziale: era realmente in via fani quella mattina aldo moro, ancora non c'è stata risposta.
Ok andare avanti, ma nel contempo non è che andando avanti si ottengano delle risposte....si va soltanto avanti.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
hi-speed
Inviato: 3/6/2008 19:07  Aggiornato: 3/6/2008 19:07
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/12/2004
Da: preda lunga
Inviati: 3211
 Re: Indagine sul caso Moro
Per la figlia di Moro non è da escludere un finale come questo (alla fine del video)

buongiono notte

Lo ricollegava al ritrovamento dei soldi.

Hi-speed

Cosa Sta Succedendo? Madre, madre Ci sono troppi di voi che piangono Fratello, fratello, fratello Ci sono troppi di voi che stanno morendo Sai che dobbiamo trovare una maniera Per portare un pò di amore qui oggi
redna
Inviato: 3/6/2008 19:14  Aggiornato: 3/6/2008 19:14
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma non è da escldere nemmeno che sia andato TUTTO diversamente.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 3/6/2008 19:54  Aggiornato: 3/6/2008 19:54
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione
Per la figlia di Moro non è da escludere un finale come questo (alla fine del video)

buongiono notte

Lo ricollegava al ritrovamento dei soldi.

Hi-speed
--------------------------------------------

Che intendi dire?
Che il cadavere nell'auto non fosse di Moro
ma di un sosia?
E che Moro sia stato liberato e abbia vissuto altrove
fino alla sua morte?
Per questo la famiglia chiederebbe la riesumazione
della salma?
Questo, sinceramente, mi sembra folle e, soprattutto,
senza senso visto che si è raggiunto lo stesso risultato
semplicemente facendolo fuori.
Tornando ai contributi di sigmatau, è indubbio che la
presenza ebraica in tutta la storia delle BR è fortissima
e incongrua rispetto ai presunti legami delle BR col mondo
palestinese e, in genere, con la naturale avversione della
sinistra extraparlamentare e del Movimento del '77 nei
confronti di israele e, per traslato, della comunità ebraica.
Certo, l'idea che Moro possa essere stato rinchiuso in un
appartamento del ghetto chiuderebbe il cerchio e, soprattutto,
avrebbe blindato tutta l'operazione, garantendone l'assoluto
successo.
Infatti, chi mai avrebbe cercato Moro nel ghetto?
Non solo, è notorio che anche in quegli anni ogni operazione
di polizia da svolgersi nel ghetto richiedeva la preventiva autorizzazione
della comunità ebraica, di fatto impedendone la riuscita.
Non mi stupirebbe una completa regia Mossad di tutto il caso Moro.
Nel 1948 sparavano in testa ai bambini palestinesi e poi piangevano
di fronte all'ONU lamentando il rischio di una nuova shoà.
I sionisti sono capaci di tutto per portare avanti la loro agenda.

Oldboy
Inviato: 3/6/2008 20:01  Aggiornato: 3/6/2008 22:22
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Sulla questione Markevitch, ricordo una battuta di Indro Montanelli (cito a memoria):

"Quanto alle presunte prove di una partecipazione di Markevitch alle Brigate Rosse, devo dire che nel mio passato ce ne sono ben di più..."

Quanto al cosiddetto "ghetto ebraico" di Roma, forse non è chiaro che si chiama così per ragioni storiche, ma non è (più) il luogo in cui abitano gli ebrei romani.

Gli ebrei di Roma abitano un po' in tutta la città, come avviene nel resto d'Italia e, direi, di tutto il mondo.
(Il che mi pare cosa buona e giusta, tra l'altro.)

Né si può ipotizzare che il ghetto ebraico di Roma fosse una base del Mossad, come mi pare qualcuno abbia lasciato intendere.
O meglio: può anche darsi, ma la stessa identica illazione potrebbe essere fatta - e con lo stesso grado di probabilità - per qualsiasi altro quartiere della capitale.

hi-speed
Inviato: 3/6/2008 20:33  Aggiornato: 3/6/2008 20:33
Sono certo di non sapere
Iscritto: 28/12/2004
Da: preda lunga
Inviati: 3211
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Che intendi dire?


Un bel niente di mio.

La figlia intendeva dire che forse fu liberato ma ucciso poco dopo.

Hi-speed

Cosa Sta Succedendo? Madre, madre Ci sono troppi di voi che piangono Fratello, fratello, fratello Ci sono troppi di voi che stanno morendo Sai che dobbiamo trovare una maniera Per portare un pò di amore qui oggi
redna
Inviato: 3/6/2008 21:01  Aggiornato: 3/6/2008 21:11
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
La figlia intendeva dire che forse fu liberato ma ucciso poco dopo.

Hi-speed

---
Il vaticano aveva pagato il riscatto e stavano aspettando che il prigioniero arrivasse...

Paolo Vi contro tutti i cardinali, volle che fosse fatto un funerale, senza salma però....Forse il primo funerale senza salma.
----
Che intendi dire?
Che il cadavere nell'auto non fosse di Moro
ma di un sosia?

---
Non ho mai visto nessuna foto di moro in vita con la barba. E la posizione del volto non lasciava intravvedere totalmente il viso.
Messo in quella posizione penso che poteva anche non essere un sosia ma proprio una persona qualsiasi.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
edo
Inviato: 4/6/2008 10:54  Aggiornato: 4/6/2008 10:54
Sono certo di non sapere
Iscritto: 9/2/2006
Da: casa
Inviati: 4529
 Re: Indagine sul caso Moro
con particolare riferimento alle presunte basi brigatiste situate nel ghetto ebraico di Roma, dove si trovano Via Caetani ed il palazzo omonimo…

grqzie Sigmatau.

Questo thread è sempre interessante.

p.s. avete visto "DIVO" al cinema? Non perdetelo.

redna
Inviato: 4/6/2008 12:14  Aggiornato: 4/6/2008 12:24
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Gli ebrei di Roma abitano un po' in tutta la città, come avviene nel resto d'Italia e, direi, di tutto il mondo.
(Il che mi pare cosa buona e giusta, tra l'altro.)


----

Sarebbe interessante sapere chi è il proprietario adesso di quel posto dove risiedevano gli ebrei di roma.


sigmatau
oggi riprendiamo il discorso ‘saltando’ a piè pari parecchie cose per andare diritto al ‘cuore del problema’. Dell’agguato di via Fani e delle ore precedenti e successive si è già parlato a lungo e quello che importava veramente chiarire è stato chiarito… o almeno lo è stato dal mio punto di vista… In particolare una ‘novità’ di rilievo che prima era ‘sconosciuta’ è stata appurare il tipo di arma utilizzato da ‘Tex Willer’ e dalla ‘ragazza’ che stava con lui e parlava la sua stessa ‘lingua misteriosa’ e constatare che tale arma all’epoca era quasi eslusivamente usata dalle ‘forze speciali’ di un ben determinato Paese del Medio Oriente. Diciamo che, al punto in cui siamo arrivati, chiarire altri dettagli rimasti ‘irrisolti’ quali la presenza sul luogo di una Honda con sopra due del commando rimasti ‘sconosciuti’ o le ragioni per le quali un colonnello del Sismi si trovava sul luogo, mi pare un problema del tutto marginale.

---
Perchè?
A tutto questo se non si è risposto perchè ' saltarlo '....per far posto a delle ipotesi, basate su che cosa?

Il tenente colombo parte dalle tracce iniziali....infatti non si sa ancora con chi aveva appuntamento moro quel giorno. Questo è fondamentale.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 4/6/2008 12:24  Aggiornato: 4/6/2008 12:25
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna,

il "ghetto ebraico" di Roma è un quartiere come tutti gli altri, anche se ha una storia particolare. (Da cui il nome.)

E' perlomeno arbitrario, quindi, sospettare che sia una base del Mossad solo perché fino al 1870 era, appunto, il ghetto dove vivevano gli ebrei romani.

redna
Inviato: 4/6/2008 12:59  Aggiornato: 4/6/2008 13:05
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
oldboy



E' perlomeno arbitrario, quindi, sospettare che sia una base del Mossad solo perché fino al 1870 era, appunto, il ghetto dove vivevano gli ebrei romani.

---
Anch'io penso, alla luce dei fatti che sia del tutto arbitrario.

Il tenente colombo partirebbe da altri presupposti....

L'inizio e la fine di questo caso sono identiche.
Non si sapeva se moro era in via fani, e in via caetani non abbiamo visto in volto moro.

Le notizie del ritrovamento del cavadere di moro in via caetani dicevano che la R4 era nei pressi di via delle botteghi oscure (poi è diventata a metà strada fra PC e DC...) il cadavere era nel sedile posteriore dell'auto coperto da una coperta di iuta.Poi si è visto un cadavere in un bagagliaio (si vedeva meglio?le foto erano miglioiri? le riprese erano 'incisive'?)col volto girato da un'altra parte e con la barba...e la coperta è diventata d lana.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Dockes
Inviato: 4/6/2008 14:16  Aggiornato: 4/6/2008 14:16
So tutto
Iscritto: 1/6/2006
Da:
Inviati: 4
 Re: Indagine sul caso Moro
In "Eseguendo la sentenza" Bianconi parla del fatto che i parenti di Moro hanno riconosciuto il cadavere (citando le fonti documentali), francamente non penso che in quella Renault ci fosse un'altra persona.

saluti

redna
Inviato: 4/6/2008 15:05  Aggiornato: 4/6/2008 17:26
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
In "Eseguendo la sentenza" Bianconi parla del fatto che i parenti di Moro hanno riconosciuto il cadavere (citando le fonti documentali), francamente non penso che in quella Renault ci fosse un'altra persona.

---

Penso che non fosse stato necessario far riconoscere il cadavere dai famigliari.
Bastava solo chiedere a qualcuno della DC, ai suoi collaboratori....

Fatto sta che non abbiamo nessuna fotografia oltre quella del bagagliaio della R4 ...o forse non si sono state mostrate.

---
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200804articoli/32344girata.asp

Aldo Moro è sepolto a Torrita Tiberina, un pugno di case arroccate a strapiombo sul Tevere. La tomba, nascosta nell'angolo estremo del cimitero, è molto semplice e solo il nome scolpito nel marmo ricorda che lì è seppellito uno dei maggiori protagonisti della vita politica italiana del dopoguerra. Ma un particolare colpisce l'osservatore e forse aiuta a capire per quale motivo Moro, nelle angoscianti lettere scritte durante il sequestro nella primavera del 1978, chiese di essere tumulato proprio lì, in quel piccolo camposanto sospeso sulla sommità di una collina. Un finestrone circolare lascia penetrare un intenso fascio di luce ed è come se un grande occhio guardasse per sempre la sconfinata vallata sottostante, che si può senza fatica immaginare attraversata da millenari eserciti, commerci e civiltà che hanno segnato la sua antichissima storia, rendendo quella conca verdeggiante un battuto crocevia di comunicazione e di scambio tra Nord e Sud.

---
video originale del ritrovamento del cadavere :
http://video.libero.it/app/play?id=6c8393f6c888577e1ca52b7f7007fbe3

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 4/6/2008 16:12  Aggiornato: 2/9/2008 4:59
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… posso ben comprendere che il mio intento di ‘saltare alcune questioni’ per arrivare in fretta al ‘cuore della vicenda’ possa lasciare qualcuno di voi ‘a bocca asciutta’… vorrà dire che mi impegno fin da ora a fare ‘ritornare’ su quelle questioni in un secondo tempo, magari con qualche elemento in più che al momento ancora non possediamo…

In ossequio a questo principio continuamo l’esame della deposizione di colui che a buon titolo si puà definire il ‘Tenente Colombo’ non solo del ‘Caso Moro’, ma di tutti i ‘Misteri d’Italia’, il giudice istruttore Rosario Priore. Il primo discorso intrapreso dal nostro dopo aver avuto il ‘via libera’ da parte della Commisione è assai interessante ed è incentrato sull’agente del KGB Sergey Fëdorovich Sokolov, il quale avrebbe ‘pedinato’Aldo Moro nei giorni precedenti il suo rapimento. La conclusione cui arriva il giudice istruttore è che il KGB fosse al corrente del piano per rapire il presidente democristiano e la cosa ad essere sinceri non desta alcuna particolare sopresa. Da sempre i ‘servizi informativi’ in ogni paese al mondo si guadagnano la paga fornendo tempestivamente informazioni ai rispettivi governi e il KGB non faceva eccezione all’epoca e non fa eccezione neppure oggi… guai sennò!!!… Andiamo invece ad un punto ‘scottante’ nel quale il giudice Priore rivela le ‘confidenze’ avute da un ‘pentito’ delle BR che poi si è ‘pentito del pentimento’ quando qualcuno gli ha detto chiaro e tondo che certe confidenze doveva tenersele per sé…

PRESIDENTE. Dottor Priore, c’è tutta la parte iniziale sulla quale l’avevo pregata di soffermarsi per primo, proprio per dare una scadenza alle nuove acquisizioni rispetto ai vecchi sospetti. Mi riferisco alla vicenda di Elfino Mortati e al covo delle Brigate rosse. Personalmente conosco la questione, tuttavia la pregherei di esporla alla Commissione…

PRIORE. Elfino Mortati è un personaggio del comitato regionale toscano, ossia una struttura in embrione di brigata; infatti i comitati regionali – lo dico per chi è così giovane da non aver seguito la vicenda delle Brigate rosse – erano gli embrioni delle cosiddette colonne brigatiste. In Toscana non esisteva una colonna, ma si intendeva formare questa struttura anche in tale regione e quindi si procedette organizzando un certo numero di giovani. Tra questi vi era anche Elfino Mortati che con altri suoi compagni uccise un notaio di Prato. Ad un certo punto venne arrestato e decise di dissociarsi. Fu sentito in primo luogo da alcuni colleghi della magistratura fiorentina. Successivamente, dato che nel corso dei primi interrogatori aveva dichiarato di essere stato a Roma durante il sequestro Moro e di essere stato ospitato in un appartamento del Ghetto, il quartiere ebraico di Roma, fu sentito da noi più volte. Insieme al collega Imposimato tentammo [i primi interrogatori li aveva condotti il collega Amato] di individuare tale appartamento. Effettuammo diversi sopralluoghi nella zona sopra citata, ma l’impresa non sortì alcun effetto. Ricordo che Mortati indicava un angolo di via dei Funari che in un primo momento si ritenne fosse via Castani [ove fu poi trovato il cadavere dell’onorevole Moro] e successivamente una strada parallela che mi sembra si chiami via di Santa Elena, una via molto breve che si affaccia su Largo Argentina. Al riguardo le indicazioni erano molto precise e conducemmo ricerche approfondite, ma in effetti non riuscimmo a raggiungere alcun risultato. In merito a questa vicenda è venuta fuori la storia della foto che ci fu scattata da qualche servizio segreto mentre ci trovavamo in quei luoghi con il Mortati. Sono stato il destinatario della foto e posso dire che le cose non sono andate assolutamente così: si tratta di una fotografia che è sicuramente tra le mille carte che conservo in ufficio e che mi è stata inviata a titolo esclusivamente privato. In essa appariamo io ed il collega Imposimato mentre siamo alla ricerca dell’appartamento in questione. L’immagine sicuramente si riferisce a via dei Funari, almeno dai palazzi che si vedono sullo sfondo. Sul retro di questa foto è stata scritta anche la seguente battuta: ‘il gatto e la volpe’. So benissimo chi inviò tale foto, ma non so se un esemplare fu fatto pervenire anche al collega Imposimato. Ad inviarmi tale foto fu il prefetto Domenico Spinella che all’epoca era capo dell’Ufficio politico – non so se questa struttura avesse già assunto il nome di Digos – ed era stata scattata da una postazione collocata su un campanile nella zona, forse quello della chiesa di Santa Caterina ai Funari. Si tratta di un campanile di un’antica chiesa che si affaccia proprio su via Caetani e via dei Funari all’altezza di palazzo Mattei; mi riferisco cioè ai luoghi dei quali si è parlato tanto ossia di palazzo Mattei, di palazzo Caetani…

PRESIDENTE. Quale era il palazzo con i leoni?…

PRIORE. E’ difficile dire quale fosse il palazzo con i leoni; si è sempre pensato che si trattasse di Palazzo Castani. Personalmente non sono mai entrato all’interno di questo edificio; tuttavia passando per via delle Botteghe Oscure, attraverso il portone aperto ho potuto scorgere un emblema araldico, ma non sono riuscito a riconoscere l’animale rappresentatovi. Posso soltanto dirvi che vi è un galero cardinalizio che sormonta lo stemma araldico, ma non riesco a confermare se si tratti di leoni perché bisognerebbe avvicinarsi maggiormente allo stemma che è situato in fondo al cortile…

PRESIDENTE. Dottor Priore, ricordo che durante alcune nostre conversazioni lei affermò che vicino all’isola Tiberina c’era un palazzo che corrispondeva alla descrizione fornita dal veggente olandese che fu ascoltato in quel frangente…

PRIORE. Il veggente olandese aveva parlato di un palazzo nel cui androne si poteva osservare un emblema in cui si vedevano due leoni rampanti che si affrontavano e questa immagine potrebbe essere un qualcosa che corrisponde allo stemma dei Caetani. Vi era comunque anche un altro palazzo che poteva corrispondere a tale descrizione; mi riferisco al vecchio Palazzo Orsini, ossia la parte costruita nel Medio Evo situata all’interno del teatro di Marcello, che ha un ingresso su via Monte Savello, nel quale si può osservare un orso rampante. Quello che intendo dire è che ci sono diversi palazzi che potrebbero corrispondere alla descrizione fornita dal veggente…

PRESIDENTE. Dottor Priore, perché nell’inchiesta sul caso Moro attribuivate questa importanza all’individuazione della base brigatista vicino a via Caetani?… Forse perchè nel corso di un’intervista - riportata sul settimanale L’Espresso il 2 dicembre 1984 – Moretti dichiarò che il rischio di spostare il cadavere di Moro da via Montalcini a via Caetani era calcolato in relazione ‘al breve tempo, al breve spazio e per i pochi minuti necessari…’?… Era questo che vi faceva pensare alla possibilità che Moro non fosse stato ucciso a via Montalcini, ma in un luogo la cui vicinanza a via Caetani attenuava il rischio del trasporto del cadavere?…

PRIORE. Queste dichiarazioni di Moretti, se sono del 1984, sono successive alla nostra ipotesi…

PRESIDENTE. Perché allora davate importanza all’esistenza di una base vicina a via Caetani?…

PRIORE. Perché pensavamo che la distanza tra via Montalcini e via Caetani fosse estremamente pericolosa, specialmente in quel periodo e che quindi dovesse o potesse esserci una qualche base più vicina, senza scartare l’altra contraddizione che anche trasporta il sequestrato da via Montalcini a questa base finale avrebbe comportato un rischio piuttosto forte. Girare per Roma con il sequestrato, sia vivo che morto era pur sempre un forte rischio. C’è da dire che le dichiarazioni di Moretti ci hanno confermato in questa ipotesi, perché Moretti parla di pochi minuti, di una breve distanza, di qualcosa che potesse prendere un tempo breve e questo in un certo senso contraddice con il fatto che Moro potesse essere ancora a via Montalcini che si trova molto lontano, soprattutto in un orario di traffico intenso: via Montalcini si trova al lembo estremo della Magliana, un quartiere già all’estremità sud-ovest della città…

PRESIDENTE. Volevo solo avere questa conferma. Ad un certo momento Elfino Mortati cessò questa sua collaborazione. Vuol dirci perché?…

PRIORE. E’ stata una sorgente che si è ‘estinta’. Non so quali possano essere stati i motivi…


Per il momento ci fermiamo poiché quanto appreso meriterebbe già di per sé un libro. Non avendo il tempo di scrivere un libro mi sono limitato a sottolineare i punti essenziali che, secondo me, non richiedono commenti poiché si commentano da soli. A chi dovesse avanzare qualche sorta di ‘dubbio’ sarà sufficiente ricordare rà che il giudice Rosario Priore ha seguito qualcosa come cinque processi sul ‘Caso Moro’. Da parte mia quello che rtitengo interessante è cercare di ‘indovinare’ quale può essere stato il ‘misterioso covo’ delle BR situato nel Ghetto ebraico. Per aiutarci riportiamo la seguente ‘carta turistica’ della zona [che in ‘gergo toponomastico’ si chiama ‘Rione S. Angelo’…], completa di tutte le indicazioni…



Il luogo approssimativo nel quale è stata lasciata la Reault 4 di colore rosso con dentro il cadavere di Aldo Moro è indicata nella mappa con la lettera ‘b’. La descrizione fatta del ‘pentito’ del ‘covo misterioso’ è incentrata in pratica su di un unico particolare in qualche modo ‘significativo’: due leoni in lotta tra loro. Con tutta onestà il giudice Rosario Priore ammette che nella sua indagine ‘fai da te’ non è stato in grado di identificare con certezza l’edificio corrispondente alla descrizione del ‘pentito’. Cita però tre edifici che ‘potrebbero’ in qualche modo ‘candidarsi al ruolo’ e questi sono i seguenti…



Palazzo Caetani. Nella mappa si trova all’incirca in corrispondenza della lettera ‘a’. Nella foto a destra si scorge lo ‘stemma araldico’ cui accenna il giudice Priore, il quale si trova nel cortile ed è ‘troppo lontano’ per capire se in esso è presente o no la ‘coppia di leoni’. Se qualche amico che abita a Roma ha occasione di fare un salto lì forse il dubbio potrebbe essere chiarito…



Palazzo Caetani-Lovatelli. Nella mappa si trova alla lettera ‘i’. La coppia di leoni potrebbe trovarsi nello ‘stemma araldico’ presente in qualche parte dell’edificio. Anche in questo caso chi abita a Roma potrebbe andare un poco a ‘curiosare’…



Palazzo Orsini. Nella mappa si trova alla lettra ‘o’. Il ‘pentito’ avrebbe anche potuto scambiare per una ‘coppia di leoni’ la ‘coppia di orsi’ posti sul cancello di ingresso, un errore in fondo ‘comprensibile’ in momenti di estrema tensione…

Per oggi ci fermiamo qui… in attesa che qualche amico che abita a Roma ci dia qualche utile 'consiglio'

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
SirPaint
Inviato: 5/6/2008 22:13  Aggiornato: 5/6/2008 22:13
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
@sigmatau

Piccole segnalazioni:

1) Manca nella pianta il segno dove è stato pugnalato Giulio Cesare il 15 Marzo di qualche anno fa.(Largo Argentina davanti al teatro Argentina)
2) Il segno del ritrovamento della R4 (quella non lavata in autolavaggio) è malposizionato; dovrebbe essere venti metri più a sud;
3) la foto del cortile con i due leoni è pessima: le due colonne a fianco della Mercedes centrale nascondono proprio i due leoni ed il passo carraio;.
4) Manca il segno dove è stato ritrovato il comuncato n.1, il sottopassaggio (ora chiuso) nella parte Sud di Largo Argentina
5) Manca il luogo dell'appartamento indicato da Mortati, una viuzza nella parte sud di Largo Argentina.
6) Il segno del palazzo Lovatelli Caetani dovrebbe essere più ampio; il palazzo ha due access di cui quello da te fotografato è in piazza Lovatellii; Peter Tompkins abitava lì, utilizzando come copertura il nome Federico Caetani. Mi sembra che anche Vassalli abbia soggionato lì durante la Resistenza.(Moro cita Vassalli ripetutamente nelle lettere durante il sequestro).
7) Il segno del palazzo del exPCI,(detto palazzo Dongo) in via delle Botteghe Oscure è malposizionato dovrebbe essere spostato 40 metri più ad est.
8) Manca un segno particolare in Piazza del Gesù, sede di varie organizzazioni.


In ogni caso é un buon lavoro : 7 e mezzo!


P.S. Kolza dove sei???

No Plane!
redna
Inviato: 5/6/2008 23:03  Aggiornato: 5/6/2008 23:18
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
SirPaint

adesso passiamo anche al voto.
Si era partiti da un'indagine collettiva e si andava avanti anche bene....poi qualcuno è passato a qualcos'altro che, a mio avviso, ha anche perso si vista il senso inziale...

Vogliamo andare avanti, magari collettivamente, o passiamo a personalismi?

Si era partiti abbastanza bene, perchè ora ci si è arenati su cose irrilevanti quanto invece alle domande essenziali non sappiamo dar risposta?

PS-perchè finora,dopo tanti processi, non si sa ancora dove effettivamente è stato tenuto moro?
a) perchè non lo si vuol dire?
b)perchè non si sa?
c)perchè qualcuno non vuole che si dica?
d) perchè non si è mai saputo dove hanno portato moro e chi l'ha 'prelevato'?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Oldboy
Inviato: 5/6/2008 23:54  Aggiornato: 5/6/2008 23:55
Mi sento vacillare
Iscritto: 20/7/2007
Da:
Inviati: 411
 Re: Indagine sul caso Moro
Le sentenze dei processi hanno dato una risposta molto chiara:
Moro è stato tenuto - per tutti i 55 giorni - in via Montalcini n.8.

Da quello che ho letto, non ci sono ragioni valide per credere che non sia andata così.

redna
Inviato: 6/6/2008 10:02  Aggiornato: 6/6/2008 10:02
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Le sentenze dei processi hanno dato una risposta molto chiara:
Moro è stato tenuto - per tutti i 55 giorni - in via Montalcini n.8.

---
Nel contempo dall'esame del cadavere è anche emerso che non era tenuto in condizioni d segregazione ma che poteva camminare e muoversi.Quindi si potrebbe pensare che non fosse stato tenuto in una casa nel centro di roma bensì in un posto con possibilità di fare passeggiate o, comunque, di muoversi.
Sono sempre e solo i brigatisti che affermano di averlo sempre tenuto segregato.
E allora come è uscito da tutte le sentenze che sto fatto che è stato tenuto per 55 giorni in via montalcini quando i medici affermano il contrario?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Dockes
Inviato: 6/6/2008 11:29  Aggiornato: 6/6/2008 11:29
So tutto
Iscritto: 1/6/2006
Da:
Inviati: 4
 Re: Indagine sul caso Moro
A proposito di questo, Redna, ho letto e riletto l'autopsia ma non sono riuscito a trovare un riferimento al mancato stato di segregazione, così come, tra l'altro, alla presenza delle famose monetine in tasca al cadavere.
Dove sono queste informazioni?

redna
Inviato: 6/6/2008 12:31  Aggiornato: 6/6/2008 12:38
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
A proposito di questo, Redna, ho letto e riletto l'autopsia ma non sono riuscito a trovare un riferimento al mancato stato di segregazione, così come, tra l'altro, alla presenza delle famose monetine in tasca al cadavere.
Dove sono queste informazioni?

---

Ma mi chi chiedo anche CHi da queste informazioni.

Segregati è del tutto impossibile scrivere così tante lettere...
Almeno qualche eservcizio fisico in 55 gg. doveva essere fatto...e non credo in via Montalcini 8.

Per quanto riguarda le 950lire guardano il video del ritrovamento del cadavere si nota che nel bagagliaio in diversi hanno armeggiato....poi nonappena estratto il cadavere, il portellone è rimasto aperto e le prove...?
E le 950lire come è possibile dire che si trovavano col cadavere o meno?

I dettagli a mio avviso, danno solo l'impressione di 'raffazzonare' qualcosa da dare in pasto ai mass-media...ma non danno spiegazioni.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 6/6/2008 16:47  Aggiornato: 6/6/2008 16:48
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
SirPaint: … la foto del cortile con i due leoni è pessima… le due colonne a fianco della Mercedes centrale nascondono proprio i due leoni ed il passo carraio…

Suppongo ti riferisci a Palazzo Caetani, quello per intenderci al numero civico 32 di Via delle Botteghe Oscure… se abitassi a Roma senza perdere un momento mi recherei subito sul posto con una macchina fotografica… abito però lontano da Roma e il meglio che sono riuscito a fare in poco tempo è stato ‘catturare’ le seguenti due immagini…



Questa raffigura il cortile con dettagli maggiori che non quella da me mostrata in precedenza…



Questa raffigura invece un ‘dettaglio della fontana’…

All'incirca dove starebbero i due famosi ‘leoni’?…

saluti!...

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
SirPaint
Inviato: 6/6/2008 22:53  Aggiornato: 6/6/2008 22:53
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
Immediatamente accanto alla Mercedes in alto a destra e a sinistra ci sono i due leoni (di tipo asiatico birmano, penso).

No Plane!
sigmatau
Inviato: 11/6/2008 11:56  Aggiornato: 2/9/2008 5:01
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… oggi torniamo un poco ad occuparci del ‘Caso Moro’ e in particolare seguiremo con più attenzione le ‘dichiarazioni’ del giudice Rosario Priore di fronte alla Commissione stragi. Prima però un’occhiata alla seguente mappa satellitare, la quale illustra la ‘zona’ di Roma sulla quale ritengo utile ’focalizzare’ la nostra attenzione…



Diciamo un poco aprossimativamente che la ‘zona’ è quella delimitata da tre vie…

1) Via Botteghe Oscure
2) Via Michelangelo Caetani
3) Via dè Funari

Nella mappa sono posti in evidenza quattro ‘elenti significativi’ che esaminiamo nell’ordine…

a) Palazzo Caetani



Dal punto di vista ‘storico’ si apprende quanto segue…

… al civico 32 di Via Botteghe Oscure sorge quello che oggi chiamiamo Palazzo Caetani ma in origine costruito per Alessandro Mattei nel 1564, su un progetto attribuito ad Alessandro Ammannati. L'edificio faceva parte della cosiddetta ‘isola Mattei’, insieme agli altri Palazzi di Giacomo Mattei, Mattei di Giove e Mattei di Paganica. Dai Mattei l'edificio passò nel 1683 ai Negroni, nel 1753 al marchese Durazzo, nel 1760 al cardinale Serbelloni e infine, nel 1776, ai Caetani, duchi di Sermoneta e principi di Teano, ai quali tuttora appartiene. L'edificio si presenta a tre piani, con un severo portale architravato e quattro finestre con inferriate ai lati. La facciata è coronata da un cornicione a mensole mentre l'interno conserva due cortili con alcuni frammenti antichi. Oggi l'edificio ospita la Fondazione Camillo Caetani, per la promozione di iniziative culturali e famosa negli anni Cinquanta e Sessanta per aver pubblicato un'importante rivista letteraria intitolata Botteghe Oscure, e la Fondazione Roffredo Caetani, per la tutela dei beni romani appartenuti ai Caetani, del castello di Sermoneta e della ‘città morta’ di Ninfa. Da ricordare che nella seconda metà del settecento il palazzo ospitò anche un osservatorio astronomico per ‘registrare quotidianamente il vento, la precipitazione atmosferica, la temperatura e la pressione’. Un illustre membro della famiglia che qui visse fu il principe Onorato, sindaco di Roma e ministro degli Esteri nel 1896…

Esaminando tempi più recenti diciamo per prima cosa che, stando agli elementi finora in qualche modo accertati, la ‘coppia di leoni’ descritta dal ‘brigatista pentito’ è con ogni probabilità [‘dando fiducia’ a quanto dichirato da un forumista…] quella presente nel cortile di ingresso raffigurato nella foto in alto. In…

http://www.rifondazione-cinecitta.org/segretigradoli.html

… leggiamo questo…

… Palazzo Caetani ospitava diverse sedi diplomatiche coperte da immunità territoriale…

E’ del tutto evidente che nel caso la ‘prigione’ di Aldo Moro fosse stata in una di queste ‘sedi diplomatiche’ per polizia, carabinieri e anche ‘forze speciali’ scovarla sarebbe stato… just a little complicated … Direi che per il momento quanto appurato a proposito di Palazzo Castani ‘basta e avanza’ e possiamo passare alle altre ‘voci’…

b) Via Michelangelo Caetani

Qui è stata lasciata la Renault 4 di colore rosso con il cadavere di Aldo Moro. Non mi pare ci sia da aggiungere altro…

c) Palazzo Mattei di Giove



Dal punto di vista ‘storico’ si apprende quanto segue…

… Palazzo Mattei di Giove, situato in via Michelangelo Caetani 32, fa parte della cosiddetta ‘Isola Mattei’ [insieme agli altri edifici di Giacomo Mattei, di Mattei di Paganica e di Alessandro Mattei] e fu costruito per volere di Asdrubale Mattei, duca di Monte Giove [da cui il nome del palazzo] al posto di alcune case di famiglia demolite. I lavori iniziarono nel 1598 su progetto di Carlo Maderno e terminarono nel 1617, con la costruzione del braccio di collegamento dell'edificio con il palazzo di Alessandro Mattei…

Apprendiamo dunque che Palazzo Mattei di Giove è collegato con Palazzo Caetani da un ‘passaggio interno’ costruito quattro secoli fa. Si tratta di un dettaglio interessante, come pure interessante è quanto si legge sempre in…

http://www.rifondazione-cinecitta.org/segretigradoli.html

… non così era per l’attiguo palazzo Mattei, ideale come ‘luogo di ricetto di autovettura’, che però le forze di polizia omisero di segnalare. La Renault delle Br avrebbe potuto entrare e uscire dall’ampio passo carraio situato in via dei Funari, cioè proprio nei paraggi percorsi a piedi dai giudici Imposimato e Priore insieme a Mortati, quando vennero fotografati a scopo intimidatorio…

Anche in questoi caso non mi pare ci sia da aggiungere altro…

d) Santa Caterina dè Funari



Dal punto di vista ‘storico’ apprendiamo…

… Santa Caterina de' Funari prende il nome dalla via in cui è situata, via de' Funari, così chiamata dai torcitori di funi che si erano qui stabiliti e che avevano utilizzato come botteghe gli androni dell'antico Circo Flaminio, secondo alcuni, o del criptoportico della Crypta Balbi, secondo altri. E’ molto difficile dare ragione ad una delle due ipotesi visto che la via è situata proprio tra i due antichi monumenti romani. La chiesa originaria, probabilmente una basilica a tre navate detta Santa Maria de Donna Rosa in castro aureo [castrum aureum è il Circo Flaminio] fu riedificata nel IX secolo su una sola navata e dedicata a Santa Caterina d'Alessandria. Nel 1534 la chiesa fu concessa da papa Paolo III a Sant’Ignazio di Loyola che vi fondò il Conservatorio di Santa Caterina della Rosa, conosciuto anche come Compagnia delle Vergini Miserabili Pericolanti e vi fece erigere una casa attigua per accogliere le orfanelle, dare loro una buona educazione e sottrarle ai pericoli. Tra il 1560 e il 1564, quando la Compagnia assunse forma stabile come Confraternita, la chiesa fu riedificata e dedicata definitivamente a Santa Caterina de' Funari…

Dal punto di vista che interessa noi, pare che da questa chiesa qualcuno abbia ‘fotografato’ i giudici Priore e Imposimato mentre, in compagnia del ‘pentito’, facevano una ‘visita turistica’ al Ghetto. Anche qui non mi pare ci sia da aggiungere altro…

A questo punto direi senz’altro di ridare la parola al giudice Rosario Priore… perciò ragazzi… non cambiate canale!…

saluti!...

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redna
Inviato: 11/6/2008 17:45  Aggiornato: 12/6/2008 22:44
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
PRESIDENTE. Quale era il palazzo con i leoni?…


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dopo il minuto 41 .....si sono due leoni:


C’era una volta la casa dei cento natali

...quale palazzo sarà?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 12/6/2008 11:46  Aggiornato: 12/6/2008 12:12
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… oggi riprendiamo l’esame della ‘audizione’ del giudice Rosario Priore di fronte alla Commissione stragi. Per comprendere in maniera corretta le ‘rivelazioni’ del giudice occorre tenere a mente alcuni dettagli essenziali. Primo: Rosario Priore è stato giudice istruttore di quattro dei sei processi sul ‘Caso Moro’ e pertento la sua ‘deontologia professionale’ lo obbliga a considerare come ‘verità accertata’ non quello che egli pensa corroponda a ‘verità’, bensì la ‘verità’ che è emersa in sede di processo giudiziario. Secondo: è norma consolidata per un giudice non rilasciare ‘affermazioni’ che non abbiano il supporto di prove ‘certe al di là ogni ragionevole dubbio’. Terzo: il giudice Priore, insieme con il collega Imposimato, è stato sottoposto a minacce e intimidazioni affinché cessassero certe sue ‘indagini personali’ relative al ‘Caso Moro’. Teniamo conto quindi dei punti ‘primo, secondo e terzo’ nell’analisi che ora seguirà, analisi interrotta da ‘commenti’ dello scrivente dove serve. Le seguenti righe sono tratte dalla ‘audizione’ dei giorni 10 e 11 novembre 1999…



PRESIDENTE. Ogni tanto vi sono degli strani ritorni di memoria. Sono rimasto colpito ad esempio da una dichiarazione rilasciata ieri da Galloni all’agenzia ADN Kronos. La Commissione ha ascoltato Galloni in un’audizione sul caso Moro, ma queste cose da noi non le ha dette. Galloni riferisce all’agenzia parlando di Moro ‘Mi disse di aver avuto la precisa sensazione che la CIA e il Mossad avessero informazioni ed elementi [sulle BR] ma che non le volessero fornire di proposito. Del KGB non parlammo…’. Qui però Galloni accenna di non potere escludere che anche il KGB fosse interessato alla fine di Moro e che vi fosse un accordo tra settori del KGB e settori della CIA. Questa è una ipotesi che io per la verità ritengo sempre al limite estremo della verosimiglianza. Non lo supera forse questo limite solo perché qualcuno ogni tanto ce ne parla. Ne ha parlato Arcai, ne ha parlato Delfino, Bozzo ne ha parlato come di un’ipotesi di Dalla Chiesa... Io resto colpito perché fatti importanti come questo e cioè che Moro abbia detto che la CIA e il Mossad avevano notizie sulle BR… Galloni a voi lo ha detto mai? Non credo…

PRIORE. No. A me personalmente no….

PRESIDENTE. A noi in Commissione non lo ha detto però poi apprendiamo che lo ha detto ai giornalisti…

PRIORE. Però, signor Presidente, devo precisare che da questi fatti di cui abbiamo parlato non emerge una responsabilità del KGB. Il KGB sa o potrebbe sapere del fatto, ma non emerge che abbia fatto qualcosa nel sequestro Moro. Questo è il punto…

PRESIDENTE. Il vero problema ritorna dopo. Penso che i servizi dell'una e dell'altra parte, nei limiti in cui funzionassero bene, potevano essere informati e forse hanno dato notizie ai nostri servizi che sono state sottovalutate. Il problema è che cosa succede durante il sequestro, qual è l'attivazione dei servizi dell'una e dell'altra parte, che cosa fanno per cercare di carpire gli uni i segreti che Moro aveva potuto confidare alle Brigate rosse e gli altri per coprire questi segreti. Poi restano tutti quei problemi di cui abbiamo parlato tante volte e cioè chi è che faceva le domande, chi erano gli intellettuali che collaboravano con le Brigate rosse per cui vedo il problema non solo dei contatti tra forze politiche e BR, ma tra forze politiche e settori dell'intellettualità e del mondo politico italiano…

PRIORE. E' probabile…


Il presidente Pellegrino cita una ‘dichiarazione’ rilasciata dal’ex-presidente del CSM Giovanni Galloni il giorno precedente l’audzione [quindi delo novembre 1999…] nella quale si afferma che Aldo Moro aveva avuto la precisa sensazione che ‘CIA e il Mossad avessero informazioni ed elementi sulle BR ma che non le volessero fornire di proposito’. In tempi assai più recenti [2005] nel corso del ‘programma di approfondimento giornalistico’ Next di Rai News 24, Giovanni Galloni ha invece affermato che Aldo Moro poche settimane prima del rapimento gli avrebbe ‘confidato’ di ‘essere certo di infiltrazioni della CIA e del Mossad nelle Brigate Rosse’. E’ evidente per chiunque la differenza che passa tra il possedere informazioni riguardo ad un certa organizzazione terroristica ed essere infiltrati nella stessa. Mentre la ‘ricerca di informazioni’ è in un certo senso ‘attività connaturata’ in ogni servizio informativo che si rispetti, la ‘infoltrazione’ in una organizzazione lascia intendere anche un coinvolgimento nella attività perseguite da quella organizzazione che và oltre la ‘semplice ricerca di informazioni’. In ogni caso le affermazioni di Galloni [che citano esplicitamente la Cia e il Mossad e ‘scagionano’ invece il KGB…] andrebbero quanto meno ‘approfondite’ da parte della Commissione. Tale ‘approfondimento’ del ruolo di Cia e Mossad invece non sembre essere negli intenti della Commissione, tanto nella componente ‘di sinistra’ quanto nella componente ‘di destra’ e il discorso subito ‘devia’ in direzione del KGB, organizzazione inormativa che lo stesso giudice Priore subito si cura di ‘scagionare’. Un ben strano ‘metodo di lavoro’ quello portato avanti da codesta ‘commissione’… più che alla ‘ricerca dei colpevoli’ sembrano interessati alla ‘caccia alle allodole’… boh!… E le ‘allodole’ in questo caso sono più di una… infatti se da una parte di ‘prende di mira’ il KGB, dall’altre si ‘prende di mira’ chi?… è ovvio… i ‘servizi deviati’ e la P2!… Ecco infatti saltar fuori puntuale il colonnello del Sismi che quella mattina si trovava in via Fani…

PRIORE. … per quanto riguarda Guglielmi, so che è stata verificata la sua presenza in quel luogo e in quel giorno ed è stato interrogato proprio per conoscerne la ragione. Al riguardo credo anche che abbia fornito una sua – sicuramente non credibile - risposta. In ogni caso tale episodio non fa altro che confermare in me la convinzione che diverse entità sapessero che quel giorno dovesse avvenire quel sequestro. Infatti a via Fani troviamo tantissime persone: si è ad esempio accennato al fatto che fossero presenti anche dei soggetti appartenenti alla criminalità organizzata, si è parlato della ‘Ndrangheta’ e della scomparsa di fotografie in cui veniva ritratto un personaggio facente parte di questa organizzazione criminale…

PRESIDENTE. Mi perdoni, dottor Priore, ritengo che si tratti di un’ipotesi di una gravità enorme. Sarebbe infatti gravissimo se il servizio segreto italiano sapendo di un attacco a Moro in via Fani, avesse deciso comunque di tacere per poi andare a verificare gli eventi. Ripeto, si tratterebbe di un’ipotesi estrema. L’ipotesi invece che i servizi segreti si siano precipitati in via Fani per recuperare le borse di Moro mi sembra più credibile…

PRIORE. Dipende dall’orario in cui era presente Guglielmi. E’ questo il punto. Guglielmi non si reca sul posto dopo il rapimento, ma è già presente prima che questo si verifichi, di questo bisogna tenerne conto. In particolare, riguardo a questo aspetto, vorrei aggiungere che non è detto che i nostri servizi in quel periodo fossero poco efficienti. Esaminando le vecchie carte che riuscii a sequestrare al colonnello Cogliandro ho trovato una infinità di fascicoli che dimostrano una certa attività del raggruppamento Centri di controspionaggio. Non li cito tutti perché sono moltissimi. Noi siamo in possesso addirittura del registro. Ad esempio vi era un fascicolo ‘Piperno’, un altro che si occupava di ‘Onda rossa’. Vi era inoltre un fascicolo sul CNR, ossia dell’obiettivo primario dei cecoslovacchi. Faccio inoltre presente che al CNR lavorano moltissime delle persone implicate nel ‘Caso Moro’. Mi riferisco ad una serie di professori tra cui la dottoressa Conforto. Inoltre siamo in possesso di un fascicolo su Scricciolo Luigi ed uno sulle attività del KGB e del GRU in Italia. C’è un fascicolo su Blunt, il quarto dei ‘magnifici cinque di Cambridge’. Abbiamo un fascicolo su Sejna, il generale cecoslovacco che per primo ha fornito un elenco - del quale siamo riusciti a trovare una copia in originale – relativo ai fuoriusciti che lavoravano a Praga. Vi è una documentazione che tratta dei contatti dei funzionari del Ministero dell’interno con il KGB. Un fascicolo ‘servizio informativo bulgaro’, un altro dedicato alle attività delle ambasciate sovietica e cecoslovacca, uno su Metropoli ed uno sui giornalisti sospettati di collusione con il KGB ed il GRU. Vi è infine un fascicolo stranissimo sullo ‘Istituto degli Affari Internazionali’, struttura che interessò Morucci e la Faranda e di cui troviamo tantissime tracce all’interno dell’appartamento di Viale Giulio Cesare. Tali fascicoli, che sarebbero stati di un interesse altissimo, sono stati tutti distrutti


Ragazzi… scusate ma non riesco a trattenermi… mitico giudice Priore!!!… … Pellegrino ha cercato di ‘sviare’ il discorso sulla ‘allodola Sismi-P2’ e il giudice Priore non solo è stato bravo a ‘scantonare’ , ma ha fornito un prezioso assist. Che cosa è questo fantomatico ‘Istituto degli Affari Internazionali’?… Visto che viviamo nell’era di internet non è difficile stabilire di che cosa si tratta. Google ci manda al sito http://www.iai.it/ e qui leggiamo dello IAI questo…

Chi siamo?…

Associazione culturale senza fini di lucro, lo IAI fu fondato l'11 ottobre del 1965 su iniziativa di Altiero Spinelli. Nel 1980 è stato eretto a ente morale con decreto del Presidente della Repubblica. Dal 1991 ha sede nel settecentesco Palazzo Rondinini, elegante esempio della Roma barocca, nel quale si svolgono anche le principali manifestazioni che l'Istituto organizza. Il finanziamento è assicurato dai soci individuali e collettivi, da Enti pubblici e privati, dalle principali Fondazioni internazionali e da un contributo di legge erogato dal Ministero degli Esteri. Scopo prioritario dell'Istituto è promuovere la conoscenza dei problemi della politica internazionale mediante studi e ricerche, incontri, pubblicazioni per contribuire ad accrescere la possibilità di un'evoluzione di tutti i paesi del mondo verso forme di organizzazione sovranazionale, verso le libertà democratiche, verso il progresso economico e la giustizia sociale [art. 1 dello statuto]. L'Istituto effettua anche servizi su richiesta di soci e non, sia di tipo personalizzato che di tipo standardizzato…


Very interisting boys!!! . Ehmmm!… ‘andando a naso’… mi sa tanto che il giudice Priore, da buon ‘vecchio segugio’, ci ha indicato una bella pista da seguire!!!… per cui ragazzi… non cambiate canale!!!…

saluti!...


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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
SirPaint
Inviato: 12/6/2008 16:15  Aggiornato: 12/6/2008 16:15
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
@sigmatau


Non mi dici nulla relativamente al lato sinistro dell'"ISOLA MATTEI"; quella che si affaccia in Piazza DELL'ENCICLOPEDIA ITALIANA?

No Plane!
sigmatau
Inviato: 12/6/2008 16:37  Aggiornato: 2/9/2008 5:02
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… dal momento che è utile ‘battere il ferro finchè è caldo’ vediamo di procedere nella ‘audizione’ dl giudice Priore e vedere se riusciamo in qualche modo a ‘cavargli il rospo’, ossia fargli dire qualcosa di più riguardo al fantomatico ‘Istituto degli Affari Internazionali’ e [magari] al ‘covo’ delle BR situato all’interno del Ghetto ebraico. E chi è er meio per ‘cavare i rospi’?… Fragalà naturalmente…

FRAGALA'. Fra i reperti del covo di viale Giulio Cesare n. 47, sono stati sequestrati, nella camera da letto di Giuliana Conforto, alcuni fogli di carta millimetrata, su cui vi erano degli schizzi rappresentanti le piantine di alcuni appartamenti. In seguito, si è avanzata l'ipotesi che potessero essere riferiti al fantomatico covo delle Brigate rosse nel ghetto ebraico. Altri hanno sostenuto che si trattava di piantine di piazza Nicosia. Vorrei sapere se lei è riuscito a capire a che cosa si riferivano quei disegni. In secondo luogo, vorrei chiederle se può spiegarci, alla luce del dossier Mitrokhin, come ha fatto nel 1979 Giuliana Conforto, proprietaria dell'appartamento in cui ospitava due dei sequestratori di Moro, a venire fuori dalle indagini e dal processo con una assoluzione. Erano i tempi in cui bastava avere una fionda in casa per stare in carcere diversi mesi…

PRESIDENTE. Mi fa piacere che lei abbia ricordato piazza Nicosia, perché quando si dice che la DC proteggeva le BR, bisogna anche ricordarsi che fu assalita la direzione provinciale di questo partito, situata vicino all'attuale sede del TAR. Ci sono ancora i segni delle pallottole sul travertino…

PRIORE. Sì, furono uccisi anche i due agenti che erano lì e che intervennero. Ricordo anche che tutti gli impiegati della Democrazia cristiana trovati nella sede furono sequestrati, ammanettati e portati vicino alle finestre e ai balconi. Venendo alle domande dell'onorevole Fragalà, vorrei precisare che ho esaminato a lungo i reperti della base di viale Giulio Cesare. Ho ritrovato addirittura gli appunti del 1979 [i fogli ormai sono ingialliti, ma ho portato con me una fotocopia] nei quali sono contenute cose molto interessanti su altri argomenti, ad esempio sulla questione dello IAI [u][[u]Istituto degli Affari Internazionali] che per settimane non siamo riusciti a capire cosa fosse. C'era un fascicolo di Morucci e Faranda, su cui c'era scritto ‘IAI-CIA’, che conteneva tutte le brochure dello IAI, con tutti gli organigrammi. Il materiale trovato in viale Giulio Cesare era impressionante. C’era tutto l'organigramma della DC del tempo, che non riuscivamo a trovare neppure nelle pubblicazioni ufficiali. Infatti Morucci e Faranda avevano preparato una cartellina dedicata agli organi di questo partito. E abbiamo trovato anche la borsa azzurra, la Skorpion, una radio ricetrasmittente sotto il letto dell'altra figlia. Quindi mi ero soffermato su questi reperti. Per quanto riguarda i disegni, cui lei ha accennato, mi ricordo - ma non riesco ad essere molto preciso - che in essi fu individuato il palazzo di cui ha parlato il presidente [Pellegrino], dove un tempo aveva sede la direzione provinciale della Dc, nei cui pressi dovrebbe esserci anche il TAR. Ho fotografato la situazione di quel tempo, ma non conosco quella attuale. Allora lì c'era la sede dell'Ambasciata della Repubblica di Malta. Lo schizzo di cui venimmo in possesso rappresentava l'androne di quel palazzo. Era rappresentato addirittura lo stemma della Repubblica di Malta. Lo acquisimmo come prova di un progetto di attentato in quell'edificio. La domanda sull'assoluzione della Conforto attiene a un provvedimento - a rigore, come giudice, devo riportarmi soltanto alla motivazione dei provvedimenti giurisdizionali – adottati da un collegio giudicante e non dal giudice istruttore. Il problema, secondo me, è a monte…


Dunque, dunque… se abbiamo capito bene a questo punto salta fuori un altro ‘coniglio dal cilindro’: l’Ambasciata della Repubblica di Malta. Il giudice Priore, anche se quello che dice non è chiaro e preciso al cento per cento, afferma in pratica che nel materiale rinvenuto in un covo brigatista è stato trovato un chiaro indizio che si riferisce alla ‘Ambasciata di Malta’. Ora la cosa è un poco ‘sorprendente’ e verrebbe voglia di saperne di più. Il giudice Priore però non tornerà sull’argomento e quindi dobbiamo giocoforza servirci di un’altra ‘fonte informativa’. Grazie a Internet è stato abbastanza agevole trovare la ‘fonte’ che andavo cercando… agevole e anche ‘piacevole’ poiché si tratta della giovane giornalista che vedete qui sotto…



Rita Di Giovacchino da anni si occupa di cronaca giudiziaria per Il Messaggero. Ha seguito da vicino tutti i processi, le inchieste e le grandi tragedie italiane degli ultimi venticinque anni: dal caso Moro alla morte di Falcone e Borsellino. Nel 1994 ha scritto un libro su Mino Pecorelli [Scoop mortale, Tullio Pironti] che descriveva l'intreccio criminale-politico di cui rimase vittima il direttore di ‘OP’. Con Il libro nero della Repubblica ha ricostruito l’intreccio dei poteri, visibili e invisibili, che hanno caratterizzato e condizionato decenni di vita politica nazionale. Ed è proprio da Il libro nero della Repubblica che leggiamo a pag. 224 e successive le righe seguenti…

Di tutta questa vicenda agli atti del controspionaggio è rimasta un’informativa certamente postdatata 14 ottobre 1978, ovvero cinque mesi dopo i falliti tentativi di penetrare i segreti di Palazzo Caetani…

Il 14 ottobre 1978 una fonte del servizio segnalava che un certo Igor della famiglia dei Duchi Caetani avrebbe avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione dell BR e che in particolare avrebbe condotto tutti gli interrogatori di Aldo Moro, della cui esecuzione sarebbero stati autori materiali certi Anna e Franco. La persona veniva identificatra con Igor Markevitz, direttore di orchestra di fama internazionale, oriundo russo e ora cittadino italiano, coniugato con Topazia Caetani. Da accertamanti svolti anche con l’accertamento dei servizi collegati, non emergevano per altro ellenti a conferma della notizia…

… alcuni servizi stranieri dovevano essere a conoscenza dei segreti di via Caetani e non passò molto tempo prima che arrivassero segnalazioni. Nell’ottobre 1978 il Partito Operaio Europeo, un picoolo movimento politico dietro al quale forse si nascondeva il KGB, duffuse un dossier dall’esplicito titolo ‘Chi ha ucciso Aldo Moro’. La tesi era che il presidente della DC era rimasto vittima di un complotto internazionale le cui fila erano tenute da Henry Kissinger. Secondo il POE la Renault rossa, prima di essere trovata, era stata tenuta all’interno di uno dei palazzi del Ghetto. Forse quello, sosteneva il POE, dove abitava il principe Johannes Schwarzenberg, ambasciatore dell’Ordine dei Cavalieri di Malta in Vaticano, cioè proprio Palazzo Caetani. Il principe si era sopreso che, dopo il ritrovamento di Moro, la polizia avesse preteso di interrogarlo, visto che il dramma si era consumato sotto casa sua. Il principe però, sosteneva il POE, non ha avuto il tempo di ottenere risposta ai suoi dubbi perché doveva morire pochi giorni dopo insieme con la moglie in un incidente stradale. Non fu la sola morte sospetta. Poco dopo anche il capitano Fattorini fu strocato da un infarto, proprio mentre all’aeroporto di Ciampino attendeva l’arrivo di Furio Martini, il nuovo capo del Sismi. Qualcuno temeva un passaggio di consegne su quel delicatissimo capitolo?…


Ecco dunque che, pian piano, dalla nebbia emergono 'contorni' via via più precisi. La ‘ambasciata’ nominata solo per un attimo dal giudice Priore non era una ‘ambasciata come tante altre’, ma si trattava della Ambasciata dell’Ordine dei Cavalieri di Malta presso il Vaticano. La sua ‘sede’ era, guarda caso, proprio il ‘palazzo dei due leoni’ indicato da Mortati, ossia Palazzo Caetani. E’ qualsi superfluo dire che tale ‘sede di ambasciata’ godeva di extraterritorialità e pertento risultava non accessibile a perquisizioni da parte delle forze di pubblica sicurezza italiane



Ragazzi, guardando ancora una volta la mappa satellitare del triangolo ‘via Botteghe Oscure, via Caetani, via dè Funari’ direi proprio che ‘il cerchio si stringe sempre di più’… può essere che alla soluzione manchi poco per cui… non cambiate canale!!!

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 12/6/2008 16:55  Aggiornato: 12/6/2008 16:58
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Interessante(dopo tanti post)che si arrivi a parlare di ambasciate.

Teniamo presente tutte le auto con targa CD di questa vicenda.

E non credo siano della stessa ambasciata.

Ma c'è anche si si nasconde in ambasciata proprio per l'extraterritorialità.

Nelle vicinanze di via mario fani quante ce ne sono?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
edo
Inviato: 12/6/2008 17:03  Aggiornato: 12/6/2008 17:03
Sono certo di non sapere
Iscritto: 9/2/2006
Da: casa
Inviati: 4529
 Re: Indagine sul caso Moro
Vi segnalo questo libro che ho appena ordinato: "abbiamo ucciso Aldo Moro" di Emmanuel Amara, cooper editore. www.coopereditore.it

_gaia_
Inviato: 12/6/2008 18:52  Aggiornato: 12/6/2008 18:55
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 23/2/2006
Da:
Inviati: 1460
 Re: Indagine sul caso Moro
Kolza
ho letto sull'ultimo numero di "Storia in rete" alcuni estratti dal libro che hai segnalato. Mi hanno lasciata molto ma molto, ma molto, perplessa.

Fanno passare cossiga, andreotti e tutto lo stato, comprese le solerti forse dell'ordine e i bravi servizi, come verginelle confuse, colte alla sprovvista dall'evento, che non sanno che strategia adottare per far fronte alla confusione delle piazze; cossiga che chiede agli stati uniti un super-esperto per consigliarsi sulla strategia da intraprendere; e questo povero stato italiano in preda al delirio dei suoi barbari cittadini (a quei tempi c'erano scioperi continui.. orrore), uno stato indifeso contro l'avanzare del caos, in balia di terroristi e scioperanti.. povero, povero stato italiano che voleva tanto salvare moro.. e -ciliegina sulla torta- lo stesso super-esperto americano (pieznik o come si scrive) che candidissimamente dichiara di ammirare sinceramente le br, perchè l'azione di via fani è la migliore tra tutte quelle da lui viste, fatte da efficientissimi e addestratissimi militari..

Mah, che dire.. sono solo io che sento puzza di presa per il culo o sono davvero questi personaggi, cossiga in testa, che hanno la sfacciataggine di fare dichiarazioni simili, ancor oggi?


-----------
PS: però, giudapoverello, quando avete foto troppo grandi da postare, lasciate solo il link, per favore, oppure rimpicciolitele.. che mica tutti hanno uno schermo largo un metro

redna
Inviato: 12/6/2008 21:52  Aggiornato: 12/6/2008 22:08
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://www.almanaccodeimisteri.info/moro1.htm


in questo sito si trovano le notizie di prima mano dei primi giorni del sequestro:


ANSA) - ROMA, 15 MAR - Il 16 marzo 1978, mentre le Brigate
rosse rapivano Aldo Moro trucidando i cinque uomini della sua
scorta, l'ANSA, come tutta la stampa italiana, era in sciopero.
In agenzia alle 7 di mattina erano partite due giornate di
protesta, la prima da parte dei giornalisti, la seconda da parte
dei poligrafici.
La notizia del rapimento cambia i programmi. L'agenzia si
rimette rapidamente in movimento. Tutti i redattori vengono
chiamati a casa e si precipitano al lavoro. Alle 10:14 (un'ora
dopo l'agguato) una nota di servizio avvisa gli utenti che lo
sciopero è sospeso e che l'ANSA riprende immediatamente le
trasmissioni.
Un minuto dopo, la prima notizia trasmessa è quella della
rivendicazione:''Questa mattina - scrive l'ANSA riportando il
testo di un messaggio telefonico arrivato 5 minuti prima alla
redazione - abbiamo sequestrato il presidente della Dc ed
eliminato la sua guardia del corpo, 'teste di cuoio' di Cossiga.
Brigate Rosse''.
Ancora pochi minuti, un'altra notizia racconta quello che era
successo:''Aldo Moro è stato rapito stamane attorno alle 9.15 in
via Mario Fani all'angolo con via Stresa. Gli uomini che erano
di scorta sono stati uccisi a colpi di mitra da un commando
armato. Aldo Moro si trovava su una Fiat 2300 color blu targata
ROMA T50354, la quale era scortata da una Alfetta color bianco
targata ROMA S93393''.
Abbastanza rapidamente le notizie si precisano sempre di più,
aggiungendo particolari e dando conto dell'immediato arrivo sul
posto della moglie di Moro e dei dirigenti delle forze
dell'ordine. Ecco i principali sviluppi della giornata:
10:53 - sciopero generale nazionale proclamato dai sindacati
dalle 11 alle 24 in segno di protesta per il rapimento
11:24 - riunione straordinaria del Consiglio dei ministri.
11:53 - il vicebrigadiere Zizzi ''è stato ricoverato nel
policlinico Gemelli dove i chirurghi lo stanno ora operando''.
12:05 - il segretario del Pri, Ugo La Malfa, dichiara che
''allo stato di guerra si risponde con misure eccezionali di
guerra. Anche ripristinando la pena di morte''.
12:46 - Zizzi è morto.
13:30 - ''vicino al luogo dell'agguato è stato trovato un
ordigno esplosivo, nascosto in una Mini Minor''. Una notizia
risultata poi infondata.
14:07 - quando i 15 brigatisti detenuti nel carcere di Torino,
''sono venuti a conoscenza dell'attentato sentendo la radio,
alcuni di loro si sono messi a cantare, altri hanno dato inizio
a manifestazioni di compiacimento''.
14:16 - la seduta alla Camera è terminata. Il presidente del
Consiglio Andreotti ha esposto le linee programmatiche del
governo.
16:32 - ''la polizia sta vagliando la testimonianza di una
donna che avrebbe sentito preannunciare alla radio il rapimento
di Moro. La donna, che lavora come collaboratrice domestica, ha
detto che verso le 8.10 ha sentito dire da un'emittente privata
che l'on. Moro sarebbe stato rapito alle 9.15''.
17:25 - la polizia ha accertato che il venditore ambulante di
fiori che si trova tutte le mattine in via Fani, angolo via
Stresa, ''ha trovato pneumatici della sua autovettura squarciati
a colpi di coltello''.
17:45 - ''abbiamo una traccia importante - ha detto Infelisi -
i terroristi hanno usato tra le altre un'arma sovietica
piuttosto rara e una Nagant cecoslovacca''. Ma non era vero.
18:02 - tra le testimonianze. quella di due coniugi che
portavano a spasso il cane in via Fani:''un uomo che faceva
parte del gruppo di terroristi ci ha detto con un accento
strano, sicuramente straniero:'scappate, scappate'''.
19:03 - una delle auto presumibilmente usate dal commando, una
128 bianca, è stata ritrovata vicino a Forte Braschi. Il
ritrovamento viene poi smentito il giorno dopo.
19:32 - il procuratore capo De Matteo:''certamente un delitto
così perfetto, preparato al minuto, con la chiusura di linee
telefoniche che non mi pare possano essere considerate una
coincidenza occasionale significa che è un delitto preparato ed
eseguito con l'abilità di tiratori scelti, da persone che sanno
sparare da vicino e lontano''.
20:42 - il quarto governo Andreotti ha ottenuto la fiducia
della Camera con 545 voti favorevoli e 30 contrari (Pli, Msi e
Dp). Astenuti i tre sudtirolesi. Al momento del voto i radicali
erano fuori dall'Aula.
20:51 - ''le foto di 20 brigatisti latitanti saranno
distribuite a tutte le forze di polizia, ai commissariati e ai
posti di blocco dal ministero dell'Interno''. Tra i nomi, quelli
di alcuni che avevano realmente fatto parte del commando come
Moretti, Gallinari e Bonisoli, quelli di altri Br come Peci,
Azzolini, Micaletto, di un paio di Prima linea come Alunni e
Susanna Ronconi, del genero dell'Abbé Pierre Innocente Salvoni,
del killer politicizzato Giustino De Vuono.
1:45 del 17 marzo - la convulsa giornata politica si concludeva
a notte iniziata con il voto del Senato che concedeva la fiducia
al governo Andreotti con il voto favorevole di 267 senatori (di
Dc, Pci, Psi, Psdi, Pri, Democrazia nazionale, Sinistra
indipendente) e quello contrario di cinque senatori di Msi e
Pli. (ANSA).

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 13/6/2008 14:15  Aggiornato: 2/9/2008 5:03
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
SirPaint: ... non mi dici nulla relativamente al lato sinistro della 'Isola Mattei'... quella che si affaccia in piazza dell'Enciclopedia Italiana?...

Allora...
... anticipando un poco i tempi ho 'aggiornato' un poco la 'mappa'...



Sono state aggiunte le indicazioni 'e' ed 'f'. La prima si riferisce a via Sant'Elena, dove si è scoperto esserci stato un covo delle BR più di vent'anni dopo i fatti... e di ciò avremo modo di parlare... La seconda si riferisce a piazza dell'Enciclopedia Italiana... e qui mi piacerebbe sentire da Sir Paint perchè tale luogo lo 'incuriosisce' tanto ...

saluti!...

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redna
Inviato: 13/6/2008 14:25  Aggiornato: 13/6/2008 14:28
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
PER CHI METTE LE FOTO:

o le mettete più piccole o qui non si riesce più a scrivere nulla.

Se volete scambiarvi foto fatelo in altra maniera.

Sarebbe interessante fare un 3d e non un monologo.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 14/6/2008 0:55  Aggiornato: 14/6/2008 0:55
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
@sigmatau


Cerca "Aldo Moro" "Brigate Rosse" "Enciclopedia Italiana" in Googleville.

No Plane!
sigmatau
Inviato: 16/6/2008 10:21  Aggiornato: 16/6/2008 10:21
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì...
... ho eseguito la ricerca che SirPaint mi ha suggerito ed effettivamente ho trovato qualche 'traccia'. A questo punto, allo scopo di poter raccogliere altre 'tracce' necessarie per 'mettere a fuoco' le cose, mi predo, come si suol dire, una 'piccola pausa di riflessione'. Per tutta la durata della pausa [che penso durerà all'incirca una settimana...] lo scrivente si occoperà un poco di due importanti argomenti rimasti 'in sospeso', vale a dire la 'tesi alternativa' e la 'guida elettronica' dell'aereo che ha impattato contro il Perntagono... e la nostra amica redna potrà gustarsi il suo 'gossip' senza 'disturbo' da parte mia... due piccioni con un fava! ...

saluti!...

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redna
Inviato: 16/6/2008 13:57  Aggiornato: 16/6/2008 13:57
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
. e la nostra amica redna potrà gustarsi il suo 'gossip' senza 'disturbo' da parte mia... due piccioni con un fava! ...

----

Redna non capisce che cosa intenda sigmatau per 'suo gossip'....

Il posto precedente (che ho fatto una fatica a postarlo...) era inteso a far capire le cose dall'inizio.

Come si può leggere il 16marzo78 erano in corso due scioperi.Dei giornalisti e de poligrafici.
Due scioperi proprio in quei giorni....Questo ha significato che la stampa prima delle 10,15 non era presente sul posto della strage.Quindi la zona era proaticamente in balia di tutti, e nessuno poteva documentare nulla.
Ma se si legge meglio ci sono ancora (in quel giorno) altre notizie.
La mia domanda comuque è ancora inevasa.
E'come la domanda sul 9.11: come hanno fatto 2 aerei a buttar giù 3 torri?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 25/6/2008 17:20  Aggiornato: 25/6/2008 17:26
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… avevo intenzione di riprendere questa settimana il discorso sul ‘Caso Moro’ ma da una parte sono stato un poco preso con il lavoro, dall’altra trovo difficoltà impreviste nel reperire il ‘materiale’ che servirà da supporto per andare avanti… la nostra amica Redna avrà così ancora una settimana buona di tempo per il suo gossip

Nel frattempo, giusto per rendersi conto dell’assoluta scarsità di cervello di certi ‘pesonaggi politici’ di casa nostra, provate a leggere qui

http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/2006/rep_nazionale_n_3186433.html?ref=hpsbdx4

saluti!…

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redna
Inviato: 28/6/2008 17:34  Aggiornato: 28/6/2008 18:31
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://www.corriere.it/cronache/08_giugno_28/Caso_Moro_Carlos_Ansa_intervista_11f1a096-451a-11dd-bb25-00144f02aabc.shtml

IL PIANO - Il piano - afferma Carlos - prevedeva che l'8 maggio 1978, il giorno prima della morte di Moro, alcuni brigatisti in carcere venissero prelevati e portati in un paese arabo. Li sarebbe giunto anche un aereo dei servizi italiani con a bordo uomini della resistenza palestinese (presumibilmente del Fronte popolare di liberazione della Palestina, Fplp), che avrebbero svolto il ruolo di garanti. Ma il piano saltò. L'aereo italiano - aggiunge lo 'sciacallo' - attese invano, su una pista dell'aeroporto di Beirut, che la situazione si sbloccasse.

----
I brigatisti che avevano bisogno degli uomini della resistenza palestinese col ruolo di garanti?

E ora tali pericolosi personaggi dove potrebbero essere?


====
dal post di almancco dei misteri sopra:
17:45 - ''abbiamo una traccia importante - ha detto Infelisi -
i terroristi hanno usato tra le altre un'arma sovietica
piuttosto rara e una Nagant cecoslovacca''. Ma non era vero.

---
a)Infelisi dice: abbiamo una traccia importante
b)descrive , tra le altre armi, un'arma sovietica piuttosto rara e una Nagant cecoslovacca
c)Ma non era vero.

d)Infelisi non smentisce. Viene riportato che non era vero. Ma la notizia rimane.

Come si può descrivere all'inizio di un'inchiesta dettagliatamente le due armi e poi dire che non era vero?

===
19:03 - una delle auto presumibilmente usate dal commando, una
128 bianca, è stata ritrovata vicino a Forte Braschi. Il
ritrovamento viene poi smentito il giorno dopo.

----
Anche in questo caso si da una notizia e si smentisce ma poi la notizia rimane.
La 128 bianca vicino a forte Braschi avrebbe anche confermato che il volteggiare dell'elicottero in via fani all'ora dell'agguato(proveniente da Forte Braschi) era da collegare alla vicenda, Ma il giorno dopo viene smentito il tutto e l'auto viene ritrovata in una altra via.

PS-l'agguato è avvenuto poco dopo le nove.L'agente Zizzi è stato operato dopo le 11.L'ospedale era così lontano?
esattamente:
11:53 - il vicebrigadiere Zizzi ''è stato ricoverato nel
policlinico Gemelli dove i chirurghi lo stanno ora operando''.

alle 11,53 era stato ricoverato l'agente ferito alle 9 ?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 29/6/2008 6:32  Aggiornato: 29/6/2008 6:32
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
E brava la nostra amica redna che è riuscita a scovare un bell'articolo sul Corriere della Sera!... In esso si cita, guarda caso, la 'testimonianza' di tale 'Carlos lo Sciacallo' , al quale, guarda caso, abbimao dedicato nei post precedenti ampio spazio... quasi una vera e propria biografia! ...

Beh!... l'articolo scovato dalla nostra amica redna [brava come sempre!...] sembra confermare quanto meno che questo 'Sciacallo' in qualche modo con il 'Caso Moro' ci deve aver avuto a che fare, anche se 'solo per conoscenza' e ciò mi è di conforto poichè la mia precedente fatica non è stata inutile. Un dettaglio importante trascurato dal Corriere della Sera [il cui direttore attuale mi risulta essere ebreo...] rigurdo allo 'Sciacallo', dettaglio che invece ho cercato di mettere in risalto nella ricostruzione da me fatta in precedenza su questo spazio sarebbe il seguente: dal 1973 in poi egli ha sempre eseguito 'alla lettera' e con 'scrupolosità professionale' le 'istruzioni' ricevute dal Mossad ...

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 29/6/2008 11:05  Aggiornato: 29/6/2008 11:05
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Anche repubblica ha fatto un articolo
http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/cronaca/carlos-moro-sismi/carlos-moro-sismi/carlos-moro-sismi.html
nel quale parla Carlos parla anche della strage di bologna.
Da proprio l'impressione che parli a comando...

Ha appema letto 'l'affaire Moro' di Leonardo Sciascia e anche qui viene riportato: il governo di Panama si dice disposto a ricevere i terroristi, nel caso il governo italiano si decidesse ad accettare lo scambio (pag.155) . Quindi il governo italiano aveva fatto dei passi per lo scambio e addiritttura un governo era disposto a questo, capire perchè ora Carlos (dopo che un giornalista 'lo interroga') svela le trame dei servizi segreti nemmeno andati a buon fine è d'obbligo.
E'evidente che il governo aveva fatto il tutto per vie ufficiali e quindi non si capisce perchè altri ne abbiano fatte delle altre segrete o meglio, per incasinare il tutto.
Resta il fatto che Carlos parla di una azione in medio oriente con palestinesi di mezzo quali garanti dei brigatisti....come se gli ebrei e il mossad,allora, non ci fossero nemmeno.
Il governo di Panama dichiaratosi disposto ad accettare i terroristi da invece impostazioni diverse a tutta la vicenda che invece, altri, pensano bene di dirottare per avvalorare la tesi del terrorismo di stampo arabo.

Come dice sigmatau probabilmente Carlos ha 'eseguito con scrupolosità professionale' degli ordini non appena un giornalista (a comando?) è andato ad 'intervistarlo'.
Quindi la notizia tende a mandare messaggi ancora dopo 30anni dalla morte di moro, a qualcuno?
(Cossiga che parla di Ustica per esempio, o la tomba di de pedis che vorrebbero perquisire?)

E'interessante notare che nel libro di Sciascia circa 12 pagine finali sono in bianco, quasi per porre in evidenza che non è finito e che, al momento, è scritto da un certo punto di vista e non è detto che sia quello 'reale'.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 2/7/2008 17:18  Aggiornato: 8/10/2008 17:33
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… dopo lunga pausa dovuta alla necessità di ‘fare incetta’ di materiale, riprendiamo il discorso da dove lo avevamo lasciato… vale a dire il ‘triangolo’ costituito da via delle Botteghe Oscure, via Michelangelo Caetani e via dè Funari. Molto del ‘materiale’ cui ho accennato è tratto dal già da me citato scritto di Rita Di Giovacchino Il libro nero della prima Repubblica, nel quale un intero capitolo è dedicato al ‘Caso Moro’. Qui come altrove la Di Giovacchino, cronista del quotidiano Il Messaggero, ha svolto un lavoro di raccolta di dati veramente imponente e ad esso attingeremo parecchio da qui in poi. Lasciamo dunque a lei la parola per introdurre un protagonista di primo piano della vicenda che è passato alla storia con il nome di ‘Grande Vecchio’: Igor Markevitch. Da Il libro nero della prima Repubblica, pag. 218 e seguenti…



Molti anni dopo il sequestro di Aldo Moro, sul finire degli anni ’90, cominciarono a trapelare strane notizie sulla presenza alle riunioni del ‘comitato esecutivo’ delle Brigate Rosse di un personaggio di altissimo livello. Il primo a confermarne l’esistenza fu il dissociato Valerio Morucci, che parlò di un ‘anfitorione’. A suo dire il misterioso interlocutore avrebbe messo a disposizione delle Brigate Rosse per le loro riunioni una villa nei dintorni di Firenze. Da una serie di elementi emerge l’ipotesi che costui possa esseridentificato con Igor Markevitch, un nobile di origini russe con amicizie altolocate nella comunità angloamericana di Firenze, direttore d’orchestra di fama internazionale, ex-partigiano dei Gap, grande amico della comunità israelitica e infine cognato di di Hubert Howard, il generale americano che nel ’44 aveva partecipato alla liberazione di Firenze. Man mano che predenva quota la leggenda del ‘Grande Vecchio’ il presidente della Commissione stragi Giovanni Pellegrino riapriva le indagini partendo da alcune segnalazioni che le inchieste giudiziarie avevano tralasciato. Il ritratto di ‘ex-comunista nostalgico e simpatizzante’ che di lui aveva dato Morucci gli risultava un poco ‘riduttivo’ per un personaggio di questa levatura e Pellegrino, per saperne di più, affidò le indagini al maggiore Massimo Girando del Ros, uno dei migliori uomini del comandante Mario Mori e oggi capo del Sisde. L’indagine, conclusasi nel 2001, ha portato alla scoperta di un intreccio di ‘poteri forti’, ‘intelligenze segrete’ , ‘massonerie internazionali’ che sarebbero subentrate ad un certo punto nella gestione del sequestro Moro…

Ragazzi, in altre parole la Di Giovacchino afferma che ad un certo punto il gioco ha cominciato a ‘farsi duro’ e che di conseguenza ‘i duri hanno cominciato a giocare’… pur apprezzando molto il punto di vista della cronista, che scrive è tuttavia dell’opinione che in questa vicenda il gioco sia stato ‘estremamente duro’ già molto tempo prima di cominciare e lo sarà ancora molto tempo dopo che è finito… questione di punti di vista, naturalmente... verdiamo però di saperne di più lasciando la parola sempre alla Di Giovacchino…

… il nome del musicista Igor Markevitch nel 1978 era già noto al Sismi. le indagini condotte su di lui furono per interrotte ‘da una mano scesa dall’alto’. Era il primo maggio del 1978 e mancavano pochi giorni all’epilogo, quando due agenti del controspionaggio, Antonio Ruvolo e Giuseppe Corrado, si recavano a Palazzo Caetani, nella stessa via in cui otto giorni dopo sarebb stata parcheggiata la Renault rossa con il corpo di Moro…

Bene ragazzi!… a quanto pare siamo di nuovo nel ‘triangolo’…



… andiamo avanti!…

… i due agenti, su richiesta del loro superiore, il generale Giuseppe Cogliandro, cercavano informazioni su un certo Igor Caetani. La nobile famiglia romana non contava però discendenti maschi. L’ultimo, Michelangelo, aveva avuto una unica figlia femmina, Topazia, che era andata sposa al musicista Igor Markevitch, direttore dell’Accademia di Santa Cecilia, dal quale però si era divorziata. Il ‘padrone di casa’ a Palazzo Caetani er da tempo Hubert Howard, vedovo di Leila, la cugina di Topazia morta qualche tempo prima. Howard preferiva vivere in campagna nella tenuta di Santa Ninfa e all’apparenza nulla era più che un facoltoso americano imparentato con la nobile famiglia. Il ‘lignaggio’ dell’indagato non scoraggiò però gli agenti del servizio di informazioni militari poiché essi erano stati allertati da ‘una fonte molto attendibile’, come spiegherà poi Cogliandro. Ruvolo e Coprrado si recarono così a Santa Ninfa, l’antico feudo dei Caetani che Howard nel corso degli anni aveva trasformato in una ‘residenza regale’. Dai resti di un borgo medioevale, immerso tra la campagna incolta e una palude, aveva creato una lussureggiante oasi naturale abitata da una moltitudine di specie protette. Il castello era tempo circondato la leggende su misteriose riunioni notturne, riti magici e sedute spiritiche, cui partecipavano, oltre ai fantasmi della Storia, anche politici e diplomatici di alto rango. Una fama che non era ignota al servzio informazioni militari, poiché oltretutto era meta in ore diurne di capi di stato, uomini dell’alta finanza e dell’intelligence. Tra le ‘amicizie’ più note di Howard vi era quella con Kermit, il figlio di Theodor Roosevelt che era sostenitore della ‘sinarchia’ o ‘geverno globale’ [una teoria che puntava alla disgregazione degli stati nazionali in piccole comunità etniche…] e che a cavallo della seconda guerra mondiale aveva militato nell’OSS [precursore della attuale Cia…]. L’ex-generale Howard era stato anche molto amico di Enrico Mattei, che negli anni ’50 e ’60 era assiduo frequentatore della tenuta, di Sandro Pertini, alla cui liberazione dalle prigioni naziste Howard aveva collaborato, e di molti altri uomini politici italiani, in primo luogo Taviani e Andreotti…

Che cosa ha indotto il servizio segreto militare a bussare alla porta di Palazzo Castani pochi giorni prima dell’atto finale della tragedia?… si tratta di un interrogativo con la ‘I’ maiuscola, assai arduo da scoprire… andiamo avanti!…

… le indagini [sul proprietario di Palazzo Caetani…] si bloccarono a causa di un non meglio identificato ‘ordine superiore’ , forse impartito dal capo del servizio Giuseppe Santovito e ai due agenti non restò che costatare che la missione era fallita proprio lì, in via Castani, quando si stava per aprire una ‘porta segreta’. Nel momento in cui i due avevano bussato a Palazzo Caetani i rapporti tra Howard e Markevitch ‘ufficialmente’ si erano interrotti da tempo. A legare l’americano ed il russo, che sarebbero poi divenuti parenti, era stata una strana ‘trattativa’ svoltasi nella tarda estate del ’44, allorché Firenze stava per essere liberata dall’occupazione tedesca. Markevitch era già allora un musicista di fama internazionale e a Firenze era ospite nella villa di Bernard Berenson, miliardario critico d’arte che sarà protagonista nel dopoguerra della ‘rinascita culturale’ della città. Nella villa ‘bazzicavano’ sovrani, diplomatici, agenti segreti, politici, faccendieri ed artisti di ogni parte del mondo. Un ambiente che calzava a pennello alla ‘poliedrica’ e ‘inafferrabile’ personalità di Igor…

Il lettore sicuramente rimarrà un pochino ‘perplesso’ sul fatto che nella Firenze del ’44, in piena occupazione tedesca, nella villa di questo Berenson ‘bazzicassero’ agenti segreti, politici e ‘faccendieri’ di ogni parte del mondo. E’ mio dovere in questo caso avvertire il lettore che motivi di ben maggiore ‘perplessità’ vi sono nelle seguenti righe tratte dalla solita wikipedia alla voce Bernard Berenson…

Bernard Berenson nato Bernhard Valvrojenski [Butrimonys, 26 giugno 1865 – Settignano, 6 ottobre 1959] è stato uno storico dell'arte statunitense. Contribuì alla definizione dell'Italia in generale e di Firenze in particolare come culla dell'arte. Nacque da una famiglia ebrea in Lituania. Il padre, Alberto, emigrò a Boston nel 1875 assumendo il cognome Berenson…

Tutto chiaro?… mah!… forse no… comunque proseguiamo…

… nella Firenze occupata dai tedeschi il quarantenne Igor aveva dato una mano a Hubert facendo la spola in bicicletta tra la villa dei Tatti, il ‘rifugio segreto’ di Berenson, e l’ufficiale delle SS Dollmann, con il quale era riuscito a ‘fraternizzare’ e che definiva ‘un vero parigino’. Di lì raggiungeva poi i partigiani dei Gap, comandati dal suo amico Carlo Sinigaglia, con i quali anche era entrato in contatto e ‘collaborava’. Un ‘periodo intenso’ dunque che aveva dischiuso a questo raffinato intellettuale ed artista le porte della ‘passione politica’ e della ‘lotta antifascista’ e di ciò scriverà a lungo del suo libro di memorie ‘Made in Italy’. Al centro della ‘difficile trattativa’ da lui condotta c'era la salvezza dei tesori di Firenze, la ‘città sacra’ dell’arte…

Se il lettore è interessato alle ‘tratttive segrete’ intercorse tra tedeschi, americani ed ebrei al fine di ‘salvare i tesori’ di Firenze lasciando gli italiani ‘fascisti’ e ‘antifascisti’ [la vita dei quali in entrambi i casi ha valore zero…] ad ammazzarsi tra loro troverà ampio materiale in rete. A noi interessa sapere che l’amicizia tra Howard e Markevitch era ‘di vecchia data’ e maturata in quel preciso scenario per arrivare a tempi più recenti, quelli del ‘Caso Moro’. Quindi proseguiamo l’esame del testo della Di Giovacchino…

… l’antifascismo aveva portato Markevitch a diventare grande amico del popolo di Israele. Ben Gurion lo inviterà a tenere un ciclo di concerti a Tel Aviv dove rimarrà per un certo tempo ricoprendo anche un ruolo di rilievo: direttore artistico della radio di stato. Secondo una recente biografia [‘Il misterioso intermediario’ di Giovanni Fasanella e Giuseppe Rocca] proprio in questo periodo avrebbe riattivato contatti con il Priorato di Sion, una sorta di Opus Dei ebraico al quale lo aveva iniziato negli anni ’30 l’amico Jean Cocteau, un potente ‘cocchiere’ di questo ordine. Igor alla fine del suo secondo ‘libro di memorie’ sembrava intenzionato ad ‘illuminarci’ su quanto era accaduto nell,a terribile primavera del ’78, o almeno questa era la congettura dei due biografi: ‘… un segreto istinto mi suggerisce che io non sarò vissuto se non in funzione di un capitolo finale, che darò valore e giustificazione agli altri capitoli riuniti…’, stava scrivendo nelle sue ‘memorie’ allorché la morte sopraggiunse improvvisa il 7 marzo ’83, prima che potesse mantenere la promessa. Ancora più interessante era la figura di Hubert Howard, il ‘padrone di casa’ a Palazzo Caetani, al punto da fai ipotizzare ai periti della Commissione stragi e ai biografi di Markevitch che fosse lui il ‘Signore di Gladio’. Sulla base di diversi elementi emersi nel corso delle indagini, quelle fallite della procura di Roma e quelle condotte con maggior successo dal maggiore Girando, la cosa non è da escludere. Anche noi che abbiamo seguito la vicenda partendo ‘dai piani bassi’ alla fine siamo arrivati in via Caetani, a quel palazzo con il passo carrabile su cui vegliano due leoni di marmo dove Hubert Howard ha vissuto fino all’87, data della sua morte. A condurci fin lì è stata la lettura dell’articolo ‘Vergogna buffoni!’ scritto da Mino Pecorelli dopo l’incontro con il generale Della Chiesa che certamente ha avvicinato la data della sua morte …



Howard e Markevitch dunque!… il gatto americano e la volpe russa!… li riveremo presto in azione!

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 3/7/2008 16:14  Aggiornato: 2/9/2008 5:05
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Abbiamo visto nell’ulitimo postato che due agenti dei servizi informativi militari hanno bussato alla porta del ‘Palazzo dei leoni’ [ossia Palazzo Caetani] il primo maggio 1978, otto giorni prima dell’epilogo, in seguito alla segnalazione proveniente da una ‘fonte molto attendibile’. E’ lecito domandarsi chi fosse?… certamente… e lasciamo rispondere sempre a Rita Di Giovacchino andando a pag. 221 e seguenti del suo Il libro nero della prima Repubblica

… il tramite con la fonte ‘molto attendibile’ che aveva rivelato il ruolo di Markevitch al generale Cogliandro era il suo segretario, il capitano Antonio Fattorini, detto ‘mezzo ebreo’ per i suoi ottimi rapporti con il Mossad. Oltre ad indicare il figlio di Margherita Caetani [in realtà suocera di Hubert e zia acquisita di Igor…] la ‘fonte’ [che però resterà sconosciuta…] aveva fornito anche un indirizzo, via Sant’Elena 8, una abitazione alle spalle di Palazzo Caetani nella quale in quel periodo si era notata una particolare ‘animazione’. Gli agenti dei servizi indagarono anche su quella abitazione ma ancora una volta furono ‘fermati’. Dietro Santovito doveva dunque nascondersi una entità nazionale o internazionale ben consapevole che se l’indagine avesse imboccato quella strada sarebbe incappata in un nido di serpi. Il generale Cogliandro aveva messo le mani su qualcosa di troppo importante. Non solo doveva fermarsi lui, davanti a quel portone doveva fermarsi chiunque altro perché quella soglia non poteva essere varcata

E’ evidente che in queste poche righe sta il ‘nocciolo duro’ dell’intera vicenda. I nostri servizi informativi militari erano arrivati a scoprire il ‘nido delle serpi’ una settimana prima dell’atto finale e un ordine dall’alto li ha fermati prima che potessero ‘aprire la porta’!… Non credo possano esserci più dubbi sul fatto che tutte le ‘verità più nascoste’ del ‘Caso Moro’ gravitino nell’area che abbiamo ‘isolato’ e che riportiamo di nuovo…



… il problema è semmai quello di scoprire queste ‘verità nascoste’… e teniamo per certo che si tratta di verità davvero scottanti. Sia come sia di tutta l’attività investigativa svolta dai servizi nel corso degli tulii giorni del sequestro rimane solo la famosa informativa datata 14 ottobre 1978 [‘certamente post-datata’ afferma Rita Di Giovacchino…], cinque mesi dopo i falliti tentativi di penetrare i segreti di Palazzo Caetani…

Il 14 ottobre 1978 una fonte del servizio segnalava che un certo Igor della famiglia dei duchi Caetani avrebbe avuto un ruolo di primo piano nell’organizzazione delle Brigate Rosse e che, in particolare, avrebbe condotto tutti gli interrogatori di Moro, della cui esecuzione sarebbero stati autori materiali certi Anna e Franco. La persona era poi identificata con Igor Markevitch, direttore d’orchestra di fama internazionale, oriundo russo e ora cittadino italiano coniugato con Topazia Caetani. Da accertamenti svolti, anche con intervento dei servizi collegati, non emergevano perlatro ellenti a conferma della notizia…

Ecco quindi comparire sulla scena due nuovi attori: Anna e Franco… teniamo bene a mente questo particolare!…

saluti!...

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 4/7/2008 15:23  Aggiornato: 6/7/2008 4:36
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… proviamo a leggere, comentadoli un poco, alcuni ‘indizi’ sui segreti di via Caetani che Rita Di Giovacchino ha meticolosamente raccolto nel suo Il libro nero della prima Repubblica. Mettendo insieme tanti ‘indizi’ qualcosa deve pur venir fuori. Leggiamo a pag. 224 e seguenti…

… alcuni servizi stranieri dovevano essere a conoscenza dei segreti di via Caetani e non passò molto tempo prima che arrivassero segnalazioni. Nell’ottobre 1978 il Partito Operaio Europeo, un piccolo movimento politico dietro al quale forse si nascondeva il KGB, duffuse un dossier dall’esplicito titolo ‘Chi ha ucciso Aldo Moro’. La tesi era che il presidente della DC era rimasto vittima di un complotto internazionale le cui fila erano tenute da Henry Kissinger. Secondo il POE la Renault rossa, prima di essere trovata, era stata tenuta all’interno di uno dei palazzi del Ghetto. Forse quello, sosteneva il POE, dove abitava il principe Johannes Schwarzenberg, ambasciatore dell’Ordine dei Cavalieri di Malta in Vaticano, cioè proprio Palazzo Caetani. Il principe si era sopreso che, dopo il ritrovamento di Moro, la polizia avesse preteso di interrogarlo, visto che il dramma si era consumato sotto casa sua. Il principe però, sosteneva il POE, non ha avuto il tempo di ottenere risposta ai suoi dubbi perché doveva morire pochi giorni dopo insieme con la moglie in un incidente stradale. Non fu la sola morte sospetta. Poco dopo anche il capitano Fattorini fu strocato da un infarto proprio mentre all’aeroporto di Ciampino attendeva l’arrivo di Furio Martini, il nuovo capo del Sismi. Qualcuno temeva un passaggio di consegne su quel delicatissimo capitolo?…

Ecco che, in perfetta somiglianza con l’assassinio di John Fitgerald Kennedy e degli avvenimenti della ‘calda estate’ del 1980 [Ustica seguita poche sttimane dopo dalla strage alla stazione di Bologna…], inizia la catena delle ‘morti sospette’ legate al ‘Caso Moro’. Il capitano ‘mezzo ebreo’ Fattorini, da un confidente del quale era arrivata la ‘segnalazione’ che aveva indirizzato il Sismi verso Palazzo Caetani, muore di infarto. In un misterioso ‘incidente stradale’ muore insieme con la moglie un ‘inquilino eccellente’ di Palazzo Caetani, tenutario di una delle aree dell’edificio ‘protette’ dall’immunità diplomatica e pertanto inaccessibili alle forze di sicurezza italiane. La lista delle ‘morti sospette’ dovrà allungarsi di lì a poco con la fine cruenta del generale Galvaligi, fulminato da una raffica di proiettili sotto casa da un commando delle Brigate Rosse la sera di San Silvestro dello stesso anno. Il generale Galvaligi era ‘collaboratore della massima fiducia’ del generale Alberto Dalla Chiesa, il quale subito dopo il suo rientro in servizio all’antiterrorismo aveva scoperto il ‘covo’ di via Montenevoso a Milano, nel quale era conservata [in tutto o in parte non è mai stato possibile stabilire…] copia del ‘Memoriale’ di Aldo Moro, ossia il verbale dell’interrogatorio da lui subito nel corso della prigionia. Su tutto ciò avreno modo di tornare… ora diamo nuovamente la parola alla Di Giovacchino…

… due mesi dopo [siamo nel dicembre ’78…] la figura di Markevitz sembra ispirare un lungo racconto pubblicato sul mensile ‘Penthaouse’ [finanziato da Bob Gruccione, mafioso italoamericano…] dello scrittore Pietro Di Donato dal titolo ‘Cristo nella plastica’, nel quale per la prima volta si accreditava un pista sovietica dietro al rapimento di Moro. Sembra quasi il frutto di uno scambio di cortesie tra intelligence. Il ‘Cristo nella plastica’ era uno strano reportage, dove realtà e finzione erano mescolati assieme, non privo di errori grossolani [Scelba era una città, Pannella un ministro…], ma denso di allusioni che il tempo ha confermato. Secondo Di Donato, dopo il sequestro Moro è condotto in un garage in via della Balduina, dove già da un anno era stato predisposto un locale dotato di infermeria cui si accedeva attraverso una porta segreta. In via della Balduina 323 c’è in effetti l’accesso privato all’autorimessa di via Massimi 91 [forse la stessa di cui aveva parlato Pecorelli in ‘Vergogna buffoni’ …] di proprietà dello IOR e nei cui pressi è stata ritrovata la 132 utilizzata in via Fani. Torniamo però alla fiction. Dopo la visita medica, lo statista sarebbe stato condotto da tal Zucor, personaggio descritto con dettagli straordinariamente coincidenti con Igor: la perdita dei beni di famiglia, la morte dell’anziana madre a novantacinque anni, l’amicizia con Elena Croce. Ma vi è una allusione ancora più precisa: al primo incontro Moro e Zucor si riconoscono, anzi ricordano in essersi incontrati in casa di Primo Levi. Igor aveva messo in salvo lo scrittore ebreo durante il periodo fiorentino, quando collaborava con i Gap. Per finire ad interrogare il presidente della DC erano stati proprio ‘Anna e Franco’ , gli setssi nomi che compaiono sull’informativa del Sismi, all’epoca assolutamente segreta…

Della ‘attività’ di Igor Markevitch a Firenze nel ’44 al tempo della occupazione tedesca si hanno in verità notizie alquanto frammentarie. In http://www.almanaccodeimisteri.info/morogennaio2003.htm si può leggere…

... alla vigilia di Salò Firenze è ormai alla mercè dei criminali comuni, assoldati dalle bande fasciste… l'11 settembre il marchese Filippo Serlupi, ministro della repubblica di San Marino presso la Santa Sede, porta Bernard Berenson [che gli amici chiamano B.B.] e Nicky [Mariano, la sua segretaria] al sicuro in un luogo segreto. È in realtà la sua abitazione privata, presso Quarto, a meno di due miglia in linea d'aria dai Tatti. Nella villa, protetta da immunità diplomatica, B.B. rimarrà fino al settembre 1944, riverito ospite della marchesa Gilberta Serlupi-Crescenzi. Mary [Berenson] ... ha preferito restare ai Tatti, in compagnia degli Anrep [cioè la sorella di Nicky, Alda, suo marito Berti e suo figlio]… è Igor Markevitch però che ora gestisce le mille relazioni e fa le veci dell'esiliato Re dei Tatti, tenendolo costantemente informato... nel Villino, come Igor stesso racconta nelle sue memorie, vengono intanto ospitati e rifocillati molti partigiani e si tengono riunioni redazionali di giornali clandestini, con i quali egli ha cominciato a collaborare… dal 30 luglio, i nazisti si sono stabiliti proprio ai Tatti ... le pagine di un diario, su cui ogni sera egli [B.B.] fissa gli avvenimenti del giorno [talvolta in forma cifrata], sono misteriosamente attraversate da emissari senza nome, che gli portano documenti segreti, perfino dal Vaticano. Mentre sembra attendere ai suoi studi e alle letture più varie, si intuisce tra le righe che Berenson sta in realtà tessendo una qualche complessa trattativa. La spoletta di questo ordito, il suo tramite con il mondo, è appunto Igor Markevitch... va e viene dalla villa Serlupi, il rifugio segreto di Berenson. Frequenta il console svizzero e tiene rapporti con la curia. Fiancheggia la lotta partigiana ed è collegato con gli ambienti intellettuali antifascisti. È in contatto con l'Ori di Raimondo Craveri e con l'Oss americana... e tutto questo, praticamente sotto il naso degli alti ufficiali tedeschi, che si sono installati in casa Berenson, a pochi passi dal suo villino, nello stesso recinto dei Tatti. È possibile che, ai pur efficienti servizi nazisti, sia sfuggita l'amicizia di Igor con il capo dei Gap fiorentini Sinigaglia [ospitato, tra l'altro, per sei mesi proprio in quella tenuta…]. Possono, però, ignorare che quell'apolide, russo di nascita, con passaporto Nansen svizzero, sia il marito di un'altra russa di simpatie bolsceviche [Kyra, figlia del grande ballerino Nijinski], la cui scuola è stata chiusa due volte dalle autorità fasciste per sospetto spionaggio filosovietico?… qaual è dunque l'ordito che sta tessendo questa spoletta?… quando si cerca di esplorare l'attività di Markevitch in questa particolare fase della sua vita si incontrano molte reticenze… anche le lacune però finiscono con l'essere delle tracce che, unite alle altre ancora visibili, consentono di ricostruire l'intero disegno…

Tutto chiaro dunque?… mah!... l’unica cosa di questo personaggio che pare ‘chiara’ è il fatto che egli è sempre stato abile come pochi nel praticare il ‘doppio gioco’, il ‘triplo gioco’ e… perché no… talvolta anche il ‘quadruplo-quintuplo gioco’ … una cosa che non a tutti riesce… ovvio!…

Per finire torniamo alla Di Giovacchino…

… il sottile gioco di allusioni non è finito. Nel secondo numero di ‘Metropoli’ , rivista dell’Autonomia, pubblicato nell’aprile 1980, in un articolo anonimo dallo strano titolo ‘Oroscopone’, viene consultata la maga Ester circa la sorte dei dirigenti di Autonomia Operaia accusati di far parte della ‘direzione strategica’ delle BR nel processo ‘7 aprile’ : ‘… và a a finire in niente… in due anni da ora escono e tornano a casa…’. La maga però parla anche di un ‘nemico’ , di un ‘grande signore’, che ha a che fare con l’estero e prevede: ‘… è legato ad una organizzazione… ci sarà sempre buon esito per lui… resterà senza nome…’. La rivista satirica ‘Il Male’ annunciò invece la pubblicazione di un libro: ‘Malta, Cavalieri e testine rotanti’. Non uscirà mai. Gli imputati del ‘7 aprile’ invece sono usciti due anni dopo…

Direi proprio che ce n’è abbastanza di materiale su cui ‘meditare’ nel fine-settimana… o no?

saluti!...

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 4/7/2008 22:08  Aggiornato: 4/7/2008 22:41
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Occorre considerare che a tutti gli effetti il Sovrano Militare Ordine di Malta è un altro stato che c'è a Roma con tutto quello che significa.
Vale a dire immunità diplomatica, extraterritorialità, passaporto diplomatico e possedimenti vari.
Lo stato italiano e il vaticano hanno fatto un concordato fra di loro, e l'ordine di malta?
Comunque sia il loro operato non è evidente perchè sono trasversali sia allo stato che al vaticano.
Il tutto si infittisce perchè la ragnatela potrebbe essere più complessa di quello che si pensa.

NB-teniamo presente che il corpo di moro era nella R4 a poche decine di metri da via delle botteghe oscure. Chi ha fatto in modo di cambiare la versione in: ' a metà strada fra via delle botteghi oscure e piazza del gesù?
Chi ha lasciato il corpo voleva dare delle indicazioni per cui era meglio 'sviare' il tutto?

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tratto da 'l'affaire moro' di Leonardo Sciascia- pag. 147

"ho già detto che si tratta di un romanzo polizesco...A distanza di sette anni, mi è impossibile recuperare i dettagli dell'azione: ma ecccono il piano generale, quale lo impoveriscono (quale lo purificano) le lacune della mia memoria. C'è un indecifrabile assassinio nelle pagine iniziali, una lenta discussione nelle intermedie, una soluzione nelle ultime. Poi risolto ormai l'enigma, c'è un paragrafo vasto e retrospettivo che contiene questa frase: "Tutti credettero che l'incontro dei due giocatori di scacchi fosse stato casuale".Questa frase lascia capire che la soluzione è sbagliata. Il lettore, inquieto, rivede i capitoli sospetti e scopre un'altra soluzione, la vera".
(J.L.Borges, Ficciones)

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Kala
Inviato: 5/7/2008 20:00  Aggiornato: 5/7/2008 20:00
So tutto
Iscritto: 5/7/2008
Da:
Inviati: 3
 Re: Indagine sul caso Moro
ciao,
mi presento agli utenti del forum perché sono un nuovo iscritto.
come tutti voi (immagino), da anni mi arrovello su libri e siti dedicati alla continua ricerca di spunti che avvalorino tracce che nel tempo mi son sembrate particolarmente cruciali.
vi faccio subito i complimenti per la profondità delle vostre ricerche, mi avete fatto perdere la vista per leggere tutto d'un fiato ma ne è valsa la pena!
diciamo subito che le conclusioni cui giugne mi sento vacillare si avvicinano di molto a quanto descrive in maniera encomiabile "il misterioso intermediario" di rocca e fasanella.

per tornare invece alla mia introduzione: ognuno di noi nel tempo si è fissato su dei particolari e di tanto in tanto ha provato a rintracciare qualche indizio che possa suffragarne la tesi.
per quanto mi riguarda, le mie personali fisse sono carlos e la rete separat da un lato, e corrado simioni e la scuola di lingue hyperion dall'altra. in subordine, ovviamente, quella misteriosa sfinge qual è mario moretti.

sono anni che mi interrogo su queste a dir poco ambigue centrali del terrorismo internazionale, sulle biografie inquietanti dei personaggi in questione e sulle allucinanti coperture di cui si sono avvalsi negli anni.
dai vostri approfondimenti emerge un disegno egemone del mossad che, a partire dal 1973, ristrutturò le sue strategie geo-politiche sulla base di infiltrazioni ed eterodirezioni dei principali gruppi terroristici europei.

altrove (vedi lo stesso franceschini) si è invece ipotizzato che moretti e simioni facessero semplicemente parte di un livello rivoluzionario "superiore": proprio come loro infiltravano ed eterodirigevano i collettivi territoriali, le br militariste di moretti (coordinate dalla rete parigina di hyperion) rispondevano ad un disegno rivoluzionario di respiro più ampio, internazionale; secondo franceschini e pellegrini rispondente a logiche d'equilibrio che coinvolgevano TUTTI i servizi segreti sulla base degli accordi di yalta.
in questo quadro la scuola di lingue hyperion funzionava da camera di compensazione delle intelligence.

ok, molta, troppa carne al fuoco.
vado al nocciolo delle mie domande: esistono secondo voi collegamenti tra separat e hyperion? a chi rispondeva l'una e l'altra? è possibile ipotizzare che, più che al mossad, queste reti rispondevano alla massoneria internazionale (strutture quindi di carattere intrinsecamente transnazionale, ma comunque filo-americano-sionista)? perché uno come morucci aveva una casella vocale riconducibile alla rete separat di carlos ma nel rapimento moro ricoprì in fin dei conti un ruolo secondario? siamo sicuri che uno come carlos fosse al servizio del mossad quando invece continua ad accuasarlo senza sosta per la strage di bologna? perché non sviluppare infine la questione che vede hyperion aprire una sede operativa a piazza lovatelli (ghetto ebraico) in un palazzo di proprietà dei servizi, per poi chiuderla pochi giorni dopo il triste epilogo?

insomma... mi sembra che ricondurre tutto al mossad rischi di essere una terribile semplificazione. la mia impressione è quella di una struttura di potere massonica e transnazionale che infiltra ed eterodirige le cellule rivoluzionarie e dii cui la P2 fu solo la ramificazione strategica (italiana). una struttura guidata da lobby politico-finanziarie certamente in armonia con lo stato d'israele, ma che rappresentava qualcosa di molto più profondo nel tempo e complesso politicamente.

tipo gruppoo bilderberg (http://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_Bilderberg)

Kala
Inviato: 5/7/2008 20:46  Aggiornato: 5/7/2008 20:46
So tutto
Iscritto: 5/7/2008
Da:
Inviati: 3
 Re: Indagine sul caso Moro
e aggiungo OT:
ma se - come sembra vero - tanto romano prodi (london school of echonomics/il mulino) che silvio berlusconi sono (o sono stati) affiliati ad un ordine massonico di ispirazione anglo-americana, è lecito pensare a correnti in netta contrapposizione tra loro?
forse c'erano già negli anni '70 due correnti massoniche apertamente in lotta: una anglo-israeliana e una europea filo-araba. in questo quadro mitterand, la sua dottrina e molti esponenti del socialismo europeo (filo-arabo e dialogante col terrorismo rosso) forse rappresentarono la seconda e uscirono sconfitti.
anche se - trattandosi di gruppi segreti e sovranazionali - ho motivo di pensare che in molti casi le sfumature hanno finito spesso per confondersi.
fine OT (ma neanche troppo...)

redna
Inviato: 5/7/2008 21:18  Aggiornato: 5/7/2008 22:17
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
ORLANDI: VATICANO, PIENA COLLABORAZIONE CON INQUIRENTI

"Per giorni e giorni si e' ripetuto e scritto che il Vaticano non ha mai risposto alla magistratura: posso assicurare che questo non e' assolutamente vero. Tutte le rogatorie hanno avuto regolare risposta". Lo precisa il gidice unico della Citta' del Vaticano, Gianluigi Marrone, in un'intervista all'Osservatore Romano. "Altro - rileva il giudice unico vaticano - e', naturalmente, se la risposta viene ritenuta soddisfacente o no. Questo e' un altro tipo di discorso. Se a me si chiede di interrogare una persona, io la interrogo. Ma se poi le risposte fornite non corrispondono alle aspettative, perche' magari si pensava che la persona potesse dare altre risposte, questo non si puo' imputare al tribunale; e in ogni caso non si puo' dire che il Vaticano non ha collaborato o, peggio ancora, continuare a dire che non c'e' mai stata collaborazione con la magistratura italiana". Nell'intervista, descrivendo l'attivita' del proprio ufficio giudiziario, che assomma le competenze affidate in Italia al pretore, al gip e al gup, l'avvocato Marrone, ex segretario della Camera dei Deputati, ha rivelato al quotidiano vaticano l'arresto in San Pietro di "un falso sacerdote sorpreso nella Basilica mentre cercava di prendere posto in un confessionale". In quel caso e' stato il Vaticano a chiedere collaborazione all'Italia per ottenere le generalita' e i precedenti del fermato scoprendo che era recidivo nel tentativo di "usurpazione di titolo ecclesiastico e per tale motivo - ha conclso Marrone - e' stato giudicato dal nostro Tribunale". (AGI)

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fonte: l'espresso

Ho messo questa notizia di oggi anche se parla di un altro caso solo perchè tratta dell'arresto di "un falso sacerdote sorpreso nella Basilica mentre cercava di prendere posto in un confessionale".
Questo riporta al film di Martinelli 'piazza delle cinque lune' dove anche li troviamo un brigatista che parla al giudice proprio da un confessionale in una chiesa frequentata.
Questo non è raro a quanto sembra.
E non credo che possa essere marginale. Camuffarsi da prete in una chiesa e come trovare un albero in una foresta (nel 78 poi...)Da notare che a fine guerra molti personaggi importanti sono stati traferiti comuffati da preti.

PS-Benvenuto a Kala...
Come vedi la soluzione di questo caso è complicata e tutto a volte si intreccia in una trama indescrivibile.
All'inizio di questa storia c'era un incontro prima dell'approvazione del governo appoggiato anche dal PC , dell'on.Moro con una persona non ancora identificata, la mattina del 16marzo78.
Non si sa ancora se l'incontro c'è stato, e chi era la persona che doveva incontare moro.
Dall'inizio non si sa nulla.


----edit----
Attenti a giocare con i misteri d'Italia: rischiate di farvi male

Roma 25 giugno (La Velina Azzurra) – Troppe rivelazioni. La pentola sempre a pressione dei misteri d’Italia ha lasciato uscire troppi miasmi nei giorni scorsi. E qualcuno rischia di farsi male davvero. Nell’ordine, è uscito fuori, a metà maggio, il “grande vecchio” delle Brigate Rosse, individuato nell’ex killer di Stalin e di Togliatti che rispondeva al nome di Vittorio Vidali. Insieme a quest’ultimo, il settimanale Panorama ha additato come agenti esecutivi delle BR anche Franca Rame e un magistrato facilmente identificabile. Incredibilmente, nessuno ha fiatato, la stampa nazionale ha taciuto in blocco. Roba troppo scottante, forse.

Con le nuove rivelazioni ai primi di giugno sull’assassinio della contessa Alberica Filo della Torre si è rimasti nel classico delle storie da ombrellone, in cui il delitto dell’Olgiata (del 1991) si alterna ad ogni estate con l’immortale caso di Simonetta Cesaroni di Via Poma. (del 1990) . Storie gustose e innocenti ma non troppo, perché olezzanti anch’esse della presenza dei servizi segreti. Alla terza decade del mese è scattato invece un affare assai più grosso: la riapertura delle indagini sulla tragedia di Ustica (del 1990) grazie agli aggiornamenti di Francesco Cossiga, rivelatore professionale sempre prezioso per giornalisti e magistrati. Quando lo incontri al bar, è una fortuna: gli offri un whisky e lui si mette subito a raccontare i retroscena di Gladio o di qualche altro dossier.

Da marzo a maggio, i mesi delle rituali celebrazioni, i mass media sono stati intasati dalle ricostruzioni sul caso Moro (1978) che secondo noi è la vera madre di tutti i misteri precedenti e susseguenti. Ogni volta che se ne parla viene aggiunto qualche tassello in più all’architettura della vicenda, così c’è da sperare che un giorno o l’altro si finirà per sapere tutto. E adesso, sali, sali su per li rami è scoppiato il caso del solito arcivescovo Marcinkus, ormai il peggior criminale della Chiesa dopo i Borgia, che avrebbe fatto rapire e assassinare Emanuela Orlandi (1983) dalla solita banda della Magliana. Dopo una cena a casa di chi? Indovinato: Andreotti!. Ma il mandante era davvero l’arcivescovo o qualcuno anche sopra di lui? Ormai c’è da chiederselo, se non altro per stabilire se Giovanni Paolo II ha davvero diritto alla santità.

Il meccanismo delle rivelazioni sulla Orlandi è classico ed elementare. C’è una signora, l’ex donna di un boss della Magliana, in angoscia da qualche settimana perché sua figlia era nell’auto pirata che ha ammazzato due fidanzati in Via Nomentana a Roma e rischia una bella condanna. E questa signora si mette a raccontare cose dell’altro mondo. Le rivelazioni più strabilianti arrivano spesso da qualcuno che si trova nei guai. Così gli italiani si esercitano nel gioco nazionale del “chi lo guida e chi c’è dietro”, “chi spara contro chi, perché spara e che cosa vuole”. Poi arrivano con i loro riti ufficiali Vespa di Porta a Porta e l’imitatore di seconda audience Mentana di Mediaset. E gli italiani, tra scelleratezze vaticane e delitti di Cogne, Erba, l’inglesina di Perugia e porcherie varie passano serenamente il tempo. Ma c’è un problema: pur ammettendo che l’Italia è diventata una fogna, ci pare che si stia esagerando un po’. Se tutti continuano a parlare, qui finisce che qualcuno magari un po’ frastornato ci creda sul serio e si metta davvero a raccontare qualche cosa di grosso.




Fonte: http://velina-azzurra.blogspot.com
25.06.08

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anche qui notiamo che specificano che"il caso moro è la vera madre dei misteri precedenti e susseguenti".Ogni volta che se ne parla viene aggiunto qualche tassello in più all’architettura della vicenda, così c’è da sperare che un giorno o l’altro si finirà per sapere tutto.



C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 6/7/2008 0:28  Aggiornato: 7/7/2008 14:16
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
@kala

Benvenuto

sei "sicuro" di

la questione che vede hyperion aprire una sede operativa a piazza lovatelli (ghetto ebraico) in un palazzo di proprietà dei servizi,


a me non risulta quell'indirizzo, bensì intorno Piazza Mazzini.


@sigmatau


Interessante il riferimento ad Elena Croce, moglie di Raimondo Craveri, che negli anni 50 con Margherita Caetani collaborava al periodico "Botteghe Oscure" interessandosi di arte e cinema: le dus signore si adoperarono per promuovere artisticamente "il Dr Zivago" e "Il Gattopardo" .

A me non risulta neanche che dietro al POE ci potesse essere il KGB: c'era invece il buon Webster Tarpley, borsista Fullbright, in contatto con Lyndon LaRouche; basterebbe chiederglielo, è sempre così gentile e bendisposto.

No Plane!
Kala
Inviato: 6/7/2008 1:33  Aggiornato: 6/7/2008 1:33
So tutto
Iscritto: 5/7/2008
Da:
Inviati: 3
 Re: Indagine sul caso Moro
@SirPaint

in effetti la sede hyperion aperta tra fine '77 e il giugno '78 è in via nicotera (zona piazza mazzini).

tuttavia la pista piazza lovatelli conteneva comunque qualcosa di molto interessante. riporto dall'ottimo sito almanaccodeimisteri.info il seguente articolo apparso sul corriere dle 9 maggio 2001:

Consulente smentisce la versione dei brigatisti. E spunta un ufficio del servizio segreto civile
"Moro, il covo Br vicino a via Caetani"
Indagine della Commissione stragi: l'auto con il corpo non fece più di 50 metri
ROMA - "La prigione del popolo in cui Aldo Moro fu ucciso si trovava a non più di cinquanta metri dal luogo in cui la Renault Rossa con il cadavere dello statista venne ritrovata la mattina del 9 maggio del '78 in via Caetani". E' questa la convinzione del giudice Silvio Bonfigli, consulente della Commissione stragi, dopo una lunga indagine condotta con l'ausilio del Ros dei Carabinieri, che è stata consegnata solo poche settimane fa alla Procura di Roma.
FIBRE VEGETALI - Dopo ventitrè anni, insomma, si indaga ancora sul delitto Moro. Spiega Bonfigli al Corriere : "Abbiamo ascoltato nuovi testimoni, abbiamo riletto tutte le perizie. Ebbene, sul parafango esterno della Renault sono stati trovati dei filamenti di fibre vegetali che sarebbero volati via se il percorso dell'automobile fosse stato più lungo anche di pochi metri. Questo è un dato incontrovertibile che contrasta con le affermazioni dei brigatisti". In sostanza, l'ipotesi che emerge dagli accertamenti della Commissione stragi contraddice la versione fin qui accreditata sulla prigione e la morte di Moro. La prigione di via Montalcini sarebbe stata usata solo di passaggio, per pochi giorni. Anche le dichiarazioni di Mario Moretti sulla discesa di Moro nel garage di via Montalcini, dove sarebbe stato ucciso, secondo il presidente della Commissione, Giovanni Pellegrino, "sarebbero vere se riferite, non al momento della morte di Moro, ma al momento del suo trasferimento da quella casa nella prigione nel cuore di Roma".
L'AUTOPSIA - Un altro fatto che contrasta con quanto sinora sappiamo è costituito dalla rilettura dei risultati dell'autopsia compiuta sul corpo di Moro lo stesso pomeriggio del 9 maggio. Alle sedici e trenta il cadavere era ancora caldo (trentadue gradi e mezzo), praticamente senza segni di rigor mortis. Il decesso, secondo i periti, dovrebbe essere avvenuto tra le 9 e le 10 del mattino, e non di primo mattino, intorno alle sei, come hanno sostenuto i terroristi. Via Caetani in quei giorni era chiusa al traffico per una grossa buca. Lo ricordò il vecchio leader comunista Luigi Longo durante la riunione straordinaria della Direzione del Pci del 9 maggio '78 pomeriggio, stando ai verbali ritrovati pochi mesi fa negli archivi della Fondazione Gramsci. Secondo Longo di quella buca dovettero tener conto i terroristi che non potevano fare molta strada con il cadavere.
IL SISDE - Il cerchio si stringe insomma intorno a via Caetani. Nuove acquisizioni di altri consulenti della Commissione farebbero ritenere che nel palazzo Antici Mattei, proprio di fronte al luogo in cui fu trovato Moro, il Sisde avrebbe avuto la disponibilità di un appartamento "coperto". Un appartamento con doppio ingresso da via Caetani e da via dei Funari. Via dei Funari sbocca in piazza Lovatelli. Il 10 maggio del '78 il "Corriere" riferì una testimonianza secondo cui l'uomo e la donna che lasciarono la Renault si erano "allontanati verso piazza Lovatelli" , adiacente a via Caetani. E proprio a piazza Lovatelli porta una nuova traccia, contenuta in un libro, "L'altra Resistenza", pubblicato cinque anni fa da Peter Tompkins, ufficiale dell'Oss durante la Seconda guerra Mondiale. Topkins era amico fraterno di Camillo Caetani.
PALAZZO LOVATELLI - Topkins ricorda che gli venne trovato un rifugio sicuro "nell'antico palazzo Lovatelli (più propriamente noto come Caetani-Lovatelli, ndr), proprio all'estremità del ghetto", si trattava di "una stanza segreta nascosta da un muro e chiusa da una botola che doveva divenire il mio nascondiglio". E ancora: "Membri della Resistenza potevano andare e venire con relativa facilità da questo rifugio nel cuore di Roma". Quel palazzo sembra ancora oggi alludere ai segreti dell'Italia contemporanea: un groviglio di interessi e di presenze di uomini dei Servizi dell'Est e dell'Ovest. Come ad esempio le tracce di James Jesus Angleton, capo del controspionaggio Cia fino al 1974, occupato nel Dopoguerra a organizzare le forze clandestine che diedero vita alla Gladio e a riciclare anche 007 del fascismo salvandoli dall' epurazione. Tra questi ultimi anche l'agente Dario del dossier Mitrokhin, cioè Giorgio Conforto, padre di Giuliana nella cui casa furono arrestati il postino e la vivandiera del caso Moro, Valerio Morucci e Adriana Faranda, e trovata la Skorpion che uccise lo statista dc.
M. Antonietta Calabrò

SirPaint
Inviato: 6/7/2008 10:14  Aggiornato: 6/7/2008 10:14
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
Kala wrote:
Via Caetani in quei giorni era chiusa al traffico per una grossa buca. Lo ricordò il vecchio leader comunista Luigi Longo durante la riunione straordinaria della Direzione del Pci del 9 maggio '78 pomeriggio


Negativo: cì'era solo un transennamento per mezza strada; ll'ambulanza Fiat 238 dei VVFF entrò da Botteghe oscure ed uscì su Via dei Funari.
Talatro portò via il cadavere, contrariamente agli usi e costumi di casi del genere: mancano rilievi e foto ufficali della "scena del delitto".
Longo ricorda male.


Se guardi la copertina de "l'altra resistenza" troverai ii documenti contraffatti usati da Tompkins; il cognome usato è Caetani.

No Plane!
edo
Inviato: 6/7/2008 10:48  Aggiornato: 6/7/2008 10:48
Sono certo di non sapere
Iscritto: 9/2/2006
Da: casa
Inviati: 4529
 Re: Indagine sul caso Moro
Scusate l'apparente O.T. : cosa c'è oggi nell'appartamento di via Poma in cui venne uccisa Simonetta Cesaroni?

redna
Inviato: 6/7/2008 14:28  Aggiornato: 6/7/2008 19:30
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
MORO/30: INFILTRATI SI', INFILTRATI NO /ANSA
(di Stefano Fratini)
(ANSA) - ROMA, 14 MAR - Si e' parlato spesso di infiltrati
delle forze dell'ordine tra i terroristi, all'epoca del caso
Moro, ma non si e' riusciti a chiarire i dubbi. E' certo che, se
c'erano, non hanno avuto successo. A meno di riprendere una tesi
dell'ex presidente della commissione Stragi Pellegrino, quella
del 'doppio ostaggio' (Moro e le carte) e di ammettere che il
problema più urgente non fosse quello di salvare Moro, ma di
recuperare carte pericolose.
Agli atti delle commissioni Moro e P2 c'e' un appunto di
Marcello Coppetti, ex giornalista dell' Ansa morto pochi anni
fa. Coppetti, esperto di servizi segreti, aveva scritto che,
durante un incontro a villa Wanda, Licio Gelli disse a lui e a
Umberto Nobili, ufficiale del Sios aeronautica, che ''il caso
Moro non e' finito: Dalla Chiesa aveva un infiltrato, un
carabiniere giovanissimo, nelle Brigate rosse. Cosi' sapeva che
le Br che avevano sequestrato Moro avevano anche materiale
compromettente di Moro... Dalla Chiesa ando' da Andreotti e gli
disse che il materiale poteva essere recuperato se gli dava
carta bianca. Siccome Andreotti temeva le carte di Moro (le
valige scomparse ?) nomino' Dalla Chiesa. Costui recupero' cio'
che doveva. Cosi' il memoriale Moro e' incompleto. Anche quello
in mano alla magistratura perche' e' segreto di Stato''.
Di Patrizio Peci, il primo importante terrorista pentito, si
e' spesso avanzato il sospetto che fosse un infiltrato fin dall'
inizio della sua militanza, facendo leva sul fatto che Peci era
stato in passato un sottufficiale dell' Arma dei carabinieri.
L' ex questore Arrigo Molinari (ucciso nel 2005 e che era
nelle liste P2) ha detto in commissione stragi che a settembre
1978 la questura di Genova aveva inviato al ministro dell'
Interno Rognoni un rapporto per segnalare elementi e riscontri
che facevano ritenere Giovanni Senzani un infiltrato all'
interno delle Br.
Anche di uno degli uomini del commando di via Fani, Alessio
Casimirri, l' unico mai catturato che ora gestisce un ristorante
in Nicaragua, si e' parlato come di un infiltrato. Nell' aprile
1998 un quotidiano riporto' una dichiarazione attribuita al pm
Antonio Marini, secondo cui, dopo un fermo casuale di Casimirri,
il gen. Delfino si sarebbe reso conto che si trattava di un
brigatista e ''riusci' a sapere che stava organizzando non un
comune sequestro ma il rapimento del presidente della Dc e
allora lo passo' al Sismi. Il Sismi gli avrebbe fatto fare
l'operazione, lo avrebbe avuto come infiltrato, avrebbe saputo
tutto quel che voleva sapere su via Fani e sulla prigione di
Moro e poi lo avrebbe fatto fuggire all'estero''.
Nel 1979 Paolo Santini, informatore del colonnello dei
carabinieri Cornacchia (anche Cornacchia era nelle liste di
Gelli), infiltrato in uno dei gruppi minori con diretti contatti
con le Br, operativo al tempo del sequestro Moro, sarebbe stato
arrestato perche' denunciato a sua volta da un altro infiltrato
che lavorava per la Digos. Ma sospetti ci sono stati addirittura
sul capo supremo delle Br del dopo-Curcio, Mario Moretti, che
gli altri membri del Comitato esecutivo sottoposero, a sua
insaputa, ad un' inchiesta interna. E lo stesso Moretti fu
arrestato, anni dopo, grazie all' infiltrato Renato Longo.
Ernesto Viglione, giornalista che abita in via Fani e che per
questa vicenda sara' condannato a 3 anni e 6 mesi in primo grado
e poi assolto in appello, dira' di essere entrato in contatto
con il terrorista dissidente 'Francesco', che gli aveva proposto
addirittura un'intervista con Moro nel 'carcere del popolo'. Era
maggio e Moro fu ucciso prima che Viglione potesse verificare le
proposte di 'Francesco', un uomo dal forte accento lucano o
calabrese. Il contatto prosegui'. 'Francesco' sosteneva che il
rapimento Moro era stato organizzato da un gruppo guidato da
alti prelati ed esponenti politici e in via Fani, mascherati da
brigatisti, c'erano due sottufficiali e un ufficiale dei
carabinieri. Nel vertice delle Br ci sarebbe stato anche un
importante magistrato. La strage della scorta era avvenuta
perche' i ''carabinieri'' temevano che Leonardi li riconoscesse.
Sempre secondo lui, i brigatisti non avevano intenzione di
uccidere Moro, e il presidente della DC era stato vittima di una
congiura che si sarebbe servita delle Br come copertura.
Viglione informo' Cervone, Piccoli e Scalfaro e ne parlo anche
con i generali Ferrara e Dalla Chiesa. 'Francesco' promise anche
di far catturare il vertice delle Br in una riunione a Salice
Terme, ma anche di cio' non si fece nulla. Risulto' poi che la
fonte era Pasquale Frezza, uno strano personaggio con precedenti
penali che riusci' ad ottenere anche una somma di denaro dall'
on. Egidio Carenini (Dc) il cui nome era nelle liste P2. Sembra
pero' che per un certo tempo Viglione abbia pensato che la sua
fonte fosse Giustino De Vuono e che Frezza abbia sostenuto poi
di aver accettato la parte per coprire l' identita' del vero
brigatista. Anche Pecorelli, su OP, scrisse di 'carabinieri' tra
virgolette:''Moro, secondo le trattative, doveva uscire vivo dal
covo al centro di Roma? Presso un comitato? Presso un santuario?
I 'carabinieri' (?) avrebbero dovuto riscontrare che Moro era
vivo e lasciarlo andare via con la macchina rossa. Poi qualcuno
avrebbe giocato al rialzo, perche' si voleva comunque l'
anticomunista Moro morto e le Br avrebbero ucciso il presidente
della Dc in macchina, al centro di Roma, con tutti i rischi che
un'operazione del genere comporta''. Pecorelli scrisse anche che
''I rapitori di Aldo Moro non hanno nulla a che spartire con le
Brigate rosse comunemente note. Curcio e compagni non hanno
nulla a che fare con il grande fatto politico-tecnicistico del
sequestro Moro.....Curcio e Franceschini in questa fase debbono
fornire a quelli che ritengono occasionali alleati una credibile
copertura agli occhi delle masse italiane. In cambio otterranno
trattamenti di favore. Quando la pacificazione nazionale sara'
un fatto compiuto e una grande amnistia verra' a tutto lavare e
tutto obliare''. (ANSA).
FF


14-MAR-08 16:25 NNNN
tratto da:almanaccodeimisteriditalia

da notare:
Francesco' sosteneva che il
rapimento Moro era stato organizzato da un gruppo guidato da
alti prelati ed esponenti politici e in via Fani, mascherati da
brigatisti, c'erano due sottufficiali e un ufficiale dei
carabinieri. Nel vertice delle Br ci sarebbe stato anche un
importante magistrato. La strage della scorta era avvenuta
perche' i ''carabinieri'' temevano che Leonardi li riconoscesse.

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qui ritengo sia la prima volta in cui si parla esplicitamente del 'motivo principale' per cui è stata uccisa la scorta.

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per quanto riguarda il black-out del 16 marzo:

15 marzo 1978

A Roma, muore l’ingegner Di Giorgio, presidente del Comitato di sicurezza della Sip, al quale subentra un ufficiale dei carabinieri. Alle ore 15,45 è posta in ‘stato di allarme’ la struttura occulta della Sip collegata al Sismi, denominata ‘Po-Srcs’ (personale organizzazione – segreteria riservata collegamenti speciali). Affare Moro. Strutture clandestine e semiclandestine

tratto da:fondazionecipriani.it

qui si vede che: il giorno prima dell'agguato c'è un cambia di guarda alla SIP, la struttuara occulta della SIP (quindi ne esiste una...) alle 15,45 è messa in stato di allarme (perchè?)
Come mai poi la SIP ha sempre smentito che ci sia stato un black-out dcendo invece che c'è stato
un sovraccarico di linee?
La struttura denominatoa Po-Srcs (personale organizzazione-segreteria riervata collegammenti speciali)con chi doveva fare collegamenti speciali?

---edit---
http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=1.0.2316628043
"Per quanto riguarda i siti più moderni - conclude Placidi - il sottosuolo dell'Eur è disseminato di bunker costruiti in epoca fascista, e attualmente in attesa di essere riqualificati. Poi ci sono tutti i rifugi antiaerei della guerra, come quelli situati sotto il Colle Oppio e Palazzo Valentini, l'odierna sede della Provincia. Il problema è che ci sono centinaia di strutture, ma finora non sono mai state ufficialmente censite in modo integrale, nonostante siano in corso scavi volti alla mappatura completa dei sotterranei dell'Urbe".


sotto roma esiste un'altra città .....Nelle lettere moro scriveva di essere....sotto un dominio pieno e incontrollato.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 7/7/2008 16:09  Aggiornato: 8/7/2008 8:41
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… vedo con soddisfazione che la nostra ‘indagine’ , grazie anche all’ingresso del ‘nuovo arrivato’ Kala, si è di molto ‘ravvivata’… oh yes!… Quello che sarebbe opportuno fare, secondo me, sarebbe raccogliere quanti più ‘tasselli’ possibili e procedere nello stesso tempo con i cosiddetti ‘piedi di piombo’. Un ‘tassello’ che magari non significherà granchè è quello che esaminerò oggi, appena accennato da Rita di Giovacchino nel suo Il libro nero della prima Repubblica nelle righe seguenti [pag. 226]…

… il secondo magistrato [che indagò sul Ghetto ebraico…] fu il Pm Luigi De Ficchy. Questi era rimasto colpito dal passaggio di una lettera di Moro al nipotino: ‘… ricordi quando ti ho regalato i pompieri spagnoli?…’. Ai famigliari non risultava avesse mai fatto un simile dono al bambino e la frase fu quindi interpretata come un messaggio. De Ficchy individuò uno stabile in via dei Pompieri, proprio alle spalle di via Caetani, che era stata la vecchia sede dell’ambasciata di Spagna. Alla fine le indagini si interruppero senza arrivare a nulla di concreto…

Il passaggio in questione è contenuto nella lettera a Luca Bonini, il nipotino di Aldo Moro, una lettera non recapitata che sarà rintracciata alcuni mesi dopo nel covo di via Motenevoso a Milano…

Mio carissimo Luca,
non so chi e quando ti leggerà, spiegando qualche cosa, la lettera che ti manda quello che tu chiamavi il tuo nonnetto. L’ immagine sarà certo impallidita, allora. Il nonno del casco, il nonno degli scacchi, il nonno dei pompieri della Spagna, del vestito di torero, dei tamburelli…


La lettera risulta scritta quasi certamente nella prima metà del mese di aprile, allorchè erano passate circa tre-quattro settimane da via Fani e mancava altrettanto all’epilogo di via Caetani. Secondo il mio modesto parere questo ‘tassello’ potrebbe rivelarsi decisivo. Se l’intento del Pm De Ficchy era quello di scoprire la ‘prigione del popolo’ è evidente che la sede della vecchia ambasciata di Spagna non ha corrisposto alle sue aspettative. Se però l’ipotesi che Aldo Moro intendesse inviare un ‘messaggio’ dovesse corrispondere a verità, via dei Pompieri potrebbe essere stata sul percorso che ha portato Aldo Moro nella vera ‘prigione del popolo’, quella situata all’interno della cosiddetta ‘Isola Mattei’. Se si osserva la mappa della città di Roma, si scopre che via dei Pompieri non è precisamente ‘alle spalle di via Caetani’ ma è situata circa duecento metri sulla sinistra per chi guarda verso nord. Ora rileviamo sulla stessa cartina via Fani e poi via della Balduina, non lontano dalla quale è stata ritrovata la 132 utilizzata in via Fani e dove esiste un ‘accesso segreto’ all’autorimessa di proprietà dello IOR che più d’uno sospetta sia stata la ‘prima tappa’ del tragitto verso la ‘prigione del popolo’. Se ora osserviamo la cartina noteremo subito che il percorso che chiunque sceglierebbe per portare un ‘personaggio scomodo’ da via Balduina a via dè Funari passa in primo luogo per la Città del Vaticano [e i motivi sono del tutto ovvi…] e poi anche da via dei Pompieri. Se la ‘illazione’ secodo la quale la lettera scritta da Aldo Moro al nipotino Luca conteneva un 'messaggio nascosto' dovesse essere vera, se ne deduce che con ogni probabilità in pratica, a parte il tempo strettamente indispensabile a rendere ‘sicuro’ il trasferimento da via Balduina a via Dè Funari, per tutta la durata del sequestro Aldo Moro è stato tenuto nel Ghetto ebraico… e non mi pare una conclusione da poco

saluti!…

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 7/7/2008 22:47  Aggiornato: 7/7/2008 23:17
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://www.almanaccodeimisteri.info/relazioneBielli.htm

In questa relazione viene spiegata molto bene la figura di moretti. Anzi viene spiegato bene che la figura di moretti è stata 'funzionale' al tutto.

alcuni spunti:
Sulla base degli elementi acquisiti a quel momento, il 20 aprile Infelisi consegna per il visto al procuratore capo l'ordine di cattura. Sono passati due giorni dalla scoperta del covo di via Gradoli e sì è, nel frattempo, acquisita una buona certezza circa l'identità di Moretti e il suo ruolo nell'operazione.

Per i dubbi e le perplessità riferite sopra, il vertice della procura trattiene quattro giorni il mandato di cattura predisposto da Infelisi. Pascalino e De Matteo ne discutono l'opportunità, si consultano con qualcuno e il 24 aprile decidono di restituire, con il loro avallo, le carte al sostituto per l'emissione definitiva. Ma in quei quattro giorni, intanto, sono proseguite le indagini e su Moretti non vi sono più dubbi: è lui il nuovo capo delle Brigate Rosse, il cervello dell’intera operazione Moro.
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In quattro giorni dal 20 al 24 aprile 78 moretti diventa a tutti gli effetti il capo delle BR.

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Non spetta a questo consulente trarre conclusioni in merito, e il materiale documentale non consente neppure di avanzare ipotesi che non siano azzardate. E' solo possibile ribadire che alla data del 20 aprile - quando cioè il sostituto procuratore Infelisi trasmette il mandato di cattura al procuratore capo per il visto - il nome di Moretti è certamente conosciuto come quello di un appartenente alle Brigate Rosse, e sulla base della scheda UCIGOS del 16 marzo 1978, egli risulta come "elemento pericolosissimo" e "uno dei maggiori esponenti dell’organizzazione terroristica".

Ciò che è consentito, tuttavia, è rilevare come nel corso della sua audizione il sostituto procuratore Infelisi, rispondendo alla domanda di un membro della Commissione si lasci in qualche modo sfuggire che il procuratore generale Pascalino si fosse consultato con qualcuno al di fuori della procura prima di autorizzare l'emissione del mandato di cattura.

"Lui (Pascalino) si è consultato da più parti, forse con chi… - ricorda Infelisi, ed è l'on. Violante a domandare se si trattava di qualcuno che "non era istituzionalmente demandato".

Infelisi, seppure indirettamente, conferma, sostenendo che "forse era un suo dovere, un suo diritto".

Con chi si fosse consultato Pascalino prima di autorizzare i mandati di cattura non lo sappiamo, ma è da presumere che si trattasse in qualche modo di rappresentanti politici e istituzionali.

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....e qui si ritorna a chiedersi chi era quel qualcuno al di fuori della procura ....

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probailmente è all'inizio della relazione che troviamo qualcosa di importante:

La rilevanza dei tre episodi si fonda, in tutti e tre i casi, sul presupposto che Mario Moretti fosse conosciuto all'epoca del sequestro Moro, che se ne conoscesse l'identità, e che questa fosse nota alle forze dell'ordine, come note erano la sua attività e il suo ruolo all'interno dell'organizzazione terroristica Brigate Rosse.

I tre episodi possono essere così riassunti:

il mandato di cattura nei confronti di Moretti viene spiccato solo il 19 maggio 1978, a non il 24 aprile quando viene emesso nei confronti degli altri brigatisti;

il nome di Moretti non compare tra quelli dei terroristi sui quali il Capo della Polizia ipotizza di istituire una taglia;

la comunicazione del ministero dell’Interno inerente le ricerche di Moretti è l’unica della quale non viene segnalata l’urgenza.

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1-nessun mandato di cattura (per gli altri brigatisti si, per moretti il-capo BR no)
2-il capo della polizia dimentica di mettere nella lista dei terroristi il capo Br cioè moretti
3-il ministero dell'interno non segnala come urgente la riceca del capo BR cioè moretti

allora è il caso di chiederci chi c'era in via fani quel giorno.Ci potevano essere un sacco di persone ma non quelle che ci dicono ci siano state.


Sigmatau
nella lettera riportata fra i ricordi c'è anche ....il nonno degli scacchi....
Il nipote Luca (nel video in molti post sopra di la7) parla di come il nonno gli insegnasse gli scacchi e le varie mosse e si ricorda che gli diceva che la mossa del cavallo è fatta ad L come l'iniziale del suo nome....

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
redna
Inviato: 8/7/2008 10:37  Aggiornato: 8/7/2008 10:37
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Cossiga parla

http://www.corriere.it/politica/08_luglio_08/cossiga_cazzullo_f6395d90-4cb1-11dd-b408-00144f02aabc.shtml

e i suoi ricordi ci riportano agli anni del caso moro del quale dice esplicitamente di 'averlo condannato a morte' (con i comunisti però...)
Ma (come ho riportato sopra) non darà spiegazioni perchè quand'era ministro dell'interno non ha dato disposizoni perchè la ricerca di moretti fosse classificata 'urgente'.
Probabilmente è meglio raccontare di se, dei palestinesi e di altri casi...
Ma decidersi a parlare del personaggio con chi aveva appuntamenteo moro quella mattina ? decidersi a parlare degli ordini dati alla scorta? decidersi a parlare delle cose che potrebbero gettar via il malcostume che regna nella politica...quando....certo che finchè fa il testimone alla figlia di berlusconi...sarà difficile.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 16/7/2008 8:52  Aggiornato: 16/7/2008 8:52
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
@redna

Hai informazioni su Don Antonello Mennini, che a detta di Cossiga, entrava ed usciva dalla prigione di Moro e in ogni caso era destinatario di lettere di aldo Moro?

Era il "confessore" ufficiale di Moro?

Era il vice parroco di S chiara ai giochi delfici o a S lucia in piazza d'ame in circonvallazione Cornelia?

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Nessuno ha un elenco di attività che "devono" essere la prassi ammiistrativa di polizia giudiziaria al momento del ritrovamento di un cadavere e che, a mio parere, non sono state effettuate a Via Caetani?

No Plane!
redna
Inviato: 16/7/2008 12:26  Aggiornato: 16/7/2008 18:05
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Sir Paint

per quanto riguarda mennini moro stesso,nelle lettere, diceva che consegnava delle lettere proprio a lui.
Ci sono delle lettere di moro indirizzate a lui e molto interessanti.
Che sia stato il confesssore non lo so, resta da capire oltre alla famiglia con CHI aveva contatti mennini.Con dei politici, con il vaticano, con 'altri'?
Si è SEMPRE tricerato dietro l'estraterritorialità vaticana e l'immunità perchè parente di un alto esponente dello IOR.Al momento è stato trasferito all'estero dopo aver fatto carriera.
Se fosse stato parroco di s.chiara o s.lucia anche questo è da chiarire.
Bisogna controllare le lettere di moro.
Per quanto riguarda il ritrovamento del cadavere in via caetani ho postato un video nel quale si possono vedere le 'procedure' al ritrovamento del cadavere.

PS-ho il pc tiltato (forse l caldo...)non appena l'ho sistemato approffondirò nei dettagli....


edit
tratto da :

http://www.fisicamente.net/index-1132.htm


• 67) A Eleonora Moro
(non recapitata)
Non mi disperdere le cose da vestire […]. Fa come se fossi lì non disturbarti per la tomba

Mia dolcissima Noretta, (casa)
mi viene ora il dubbio atroce che un’infinità di mie lettere e due piccoli testamenti siano stati sequestrati, incomprensibilmente, dall’autorità. Come spiegare l’appassionata reiterata richiesta di un tuo messaggio stampa, mai pervenuto? E altre, e altre cose. Avevo scritto a tutti i nostri cari in punto di morte, con l’animo aperto in quel momento supremo. Volevo lasciare qualche certezza di amore e qualche motivo di riflessione. Ed ora temo che tutto questo sia disperso, per ricomparire, se comparirà, chissà quando e come. Allora ho deciso di scrivere alla meglio, per dire l’essenziale e di affidare tutto a Don Antonello Mennini, che lo tenga con sé, finché non abbia parlato di persona con te e sono certo di poter dare senza pericolo.
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Come si legge è un dato di fatto che don mennini sia stato nella cosiddetta prigione di moro. E ha dato pure da tenere delle cose...e di poterle dare senza pericolo.

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• 66) A Don Antonello Mennini
(non recapitata)
Carissimo Antonello,
temo - e mi angoscia - che siano state, senza darne notizia, sequestrate lettere di affetto tra persone care in una situazione drammatica come questa. Alcune le ho ricostruite. Altre, contenenti alcune indicazioni chissà dove e come si potranno ritrovare. Ho pensato dunque di unire il tutto, di chiamarti, di darti il pacchetto, perché lo tenga per te. Evidentemente sorpassando casa, si rischia (credo) la perquisizione. Terrai tutto per te e, a tempo debito, ne parlerai a voce con mia moglie, per vedere il da farsi. Dovrebbe esserti di consiglio il mio ex capo gabinetto S.E. Manzari ora al Ministero degli Esteri come capo ufficio legislativo, senza il cui consiglio non far niente. Anzi ti prego, a voce (abita in via Livio Andronico, non lontano da me) digli tutta questa vicenda perché la veda anche legalmente e ti aiuti a recuperare quel che fu sottratto. Del nuovo nulla fino ad accordo con mia moglie e lui. Tieni tutto. Poi si potrà vedere. Bisogna essere certi che all’entrata in casa non si sia intercettati. Non mi pare giusto che s’impedisca in queste circostanze di parlare tra persone che si vogliono bene. Il fatto che tu te ne occupi mi tranquillizza. Aggiungi la tua preghiera, sempre cara e sempre valida. Il Papa non poteva essere un po’ più penetrante? Speriamo che lo sia stato anche senza dirlo. Benedicimi e aiutanti. Ti abbraccio
Aldo Moro
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...qui si esprime chiaramente e dice: ho pensato di unire il tutto di chiamarti, di darti il pacchetto perchè lo tenga con te.
E qui possiamo dire che moro aveva ampia libertà di scrivere, di chiamare (ma in che maniera?) e di essere certo che la persona arrivava,
Comunque non sembra dalle parole il colloquio con un prete.Piuttosto con un intermediario 'trasversale' .
====
al momento,come per Marcinkus, nessun giudice ha potuto interrogare don mennini. Pertanto non si sa che cosa gli è stato affidato e tantomeno dove andava quando veniva 'chiamato'.
Le testimonianza della prigione di moro sono solo dei brigatisti e sappiamo che hanno mentito, anche se il motivo non è palese, quindi il teste chiave che si è sottratto a rilasciare qualsiasi informazione non solo ha dato modo di depistare le indagine ma soprattutto di farle confluire in maniera da ingarbugliare la matassa come non mai.
Resterebbe da chiarire anche perchè, a seguito del concordato, non si possono interrogare i cittadini vaticani, quando il caso interessa, come qui,ilterritorio italiano.
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questa, in ordine cronologico è la prima scritta a don mennini.Il destinatario dice che non l'ha ricevuta....

• 56) A Don Antonello Mennini
(il destinatario ha dichiarato di non aver mai ricevuto la lettera)
Mio carissimo Antonello,
scusa se profitto così spesso di te. E’ che sei non solo il più caro, ma il più utile e capace nella difficilissima situazione.
3 cose
ho chiesto ieri a mia moglie (ma il messaggio sarà stato fatto passare? e le sue parole saranno state trasmesse?) che dica fermamente che invoca salvezza per me, nell’unico modo possibile, come tante altre volte è avvenuto, cioè di uno scambio di prigionieri. E poi commosse parole di circostanza. Il fatto che l’appello di mia moglie non arrivi mi allarma sulla salute sua, ma genera forse l’impressione che la famiglia sia più vicina alla linea ufficiale anziché a me, il che è falso.
Vorrei raccogliessi notizie sulla salute di casa e ti tenessi pronto a rispondere, quando mi sarà possibile di domandartelo. Mi potrebbero scrivere qualche rigo? tramite te?
ed è di particolare urgenza (precede le altre cose) prendere contatto telefonico con l’On. Dell’Andro (Ministero Giustizia) o con Sen. Rosa (Marina Mercantile) o Sen. Gui e Sen. Cervone, pregando di preparare bene la progettata riunione (a quanto sento) sulla mia disgraziata vicenda, tenendo contatto con gli altri amici e in particolare l’On. Misasi. E’ necessario avere una seria linea alternativa a quella del Governo, la quale riecheggi un po’ la ispirazione socialista. Bisogna far capire che lo scambio è stato quasi sempre fatto quando erano in gioco ostaggi e a quelli dell’altra parte è stato dato riparo all’estero con esclusione dal territorio nazionale. Dì tante cose care a mia moglie e a chi vedi dei miei. Benedicimi e aiutami nel Signore. Ti abbraccio forte
Tuo Aldo Moro

P.S. Un’ultima cosa urgente da dire a mia moglie, che faccia riscuotere subito a Rana alcuni assegni da me firmati in mansarda. E’ necessario per evitare complicazioni ereditarie. Grazie.

P.S. Dì al Card. Poletti che mia moglie purtroppo non sta bene. Che supplichi il Papa di fare di più, insistendo personalmente con Andreotti e non lasciandosi convincere dalla ragione di Stato. Altre volte è stata superata.
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probabilmente il....mio carissimo antonello....era troppo palese.Ma anche parlare di eredità, di contatti con politici, di rapporti col vaticano...voleva significare che oltre a ' essere 'prete' il viceparroco ricopriva altri 'ruoli'.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
redna
Inviato: 17/7/2008 8:47  Aggiornato: 17/7/2008 9:14
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronaca/italia/16509/caso-moro-cossiga-decide-parlare-centrale-ruolo-vaticano.htm

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Cossiga rivela in ritardo.


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7 Maggio 2003: (Misteri d'Italia)
CASO MORO: TUTTI I DOCUMENTI SU SOKOLOV ALLA COMMISSIONE MITROKHIN
A un quarto di secolo dal caso Moro sembra stia per cadere il segreto su di un personaggio di spicco coinvolto proprio nella vicenda del sequestro e del rapimento del presidente della DC. Il SISMI, il servizio segreto militare, si è fnalmente deciso a trasmettere alla commissione parlamentare sul dossier Mitrokhin i 62 atti relativi al finto borsista sovietico Sergej Sokolov, l'uomo che seguiva Aldo Moro prima del sequestro e che in realtà era un ufficiale del V Dipartimento del KGB, con incarico per le operazioni speciali in Italia. Il SISMI ha sempre saputo (e tutto taciuto) su Sokolov. Come dimostrerebbero i documenti trasmessi a S. Macuto, il servizio segreto militare avrebbe svolto una intensa attività di controspionaggio sul conto di Sokolov, registrandone tutti gli spostamenti dall'Italia verso Mosca e dalla capitale sovietica a Roma, dove per un certo periodo Sokolov è stato corrispondente della agenzia di stampa sovitica Tass. Dagli atti risulta che il 23 marzo del 1978, una settimana dopo il sequestro Moro, l'agente della Lubianka ripartì per l'URSS per far rientro nel nostro paese nel 1981. Vi sarebbero tracce, negli atti del SISMI, anche di contatti tra Sokolov e la spia bulgara Ivan Dontchev risalenti al periodo precedente l'attentato al Papa. Ivan Dontchev era stato accusato nel 1983 dal giudice Ferdinando Imposimato di avere organizzato l'attentato al sindacalista polacco Lech Walesa nel gennaio del 1981 ed era considerato l'anello di congiunzione tra le Brigate Rosse, i Lupi Grigi turchi e Luigi Scricciolo, l'allora sindacalista della UIL, anch'egli informatore dei bulgari. Sarà ora importante capire se la commisione Mitrokhin renderà noti i documenti del SISMI o se - sotto altra forma - il segreto su Sokolov ed il suo ruolo nel caso Moro e forse anche nell'attentato al Papa continuerà.

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....altri aspetti tenuti 'segreti' ma fondamentali per l'intero caso.
Che cosa conosciamo 'realmente' della vicenda?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
redna
Inviato: 17/7/2008 8:47  Aggiornato: 17/7/2008 8:56
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
(AUTORIMOSSO inviato erronemente doppio)

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 17/7/2008 9:28  Aggiornato: 17/7/2008 9:32
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna,
non per cercare “i peli nell’uovo” ma per dare la giusta importanza ad alcuni indizi, che alla luce dei fatti accaduti, sono oltremodo singolari eppure molto significativi … devo precisare che Antonello Mennini, NON era il parente qualsiasi di un dirigente dello IOR … ma il FIGLIO DEL VICEDIRETTORE DELLO IOR !!!
O meglio ancora, IL FIGLIO del “braccio destro di Marcinkus”!
I gradi di parentela, sono di diversa affinità, ma quello di FIGLIO riveste le caratteristiche di FAMIGLIO; ovvero quelle di una discendenza ben più “stretta e più diretta” che non quelle di PARENTE …

http://www.ogginotizie.com/2007/12/04/parla-cossiga-ecco-i-misteri-del-caso-moro/

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Dal “Sole 24 Ore” del 14 Settembre 2006, possiamo inoltre ricavare, che il fratello di Antonello Mennini (detto Paolo) era o è tutt’ora, in procinto di succedere a Marcinkus, oppure a qualche incarico comunque molto importante, all’interno di quel “GENIALE” Sistema Bancario!

[url=http://dedalo.azionecattolica.it/Content.aspx?Reference=163918


Un altro Mennini, Paolo, manager laico oggi all'Apsa (il patrimonio della Sede apostolica, il Tesoro e Banca centrale vaticana), fratello di Antonio che è poi il "don Antonello" del caso Moro (intermediario fra la famiglia e i brigatisti), potrebbe passare allo Ior come direttore generale di quello che è oggi di fatto il fondo di investimento vaticano, al posto del quasi ottuagenario Lelio Scaletti. I due Mennini sono figli di Luigi, direttore Ior ai tempi di Marcinkus. Incerta la permanenza del presidente Ior Angelo Caloia, risanatore nel dopo Marcinkus; non semplice la sua sostituzione con Hans Tietmeyer, l'ex governatore Bundesbank che già nel '99 era candidato. Tutta la partita, su cui il Segretario di Stato uscente Angelo Sodano aveva preparato una tarda sistemazione, è rinviata; il dossier è nelle mani soprattutto del presidente Apsa cardinale Attilio Nicora,da tempo vicino a Caloia, e di Bertone. L'incarico di Sostituto potrebbe andare - ma ci sono anche altri e la cosa è ancora fluida -all'arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Consiglio per i migranti.

---

Tutto questo, per dire che … se Aldo Moro, aveva indicato come “INTERMEDIARIO ED EMISSARIO” delle sue difficili richieste, proprio Don Antonello Mennini … questo poteva significare diverse cose:

a) Che molto probabilmente, Aldo Moro sospettava oppure aveva effettivamente compreso, chi erano i VERI MANDANTI dell’operazione di Via Fani.

b) Che Aldo Moro, tramite Don Antonello Mennini, pensava di poter tergiversare e di patteggiare nel modo più appropriato, la sua eventuale liberazione. E se la sua prigionia si è dilungata per 55 giorni, non è forse stato per merito di questa sua strategica idea?

c) Che Aldo Moro, sapeva che all’interno del Vaticano (e ce lo dice anche in alcune delle sue lettere …) “esistono diverse correnti”, una delle quali - QUELLA DELLO IOR - ce la voleva probabilmente indicare, seppur “indirettamente”, utilizzando Don Antonello Mennini, come “emissario – mediatore – riservato?

Un caro saluto da Ermione

>

Il visibile, non è che la traccia dell’invisibile.

>>>---> Leon Bloy

>

redna
Inviato: 17/7/2008 12:19  Aggiornato: 17/7/2008 15:04
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello/Ermione

bentornato!

Comunque sia don mennini non è MAI stato seguito quando andava nella 'prigione' di moro.Perchè?
Il suo telefono quando è stato messo sotto controllo 'innavertitamente' chi era all'ascolto si è intromesso altre volte i nastri erano cancellati...
Ora cossiga si straccia le vesti, allora però era il ministro dell'interno e le indagini erano assegnate a lui.
Anche il fatto che don mennini abbia risposto solo alla prima commissione moro e poi si sia trincerato nell'immunità vaticana lascia perplessi.
Proprio la persona (oltre ai brigatisti...!)che poteva andare a trovare moro non ha testimoniato.
E'evidente che moro non doveva uscir vivo. Probabilmente anche don mennini è stato 'sollecitato' a non dare informazioni circa il vero luogo della detenzione di moro.
O anche che il luogo si sa ma non bisogna dirlo perchè si evidenzierebbe meglio il tutto, che cioè era sotto gli occhi di tutti e tutti facevano a gara per non vedere.

Le lettere scritte a mennini sono semplici e chiare, comunque, diversamente dalla altre.
Perchè essere così diretto con un 'prete' e enigmatico e criptico con i poltici?

Otello
sono d'accordo che moro sapesse chi erano i mandanti di via fani.Solo che noi non sappiamo ancora con chi si doveva incontrare quella mattina.Se si sapesse avremo già sgarbugliato la matassa....
E perchè non si potesse (ma proprio mai?) sapere la scorta è stata sacrificata.


SiPaint
don mennini era viceparroco della parrocchia di s.lucia. Secondo la chiesa la santa è stata martirizzata levandole gli occhi.Nei dipinti è raffigurata con gli occhi su di un piatto.I credenti la invocano per ottenere la vista. Una chiesa di s.lucia si trova in via delle botteghe oscure.



L40. S. LUCIAE DE CALCARARIO ovvero DE PINEA ovvero DE APOTHECIS OBSCURIS

Cenc. 187 (de Pinea): den. VI — Paris. 300 (de Pinea) — Taur. 370 (de calcarario): habet sacerdotem et clericum — Sign. 49 (de calcarario), 96 (de apothecis), rel. 83 (de apothecis).

Chiesa tuttora esistente nella Via delle Botteghe Oscure sotto il nome di S. Lucia dei Ginnasi. Una bolla di Celestino III del 4. ottobre 1192 nell' Archivio di S. Pietro in Vaticano (Bullarium Vaticanum I p. 74; Schiaparelli Arch. soc. romana XXV, 1902 p. 345) assegna alla chiesa di S. Maria Domnae Rosae, fra altri beni ecclesiam S. Luciae cum pertinentiis suis. Al testamento di Lorenzo de Amadeis del 31. ottobre 1387 (Galletti cod. Vat. 8051 "ex cart. S. Mariae Trantiberim"; Marchetti-Longhi Memorie dei Linceiº Ser. V, vol. XVI, 1923, p. 697) sottoscrive un dns. presbiter Matheus rector ecclesie S. Lucie de Apothecis. La chiesa viene ricordata nei Liber Anniversariorum (sopra p. 50 n. 103: S. Luciae iuxta arcum obscurum; p. 59 n. 41, p. 62 n. 85, p. 66 n. 110, p. 67 n. 9: S. Lucia delleº Pontiche oscure). È registrata inoltre nel catalogo del 1492 p301(sopra p. 76 n. 113: in apothecis oscuris), nella Tassa di Pio IV (p. 90 n. 101: alle botteghe oscure) e nel catalogo di S. Pio V (p. 103 n. 215, senza cognome). Nel 1630 il cardinale Domenico Ginnasi riedificò la chiesa: ma non so donde il Marchetti-Longhi abbia tratto la notizia che il cardinale l' abbia rifatta "con cambiamento di orientazione verso la piazzetta de' Ginnasi, anzichè sulla via delle Boteghe Oscure": tanto la pianta del Bufalini (1551) quanto la grande prospettiva del Maggi-Maupin (1625) già la rappresentano con la facciata verso la piazzetta. È probabilmente identica con l'oratorium S. Luciae in xenodochio Aniciorum (più sotto p. 306 n. 49).

Del Sodo Vallicell. f. 141 v., Vatic. p. 165 (Santa Lucia alla boteche scure); Panciroli 1 429 2 814; Lonigo Barb. f. f. 32 v., Vallicell. f. 45v.; Martinelli 163; Bruti vol. 16 (to. XV) f. 237‑248 (ital.), vol. 10 (to. X) f. 205‑209 (lat.), vol. 22 (to. XXI) f. 1‑8 (= pars. IV lib. I c. 1); Nibby 308; Forcella V p. 397‑411, vol. XIII p. 477; Armellini 1 316 2 494; Marchetti-Longhi Arch. società romana XLII, 1918, p. 446‑450. • Titi 154.


edit

----intervista a cossiga:

Che cosa può dirci, oggi, dei cosiddetti misteri intorno all'"affare Moro", per esempio a un canale di andata e ritorno dalla prigione di via Montalcini. Lei ritiene che qualcuno sia entrato là dentro a parlare con Moro e poi sia uscito. E poi abbia taciuto? Moro è stato sequestrato, nascosto e assassinato dalle Brigate Rosse. Punto. In questi anni ne sono uscite di tutti i colori. Su un probabile canale di andata e ritorno dalla prigione, bisogna chiederci come mai Moro potesse essere a conoscenza che Riccardo Misasi, a differenza di tutti i suoi amici della sinistra di Base, non fosse d'accordo sulla non trattativa. Questo sì che è un mistero... Si è parlato di un sacerdote che avrebbe confessato il presidente Moro... È probabile che sia vero. Questa è un'altra mia sconfitta come ministro di allora; ma è una consolazione fortissima sapere che Aldo possa aver avuto un conforto nelle condizioni in cui era costretto. Alla fine di una manifestazione pubblica, si dice che Cossiga abbia incrociato don Antonello Mennini, viceparroco della parrocchia di Santa Chiara e confessore di Moro e si sia rivolto a lui dicendo: "Caro don Antonello, lei ci ha fottuto tutti...", ricevendo in cambio il silenzio di sempre.

fonte:
http://www.robertobartali.it/maggio03.htm
----

...lascia perplessi che un ex presidente ex ministro dell'interno incroci un prete e lo apostrofi dicendo: ..lei ci ha fottuti tutti....Mentre in realtà in prima persona ha fottuto proprio il ministro dell'interno di allora e la polizia in genere.
In cambio ha ricevuto un 'ovvio' silenzio di sempre.Anche perchè vorrei vedere come potrebbe spiegare a chicchessia come mai un prete potesse recarsi in un covo delle BR che conoscevano solamente i servizi segreti statunitensi e israeliani....L'anomali delle visite era proprio questa. Come potevano essere così sicuri che don mennini non avrebbe mai detto nulla? come potevano essere sicuri che avrebbe eseguito alla lettera quanto chiedeva moro?

mappa interattiva della zona botteghe oscure
http://www.info.roma.it/mappa_full.asp?ID_scheda=1696

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 17/7/2008 15:54  Aggiornato: 2/9/2008 5:07
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… scusandomi per la pausa d’arresto dovuta ad una momentanee ‘altre priorità’, sono ben lieto di poter riprendere il discorso interrotto... tanto più che l'argomento è tornato di nuovo 'attuale'... Sempre da Il libro nero della Prima Repubblica di Rita Di Giovacchino...

… è stata la Commissione stragi negli anni ’90 ad individuare il covo delle Br situato nel Ghetto ebraico in via Sant’Elena 8, mai scoperto nel corso delle inchieste disposte dalla magistratura nel corso di venti lunghi anni. Il presidente Pellegrino affidò la nuova indagine all maggiore del Ros Massimo Giraudo il quale, sulla base di elementi già emersi nel ’78 uniti a successive testimonianze e perizie, riuscì finalmente a localizzare la base Br più vicina a via Caetani e cioè al luogo dove è stato trovato il cadavere di Aldo Moro. In quella zona lo statista sarebbe stato trasferito negli ultimi giorni di vita e lì con ogni probabilità è stato ucciso. Questa è ormai convinzione prevalente. Del resto nessun inquirente aveva mai creduto veramente alla versione data da Mario Moretti, e cioè che il capo delle Br avesse ucciso il presidente della Dc in via Montalcini, all’interno della Renault rossa, per poi attraversare Roma con il cadavere sanguinante nel bagagliaio. Per molti motivi però, come vedremo, il vero luogo dell’esecuzione non doveva essere scoperto. Il 9 maggio, quando non era passata neppure un’ora dal ritrovamento di Aldo Moro, il ‘manovratore’ aveva già elaborato il messaggio che serviva a distrarre l’attenzione dal vero motivo per il quale le Br avevano scelto quella strada. Il messaggio diceva che il corpo di Moro era stato lasciato lì, al crocevia tra la sede della Dc in piazza del Gesù e quella del Pci in via delle Botteghe Oscure, per sottolineare in modo simbolico che lo statista era stato la vittima sacrificale di quel ‘compromesso’ che non si sarebbe dovuto fare. Era però l’ultimo raffinato depistaggio

Beh!… anche alla Di Giovacchino, come pure certamente alla maggior parte dei lettori non prevenuti, non resta che arrendersi davanti all’evidenza di decine e decine di evidenti riscontri. Possiamo quindi procedere…

…nell’appartamento in via Sant’Elena 8, potrà sembrare strano, erano arrivati per primi i vigili urbani in seguito ad una segnalazione che forse veniva dal Sismi ma della quale non è rimasta traccia in alcun processo. I carabinieri invece, agli ordini del colonnello Antonio Cornacchia, avevano fallito nell’impresa. Il comandante dei vigili urbani Francesco Russo, con il pretesto di un controllo contro eventuali abusi edilizi, il 16 settembre ’78 si era recato con i suoi uomini all’interno 9 del palazzo, dove abitavano due giovani coniugi, Laura Di Nola e Raffaele De Cosa. Aveva suonato il campanello ma nessuno aveva risposto. La portiera racconterà che nei due mesi del sequestro la coppia si era allontanata lasciando un recapito telefonico che si sarebbe dovuto usare ‘solo se la polizia avesse fatto irruzione’. L’appartamento però aveva continuato ad essere frequentato da un viavai di giovani. In particolare la portinaia ricordava una donna di nome Anna

Ed ecco comparire di nuovo ‘Anna’… colei che insieme a ‘Franco’, secondo la famosa informativa del Sismi, aveva ‘interrogato’ e probabilmente anche assassinato Aldo Moro. Si potrebbe arguire di essere sulla giusta strada ma… c’è sempre un ‘ma’…

… dagli accertamenti dei vigili urbani Anna fu identificata con tale Anna Bonaiuto, mai perseguitata. Al contrario il rapporto stesso è risultato poi censurato in alcune pagine che probabilmente la riguardavano, come si può desumere dai riscontri successivi. Nell’inchiesta Moro emerge dunque per la prima volta un’ala di militanti Br mai identificati, o se identificati successivamente, mai perseguiti… come se il covo di via Sant’Elena 8 fosse ‘off limits’

E’ chiaro il significato delle ultime righe: si parla di una ‘frangia’ delle Br della quale in modo ‘concertato’ [quindi con la ‘complicità delle stesse Br…] si è deliberatamente tenuta nascosta l’esistenza. Nelle righe seguenti la Di Giovacchino, sia pur con evidente ‘prudenza’, cerca un poco di aggredire il ‘muro di gomma’ e sono sicuro del ‘massimo interesse’ che susciteranno nel lettore…

… prima di addentrarci nei segreti di quest’ultima postazione delle Br, molto vicina a Palzzo Caetani, va ricordato che nelle ultime perizie, quelle consegnate dal comando dei Ros alla Commissione stragi, hanno stabilito che lo statista era stato ucciso a non più di cinquanta metri dal luogo dove è stato trovato e non oltre mezz’ora prima del ritrovamento della Renault, dunque ad un’ora successiva alle dieci di mattina, quattro ore più tardi rispetto alla versione di Moretti. Sulle scarpe e sugli abiti dello statista furono poi trovati moltissimi frammenti di fibre e tessuti di vario colore. Gli stessi elementi ‘volatili’ sono stati rinvenuti anche sui copertoni dell’auto, dettaglio che ha consentito di stabilire che la vettura che ha trasportato il corpo di Moro ha proceduto lentamente per un percorso non superiore ai cinquanta metri. La ‘insula Mattei’, parallela a via Caetani, è piena di negozi e magazzini di tessuti e drapperie. In particolare c’è un grande deposito di stoffe in piazza Paganica con passo carrabile proprio alle spalle di via Caetani… e Laura Di Nola, la donna di via Sant’Elena 8, è la figlia del proprietario… anzi era, poiché risulta essere morta di epatite fulminante nell’estate del ’79

Bene ragazzi!… direi proprio che a questo spunto si indispensabile ‘aggiornare’ la ‘mappa’…



Alle lettere ‘f’ e ‘g’ sono riportate rispettivamente via Sant’Elena e piazza Paganica. Sembra proprio che il ‘cerchio’ si sta sempre più ‘restringendo’… non trovate anche voi?… non resta che procedere ancora…

… all’epoca la Di Nola, diplomata al Centro Sperimentale di Cinematografia, lavorava come documentarista. Dall’inchiesta emerge la figura di una donna inquieta, introversa, alla ricerca di una ‘identità politica’. Espulsa dal Pci, ha gravitato per qualche tempo nei circoli femministi della Maddalena. Poi si è avvicinata ad Autonomia ed infine è entrata nel Fuori, l’organizzazione di liberazione omosessuale, candidandosi nelle liste del Partito Radicale

Il lettore spero mi perdonerà se a questo punto apro una ‘parentesi’ che, a mio avviso, può essere tanto ‘completamente sballata’ quanto ‘felicemente indovinata’… tutto dipende dai punti di vista… Non so voi ma a me codesta ‘Laura’ ricorda tanto figure come Lee Harvey Oswald [il quale, conosciuto come mediocre tiratore, avrebbe ‘centrato’ due proiettili su tre sparati in sei secondi da duecento metri di distanza uno dei quali avrebbe fatto ‘saltare le cervella’ al presidente John Fitzgerald Kennedy…], Sirhan Sirhan [il quale avrebbe sparato undici proiettili calibro 22 da una pistola che ne poteva contenere al più otto e tra quelli vi è anche il proiettile che ha fatto ‘saltare le cervella’ a Robert Kennedy, il fratello di John Fitzgerald…] o i ‘terroristi suicidi’ dell’11 settembre [uno dei quali, conosciuto come mediocre pilota, avrebbe condotto un Boeing 757 alla velocità di oltre 800 km orari a soli pochi metri dal suolo a ‘centrare’ l’edificio del Pentagono…]. Tutti costoro erano, diciamo così, ‘persone frustrate’ o alla ricerca di ‘identità politica’… ideali quindi per essere da prima ‘reclutate’, successivamente ‘pilotate’ e se necessario infine ‘eliminate’ da una organizzazione segreta per finalità che devono appunto restare segrete… Pregherei vivamente chi legge le prossime di tenere presente questa ‘parentesi’…

… in questo periodo sembra che Laura abbia ‘riscoperto’ il suo ebraismo. Ha incominciato a lavorare alla rivista ‘Shalom’ e a recarsi spesso in Israele, dove viveva una sua cugina. Di quei viaggi non parlava con nessuno. Soltanto al marito una volta ha ‘confessato’ di essere natrata nella rete di Simon Wiesenthal, specializzata nella caccia ai nazisti, e che per questo suo ‘legame pericoloso’ era cotretta a circolare con una pistola. Il maggiore Giraudo nel già citato rapporto alla Commissione stragi, ha affermato che il Mossad usa reclutare i suoi agenti all’interno della rete Wiesenthal

Da sempre e da ogni parte si è sentito [fino alla nausea] la monotona ‘filastrocca’: Aldo Moro era nel mirino di almeno nove servizi segreti… Ogni volta però che affiorano riscontri effettivi certi, tutti questi fanno preciso riferimento ad uno solo di essi…

… i brigatisti ‘dissociati’, come Adriana Faranda e Valerio Morucci, hanno sempre ripetuto una sorta di ritornello: ‘… tutto è chiaro… se qualcosa non si è ancora scoperto riguarda qualche compagno coinvolto marginalmente nel sequestro Moro che ‘se l’è cavata’, cioè non è stato arrestato o indagato… non vale la pena parlarne a distanza di così tanto tempo…’. Del resto i dissociati, a differenza dei ‘pentiti’, non hanno mai fatto il nome di persone non note agli inquirenti [ad eccezione del povero Maccari!…]. E’ un dato di fatto tuttavia che il ‘silenzio’ riguarda tutto un gruppo di aderenti alle Brigate rosse sulle quali già nel ’79 esisteva un rapporto del Sismi, a firma di Cogliandro, nel quale era indicata l’origine israelita di alcuni appartenenti all’organizzazione e anche possibili contatti degli stessi con il Mossad o alcune organizzazioni limitrofe

Vedi sopra… un caloroso ‘onore al merito!’ da tributare a Rita Di Giovacchino per il coraggio da lei dimostrato nel ‘portare alla luce’ questi ‘particolari’… da parte mia spero di tutto cuore non subisca la sorte toccata ad una sua ‘collega giornalista’, Dorothy Killgallen, la quale ‘imprudentemente’ volle ‘sapere troppo’ da Jack Ruby, colui che ha assassinato Oswald due giorni dopo l’omicidio di Kennedy e le cui ‘motivazioni’ addotte per spiegare i motivi del suo gesto non hanno mai convinto nessuno, e fu ritrovata ‘morta per suicidio’ in una stanza d’albergo… ciò detto procediamo…

… lo stesso Markevitch, indicato come uno dei capi delle Br e non come semplice intermediario, aveva avuto relazioni amichevoli e profonde con il governo di Israele. In questo rapporto [il rapporto del Sismi ‘a firma Cogliandro’ prima citato… n.d.r.] si scopre chi era l’informatore dell’agente ‘mezzo ebreo’ del Sismi Fattorini: era il senatore del Pci [proprio come in ‘Cristo nella plastica’ dello scrittore italo-americano Di Donato] che avrebbe poi riferito che in un locale di via Arenula erano reclutati giovani della zona per essere poi ‘addestrati’, ideologicamente e forse anche militarmente, nella tenuta di Santa Ninfa, cioè proprio nella ‘oasi meravigliosa’ di Hubert Howard, il signore di Palazzo Caetani, punto d’incontro, come abbiamo già detto, anche di uomini di stato e dell’economia come il ministro Paolo Emilio Taviani e il presidente dell’Eni Enrico Mattei…

Per la cronaca via Sant’Elena è una piccola traversa di via Arenula [la quale si trova immediatamente oltre il bordo sinistro della 'mappa'...], per cui è chiaro che ci si riferisce sempre alla zona del ‘covo’. Arrivati a questo punto è del tutto evidente che, pian piano, molti nodi sono venuti al pettine… ma altri ancora mancano… Un utile ‘commento alle due ultime righe del testo riguarda le figure di Paolo Emilio Taviani ed Enrico Mattei: entrambi hanno militato nella Resistenza e sono stati ai vertici di comando di formazioni partigiane non comuniste…Immaginando che il lettore sia desideroso di conoscere altri particolari non ci soffermiamo oltre e procediamo…

… vent’anni dopo, secondo una ‘nuova ipotesi’, una ‘tragedia’ avrebbe portato ad identificare la misteriosa ‘Anna’ di cui aveva parlato [oltre alla portiera dello stabile di via Sant’Elena… n.d.r.] Elfino Mortati. Il 6 febbraio 1990, all’interno di un’auto parcheggiata nei pressi di Chieti, fu trovato il cadavere di Marco Tirabovi, il quale si era ‘suicidato’ con i gas di scarico. Elfino fu interrogato e disse che in effetti all’epoca Tirabovi era noto con il nome di ‘Anna’ , anche negli ambienti del Comitato rivoluzionario toscano, per via dei suoi capelli lunghi. Sull’agenda trovata in tasca al 'suicida' vi era il numero di Massimo Carloni, ex-appartenente al servizio d’ordine di Lotta continua, poi confluito nelle Br e indagato nell’88 con esito negativo dalla Procura di Bologna nell’abito delle indagini sull’uccisione del senatore Roberto Ruffilli. Fili di indagine che collegano le zone più in ombra dell’organizzazione, il ghetto ebraico e la ‘cupola toscana’…

Giusto per completare il discorso, ecco un ultimo ‘indizi’ che ancora una volta ci riporta nel ‘ghetto’… sempre lì si finisce!…

… amico della Di Nola era Bruno Sermoneta, un altro commerciante di tessuti con il negozio in via Arenula. Bruno era stato indagato dopo scoperta di via Gradoli a causa di un mazzo di chiavi di una vecchia Jaguar ritrovate nel covo. Anche lui era un frequentatore di via Sant’Elena, come pure i fratelli Settimio e Osvaldo Cecconi, possessori di una casa sul Lago di Bracciano. E’ questa una zona nella quale ci condicono le indagini del maggiore Giraudo. Nelle suole delle scarpe di Moro sono state trovate tracce di terriccio vulcanico simile a quello localizzato sui Monti Sabatini intorno al Lago di Bracciano. Nei risvolti dei pantaloni invece c’era della sabbia, tipica di parte del litorale tirrenico conpresa tra la zona a nord di Focene e Marina di Palidoro. In quell’area, secondo Alfredo Carlo e Giovanni Moro, per due volte le forze dell’ordine si erano dette certe di aver individuato una ‘prigione’ ed avevano predisposto un blitz. Un blitz che, per misteriose ragione, non si è mai fatto

Bene ragazzi!… prima di fare qualche [doveroso] commento, vi lascio tutto il tempo per… digerire… la scelta del ‘digestivo’ la lascio a voi

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III; 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
SirPaint
Inviato: 23/7/2008 19:26  Aggiornato: 23/7/2008 19:27
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
@redna

Don Mennini viene indicato viceparroco di S Chiara ai Gichi Delfici al momento del sequestro e parroco di S.Lucia in piazzza d'Arme in via di Santa Lucia, circonvallazione Clodia, Rione Prati nei documenti della Commissione Moro.

Quindi niente "Botteghe Oscure".

ciao

No Plane!
redna
Inviato: 23/7/2008 21:10  Aggiornato: 23/7/2008 21:40
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
SirPaint

a) don Mennini viene indicato viceparroco di S.Chiara. Abbiamo qualcosa di scritto che certifdca questo?Indicare non equivale ad essere certi. Se si indica si vuole che qualcuno guardi in una certa direzione (anche errata...)


b) don Mennini parroco di S.Lucia in piazza d'arme nei documenti della commissione moro.Mi cedo perchè la commissione moro specifica che don Mennini è parroco di s.lucia.
Questo signfiica che nel giro di 55 giorni ( o anceh menon, non sappiamo) a don Mennini vengono affidati altri incarichi.
Da viceparroco a parroco. E questo quando fa la spola fra la prigione di moro e la famiglia moro, con i politici e lo IOR....

Ma perchè proprio nel momento che conosceva il luogo dove era moro, doveva cambiare d'incarico?
Quindi era palese che a s.chiara giochi delfici era meglio se non stava più, ma poi che effettivamente l'incarico fosse quello di s.lucia di piazza d'arme mi sembra strano.
Bisogna quindi vedere in quella zona che cosa c'è /c'era per affermare questo.
Ma potrebbe essere stata anche un'altra s.lucia...da quello che sappiamo.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
SirPaint
Inviato: 28/7/2008 22:37  Aggiornato: 28/7/2008 22:37
Mi sento vacillare
Iscritto: 26/5/2005
Da: Laputa
Inviati: 355
 Re: Indagine sul caso Moro
Moro wrote:

Infine, ma potrebbe essere la soluzione più facile, chiamare Antonello Mennini, Vice Parroco di S. Lucia che puoi fare venire a casa. Infine vedi tu. ...

Il Messaggero wrote

viceparroco a S. Lucia a piazzale Clodio dal maggio '75 all'ottobre '78. ....

Quindi S.Chiara non c'entra.

A Via delle Botteghe Oscure 42 davanti Via Caetani c'è l'Istituto "s. Lucia Filippini". Coincidenza.

No Plane!
redna
Inviato: 29/7/2008 12:24  Aggiornato: 29/7/2008 12:33
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
SirPaint
Moro wrote:

Infine, ma potrebbe essere la soluzione più facile, chiamare Antonello Mennini, Vice Parroco di S. Lucia che puoi fare venire a casa. Infine vedi tu. ...
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Ho letto anch'io questo brano della lettera.
Il fatto che sia parlato di parroco a s.chiara potrebbe essere stato perchè era la parrocchia della famiglia moro.
Pertanto è stato fatto un collegamento del genere.Credo che non si sappia ancora comunque i rapporti che esistevano fra la famiglia moro e don mennini.
Entrambi tacciono.

Il Messaggero wrote

viceparroco a S. Lucia a piazzale Clodio dal maggio '75 all'ottobre '78. ....
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quindi è scontato che non poteva fare il parroco in entambe le chiese.





A Via delle Botteghe Oscure 42 davanti Via Caetani c'è l'Istituto "s. Lucia Filippini". Coincidenza.
----
Notare come la chiesa di s.lucia alle botteghe oscure è situata.Ha due porte che danno su vie diverse.
Da notare anche che,sempre a botteghe oscure, c'è la chiesa dei polacchi...Sarà anche questa una coincidenza ma moro era a conoscenza che dei polacchi dovevano avere lo stesso trattamento dei diplomatici ma questo doveva rimaner segreto.
Da notare che lo stesso 1978 si sono susseguiti tre papi. Improvvisamente in agosto, a castel gandolfo, paolo sesto muore e in settembre tocca la stessa sorte ad un papa eletto da 33 giorni.
Viene subito eletto un papa polacco. Coincidenze?


http://www.romeartlover.it/Vasi114.htm

qui si vede ancora meglio la zona:
http://www.romasegreta.it/s.angelo/viabottegheoscure.htm

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
edo
Inviato: 2/8/2008 8:26  Aggiornato: 2/8/2008 8:26
Sono certo di non sapere
Iscritto: 9/2/2006
Da: casa
Inviati: 4529
 Re: Indagine sul caso Moro
QUI altri possibili collegamenti con le trame del periodo... ma è poi finito quel periodo?

redna
Inviato: 2/8/2008 10:27  Aggiornato: 2/8/2008 10:52
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
....ma è poi finito quel periodo?


Sempre più è evidente che il caso moro sia stato in realtà l'inizio di qualcosa che si è protratto per il resto,fino ad ora, della storia italiana recente.

http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/07/tre-suicidi-eccellenti.html#links

Castellari, Cagliari, Gardini sono tre 'suicidi' eccellenti di cui non sappiamo ancora nulla.Quello che ci vorrebbero vendere è che sono 'veramente' suicidi.
D'altra parte del caso moro ci vorrebbero convincere che le BR hanno detto tutto e che non si sapeva dove era tenuto prigioniero moro.
Che nessuno poteva fare nulla, che lo stato ha fatto tutto....

Non si tratta di risolvere il caso ma di capirne,almeno, le ragioni di tanti insabbiamenti perchè sono state le omissioni e le omertà a condurci a questo traviato periodo. Le stragi ne sono state il contorno, i delitti eccellenti la conclusione ovvia di un discorso che nemmeno doveva essere iniziato.

Ma, quando per il sistema si diventa inaffidabili è inevitabile finire (con una grande sceneggiata tipo moro) in un bagagliaio di un auto o, con sistemi diversi 'suicidati' con metodi così rozzi per cui si capisce che chi li ha eseguiti nemmeno ha letto miss marple o visto qualche colombo ....



PS- SirPaint peccato se ne sia andato....Arriverà con altro nick?

edit----

http://www.corriere.it/politica/08_agosto_02/intervista_paolo_bolognesi_commemorazione_strage_bologna_604a5d36-605f-11dd-94c1-00144f02aabc.shtml


Perché il 2 Agosto catalizza tante polemiche?
«Perché offre un palcoscenico a chi, o con i fischi o lanciando strani teoremi, cerca visibilità».

Lei non crede che abbiano un fondamento le teorie sulla pista palestinese e su terroristi legati a Carlos?
«Prima si parlava di Gheddafi e Ustica, ora dell’ipotesi araba. Cose vecchie. Di questo passo, arriveremo ad accusare Biancaneve e i sette nani. La verità è un’altra...».

Dica pure.
«La Destra non si rassegna all’idea che sulla targa della strage vi sia la parola fascista».

Lei ritiene che piena verità sia stata fatta?
«No, mancano i mandanti e gli ispiratori politici».


Perché?
«Perché vi sono coperture da parte di segmenti delle istituzioni. Il segreto di Stato in realtà non è mai stato abolito».

----
...e siamo alle solite. Coperture da parte dei segmenti delle istituzioni e segreto di stato....un binomio che sta funzionando alla grende,per ora.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
redna
Inviato: 4/8/2008 14:35  Aggiornato: 4/8/2008 14:35
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
redna
Inviato: 7/8/2008 10:51  Aggiornato: 7/8/2008 10:51
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
terza e ultima parte:

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4894


sempre per capire quel periodo che, pare continua ancora oggi sebbenne sotto altre forma e altri nomi.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 16/8/2008 7:24  Aggiornato: 17/10/2008 3:45
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… e soprattutto [sia pure con ritardo…] buon ferragosto!… Oggi vedremo di concludere il discorso della ‘prigione del popolo’ nella quale Aldo Moro ha trascorso gli ultimi 55 giorni di vita per passare poi alla fase più ‘difficile’ di tutte: il contenuto del misterioso ’interrogatorio’ al quale il presidente della Dc è stato sottoposto praticamente per tutta la durata della sua ‘prigionia’. Seguiamo ancora una volta Rita Di Giovacchino, anche se le ‘conclusioni’ sue e mie, come vedremo, sono alquanto divergenti. Leggiamo a pag. 243 del Libro nero della prima Repubblica

… la Commissione stragi nella nuova legislatura ha chiuso i battenti lasciando incompiuta l’indagine sul punto più controverso e più oscuro del caso Moro: la prigione [o le prigioni] dove lo statista ha trascorso gli ultimi cinquantacinque giorni di vita… La procura di Roma non sembra particolarmente interessata a riaprire il capitolo della prigione di Moro, mettendo a rischio la verità accertata nei tre processi finora celebrati, che poggiano tutti sull’assunto ipotetico che l’unica prigione sia stata quella di via Montalcini. Assunto ipotetico appunto, poichè la versione di brigatisti dissociati non può trovare né conferme né smentite, dal momento che gli inquirenti in quell’appartamento sono arrivati due anni dopo, quando l’alloggio era stato restaurato. L’unico ‘anello debole’ della catena, Germano Maccari, il presunto ‘quarto uomo’ , è uscito di scena stroncato da un infarto in una cella di Rebibbia nell’agosto 2002, proprio quando si era paventato che l’inchiesta potesse essere riaperta. Per il momento la procura di Roma si è limitata a riaprire il fascicolo su Innocente Salvoni, non tanto per scoprire quali fossero i suoi rapporti con Hyperion, quanto per accertare la sua presenza e il ruolo da lui avuto in via Fani. Ho la sensazione che si cercherà di identificarlo come uno dei due brigatisti a bordo della moto Honda finora rimasti senza nome. Così il cerchio si chiuderebbe per sempre…

Anch’io sono del parere che la magistratura del nostro paese, nel ‘Caso Moro’ come in altre occasioni, si sia impegnata più di ogni altra cosa nel fornire una ‘versione di facciata’ della ‘verità giudiziaria’ del tutto accettabile per la ‘pubblica opinione’ [ovvero gli unici ‘colpevoli’ sono stati identificati negli appartenenti alla ‘colonna romana’ delle Br e i numerosi processi hanno stabilito che essa ha agito in modo assolutamente ‘autonomo’ senza intervento di ‘terzi’…] senza approfondire aspetti che ancora oggi sono coperti dal [famigerato] ‘segreto di stato’. La ‘vera verità’ difficilmente potrà essere messa in chiaro prima di qualche decina di anni. Per cui non ci resta che ‘consolarci’ con poco di ‘fantastoria’ insieme alla Di Giovacchino…

… non resta che fare un po’ di fantastoria sulla base dei fatti accertati dai Ros. In quali e quante prigioni è stato detenuto Aldo Moro?… Personalmente ritengo che il presidente della Dc in via Montalcini non abbia mai messo piede

Perfettamente d’accordo!…

… sono in molti a considerare valida l’ipotesi di una prigione situata vicino al mare, lungo la via Aurelia. L’ipotesi è confortata dalla perizia sulla sabbia trovata sulle ruote della Renault, sotto le suole delle scarpe di Moro e perfino nei risvolti dei pantaloni. La sabbia sarebbe di un tipo che si trova sul tratto del litorale tirrenico che va dal settore nord di Focene a Marina di Palidoro. Scrivono i periti…

… tale sabbia è reperibile a distanza dal bagnasciuga molto ridotta, pochi metri al massimo, e solo per tratti limitatissimi del litorale, non più di un centinaio di metri… un parte del materiale rinvenuto sotto la suola delle scarpe indica che la vittima, in epoca anteriore a quella in cui è transitata sulla sabbia del litorale, ha camminato su terreno vulcanico tipico delle zone interne del Lazio e lo stesso vale per il materiale trovato sui parafanghi della Renault. L’area di provenienza di parte del materiale componente queste incrostazioni è la regione dei Monti Sabatini compresa tra Roma e il Lago di Bracciano o, in via subordinata, il territorio dei Colli Albani…


Basandosi sui risultati della ‘perizia’ eseguita sugli abiti e suole scarpe di Aldo Moro e inoltre sui pneumatici della vettura Renault 4 abbandonata in via Caetani sono state elaborate un sacco di congetture tutte più o meno ‘verosimili’. Da parte mia sono convinto che la ‘congettura’ più valida al riguardo sia che abiti, scarpe e vettura siano stati deliberatamente portati da altri sul litorale laziale e nei dintorni nei Lago di Bracciano e che Aldo Moro in realtà non si sia mai mosso dalla sua ‘prigione’. A mio parere tutti gli elementi raccolti finora che hanno un ragionevole grado di ‘affidabilità’ e soprattutto la logica più elementare portano alla conclusione che il percorso di Aldo Moro nel corso dell’intera catena di eventi, da via Fani a via Castani, sia localizzabile all’incirca nell’area urbana della capitale indicata qui…



La prima ‘tappa’ [quella sicuramente più critica e studiata nei minimi particolari…] è stata da via Fani lungo via Stresa fino al garage di via Balduina, nei pressi della quale è stata ritrovata abbandonata la 132 di colore blù con la quale Moro era stato portato via. Tale autorimessa , come si è più volte accennato, era a disposizione dello Ior, la Banca del Vaticano che in quanto tale godeva di ‘immunità diplomatica’ e di ‘extraterritorialità’. Da lì, una volta che le circostanze lo hanno reso possibile con ragionevole ‘grado di sicurezza’, Aldo Moro sarebbe stato trasferito fino nella prigione situata nel Ghetto ebraico seguendo come ‘tappa intermedia’ la stessa Citta del Vaticano e passando per via dei Pompieri, segnalata da Moro nella sua lettera al nipotino Luca. Nel Ghetto si è consumato poi per intero il resto della vicenda, compresa la ‘esecuzione’, sulla quale i Ros hanno conclusioni differenti dalla ‘verità processuale’.. …

… la perizia dei Ros afferma che neppure la versione dell’esecuzione è compatibile con quanto rilevato dall’autopsia. Moro era in piedi quando gli hanno sparato i, se davvero era all’interno dell’auto [ipotesi molto improbabile…] il killer che imbracciava la mitraglietta Scorpion, per la particolare inclinazione dei colpi, doveva essere seduto al posto di guida e dunque avere grande capacità di manovrare l’arma in posizione scomoda e in uno spazio limitato. Anche la pagina finale sembra tutta da riscrivere…

Quanto alla ‘organizzazione’ cui spetta la ‘regia’ dell’intera operazione, la ‘nota informativa’ del Sismi stilata già ai primi di maggio del ‘78 e sucessivamante ‘postdatata’ per ‘togliere di imbarazzo’ le autorità governative di allora non lascia certo margini di dubbio. Come scrive ancora una volta la Di Giovacchino…

… penso non sia un caso che la fonte ‘altamente qualificata’ del Sismi, a quanto confermò il generale Demetrio Cogliandro alla Commissione stragi il 12 luglio 1999, fosse un senatore del Pci [proprio come nel racconto dello scrittore De Donat]. Per il Sismi ‘fonte attendibile’ era un indice di affidabilità altissimo, quasi mai usato. Se però leggiamo di nuovo l’informativa scritta da un anonimo funzionario del servizio segreto, comprendiamo il sofisticato scenario del Caso Moro…
Fonte molto attendibile riferisce:

1. Un senatore del Pci [non identificato] sarebbe a conoscenza dell’identità del capo delle Brigate Rosse. Questi si chiamerebbe Igor e sarebbe figlio o nipote di Margherita Caetani, già direttrice della rivista edita da Feltrinelli intitolata ‘Botteghe Oscure’. Igor, coetaneo di Moro, avrebbe partecipato agli interrogatori del leader della Dc. I Caetani da oltre dieci anni avevano un ufficio in via Arenula dove provvedevano all’arruolamento di giovani che successivamente partecipavano a riunioni politiche nei possedimenti Caetani, in particolare nella tenuta di Ninfa e nella ‘Stanza del Cardinale’ del Castello di Sermoneta. Gli acceramante hanno permesso di identificare Igor Markevitch, marito di Caetani Topazia e nipote di Margareth Chapin in Caetani.
2. Presso il comune di Roma sono stati assunti molti fiancheggiatori delle Brigate rosse i quali, suddivisi successivamente in piccoli gruppi, hanno dato vita a vere e proprie cellule eversive. A conforto di tale tesi [la fonte] ha citato la Balzerani e la Mariani Gabriella [inquisite per la vicenda Moro] e ha riferito che in via Gradoli fu trovata la chiave dell’autoverttura Jaguar targata H via Aurelia n. 701 [sic!]. L’auto era appartenuta a tale Sermoneta, amico di una brigatista residente in via Sant’Elena 8. A questo indirizzo è stata più volte notata Buonaiuto Anna, facente parte del gruppo in argomento. Al tempo della vicenda Moro gli occupanti dell’appartamento si allontanarono da Roma per evitare perquisizioni e lasciarono il recapito di un bar di Trevignano. Gli occupanti dell’appartamento sono stati identificati nei coniugi Di Nola, residenti in via Sant’Elena e i corrispondenti di Trevignano sono Cecconi Settimio, professore di filosofia […], Franchini Antonio, al momento non ancora identificato…

Questa l’informativa. Il Sismi era dunque già in possesso, tra la gfine di aprile e i primi di maggio del ’78, di tutte le informazioni cui è faticosamente giunta la Commissione stragi venti anni dopo. Forse qualcuno potrà dire che ad alimentare la ‘leggenda del grande Vecchio’ sono state le paranoie di un senatore comunista che aveva l’abitudine di frequentare i servizi segreti, aplificate da uno scrittore americano al quale qualcuno ha raccontato questa storia. Ci sono però troppi riscontri incrociati: le ammissioni di Morucci messo di fronte a fatti incontestabili, la perizia dei Ros, la vecchia indagine della Guardia di Finanza, gli articoli di Pecorelli e tanti altri piccoli e grandi indizi di cui abbiamo parlato perchè la tesi possa essere sommariamente confutata. Non si vuole processare i passato… solo ricostruire la verità utile a capire il presente…


Tra le 'novità' che vengono man mano alla luce, vi è dunque che della 'brigatista misteriosa' di nome Anna che avrebbe presenziato a tutti gli 'interrogatori' di Aldo Moro, il Sismi a suo tempo conosceva non solo il nome, ma anche il cognome... di fronte a tanta 'bravura' non resta che inchinarci!... Certamente a questo punto la mole di elementi a sostegno della tesi che la ‘Organizzazione Z’, quella cioè che ha orchestrato e [magistralmente] portato a termine l’intera operazione sia stata il servizio segreto di una potenza del Medio Oriente, dovrebbe essere tale da non lasciare, a mio parere, dubbi ragionevoli. Prima di passare ad altri aspetti non ancora approfonditi però, voglio segnalare un ‘terribile messaggio’ contenuto nella ‘lettera di addio’ che Aldo Moro ha scritto alla moglie Nora, lettera recapitata il cinque maggio. La riga che contiene il ‘messaggio’ è la seguente…

… bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli…

Come non recepire l’estrema assonanza del termine ‘occhi per occhi’ con ‘occhio per occhio’, noto anatema biblico tratto dal ‘Libro dell’Esodo’ alla riga 23…

… quando alcuni uomini rissano e urtano una donna incinta, così da farla abortire, se non vi è altra disgrazia, si esigerà un'ammenda, secondo quanto imporrà il marito della donna, e il colpevole pagherà attraverso un arbitrato. Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita: occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido…

Non mi pare a questo punto ci sia altro da aggiungere…

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

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Otello
Inviato: 23/8/2008 13:10  Aggiornato: 23/8/2008 13:26
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Sigmatau;

è molto importante il tuo lavoro di analisi, e concordo su molte questioni da te sollevate.
Ma quando si parla di concetti filologici, all interno delle lettere di A. M., - scusami la presunzione - bisogna anche immaginare (come faceva giustamente Sciascia …) che tali contenuti, avessero delle spiegazioni “soprattutto” metaforiche!
E il fatto stesso, che il messaggio nel quale si suggerisce de “i Pompieri di Spagna” non fosse arrivato a giusta destinazione, ma sia stato immediatamente censurato dai “marpioni”, ci indica che questo “messaggio metaforico” era stato facilmente recepito anche da costoro!

Infatti, se comprendiamo questo, comprenderemo anche che tale *indicazione* NON RIGUARDA UNA VIA DI ROMA, ma è un suggerimento esso stesso “chiarificatore” … e quindi ben più comprensibile, ma soprattutto per coloro che lo tenevano in segregazione e sapevano quelle che erano le esatte coordinate geografiche!

In parole povere e in linguaggio semplicemente metaforico, I POMPIERI che intendi tu (se fossero una indicazione) sono quasi certamente dedicati ad una Via ... Ma I POMPIERI DI SPAGNA … sono altrimenti detti BOMBEROS !

http://it.youtube.com/watch?v=QR75-wxpSME

E per spegnere un grosso incendio, ci vuole molta acqua!

Afosi saluti da Ermione

redna
Inviato: 23/8/2008 15:19  Aggiornato: 23/8/2008 15:42
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma Moro , oltre che della struttura paramilitare atlantica , si è soffermato molto sulla “strategia della tensione” e sulla strage di piazza Fontana con oscuri accostamenti con quella della Questura di Milano. Per quanto riguarda l’atto terroristico che ha avviato la “strategia della tensione” e ha precipitato il paese in una spirale di violenza , Moro non aveva dubbi : la matrice era “nera” con complicità interne ed anche internazionali (e , implicitamente , il riferimento pare essere la Grecia dei colonnelli e i suoi servizi segreti). In quel 12 dicembre 1969 in qualità di Ministro degli Esteri , Moro presiedeva l’Assemblea del Consiglio d’Europa a Parigi. Fra gli argomenti in discussione la condanna della Grecia per la sua politica dittatoriale e fascista. Inoltre Moro ribadì a più riprese come la strage alla Questura di Milano avesse in realtà come obiettivo il Ministro degli Interni Rumor che ai tempi della strage di piazza Fontana occupava la poltrona di Presidente del Consiglio. Queste affermazioni sono piuttosto sorprendenti poiché all’epoca nessuno pensava ad un attentato mirato. Inoltre riceveranno conferme dai neofascisti Digilio e Vinciguerra che indirizzeranno verso la pista ordinovista. Ma quale può essere il rapporto fra piazza Fontana e la strage che doveva investire il Ministro Rumor ? La spiegazione potrebbe venire da un curioso e misterioso personaggio come i tanti personaggi coinvolti in queste storie e grandi frequentatori del sottobosco dei servizi segreti. L’uomo in questione si chiamava Fulvio Bellini , ex partigiano comunista , giornalista e collaboratore dell’ex repubblichino Pisanò per “Candido” e , a dar retta alle sue parole , collaboratore dei servizi segreti inglesi fin dalla guerra. Non è poi così incredibile : elementi delle formazioni partigiane comuniste collaborarono con il servizio segreto militare britannico SOE e si può presumere che fra loro qualcuno fosse stato reclutato anche in tempi di Guerra Fredda. Emblematica è stata la vicenda di Edgardo Sogno , collaboratore di inglesi e americani e capo della formazione partigiana “bianca” Franchi , che entrò in contatto con le Brigate Garibaldi. Due ex partigiani di una delle più agguerrite formazioni partigiane rosse , la Stella Rossa , divennero i suoi più importanti collaboratori nella lotta al comunismo portata avanti con le organizzazioni Pace e Libertà e i Comitati di Resistenza Democratica ; quei Dotti e Cavallo sospettati in tempi recenti di aver intrattenuto fitti rapporti con le BR ed altre formazioni terroristiche italiane dell’estrema sinistra. Comunque sia con lo pseudonimo di Walter Rubini , quasi in concomitanza con la perquisizione dei carabinieri nel covo brigatista di via Montenevoso , Bellini fece pubblicare un libro curioso sui misteriosi retroscena sulla strage di piazza Fontana : “Il segreto della Repubblica”. Il titolo era certamente significativo e la tempistica dell’uscita in libreria fa pensare che la strage alla Banca dell’Agricoltura avesse molto a che vedere con le rivelazioni contenute nelle carte di via Montenevoso. Per quel che riguarda la “strategia della tensione” e , quindi , la strage di piazza Fontana e le bombe del 12 dicembre 1969 , Bellini non aveva dubbi : nell’ottica internazionale distingueva fra la posizione favorevole degli americani e , soprattutto del Segretario di Stato dell’Amministrazione Nixon , Henry Kissinger e quella contraria degli inglesi preoccupati per gli effetti negativi di una strategia del terrore che avrebbe potuto avvantaggiare il PCI e le sinistre anziché danneggiarle. Naturalmente bisognerebbe leggere con cautela le parole di Bellini , un individuo , come egli stesso ha ammesso , vicino ai servizi segreti inglesi e , quindi , portato necessariamente ad assumere la loro difesa. Vi è da aggiungere che tale cautela và tenuta nei confronti di tutti i personaggi che gravitano in ambienti equivoci come quelli dei servizi segreti , della mafia e della criminalità organizzata , del terrorismo , della massoneria “deviata” , ecc…

Tuttavia và pur dato del credito a questo strano personaggio in quanto fu il primo a scrivere apertamente in un altro libro che il Presidente dell’ENI Mattei era stato vittima di un attentato. Ed è pur vero poi, che qualche giorno prima della strage del 12 dicembre 1969 , fu il giornale inglese Observer a preconizzare la strategia del terrore in Italia coniando il termine “Strategy of Tension”. I servizi segreti inglesi (MI6) o frazioni di essi volevano mettere in guardia sull’ondata terroristica in Italia ?

tratto da:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4894

l'obiettivo all'inizio era Rumor, non sono riusciti, poi si è pensato a Moro che diceva senza mezzi termini chi erano gli autori delle stragi che da anni colpivano l'italia...
In pratica qui si fa intendere che c'erano gli USa e i britannici che stavano tramando....
Con cautela si potrebbe dire che abbiamo individuato i due giocatori: resta solo da vedere chi ha vinto la partita.



Otello/Ermione
E per spegnere un grosso incendio, ci vuole molta acqua!

Come quella di un ...lago?

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=11514
visto che in questo forum si è parlato del film piazza della cinque lune, in questo articolo si parla dell'entità....E siamo sempre li, il brigatista nel confessionale (nel film) un prete che va a trovare Moro nella prigione (nella realtà), le lettere chiare inviata a Mennini che non si tiene conto....mentre si esaminano con attenzione delle altre....

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 23/8/2008 21:09  Aggiornato: 23/8/2008 21:17
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Complimenti Redna!

Un Lago ... ma gli inquirenti (e sopratutto il fratello Alfredo, importante magistrato) propongono però una teoria, secondo la quale la prigione di Moro non sarebbe stata in via Montalcini, ma nei pressi di una località marina, basandosi sia sulla sabbia che sui resti vegetali trovati sul cadavere e sull'auto.

I terroristi affermeranno di aver appositamente sporcato le scarpe e i pantaloni di sabbia, per depistare eventuali indagini sulla locazione del covo in cui Moro era tenuto prigioniero.

Ma bisogna anche precisare, che è stata trovata una notevole quantità di sabbia non solo nel risvolto dei pantaloni di A. M. ... ma anche nei suoi calzini!

E quindi, per riassumere, il luogo che dobbiamo immaginare (come la sua vera prigione) ha a che fare con molta acqua, con un buon banco di sabbia, ma anche con I POMPIERI DI SPAGNA ... ma anche con il VATICANO, dato che in altre lettere afferma l'importanza del medesimo e che *LA CHIAVE DI TUTTO* sta proprio in questo luogo!

Un caro saluto da Ermione

>

Scrivere è come viaggiare
senza la seccatura dei bagagli.

>>>-----> Emilio Salgari

>

redna
Inviato: 23/8/2008 22:51  Aggiornato: 23/8/2008 23:58
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
17) A Luca Bonini
(non recapitata)
Mio carissimo Luca,
non so chi e quando ti leggerà, spiegando qualche cosa, la lettera che ti manda quello che tu chiamavi il tuo nonnetto. L’ immagine sarà certo impallidita, allora. Il nonno del casco, il nonno degli scacchi, il nonno dei pompieri della Spagna, del vestito di torero, dei tamburelli. E’ il nonno, forse ricordi, che ti portava in braccio come il S.S. Sacramento, che ti faceva fare la pipì all’ora giusta, che tentava di metterti a posto le coperte e poi ti addormentava con un lungo sorriso, sul quale piaceva ritornare. Il nonno che ti metteva la vestaglietta la mattina, ti dava la pizza, ti faceva mangiare sulle ginocchia. Ora il nonno è un po’ lontano, ma non tanto che non ti stringa idealmente al cuore e ti consideri la cosa più preziosa che la vita gli abbia donato e poi, miseramente, tolta. Luca dolcissimo, insieme col nonno che ora è un po’ fuori, ci sono tanti che ti vogliono bene. E tu vivi e dormi con tutto questo amore che ti circonda. Continua ad essere dolce, buono, ordinato, memore, come sei stato. Fai compagnia oltre che a Papà e Mamma, alla tua cara Nonna che ha più che mai bisogno di te. E quando sarà la stagione, una bella trottata coi piedini nudi sulla spiaggia e uno strattone per il tuo gommoncino. La sera, con le tue preghiere, non manchi la richiesta a Gesù di benedire tanti ed in ispecie il Nonno che ne ha particolare bisogno. E che Iddio pure ti benedica, il tuo dolcissimo volto, i tuoi biondi capelli che accarezzo da lontano, con tanto amore. Ti abbraccia tanto nonno
Aldo

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ho riportato integralmente la lettera perchè non solo A.M.parla dei pompieri di spagna.
Il nonno del casco che cosa si intende? certamente non andava in motocicletta l'onorevole...
Il nonno degli scacchi potrebbe essere perchè lo stesso Luca in una intervista si ricorda (ma aveva due anni....) che il nonno gli insegnava delle mosse;
Il nonno dei pompieri di spagna che viene spiegato da otello...
Il nonno del vestito da torero che potrebbe essere collegato ai pompieri di spagna
Il nonno dei tamburelli è un collegamento a delle feste paesane del sud o che altro....


Per quanto riguarda la sabbia ritrovata nei calzini dovrebbe essere semplice analizzarla e capire se era di mare o di acqua dolce...

A.M. scrive che la chiave di tutto si trova in vaticano....ma anche che ...tutto è inutile se non si vuole aprire quella porta.
Quindi una chiave che apre una porta.
Sta di fatto che il vaticano ha nello stemma due chiavi e che si entra attraverso la porta di S.Anna.
Otello scrive ...sabbia marina...pertanto il posto della detenzionenon non dovrebbe essere in riva ad un lago ma proprio in prossimità del mare.
E'chiaro ormai che via montalcini non era la prigione di moro e che i brigatisti non solo mentivano ma non sapevano forse nemmeno dove fosse stato portato perchè, probabilmente, in via fani non hanno nemmeno capito cosa era successo.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 24/8/2008 9:22  Aggiornato: 24/8/2008 9:22
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna,

io non ho mai detto che si tratta di sabbia marina, lo hanno detto, “forse un po troppo deduttivamente” tutti coloro che hanno indagato su questa questione.

Vero infatti, che se avessero analizzato minuziosamente quel tipo di sabbia, avrebbero avuto qualche “indizio” in più!

Certo si potrebbe anche pensare alla Famiglia Cabassi, detta anche dei sabiunat … oppure a qualche lido sabbioso dell’entroterra … ma è più facile e più immediato pensare alle coste marine!

Altrimenti, da qualche parte, troveremmo che ci avrebbero spiegato esattamente, quali erano le proprietà minerali e naturali di tale tipo di sabbia o no?

Purtroppo, il mio sospetto è che gli inquirenti non hanno mai indagato veramente in tal senso, forse perché pensando alla sabbia si va immediatamente a pensare al mare e ai tanti Km. di spiagge.

Oppure (e in questo caso, il sospetto alimenterebbe ulteriori certezze, sulle negative interferenze piduiste attorno a questo tipo di indagini …) hanno preferito non appurare quale tipo di sabbia fosse!

Oppure (ulteriore ipotesi) hanno effettivamente analizzato e molto attentamente tale sabbia, ma dato che i risultati conducono in un posto molto particolare ... hanno deciso di secretare il tale risultato.

D'altronde, che la prigione di M. fosse situata fuori Roma, vien fuori pure da un altro indizio filologico di questa lettera, ove dice al nipotino Luca ..."insieme col nonno che ora è un po’ fuori" ...

Saluti lacustri, da Ermione

>

Scrivere è come viaggiare
senza la seccatura dei bagagli.

>>>-----> Emilio Salgari

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redna
Inviato: 24/8/2008 14:10  Aggiornato: 24/8/2008 14:22
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello

Vero infatti, che se avessero analizzato minuziosamente quel tipo di sabbia, avrebbero avuto qualche “indizio” in più!

Infatti se ne sono guardati bene dal non analizzarla. Le Br dicevano che l'avevano messa loro. Vedi mai che la sabbia che loro dicevano del Tirreno fosse stata di lago...come sarebbereo andate le cose.
Le BR dovevano essere credibili, e infatti tutti credono alla loro versione di via fani ancora....

---
Certo si potrebbe anche pensare alla Famiglia Cabassi, detta anche dei sabiunat … oppure a qualche lido sabbioso dell’entroterra … ma è più facile e più immediato pensare alle coste marine!


Penso che invece, dopo aver analizzato la sabbia, il tipo di sabbia esisteva solo in una certa località lacustre.
Escluso che sia stata di fiume o di mare non rimaneva che esaminare i vari minerali e trovare, magari l'origine vulcanica di qualche lago, non lontano da roma.

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Oppure (ulteriore ipotesi) hanno effettivamente analizzato e molto attentamente tale sabbia, ma dato che i risultati conducono in un posto molto particolare ... hanno deciso di secretare il tale risultato.

D'altronde, che la prigione di M. fosse situata fuori Roma, vien fuori pure da un altro indizio filologico di questa lettera, ove dice al nipotino Luca ..."insieme col nonno che ora è un po’ fuori" ...


Il posto molto particolare penso che l'abbiamo individuato, senza dubbio,anche se non espressamente detto. La prigione era in un luogo dove nessuno dello stato poteva metterci il naso.

A.M.diceva che la chiave l'aveva il papa.
Il mattino del 16 marzo 78 A.M.aveva un appuntamento e non si sa ancora con chi.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 25/8/2008 0:16  Aggiornato: 25/8/2008 0:16
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna;

dimenticavo di dirti che …

Moro (secondo le cose scritte da Galloni ultimamente ...) la mattina del giorno 16 Marzo "78, doveva incontrarsi con Zaccagnini ... perchè era nato come una specie di "quì pro quò" fra lui e il suo segretario, a causa di una diversa interpretazione, di cui Galloni, che era stato testimonio gli aveva riferito telefonicamente la sera del 15 Marzo.

Sempre secondo Galloni, Moro a causa di ciò era andato in fibrillazione e la sera stessa del 15 era andato nella Sede della DC per confrontarsi immediatamente con Zaccagnini ... ma non riuscì a trovarlo!

Ed è per questo che si era ripromesso di andarlo a trovare al più presto la mattina successiva.

Ma penso che non sia questo il vero punto da comprendere, perchè le BR e chi per loro, erano presumibilmente a conoscenza del fatto che Moro sarebbe transitato per Via Fani il giorno 16 con qualche giorno di anticipo ... infatti se è vero che il giorno mercoledì 15 Marzo, sul quotidiano "Vita Sera", comparve fra i necrologi questo annuncio assai strano e sibillino:

***“A 2022 ANNI DALLE IDI DI MARZO, IL GENIO DI ROMA ONORA CESARE 44 a.C.-1978 d.C.” ...***

questo significa solo, che le BR o chi per loro, sapevano del tragitto di Via Fani, con almeno 48 ore di anticipo!

Per quanto riguarda il vestito da torero, in spagnolo è altrimenti detto … IL "TRAJE DE LUZ" che significa il vestito di illuminazione, ovvero il “vestito di luci” …

Cordiali saluti, in una notte stellata e di piena estate, da Ermione

>

Scrivere è come viaggiare
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redna
Inviato: 25/8/2008 10:32  Aggiornato: 25/8/2008 10:36
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello

Moro (secondo le cose scritte da Galloni ultimamente ...) la mattina del giorno 16 Marzo "78, doveva incontrarsi con Zaccagnini ... perchè era nato come una specie di "quì pro quò" fra lui e il suo segretario, a causa di una diversa interpretazione, di cui Galloni, che era stato testimonio gli aveva riferito telefonicamente la sera del 15 Marzo.

Sempre secondo Galloni, Moro a causa di ciò era andato in fibrillazione e la sera stessa del 15 era andato nella Sede della DC per confrontarsi immediatamente con Zaccagnini ... ma non riuscì a trovarlo!

Ed è per questo che si era ripromesso di andarlo a trovare al più presto la mattina successiva.

....di queste cose se ne è parlato ne corso di questo forum.
Non si capisce come mai Galloni 'ultimamente' se ne esca con questo.
Fatto sta che la signora Moro ha testimoniato che....malgrado chiedesse a tutti con chi aveva appuntamento quella mattina il marito ...nessuno glielo disse anzi l'impressione era ....non mi si voleva dire.
La figlia Maria Fida disse che il mattino del 16 marzo il padre usciva di casa dopo aver passato diversi giorni a casa a causa di un raffreddore.Pertanto che il 15 si fosse recato da Zaccagnini non è molto chiaro. Che Zaccagnini volesse dare le dimissioni lo si sapeva e Moro essendo presidente DC parlava normalmente con il segretario, pertanto nessuno avrebbe fatto mistero di un probabile incontro.

La cosa che desta meraviglia nel racconto di Galloni è che Moro si era recato da Zaccagnini e non lo aveva trovato. Il telefono c'era anche nel 78 e non si capisce come mai sia partito (dopo aver chiamato la scorta) per un incontro andato a vuoto....Che Moro sia andato in fibrillazione ce lo dice ora Galloni, ma invece perchè non parlarne prima?
In via fani (come scritto in altri post...) è quasi certo che ci sia stata manovalanza raccattata all'ultimo minuto.
Quella mattina nello specifico A.M.voleva uscire con il nipote ma è stato fermato all'utlimo minuto dalla figlia. Quindi nessuno lo ha informato di strani discorsi fatti la sera del 15 marzo circa il rapimento della scorta (un non vedente lo ha raccontato...) e non c'era nulla di diverso dalla altre mattine (dai racconti fatti finora...).
Capire allora perchè non si voglia dire con chi aveva appuntamento (e dire anche che lo aveva con Zaccagnini solo perchè non lo aveva trovato la sera prima....(chi lo può testimoniare se la scorta è stata eliminata?..) resta un punto interrogativo dell'intera vicenda, senza contare che A-M.-parla di prelevamento quasi qualcuno gli avesse detto: onorevole si accomodi, e non sapeva nemmno dove lo portavano.

PS- i pompieri e spagna e il vestito da torero riportano è vero alla spagna ....che ha a che fare con il vaticano.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 25/8/2008 15:31  Aggiornato: 25/8/2008 15:31
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… esaurita da parte mia, non senza fatica, la ‘parentesi’ di ferragosto è venuto il tempo di riprendere il lavoro interrotto. Ho letto con etrema attenzione quello che hanno scritto i nostri amici Otello e Redna e conto di tornare il più presto possibile sugli ‘anni di piombo’, dei quali il ‘delitto Moro’ è stato in un certo senso ‘l’atto finale’, sulla ‘regia occulta’ che ha guidato quel periodo storico assai infelice. Prima di fare questo però è necessario aprire un ‘nuovo fronte’ che ci servirà a dare risposta ai due interrogativi più ‘spinosi’ rimasti finora senza risposta…

a) perché è stato assassinato Aldo Moro?…
b) quali sono le ‘verità importanti’ che volevano sapere da lui?…

La lettura del seguente articolo di Giacomo Amadori uscito su Panorama nel febbraio 2003, poche settimane prima dell’invasione americana dell’Iraq, servirà ad orientarci su di una ‘pista’ finora completamente ‘inesplorata’ ma che potrebbe portarci lontano… molto lontano…

C'è puzza di plutonio in quella Trisaia - di Giacomo Amadori 14/2/2003

In un rapporto alla procura di Potenza confermati i sospetti su un presunto traffico di materiale nucleare. ‘Nel centro ricerche Enea della Trisaia, hanno trovato tracce di plutonio, dove non avrebbero dovuto essere’. La fonte di Panorama, autorevolissima, parla lentamente. Sa di dire cose che susciteranno allarme. ‘Dopo due anni di rilievi sul campo, alla procura di Potenza sono arrivati i risultati di una consulenza che rilancia tutte le ipotesi. Anche le più inquietanti…’. Che, da Matera, portano a Saddam Hussein e al suo arsenale nucleare in allestimento, oggi nel mirino degli Usa.
Le ‘tracce’ sarebbero state rinvenute nel cuore dell'impianto Itrec, dove tra il 1975 e il 1978 è stato sperimentato un combustibile nucleare a base di uranio e torio, considerato meno pericoloso dell'accoppiata uranio-plutonio, ufficialmente mai utilizzata in Trisaia. È, però, da tempo che i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Potenza temono che proprio là dentro sia stato prodotto, in gran segreto, plutonio per traffici illeciti con paesi del Medio Oriente, Iraq in testa. Ora il lavoro dei periti che hanno setacciato l'area della Trisaia sembra confermare quei sospetti. O almeno non smentirli.
L'inchiesta, ferma agli accertamenti tecnici, si occupa di fatti che sarebbero avvenuti dopo il 1990 e ipotizza il reato di traffico d'armi da guerra, visto che elementi radioattivi come il plutonio sono componenti fondamentali degli ordigni atomici. Per ora il fascicolo è contro ignoti, visto che la pista che conduceva alla ‘ndrangheta e a settori deviati dei servizi segreti non ha trovato riscontri. Raggiunto da Panorama il procuratore di Potenza, Giuseppe Galante, sugli ultimi sviluppi dice solo ‘no comment’. Ben diversa la reazione di Angelo Chimienti, un ecologista che da anni si batte contro il presunto traffico di plutonio e uranio in Basilicata: ‘Finalmente sta venendo fuori la verità…- esulta - è noto che quell'impianto era versatile e non trattava solo uranio e torio…’. Ipotesi a parte, i rapporti ‘esplosivi’ tra Saddam e l'Italia sono datati e ufficiali. Tutto iniziò alla fine degli anni 70 quando Snia, Techint e Ansaldo, con la supervisione scientifica del Cnen [Comitato nazionale energia nucleare], fornirono all'Iaec, l'agenzia atomica dell'Iraq, quattro laboratori di ricerca nucleare. In quei mesi decine di ingegneri di Baghdad facevano viaggi studio e si addestravano in Italia, anche alla Trisaia, ansiosi di recuperare il gap tecnologico con l'Occidente. Si trattava di tecnici volenterosi che imparavano presto.
Un esempio per tutti: dopo la guerra del Golfo, gli americani scoprirono che il programma nucleare iracheno era portato avanti in gran segreto da Jaffar Jaffar. Che, ovviamente, negli anni della collaborazione con il Cnen era di casa a Roma e ne amava la dolce vita.
Le vicende di quegli anni sono raccolte nel libro di Claudio Gatti e Gail Hammer ‘Il quinto scenario’. In appendice si trovano documenti come la lettera riservata dell'allora presidente del Cnen Ezio Clementel al ministro degli Esteri Arnaldo Forlani, con cui suggerisce di rispondere in modo ‘parsimonioso’ all'ambasciata americana ansiosa di avere lumi sulle forniture italiane all'Iraq…
Non solo. Un promemoria della Snia-Techint del 1977 spiega che il paese asiatico non sarebbe riuscito a produrre materiale fissile per una bomba ‘se non dopo 8-10 anni dalla consegna dell'installazione’. Quindi alla fine degli anni 80. Molto prima, nel 1981, gli israeliani hanno bombardato quei laboratori. Ma non i cervelli che avevano studiato in Italia…

Giacomo Amadori


Dopo essere rimasto sepolto per trent’anni sotto la cortina del ‘Segreto di Stato’, ecco riaffiorare dunque una stretta ‘collaborazione’ dell’Italia nel campo del ’programma nucleare’ dell’Iraq, della quale non erano ovviamente all’oscuro le nostre ‘autorità politiche’ visto che viene citato espressamente Arnaldo Forlani, ministro della difesa nei governi ‘Moro 4’ e ‘Moro 5’ e poi ministro degli esteri nei governi ‘Andreotti 3’, ‘Andreotti 4’ e ‘Andreotti 5’. Ragazzi, penso proprio che questo sia un argomento da approfondire un pochino…

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 26/8/2008 16:02  Aggiornato: 28/8/2008 11:11
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… ai primi di agosto mi è capitato di trovare su una bancherella di libri usati un interessantissimo testo uscito nel 1981, poco tempo prima dell’attacco israeliano al reattore ‘Os-Irak’, dal significativo titolo ‘La Bomba Islamica’. Gli autori sono Steve Weissman e Herbert Krosney, entrambi ‘scrittori e registi’ americani. Il libro, corredato da imponente e dettagliata documentazione, illustra le prime fasi della ‘corsa al nucleare’ tentata da diversi paesi islamici ed elenca i motivi per i quali di essi solo il Pakistan è riuscito, almento fino a questo momento, nell’impresa. Tra i paesi islamici che hanno aspirato a dotarsi di armi nucleari vi è naturalmente l’Iraq di Saddam Hussein e ad esso gli autori dedicano ampio spazio. Mentre oggi è assai noto il ruolo avuto dalla Francia nel tentativo di fallito di creare la ‘bomba irakena’, assai meno noto, ma non per questo meno rilevante, è il ruolo che nella vicenda ha ricoperto… l’Italia. La lettura del libro è consigliata a tutti coloro che vogliono saperne di più su un capitolo abbastanza ‘sconosciuto’ della storia recente del nostro paese, facendo un poco di luce anche su certi ‘fatali retroscena’ che stanno non solo dietro la vicenda di Aldo Moro, ma anche in successivi e non meno dolorosi fatti di sangue che ci hanno toccato da vicino. Procediamo però ‘con ordine’ e vediamo a pag. 109 in che cosa è consisitito l’aiuto alla ‘corsa nucleare’ di Saddam dato all’inizio dalla Francia…

… nel settembre 1975 Saddam Hussein fece una visita ufficiale a Parigi. Fu ricevuto con gli onori riservato ai capi di stato e nel programma fu inserita una ‘visita speciale’ al centro di ricerche nucleari di Caradache. Due mesi dopo, il 18 novembre, veniva firmato a Baghdad un accordo di collaborazione nucleare franco-irakeno e il 12 agosto 1976 l’Iraq firmava un contratto di un miliardo di franchi con un consorzio nucleare francese. Il contratto prevedeva la vendita di un reattore sperimentale da 70 megawatt tra i più avanzati al mondo, molto simile all’Osiris del Centro ricerche nucleari di Saclay. Installato nel contro nucleare irakeno di Tuwaitah, esso sarebbe divenuto il più grande reattore di ricerca mai costruito fino a quel momento e avrebbe assunto il nome di ‘Os-Irak’ per i francesi, ‘Tammuz’ per gli irakeni … come parte dell’accordo i francesi si impegnavano anche ad offrire un periodo di perfezionamento a 600 scienziati e tecnici irakeni. Le società firmatarie del contratto costituiscono la struttura portante dell’industria nucleare francese…

Tutto ciò oggi è ‘in generale’ abbastanza conosciuto. Meno conosciuti forse sono certi ‘particolari’ come quelli riportati a pag. 110…

… il reattore Tammuz era completamente diverso dal reattore a gas-grafite che gli irakeni avevano chiesto in un primo tempo, come il ‘Candu’ che i canadesi avevano venduto al Pakistan. Il combustibile del Tammuz infatti era uranio molto arricchito. Per il suo funzionamento erano necessari 12 kilogrammi di uranio arricchito al 93 per cento. Nel contratto i francesi avevano concordato di fornire 6 carichi, vale a dire 72 kilogrammi, da consegnare entro il 1981…

Il lettore tenga bene a mente quanto ha appreso ora!… Sarà proprio la ‘consegna’ a Saddam Hussein dell’uranio ‘fortemente arricchito’ a creare le ‘premesse’ alla ‘notte di Ustica’ del 27 giugno 1980, poco più di due anni dopo l’assassinio di Aldo Moro. Per il momento però andiamo avanti…

… ciò poneva un problema importante. L’uranio molto arricchito può servire a costruire un ordigno nucleare, proprio come il plutonio. E rispetto a questo presenta il vantaggio di essere adatto allo scopo senza ulteriori processi industriali. La prima bomba che gli americani hanno sganciato sul Giappone, quella che distrusse Hiroshima, non utilizzava plutonio, bensì uranio molto arricchito. Gli scienziati non sono d’accordo sulla quantità di uranio necessaria a produrre un ordigno nucleare. Alcuni dicono 15-20 kilogrammi, altri molto meno. In ogni caso la consegna di 72 kilogrammi di U235 all’Iraq offriva a quel paese, se lo avesse voluto, sostanza sufficiente a produrre 3 o 4 bombe atomiche di potenza pari a quella di Hiroshima. L’Irak aveva firmato il ‘trattato di non proliferazione’, ma la possibilità comunque esisteva e col passare del tempo l’uranio molto arricchito diverrà la principale preoccupazione francese nell’ambito della ‘collaborazione’ al programma nucleare dell’Iraq…

Fin qui si tratta di verità più o meno conosciute. Alla successiva pag. 112 del libro compare però, con un poco di ‘sorpresa’, un diverso ‘interlocutore’ di Saddam: l’Italia…

… gli irakeni avevano scelto bene. Si erano rivolti alla Francia per i reattori nucleari e, anche se questa non aveva voluto vendere un grosso reattore uranio naturale, aveva però offerto l’Os-Irak e 72 kilogrammi di uranio molto arricchito, idoneo per la bomba. Il petrolio conquista amici e gli irakeni non disdegnavano di usarlo come leva per ottenere ciò che volevano. Saddam lo definì ‘un prezzo strategico’. Egli però era uomo troppo astuto per legarsi ad una sola fonte e in breve tempo lanciò un’occhiata… alla solatia Italia…

… si era alla metà degli anni ’70 e l’Italia aveva un piccolo ma promettente programma nucleare. A quel tempo aveva tre reattori in funzione e un quarto in allestimento e già aveva avviato la sperimentazione di reattori autofertilizzanti con un prototipo perfezionato del ‘Candu’ ad uranio naturale. Gli italiani avevano anche tentato per la prima volta l’uso di due piccoli impianti pilota per la riutilizzazione ed erano numerose le società italiane specializzate in grado di competere a livello mondiale in progetti nucleari…

… sul piano economico l’Italia era duramente colpita dalla ‘crisi energetica’ e desiderava più della Francia esportare alta tecnologia, specialmente verso i produttori di petrolio. In quelle condizioni gli italiani, ancor meno dei francesi, non avrebbero rinunciato a stringere accordi anche ‘dubbi’. ‘… cerchiamo di ridurre il deficit della nostra bilancia dei pagamenti…’, spiega Umberto Colombo, il cortese ed affabile presidente del Comitato nazionale per l’energia nucleare [Cnen]. ‘… cerchiamo anche di dare lavoro alla nostra industria, che di lavoro ha bisogno se vogliamo svuluppare il nostro futuro…’. Contrariamente alla Francia, l’Italia aveva firmato il trattato di non proliferazione e fin dall’inzio aveva preteso dai suoi clienti il rispetto delle regole internazionali. L’Iraq era anch’egli firmatario del trattato ed era ben disposto a questo. A giudizio degli italiani, gli irakeni all’inzio avevano avanzato richieste ‘modeste’. Esso intendevano acquistare laboratori ed officine indispensabili per la ricerca e il perfezionamento del ciclo del combustibile nucleare. Il loro primo ordine però investiva il settore più delicato di tutti: la riutilizzazione del combustibile usato e l’estrazione del plutonio


A questo punto facciamo un breve ‘intermezzo tecnico’ allo scopo di chiarire dettagli che forse non a tutti sono noti. Gli ‘elementi fissili’ usati per la costruzione di ordigni nucleari sono stati fin dagli inizi due: l’U235 [un isotopo raro dell’uranio naturale…] e il PU239 [l’isotopo più comune e stabile del plutonio, elemento non esistente in natura e creato dall’uomo…]. Il primo è contenuto in percentuale piuttosto bassa [.7 per cento…] nell’uranio naturale [formato al 99.3 per cento da U238…] e la sua estrazione è possibile con un complicato processo industriale di ‘arricchimento’ di tale materiale. La bomba sganciata su Hiroshima nell’agosto del ’45 utilizzava circa 20 kg di U235 arricchito ad oltre il 90 per cento e per ottenere quella quantità un complesso di trentamila centrifughe in cascata aveva lavorato per tre anni consecutivi [!]. L’alternativa costituita dal PU239 è più promettente non solo per la massa critica inferiore [4-10 kg], ma anche perché il plutonio può essere ottenuto [come hanno scoperto i ‘ragazzi di via Panisperna’ nel lontano anno 1934…] irradiando con un intenso fascio di neutroni l’uranio naturale. Per questo motivo il plutonio è solitamente presente in discreta quantità nel combustibile nucleare ‘bruciato’ e per estrarlo è necessario un sofisticato processo di tipo chimico. Ciò detto procediamo…

… le trattative erano iniziate nel corso della conferenza sull’energia atomica tenutasi a Baghdad nell’arile del 1975, allorché gli irakeni avevano incontrato i funzionari del Cnen. Disponevano di due stanze, circa 500 metri quadrati, in un edificio che già ospitava diversi laboratori chimici forniti a suo tempo dall’Unione Sovietica. Intendevano usare i due locali per fare ricerca, esperimenti e tirocinio nella chimica nucleare e nelle metodologie di trattamento dell sostanze ‘surriscaldate’ [le cosiddette ‘scorie radioattive’…]. Gli italiani potevano presentare una offerta?… Il Cnen si era interessato alla cosa e nell’agosto 1975 aveva interpellato la Snia Viscosa, che si era occupata già di due impianti italiani di ‘riutilizzazione’, oltre a quello dell’Eurochemic in Belgio. Aveva anche costruito laboratori per il trattamento delle scorie radioattive, le cosiddette ‘hot cells’, ed era quindi in grado di sottoporre un’offerta. Secondo la Snia l’offerta fu presentata alla fine del 1975 e contemplava la fornitura e l’istallazione di tutta l’atrezzatura di un ‘laboratorio di radiochimica’, vale a dire tre celle radiottive intercollegate e schermate di metri 2x1.5x1.4, dieci recipienti con guanti di manipolazione e alcuni raccoglitori in pyrex per micromescolatori con tubi di tygon o teflon. Il laboratorio avrebbe consentito il trattamento di sostanze altamente radioattive, lo scioglimento di uranio irradiato, presente nel combustibile nucleare usato, e infine l’estrazione dei prodotti di fissione, tra i quali il plutonio. Il prezzo richiesto dalla Snia per tutto questo era di soli 2.300.000 dollari. Gli irakeni ne offrirono 1.650.000 e la Snia accettò. Il programma nucleare italiano era in uno dei suoi periodi di crisi e il personale della Snia era in pratica ‘senza lavoro’. Nel frattempo, era il gennaio 1976, il Cnen inviava a Baghdad uno dei suoi più alti funzionari, il professor Enzo Clementel, per proseguire i colloqui. Si arrivò ad un accordo decennale con il quale il Cnen si impegnava ad aiutare la Commissione irakena per l’energia atomica per le applicazioni pacifiche dell’atomo. L’accordo abbracciava una vasta gamma di settori, tra i quali la fisica del reattore e il ciclo del combustibile nucleare. L’accordo con il Cnen e il contratto con la Snia furono firmati nell’aprile del 1976. Secondo la Snia il lavoro è stato completato in due anni, anche se al momento le celle non sono ancora funzionanti [1981]. ‘… il laboratorio a celle radioattive è pronto dal 1978, ma ancora non è pienamente operativo… – spiega il dott. Achille Albonetti - … ogni volta che gli irakeni toccani qualcosa la rompono e noi si deve provvedere alla manutenzione di qualcosa situato in un deserto distante duemila chilometri…’

Sembra dunque accertato che nei primi mesi del 1978 [il periodo degli eventi che stiamo esaminando…] è stato consegnato all’Iraq un impianto di estrazione di plutonio prodotto in Italia e non è pensabile che ciò fosse avvenuto senza il ‘benestare’ delle autorità politiche italiane, tra le quali la figura di Aldo Moro era certamente la più ‘autorevole’. E altresì non è pensabile che per Israele ciò non costituisse un fatto di estrema gravità e come tale suscettibile di ritorsione adeguata. La ‘collaborazione’ poi non si era esaurita qui, ma anzi era stata concordata una fase successiva come illustrato a pag. 114…

… mentre nel 1976 la Snia inziava l’istallazione delle celle radioattive, gli irakeni le chiesero di presentare l’offerta per altri quattro laboratori per il ciclo del combustibile. La Snia quotò un prezzo di poco superiore ai 67 milioni di dollari. Gli irakeni fecero sapere che da Polonia o India avrebbero ottenuto un prezzo inferiore, così che la Snia scese da prima a 55 milioni di dollari e infine firmò un contratto di 50 milioni di dollari. Era il 10 febbraio 1978. La cifra concordata era ‘all’osso’ ma venne accettata sempre per la necessità di ‘tenere occupati’ i dipendenti. Per questo contratto la Snia si avvalse della collaborazione della Ansaldo Meccanica Nucleare, la quale avrebbe fornito il macchinario, i circuiti e le attrezzature per la prova dei materiali. I quattro laboratori erano tutti ‘a freddo’, privi cioè della schermatura necessaria per trattare scorie altamente radioattive. Secondo il programma i laboratori dovevano essere completati per la fine del 1980 o inizio 1981. La guerra Iran-Irak ha poi fatto ritardare i lavori…

A questo punto è lecito porsi la seguente domanda: quanto l’aiuto italiano ha ‘facilitato’ il ‘programma nucleare’ di Saddam?… Una parziale risposta si trova a pag. 116…

… i funzionari della Snia affermano che i cinque laboratori, funzionando insieme, permetterebbero agli irakeni di passare dall’uranio naturale alle pastiglie di combustibile, le quali potrebbero essere irradiate in un reattore idoneo a produrre plutonio. Secondo gli italiani, dei cinque il più ‘pericoloso’ è il laboratorio per la produzione del combustibile. Cnen e Snia insistono sul fatto che non può essere usato per trattare plutonio, anche se ammettono che se gli irakeni trovassero il sistema per irradiare uranio naturale per produrre plutonio, questa attrezzatura permetterebbe loro di trasformare l’uranio naturale in pastiglie di combustibile… i funzionari del Cnen insistono sul fatto che il laboratorio è ‘assai piccolo’ e ‘assolutamente inadatto per la produzione di plutonio in quantità significativa’. Ma che cosa si intende per ‘quantità significativa’?… e quanto plutonio possono realmente produrre tre celle radiottive?… Per una sola bomba al plutonio bastano dai 4 ai 10 chilogrammi di plutonio, a seconda se è metallo oppure ossido. Questa sarebbe una ‘quantità significativa’?… Le preoccupazioni però non si fermano qui… anche se le attuali celle radioattive non arrivano a produrre quantità significative di plutonio, da parte italiana si ammette che il laboratorio di radiochimica da loro fornito potrebbe insegnare agli irakeni come produrlo in futuro… è questo che gli italiani vogliono?… il dott. Colombo del Cnen spiega: ‘… l’Italia non vende cose che non sono disponibili altrove… se ci ritiriamo un sacco di altri è pronto a prendere il nostro posto… il vero problema per le vendite all’Iraq viene dalla Francia…’. A lui ribatte Andrè Jacomet, ex-segratario del Comitato francese per la politica estera nucleare: ‘… noi abbiamo espresso le nostre preoccupazioni per quello che vendevamo all’Iraq… gli italiani invece non si sono curati di nulla…’

Ragazzi… inutile dire che a questo punto mi aspetto qualche vostra osservazione…



saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
audisio
Inviato: 26/8/2008 16:28  Aggiornato: 26/8/2008 16:28
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
La butto lì così.
Il continuo riferimento di Moro alla Spagna e al Vaticano non
può essere tradotto con Opus Dei?
E chi è sempre stato il riferimento dell'Opus Dei all'interno della
DC?
Sempre lui, il gobbo.
Poi Opus Dei significa anche IOR, strana alleanza con la Massoneria
(ricordiamo la vicenda banco Ambrosiano e i finanziamenti IOR alle
giunte golpiste e stragiste massoniche sudamericane) e, quindi, anche
possibilmente con Israele.

Otello
Inviato: 26/8/2008 21:42  Aggiornato: 26/8/2008 21:57
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Per Rossana (ops. Redna)

È vero che Galloni è un soggetto ben strano e che le cose che afferma attualmente (dopo ben 30anni da quegli avvenimenti …) vanno prese con giusto beneficio di inventario … ma c’è un ma, che mi fa optare per una parziale verisimiglianza con le cose che dice!

Il mio sospetto principale è che si voglia lavare la coscienza, e che in qualche modo voglia anche “lanciare qualche particolare messaggio” a qualche suo ex compagno di partito!

E se rileggiamo in filigrana, alcune precise affermazioni inviate da Moro da quel suo “particolarissimo luogo di prigionia” troveremo che:

1) Caro Zaccagnini, scrivo a te, intendendo rivolgermi a Piccoli, Bartolomei, Galloni, Gaspari, Fanfani, Andreotti e Cossiga ai quali tutti vorrai leggere la lettera e con i quali tutti vorrai assumere le responsabilità, che sono ad un tempo individuali e collettive.
2) Moralmente sei tu ad essere al mio posto, dove materialmente sono io.
3) (a Noretta 6/4/78) … Degli altri nessuno ed in ispecie la D.C. cui avevo scritto nella persona di Zaccagnini e di altri esponenti: ricordando tra l’altro a Zaccagnini che egli mi volle (per i suoi comodi) a questo odiato incarico, sottraendomi alle cure del piccolo che presentivo di non dovere abbandonare. Son giunto a dirgli che egli moralmente avrebbe dovuto essere al mio posto. La risposta è stata il nulla!
4) (a Eleonora Moro 8/4/78) … Nessuno si è pentito di avermi spinto a questo passo che io chiaramente non volevo? E Zaccagnini? Come può rimanere tranquillo al suo posto?
5) (a Zaccagnini non recapitata) … Caro Zaccagnini, in quest’ora tanto drammatica mi rivolgo con fiducia e viva preghiera a te ed agli amici, affinché con spirito cristiano ed autentica saggezza politica vogliate favorire, anche decisamente influenzando altre forze politiche, un’equa trattativa umanitaria, che abbia ad oggetto, con garanzie di sicurezza, scambio di prigionieri politici et consenta mia restituzione alla famiglia, che, per ragioni a te note, ha assoluto bisogno di me. Ricordando le grandi pressioni da te esercitate perché accettassi questo ufficio ed infine la mia disciplinata e rassegnata adesione alla tua richiesta, sento che con gli amici hai il dovere di aiutarmi in questo frangente. Altrimenti non potrai perdonare te stesso.
6) (a Benigno Zaccagnini – recapitata tramite Don Mennini) … Di questi problemi, terribili ed angosciosi, non credo vi possiate liberare, anche di fronte alla storia, con la facilità, con l’indifferenza, con il cinismo che avete manifestato sinora nel corso di questi quaranta giorni di mie terribili sofferenze. Con profonda amarezza e stupore vi ho visto in pochi minuti, senza nessuna valutazione umana e politica, assumere un atteggiamento di rigida chiusura.
… Pensaci soprattutto tu, Zaccagnini, massimo responsabile. Ricorda in questo momento - dev’essere un motivo pungente di riflessione per te - la tua straordinaria insistenza e quella degli amici che avevi a tal fine incaricato - la tua insistenza per avermi Presidente del Consiglio Nazionale, per avermi partecipe e corresponsabile nella fase nuova che si apriva e che si profilava difficilissima. Ricordi la mia fortissima resistenza soprattutto per le ragioni di famiglia a tutti note. Poi mi piegai, come sempre, alla volontà del Partito. Ed eccomi qui, sul punto di morire, per averti detto di sì ed aver detto di sì alla D.C. Tu hai dunque una responsabilità personalissima. Il tuo sì o il tuo no sono decisivi. Ma sai pure che, se mi togli alla famiglia, l’hai voluto due volte. Questo peso non te lo scrollerai di dosso più.
Che Dio ti illumini, caro Zaccagnini, ed illumini gli amici ai quali rivolgo un disperato messaggio.
7) (a Eleonora Moro) Carissima e amata … Ora occorre trasmettere di urgenza queste lettere, determinanti, per cui devi convocare le squadre di Giovanni e Agnese o altri che creda idonei, al più presto. Tutto urge, urge.
La lettera a Zaccagnini. E’ la più importante. Occorre arrivi integra. Vedi di mandarla per il migliore tramite a lui e avverti i giornalisti circostanti che la rendano pubblica. Mi raccomando.
8) (a Zaccagnini – non recapitata) Caro Zaccagnini … Non puoi capire che cosa si prova in queste ore. Non cedere a nessuno, non ammettere tatticismi. La responsabilità è tua, tutta tua. Se fossi nella tua condizione non accetterei mai di dire di sì all’uccisione, di pagare con la vita la prigionia che non si crede di poter interrompere. Ma stai bene attento alla scala dei valori.
9) (Alla D.C. – recapitata il 28 Aprile) … Un uomo che aveva chiuso la sua carriera con la sincera rinuncia a presiedere il governo, ed è stato letteralmente strappato da Zaccagnini (e dai suoi amici tanto abilmente calcolatori) dal suo posto di pura riflessione e di studio, per assumere l’equivoca veste di Presidente del Partito, per il quale non esisteva un adeguato ufficio nel contesto di Piazza del Gesù. Sono più volte che chiedo a Zaccagnini di collocarsi lui idealmente al posto ch’egli mi ha obbligato ad occupare. Ma egli si limita a dare assicurazioni al Presidente del Consiglio che tutto sarà fatto come egli desidera.
… Ma questo bagno di sangue non andrà bene né per Zaccagnini, né per Andreotti né per la D.C. né per il paese. Ciascuno porterà la sua responsabilità.
10) (a Zaccagnini – non recapitata) Zaccagnini, ti scongiuro. Fermati, in nome di Dio. Fin qui mi hai sempre ascoltato. Perché ora vuoi fare di tua testa. Non sai.
Non ti rendi conto di quale grande male tu stia preparando al Partito.
Finché sei ancora in tempo, poche ore, fermati e prendi la strada onesta di una trattativa ragionevole.
11) (a Zaccagnini – lettera non pervenuta e classificata come la 76^ … da leggere per intero, perché è emblematica …) Caro Zaccagnini, ecco, sono qui per comunicarti la decisione cui sono pervenuto nel corso di questa lunga e drammatica esperienza ed è di lasciare in modo irrevocabile la Democrazia Cristiana. Sono conseguentemente dimissionario dalle cariche di membro e presidente del Consiglio Nazionale e di componente la Direzione Centrale del Partito. Escludo ovviamente candidature di qualsiasi genere nel futuro. Sono deciso a chiedere al Presidente della Camera, appena potrò, di trasferirmi dal Gruppo Parlamentare della D.C. al Gruppo Misto. E' naturale che aggiunga qualche parola di spiegazione. Anzi le parole dovrebbero essere molte, data la complessità della materia, ma io mi sforzerò di ridurle al minimo, cominciando, com'è ovvio, dalle più semplici. Non avendo mai pensato, anche per la feroce avversione di tutti i miei familiari, alla Presidenza della Repubblica, avevo immaginato all'inizio di legislatura di completare quella in corso come un vecchio al quale qualche volta si chiedono dei consigli e con il quale si ama fare un commento sulle cose, che l'età ed il personale disinteresse rendono, forse, obiettivo. Come più volte ti ho detto, fosti tu a deviare questo corso delle cose, mentre furono ancora tuoi amici che fecero riserve, sempre nell'illusione che io dovessi dare ancora qualche cosa al Partito, non appena si accennò ad una presidenza di Assemblea, per concludere in tal modo la mia attività politica. Così mi sono trovato in un posto difficile e ambiguo, che dava all'esterno la sensazione di un predominio (inesistente) della D.C. ed all'interno creava imbarazzi, gelosie, equivoci, timori. Essendoci lasciati in ottima intesa la sera del martedì, già pochi giorni dopo, qui dove sono, avevo la sensazione di avervi in qualche modo liberato e che io costituissi un peso per voi non per il fatto di non esserci, ma piuttosto per il fatto di esserci. E questo per ragioni obiettive, perché non c'è posto, accanto al Segretario Politico eletto dal Congresso, per un Presidente del Partito che abbia rispetto di sé e delle cose. E se il vostro profondo pensiero coincideva con quello che io avevo fatto valere, perché non accontentarci tutti in una volta? Aggiungerò poi (e questo va al di là della Presidenza del Consiglio Nazionale di cui abbiamo parlato sin qui) che io non ho compreso e non ho approvato la vostra dura decisione, di non dar luogo a nessuna trattativa umanitaria, anche limitata, nella situazione che si era venuta a creare. L'ho detto cento volte e lo dirò ancora, perché non scrivo sotto dettatura delle Brigate Rosse, che, anche se la lotta è estremamente dura, non vengono meno mai, specie per un cristiano, quelle ragioni di rispetto delle vittime innocenti ed anche, in alcuni casi, di antiche sofferenze, le quali, opportunamente bilanciate e con il presidio di garanzie appropriate, possono condurre appunto a soluzioni umane. Voi invece siete stati non umani, ma ferrei, non attenti e prudenti, ma ciechi. Con l'idea di far valere una durissima legge, dalla quale vi illudete di ottenere il miracoloso riassetto del Paese, ne avete decisa fulmineamente l'applicazione, non ne avete pesato i pro e i contro, l'avete tenuta ferma contro ogni ragionevole obiezione, vi siete differenziati, voi cristiani, dalla maggior parte dei paesi del mondo, vi siete probabilmente illusi che l'impresa sia più facile, meno politica, di quanto voi immaginate, con il vostro irridente silenzio avete offeso la mia persona, e la mia famiglia, con l'assoluta mancanza di decisioni legali degli organi di Partito avete menomato la democrazia che è la nostra legge, irreggimentando in modo osceno la D.C., per farla incapace di dissenso, avete rotto con la tradizione più alta della quale potessimo andar fieri. In una parola, l'ordine brutale partito chissà da chi, ma eseguito con stupefacente uniformità dai Gruppi della D.C. ha rotto la solidarietà tra noi. In questa (cosa grossa, ricca di implicazioni) io non posso assolutamente riconoscermi, rifiuto questo costume, questa disciplina, ne pavento le conseguenze e concludo, semplicemente, che non sono più democratico cristiano. Essendo scontata in ogni caso dal momento del mio rapimento (e della vostra mistica inerzia) il mio abbandono della Direzione e del Consiglio Nazionale, restava, se il vostro comportamento fosse stato diverso e più costruttivo, la possibilità della mia permanenza senza alcun incarico nella famiglia democratica cristiana e che è stata mia per trentatré anni. Oggi questo è impossibile, perché mi avete messo in una condizione impossibile. E perciò il mio ritiro da semplice socio della D.C. è altrettanto serio, rigido ed irrevocabile quanto lo è il mio abbandono dalle cariche nelle quali avevamo creduto di poter lavorare insieme. Tutto questo è finito, è assolutamente finito. Ed ora che posso parlare, senza che nessuno pensi ad una pretesa di successione, a parte il mio durissimo giudizio sul Presidente del Consiglio e su tutti coloro che hanno gestito in modo assolutamente irresponsabile questa crisi, c'è, per dovere di sincerità ed antica appannata amicizia, la valutazione su di te, come, per così dire, il più fragile Segretario che abbia avuto la D.C., incapace di guidare con senso di responsabilità il partito e di farsi indietro quando si diventa consapevoli, al di là della propaganda, di questa incapacità. Guidare e non essere guidato è il compito del Segretario del più grande partito italiano. Giunti a questo punto, i motivi di dissenso, che non ci faranno incontrare più, sono evidentemente molti. Tu non penserai che possa trattarsi solo del modo chiuso e retrivo che ha caratterizzato il vostro comportamento in questa vicenda, nella quale vi sembrerà di avere conseguito chissà quale straordinario successo. Questa è una spia, la punta dell'iceberg, ma il resto è sotto. Ho riflettuto molto in queste settimane. Si riflette guardando forme nuove. La verità è che parliamo di rinnovamento e non rinnoviamo niente. La verità è che ci illudiamo di essere originali e creativi e non lo siamo. La verità è che pensiamo di fare evolvere la situazione con nuove alleanze, ma siamo sempre là con il nostro vecchio modo di essere e di fare, nell'illusione che, cambiati gli altri, l'insieme cambi e cambi anche il Paese, come esso certamente chiede di cambiare. Ebbene, caro Segretario, non è così. Perché qualche cosa cambi, dobbiamo cambiare anche noi. E, a parte il fatto che davvero altri (socialisti ieri, comunisti oggi) siano in grado di realizzare una svolta in accordo con noi - il che possiamo augurarci e sperare - la D.C. è ancora una così gran parte del Paese, che nulla può cambiare, se anch'essa non cambia. E per cambiare non intendo la moralizzazione, l'apertura del Partito, nuovi e più aperti indirizzi politici. Si tratta di capire ciò che agita nel profondo la nostra società, la rende inquieta, indocile, irrazionale, apparentemente indominabile. Una società che non accetti di adattarsi a strategie altrui, ma ne voglia una propria in un limpido disegno di giustizia, di eguaglianza, di indipendenza, di autentico servizio dell'uomo. Ecco tutto. Benché sia pessimista, io mi auguro che facciate più di quanto osi sperare. Non era questa la conclusione cui avevo pensato né l'addio immaginato per te ed i colleghi. Ma le cose sono così poco nelle nostre mani, specie se esse sono troppo deboli o troppo forti. Che Iddio ti aiuti ed aiuti il Paese. Cordialmente. Aldo Moro
12) (a Zaccagnini – non recapitata – classificata come la 77^ …)
Certo l'impresa portata a termine dalle Brigate Rosse è di notevole rilievo politico: ma è pur vero che essa pone in luce quei problemi umanitari dei quali parlavo innanzi e dei quali né il partito né tu potete assolutamente disinteressarvi. Ed invece ve ne disinteressate con sfacciato cinismo, essendo del resto in buona compagnia. Mi stupisco del fatto che così si manifesti la tua sensibilità umana e cristiana.
Stranamente vedo in te quell'arroganza del potere che abbiamo tante volte lamentato in altri e che, ricordalo, il paese sente con crescente insofferenza, senza che possa essere questa assurda gara di resistenza nello sbarazzarci di ogni ragione umanitaria a farcelo perdonare.

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C’è poi da aggiungere, che oltre a tutti questi messaggi (in alcune parti, molto metaforici) indirizzati a Zaccagnini ma anche a chi poteva comprendere tali questioni; la telefonata di Moretti alla Famiglia (che Giuseppe De Lutiis, afferma non esser la voce di Moretti) non ammette repliche!
Solo Zaccagnini poteva decidersi per “smuovere” le possibilità di realizzare una trattativa … l’interrogativo che dobbiamo quindi porci è: “PERCHÉ NON LO HA FATTO … ESSENDO LA PERSONA PIU’ AMICA DI MORO E DELLA SUA FAMIGLIA?” …

Quali erano i motivi, che lo bloccavano e lo tenevano fermo?

La strategia della fermezza, invocata da Andreotti & Cossiga, e accettata con svenevole condiscendenza, da tutte le parti politiche? (la quale, più che una giusta strategia, possiamo considerarla un semplice DICTAT … utilizzato soltanto per Moro e non per Cirillo e non per il Gen. Dozier …)

È vero che Zaccagnini era il Segretario della D.C.; e quindi che il suo parere era di fatto molto importante.
È vero che se fosse stato meno “pencolante” e più determinato, forse oggi non saremmo stati qui a discutere di queste cose, ma è altrettanto vero che ben più importante e determinante e vincolante è stato (e sarebbe stato, pur se fosse stato positivamente espresso …) il parere di Andreotti e quello di Cossiga … e quello non meno autorevole di Paolo VI°! (se non altro … per il rispetto della vita, di cui straparla tanto anche oggi, la Chiesa Cattolica ed Apostolica Romana …)

Quindi, per riassumere e per tornare al tuo quesito di fondo (cara Redna) come facevano le B.R. a conoscere con più di 48 h di anticipo, che A. M. sarebbe passato da Via Fani il 16 Marzo?

In primo luogo dobbiamo tener conto di questa testimonianza, che ci riporta al 10 Marzo di quel terribile “78:
***verso le 17. Giuseppe Eusepi, professore cieco dell’università di Roma, davanti alla facoltà di filosofia sente una persona chiedere: “Hai messo tu la bomba all’università?”. L’altro, Gianmarco Ariata, appartenente all’Autonomia, risponde: “Io queste cose non le faccio, tanto rapiremo Moro”. Il professore racconta tutto agli agenti del posto di pubblica sicurezza dell’università, ma la notizia arriva alla polizia solo il 20 marzo, a sequestro avvenuto.***

Perché nessuno verifica tale notizia e nessuno successivamente la approfondisce?

Riesaminiamo poi, un pò più attentamente quel necrologio, apparso il 15 Marzo su “Vita Sera” … ripreso molto intelligentemente, anche da Solange Manfredi. La quale rivaluta un interrogativo di Carmine Pecorelli apparso su O.P.

http://www.pressante.com/storia-e-cultura/moro-fu-davvero-rapito-dalle-brigate-rosse.html

***“A 2022 ANNI DALLE IDI DI MARZO, IL GENIO DI ROMA ONORA CESARE 44 a.C.-1978 d.C.” ...***

e tentiamo di interpretarne (insieme a lei e insieme al de cujus Pecorelli) anche il senso recondito.

Scrisse Pecorelli:
Proprio alle Idi di marzo del 1978 il governo Andreotti presta il suo giuramento nelle mani di Leone Giovanni. Dobbiamo attenderci Bruto? Chi sarà? E chi assumerà il ruolo di Antonio, amico di Cesare? Se le cose andranno così ci sarà anche una nuova Filippi?”.

Alla luce di queste dichiarazioni e di questi tentativi di decodificazione, il sottoscritto ha elaborato questa personalissima ipotesi.

Martinazzoli, importantissimo braccio dx di Zaccagnini e di Moro; recentemente è comparso in alcune cronache, a seguito dei nuovi sviluppi sul sequestro di Emanuela Orlandi, e subito il Presidente picconatore Cossiga (guarda caso) si premura di esprimergli solidarietà!

http://taggatore.com/articolo/emanuela-orlandi-cossiga-esprime-solidarieta-a-mino-martinazzoli

Ma da quello che mi era parso di capire, in questa faccenda, Martinazzoli c’era entrato solo lateralmente, perché la “Banda della Magliana” era riuscita a circuirlo e gli aveva promesso un incontro “molto galante” … che a sua insaputa, avrebbero segretamente filmato, forse per poterlo poi ricattare …

Sta di fatto che Mino Martinazzoli, dopo che è morto A. M. è finito nel limbo, e salvo qualche molto sporadica apparizione, è come definitivamente scomparso!

Fu lui - forse involontariamente - il Bruto della situazione ipotizzata da Pecorelli?

Fu forse lui che proponeva spesso qualche incontro politico ad A. M. … (e quindi che conosceva benissimo tutti gli incontri “che aveva in agenda” A. M.) a lasciarsi sfuggire qualche importante frase rivelatrice, sul percorso che A. M. avrebbe quasi certamente fatto quel 16 di Marzo?

Non dimentichiamoci poi, che per il Caso Moro, la “Banda della Magliana” è una parte attiva anche per altri motivi, ovvero: per quei “finti tentativi di aiutare le indagini” e per quello strano comunicato della Duchessa!

Un caro saluto da Ermione

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Scrivere è come viaggiare
senza la seccatura dei bagagli.

>>>-----> Emilio Salgari

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Otello
Inviato: 27/8/2008 12:45  Aggiornato: 27/8/2008 12:45
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Per Sigmatau;

È sicuramente interessante la tua analisi, per tentar di comprendere le tematiche internazionali che ruotavano attorno alle decisioni italiane di quel periodo.

Ma tale argomento è talmente vasto e talmente complicato, e talmente “off limits” che (temo) siano davvero poche le persone, che in Italia, ne possano parlare con buona competenza di causa!

Quando guardiamo l’Italia come attraverso un prisma, quello che ci apparirà sicuramente molto sfumato e indefinibile, riguarda proprio il periodo tra il ’68 e il ’77; un momento di grande fermento, di sogni infranti, e soprattutto di tentativi di scollamento dalla sempiterna “subordinazione” con gli interessi americani.

Per noi, questo sarebbe un punto di arrivo e di partenza, per cercar di comprendere tali giochi di forze.

Ma a scuola non se ne parla, ed è grasso che cola, se in quei luoghi si parla della Seconda Guerra Mondiale.

Penso quindi, che sia fatica improba (lodevole ma improba …) riuscire a ritrovare i bandoli di una matassa, di rapporti, cosi intricata!

Personalmente, non mi sento in grado di esprimere opinioni o pareri di merito, su tali circostanze.

Più corpose e certamente da vagliare con una bella lente di ingrandimento, sono le analisi filologiche da me effettuate sulle lettere di Moro, grazie alle quali si può dimostrare senza il minimo tentennamento, che A. M. ha tentato di spiegare (metaforicamente) il suo luogo di prigionia … e quindi, ha dato i necessari suggerimenti, per far si che le forze investigative potessero ritrovarlo!

E se questo è vero, è vero anche che nulla è stato fatto di veramente valido, per capire quale fosse stata la sua Prigione, ma molto è stato realizzato per evitare di far arrivare gli inquirenti (quelli onesti e non quelli cooptati dalla P2 …) in tale luogo.

Il dilemma che nasce a questo punto (se si potesse dimostrare tale mia ipotesi) è davvero atroce … e ci porterebbe a riformulare alcune congetture che qui tenterò di esemplificare, ponendo gli ovvi interrogativi che da questa mia ipotesi scaturirebbero:

1°) A. M. poteva essere salvato, senza intermediazioni particolari? (si parlava tanto di Vaticano, di Mafia, di “ndrangheta, di Banda della Magliana)

2°) Perché le B.R. o chi per loro, aspiravano ad un riconoscimento politico, se mediante i loro proclami avevano dichiarato guerra allo Stato? Che senso avrebbe? E per converso, perché le forze politiche si allinearono e si irrigidirono e si “irrigimentarono” tutte sulla NON TRATTATIVA (con la banale scusa, di non offrire alcun tipo di pubblicità alle imprese delle B.R.) inficiando di fatto - con questo sistema - ogni possibile tentativo di prender tempo, per studiare ove fosse il luogo della prigionia … visto che poi, dal “78 fino a tutt’oggi, tutti coloro che si dichiararono appartenenti o affini a tale organizzazione terroristica, hanno beneficiato di sconti di pena, di trattamenti speciali e finanche di attenzioni molto generose, da parte di molte case editrici e di apparizioni assai frequenti su tutti i palinsesti televisivi?

3°) Si è detto a josa, che A. M. è entrato nei progetti di rapimento delle B.R. perché fautore o promotore o comunque mallevadore, del Compromesso Storico teorizzato da Berlinguer, a seguito del quale si sarebbero creati gravi interferenze o compromissioni, che avrebbero inficiato il trattato di Jalta!

Ma tutto ciò è incongruo, per diversi fattori:
a) È altrettanto assodato (per dichiarazione degli stessi Brigatisti morettiani) che Moro, a differenza di Andreotti, rientrava più facilmente nei progetti di un possibile rapimento, a considerazione del fatto che l’auto sulla quale viaggiava, non era blindata come quella dell’immarcescibile Giulio e che a differenza di Giulio abitava in un quartiere meno trafficato.
Ma questo fatto è evidentemente incongruo e per due ordini di motivi …
a1) Moro faceva lunghe passeggiate con a fianco solo il Maresciallo Leonardi, e quindi sarebbe stato sicuramente più facile, assalirlo senza dover realizzare una così orribile carneficina.
a2) come hanno poi dimostrato i terroristi tedeschi, non è sufficiente avere un auto blindata, per poter viaggiare tranquillamente, senza temere di subire agguati terroristici!

4°) Perché a parte Sciascia, nessuno - a livello investigativo - ha mai analizzato filologicamente e in più di trent’anni, le tantissime e straordinarie metafore, contenute nelle lettere di A.M.?

Cordialmente da Ermione

>

Scrivere è come viaggiare
senza la seccatura dei bagagli.

>>>-----> Emilio Salgari

>

redna
Inviato: 27/8/2008 13:52  Aggiornato: 27/8/2008 14:34
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello, salve (la traduzione del nick è esatta...)

per nulla il caso Moro si chiama così, o anche l'affaire Moro.
Penso che al caso si sia aggiunto molto col passare degli anni ma, personalmente, sono sempre stata dlel'avviso che invece, come detto sia da Pisano che da Amato...è un caso maledettamente italiano.
Vale a dire che è difficile arrivarne a capo, ma non impossibile.


Solo Zaccagnini poteva decidersi per “smuovere” le possibilità di realizzare una trattativa … l’interrogativo che dobbiamo quindi porci è: “PERCHÉ NON LO HA FATTO … ESSENDO LA PERSONA PIU’ AMICA DI MORO E DELLA SUA FAMIGLIA?” …

....non credo che sia stato l'unico amico di moro e famiglia. In un certo qual modo tutti lo erano.
Ma anche Craxi ha sempre detto che Zaccagnini aveva tenuto un comportamento di rigida chiusura in quel momento e non si capiva proprio il motivo....
In pratica credo che, praticamente, non si poteva far molto per trovarlo.Questo fatto è fondamentale.
Fra ambasciate, possediementi vaticani, dei cavalieri di malta che godono tutti di extraterritorialità come si poteva trovare qualcuno?
Non era che non si voleva trovarlo ma invece era impossibile trovarlo.
Ispezionare certi luoghi voleva dire avere il nulla osta da uno stato straniero....e non era cosa semplice.
La facciata l'ha salvata Cossiga facendoi schierare l'esercito, ma penso che lo sapesse a priori che non bastava ....
In una lettera di AM idirizzata a Cossiga dice proprio di non saper nulla delle modalità del suo prelevamento ....questo significa che finchè non gli hanno che era prigioniero politico delle BR lui non lo aveva capito.

Quindi, per riassumere e per tornare al tuo quesito di fondo (cara Redna) come facevano le B.R. a conoscere con più di 48 h di anticipo, che A. M. sarebbe passato da Via Fani il 16 Marzo?

...in una lettera indirizzata a Zaccagnini, AM dice che si erano visti la sera precedente cioè il 15.
Quindi l'incontro fra AM e Zaccagnini c'è stato e non era possibile che il giorno dopo dovessero ancora rincontrarsi...Pertanto Galloni non dice il vero...
Probabilmente, e siamo sempre al quesito : con chi doveva incontrarsi quella mattina, si vuole ancora ribadire il fatto che era SOLO con Zaccagnini che si doveva incontrare AM e non altri. E si fa il solito gioco di omertà....classico della nostra italietta.
Le BR come facevano a sapere che Moro sarebbe passato in via fani?
Forse non volevano Moro in via fani. Forse volevano solo la scorta in via fani, visto che le armi non le avevano a portata di mano, come se non dovessero proteggere nessuno.
Sono passati di li i cinque uomini della scorta perchè mandati li.
Ricevevano degli ordini...e obbedivano a degli ordini.
Infatti la lapide la dice giusta: sono morti compiendo il loro dovere.Cioè di aver obbedito a degli ordini.

Si pensa che le BR conoscessero con 48 ore di anticipo il passaggio di Moro da via fani probabilmente perchè hanno tagliato le gomme al furgoncino del fioraio...Questo lo dicono le BR e vengono credute, mentre si guardano bene di dire chi erano quelli della moto Honda e nessuno indaga sul perchè non lo vogliono ancora dire.


http://www.disinformazione.it/aldomoro1.htm
Già negli anni ottanta, di brigatisti ne conobbi tanti , reclusi nelle carceri italiane, e quest'esperienza mi confermò nelle mie più remote convinzioni, anzi fui la prima persona a sostenere l'esistenza di una eterodirezione delle BR, così come ebbi modo di formalizzare nel corso di una audizione da parte della Commissione Parlamentare Stragi presieduta dall'allora senatore Libero Gualtieri.
I motivi di tale mia certezza erano scaturiti non solo dall'incompatibilità tra la figura di Moro e l'ideologia delle Brigate Rosse, ma anche, dopo averli conosciuti uno ad uno, irriducibili, dissociati, pentiti, dal non averne riscontrato i caratteri della vigliaccheria, nel senso che per loro, il ricorso alla violenza era strettamente relativo all'obiettivo: non ho mai percepito in nessuno di loro la crudeltà "inutile" o spietata contro soggetti non protagonisti dell'azione stessa, come invece si verificò in via Fani. Un'intera scorta, uomini, padri di famiglia senza poteri, né rappresentanze simboliche, trucidati, massacrati, per un rapimento? Quegli uomini, avrebbero potuto essere genitori di brigatisti, così come realmente furono tanti i giovani che, figli di poliziotti o di carabinieri, entrarono nell'organizzazione eversiva.
Chi furono dunque gli stragisti di via Fani? E perché gli uomini della prima scorta "dovevano" morire tutti? Per chi sarebbero stati pericolosi, come eventuali testimoni? Non certo per le Brigate Rosse…Anche un solo superstite, avrebbe potuto dire che la mattina del 16 marzo del 1978, a via Fani l'onorevole Aldo Moro…….STOP!
La Storia, per capirla , la si deve percorrere tutta, passo dopo passo, così come questa storia, senza buchi e senza veli. Ed è quello che ci proponiamo di fare, raccontando ciò che altri, ancor oggi, dopo ventisei anni, pur sapendo, non hanno il coraggio di raccontare, né ebbero quello di ascoltare.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 27/8/2008 20:25  Aggiornato: 27/8/2008 20:25
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Audisio;

certamente i msg. di M. sono ancora tutti da decifrare, e altrettanto sicuramente, alcuni di questi sono molto indicativi delle vere responsabilità e dei veri mandanti, verso i quali dobbiamo rivolgere le n/s attenzioni.

E quindi, lo IOR e l’OPUS DEI il Cardinal Siri (sono quasi sicuramente utili a spiegare, il comportamento strano e per certi versi algido, di Paolo VI … in quel suo famoso comunicato …) e i successivi appunti che M. fece nel suo memoriale, per suggerire delle trame Andreottiane & Sindoniane, e degli strani rapporti che costoro intrattenevano con Barone, con Caltagirone e con tutti i vertici di Cosa Nostra …
Poi però, bisogna tener conto del fatto, che pur essendo a conoscenza di tali palesi illegalità, Moro stesso navigando per più di un trentennio nell’inquinato mare della politica nostrana, non aveva fatto nulla (fino a quel momento) per denunciarne gli orribili abusi …
E siccome non era uno stupido, e aveva indiscutibilmente metabolizzato, i messaggi sibilatigli a tu per tu da Kissinger, aveva in qualche modo tentato di “preventivare”, le mosse di tutti coloro che avessero cercato di defenestrarlo o di impallinarlo, e quindi aveva sicuramente realizzato uno scudo protettivo, fatto di documentazioni esplosive, che avrebbero sprofondato nell’infamia buona parte dei vertici politici nazionali e internazionali di allora … (una specie di assicurazione sulla vita) purtroppo, non poteva prevedere quello che gli avevano preparato in Via Fani.

Infatti, coloro che lo temevano, sapevano sicuramente, dei contenuti esplosivi di quel suo archivio, ed è per questo particolare motivo che hanno architettato tutto quel putiferio, evitando di ammazzarlo subito, per rendere eclatante l’impresa, confondere le acque e recuperare tutte le documentazioni pericolose che A. M. possedeva.

Ecco quindi i veri motivi della strage di Via Fani e del Sequestro dell’Onorevole M.

Per recuperare le molte documentazioni, che sarebbero state pericolosissime per l’intero assetto politico internazionale.

Ecco il perché delle borse sparite.

Ecco perché A. M. temeva per la vita dei suoi cari e in particolar modo per quella del nipotino Luca!
(in questo caso aveva compreso bene il fratello Alfredo; A. M. era stato sicuramente minacciato della morte del Nipotino, se non fosse riuscito a trovare il modo di consegnare ai suoi rapitori, tutte quelle pericolose documentazioni)

Ecco qual’era, il vero ruolo di Don Mennini.

Ecco perché A. M. quando scrive a Maria Fida e a D. Bonini …
Aggiunge in fondo a questa lettera il doloroso “Post scriptum” :
MI CONSOLA PENSARE CHE, PRENDENDO IO QUEL CHE STA PER ARRIVARE, LO SCANSO AGLI ALTRI, LO SCANSO A LUCA E LUCA POTRA’ STAR BENE. E QUESTO È L’ESSENZIALE. BACIATELO TANTO PER ME E FORTE FORTE. C’É TUTTO TRA LA NOSTRA STORIA E LA STORIA.

Ecco il perché, intervistato recentemente su certe questioni, Corrado Guerzoni preferisce non parlare,

http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiTre-In1-2h^17^57517,00.html

perché afferma che “sui canali utilizzati preferisce non dir nulla” dato che vuol troppo bene e nutre un profondo rispetto per la moglie di A. M. !!!

Ecco perché, dopo il ritrovamento del suo cadavere (anche questo è un fatto emblematico, ma assai ben descritto da Maria Fida, nel suo tentativo di ricostruire tale questione, nel suo libro “La nebulosa Moro”) la famiglia concesse - su suggerimento di Moro stesso - che Spadolini rimettesse in ordine le carte del suo sterminato archivio … e in quei frangenti, si scoprirono diversi altri faldoni pericolosissimi [sei o sette] i quali furono immediatamente requisiti e classificati come SEGRETI DI STATO!

Il vero Processo che subì M. in quelle circostanze (a mio avviso) non fu quello che i Brigatisti affermano di avergli approntato; le vere motivazioni che stavano alla base del sequestro M. erano quelle di disinnescare alcune probabili e pericolosissime questioni nazionali e internazionali, che A. M. aveva la possibilità di veicolare.
Alcune delle quali (di queste questioni) sono poi emerse comunque, dopo il suo assassinio!
Vedi quella dello IOR, vedi la strana morte di Papa Luciani, vedi poi le diverse questioni interconnesse, come è quella della P2, la questione Sindona - Calvi- Gelli - Ortolani - ecc. ecc.

E chissà quante altre cose terribili, non sono esplose, grazie all’operazione Moro, chissà quante cose non sappiamo, sui comportamenti americani per esempio, e su quelli del suo inossidabile Segretario di Stato!

Ecco il perché Moro non poteva in alcun caso, tornare vivo alla propria famiglia!

Perché sapeva troppo, e perché a quel punto rappresentava un sicuro pericolo, per tutti coloro che gestivano (soprattutto politicamente) il redditizio mercato delle frodi e del malaffare internazionale!

Un saluto da Ermione

>

La verità è un segreto che il morente porta con sé.

>>>---> Sören Kierkegaard

>

Otello
Inviato: 27/8/2008 21:10  Aggiornato: 27/8/2008 21:10
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna;
[...in una lettera indirizzata a Zaccagnini, AM dice che si erano visti la sera precedente cioè il 15.]

Sbagli sicuramente, quando affermi che Moro e Zaccagnini si videro il giorno 15, infatti Moro in una sua lettera a Benigno Zaccagnini (non recapitata) dice testualmente: …

“Essendoci lasciati in ottima intesa la sera del martedì, già pochi giorni dopo, qui dove sono, avevo la sensazione di avervi in qualche modo liberato e che io costituissi un peso per voi non per il fatto di non esserci, ma piuttosto per il fatto di esserci.”

E quindi la sera del Martedì era la sera del 14 e non quella del 15 !

----------------

E secondo me sbagli, anche quando ritieni che Moro NON SIA STATO RAPITO IN VIA FANI!

Altrimenti bisognerebbe comprendere il perché, in alcune sue lettere afferma che:

(indirizzata sempre a Zaccagnini – e non recapitata)
Parlo innanzitutto del Partito Comunista, il quale, pur nella opportunità di affermare esigenze di fermezza, non può dimenticare che IL MIO DRAMMATICO PRELEVAMENTO è avvenuto mentre si andava alla Camera per la consacrazione del Governo che m’ero tanto adoperato a costituire.

(indirizzata a Zaccagnini e ricevuta il 4 Aprile 78)
… che se la scorta non fosse stata, per ragioni amministrative, del tutto al disotto delle esigenze della situazione, io forse non sarei qui.

---------------

Infine, è pur vero che il luogo di prigionia di Moro, era sicuramente un luogo inaccessibile per la polizia, ma non credo che i componenti del comitato di crisi (tutti piduisti) non avessero più che precise conoscenze di tale luogo; anzi sono addirittura più che convinto, che tale luogo fosse stato appositamente scelto da loro, e “prestato” alle B.R. Morettiane!
(che - bada bene - non sono le Brigate Rosse di Curcio e Franceschini, nate per combattere ed abbattere lo Stato Imperialista delle Multinazionali … il cosiddetto S.I.M.; ma un nucleo armato “disattivato” ed infiltrato dai servizi segreti deviati e dal Mossad!)

Penso quindi che Cossiga e Andreotti, sapessero esattamente dove Moro si trovasse segregato, e abbiano preferito NON FARLO TORNARE A CASA (perché loro stessi, erano i massimi referenti della P2, e perché erano totalmente chiusi, nei loro cupi sogni di gloria …)

Un saluto da Ermione

>

La verità è un segreto che il morente porta con sé.

>>>---> Sören Kierkegaard

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redna
Inviato: 27/8/2008 22:13  Aggiornato: 27/8/2008 22:13
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello
E quindi la sera del Martedì era la sera del 14 e non quella del 15 !

...quindi Galloni mente comunque. La sera del 15 AM non poteva essere da Zaccagnini.

E secondo me sbagli, anche quando ritieni che Moro NON SIA STATO RAPITO IN VIA FANI!

....credo che sia ovvio pensare che le cose potrebbero anche essere andate diversamente.
Per esempio che per un errore, per tutti i colpi sparati in pochi minuti, moro fosse stato colpito.
Non è stato così e lo ritengo (non solo io,,,) un miracolo.
Ma perchè rischiare tanto quando ogni giorno lo si poteva trovare a passeggiare con Leonardi?
E anche se lo scopo era quello di prendere i documenti, come potevano essere sicuri che li avesse con se, che li avrebbero avuti e che veramente fossero quelli che volevano.



Parlo innanzitutto del Partito Comunista, il quale, pur nella opportunità di affermare esigenze di fermezza, non può dimenticare che IL MIO DRAMMATICO PRELEVAMENTO è avvenuto mentre si andava alla Camera per la consacrazione del Governo che m’ero tanto adoperato a costituire.

....il drammatico prelevamento potrebbe essere avvenuto anche lungo il tragitto o in qualche chiesa che frequentava!
Non parla mai della scorta (nemmeno un pensiero?) e a Cossiga dice che non conosce le modalità del suo prelevamento....



che se la scorta non fosse stata, per ragioni amministrative, del tutto al disotto delle esigenze della situazione, io forse non sarei qui.

.....infatti dice ...io forse non sarei qui. E come non avere un pensiero ai cinque uomini uccisi?
Solo a lui pensava? Non era nel suo stile....da quello che si capisce...


Per sapere dove si trovava AM bisogna conoscere CHI lo ha prelevato.
Quando si sa CHI è stato allora tutto è chiaro.
Infatti non si sa ancora dell'appuntamento di quella mattina.....

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 27/8/2008 23:14  Aggiornato: 27/8/2008 23:14
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Non parla mai della scorta (nemmeno un pensiero?)

E c'è un motivo molto particolare anche per questo!

Ma per capirlo, bisogna comprendere il senso esatto di queste ***tre frasi***, che Moro scrive nella prima lettera a Cossiga (sperando che il suo amico Francesco capisca il metaforico riferimento ...! )

PRESCINDO VOLUTAMENTE DA OGNI ASPETTO EMOTIVO E MI ATTENGO AI FATTI !

PENSARE QUINDI FINO IN FONDO, PRIMA CHE SI CREI UNA SITUAZIONE EMOTIVA E IRRAZIONALE !

QUESTE SONO LE ALTERNE VICENDE DI UNA GUERRIGLIA, CHE BISOGNA VALUTARE CON FREDDEZZA, BLOCCANDO L'EMOTIVITA' E RIFLETTENDO SUI FATTI POLITICI !

Queste tre frasi, contenute in quella lettera a Cossiga, hanno un "unico comun denominatore" che É - tra le altre cose - ANCHE UN SUGGERIMENTO GENIALE ED ASSAI INDICATIVO, per comprendere i contorni del suo strano luogo di segregazione!

Un saluto da Ermione

>

La verità è un segreto che il morente porta con sé.

>>>---> Sören Kierkegaard

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Drago55
Inviato: 28/8/2008 8:58  Aggiornato: 28/8/2008 8:58
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
E' impossibile far vivere e "respirare" un ostaggio per 55 giorni in uno sgabuzzino 3m x 1m senza finestre e senza ricambio d'aria.

Non è possibile scrivere bene sdraiati su una brandina.

La V.U. è impossibile

redna
Inviato: 28/8/2008 10:06  Aggiornato: 28/8/2008 10:13
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
tratto da: diari 1976-1979 - gli anni della solidarietà - prima edizioni 1981 ed. Rizzoli
scritto da: Giulio Andreotti


16 marzo (1978)

Giornata drammatica. Rapito Moro vicino a casa sua e uccisi cinque uomini della sua scorta. Azione tecnicamente condotta da superspecializzati che crea una impressione profonda. Ha dell'incredibile. Mi informa Caroli mentre stanno giurando i sottosegretari. Stento a crederci. Telefono a Noretta; è fortissima e piange sui morti che è scesa a vedere, stesi ancora a terra sulla strada.


pag. 192

....nei diari di Andreotti la versione di quella giornata ha l'aspetto di qualcosa di 'diverso'...
Sarà per quel....vicino a casa sua....oppure ....sui morti che è ...scesa...a vedere....
Ma sappiamo che non tutti erano morti. Qui invece si riporta che lo erano tutti...


PS- chi ben comincia è a metà dell'opera (?)


Drago55, (benvenuto....)
in effetti è sempre più evidente che il luogo di segregazione non era quella della V.U.
Probabilmente era preferibile, in quel periodo,dar credito alle BR e non seguire altre indicazioni.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 29/8/2008 8:06  Aggiornato: 29/8/2008 8:06
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna;

Andreotti & Cossiga, la sanno lunga.

Sai qual'è il mio sogno?

Vederli al Tribunale dell'Aja, come Milosevijc e come Karadžić ...

Un caldo benvenuto a Drago55 ...

Saluti da Ermione

>

La verità è un segreto che il morente porta con sé.

>>>---> Sören Kierkegaard

>

redna
Inviato: 29/8/2008 9:13  Aggiornato: 29/8/2008 9:13
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Sempre nel libro di Andreotti, già citato, lo stesso annota una cosa che forse è passata del tutto inosservata e, addirittura non se ne parla più.
Nella località Furbara furono inviati dei militari perchè si sospettava che ci fosse la prigione di AM.

23 marrzo 1978

...
A Furbara un falso allarme ha fatto accorrere carabinieri e polizia : secondo gli interni sarebbero andati vicini al luogo di prigionia.
Rastrellamenti e perlustazioni continuano in tutta Italia.

...attraverso le mappe si può vedere che Furbara non è proprio vicino a Roma.
In quella località c'è anche una stazione.
Non si capisce nemmeno perchè, secondo gli interni, sarebbero andati 'vicini' al luogo di prigionia.
Vicini, ma dove?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 29/8/2008 10:08  Aggiornato: 29/8/2008 10:10
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna;
questa pista raccontata da Andreotti non la conoscevo.

Ma devo dire che, curiosamente, il nome di questa località, inizia proprio come quella che ho ipotizzato io con la stessa maiuscola, contiene lo stesso numero di lettere, e come se non bastasse è quasi una rima "debolmente" baciata di quella che tu hai citato.

Un saluto caldissimo da Ermione

>

La verità è un segreto che il morente porta con sé.

>>>---> Sören Kierkegaard

>

Drago55
Inviato: 29/8/2008 22:21  Aggiornato: 29/8/2008 22:21
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
Sul web si legge

Negli atti presso la Commissione Stragi si legge in proposito che 15 giorni prima del rapimento sarebbero stati informati da Renzo Rossellini, l'animatore di Radio Città Futura i dirigenti del PSI, ma solo dopo il 16 Craxi lo avrebbe convocato. Si legge inoltre che lo stesso Rossellini: "incontra De Michelis prima del rapimento Moro per esporgli la teoria sui paesi dell'Est come fautori del terrorismo in Italia". Si legge anche che: "il 16 febbraio 1978 dal carcere di Matera Salvatore Senatore fa arrivare al SISMI una soffiata secondo la quale si stava preparando il rapimento di Aldo Moro

La notizia è confermabile?

superava
Inviato: 30/8/2008 17:21  Aggiornato: 30/8/2008 17:21
Mi sento vacillare
Iscritto: 28/8/2008
Da: Riolo Terme
Inviati: 416
 Re: Indagine sul caso Moro
l villa di arcore


dopo prodi con la sua seduta spiritica da cui salta fuori il nome del covo..
ho scoperto dove ha passato parte della sua vita mario moretti...
nella casa di berlusconi! proprio nei '70 avviene lo strano omicidio suicidio..della coppia da cui moretti ebbe gli aiuti negli studi e nella vita..previti era amico della famiglia e riusci a far vendere x pochi soldi la casa a berlusconi perche' era tutore dell unica ereditiera che era minorenne.. su 56 milioni di persone che siamo in italia...che strano..che coincidenza..

redna
Inviato: 30/8/2008 17:51  Aggiornato: 30/8/2008 17:53
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Drago55
se è stata messa agli atti della commissione stragi, come potrebbe non essere credibile?

superava

sarebbe il caso di chiederci perchè Moretti è sempre stato considerato una sfinge e non si sa nulla della sua vita.
Per esempio perchè la Casati Stampa ha preso il giovinetto sotto la sua tutela...aveva delle 'qualità' particolari? è il caso di chiederci quali, visto le tendenze dei Casati Stampa...

Previti in effetti fece in modo che l'erede dei casatistampa vendesse la villa a poco prezzo.
Solo il casino di caccia completamente in legno e provvisto di armeria aveva il valore di 2miliardi di vecchie lire.Vendette tutta la proprietà a 500milioni e nemmeno in contanti....
Nessuno riuscì a capire il perchè.....?
Nel triste fatto dei Casati Stampa, omicidio-suicidio, perchè non controllare chi era quel giovane 25enne di cui la signora non poteva farne a meno....


Otello
a Furbara c'è una stazione.Furono visti sull'Aurelia degli avieri che si stavano cambiando la divisa...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 1/9/2008 15:17  Aggiornato: 2/9/2008 5:10
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… da parte mia è giunto il momento di trarre alcune conclusioni dagli ‘elementi’ che sino a questo momento ho fornito alla ‘indagine’ promossa da Luogocomune, elementi abbastanza certi sui quali mi pare oltretutto che nessuno fino ad ora ha saputo opporre ‘obiezioni’ di una qualche consistenza. Tali conclusioni [in attesa di qualche altra ‘obiezione’ che può sempre arrivare…] possono essere sintetizzate così…

a) il rapimento di Aldo Moro in via Fani e il massacro della scorta preposta alla sua protezione è stato organizzato nei minimi particolari e portanto a termine da membri del Mossad [il servizio informativo di Israele] il quale da tempo si era ‘infiltrato’ nell’organizzazione terroristica conosciuta come Brigate Rosse ‘modificandone’ gli ‘obiettivi strategici’ in funzione specifica degli ‘interessi’ dello stato ebraico. Specificatamente sia in via Fani sia nelle successive vicende i membri della ‘colonna romana’ delle Brigate Rosse hanno svolto, con la sola eccezione di Mario Moretti, unicamente il ruolo di ‘comparsa’ allo scopo di ‘proteggere’ i reali esecutori dell’operazione, la cui identità non poteva essere resa nota senza provocare un incidente internazionale di enorme gravità…
b) nelle ore successive all’agguato di via Fani Aldo Moro è stato trasferito, lungo un percorso preventivamente studiato e ‘reso sicuro’ dal fatto che molte delle ‘tappe intermedie’ e quasi certamente anche la destinazione finale godevano di extraterritorialità, fino alla ‘prigione del popolo’ situata nel complesso di palazzi noto come ‘Isola Mattei’ e situato nel Ghetto ebraico di Roma…
c) per tutta la durata della ‘operazione’ tale ‘struttura parallela’ delle Brigate Rosse ha utilizzato come ‘base logistica’ un appartamento situato in via Sant’Elena che solo anni dopo è stato ‘scoperto’ dall’autorità investigativa ma che il Sismi aveva invece per tempo segnalato…
d) per tutta la durata della ‘prigionia’ Aldo Moro è stato ‘interrogato’ da un ristretto numero di persone [oltre a Moretti, due altri ‘personaggi’ di nome ‘Anna’ e ‘Franco’ la cui identità è stata tenuta nascosta ai membri della colonna romana delle Brigate Rosse al punto da girare col volto incappucciato…] e il ‘contenuto’ di questo interrogatorio ha riguardato con ogni probabilità argomenti ritenuti di ‘vitale importanza’ per Israele, in particolare riguardanti i ‘membri al vertice’ di Al-Fatah e il ‘contributo italiano’ al programma nucleare di Baghdad
e) è del tutto evidente che, se il contesto è quello descritto nei punti a), b), c) e d), non è pensabile che Aldo Moro potesse essere lasciato in vita e quindi il ‘fallimento’ delle trattative volte a salvare la vita dell’ostaggio poteva dirsi scontato fin da principio…
f) tutti gli ‘eventi collaterali’ alla vicenda, sia contemporanei sia successivi quali la ‘scoperta del covo di via Gradoli’, la ‘scoperta del covo di via Montalcini’, la ‘scoperta del covo di via Montenevoso’, la ‘seduta spiritica’ , il ‘Lago della Duchessa’ e lo stesso ‘Memoriale’ [su cui torneremo al più presto…] altro non sono stati che depistaggi abilmente creati a scopo di ‘occultamento’…
g) è altamente probabile che il Mossad nella circostanza si sia avvalso della ‘collaborazione’ , a volte anche ‘attiva’ dei servizi informativi di altri paesi, di varie organizzazioni politiche e finanziarie ‘ad alto livello’, delle varie 'organizzazioni a delinquere organizzate' presenti nel nostro paese, ed infine di alcune personalità politiche italiane, in particolare all’interno della stessa Dc

A questo punto, almeno da parte dello scrivente, il ‘compito’ potrebbe anche considerarsi ‘esaurito’. Se si consedera però che la morte di Aldo Moro non ha posto fine alla ‘sequenza inarrestabile di eventi’ che l’ha provocata ed anzi il peggio ‘dovrà ancora arrivare’ [l’uccisione del giornalista Mino Pecorelli e del generale Carlo Allberto Dalla Chiesa, la ‘Notte di Ustica’ del 27 giugno 1980 e la ‘Bomba alla Stazione di Bologna’ del 2 agosto 1980…] sarà necessario da parte mia spendere ancora parole riguardo al ‘dopo’… incominciando da quello che chiamo ‘La madre di tutti i depistaggi’, ossia dal fantomatico ‘Memoriale di Aldo Moro’… a presto ragazzi!…

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
audisio
Inviato: 1/9/2008 15:51  Aggiornato: 1/9/2008 15:51
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
X Superava:

- Forse la villa dei Casati Stampa non era proprio di loro proprietà
ma era un quartier generale della Massoneria dove sono custoditi
segreti da custodire gelosamente?
- Forse Moretti è stato cresciuto e allevato con il solo scopo di farne
un docile strumento per operazioni coperte della massima importanza,
il tutto tramite i sistemi di controllo mentale studiati già negli anni
'50 dalla CIA (vedi Mk Ultra) e sperimentati con successo negli omicidi
dei Kennedy, di Martin Luther King e di John Lennon e oggi utilizzati
su larga scala con le migliaia di kamikaze-robot fatti saltare in aria dalla
CIA in Iraq?
- Ciò spiegherebbe anche come mai la figlia dei Casati, pur non potendo
reagire al momento della truffa, non lo ha fatto neanche in seguito,
invocando la circonvenzione di minore; probabilmente, anche lei era
controllata.

Sono d'accordo sia con Otello che con sigmatau.
Per me il caso Moro è stata un'operazione condotta al massimo livello
del governo sinarchico mondiale, attraverso i massimi vertici dei suoi
tre principali bracci operativi: Massoneria - Sionismo - Chiesa/e.
In particolare, la voce della Sinarchia in Vaticano è rappresentata
dall'Opus Dei.
Ricordate l'incredibile frase di Paolo VI quando disse "Satana sta seduto
sul soglio di Pietro?".
Ovviamente, non si riferiva a sè stesso ma voleva dire che lui non
comandava nulla e che il vero potere in Vaticano era costituito da
forze oscure.
In questo quadro si inseriscono perfettamente i sequestri di Mirella
Gregori ed Emanuela Orlandi.
Evidentemente qualche comportamento non conforme di Woytila
aveva fatto temere al Governo Segreto una ripetizione del caso
Luciani per eliminare il quale si erano corsi seri rischi (e comunque,
nonostante tutto l'armamentario messo in moto oggi nessuno
che non sia deficiente crede davvero che Papa Luciani sia morto per
cause naturali).
Dunque, per evitare ciò erano necessari dei messaggi chiari ed
inequivocabili che arrivarono puntualmente e immediatamente furono
recepiti.

sigmatau
Inviato: 2/9/2008 16:27  Aggiornato: 28/10/2008 17:07
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro



La mattina dell’8 novembre 2002 il corpo senza vita del colonnello dei carabinieri Umberto Bonaventura, che vive da solo in una casa di Trastevere a pochi passi da Porta Portese, è ritrovato riverso sul pavimento accanto al letto. La morte è arrivata a un'ora imprecisata della notte, sicuramente prima delle 6,30. Alle 7,45 l'autista che come tutti giorni è andato a prenderlo, ha prima citofonato, poi telefonato, quindi ha avvisato i carabinieri che, verso le 9, hanno forzato la porta. Alle 11,07 un lancio d'agenzia: ‘… è' giallo sulle cause della morte…’. Meno di due ore dopo, alle 13,21, il comandante del nucleo operativo dei carabinieri Gianfranco Cavallo dichiara: ‘… è al cento per cento morte naturale…’. La procura della Repubblica di Roma comunque apre un'inchiesta: alle 12 il sostituto procuratore Angelo Ferri effettua un sopralluogo nell'appartamento di Trastevere e, poco dopo, nell'ufficio di Bonaventura a Forte Braschi. Tra qualche giorno Bonaventura avrebbe dovuto testimoniare davanti alla ‘Commissione Mitrokhin’, l'organismo parlamentare che ha il compito di indagare sulla rete delle spie sovietiche in Italia. Le agenzie ne hanno appena dato notizia quando il presidente della commissione Paolo Guzzanti ha dichiarato che esistono ‘legittimi dubbi’ e che per le indagini sulla vicenda Mitrokhin si tratta di una ‘perdita gravissima’ e di un ‘danno irreparabile’. Di certo la testimonianza di Bonaventura era ‘molto attesa’. Nell'audizione dell'ex-capo del Sismi generale Siracusa conclusa il martedì precedente dopo tre sedute non era emerso alcun elemento a sostegno della tesi secondo cui i governi guidati da Dini, da Prodi e da D'Alema hanno ‘frenato’ le indagini sulla rete del Kgb in Italia. Da tempo circolava la voce che Bonaventura non aveva condiviso la linea dei suoi superiori ed avrebbe preferito ‘indagini più approfondite’. Il membro di An della commissione Enzo Fragalà dichiara senza mezze misure: ‘…la notizia della morte del colonnello Bonaventura conferma la validità della commissione Mitrokhin…’

La fine del colonnello Umberto Bonaventura chiude [forse…] la scia di ‘morti mai chiarite’ legate al ‘Memoriale di Aldo Moro’. Fu lui a guidare, ai primi di ottobre del 1978 [cinque mesi dopo la morte del presidente della Dc…] il blitz nell’appartamento situato al numero 9 di via Monte Nevoso a Milano, zona Lambrate, il ‘rifugio’ delle Brigate Rosse nel quale furono trovato il materiale scritto [si dice…] da Aldo Moro che poi si è divenuto il ‘Memoriale’ e al quale si è ‘ispirato’ il regista Renzo Martinelli nel suo ‘Piazza delle Cinque Lune’. Prima di lui diversi ‘personaggi illustri’ si dice siano morti perchè ‘sapevano troppe cose’ a proposito di questo fantomatico ‘Memoriale’. Il 20 marzo 1979, in via Tacito a Roma, è caduto sotto i colpi di un killer rimasto sconosciuto il giornalista Mino Pecorelli, direttore della rivista ‘OP’ il quale [si diceva…] intendeva pubblicare ‘ampi stralci’ della ‘parte sconosciuta’ del ‘Memoriale’. Per questo delitto il senatore Giulio Andreotti e il ‘boss della Mafia’ Tano Badalamenti sono stati condannati a 24 anni dalla Corte di Appello di Perugia, condanna poi annullata dalla Cassazione. Il 3 settembre 1982 a Palermo sono stati assassinati il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro. Per questo delitto sono stati condannati i due ‘boss’ Giuseppe Marchese e Raffaele Ganci. Ancora però rimangono ignoti i ‘mandanti esterni’. Quando quella sera stessa i carabinieri si recano nella residenza del generale a Villa Pajno, trovano la cassaforte aperta e svuotata. Da questo fatto nascerà poi la ‘leggenda popolare’ secondo la quale il generale Dalla Chiesa avrebbe portato con sé a Palermo alcune ‘parti scottanti’ del famoso ‘Memoriale’ e per questo sarebbero stati assassinati lui e la moglie, alla quale, stando alla dichirazioni della domestica, il generale avrebbe rivelato : ‘… se mi dovesse succedere qualcosa, tu sai dove trovare quello che ho messo nero su bianco…’. Per cercare di capire qualcosa al riguardo sarà utile rivedere quanto dichiarato dallo stesso colonnello Bonaventura alla Commisione stragi nel maggio del 2000…

http://www.parlamento.it/bicam/terror/stenografici/steno69.htm

La prima parte dell’interrogazione del colonnello è tenuta dal presidente Pellegrino, il quale sembra essere particolarmente interessato a conoscere le ‘fonti informative’ che hanno permesso al Sismi [del quale Bonaventura faceva parte al tempo…] di ‘scoprire’ il covo di via Monte Nevoso… senza rendersi conto che la protezione delle fonti informative costituisce ‘imperativo categorico’ di ogni ‘spia’ che si rispetti e pertanto da Bonavantura al riguardo non riesce a cavare il classico ‘ragno dal buco’. Dopo tanto tempo sprecato, alla fine il senatore Pellegrino si decide ad entrare in tema parlando dei documenti ritrovati nel ‘covo’ milanese delle Brigate Rosse…

PRESIDENTE. Penso che ci saranno altre domande e ci sarà l’occasione di spiegarla. Un’ultima domanda: in via Monte Nevoso, durante il blitz ritrovate dattiloscritti delle carte Moro…

BONAVENTURA. Dattiloscritti in fotocopia, in due copie, parte sul tavolo, parte sulla libreria…

PRESIDENTE. Come il generale Dalla Chiesa sottolinea alla Commissione Moro, non si trattava però di una prima battitura…

BONAVENTURA. Mi sembra che fosse in fotocopia


Ecco un primo dettaglio importante: nel corso della ‘perquisizione’ dell’ottobre 1978 [vi sarà una seconda perquisizione dodici anni dopo nel corso della quale saranno trovati, nascosti da un pannello posto sotto una finestra, una versione più estesa del ‘Memoriale’ insieme ad una consistente somma in denaro in banconote ormai scadute…] sono state ritrovate unicamente fotocopie, le quali di fatto dovevano essere state ricavate da un ‘originale’ che non si è mai ritrovato…

PRESIDENTE. La domanda è un’altra: in altri covi brigatisti si è mai trovata una sola fotocopia del dattiloscritto o degli originali delle carte Moro?…

BONAVENTURA. A mia conoscenza, non mi risulta…

PRESIDENTE. Che spiegazione ne dà?…

BONAVENTURA. E’ una domanda che ci siamo posti, era un po’ un cruccio. So che il generale Dalla Chiesa disse che si dovevano trovare, non si potevano non trovare, ma debbo dire che a quanto mi risulta non sono stati trovati da nessun’altra parte…

PRESIDENTE. Il generale Dalla Chiesa pone alla Commissione Moro il problema di chi li avesse recepiti. Una giornalista che abbiamo sentito ci ha ricordato che, secondo il generale Bozzo, c’era il sospetto che fossero state altre ‘cordate istituzionali’ a recepire questa documentazione


Decisamente singolare il termine ‘cordate istituzionali’ usato dal senatore Pellegrino… non trovate anche voi?… in altre parole il generale Bozzo avrebbe affermato che gli ‘originali’ dell’interrogatorio di Aldo Moro sarebbero in posesso di cariche istituzionali della Repubblica Italiana?… possibile?… sentiamo che cosa risponde Bonavantura…

BONAVENTURA. Tralasciando via Monte Nevoso, devo dire che conosco molto bene il generale Bozzo: è stato mio coordinatore negli anni 1976, 1977, 1978, e così via. Egli ha fatto delle affermazioni che io mi permetto di non condividere. Però l’affermazione che altre cordate avessero recepito non è esatta, perché per quanto riguarda i documenti di cui si parla che non sono stati ritrovati da altre parti, non ho perplessità a dire che erano quelli e solamente quelli. Poi, se la Commissione vuol sapere in dettaglio lo può sapere. E’ vero, abbiamo una grossa pecca, il grosso neo del pannello, ma anche per quello ci può essere una spiegazione. Nel 1990, poi, non ho avuto il piacere di vedere se questi documenti erano diversi e in che cosa da quelli già ritrovati. Quando li lessi allora, mi sembrava che quei documenti fossero già abbastanza pesanti dal punto di vista generale.

PRESIDENTE. Questa è una valutazione che io condivido. Però il mio problema è un altro: Morucci ci ha detto di farci dire da Moretti il nome dell’irregolare che a Firenze batteva a macchina le carte Moro. Questo ci dà una prima traccia: le carte Moro arrivano a Firenze dove un irregolare le batte a macchina. Il dottor Pomarici e il dottor Spataro ci hanno detto che loro poi avevano accertato che in realtà questa documentazione era stata diffusa tra le ‘colonne’, poi è arrivata in via Monte Nevoso dove, parte a terra e parte sul tavolo ci sono le copie dattiloscritte. Poi, dopo dodici anni, dietro un pannello si trovano le fotocopie degli originali: in parte coincidono con la parte dattiloscritta, in parte consentono una versione più integrata, più ampia del ‘Memoriale Moro’. La mia domanda è la seguente: come mai da nessun’altra parte si trova una sola fotocopia di una sola pagina di questi dattiloscritti?… come mai nessun altro brigatista li aveva?… dove sono andati a finire?… tutto questo attira l’attenzione, pone un problema e degli interrogativi. Senza bisogno di essere dietrologi poi, tutto questo si unisce a ciò che ci dice Franceschini, e cioè che in qualche modo, secondo lui, Moretti aveva utilizzato le carte di Moro per procurarsi un salvacondotto. Ecco un punto interrogativo che noi non riusciamo a risolvere, se non ponendo per la prima volta un problema che non era stato mai posto: non solo non si sono trovati gli originali, ma non si sono trovate neanche altre copie se non in via Monte Nevoso…

BONAVENTURA. Non si sono trovate neanche quelle che, secondo me, sono le registrazioni delle trascrizioni, perché neanche quelle sono state trovate. Mi creda, questo è un discorso che ci siamo posti anche noi in maniera netta. Ricordo che il generale Dalla Chiesa ci pensava, ci rifletteva e così via…

PRESIDENTE. Se ci pensiamo noi sembra che siamo dietrologi…

BONAVENTURA. Volevo solo dire che anche noi ci siamo posti il problema che in nessun’altra base abbiamo trovato delle copie. Tenga presente che negli anni successivi abbiamo dato in testa alla ‘colonna Walter Alasia’, abbiamo arrestato diverse persone delle quali alcune hanno collaborato in maniera ampia, cioè in maniera veramente concreta e sentita. Posso dire, per esempio, che un brigatista, ideologo della ‘Walter Alasia’ nel 1982, tale Pasinelli, ci disse che secondo lui c’erano altre cose oltre a soldi nel covo di via Monte Nevoso. Debbo dire che noi, in pieno dibattimento, siamo stati accusati di esserci appropriati di 40 milioni di lire perché loro chiaramente parlavano di soldi. Siamo stati veramente messi sotto. Pertanto, potrebbe sembrare assurdo, quando dopo dodici anni, essendo io in tutt’altra parte, vengo a sapere che, rimettendo a posto quella casa, viene trovato un pannello sotto la finestra dove dentro vi sono documenti e vengono trovati quei 40 milioni di lire fuori corso legale, da una parte sono stato contento che quei soldi sono stati ritrovati perché altrimenti sarebbe rimasto sempre il problema. Io so che qualcuno ha parlato di un calorifero. Questo lo ricordo esattamente, e posso anche spiegare il discorso del perché, ma purtroppo è stato un errore, ne abbiamo fatti tanti di errori. Sotto la finestra c’era una piccola libreria di 10-15 centimetri dove c’erano dei libri. Quando è stata fatta l’opera di smantellamento e di perforazione dei muri, stavano insonorizzando la cucina e quindi attirarono la nostra attenzione, non hanno perforato – io poi chiaramente ne ho parlato – in quel punto perché lo spessore era talmente limitato che si temeva di bucare il muro dall’altra parte. Noi con questa questione di via Monte Nevoso…

PRESIDENTE. Ce lo ha detto anche il dottor Pomarici; personalmente non riesco a dare una eccessiva importanza a questo aspetto: mi sembrano più importanti le altre cose di cui parlavamo, innanzi tutto il fatto che lei non conosce o non ci vuole dire chi erano questi altri infiltrati di cui parla Dalla Chiesa in maniera inequivoca. Negli archivi della sua divisione c’è niente che potrebbe interessare la Commissione?…

BONAVENTURA. No, che io sappia…

PRESIDENTE. Mi rendo conto che i nomi delle fonti sono quel segreto di Stato che non è vincibile dalla magistratura e secondo me nemmeno da una Commissione d’inchiesta. Però io preferirei che mi si dicesse che tuttora per motivi di sicurezza non si può dire chi era l’infiltrato, piuttosto che dire che non c’era, una volta che Dalla Chiesa ha scritto che c’era.

BONAVENTURA. Come fa Dalla Chiesa a scrivere… non lo so, io le posso dire con estrema lealtà che per via Monte Nevoso e sequestro Moro durante… non mi risulta...


Appaiono del tutto evidenti gli sforzi tanto disperati quanto inutili del senatore Pellegrino per ‘estorcere’ i nomi degli ‘infiltrati’… e francamente a noi della cosa poco interessa. Quello che invece interessa è il fatto che sia la versione originale del ‘Memoriale’ [basata probabilmente su copie stenografiche e bobine registrate…], sia la versione dattiloscritta [battuta a macchina, a quanto riferito, a Firenze da un ‘irregolare’ … anche qui uno strano modo di esprimersi…] non sono mai state ritrovate… Diciamo pure fin da ora che ciò riduce di molto la affidabilità che può essere attribuita alla documentazione trovata in via Monte Nevoso a prescindere da ogni altra considerazione. A parte questa ovvia constatazione, la ‘domanda insidiosa’ rivolta a Bonavantura dal presidente della commissione, quella ciòè che si riferisce a parte della documentazione ritrovata nel ‘covo’ che sarebbe finita nelle mani di non meglio specificate ‘cordate istituzionali’, è stata più o meno abilmente ‘schivata’ da Bonaventura. La discusioone sembra oramai avviata verso un monotono epilogo quando il commissario Bielli [Ulivo] tira fuori una ‘doamanda-trabocchetto’ nella quale Bonavantura ha la sfortuna questa volta di ‘inciampare’ …

BIELLI. Su ‘La Repubblica’ del 6 ottobre 1978 Giorgio Bocca scrive, in relazione al covo di via Montenevoso, che le carte di Moro furono esaminate da personalità politiche e militari prima dei magistrati. Cosa ne pensa di questa affermazione?… quali furono le disposizioni adottate subito dopo l’irruzione?… queste erano tali da impedire una tale evenienza?…

BONAVENTURA. Il 1° ottobre mi trovavo in via Olivari, avviene il conflitto a fuoco e quello che ho già spiegato. Dopodiché mi reco in via Montenevoso, dove comincia la perquisizione. Mi reco in sede e, mentre sono lì, mi chiama l’ufficiale del gruppo responsabile della perquisizione. Ricordo che furono istituiti dei gruppi misti, composti da personale dell’anticrimine e personale del nucleo operativo. Il concetto fondamentale era che non si usciva se non si finiva di verbalizzare, anche se certo non pensavamo che ci fosse tanto materiale a via Monte Nevoso. Il collega mi informa che sono state ritrovate delle carte di Moro. Ne parlo e me le faccio mandare. E’ chiaro che il generale Dalla Chiesa le ha viste e le avrà portate senz’altro a Roma. Però escludo nel modo più assoluto e tassativo che qualcosa sia stato sottratto, come mi sembra si voglia sottintendere…


Si viene così a sapere che le ‘carte’ scoperte in via Monte Nevoso sono state portate ‘in sede’ [vale a dire nel comando operativo del generale Dalla Chiesa…] prima dell’arrivo del magistrato … e non solo, ma anche che…

PRESIDENTE. Il dettaglio mi sembra importante. Voi esaminate queste carte…

BONAVENTURA. Il collega Arlati mi dice di aver trovato diverso materiale su Moro. Lo riferisco e me lo faccio mandare. Facciamo delle fotocopie...


… ma anche che sono state in tutto o in parte fotocopiate

PRESIDENTE. Il colonnello ci sta dicendo una cosa che finora non era mai emersa. Una parte della materialità dei ritrovamenti esce da Via Monte Nevoso e poi ci ritorna…

BONAVENTURA. Sì… Facciamo delle fotocopie, le diamo al generale Dalla Chiesa, e poi questo materiale ritorna nel covo per fare la verbalizzazione. Lo dico tranquillamente, senza alcun problema…


A questo punto, dopo aver appreso con quanta ‘tranquillità’ il colonnello Bonaventura era solito rilasciare certe dichirazioni di fronte ad una commissione parlamentare, cominciamo ad intuire il ‘perché’ egli sia morto poco tempo prima di 'testimoniare' di fronte alla commissione Mitrokhin

PRESIDENTE. Se fossi stato il magistrato inquirente, mi sarei molto ‘incavolato’. Si entra in un covo, deve arrivare l’autorità giudiziaria e si spostano le cose che stanno nel covo stesso prima dell’arrivo del giudice e che possa operare il sequestro?…

BONAVENTURA. Il verbale di sequestro lo facciamo noi, ne rispondiamo noi, non lo fa il magistrato. Forse sembrerà strano l’episodio, ma è sempre nell’ambito della responsabilità di chi opera. Se poi qualcuno pensa o suppone che delle carte siano uscite e non siano state verbalizzate, sbaglia nel modo più assoluto…

PRESIDENTE. Non penso niente, abbiamo il dovere di non pensare…

BONAVENTURA. Se ci fosse stato qualcosa che non andava, non avrei raccontato l’episodio con la massima tranquillità. Oltretutto, mi dispiace, perché il generale Dalla Chiesa non c’è più…

BIELLI. Da quel che ci ha detto emerge comunque che le carte hanno subito un passaggio che noi non conoscevamo. Lei fa le sue considerazioni, ma questo è un episodio che fino a questo momento – almeno per l’esperienza di questa commissione – non avevamo mai conosciuto. Ma quanti sono gli episodi che sentiamo per la prima volta e che non trovano riscontro?… Poco fa il Presidente le ha chiesto se per caso fosse a conoscenza che in altri covi erano state trovate lettere di Moro. Lei ha risposto di non esserne a conoscenza…

BONAVENTURA. Non ne sono a conoscenza e non ritengo che siano state trovate….

BIELLI. Pomarici e Spataro lasciano intendere che siano state trovate lettere in altri covi…

BONAVENTURA. E’ una novità anche per me…

BIELLI. A questo punto, posso pensare che in altri covi potrebbero essere state ritrovate e aver subìto la stessa operazione…

BONAVENTURA. Quale operazione?… Non vorrei che questo discorso che ho riferito, che mi telefonano, mi dicono che ci sono dei documenti, che dico di portarmeli per vederli, che li fotocopiamo e li riportiamo a via Monte Nevoso, fosse equivocato. Onestamente non vedo la illiceità della questione. Io sono il verbalizzante, faccio il verbale e ne rispondo…

BIELLI. Quindi voi avete verbalizzato tutto. Esiste un documento in cui voi dite di aver trovato quelle carte e di quanti fogli si trattavano?…

BONAVENTURA. Certo, c’è un verbale di duecento pagine…


Certo la domanda a questo punto viene assai spontanea: tutta la documentazione portata via dal covo di via Monte Nevoso per essere ‘esaminata’ e ‘fotocopiata’ ha poi fatto ritorno?… oppure una parte di questa il generale Dalla Chiesa ha preferito tenerla per sé?… Dal momento che sia il generale sia il colonnello sono oramai ‘passati a miglior vita’ e altri eventualmente a conoscenza della cosa non hanno intenzione di fare la stessa fine, si tratta di un dubbio destinato probabilmente a non trovare mai risposta

Per oggi direi che si è fatto abbastanza e che dai verbali della Commissione stragi non ci si può aspettare di trovare di più… Nelle prossime puntate proveremo ad esaminare meglio il ‘Memoriale’ allo scopo soprattutto di risolvere un duplice quesito…

a) quanto è affidabile?…
b) quanto ci permette di stabilire con ragionevole ‘certezza’?…


saluti!...

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 3/9/2008 15:47  Aggiornato: 4/9/2008 9:35
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… arrivati a questo punto per proseguire nella nostra indagine è necessario aprire il discorso sull’episodio che ha dato il via ai cosidetti ‘anni di piombo’ e le cui conseguenze ancora oggi dobbiamo subire: la strage di Piazza Fontana. In fin dei conti non si sbaglia affermando che se quella maledetta bomba non fosse esplosa nel tardo pomeriggio di venerdì 12 dicembre 1969 alla Banca Nazionale dell’Agricoltura tutti gli avvenimenti successivi avrebbero preso una ‘piega diversa’ e probabilmente Alfo Moro sarebbe ancora in vita. Dal momento però che è andata così non mi resta che tracciare per sommi capi una ‘cronologia’ degli eventi scaturiti da Piazza Fontana che ci servirà di riferimento per i successivi spunti. La matassa che stò per ‘dipanare’ è di una complessità a dir poco ‘allucinante’ e mi auguro fortemente che a qualcuno di voi non venga un qualche shok



12 dicembre 1969 - Un ordigno contenente sette chili di tritolo esplode alle 16,37, nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, in piazza Fontana, a Milano. Il bilancio delle vittime è di 16 morti e 87 feriti. Nei giorni successivi alla strage, solo a Milano, sono 84 le persone fermate tra anarchici, militanti di estrema sinistra e appartenenti a formazioni di destra. Il primo ad essere convocato è il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, chiamato in questura lo stesso giorno dell’esplosione. Dopo tre giorni di interrogatorio non viene contestata, a Pinelli, nessuna imputazione eppure non viene comunque rilasciato. Ad interrogarlo è il commissario Calabresi…

15 dicembre 1969 - Tre giorni dopo l’arresto, Pinelli muore precipitando dalla finestra della Questura. La versione ufficiale parla di suicidio, ma i quattro poliziotti e il capitano dei carabinieri Lo Grano, presenti nella stanza dell’interrogatorio al momento della morte del ferroviere, saranno oggetto di un’inchiesta per omicidio colposo e poi di un procedimento penale per omicidio volontario. Nei confronti del commissario Calabresi, che non si trovava nella stanza, si procederà per omicidio colposo…

16 dicembre 1969 - Viene arrestato Pietro Valpreda, appartenente al gruppo 22 marzo, ed accusato di essere l’esecutore materiale della strage. La conferma di tali accuse è data da un tassista, Cornelio Rolandi , che racconta di aver portato Valpreda il 12 dicembre sul luogo della strage e da Mario Merlino anch’egli militante nel gruppo 22 marzo che poi si scoprirà poi essere infiltrato dai servizi segreti. Si scopre nel frattempo che le borse utilizzate per contenere l’esplosivo sono stata acquistate a Padova e che il timer dell’ordigno proviene da Treviso. Da questi indizi si arriverà ad indagare anche negli ambienti di eversione nera. I primi neofascisti ad essere individuati come coinvolti nell’attentato sono Franco Freda e Giovanni Ventura. La ‘pista nera’ coinvolgerà nel seguito Guido Giannettini, appartenente al Sid eeseprto di tecniche militari. Ad avviare gli inquirenti nella nuova direzione sono le dichiarazioni di Lorenzon, un professore di Treviso amico di Giovanni Ventura, il quale riferisce al giudice Calogero alcune confidenze fattegli da Ventura circa gli attentati dinamitardi avvenuti i quel periodo. Nel 1971 si scopre per caso un arsenale di munizioni NATO presso l’abitazione di un esponente veneto di Ordine Nuovo. Tra le armi ritrovate sono presenti delle casse dello stesso tipo di quelle utilizzate per contenere gli ordigni deposti in Piazza Fontana. I magistrati scoprono inoltre che il gruppo neofascista si riuniva presso una sala dell’Università di Padova messa a disposizione dal custode Marco Pozzan, anch’egli esponente di Ordine Nuovo e fidato collaboratore di Franco Freda…

23 febbraio 1972 - Inizia a Roma il primo processo per la strage, che vede come principali imputati Valpreda e Merlino. Il processo verrà poi trasferito a Milano per incompetenza territoriale ed infine a Catanzaro per ‘motivi di ordine pubblico’…

3 marzo 1972 - Freda e Ventura vengono arrestati per gli attentati del ’69 e la strage di Piazza Fontana. Con loro finisce in manette anche Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo, su mandato del procuratore di Treviso, con l’accusa di ‘ricostituzione del partito fascista’. L’inchiesta è in mano ai magistrati milanesi D’ambrosio e Alessandrini, i quali decidono di rimettere in libertà Pino Rauti senza far cadere i capi d’accusa, per evitare che in caso di elezione di Rauti a deputato i fascicoli passino ad una commissione parlamentare. Alla fine del 1972 uomini del Sid intercettano il Pozzan, latitante dal giugno dello stesso anno quando fu emesso nei suoi confronti un mandato di cattura, e dopo averlo sottoposto ad un interrogatorio ed avergli fornito un passaporto falso lo fanno espatriare in Spagna. Il Sid interviene anche per Ventura all’inizio del 1972, quando a questi, detenuto nel carcere di Monza, viene fatta avere una chiave per aprire la cella e delle bombolette di gas narcotizzante per neutralizzare le guardie di custodia permettendogli la fuga. Poco dopo è la volta di Giannettini, il quale, legato al Sid da un rapporto di collaborazione, viene indotto ad espatriare in Francia dove continuerà ad essere stipendiato dal servizio…

20 ottobre 1972 - Tre avvisi a procedere , per omissione di atti d’ufficio nelle indagini sulla strage di piazza Fontana, sono inviati a Elvio Catenacci, dirigente degli affari riservati del Ministero degli interni, al questore di Roma Bonaventura Provenza e al capo dell’ufficio politico della questura di Milano Antonino Allegra…


29 dicembre 1972 - Torna libero Pietro Valpreda. Viene infatti approvata una legge che prevede la possibilità di accordare la libertà provvisoria anche per i reati in cui è obbligatorio il mandato di cattura…


18 marzo del 1974 - Il processo riprende a Catanzaro il ma dopo trenta giorni ci sarà una nuova interruzione per il coinvolgimenti di due nuovi imputati Freda e Ventura…


27 gennaio 1975 – A Castanzaro è avviato l terzo processo, che vede imputati sia gli anarchici che i neofascisti. Anche questo procedimento viene interrotto, dopo un anno, per l’incriminazione di Giannettini…

18 gennaio 1977 – A Catanzaro riprende il procedimento dopo che all’elenco degli imputati è stato aggiunto Guido Giannetini, ex-‘agente Z’ del Sid…

4 ottobre 1978- La polizia accerta la scomparsa di Franco Freda, imputato nel processo, dal suo appartamento di via Plotino dove è in ‘soggiorno obbligato’. La scomparsa e' avvenuta tra il 29 settembre e il primo ottobre…

16 gennaio 1979 - Giovanni Ventura, uno degli imputati al processo di Catanzaro, elude la sorveglianza della polizia e fugge…

23 febbraio 1979 - A Catanzaro si conclude il processo per la strage, cominciato il 18 gennaio 1977, con la sentenza della Corte d' Assise che condanna all' ergastolo Franco Freda, Giovanni Ventura e l' ex-agente Z del Sid Guido Giannettini, a quattro anni di reclusione ciascuno Pietro Valpreda e Mario Michele Merlino e a due anni di reclusione il capitano Antonio Labruna…

12 agosto 1979 - A Buenos Aires viene arrestato Giovanni Ventura per possesso e uso di documento falsi…

23 agosto 1979 - Franco Freda viene catturato in Costa Rica e poi estradato in Italia…

22 maggio 1980 – A Catanzaro inizia il processo di appello…

20 marzo 1981 - A Catanzaro si conclude il processo di secondo grado. La sentenza della Corte d'assise d' appello assolve per insufficienza di prove dall'accusa di strage Franco Freda e Giovanni Ventura ma li condanna a 15 anni di reclusione, di cui tre condonati, per gli attentati di Padova [13 aprile 1969] e di Milano [25 aprile 1969]. Assolve per insufficienza di prove dall' accusa di strage Guido Giannettini e ne ordina la scarcerazione. Conferma l' assoluzione per insufficienza di prove dall' accusa di strage e la condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione per associazione sovversiva a Mario Merlino e Pietro Valpreda. La Corte d' assise d' appello condanna inoltre il generale Gian Adelio Maletti a due anni e il capitano Antonio La Bruna a 14 mesi di reclusione per falsita' materiale e li assolve dalle accuse di tentativo di evasione, falso ideologico e favoreggiamento. Assolve il maresciallo Gaetano Tanzilli [ex-Sid] per insufficienza di prove dall' accusa di falsa testimonianza. Dichiara inammissibile l' accusa di associazione sovversiva per Massimiliano Fachini…

23 agosto 1981 - La commissione parlamentare inquirente decide di archiviare la pratica per il reato di favoreggiamento nei confronti di Mario Tanassi, Giulio Andreotti e Mariano Rumor e di archiviare le pratiche per i reati di omissione di atti di ufficio, rivelazione di segreti di ufficio e abuso generico di atti di ufficio contro Mario Zagari…

13 dicembre 1984 – Inizia, sempre a Catanzaro, il quinto processo che vede come imputati Valpreda, Merlino, Freda e Ventura. Tutti assolti. La sentenza è confermata dalla Cassazione…

26 ottobre 1987 – A Catanzaro inzia il sesto processo. Gli imputati sono i neofascisti Fachini e Delle Chiaie…

20 febbraio 1989 – A Catanzaro gli imputati vengono assolti per ‘non aver commesso il fatto’…

1990 – Le indagini riaperte dal Pubblico Ministero Guido Salvini segnano una svolta decisiva. Delfo Zorzi, capo operativo della cellula veneta di Ordine Nuovo, per sua stessa ammissione, è l'esecutore materiale della strage. Zorzi dopo l’attentato è emigrato in Giappone, il cui governo rifiuterà sempre di concedere l’estradizione…

5 luglio 1991 - La sentenza di assoluzione per Fachini e Delle Chiaie è confermata dalla Corte d’assise d’appello di Catanzaro…

11 aprile 1995 - A conclusione di quattro anni di indagini svolte sull' attivita' di gruppi eversivi dell' estrema destra a Milano, un' inchiesta parallela a quella sulla strage di Piazza Fontana, il giudice istruttore Guido Salvini rinvia a giudizio Giancarlo Rognoni, Nico Azzi, Paolo Signorelli, Sergio Calore, Carlo Digilio e Ettore Malcangi e trasmette a Roma gli atti riguardanti Licio Gelli per il reato di cospirazione politica…

17 maggio 1995 - Arrestato l' ex agente della Cia Sergio Minetto…

10 novembre 1995 - Il tg di Videomusic dice che il giudice Salvini 'si e' formato l' opinione' che l' autore della strage sarebbe Delfo Zorzi. Il giudice protesta per la fuga di notizie…

23 luglio 1996 - Arrestati Roberto Raho, Pietro Andreatta, Piercarlo Montagner e Stefano Tringali, accusati di favoreggiamento personale aggravato…

14 giugno 1997 - Il Gip Clementina Forleo emette due ordini di custodia, uno per Carlo Maria Maggi, l'altro, non eseguito, nei confronti di Delfo Zorzi…

21 maggio 1998: La Procura di Milano chiude l'inchiesta sulla strage di Piazza Fontana e deposita la richiesta di rinvio a giudizio per otto persone, tra cui Carlo Maggi, Delfo Zorzi,Giancarlo Rognoni, Carlo Digilio [unico 'pentito' dell'inchiesta…], ed infine Andreatta e Motagner, accusati di favoreggiamento…

8 giugno 1999 - Il Gip Clementina Forleo rinvia a giudizio l'imprenditore Delfo Zorzi, latitante in Giappone, il medico Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, presunti responsabili, a vario titolo, di aver organizzato ed eseguito la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 e Stefano Tringali con l'accusa di favoreggiamento nei confronti di Zorzi…

16 febbraio 2000 - Comincia alla seconda sezione della Corte d' Assise di Milano il nuovo processo, ma la prima udienza dura solo 20 minuti per lo sciopero degli avvocati…

1 luglio 2001 - La Corte di Assise di Milano condanna all' ergastolo Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni. Prescrizione per Carlo Digilio, esperto d'armi e collaboratore della Cia. Ha collaborato e la corte gli ha riconosciuto le ‘attenuanti generiche’…

19 gennaio 2002 - Depositate le motivazioni. I pentiti Digilio e Siciliano sono risultati ‘credibili’...

6 luglio 2002 - Muore Pietro Valpreda, 69 anni, l’anarchico che fu il primo accusato per la strage…

16 ottobre 2003 - A Milano comincia il processo presso la Corte d'assise d'appello…

22 gennaio 2004 - Al termine della requisitoria, il sostituto procuratore generale Laura Bertolè Viale chiede la conferma della sentenza di primo grado e invita la Corte a trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica per accertare eventuali reati di falsa testimonianza in alcune deposizioni di testi a difesa…

12 marzo 2004 - La Corte d'assise d'appello di Milano assolve Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, i tre imputati principali della strage, per ‘non aver commesso il fatto’. Riducono da tre a un anno di reclusione la pena per Stefano Tringali, accusato di favoreggiamento…

21 aprile 2005- Approda di nuovo in Cassazione la vicenda giudiziaria. La Suprema Corte deve esaminare il ricorso presentato dalla Procura generale milanese contro l'assoluzione disposta dalla Corte d'assise d'appello…

3 maggio 2005 - La Cassazione chiude definitivamente la vicenda giudiziaria confermando le assoluzioni di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni…


Anche se la cosa ha veramente dell’incredibile, a distanza di quasi quarant’anni la sola ‘certezza’ cui si arrivati è questa: i ‘colpevoli’ della strage di Piazza Fontana sono ancora oggi ‘senza nome’. Tutte le ‘piste’ dei più vari colori [anarchici, rossi, neri, bianco-neri, etc…] imboccate di volta in volta dagli inquirenti si sono rivelate del tutto inconsistenti. Le uniche ‘condanne’ pronunciate fino a questo momento hanno toccato membri dei nostri ‘servizi segreti’ colpevoli di avere ‘protetto’ personaggi… che poi sono risultati essere innocenti… ogni commento guasterebbe! … Il gentile lettore è pregato, allo scopo di essere in grado di comprendere a fondo il discorso che andremo a trattare, di tenere bene a mente, per quanto gli è possibile, la ‘cronologia’ che abbiamo qui riportato. Un 'particolare' che risulterà in seguito decisivo e che anticipo al lettore è il seguente: il sequestro, l'uccisione e il successivo ritrovamento del 'Memoriale' di Aldo Moro si collocano in un periodo nel quale si svolgeva a Catanzaro il processo di primo grado che sfocerà nella condanna all'ergastolo di Freda,Ventura e Giannettini quali autori materiali della strage di Piazza Fontana. Non pare contrario alla logica più elementare affermare che la comparsa del 'Memoriale' ha contribuito in modo determinante a validare la 'teoria' della 'pista nera' della strage, 'teoria' che i sucessivi processi hanno dimostrato essere assolutamente inconsistente ...

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 4/9/2008 16:20  Aggiornato: 5/9/2008 8:32
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… prima di entrare nel merito del ‘Memoriale’ è indispensabile riaprire una ‘parentesi’ della cui importanza tutti voi vi renderete conto molto presto. La ‘parentesi’ i questione riguarda il seguente episodio, da me citato di sfuggita nel capitolo ‘cronologia’ e che a questo punto merita di essere esaminato più in dettaglio…

15 ottobre 1974 – A Robbiano di Mediglia [MI] i Carabinieri scoprono un importante covo della Brigate rosse e dopo un breve conflitto a fuoco arrestano tre brigatisti, tra i quali Roberto Ognibene. Nell’azione muore il maresciallo dei Carabinieri Felice Maritano. Tra i documenti trovati nel covo pare vi fossero le ‘inchieste’ condotte dalla Brigate Rosse sulle azioni di altri gruppi armati, come la strage di Piazza Fontana, la morte di Giuseppe Pinelli, la morte di Giangiacomo Feltrinelli e l’omicidio Calabresi. Per anni di questa documentazione si è ignorata l’esistenza. Alcuni di questi documenti sono stati in seguito ‘recuperati’ e consegnati alla ‘Commissione stragi’. Altri sono andati perduti o sono stati volutamente distrutti...

La ‘scoperta’ nel covo di Robbiano di Mediglia della documentazione della ‘controinchiesta’ fatta dalle Brigate rosse ‘del primo periodo’ [l’organizzazione di Curcio e Franceschini, non quella ‘deviata’ di Moretti per intenderci…] su alcuni precedenti ‘episodi di terrorismo’ [tra i quali la strage di Piazza Fontana…] presumo sia una ‘notizia’ di cui pochi sono al corrente, in quanto ad essa gli ‘studiosi’ degli ‘anni di piombo’ hanno dedicato… diciamo così… poca attenzione. Una domanda non solo legittima ma anche ovvia sarebbe la seguente: … dove era approdata la ‘controinchiesta’ delle Brigate rosse?… Dal momento che una parte del ‘Memoriale’ di Aldo Moro è specificatamente dedicata alla ‘strategia della tensione’ e alla ‘strage di Piazza Fontana’ presumo sia assai ‘interessante’ fare un raffronto tra il suddetto ‘Memoriale’ e le conclusioni alle quali la ‘controinchiesta’ era giunta quattro anni prima. A rendere il lavoro un poco arduo però contribuisce il fatto che una parte essenziale del materiale trovato nel ‘covo’ di Robbiano di Mediglia è stata sucessivamente distrutta e non ha potuto essere utilizzata in nessuno dei processi sulla strage, in modo particolare nel processo di Catanzaro conclusosi nel 1979 con la condanna all’ergatolo dei ‘fascisti’ Freda, Ventura e Giannettini. Pe saperne di più leggiamo il contenuto della ‘interpellanza parlamentare’ sottoscritta, insieme ad altri, dal deputato di An Enzo Fragalà [sempre lui!…] il giorno 28 marzo 2000 [presidente del consiglio all’epoca: Massimo D’Alema]…

http://legislature.camera.it/_dati/leg13/lavori/stenografici/sed736/sez5



I sottoscritti chiedono di interpellare il presidente del consiglio dei ministri ed i ministri della giustizia, della difesa e dell'interno, per sapere, premesso che…

- nel covo delle Brigate rosse di Robbiano di Mediglia, scoperto nell'ottobre del 1974, gli inquirenti rinvennero una considerevole mole di documenti, tra cui quelli relativi alla cosiddetta ‘controinchiesta’ delle Brigate Rosse sulla strage di Piazza Fontana [12 dicembre 1969]…

- tra i reperti sequestrati, ve ne erano alcuni di particolare interesse…

a) un'intervista-interrogatorio su audiocassetta, cui da militanti o fiancheggiatori delle Brigate Rosse fu sottoposto il professor Liliano Paolucci, cioè la persona che subito dopo la strage, in modo del tutto casuale, aveva raccolto le confidenze di Cornelio Rolandi, il principale teste a carico di Pietro Valpreda
b) interrogatori-interviste di alcuni dirigenti del circolo anarchico Ponte della Ghisolfa di Milano, al quale apparteneva Giuseppe Pinelli e dal quale era stato espulso Pietro Valpreda
c) una relazione dalla quale risultava che Giuseppe Pinelli, l'anarchico morto dopo essere precipitato dalla finestra della questura di Milano nella notte del 15 dicembre 1969, in realtà si era suicidato perché era rimasto involontariamente coinvolto nel traffico di esplosivo poi utilizzato per la strage

- in base agli esiti della ‘controinchiesta’, secondo anche quanto rivelato da alcuni ex brigatisti, le Brigate Rosse conclusero che l'attentato di piazza Fontana era stato opera degli anarchici e, per una valutazione politica, decisero di non divulgare il contenuto della ‘controinchiesta’…

-per evidenti motivi la Commissione stragi, al fine di espletare i propri compiti istituzionali, nel maggio del 1999 richiedeva l'acquisizione di tale documentazione, in particolare dell'audiocassetta contenente l'intervista registrata del professor Paolucci…

- in risposta all'istanza avanzata dalla commissione il 15 giugno 1999 il tribunale ordinario di Torino-Corte d'Assise rendeva noto che: ‘... in data 25 maggio 1999 il raggruppamento operativo speciale [Ros] dei carabinieri di Torino, presso i cui uffici era depositato il materiale sequestrato in oggetto, ha comunicato che lo stesso risulta essere stato distrutto…’

- in particolare, emergeva che:

a) il 12 ottobre 1992, il comandante della sezione anticrimine dell'Arma di Torino aveva richiesto all'autorità giudiziaria di provvedere ‘alla sorte dei suddetti corpi di reato’
b) il 13 ottobre 1992 perveniva la relazione del funzionario dell'ufficio corpi di reato del tribunale di Torino in merito
c) sempre il 13 ottobre 1992 con incredibile tempestività, la Corte d'assise ordinava la distruzione dei reperti delegando al comandante della sezione anticrimine il compito di prescegliere, perché non fossero distrutti, i reperti che potessero rivestire ‘valore documentario e storico-scientifico’
d) il materiale sottratto alla distruzione, trasferito dalla sede dell'Arma al palazzo di giustizia di Torino e depositato presso quella sede [il palazzo di giustizia di Torino], risulta essere composto solo da volantini, documenti, riviste e materiale propagandistico delle bande armate dell'epoca, di scarsissimo valore anche storico a confronto dei reperti distrutti

- successivamente la Commissione stragi ha rivolto la medesima istanza anche al tribunale ordinario di Catanzaro Corte d'assise [dove si svolse il primo processo su piazza Fontana], con particolare riferimento all'audiocassetta con l'intervista al professor Paolucci, ed è risultato che l'audiocassetta in questione fu regolarmente inviata in copia, su altra audiocassetta, a Catanzaro dal giudice istruttore Gian Carlo Caselli, allora titolare delle indagini sulle Brigate rosse e sul covo di Robbiano di Mediglia, in data 2 agosto 1975

- in data 10 giugno 1999 la procura generale di Catanzaro ha inviato una lettera di risposta alla Commissione stragi, con la quale si afferma che non solo non sarebbe stata ritrovata l'audiocassetta in questione, ma che di questa non vi sarebbe mai stata traccia nei registri degli uffici giudiziari di Catanzaro

- la ‘scomparsa’ e la distruzione della documentazione sequestrata a Robbiano di Mediglia ha privato il giudice Salvini e gli altri magistrati che lo hanno sostituito nell'inchiesta di elementi di rilevante interesse che, qualora fossero stati esaminati, per la prima volta, in sede giudiziaria, avrebbero potuto imprimere un indirizzo diverso alle nuove indagini sulla strage di piazza Fontana e al processo attualmente in corso

… quali misure di carattere ispettivo si intendano assumere affinché siano identificati con precisione il responsabile della sezione anticrimine dei Carabinieri di Torino all'epoca della improvvisa decisione di distruggere i reperti di Robbiano di Mediglia, al fine di chiarire in base a quali criteri sia stata operata la selezione del materiale da distruggere o da conservare e se il personale dell'Arma coinvolto nella distruzione dei reperti abbia [all'epoca o successivamente] ricoperto qualche ruolo nel corso delle nuove indagini su piazza Fontana, al fine di determinare le eventuali responsabilità nella distruzione e nella scomparsa di tali documenti…

… se il Ministro della giustizia, inoltre, non ritenga opportuno disporre con urgenza un'indagine ispettiva presso gli uffici giudiziari di Catanzaro, sulla base della risposta fornita alla Commissione stragi…

… come valuti il governo la sistematica scomparsa e distruzione di documenti relativi al presunto coinvolgimento di esponenti anarchici e dell'estrema sinistra, o sedicenti tali, nei fatti di piazza Fontana e se non ritenga opportuno, alla luce dei fatti esposti in premessa, adoperarsi in modo concreto affinché sia fatta definitiva chiarezza in merito ad episodi del genere…

(2-02338)

Fragalà, Aprea, Armaroli, Armosino, Baiamonte, Donato Bruno, Buontempo, Colosimo, Conti, D'Alia, Di Comite, Gasparri, Gastaldi, Lavagnini, Losurdo, Lucchese, Mantovano, Marotta, Matranga, Mitolo, Neri, Proietti, Rallo, Rasi, Rivolta, Sestini, Tarditi, Tassone, Tosolini, Zacchera, Lo Jucco, Manzoni, Napoli, Santori, Saponara, Savarese, Simeone, Zaccheo

[28 marzo 2000]


In sostanza pare di capire quanto segue…

a) la ‘controinchiesta’ delle Brigate rosse sulla strage di Piazza Fontana accredita come ‘pista principale’ la pista anarchica e come esecutore materiale dell’attentato Pietro Valpreda
b) l’anarchico Pinelli sarebbe morto suicida dopo che è saltato fuori il suo coinvolgimento nella strage…
c) il cosiddetto ‘elemento probatorio’ sarebbe stata una registrazione audio rilasciata da tal prof. Liliano Paolucci, colui che aveva ‘raccolto le confidenze’ del tassista Cornelio Rolandi, il principale teste a carico di Pietro Valpreda…
d) la suddetta registrazione audio sarebbe stata ‘perduta’ [eufemismo per non dire distrutta…] in circostanze tutte da chiarire ma che coinvolgono presantemente il capo dell’anticrime di Torino del 1992 e il titolare dell’inchiesta sulle Brigate Rosse del 1975 Giancarlo Caselli [i cui ‘orientamenti politici’ sono a troppi troppo noti perché sia necessario specificare …]
e) l’esito della ‘contrinchiesta’ non è stato a suo tempo divulgato dalle Brigate rosse a motivo di ‘opportunità politica’ …

Resta da vedere a questo punto la ‘risposta’ che è stata riservata alla interpellanza di cui sopra. La si può leggere nei resoconti stenografici della Camera in data 8 giugno 2000…

http://legislature.camera.it/_dati/leg13/lavori/stenografici/sed736/s120r.htm


(Scomparsa di documenti relativi alla ‘strage di piazza Fontana’ ritrovati nel covo delle Brigate rosse a Robbiano di Mediglia - Milano)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Fragalà n. 2-02338 [vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 5].
L'onorevole Simeone, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di illustrarla…

ALBERTO SIMEONE- … nell'ottobre 1974 fu scoperto nel covo delle Brigate rosse di Robbiano di Mediglia un considerevole numero di documenti, tra cui quelli relativi alla cosiddetta controinchiesta delle Brigate rosse sulla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Tra i reperti sequestrati vi erano alcuni documenti di particolare valore, come un'intervista-interrogatorio su audiocassetta del professor Liliano Paolucci, la persona che subito dopo la strage, in modo del tutto casuale, aveva raccolto le confidenze di Cornelio Rolandi, il principale teste a carico di Pietro Valpreda. Tra i reperti vi erano ancora interrogatori-interviste di alcuni dirigenti del circolo anarchico Ponte della Ghisolfa di Milano, al quale apparteneva Giuseppe Pinelli e dal quale era stato espulso Pietro Valpreda. Vi era, inoltre, una relazione dalla quale risultava che Giuseppe Pinelli, l'anarchico morto suicida [secondo la versione ufficiale] nella questura di Milano, nella notte del 15 dicembre 1969, in realtà si era ammazzato perché era rimasto involontariamente coinvolto nel traffico di esplosivo poi utilizzato per la strage. In base agli esiti della controinchiesta, le Brigate Rosse conclusero che l'attentato di Piazza Fontana era stato opera degli anarchici e, per una valutazione politica, decisero di non divulgare il contenuto di questa controinchiesta… fino ad oggi il governo non ci ha dato le risposte che noi volevamo e che la Commissione stragi ha tentato in molti modi di ottenere. La Commissione stragi, per motivi chiarissimi ed intuibili, proprio per espletare i propri compiti istituzionali, nel maggio 1999 ebbe a richiedere l'acquisizione di questa documentazione e, in particolare, l'audiocassetta contenente l'intervista registrata del professore Paolucci. Qui, però, avvengono cose strane, che veramente lasciano interdetti, allucinati, signor rappresentante del governo. La Commissione stragi avanzava questa richiesta nel giugno 1999. Il 15 giugno di quell'anno la corte d'assise presso il tribunale di Torino rendeva noto che in data 25 maggio 1999 [tenete presente, signor presidente, signor rappresentante del governo, questa data] il Ros [il reparto operativo speciale dei carabinieri] di Torino, presso i cui uffici era stato depositato tutto il materiale sequestrato, comunicava che lo stesso era stato distrutto… il 12 ottobre 1992 il comandante della sezione anticrimine dell'Arma di Torino aveva interpellato l'autorità giudiziaria procedente sulla sorte di quei corpi di reato. Ebbene, il giorno successivo, quindi in data 13 ottobre 1992 […] la relazione del funzionario dell'ufficio corpi di reato del tribunale di Torino riferiva che, sempre il 13 ottobre, la corte d'assise aveva ordinato la distruzione dei reperti e delegato il comandante della sezione anticrimine di Torino affinché i reperti stessi fossero distrutti dopo aver effettuato una scelta di quelli che potessero avere un certo valore documentaristico o storico. La scelta di questi materiali, quindi, veniva demandata, ma solo a fini documentaristici, al comandante della sezione anticrimine, potendosi poi procedere alla distruzione di tutti gli altri. In tal modo, lo ribadisco, la scelta del materiale sottratto alla distruzione veniva insindacabilmente devoluta al comandante dell'anticrimine di Torino. Il materiale sottratto alla distruzione veniva quindi trasferito dalla sede dell'Arma al palazzo di giustizia di Torino e depositato presso di esso. Tale materiale peraltro si sostanziava soltanto nella raccolta di volantini, di documenti, di riviste e materiale propagandistici delle bande armate dell'epoca, che aveva uno scarsissimo valore storico, ma qualche rilievo documentaristico in senso lato. La Commissione stragi si è rivolta anche alla corte d'assise di Catanzaro, dove si era svolto il primo processo su piazza Fontana, chiedendo l'acquisizione, ossia l'invio dalla corte d'assise indicata alla Commissione stragi, dell'audiocassetta in questione, il cui contenuto era stato copiato su altra audiocassetta previa autorizzazione dell'allora giudice istruttore Giancarlo Caselli, titolare delle indagini sulle Brigate rosse e sul covo di Robbiano di Mediglia. In data 10 giugno 1999 la procura generale di Catanzaro ha inviato una lettera alla Commissione stragi rappresentando che l'audiocassetta in questione non era stata trovata e che della stessa assolutamente non vi era traccia nei registri degli uffici giudiziari di Catanzaro. Vi è stata, quindi la ‘scomparsa’ e la distruzione della documentazione sequestrata a Robbiano di Mediglia, il che ha privato il giudice Salvini i suoi collaboratori ed i giudici che si sono succeduti nell'inchiesta di elementi di rilevante interesse che avrebbero potuto imprimere un indirizzo diverso alle indagini sulla strage di Piazza Fontana svolte fino ad allora ed attualmente in corso


In sostanza nella ‘intepellanza’ si chiede che fine abbia fatto il ‘materiale scottante’ recuperato nel covo di Robbiano di Mediglia, materiale la cui ‘importanza’ ai fini dei processi su piazza Fontana celebrati dal 1975 in poi non ha certo bisogno di essere ‘enfatizzata’. Ecco la risposta [alquanto sibillina] data dal ‘sottosegretario di Stato’ Marianna Li Calzi…

MARIANNA LI CALZI - … in data 11 ottobre 1974 [una delle date alle quali faceva riferimento l'interpellante], personale della sezione anticrimine di Torino sequestrava nel covo delle brigate rosse di Robbiano di Mediglia 205 reperti numerati ed elencati nel relativo verbale. Tali reperti vennero poi tutti depositati il 24 maggio del 1980 presso l'ufficio corpi di reato del tribunale di Torino. I reperti contrassegnati dai numeri 140 e 204 risultavano…

- un nastro magnetico in cassetta inciso su entrambi i lati

- otto audiocassette, tra cui una di marca Paros tipo C60, sulla quale, nel lato ‘A’ era riportata la scritta ‘Memoriale’ e sul lato ‘B’ la scritta ‘Valpreda’

Il comando generale dell'Arma dei carabinieri ha precisato al riguardo di non poter stabilire se le registrazioni relative all'interrogatorio del professor Paolucci [di cui si accenna nell'atto ispettivo] fossero o meno contenute nelle citate audiocassette, in quanto tale circostanza non risultava dal verbale di sequestro. Nel verbale di sequestro vengono enunciati i vari corpi di reato, ma non è enunciato il contenuto dell'audiocassetta in particolare. In proposito, il tribunale di Torino, espletati gli opportuni accertamenti anche sulla base di quanto relazionato dall'Arma dei carabinieri, riferiva di avere effettivamente individuato tra i reperti custoditi nell'ufficio corpi di reato un plico contrassegnato con il numero 204. Si è proceduto quindi alla sua apertura e si è constatato che lo stesso conteneva tra l'altro un'audiocassetta recante la scritta ‘Memoriale’ sul lato ‘A’ e ‘Valpreda’ sul lato ‘B’, così come rappresentato dall'Arma dei carabinieri. A seguito dell'audizione dei primi minuti di registrazione, da ogni lato della cassetta in questione è emerso che l'argomento del dialogo tra gli interlocutori riguardava l'attentato di piazza Fontana e in particolare l'individuazione del tassista che accompagnò l'attentatore


Tutto dunque confermato… nella audiocassetta in questione si parlava del tassista che ha accompagnato Pietro Valpreda a Piazza Fontana il giorno dell’attentato… solo che… andiamo avanti…

… nella nota che è pervenuta dal tribunale di Torino si aggiunge che la cassetta di cui si è detto [compresa nel reperto n. 204] è stata inviata in copia alla Commissione stragi presso il Senato, come da espressa richiesta, ed alla procura della Repubblica di Milano, in relazione al procedimento penale n. 6071/95 riguardante la strage di Piazza Fontana, per quanto eventualmente di propria competenza…

Dunque una copia della ‘cassetta’ è stata inviata dal tribunale di Torino alla Commissione stragi… solo che per qualche misteriosa ragione essa non è mai arrivata… andiamo avanti e vediamo che cosa è sucesso a Catanzaro…

… quanto alla trasmissione a Catanzaro di una copia dell'audiocassetta contenente l'intervista al professor Paolucci cui si fa riferimento espressamente nell'atto ispettivo, si precisa che le laboriose ricerche effettuate dall'ufficio giudiziario torinese, anche alla luce dei chiarimenti forniti dal ministero della difesa, hanno consentito di acquisire la prova dell'avvenuto invio all'ufficio istruzione del tribunale di Catanzaro di copia della cassetta in questione. È stato di conseguenza possibile informare il tribunale di Catanzaro, fornendo ulteriori dati documentali al fine di agevolare le ricerche, all'esito delle quali è stata rinvenuta la cassetta che era stata inviata a quell'ufficio giudiziario [quindi all'ufficio giudiziario di Catanzaro] dal giudice istruttore dottor Caselli. Tale reperto non era né pervenuto né iscritto nei registri dei reperti del tribunale di Catanzaro ed era invece allegato agli atti del primo vecchio dibattimento del processo a carico di Valpreda Pietro ed altri, iniziato a far data dal 18 marzo 1974 e successivamente sospeso e quindi riunito dalla suprema Corte di cassazione agli altri procedimenti relativi alla strage di piazza Fontana

Ecco chiarito dunque il ‘mistero della cassetta’!… essa deve essere stata regolarmente trasmessa a Catanzaro e unita agli atti del processo iniziato nel marzo 1974. Sucessivamente il processo è stato ‘sospeso’ per ‘far posto’ nel banco degli imputati a Freda, Ventura e poi a Giannettini… alla ripresa del processo [gennaio 1977!…] la ‘cassetta’ e tutto il resto del ‘materiale scottante’ trovato a Robbiano di Mediglia era ‘sparito’… e così, con un colpo di ‘bacchetta magica’, quella che prima era la ‘pista rossa’ diviene di colpo la ‘pista nera’… semplice no? … la Di Calzi ci spiega ora che fine ha fatto il materiale originario trovato nel ‘covo’…

… quanto agli altri reperti sequestrati presso il covo brigatista di Robbiano di Mediglia, dalle notizie che sono pervenute dal tribunale di Torino e dal ministero della difesa è emerso che gran parte del suddetto materiale, a seguito di ordinanza del 15 marzo 1980 del giudice istruttore dottor Caselli, venne consegnato alla locale sezione anticrimine al fine di consentire al giudice istruttore di Roma dottor Priore di prenderne visione e di valutarne la consistenza in relazione ad indagini riguardanti fatti di terrorismo, per i quali appunto procedeva il dottor Priore e quindi Roma. Tali reperti successivamente venivano in gran parte distrutti a seguito del provvedimento del 13 ottobre 1992 della corte d'assise in quanto relativi a procedimenti penali già definiti con sentenza passata in giudicato… la procura della Repubblica presso il tribunale di Milano dal canto suo ha riferito che all'atto del procedimento che è in corso a Milano, n. 6071/95, relativo alla strage di piazza Fontana in fase dibattimentale in questo momento innanzi alla II sezione della corte d'assise, non risultano elementi che in modo diretto o indiretto facciano riferimento al materiale documentale rinvenuto nel covo brigatista

Il lettore desideroso di conoscere la successiva ‘replica’ di Alberto Simeone può consultarla all’indirizzio da me fornito. Abbiamo riportato qualche dettaglio della ‘controinchiesta’ delle Brigate rosse sulla strage di Piazza Fontana e sul materiale ritrovato a Robbiano di Mediglia e successivamente ‘fatto sparire’ per un motivo molto semplice: si tratta di ‘informazioni preliminari’ essenziali per ‘decifrare’ il fantomatico ‘Memoriale di Aldo Moro’ e per dimostrane la assoluta falsità come ‘materiale documentale’ relativo agli ‘anni di piombo’ e alla ‘strategia della tensione’…

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
audisio
Inviato: 4/9/2008 18:07  Aggiornato: 4/9/2008 18:07
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Incredibile!
Hai fatto un triplo salto mortale carpiato.
Mentre noi tutti pensavamo che avessi sposato la tesi di
una eterodirezione delle BR a guida Mossad (cui aggiungere
la Massoneria ma tant'è) ora te ne esci con una inverosimile
matrice anarchica della strage di Piazza Fontana.
Inverosimile perchè i vertici dei Servizi non avevano alcun
interesse a coprire gli anarchici, anzi.
Fin dall'inizio era questo il loro intento e fu solo grazie
alla Controinformazione (questa sì, non quella dei manichini
del potere brigatisti) del Movimento che si riuscì a liberare
Valpreda da questa accusa infame.
Pinelli, purtroppo, era già stato ammazzato da Calabresi e dai
suoi sbirri.
Singolare, poi, il punto d'appoggio della cosiddetta inchiesta
brigatista: questo professor Paolucci che riferisce quanto detto
dal tassista, la cui corruzione da parte della Questura di Milano
è stata ampiamente dimostrata.
Quindi, in sostanza, le BR attingono agli stessi strumenti usati
da Polizia e Servizi per montare l'infame accusa contro gli
anarchici.
E che controinchiesta è?
Sembra semmai una classica velina da Questura.
Ma ciò non può stupirci essendo fin dall'inizio le BR pesantemente
inquinate dalla POlizia e dai Servizi.
Sigmatau, ti potevi risparmiare tutta la tua inchiesta sul ruolo del
Mossad se lo scopo era quello di difendere gli stragisti neri e i loro
mandanti.
Il Convegno sulla Guerra Psicologica e sulla Strategia della Tensione
non lo organizzarono gli anarchici ma i vari Delle Chiaie, Rauti,
Giannettini e via dicendo.
Mi hai profondamente deluso.
Il povero Pinelli, oltre a veder incensata la figura del suo assassino
(Calabresi) senza che venga minimamente ricordato, adesso rischia
di passare, per mano tua, come uno stragista.
Non ho parole.

audisio
Inviato: 4/9/2008 18:21  Aggiornato: 4/9/2008 18:21
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
D'altronde, se ci sono i sionisti dietro la strategia della
tensione non vedo cosa c'entrino gli anarchici.
Del tutto dimostrate sono, invece, le liaison BR/Mossad
anche in virtù dell'alleanza Sionismo/Massoneria.
Infatti, le BR sono uno strumento massonico: il loro stesso
simbolo è un pentalfa massonico.
Si dice sempre che no, lo hanno preso dai Tupamaros e
Montoneros. E infatti, i Montoneros erano peronisti ossia
massoni e Argentina e Uruguay sono i due paesi con
maggiore presenza massonica in America Latina.
Ciò spiega anche il legame Moretti - Arcore - Previti -
Berlusconi - P2.
E dimostratissimi sono anche i legami sionismo - estrema destra.
Direte, ma che stai dicendo?
Bè, è notorio che le Forze Armate del Cile e dell'Argentina dei
golpisti furono addestrate dal Mossad sui metodi di tortura, oltre
che nella Escuela de las Americas.
Così come il Mossad ha addestrato i corpi speciali dei nazisti
sudafricani.
Ma c'è un fil rouge che lega sionisti e fascisti dai tempi di Vladimir
Jabotinski fino all'ideologia sionista intrisa fino al midollo di
superomismo razzista.
Ecco perchè il fascista italiano Gianfranco Fini rende omaggio
a Tel Aviv e al suo potere.
Perchè i sionisti si sono dimostrati motlo più fascisti dei fascisti
stessi.

audisio
Inviato: 4/9/2008 18:23  Aggiornato: 4/9/2008 18:23
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Ovviamente, per Mossad si intende l'insieme dei Servizi
sionisti. Per alcune cose entra in gioco lo Shin Bet, ma
sono formalismi che non mi interessano.

audisio
Inviato: 4/9/2008 18:29  Aggiornato: 4/9/2008 18:29
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Ovviamente, il progetto era di far scoprire questa presunta
inchiesta durante il sequestro del covo, in modo che gli
anarchici fossero accusati nientemeno che da altri estremisti
di sinistra ma senza che questa sembrasse una delazione
brigatista, magari per eliminare avversari politici delle BR, quali
erano in effetti gli anarchici.
La cosa poi abortì, perchè la costruzione a tavolino delle prove
contro gli anarchici fu smantellata dalla vera controinformazione
di movimento e, quindi, far uscire questa cosa sarebbe stato inutile
per accusare gli anarchici e, contemporanemente, avrebbe
compromesso definitivamente la credibilità delle BR come organizzazione
di sinistra.
Per questo ci si premurò poi di distruggere le cassette.
Per evitare che si potesse ricostruire tutto questo percorso e potesse
emergere la vera natura delle BR, marionette del potere sionista
massonico.
E tu riproponi queste menzogne?

audisio
Inviato: 4/9/2008 18:31  Aggiornato: 4/9/2008 18:31
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma poi, basta pensare che nessuno tiene la finestra
aperta a Milano in pieno dicembre.
Ergo, i poliziotti hanno buttato Pinelli giù dalla finestra
e questo spiega già tutto.

redna
Inviato: 4/9/2008 18:57  Aggiornato: 4/9/2008 18:59
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Mi pare che stiamo andando fuori dal seminato.
Si sta parlando del caso moro e andate a finire altrove...

allora facciamo il puno e magari rispondiamo alla prima domanda:

Aldo Moro la mattina del 16 marzo 1978 era in via fani?

a) si
b) no
c) specificare le prove in nostro possesso che AM era sul luogo


Se non si risponde alla prima domanda che razza di indagine è.
Le commissioni le hanno fatte.
Basta rileggerle.Se non vediamo la cosa sotto l'aspetto completamente opposto come si fa ad uscirne?

Per questo non sto dicendo che AM non sia stato li, ma, credo che invece di prove non ce ne siano per nulla e sono solo le BR che lo dicono.
Al che mi interrogo,come all'inizio, se le BR c'erano nel momento dell'uccisione della scorta.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 4/9/2008 19:09  Aggiornato: 4/9/2008 19:09
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma infatti non ho capito questa sterzata di sigmatau
su Piazza Fontana che contraddice tutto quello che
ha scritto finora per gettare ancora una volta la
croce su Valpreda e Pinelli.
Ve prego, hanno già dato!
Due vite bruciate sul Moloch del Potere.
Poi, ripeto, se si parla di Mossad gli anarchici non possono
entrarci mentre c'entrano benissimo BR e estrema destra,
ovviamente manovrati entrambi.
Del resto, lo ha detto lo stesso Vinciguerra.
Lui ci credeva, poi si è reso conto di essere un burattino
dello Stato. Lo stesso percorso di Franceschini.
Ma dico io, ce lo dicono gli stessi protagonisti di allora chi sono
stati gli attori e chi i registi degli anni di piombo.
Lasciamo perdere gli anarchici, per carità.

redna
Inviato: 4/9/2008 21:52  Aggiornato: 4/9/2008 21:52
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
«Partimmo alla conquista di un nuovo mondo, ma non ci rendevamo conto che, in realtà, aiutavamo a puntellare quello vecchio»

(Alberto Franceschini, Che cosa sono le Br, Ed BUR, 2004, cit. pag. 3)


Ma dico io, ce lo dicono gli stessi protagonisti di allora chi sono
stati gli attori e chi i registi degli anni di piombo.





C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 5/9/2008 10:06  Aggiornato: 5/9/2008 10:20
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi…
… posso ben comprendere certe ‘reazioni inconsulte’ allorché ci si trova di fronte a verità spiacevoli ma occorre ricordare le ‘raccomandazioni’ che il proprietario del sito ci ha fatto quando ha inaugurato questa sorta di ‘indagine collettiva’, le quali sono assai bene espresse dalle frasi che qui riporto…

… il suggerimento è di evitare ipotesi gratuite o ‘preconfezionate’, per arrivare invece ad un elenco completo dei dati fissi e verificabili che abbiamo a disposizione… che cosa sappiamo, di certo, che ci può aiutare a fare luce su quella vicenda?… quali sono le ‘coincidenze’ che rischiano di non essere state tali?… quali sono le testimonianze affidabili, sulle quali fare perno per ricostruire la verità?…

Da parte mia, pur con infinita modestia, ho cercato di attenermi a questi ‘paletti’ e nel caso specifico ho riportato il contenuto di una interrogazione parlamentare del febbraio 2000 sottoscritta da alcuni deputati che allora stavano all’opposizione nella quale si chiedeva al governo di fornire spiegazioni sui fatti accertati che ancora una volta riporto…

a) nell’ottobre del 1974 era stato ritrovato nel ‘covo’ di Robbiano di Mediglia il materiale della ‘controinchiesta’ delle Brigate rosse sulla strage di Piazza Fontana nel quale si accreditava come ‘pista principale’ la pista anarchica e come esecutore materiale dell’attentato Pietro Valpreda
b) in base a detta ‘contrinchiesta’ l’anarchico Pinelli sarebbe morto suicida dopo che è saltato fuori il suo coinvolgimento nella strage…
c) il cosiddetto ‘elemento probatorio’ sarebbe stata una registrazione audio rilasciata da tal prof. Liliano Paolucci, colui che aveva ‘raccolto le confidenze’ del tassista Cornelio Rolandi, il principale teste a carico di Pietro Valpreda…
d) la suddetta registrazione audio sarebbe stata ‘perduta’ [eufemismo per non dire distrutta…] in circostanze tutte da chiarire ma che coinvolgono presantemente il capo dell’anticrimine di Torino del 1992 e il titolare dell’inchiesta sulle Brigate Rosse del 1975 Giancarlo Caselli...
e) l’esito della ‘contrinchiesta’ non è stato a suo tempo divulgato dalle Brigate rosse a motivo di ‘opportunità politica’ …
f) tale ‘materiale probatorio’ avrebbe dovuto essere inviato a Catanzaro per essere inserito negli atti del processo sulla strage di Piazza Fontana ma, per ragioni mai chiarite, esso risulta esser stato occultato e anche in questo contesto emergono pesanti responsabilità a carico di Giancarlo Caselli

La replica a detta interrogazione parlamentare a nome del governo di centrosinistra dell’epoca [aprile 2000, presidente del consiglio Giuliano Amato…] è stata affidata al sottosegretario di Stato Marianna Li Calzi, la quale di fatto ha confermato totalmente la veridicità dei punti ora indicati. Pertanto la documentazione da me fornita nella circostanza ha tutte le caratteristiche del riscontro fisso e verificabile di cui si è testè parlato. Se poi tale ‘riscontro fisso e verificabile’ può costituire ‘perno di ricostruzione’ [uso sempre l’epressione di Massimo…] di una verità che a qualcuno non piace… beh… state pur certi che la cosa mi addolora moltissimo

Del resto una anche rapida occhiata alla cronologia del processo di cui stiamo parlando [il processo sulla strage di piazza Fontana che per ‘competenza territoriale’ doveva svolgersi a Milano ma che era stato ‘spostato’ a Catanzaro, con gli inevitabili ritardi che questo comportava, per non meglio specificati ‘motivi di ordine pubblico’…] per accorgersi che dietro di esso sicuramente ha operato una ‘regia occulta’

marzo 1974: inizia il processo a Catanzaro e sul ‘banco degli imputati’ siedono Pietro Vaplreda e Mario Merlino… dopo soli trenta giorni il processo è ‘sospeso’ poiché sono in corso ‘ulteriori indagini’…

maggio 1974: giusto per ricordare a qualcuno che ‘gli autori delle stragi non possono che essere i fascisti’ in piazza della Loggia a Brescia, nel corso di una ‘manifestazione antifascista’, esplode un ordigno a base di tritolo che provoca otto morti… l’attentato è rivendicato da ‘Ordine nero’, organizzazione decisamente ‘fantomatica’ della quale non si è mai riusciti a individuare con sicurezza un solo individuo che ne abbia fatto parte… ad oggi gli autori della strage non sono stati individuati…

agosto 1974: seguendo lo stesso ‘copione’ sul treno ‘Italicus’, sul tratto in galleria nei pressi di San Benedetto Val di Sembro, esplode un ordigno a base di termite che provoca dodici morti… le caratteristiche tecniche dell’ordigno fanno ritenere con alto grado di certezza che sia stato confezionato da personale avente specifica preparazione militare… anche questo attentato è stato rivendicato da ‘Ordine nero’ [sarà l’ultima azione di tale ‘organizzazione’ che subito dopo penserà bene di ‘sparire’…] e vale quanto detto al punto precedente… anche per questa strage ad oggi gli autori non sono stati individuati…

ottobre 1974: i Carabinieri ‘scoprono’ a Robbiano di Mediglia un ‘covo’ delle Brigate rosse e in esso rinvengono ‘materiale’ di una ‘controinchiesta’ su alcuni episodi di terrorismo, tra i quali la strage di Piazza Fontana… tale ‘materiale’ [che contiene diverse ‘riscontri’ a conferma della matrice anarchica della strage…] , per una serie di circostanze che non sono state chiarite, non verrà utilizzato al processo di Catanzaro

gennaio 1977: a Catanzaro, dopo una ‘pausa’ durata tre anni, riprende il processo per la strage di Piazza Fontana… sul ‘banco degli accusati’, accanto a Pietro Valpreda e Mario Merlino, siedono Franco Freda, Giovanni Ventura e Guido Giannettini…

ottobre 1978: in via Monte Nevoso a Milano i carabinieri ‘scoprono’ un covo delle Brigate rosse e all’interno, disposto in ‘bella vista’ [anzi pronto alla consultazione…] rinvengono il ‘Memoriale di Aldo Moro’… all’interno di tale ‘documento’ si trova ampio materiale riguardante la ‘strategia della tensione’ e in particolare la strage di Piazza Fontana… a differenza del materiale ritrovato a Robbiano di Mediglia [un covo delle ‘vecchie Br’ …] il materiale ritrovato in via Monte Nevoso [un covo delle ‘nuove Br’…] entra a far parte dei ‘fascicoli’ del processo di Catanzaro

febbraio 1979: a Catanzaro si conclude il processo iniziato cinque anni prima. Franco Freda, Giovanni Ventura e Guido Giannettini sono condannati all’ergastolo quali autori materiali della strage di Piazza Fontana. Pietro Valpreda e Mario Merlino sono condannati a quattro anni ciascuno per partecipazione a banda armata

Tutti questi sono… lo si voglia a no… fatti accertati. Stabilire se le ‘anomalie’ che chiunque può agevolmente constatare costituiscono o no ‘coincidenze che rischiano di non essere state tali’ [uso ancora le parole di Massimo …] dipende chiaramente dai ‘punti di vista’… per me non sono coincidenze e il fantomatico ‘Memoriale di Aldo Moro’ altro non è che un falso costruito allo scopo di ‘pilotare’ la sentenza del processo di Catanzaro… per altri potrà anche essere il Vangelo… certo!… proprio per questo sarà il caso di dedicargli ulteriori ‘attenzioni’… non trovate?

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
Otello
Inviato: 5/9/2008 21:39  Aggiornato: 5/9/2008 21:39
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Sigmatau,

quì non si tratta di "reazioni inconsulte" ... ma che tu stia andando un pò per le vanvere.

Del memoriale di Aldo Moro ci sono quattro (4) versioni.

Tralasciando quelle che sono le versioni dattilografiche, nelle quali vi sono evidenti e vistosi errori (voluti o non voluti …) di ri-copiatura, la quarta versione (quella ritrovata in una intercapedine nell’ottobre del 1990) è sicuramente una copia esatta di quello che Aldo Moro volle scrivere, con la sua personalissima calligrafia! (la perizia calligrafica lo conferma …)

Riassumendo quindi la questione, relativa alla strage della Banca dell’Agricoltura, ritengo (molto personalmente …) che la versione data da Aldo Moro su tale faccenda, sia la più verosimile, se non altro, per un paio di buone ragioni:

A) Aldo Moro conosceva senz’altro tutti i contenuti relativi a tale questione, e anche quello che era nel materiale ritrovato a Robbiano di Mediglia nel 1974; e sapeva quindi quasi certamente, quale importanza bisognava attribuirgli.
B) Aldo Moro, non era nelle condizioni di bleffare, infatti, sperando che quelle sue testimonianze fossero lette anche a posteriori, e ben sapendo inoltre (o immaginando) che quelli potevano essere gli ultimi istanti della sua stessa vita, quasi sicuramente voleva testimoniare quello che riteneva fosse la verità e null’altro che la verità!

Inoltre, se fosse vera la tua ipotesi, le BR (quelle BR morettiane, che avevano comunque acquisito, grazie a quelle di Curcio e Franceschini, i necessari chiarimenti sulla questione … ) che ragione avrebbero avuto, di chiedere a Moro, ulteriori approfondimenti in merito?

Non avevano già chiaro, chi erano gli autori e i mandanti ... se come ipotizzi tu, Curcio & C. avevano in qualche modo "coperto" i responsabili?

Nel tuo ultimo intervento poi (molto giustamente) affermi: ***“Del resto una anche rapida occhiata alla cronologia del processo di cui stiamo parlando [il processo sulla strage di piazza Fontana che per ‘competenza territoriale’ doveva svolgersi a Milano ma che era stato ‘spostato’ a Catanzaro, con gli inevitabili ritardi che questo comportava, per non meglio specificati ‘motivi di ordine pubblico ’ …] {BASTAVA … dico io} per accorgersi che dietro di esso sicuramente ha operato una ‘regia occulta’…”***

E allora? Se di REGIA OCCULTA hai compreso che si trattava, come fai poi a determinare le responsabilità di Pinelli – Valpreda?

Una regia OCCULTA è sicuramente occulta, se riesce ad utilizzare delle “marionette”, rimanendo nell’ombra e se al contempo fa ricadere le responsabilità su altri mandanti, non di certo se sparge indizi per far scoprire la propria manovalanza, grazie alla quale poi si può risalire al VERO MITTENTE, O NO?

Infine, e questo lo si ricava abbastanza facilmente; la strategia della tensione e “stay Behind” il MOSSAD, LA CIA e la P2, ci indicano quasi certamente da quale lato guardare, se vogliamo davvero trovare una qualche risposta al “Caso Moro” e non solo al "Caso Moro"!

Per concludere, posso dire che: forse ho trovato qualcuno disposto a darmi una mano a realizzare un lungometraggio (non è stato facile, visti i tanti timori e le molte ritrosie …) e quando questo sarà definitivamente realizzato e veicolato, andando a rileggere in questo forum, comprenderete esattamente quello che il sottoscritto ha affermato fino ad ora!

Un saluto da Ermione

P.S. Per Redna …

Aldo Moro, era sicuramente presente in quella Fiat 130, quando avvenne l’agguato!
Come erano in quell’auto, le cinque borse (5) dalle quali Moro non si allontanava mai, e per nessun motivo!

La teoria secondo la quale, l’On. Moro in quel preciso momento fosse da un’altra parte, è (secondo me) semplicemente inverosimile e fantascientifica!

>

Guardare agli eventi e alle situazioni in una luce positiva è importante.
La forza, la saggezza e la gioia che accompagnano un simile atteggiamento portano alla felicità.
Guardare le cose con ottimismo e benevolenza non significa essere stupidamente ingenui e permettere agli altri di approfittare della nostra buona disposizione d'animo.
Ma significa avere la saggezza e l'intuizione di muovere le cose in direzione positiva, considerandone l'aspetto migliore pur rimanendo concentrati sulla realtà.

>>>------> Daisaku Ikeda

>

redna
Inviato: 5/9/2008 22:11  Aggiornato: 5/9/2008 22:14
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello

Aldo Moro, era sicuramente presente in quella Fiat 130, quando avvenne l’agguato!
Come erano in quell’auto, le cinque borse (5) dalle quali Moro non si allontanava mai, e per nessun motivo!

La teoria secondo la quale, l’On. Moro in quel preciso momento fosse da un’altra parte, è (secondo me) semplicemente inverosimile e fantascientifica!


.....Vuoi forse dire che Moro si portava le cinque borse anche quando andava in chiesa?
Che le portava SEMPRE con se?
Improbabile e altamente impossibile.
Le cinque borse di cui si parla non sappiamo nemmeno se erano veramente cinque.
Nessuno l'ha visto andare via da casa con le cinque borse, e , ragionevolente si può dire che un uomo solo NON può portare da SOLO cinque borse!!!!
Pertanto la prova che Moro era in auto perchè c'erano le cinque borse non regge....
A mio avviso bisogna guardare altrove....
Come abbiamo fatto a metà di questo 3d.
Concludo col dire che in una lettera AM chiede delle 5borse, solo per questo indizio si suppone che siano state nell'auto al momento del rapimento.
Era solo la scorta che sapeva se c'ìerano o meno in macchina ....
E, aggiungo, mi sembra del tutto strano che documenti importanti siano stati sistemati in borse che potrevano essere facilmente rubate ma, questo potrebbe essere un indizio che quella mattina li portava proprio per un appuntamento....di cui non sappiamo ancora nulla.
Le borse e il loro contenuto potrebbero essere la prova che AM aveva effettivamente in agenda un appuntamento.
Per spiegarmi meglio,Otello, non sto dicendo che AM non sia stato rapito.
Quello che dico è che poteva GIA' essere stato rapito altrove (la scorta non era armata,non c'era nessuno da proteggere in quel momento in via fani...) e la scorta era condannata perchè così non diceva dove era e con CHI.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
edo
Inviato: 5/9/2008 22:43  Aggiornato: 5/9/2008 22:43
Sono certo di non sapere
Iscritto: 9/2/2006
Da: casa
Inviati: 4529
 Re: Indagine sul caso Moro
Era solo la scorta che sapeva se c'ìerano o meno in macchina ....

E la moglie di Moro.

Otello
Inviato: 5/9/2008 23:20  Aggiornato: 5/9/2008 23:20
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna,

innanzitutto bisogna specificare che delle cinque borse (tutte a loro modo importanti, per determinare anche la presenza in loco di A. M.) una conteneva medicinali e oggetti di carattere personale, una conteneva documenti importanti e riservati, e le altre tre contenevano ritagli di giornale e tesi di laurea dei suoi studenti!
http://www.valeriolucarelli.it/Borse.htm
Quindi, volendo essere più pratici, possiamo arguire che l’unica borsa veramente importante, quella da cui l’On. Moro non si sarebbe mai separato, fosse quella contenente I DOCUMENTI RISERVATI, ovvero quella che è veramente sparita e che stanno ancora cercando … o facendo finta di cercare!
Quindi, una sola borsa o al massimo due erano quelle che seguivano ogni spostamento di A. M. (anche per andare in Chiesa …) … e in tali circostanze, assieme a quella/e due borse, era presente anche il Maresciallo Leonardi, che si dice … era come un ombra per il Presidente della D.C. … E NON LO ABBANDONAVA MAI !
La questione delle borse, e quella della contemporanea presenza del Maresciallo Leonardi, le possiamo quindi intendere e a mio avviso riassumere in un unico modo … se nella Fiat 130 (durante quell’agguato) c’erano tutte e cinque le borse e il povero Maresciallo Leonardi, allora vuol dire che c’era anche A. M. !
A tale proposito, ci stanno anche particolarissime testimonianze (acquisite agli atti) del fatto che il Maresciallo Leonardi, in un estremo tentativo di proteggere A. M. si sia girato verso di lui e abbia tentato di fargli scudo con il proprio corpo! Mistificazioni?
Non credo che una tale dichiarazione, possano essersela inventata!

Un saluto da Ermione

>

Guardare agli eventi e alle situazioni in una luce positiva è importante.
La forza, la saggezza e la gioia che accompagnano un simile atteggiamento portano alla felicità.
Guardare le cose con ottimismo e benevolenza non significa essere stupidamente ingenui e permettere agli altri di approfittare della nostra buona disposizione d'animo.
Ma significa avere la saggezza e l'intuizione di muovere le cose in direzione positiva, considerandone l'aspetto migliore pur rimanendo concentrati sulla realtà.

>>>------> Daisaku Ikeda

>

Drago55
Inviato: 7/9/2008 23:34  Aggiornato: 7/9/2008 23:36
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
Incontravo personalmente Aldo Moro all'Università di Roma, regolare come un orologio, A.M. davanti, Leonardi un passo indietro.

A.M. insegnava a Scienze Politiche ed aveva pochi studenti;prima dell'inizio della lezione faceva l'appello.

Non l'ho mai visto con borse, nè lui nè Leonardi.
Anche in altre occasioni non l'ho mai visto con borse.

Scienze Politiche è quella facoltà universitaria posta a trenta passi da dove è stata uccisa Marta Russo e a venti passi (forse meno) da dove è stato ucciso Bachelet, amche lui docente a Scienze Politiche; insomma un posto per agguati mortali.

A.M. camminava tranquillo per quei posti.

Non so se questa testimonianza personale può essere utile.

Ciao

redna
Inviato: 8/9/2008 0:29  Aggiornato: 8/9/2008 0:43
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
edo
Era solo la scorta che sapeva se c'ìerano o meno in macchina ....

E la moglie di Moro.

....bella osservazione.
Su questo tema ci sarebbe da fare un discorso a parte.
Come ad esempio l lettere che venivano recapitate alla signora dalla prigione del marito.
A chi chiedeva chi era le gliele portava, la risposta era che era meglio non lo sapesse, perchè così veniva sollevato dal dirlo.
(da: eseguendo la sentenza di bianconi)
Molte cose dovrebbe dire la signora ma ormai per l'età e per tutte le conseguenze di quel periodo, certamente nessuno la interroga.Solo Cossiga una volta disse che dalla famiglia Moro viene ingiustamente accusato.Ma dice anche che non può dire certe cose perchè si rivolterebbero conto la signora.
Cossiga ha un fardello pesante da portare, nella vicenda, ma anche altri non ne sono da meno.
Per quanto riguarda le 5 borse penso invece che siano proprio state le borse il motivo per cui la scorta è passata da via fani. La scorta, ricordiamolo, eseguiva degli ordini impartiti e anche se la scorta era per AM non è detto che l'avessero utilizzata per altri motivi.


Otello
La questione delle borse, e quella della contemporanea presenza del Maresciallo Leonardi, le possiamo quindi intendere e a mio avviso riassumere in un unico modo … se nella Fiat 130 (durante quell’agguato) c’erano tutte e cinque le borse e il povero Maresciallo Leonardi, allora vuol dire che c’era anche A. M. !
A tale proposito, ci stanno anche particolarissime testimonianze (acquisite agli atti) del fatto che il Maresciallo Leonardi, in un estremo tentativo di proteggere A. M. si sia girato verso di lui e abbia tentato di fargli scudo con il proprio corpo! Mistificazioni?
Non credo che una tale dichiarazione, possano essersela inventata!

....ma in questo caso chi ci dice che realmente nell'auto c'erano le borse?
La scorta ammazzata.?
La moglie che non c'era al momento che il marito usciva di casa.
Che ci siano state in auto potrebbe essere invece l'estemo tentativo di girarsi del maresciallo Leonardi.
Gli era stato affidato qualcosa e capiva che era in pericolo.
Pertanto si potrebbe anche leggere come un tentativo di salvaguardare le borse perchè capiva che l'agguato era stato fatto per portarle via.
Poi si è passati a dire questo perchè ufficialmente AM doveva essere in auto.E dove doveva essere se non li?
Ma la scorta era morta anche per questo.Perchè così nessuno poteva dire dove invece era.
Se Moro a Leonardi diceva di fare qualcosa come poteva non farlo?
Se diceva che doveva portare le borse a qualcuno si poteva rifiutare?

Drago55
veramente interessante la testimonianza 'dal vivo' che ci hai dato.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 8/9/2008 0:53  Aggiornato: 8/9/2008 0:53
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
A pensarci bene, la tesi di redna sulla scena del
rapimento ha una sua ragion d'essere.
Tra le tante cose, mi sono sempre chiesto come
mai 5 poliziotti esperti, di scorta ad un personaggio
influente quindi a rischio di agguato (ricordiamo che
ce n'erano tutti i giorni, anche più di uno al giorno)
siano stati eliminati senza il minimo cenno di reazione.
Dall'altra parte ci deve essere stato un team di commandos
d'assalto e gli agenti dovevano essere disarmati oppure
super rilassati come ad esempio avviene sempre per tutte
le scorte nel momento in cui scaricano lo scortato da qualche
parte.
In quel momento non c'è più nessuno da proteggere e si
possono permettere di chiacchierare, di fumarsi una
sigaretta o di bttere i pezzi a qualche ragazza che passa.
Ecco, forse la scorta era smobilitata in querl momento e
non si aspettava un attacco contro una macchina privata
del suo passeggero più importante.

audisio
Inviato: 8/9/2008 1:03  Aggiornato: 8/9/2008 1:03
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
E poi i due "brigatisti" sulla moto che sparano contro
i testimoni alla finestra.
Non aveva alcun senso: i brigatisti hanno fatto centinaia
di omicidi e gambizzamenti per strada con centinaia di
testimoni e se ne sono sempre fregati tanto erano in
clandestinità; ma se quando li arrestavano si utoaccusavano
immediatamente dichiarandosi prigionieri politici, sai quanto
gliene importava se li riconosceva qualcuno?
Quindi quelli non erano brigatisti oppure volevano impedire
ai testimoni di vedere qualcosa che non dovevano vedere,
magari che dentro l'auto non c'era Moro e che quello che
trascinavano era un manichino.
Anzi, secondo me sono valide entrambe le cose.

sigmatau
Inviato: 8/9/2008 11:47  Aggiornato: 9/9/2008 10:20
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… vedo che diversi di voi si stanno dilettando con la ‘teoria’ che possiamo chiamare ‘no Aldo Moro in Fani street the 3 16 1978’ … teoria assai interessante che ricorda tanto [soprattutto in quanto a credibilità…] la ‘teoria’ ‘no planes on the World Trade Center the 9 11 2001’… mi auguro solo che il proprietario del sito non riservi alla prima ‘teoria’ la stessa fine toccata alla seconda

Scherzi a parte vediamo di concentrare il nostro discorso [basandosi sempre su fonti accertate ed affidabili…] sul ‘Memoriale di Aldo Moro’ e sulla ‘Strage di piazza Fontana’ , episodio che costituisce uno dei nodi cruciali dell’intera vicenda che stiamo esaminando. Per quanto riguarda il ‘Memoriale’ è stato affermato che di esso esistono quattro versioni e che una ‘perizia calligrafica’ eseguita sulla quarta dimostrebbe in modo ‘incontrovertibile’ che il ‘Memoriale’ è stato stilato da Aldo Moro [e non da altri…]. Giusto per ‘amor di chiarezza’ procediamo ad una semplice verifica sulla solita wikipedia…

http://it.wikipedia.org/wiki/Memoriale_Moro

Dunque, dunque… proviamo a leggere…

…del Memoriale si ebbero varie stesure…

· stesura-a : originale, nastri e fogli provenienti direttamente dall'interrogatorio, bruciati dai terroristi dopo la compilazione della stesura-b
· stesura-b: basata in tutto o in parte sui documenti della stesura-a, dattiloscritti in una casa-covo di Firenze dai brigatisti
· stesura-c: ritrovata il 1 ottobre 1978 nel covo di via Monte Nevoso a Milano
· stesura-d: ritrovata nell'ottobre 1990 nel covo di via Monte Nevoso a Milano, in una intercapedine, assieme a 40 milioni di lire ormai fuori corso


Tutto chiaro?… io non direi!… e del resto anche il compilatore [anonimo] di wikipedia deve nutrire più di un leggittimo dubbio, dal momento che subito dopo aggiunge il [del tutto ovvio] ‘commento’…

… la distruzione effettuata dai terroristi della ‘stesura-a’, cioè dei documenti originali, non permette di valutare le versioni successive nella loro aderenza o meno alle risposte date da Aldo Moro nel corso del suo interrogatorio

…e direi proprio che non possiamo esimerci dal dichiararci perfettamente d’accordo. La successiva [ovvia] domanda è: quali sono le ‘stesure’ del ‘Memoriale’ a noi effettivamente pervenute?… Della ‘stesura-a’ si è gia detto: è stata distrutta. A ben pensarci non ci sarebbe nulla di strano… se non il fatto che nessuno ad oggi ha dato una spiegazione convincente del perché i brigatisti avrebbero distrutto tale materiale, assolutamente indispensabile per ‘validare’ con certezza le successive ‘stesure’. E della ‘stesura-b’ che cosa si sa?… di essa in effetti non si è mai saputo nulla se non che sarebbe stata la ‘versione dattiloscritta’ della ‘stesura-a’ stilata da un ‘irregolare’ delle Br [di cui non si è mai appurata l’identità…] in una non meglio precisata ‘sede’ situata nella città di Firenze, ‘sede’ che a sua volta non è mai stata identificata. Diciamo che dire che ‘esistono legittimi dubbi sul fatto che la stesura-b sia mai esistita’ sarebbe eufemismo… diciamo pure senza ipocrisia che esistono legittime certezze. Passiamo ora alla ‘stesura-c’ consultando sempre wikipedia…

… le due stesure del testo pervenuteci, la c e la d, hanno consistenti differenze che si spiegano nel rapporto copia-originale. Infatti la stesura-c è un dattiloscritto che in talune parti sunteggia, in altre parti riporta integralmente ovvero omette del tutto la stesura-a, della quale [o di parte della quale] la ‘stesura-d’ è una fotocopia [lo dimostra il fatto che la perizia calligrafica compiuta su quanto trovato nel 1990 attesta l'autenticità della grafia di Aldo Moro]… non si conosce la causa dell'esistenza stessa della stesura-c e se fu redatta dalle Brigate Rosse oppure dall'ufficio del ministero dell'interno a cui nell'ottobre 1978 furono conferiti dal generale Dalla Chiesa i materiali trovati a via Monte Nevoso [che non si saprà mai se fossero la stesura-b o addirittura l'originale a]. Sicuramente se vi fu una stesura-b destinata alle colonne brigatiste, la stesura-c nelle sue molteplici omissioni [e nel linguaggio questurile con cui fu redatta…] pare corrispondere assai di più all'intento di non rendere noti i pesanti apprezzamenti che Moro fece nella prigionia su alcuni suoi compagni di partito e di governo

Il lettore è riuscito a capirci qualche cosa?… diciamo pure che l’interpretazione del ‘geroglifico’ non è semplice!… si notano subito alcuni vistosi ‘punti interrogativi’ alle seguenti ‘voci’…

a) si afferma nella seconda riga che la ‘stesura-c’ è un dattiloscritto ma non è specificato se esso è un originale oppure una fotocopia. Umberto Bonaventura nella sua ‘deposizione’ di fronte alla Commisione stragi [prima che un ‘provvidenziale infarto’ togliesse di mezzo anche lui in quanto ‘scomodo testimone’ …] ha parlato di fotocopia
b) si afferma subito dopo che la ‘stesura-c’ in alcune parti ‘sunteggia’, in altre ‘riporta integralmente’ e in altre ‘omette del tutto’ la stesura-a’. Come si possa asserire ciò non disponendo della ‘stesura-a’ è un autentico mistero
c) si afferma poi che la ‘stesura-d’ è anch’essa una fotocopia della ‘stesura-a’. Valgono ovviamente gli stessi ‘interrogativi’ espressi al punto precedente. Della ‘prova’ addotta, ossia che la ‘perizia calligrafica’ eseguita nel 1990 avrebbe attestato la ‘autenticità’ della grafia di Aldo Moro, parleremo ‘tra poco’. Qui rileviamo solamente che sia la ‘stesura-c’ sia la ‘stesura-d’ [da quanto è lecito dedurre…] sono fotocopie di un ‘originale’ del quale non si è mai dimostrata l’esistenza...
d) si afferma infine che ‘non si conosce’ se la ‘stesura-c’ sia stata redatta dalle Brigate rosse oppure da un [fantomatico] ‘ufficio del ministero dell’interno’ il quale avrebbe prodotto una versione della stessa ‘omettendo i giudizi espressi da Aldo Moro su membri della Dc e del governo di allora’. Esprimerò al riguardo un parere del tutto personale [che mi impegno però a ‘validare’ con ampi riscontri…]: dal momento che la ‘stesura-c’ [come del resto anche la ‘stesura-d’…] costituisce un falso, la questione è marginale e non rilevante ai fini del discorso. Del resto i due soli personaggi che potrebbero dare la risposta certa all’enigma, ovvero Carlo Alberto Dalla Chiesa e Umberto Bonaventura, sono entrambi ‘passati a miglior vita’…

Questo riguardo la ‘stesura-c’… sulla quale ovviamente il discorso non è chiuso… e sulla ‘stesura-d’ che cosa sappiamo?… oltre a quello già detto, sempre su wikipedia leggiamo…

… molti anni dopo, nell’ottobre del 1990, durante alcuni lavori di restauro nello stesso appartamento [in via Monte Nevoso] fu rinvenuta un'altra versione del testo più completa insieme a del denaro ormai fuori corso…

Il ‘denaro ormai fuori corso’ trovato ‘dietro un pannello nascosto da un termosifone’ nel 1990 ammontava a quaranta milioni di lire. Con quella cifra alla fine degli anni ’70 si poteva acquistare un appartamento di discreta metratura nel centro di Milano. E’ pensabile che tale somma in denaro sia stata ‘dimenticata’ nel covo di via Monte Nevoso e in dodici anni nessuno abbia pensato a ‘recuperarla’?… è chiaro che suggerire una ‘risposta’ a tale ‘domanda’ sarebbe da parte mia un’offesa all’intelligenza di chi legge e pertanto mi guarderò bene dal farlo… Una ‘considerazione’ molto importante sia riguardo al ‘denaro dimenticato’ sia riguardo alla ‘perizia calligrafica’ che invece sottopongo al gentile lettore è la seguente: ogni servizio segreto ‘efficiente’ [e il più volte nominato Mossad rientra a pieno titolo in tale categoria…] annovera personale specializzato sia nella imitazione calligrafica sia nella falsificazione di moneta… potete star certi che in caso di necessità tale ‘personale’ è in grado di riprodurre, disponendo di un qualsiasi ‘originale’, sia la grafia di una certa persona sia una certa carta moneta in maniera da risultare indistinguibili da quelle autentiche… e questo mi pare che al momento basta… e avanza

saluti!…

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
Drago55
Inviato: 9/9/2008 10:07  Aggiornato: 9/9/2008 10:07
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
@redna

La teoria dellì'assenza di AM a Via Fani si combina abbastanza bene con la teoria dell'assenza di AM a Via Montalcini.

In ambedue le contingenze, però, qualcuno avrebbe fatto da controfigura ad AM.

I carcerieri di Via Montalcini giurano di aver fatto la guardia ad un uomo prigioniero dietro il muretto "posticcio", fatto entrare in una cassa di legno e fatto uscire in una cassa di vimini.

Ciao

redna
Inviato: 9/9/2008 10:29  Aggiornato: 9/9/2008 10:41
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Drago55


I carcerieri di Via Montalcini giurano di aver fatto la guardia ad un uomo prigioniero dietro il muretto "posticcio", fatto entrare in una cassa di legno e fatto uscire in una cassa di vimini.


....sempre dal libro citato in post precedente scritto da Giulio Andreotti, sul tema leggo:

25 aprile 1978

...Macchi è disponibile per qualunque utile iniziativa: Esaminiamo quattro ipotesi:
1) liberazione di uno dei due terroristi (sembra che Noretta voglia andarlo a chiedere a Leone) Esclusa.
2) denaro: si (tenendo conto del presunto tentativo di Schlesinger - Banca Popolare di Milano).
3) salvacondotto per i detentori:allo stato è impossible perchè sono accusati anche di correità nell'assassinio dei cinque della scorta. Occorrerebbe dimostrare la loro estraneità, ma chi può crederli semplici albergatori? .....

pag.214-215

Quindi per i dententori ad un certo punto si pensava a qualcosa tipo un salvacondotto ma l'impossibilità di questo era dovuto al fatto che non si poteva dimostrare la loro estraneità nell'uccisione della scorta, quindi, come si potevano far passare come semplici <<albergatori>>.?


citazione
In ambedue le contingenze, però, qualcuno avrebbe fatto da controfigura ad AM.

....teniamo presente che in via fani, al momento dell'agguato, ci fu chi scattò delle foto che furono date agli inquirenti (regolarmente sparite...) e che qualcuno esaminò senza dubbio (tanto che sparirono, per precauzione...)
Sarebbero state le uniche prove concrete che AM si trovava in quel momento in via fani e che li veniva rapito.
Perchè proprio le prova incontrovertibile è sparita?
Con i mezzi di ora si potrebbe anche vedere se effettivamente era lui e non una controfigura.
E tutti i dubbi sarebbero spariti.
Lo specchietto delle allodole è situato in via fani?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 9/9/2008 10:37  Aggiornato: 9/9/2008 10:39
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Drago55: ... qualcuno avrebbe fatto da controfigura ad AM... i carcerieri di Via Montalcini giurano di aver fatto la guardia ad un uomo prigioniero dietro il muretto 'posticcio', fatto entrare in una cassa di legno e fatto uscire in una cassa di vimini...

L'ipotesi che il 'prigioniero' in via Montalcini non fosse in realtà Aldo Moro bensì un 'sosia' è assai interessante e meritevole di essere esaminata in dettaglio!... in tal modo troverebbero spiegazione tanti 'misteri' rimasti fino a questo momento 'irrisolti'... in primo luogo la 'assoluta convinzione' da parte di Morucci, della Faranda, della Balzerani, di Gallinari e altri di essere stati i 'carcerieri' di Aldo Moro mentre in realtà lo statista democristiano si trovava in tutt'altro posto... a sostegno di questa 'tesi' credo non sia necessario tirare in ballo via Fani poichè la 'sostituzione' di Aldo Moro con il 'sosia' può essere avvenuta nel garage di via Balduina oppure lungo il tragitto successivo...

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 9/9/2008 11:02  Aggiornato: 9/9/2008 11:15
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau

non per rincarare la cose ma oltre NON esserci ALCUNA prova che AM si trovasse in via fani, esiste anche la possibilità che NEMMENO le BR fossero in quel momento in via fani.

Quindi quello che si sta sostenendo è che l'intera azione, fatta passare come l'agguato fatto da esperti, fosse invece una semplice operazione di mattanza della scorta, operazione nella quale non si perdeva nulla e tantomeno il prigioniero che, per l'evenienza, era stato messo al riparo 'altrove'.

Dire che la 'sostituzione' di AM NON era avvenuta in via fani è come avvallare che c'erano tiratori scelti, che c'era di tutto e di più in quel momento su quella strada, mentre verosilmilmente potrebbe essere stata manovalanza trovato all'ultimo momento.E poi perchè rischiare di la vita del 'prezioso' rapito con tutti quei colpi sparati?

Non mi soffermo sul misterioso appuntamento che aveva AM quella mattina, di cui nessuno ne vuol parlare.

Per quanto riguarda le borse che erano cinque. Due sono state prelevate dai rapitori.
Delle altre perchè non se ne sa più nulla?
Teniamo presente che quel giorno il telefono era in tilt, c'era lo sciopero generale della stampa e la zona dell'agguato per diverso tempo è stata in balia di CHIUNQUE.
I giornalisti furono chiamati in sede verso le 10 ad un'ora esatta dal rapimento , quelli che erano stati reperiti in fretta, per dare l'annuncio della strage. Ma una radio locale fin dal mattino dava la 'stessa ' notizia.
Coincidenze?


edit

assolutamente da rileggere:

http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/03/moro-fu-davvero-rapito-dalle-brigate.html#links


e qui si trova questo commento:
MORO, in via Fani, NON ERA IN AUTO

E’ una spiegazione plausibile alle tante stranezze. Infatti basta pensare che:
- Il commando esplode contro le due auto almeno 93 colpi…tutti morti e Moro resta illeso? Questo è più di un miracolo.
- Nessuno vede Moro uscire dall’auto in via Fani, le testimonianze parlano di un uomo della corporatura di Moro…che è ben altra cosa. Anche’io ho la corporatura di Woody Allen ma non siamo neanche parenti;
- Questo spiegherebbe anche perchè gli uomini della scorta dovevano morire… avrebbero potuto dire che Moro non era in auto;
- A conferma di ciò basti dire che Moro, nelle lettere dal carcere, non fa un solo accenno agli uomini della scorta trucidati sotto i suoi occhi. Eppure era un uomo religioso, perché? Forse perché non lo sapeva?
- Non a caso Pecorelli, nel pezzo citato nell’articolo, parla di uomini mandati all’assalto dell’auto del Presidente (si badi bene…dell’auto) ed è questo il particolare da tenere a mente.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 9/9/2008 11:38  Aggiornato: 9/9/2008 11:38
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
In effetti, il commento di Pecorelli è molto
interessante perchè non scriveva mai nulla a caso.
Ogni parola aveva un suo significato preciso, ogni
avverbio, ogni aggettivo, ogni sostantivo era finalizzato
ad un preciso messaggio che doveva pervenire a chi di dovere
(ovviamente sempre a scopo di ricatto, economico o
politico).
Perchè ha scritto "assalto all'auto" e non "assalto a Moro"?
Molto strano.
Stranissimo anche il fatto che Moro non parli della scorta, non
tanto per la sua religiosità quanto per il legame profondo che
aveva con Leonardi. Pensare che non riservi neanche una parola
per l'uomo con cui ha condiviso intere giornate della sua vita e
che "avrebbe" visto massacrato orrendamente sotto i suoi occhi
appare incredibile.

audisio
Inviato: 9/9/2008 11:40  Aggiornato: 9/9/2008 11:40
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Sì, redna, mi stai portando decisamente dalla tua parte.
Le cose devono avere sempre una coerenza interna (vedi
911 e V.U.) e le tue osservazioni fanno emergere una palese
illogicità della ricostruzione ufficiale del rapimento Moro.

audisio
Inviato: 9/9/2008 11:50  Aggiornato: 9/9/2008 11:50
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Anche il colpo di grazia agli agenti non ha senso.
Ripeto che i brigatisti non avevano problemi nell'essere
riconosciuti. Inoltre, gli agenti uccisi dalle BR sono stati
sempre scelti e colpiti per dei compiti specifici che svolgevano,
ad esempio come guardie carcerarie e quindi nell'ambito della
famosa "campagna sulle carceri" o perchè nell'ambito dei compiti
investigativi avevano contribuito a smantellare qualche covo, in
altri termini per il ruolo che svolgevano nell'ambito del sistema.
Oppure per assicurare la riuscita operativa di un'azione.
Per le BR gli agenti erano simboli, non uomini per cui non provavano
verso di loro nessun odio particolare.
Nel caso in questione erano stati resi inoffensivi per la riuscita
dell'operazione, non potevano arrecare più alcun danno ai
brigatisti, il loro ruolo come scorta non aveva alcun significato
particolare in grado di attribuire allal oro eliminazione un significato
politico.
Per dire, a volte le persone oggetto di azione venivano "solo"
gambizzate perchè il loro ruolo non veniva ritenuto così importante
da "meritare" l'uccisione.
In sostanza, ogni omicidio doveva avere un a giustificazione molto
valida (ovviamente per i brigatisti).
Quindi, quel colpo in testa non ha senso, tanto più che assomigliava
troppo alle esecuzioni naziste e i brigatisti tenevano alla loro immagine
nei confronti del "movimento" a cui una cosa del genere non sarebbe
piaciuta (come, d'altronde non piacque l'intera operazione Moro ed
è un altro motivo per cui non mi spiego il senso dell'intera operazione
dal punto di vista BR).

audisio
Inviato: 9/9/2008 12:12  Aggiornato: 9/9/2008 12:12
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Nel sito di Solange Manfredi e Paolo Franceschetti c'è
un commento che afferma che le armi degli agenti fossero
nel bagagliaio e non addosso agli uomini della scorta.
Ci sono indizi seri o testimonianze a riguardo?
Perchè in caso affermativo sarebbe la prova inopuugnabile
che Moro non era nell'auto.

redna
Inviato: 9/9/2008 13:08  Aggiornato: 9/9/2008 13:08
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
marco_m
Inviato: 27/3/2008 3:21 Aggiornato: 27/3/2008 3:21
Ho qualche dubbio


Iscritto: 26/3/2008
Da:
Inviati: 91
Re: Indagine sul caso Moro
cerco di attenermi alle condivisibili indicazioni; premetto solo che voglio occuparmi di un paio di dettagli, ovverosia la famosa 128 bianca con targa diplomatica su cui avrebbero preso posto Moretti e la Faranda, e la nazionalità di alcuni membri del commando.
FATTO: in via Fani NON vi fu alcun tamponamento violento tra la 128 bianca e la 130 blu; uno sguardo a foto e filmati dell'epoca permette di vedere che i paraurti delle due auto sono perfettamente intonsi, e che sull'asfalto non vi è traccia alcuna di frenate.
FATTO: stando all'autopsia effettuata sui corpi dell'autista della 130 blu di Moro e del caposcorta Leonardi che gli sedeva a fianco (ricordiamo che sulla Fiat 130 blu c'erano l'autista, il caposcorta sul sedile del passeggero, e il solo Moro sul divano posteriore), entrambi sono stati uccisi da colpi che provenivano da dietro e che li hanno "attinti", come si dice in gergo, alla schiena. A entrambi è stato poi sparato alla testa un colpo di grazia. Ciò significa, come efficacemente ricostruito da Minoli alcune sere fa, che gli occupanti della 128, che precedeva la 130, sono scesi ognuno dal proprio lato, si sono diretti verso la 130, sono giunti all'altezza delle portiere posteriori, si sono girati e hanno fatto fuoco verso i due occupanti i sedili anteriori, colpendoli alla schiena con un tiro incidente di circa 45 gradi diretto in avanti, la sola modalità che desse la certezza assoluta di 1) non colpire Moro; 2) non colpirsi a vicenda (visto che sparavano da entrambi i lati della vettura).
IPOTESI: sulla base di questi fatti, ritengo che l'ipotesi più logica e, a mio avviso, l'unica che spieghi razionalmente i fatti, sia che la famosa 128 bianca con targa diplomatica fosse in realtà parte integrante del corteo delle auto di Moro. Mi spiego meglio: credo che qualcuno abbia comunicato a Leonardi che, quella mattina, un'auto civetta della polizia ("la riconoscerete facilmente, ha targa CD e a bordo ci sono un uomo e una donna") si sarebbe unita al corteo lungo il tragitto e li avrebbe guidati lungo un percorso sicuro (così si spiegano la scelta altrimenti cervellotica di usare una targa diplomatica, che sembra fatta apposta per attirare l'attenzione, e la certezza matematica del commando che Moro sarebbe transitato proprio in via Fani). Questo "qualcuno", ovviamente, non poteva che essere un funzionario di grado sufficientemente elevato da potersi permettere di dare indicazioni al caposcorta del Presidente della Repubblica in pectore. A questo punto si può azzardare una ricostruzione della scena: la 128 si ferma allo stop e, ordinatamente, frenano e si fermano anche la 130 e l'Alfetta bianca con i 3 poliziotti a bordo. L'uomo e la donna scendono e si avviano tranquillamente verso la 130; Leonardi non ha nulla da temere, i due, per quel che ne sa, sono poliziotti (può anche essere che si fosse comunicato a Leonardi la necessità di trasferire Moro sulla 128 per maggiore sicurezza, data la delicatezza e la tensione di quel giorno). Una volta giunti all'altezza delle portiere posteriori, con Moro forse pronto a scendere non appena i due gli avessero aperto la portiera, accade l'incredibile: i due finti poliziotti estraggono armi corte (direi pistole o pistole mitragliatrici ultra compatte come le skorpion) e con due brevi raffiche quasi a bruciapelo uccidono i due carabinieri. È solo a questo punto che i 4 o 5 avieri sbucano fuori, corrono verso l'Alfetta e sparano senza alcuna remora lunghe raffiche dal lato sinistro, tanto a bordo ci sono solo poliziotti e Moro è già inerme. Il famoso super-killer, poi, come riportato dai testimoni, fa un balzo per portarsi quasi dietro l'Alfetta, in modo da colpire l'unico poliziotto che è riuscito a reagire ed è sceso dal lato destro. Verrà infatti ucciso da una raffica alla schiena.
COROLLARIO: nell'azione di via Fani sono coinvolti gli apparati della forza italiani (o pezzi di tali apparati), visto che hanno ingannato Leonardi e pianificato il trucco della 128 con targa CD; tra gli "avieri" c'erano probabilmente almeno due tedeschi, verosimilmente esponenti della Raf, visto che: 1) i testimoni hanno sentito uno degli avieri parlare in tedesco; 2) le modalità dell'azione sono la fotocopia del sequestro Schleyer del '77; 3) il nome dato dalle bierre all'azione era Operazione Fritz (certo, ci possono essere mille spiegazioni diverse per questo, tra cui quella degli stessi brigatisti, ossia che Fritz si riferisse alla frezza bianca dei capelli di Moro; però i bierre sono bugiardi matricolati, per cui...)


....questo commento si trova in questo 3d e mi pare estremamente interessane come ricostruzione.
Giusto per vedere anche altri punti di vista sull'agguato.

Fino ad oggi la versione dell'agguato in via fani non è verosimile.
Sono state fatte molte commissioni di inchiesta, ma questo non significa che si sappia realmente come sono avvenute le cose quel giorno.
Resta sempre il fatto che proprio quel giorno c'era lo sciopero della stampa.
I giornalisti quindi, non andarono subito sul posto...
coincidenze?

Per quanto riguarda le armi si sa che Leonardi aveva la pistola posata sul cruscotto dell'auto, segno che nemmeno si immaginava nulla pur vedendo certi tipi vestiti da avieri...
Come si legge nel commento sopra i colpi agli agenti di AM sono sparati da 'dietro'....che dire?
e poi è stato sparato un colpo di grazia...Chi si trovava 'dietro'?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 9/9/2008 14:17  Aggiornato: 9/9/2008 14:17
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Osservazione già fatta in precedenza da qualcuno
in questo thread:
la famosa parlata tedesca, in realtà, poteva essere yiddisch
che ha un suono altrettanto gutturale e che agli orecchi
di un italiano del'epoca, ancor meno avvezzo alle lingue di oggi,
poteva suonare come tedesco.
Infatti, non vedo perchè avrebbero dovuto imbarcare
nell'impresa membri di un'altra organizzazione.
Diverso è il caso di presenza di membri dei servizi, del Mossad o
della camorra che starebbe ad indicare eterodirezione delle BR.
Ma sel BR erano "pure" che senso aveva far partecipare quelli
della RAF?

redna
Inviato: 9/9/2008 14:34  Aggiornato: 9/9/2008 14:34
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Osservazione già fatta in precedenza da qualcuno
in questo thread:
la famosa parlata tedesca, in realtà, poteva essere yiddisch
che ha un suono altrettanto gutturale e che agli orecchi
di un italiano del'epoca, ancor meno avvezzo alle lingue di oggi,
poteva suonare come tedesco.

....poteva anche essere altra lingua nordica per esempio,qualche altra lingua che assomigliava al tedesco oppure un DIALETTO tedesco, nello specifico.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 9/9/2008 16:15  Aggiornato: 9/9/2008 16:15
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Sia nel blog citato da Redna [http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/03/moro-fu-davvero-rapito-dalle-brigate.html#links] sia nella solita wikipedia [http://it.wikipedia.org/wiki/Caso_Moro] si trova in effetti la seguente citazione… assai ambigua…

Ancora Pecorelli su ‘OP’: ‘… aspettiamoci il peggio, gli autori della strage di via Fani e del sequestro di Aldo Moro sono dei professionisti addestrati in scuole di guerra del massimo livello. I killer mandati all’assalto dell’auto del presidente potrebbero invece essere manovalanza reclutata su piazza. È un particolare da tenere a mente’…

Entrambe le fonti poi non riportano l’articolo originale di Pecorelli, bensì una sorta di ‘interpretazione’ di questo fatta da Flamigni. Già qui mi pare che la procedura sia un poco ‘criticabile’ in quanto come minimo prima di prendere una certa affermazione per buona sarebbe ‘saggio’ ricercare la fonte originale [in questo caso l’articolo di ‘OP’ dal quale la frase è stata ‘presa a prestito’…] per un opportuna verifica. Ad una analisi assai ‘superficiale’ inoltre la frase sopra riportata, così com’è, crea seri problemi di corretta interpretazione. Prima si citano gli autori della strage di via Fani e del sequestro di Aldo Moro qualificandoli ‘professionisti addestrati in scuole di guerra del massimo livello’ e subito dopo si parla di killer mandati all’assalto dell’auto del presidente e li si definisce ‘manovalanza reclutata su piazza’. La prima ovvia impressione è che l’autore in realtà sta parlando di due differenti ‘gruppi di fuoco’ che quel giorno hanno agito in via Fani, uno composto da ’professionisti’ che hanno svolto effettivamente il ‘lavoro’ e l’altro da ‘comparse’ messe lì a scopo ‘diversivo’. Se questa [come credo…] è la corretta interpretazione di quanto scritto da Pecorelli, è chiaro che la conclusione ‘Moro non stava sull’auto’ è completamente ‘fuori strada’… in ogni caso penso che la cosa migliore sia rintracciare l’articolo originale e riportarlo per intero…

saluti!…

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 9/9/2008 16:27  Aggiornato: 9/9/2008 16:47
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Ancora Pecorelli su ‘OP’: ‘… aspettiamoci il peggio, gli autori della strage di via Fani e del sequestro di Aldo Moro sono dei professionisti addestrati in scuole di guerra del massimo livello. I killer mandati all’assalto dell’auto del presidente potrebbero invece essere manovalanza reclutata su piazza. È un particolare da tenere a mente’…


Sigmatau

Pecorelli era una persona estremamente colta e misurava quanto mai i termini con cui si esprimeva.

Infatti anche in questo frase bisogna disitinguere fra: autori e killer....

Dice testualmente: ...aspettiamoci il peggio, gli AUTORI della strage di via Fani e del sequesto....

e poi: I KILLER mandati all'assalto dell'auto del presidente....

Quindi Pecorelli non sta parlando di due diversi gruppi di fuoco ma sta parlando degli AUTORI della strage di via Fani e dei KILLER mandati all'assalto dell'auto del presidente.

Non è detto che gli autori siano stati sul posto anche se erano professionisti addestrati (le BR non lo erano di certo...) bastava mandare i killer, dopo aver fatto lavoro di 'intelligence' per esempio.
L'agguato era un'azione di guerra pianificata altrove da 'esperti' , ma nel 1978 dove si potevano trovare scuole di guerra al massimo livello?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 9/9/2008 16:38  Aggiornato: 9/9/2008 16:38
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
In sostanza, Pecorelli vuole precisare che i killer dell'assalto
all'auto e gli autori della strage e del rapimento sono diversi.
Non solo, strage e assalto all'auto sono la stessa cosa ma
differenziare in questo modo vuole far capire che per Pecorelli
gli "autori" sono i veri responsabili ossia i mandanti.
E poi differenzia tra strage e rapimento: vuole far capire che il
rapimento è stata cosa diversa dalla strage.
DIVERSA SPAZIALMENTE E TEMPORALMENTE.
MORO E' STATO PRELEVATO IN UN ALTRO FRANGENTE.
Ora ne sono quasi certo.

sigmatau
Inviato: 9/9/2008 17:42  Aggiornato: 9/9/2008 17:43
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
E’ vero che da studente in italiano non primeggiavo… ma da qui a meritare due meno ce ne vuole!

Rivediamo ancora una volta la frase ‘contestata’…

… ancora Pecorelli su ‘OP’: ‘… aspettiamoci il peggio, gli autori della strage di via Fani e del sequestro di Aldo Moro sono dei professionisti addestrati in scuole di guerra del massimo livello. I killer mandati all’assalto dell’auto del presidente potrebbero invece essere manovalanza reclutata su piazza. È un particolare da tenere a mente’…

E’ del tutto ovvio che vengono citate due categorie di persone…

a) dei ‘professionisti al massimo livello’ autori della strage di via Fani e del sequestro di Aldo Moro. Dal momento che gli unici ‘morti ammazzati’ quel giorno sono i cinque uomini della scorta e sono morti in via Fani e l’unico ‘rapito’ quel giorno è stato Aldo Moro è lampante che costoro hanno svolto la totalità del lavoro compiuto quel giorno dai ‘terroristi’
b) dei non meglio specificati ‘killer’ [reclutati in una non meglio specificata ‘piazza’…] mandati all’assalto di una non meglio specificata ‘auto del presidente’ i quali però, in sostanza, quel giorno non hanno combinato un tubo

Mi pare proprio che… tertium non datur… in ogni caso per sgombrare ogni equivoco ritengo utile rintracciare l’articolo originale nella sua totalità…

saluti!…

--------------

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audisio
Inviato: 9/9/2008 18:27  Aggiornato: 9/9/2008 18:27
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau, fai un errore come dire, semantico.
Le parole hanno un senso.
Autori è una cosa, killer un'altra.
Killer è chi spara, autore chi agisce.
E chi ha agito quel giorno?
I mandanti, quelli che hanno pianificato, organizzato, coperto.
Quindi, ovvio che agli "autori" sia riconducibile sia la strage che il
rapimento che, ribadisco, Pecorelli cita separatamente.
Questo va sottolineato, per Pecorelli strage e rapimento sono
due cose ben distinte perchè, probabilmente, avvennero in luoghi e
tempi diversi.
I killer non agiscono un bel nulla, contano meno di 0 sull'orizzonte
della storia.
Ricapitolando, per Pecorelli le due categorie (come le chiami tu)
fanno cose diverse.
I killer, secondo Pecorelli, vanno all'assalto dell'auto.
Pecorelli non dice "vanno all'assalto dell'auto e rapiscono Moro".
E' importante.
Quando parla degli "autori", invece, Pecorelli dice che ad essi sono
imputabili sia la strage che il sequestro.
Quest'ultimo dunque, per converso, non è riconducibile ai killer.
E' talmente chiaro.

redna
Inviato: 9/9/2008 22:14  Aggiornato: 9/9/2008 22:14
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
E’ del tutto ovvio che vengono citate due categorie di persone…

a) dei ‘professionisti al massimo livello’ autori della strage di via Fani e del sequestro di Aldo Moro. Dal momento che gli unici ‘morti ammazzati’ quel giorno sono i cinque uomini della scorta e sono morti in via Fani e l’unico ‘rapito’ quel giorno è stato Aldo Moro è lampante che costoro hanno svolto la totalità del lavoro compiuto quel giorno dai ‘terroristi’…
b) dei non meglio specificati ‘killer’ [reclutati in una non meglio specificata ‘piazza’…] mandati all’assalto di una non meglio specificata ‘auto del presidente’ i quali però, in sostanza, quel giorno non hanno combinato un tubo…

Mi pare proprio che… tertium non datur… in ogni caso per sgombrare ogni equivoco ritengo utile rintracciare l’articolo originale nella sua totalità…


....a) i professionisti sono gli autori;

b) i killer hai notato anche tu che sono reclutati in una non meglio specificata 'piazza'?
Infatti è proprio quello che Pecorelli ci indica quando dice:

‘… aspettiamoci il peggio, gli autori della strage di via Fani e del sequestro di Aldo Moro sono dei professionisti addestrati in scuole di guerra del massimo livello. I killer mandati all’assalto dell’auto del presidente potrebbero invece essere manovalanza reclutata su piazza. È un particolare da tenere a mente’…

E' un particolare da tenere a mente. ...e cioè il particolare è nella frase precedente: I killer......potrebbero essere (non ne è convito) manovalanza reclutata SU PIAZZA.

Quindi chiediamoci quale potrebbe essere questa 'piazza'.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Drago55
Inviato: 9/9/2008 22:34  Aggiornato: 9/9/2008 22:34
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
Alberto Bertotto su EffeDiEffe scrive


Alcuni snipers Blue Light (cecchini) avrebbero ucciso la scorta di Moro, utilizzando armi ad altissima precisione e sparando da quattrocento metri di distanza.
Dopo di che avrebbero lasciato il campo al commando brigatista comandato da Moretti.



Due colpi di snipers. uditi dai testimoni (sicuri e concordi sul fatto), e poi lo "spray" di colpi di mitra, come nelle varie ricostruzioni.

Quindi:

Autocolonna (128, 130 e Alfetta) ferma con motori in moto e prima marcia innestata (Alfetta)
Due colpi di snipers da dietro sulla parte anteriore 130 a dx e sx
Azione di fuoco sull'Alfetta a dx
Colpi di grazia sugli occupanti della 130 e ll'Alfetta

Questa tempistica spiegerebbe bene i piccoli tamponamenti "da rilascio del pedale della frizione"" della 130 sulla 128 e dell'Alfetta sulla 130.


Forse la Fiat 130 aveva lil cambio automatico, (attualmente non ho informazioni su questo particolare).

Il problema più grande è quanto questa ricostruzione sia aderente alla realtà.

Io penso che sia verosimile.

Ciao

sigmatau
Inviato: 10/9/2008 11:21  Aggiornato: 10/9/2008 11:48
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi…
… ringrazio vivamente Drago55 per aver segnalato l’articolo di Bertotto su effedieffe.com in quanto illustra la forte ‘distorsione’ che si può creare citando solo poche righe di uno scritto senza riportare il resto. Nella fattispecie l’articolo citato [il quale è per la verità un insieme di ‘ritagli’ delle più varie ‘congetture’ che si sono fatte fino ad oggi sul ‘Caso Moro’, tanto da chiamare in causa praticamente tutti i servizi segreti e le associazioni a delinquere del mondo intero, passando in rassegna nell’ordine Cia, Mossad, Kgb, M16 britannico, Stasi, Servizio segreto tedesco occidentale,Sismi, P2, Massoneria, Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta, Ior, Santo Uffizio… e già che ci siamo perchè non il Ku Klux Klan? l…] riporta quanto segue…

… un altro sedicente gladiatore [nome in codice ‘Fantasmino’] ha detto che un gruppo formato da 150 militari statunitensi superaddestrati [gruppo Blue Light] operava al fine di destabilizzare l’Italia per ricondurla su posizioni più filoamericane. L’intento dei soldati USA era quello di compiere operazioni sporche da addebitare alle BR. Alcuni snipers Blue Light [cecchini] avrebbero ucciso la scorta di Moro, utilizzando armi ad altissima precisione e sparando da quattrocento metri di distanza. Dopo di che avrebbero lasciato il campo al commando brigatista comandato da Moretti. ‘Fantasmino’, le cui rivelazioni sono state fatte al giornale Unione Sarda, ha inoltre, affermato di appartenere ad una sezione GLADIO che aveva per compito specifico quello di sopprimere fisicamente i personaggi politici italiani della ‘sinistra’ in aperto contrasto con le posizioni occidentali della NATO. Sempre secondo lui lo stato non poteva eliminare le BR perché contemporaneamente avrebbe dovuto denunciare il comportamento sovversivo delle forze americane Blue Light dislocate in Italia…

Già il ‘nome in codice’ di questo ‘gladiatore’ [‘Fantasmino’ …] è sufficiente a farci capire che razza di credibilità possano avere le sue dichiarazioni, rilasciate oltretutto ad un ‘giornale di diffusione nazionale e anche internazionale’ quale può essere Unione Sarda … se poi ‘Fantasmino’ ci dicesse quanti e quali ‘personaggi di primo piano della sinistra’ la sua Blue Light ha ‘fatto fuori’ perché ‘in aperto contrasto con la strategia della Nato’ forse sarei un poco meno ‘scettico’… che dire poi del fatto che ‘lo stato italiano non ha potuto combattere le Br perché così facendo avrebbe dovuto rivelare l’esistenza di Blue Light’?… una ‘tesi’ veramente ipergeniale!

Comunque sia veniamo agli snipers di Blue Light che avrebbero fatto secchi gli uomini della scorta sparando da una distanza di 400 metri… A Drago55 e agli altri amici suggerirei caldamente la lettura dell’articolo seguente…

http://www.pagine70.com/vmnews/wmview.php?ArtID=512

… scritto da un cineoperatore che fù tra i primi ad arrivare in via Fani quella mattina. Tra le foto da lui scattate vi sono le seguenti…



Chiunque può valutare da esse quanto credibile sia la ‘tesi’ di ‘Fantasmino’ riguardo ai ‘cecchini appostati a 400 metri di distanza’ ... Sullo stesso articolo si cita anche una ‘intervista’ condotta quella mattina dall’attuale governatore della Regione Lazio ad una ‘vecchietta’ che si era trovata lì sul posto. Riporto queste righe a beneficio degli amici Redna e Audisio…

… Giuseppe Marrazzo,inviato del Tg2, intervistò una signora che aveva seguito le fasi finali dell'agguato… la donna dichiarò che Moro camminava al fianco di un giovane, ma tranquillamente,non in modo concitato… che aveva ascoltato nitidamente la voce di una donna… che aveva ascoltato una voce gridare ‘lasciatemi’… che Moro era stato caricato in una 128 blu scuro, poi scomparsa verso via Trionfale…

Morale della favola: meglio riportare articoli e citazioni per intero e, se possibile, in versione originale… non che così non si prendono cantonate… è solo un poco più difficile

saluti!...

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
audisio
Inviato: 10/9/2008 11:31  Aggiornato: 10/9/2008 11:31
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Non mi sembra di aver visto un servizio di Marrazzo, forse ti
riferisci al padre dell'attuale Governatore del Lazio, che
intervista la vecchietta.
Inoltre, di questa vecchietta non mi sembra che si parli da nessuna
altra parte. Non avrebbe dovuto essere interrogata dalla Polizia
e sentita dalla Commissione Moro un testimone così importante.
Non trascurerei, poi, la singolare coincidenza che il figlio di Marrazzo
da (scadente) conduttore di Mi Manda Rai Tre sia riuscito a
diventare Governatore del Lazio.
Io, sinceramente, questo salto mortale carpiato con tre avvitamenti
non l'ho mai capito.
E, sinceramente, non capisco neanche te e il tuo assurdo tentativo
di coinvolgere nuovamente gli anarchici nella strage di Piazza Fontana.
Poichè i Servizi continuano ad operare e ad inquinare e sono fermamente
convinto che monitorino attentamente questo sito, comincio a
coltivare qualche dubbio sul tuo ruolo qui dentro.

redna
Inviato: 10/9/2008 13:32  Aggiornato: 10/9/2008 14:30
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
sigmatau

scusa la franchezza ma ti stai attaccando sugli specchi!
Non ti va bene quello che dice Pecorelli perchè la frase è stata presa da un contesto e stai aspettando TUTTO il discorso, ma nel frattempo dici che Marrazza intervista una vecchietta (e il nome? chi è? la befana?)e le dai credito....
Sente una voce e dice che è di Moro....ne sente un'altra e dice che è di donna....mah!

citazione
… ringrazio vivamente Drago55 per aver segnalato l’articolo di Bertotto su effedieffe.com in quanto illustra la forte ‘distorsione’ che si può creare citando solo poche righe di uno scritto senza riportare il resto


.....Morale? o sappiamo il nome della donna intervistata da Marrazzo oppure è evidente che Pecorelli è molto più credibile.

Tanto per la cronaca, il primo mandato dalla rai sul luogo è stato Frajese....la sua intervista concitata la si dovrebbe trovare ancora.

Ci dai anche il nome del cineoperatore che ha fatto le foto che ci mostri?
e ne contempo ci spieghi il perchè i rullini delle foto fatte in via fani al momento della strage sono spariti?
( o forse sono custiditi da qualcuno....)


citazione
Morale della favola: meglio riportare articoli e citazioni per intero e, se possibile, in versione originale… non che così non si prendono cantonate… è solo un poco più difficile …


.....appunto, sigmatau, appunto! attieniti tu per PRIMO a questo....


audisio
citazione
Inoltre, di questa vecchietta non mi sembra che si parli da nessuna
altra parte. Non avrebbe dovuto essere interrogata dalla Polizia
e sentita dalla Commissione Moro un testimone così importante

....oppure essere riportata da qualche comissione o da Fragalà o da Priore che ci sono state riportare da Sigmatau con stralci.
Per non per intero, per esempio?

...e perchè mai se Flamigni riporta una frase di Pecorelli (e Pecorelli non è forse più attendibile della vecchietta?) allora si fa di tutto per screditarla e, chi si mette ad interpretarla viene 'deviato' opportunamente da questa pista?


sigmatau
dal suo post precedente:

Entrambe le fonti poi non riportano l’articolo originale di Pecorelli, bensì una sorta di ‘interpretazione’ di questo fatta da Flamigni. Già qui mi pare che la procedura sia un poco ‘criticabile’ in quanto come minimo prima di prendere una certa affermazione per buona sarebbe ‘saggio’ ricercare la fonte originale [in questo caso l’articolo di ‘OP’ dal quale la frase è stata ‘presa a prestito’…] per un opportuna verifica. Ad una analisi assai ‘superficiale’ inoltre la frase sopra riportata, così com’è, crea seri problemi di corretta interpretazione. Prima si citano gli autori della strage di via Fani e del sequestro di Aldo Moro qualificandoli ‘professionisti addestrati in scuole di guerra del massimo livello’ e subito dopo si parla di killer mandati all’assalto dell’auto del presidente e li si definisce ‘manovalanza reclutata su piazza’. La prima ovvia impressione è che l’autore in realtà sta parlando di due differenti ‘gruppi di fuoco’ che quel giorno hanno agito in via Fani, uno composto da ’professionisti’ che hanno svolto effettivamente il ‘lavoro’ e l’altro da ‘comparse’ messe lì a scopo ‘diversivo’. Se questa [come credo…] è la corretta interpretazione di quanto scritto da Pecorelli, è chiaro che la conclusione ‘Moro non stava sull’auto’ è completamente ‘fuori strada’… in ogni caso penso che la cosa migliore sia rintracciare l’articolo originale e riportarlo per intero…


.....ma guarda, sigmatau, che la frase l'hai riportata tu.
E non si capisce perchè ti scagli contro Flamigni che l'ha riportata (anche se non tutto il discorso integrale...) e poi ci propini il discorso della vecchietta NON riportato da NESSUNO (e la vecchietta, se permette non è nè Pecorelli e nè Flamigni...come autorevolezza intendo).

Invece ti premeva dire che Moro ERA in via fani e che non c'era motivo di dire che NON era vero, pertanto tutto quello che era stato detto prima NON aveva fondamento.


sigmatau
citazione
Chiunque può valutare da esse quanto credibile sia la ‘tesi’ di ‘Fantasmino’ riguardo ai ‘cecchini appostati a 400 metri di distanza’ ... Sullo stesso articolo si cita anche una ‘intervista’ condotta quella mattina dall’attuale governatore della Regione Lazio ad una ‘vecchietta’ che si era trovata lì sul posto. Riporto queste righe a beneficio degli amici Redna e Audisio…

.....i cecchini appostati a 400 metri di distanza secondo te dove si potevano trovare?
Data una risposta a questo, forse troverai anche il perchè qualcuno ha formulato questa ipotesi.
Dicono infatti 400 metri di distanza, non 300 o 500....per esempio.Per quanto riguarda il nome 'fantasmino' si può pur ridere ma, siccome non si è più ragazzini, non è il nome che fa la persona.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 10/9/2008 15:38  Aggiornato: 10/9/2008 15:38
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi…
… come sapete sono assai ‘grato’ al Divino Poeta per il ‘motto storico’ … chè perder tempo a chi più sa più spiace…, che ho adottato tra l’altro come ‘firma’… e non solo qui su Luogocomune… Capirete quindi quanta pazienza mi costa star dietro a voi e alle vostre… beh!… ci siamo capiti!…

Allora… prima di parlare dei ‘testimoni di via Fani’ [sui quali sto cercando materiale certo e affidabile, vale a dire non citazioni più o meno artefatte del tipo: ‘…tizio non era in via Fani però giura e spergiura che…’], vediamo di convincerci senza che resti alcun dubbio ragionevole di quanta credibilità possiamo attribuire alle affermazioni di ‘Fantasmino’. Secondo costui a ‘far fuori’ la scorta di Aldo Moro sarebbero stati degli snipers [volgarmente detti da noi ‘cecchini’…] appostati 400 metri lontano. Ebbene, oltre alle foto di via Fani che vi ho mostrato, mi è riuscito di trovarne una veramente decisiva a questo riguardo… eccola…



Qualcuno mi sa dire come facevano dei cecchini distanti 400 metri dal luogo ad avere visuale libera dei ‘bersagli’?… a voi non so… a me pare devono aver avuto some minor problem

saluti!...

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 10/9/2008 15:55  Aggiornato: 10/9/2008 15:59
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Capirete quindi quanta pazienza mi costa star dietro a voi e alle vostre… beh!… ci siamo capiti!…

....si infatti risposte non ne dai.
Quindi la pazienza è tua e anche di altri.

Le nostre...beh!... ci siamo capiti!....sono idee come le tue.
Probabilmente non hai ancora capito che nessuno sa, nessuna comissione intendo, capire come sono andate le cose quel giorno cioè il 16marzo1978.
Come ho già detto i testi ufficiali delle varie commissioni li possiamo leggere se vogliamo ma, a onor del vero, questo 3d intendeva far luce su altri fatti, magari sconosciuti.

Se dici che perdi tempo, questo è un altro discorso, anche perchè, mi pare che l'ultima foto che hai proposto non sia del tutto chiara.
O meglio, è chiara per chi sa vedere.

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Drago55
Inviato: 10/9/2008 15:57  Aggiornato: 10/9/2008 15:57
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
Dalle foto dei corpi sulla 130 e sull'Alfetta si può vedere che:

-l'autista della 130 Ricci è piegato in avanti

-l'autista dell'Alfetta è piegato a destra.

Quindi i colpi sono stati:

-da dietro per la Fiat 130

-dal fianco anteriore sinstro per l'Alfetta.

In pratica la Fiat 130 non è stata "innaffiata" da raffiche di mitra. ma ò stata colpita da colpi singoli.

Hai mai studiato la teoria della collinetta erbosa?

sigmatau
Inviato: 10/9/2008 16:49  Aggiornato: 10/9/2008 17:47
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
La 'collinetta erbosa' è nella DeLay Plaza a Dallas... qui siamo in via Fani a Roma e lo scenario non è necessariamente lo stesso...

Riguardo la questione 'autista della 130 Ricci piegato in avanti' non saprei dire... però a giudicare dalla foto che si vede qui sotto non mi sembra sia proprio così ...



saluti!...

--------------

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P.S.: mi auguro non subentrino di nuovo polemiche nei miei confronti per aver pubblicato una fotografia [l'autista di Aldo Moro orrendamente massacrato...] che ha 'urtato' la sensibilità di qualcuno... il fatto è che in pratica mi hanno costretto a fare questo...

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 10/9/2008 17:17  Aggiornato: 10/9/2008 17:22
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
dalla foto si nota, inoltre, che il parabrezza è intatto, ci sono i due finestrini anteriori rotti ma non si sa come sia messo il vetro posteriore.... quindi non si sa se i colpi provenivano dalla parte posteriore dell'auto.


Si nota inoltre che la macchina non ha segni di spari nelle porte che si possono vedere, quindi la teoria che le raffiche verso la 130 non ci sian state è giusta.


per quanto riguarda:
citazione

La 'collinetta erbosa' è nella DeLay Plaza a Dallas... qui siamo in via Fani a Roma e lo scenario non è necessariamente lo stesso...

....ma gli autori della strage non li abbiamo ancora trovati per dire questo.
Ma, se si nota bene, di palazzi anche a 400 metri dalla zona della strage ce ne sono.
E la strage è avvenuta all'incrocio di via fani, ci sono altre vie limitrofe con relativi palazzi.


PS-se i colpi agli uomini della scorta, fossero arrivati da dietro è chiaro che non reggerebbe la teoria che AM era in auto.

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audisio
Inviato: 10/9/2008 17:40  Aggiornato: 10/9/2008 17:40
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Di certo, sparare raffiche di mitra riuscendo a cogliere
solo i finestrini e non le portiere è estremamente difficile
e fra l'altro non se ne capirebbe il motivo.
Se spari a raffica, spari a raffica ossia sventagliando per
colpire il più possible organi vitali, non c'è ragione di tenere il
mitra sempre alto, il che sarebbe anche molto faticoso.
Invece, l'aver colpito solo i finestrini è compatibilissimo con un
cecchino che spara colpi singoli dopo aver preso perfettamente
la mira.
Tra l'altro, è possibile che l'arresto del convoglio servisse proprio a
questo, a tener fermi i bersagli per il cecchino che sparava dai
palazzi.

redna
Inviato: 10/9/2008 18:46  Aggiornato: 10/9/2008 18:46
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
FATTO: stando all'autopsia effettuata sui corpi dell'autista della 130 blu di Moro e del caposcorta Leonardi che gli sedeva a fianco (ricordiamo che sulla Fiat 130 blu c'erano l'autista, il caposcorta sul sedile del passeggero, e il solo Moro sul divano posteriore), entrambi sono stati uccisi da colpi che provenivano da dietro e che li hanno "attinti", come si dice in gergo, alla schiena. A entrambi è stato poi sparato alla testa un colpo di grazia.

....l'intero post l'ho messo più sopra.

Come si può vedere l'autopsia dice che gli uomini della scorta di AM nella 130 sono stati uccisi da colpi che provenivano da dietro, cioè alla schiena.

Quindi: come era possibile che AM, se qualcuno sparava alla schiena della scorta, se ne rimanesse completamente incolume? La scorta non poteva non reagire se PRIMA avessero tirato fuori dall'auto Moro.
Quindi?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Drago55
Inviato: 10/9/2008 22:54  Aggiornato: 10/9/2008 22:54
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
@redna

Attinti alla schiena non vuol dire completamente da dietro (180 gradi. ore 6) ma angolato da dietro )da 100 gradi. ore 4, a 260 gradi, ore 8).

Il lunotto dela 130 è in ordine.

Ciao

redna
Inviato: 11/9/2008 10:45  Aggiornato: 11/9/2008 10:52
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Drago 55


citazione

Attinti alla schiena non vuol dire completamente da dietro (180 gradi. ore 6) ma angolato da dietro )da 100 gradi. ore 4, a 260 gradi, ore 8).

Il lunotto dela 130 è in ordine.


====
Per quanto riguarda il vetro posteriore delle due auto si nota, dalle foto di sigmatau, che sono del tutto integri.
Pertanto rimane da capire come è stato possibile colpire i due agenti alla schiena (tenere presente che l'autopsia dice schiena, non collo, braccia, ecc...) e anche da 400 metri, malgrado le armi di precisone di quel tempo, per giunta.
Il referto dell'autopsia non l'ho trovato per capire l'angolazione, ma che siano stati colpiti PRIMA alla schiena (per immobilizzarli...) risulta chiaro. Questo potrebbe dire che i colpi sono arrivati da vicino, da delle persone che andavano verso l'auto.Resta da capire come mai nessuna reazione dei due agenti perchè è intercorso del tempo fra (l'ipotetetica usciata dell'auto che li tamponava allo stop..) e la loro immobilizzazione.
Forse dall'autopsia si potrebbe anche vedere il tempo intercorso fra l'immoblizzazione e il colpo alla testa.Ma è evidente che è intercorso del tempo, perchè il referto dice che PRIMA hanno avuto colpi alla schiena, quindi hanno potuto distinguere la successione dei colpi.

La testimonaianza di Rauti dice che quel giorno ha visto un uomo con una borsa...
Altri testimoni hanno visto uscire dalla 130 un uomo che camminava tranquillamente accanto ad un giovane...
Rauti che conosceva AM dice che era ...un uomo....con una borsa
Il testimone diceva che era AM che usciva dall'auto....mah!
Era un luogo molto affollato, quel giorno, via fani!

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 11/9/2008 11:34  Aggiornato: 11/9/2008 11:34
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Per quanto riguarda l'inazione degli agenti, non si era
ipotizzato in un post precedente che il Maresciallo Leonardi
potrebbe essere stato avvisato via radio che sarebbero stati
raggiunti da agenti in divisa da aviere giustificando la cosa
con una soffiata su un possibile attentato?
Questo sarebbe compatibile sia con Moro in auto che nel caso
contrario.
Infatti, avrebbero potuto far credere a Leonardi che gli agenti
travestiti avevano il compito di scortarli in sicurezza sul luogo dove avrebbero dovuto recuperare Moro.
Il travestimento poteva essere stato giustificato con la necessità
di non dare nell'occhio, non so far credere che tale abbondante
presenza di giovani di mattina doveva essere mistificata non so con
un corso per giovani avieri.
Vado a tentoni, è chiaro.

sigmatau
Inviato: 11/9/2008 15:57  Aggiornato: 12/9/2008 6:39
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… per tenere fede a quanto ho detto ieri ho pensato bene di cercare le ‘deposizioni’ di alcuni testimoni oculari di quanto è successo in via Fani quella mattina. Insieme ai rilievi fotografici sarà possibile tentare di ricostruire i fatti come sono realmente accaduti… niente di più…

Qui vi è la ‘deposizione’ dell’ingegner Alessandro Marini che dal suo motorino ha visto numerosi particolari della scena, il più importante dei quali è la famosa ‘moto Honda’. Dal fatto che da questa sia partita verso di lui una raffica di mitra e anche in seguito ha ricevuto pesanti minacce si deve pensare che deve aver visto ‘qualcosa di troppo’. Marini è anche autore dello ‘schizzo’ che vedete…



http://www.gabrielemastellarini.com/wp-content/uploads/2008/07/marini-moro_xi-xiii_79d4.pdf

… anzitutto desidero far presente che dopo le mie dichiarazioni alla Polizia, al P.m. e al Giudice Istruttore sono stato continuamente minacciato di morte da sconosciuti mediante telefono. Si trattava di giovani le cui voce erano sempre diversa l’una dall’altra che mi hanno chiamato a casa nei momenti più diversi de la giornata ed anche in ore notturne per avvertirmi che avendo io ‘parlato’ avrei subito dure rappresaglie da parte delle brigate rosse. Chi si presentava diceva talvolta ‘sono un rosso’ e talaltra ‘qui le brigate rosse’. Di tali minacce ho informato a sue tempo il dr. DI STEFANO ed altri funzionari della Digos che saltuariamente hanno disposto dei servizi di vigilanza sulla mia persona. Poiché nonostante tali servizi le minacce sono proseguite chiedo sia attuato una adeguato servizio di controllo al fine di tutelare la mia incolumità. Tale controllo potrà essere fatto mediante intercettazione delle telefonate fatte in arrivo sul mio apparecchio. Confermo le dichirazioni rese alla Digos con le precisazioni fatte al Pm. Confermo in particolare che i vetri dell’auto di Moro furono rotti da due persone che erano sull’auto tragata ‘C.D.’. Devo far presente che sono arrivato con il mio motorino all’incrocio tra via Stresa e via Mario Fani quando la 128 targata ‘C.D.’, la 132 bleu e l’Alfa della scorta erano ferme. A questo punto è iniziata l’azione dei terroristi da me descritta nei precedenti verbali. Devo inoltre far presente che io ho avuto modo di vedere bene i terroristi che operarono a volto scoperto, tranne quello che era alla guida della ‘Honda’ bleu. La persona che viaggiava sul sellino della ‘Honda’, dietro il conducente, sparò alcuni colpi di arma da fuoco dei quali uno colpì anche la parte superiore del parabrezza del mio motorino rompendolo. Io non sono stato colpito poiché nel frattempo istintivamente mi ero abbassato. Conservo ancora a casa i frammenti del parabrezza che mantengo a disposizione della Giustizia. Desidero far presente che non mi è stata mai mostrata alcuna fotografia né dalla Polizia né dai Magistrati che mi hanno interrogato fino a questo momento. Tuttavia ho avuto modo di vedere pubblicate su alcuni quotidiani le fotografie dei terroristi ricercati. Tra tali fotografie ho riconosciuto quella di GALLINARI come una delle persone che parteciparono all’azione terroristica. A differenza della foto la persona da me vista aveva non solo i baffi ma anche la barba non folta e corta. Era una barbetta. Recentemente ho avuto modo di vedere anche le fotografie di ALUNNI Corrado pubblicate dai giornali e diffuse dalla televisione dopo il suo arresto. Credo di aver riconosciuto in lui uno dei quattro terroristi che erano vicino al bar ‘Olivetti’ la mattina del 16 marzo 1978. In quella occasione l’ALUNNI non aveva né baffi né barba né occhiali; era così come si presentava nelle fotografie pubblicate di recente. Faccio rilevare che le fotografie di ALUNNI pubblicate a suo tempo dalla televisione subito dopo l’attentato non furono riconosciute da me in quanto diverse da quelle attuali.

A.D.R. : la persona che ho riconosciuto nell’ALUNNI aveva pressapoco la mia altezza. Io sono alto mt. 1,76. Aveva i capelli castano scuri. La persona che ho riconosciuto nel GALLINARI era più basso e tarchiato. Desidero fa presente che non ho avuto modo di osservare l’ALUNNI e gli altri nel momento del fatto anche se l’immagine è rimasta impressa nel mio subcosciente e mi è riaffiorata nel momento in cui ho visto le foto.

A.D.R. : non ho visto persone prelevare borse o documenti dall’auto di Moro


Questa invece la deposizione di Pietro Lalli, imperniata soprattutto a descrivere l'azione di ‘Tex Willer’ , quello che ha esploso più della metà dei colpi [49]…

http://www.gabrielemastellarini.com/wp-content/uploads/2008/07/lalli.pdf

… la mattina del 16 marzo ero intento come al solito a lavorare presso il lavaggio distributore della ‘Mobil’ sito in via Fani nella parte sottostante via Stresa. Potevano essere le 9,10 mentre stavo lavando una vettura [quando] sentii quattro-cinque spari secchi che ho attribuito a colpi di pistola. Gli spari si ripetettero a distanza di tempo piuttosto ravvicinati tutti e cinque i colpi fuorono sparati grosso modo in dieci secondi. Mi portai velocemente al centro della strada e guardando in alto, verso la provenienza dei colpi stessi, notai un uomo che all’incrocio anzi un po’ oltre l’incrocio tra via Stresa e tronco superiore di via Fani, con le spalle rivolte ai locali del bar Olivetti e quindi dando la sinistra alla mia visuale, sparava con un arma automatica che io, data la mia conoscenza nel settore delle armi, identificai con un mitra a doppia alimentazione e funzionante a recupero gas. Assistetti allo sparo di due raffiche complete. La prima un po’ più corta della seconda a distanza ravvicinata rispetto al bersaglio che era una 130 blu. La seconda raffica, più lunga, fu estesa anche all’Alfetta chiara che seguiva la 130 e fu consentita da uno sbalzo all’indietro dello sparatore che in tal modo allargò il raggio d’azione e quindi di tiro. Quello che mi colpì in maniera impressionante fu la estrema padronanza di detto sparatore nell’uso preciso e determinato dell’arma. Esprimo un giudizio ma doveva essere uno particolarmente addestrato. Sparava avendo la mano sinistra poggiata sulla canna dell’arma [con il che deduco doveva trattarsi di un mitra non munito di flangi fiamma] e con la destra, imbracciato il mitra, tirava con calma e determinazione convinto di quello che faceva. Per la verità non sono in grado di fornire utili elementi atti alla descrizione sia pure sommaria dei caratteri somatici di questo individuo. Mi sembrò che avesse un’altezza normale quasi come la mia , escluso fosse vestito in divisa; a me sembrò che indossasse un cappotto o un soprabito di colore non chiaro, forse di grigio un po’ scuro. Nell’attimo in cui spiccò il salto all’indietro per effettuare la seconda raffica gli cascò qualcosa dal capo che poi accertai doveva trattarsi di un capello con la visiera di colore blu. Dall’aspetto sembrava un uomo dai 25 ai 35 anni, corporatura abbastanza proporzionata rispetto all’altezza, senza barba, capelli scuri non eccessivamente lunghi, voglio dire che non era un capellone. Dal fatto che non ricordo di aver notato lo stacco di colore tra il colore della pelle e il colore dell’arma devo dedurre che l’individuo calzasse i guanti. Anche adesso che mi sovviene posso essere sicuro. Sembrava un tipo agile, direi atletico, e dal salto che fece, munito anche di notevole agilità. Appena finiti gli spari la mia attenzione fu attratta da una sagoma di una donna che trovavasi al centro all’incrocio via Fani via Stresa e quindi più in basso rispetto allo sparatore. Detta donna con il viso rivolto alla mia direzione e avendo in mano qualcosa che ritengo fosse una paletta di quelle in dotazione alle forze dell’ordine, o comunque simile, fece un gesto con le braccia portando le mani ravvicinate l’una all’altra e poi allargandole, gesto chiaramante indicante che tutto era stato fatto, cioè tutto ok. Non sono mai riuscito a capire, e me lo chiedo ancora adesso, a chi potesse essere diretto questo gesto perché sul tratto di via Fani dove mi trovavo io non c’era nessuno. Contemporaneamente ho visto lo sportello posteriore sinistro della fiat 130 già aperto e subito dopo un gruppo di persone credo 4 o 5 attraversare via Fani e dirigersi verso la loro sinistra su via Stresa, diciamo con direzione Trionfale.

A.D.R. : nel momento della sparatoria avevo già visto una 128 bianca ferma proprio all’angolo dell’incrocio, proveniente dalla parte alta di via Mario Fani, in posizione obliqua e con iniziazzione di svolta a destra, immediatamente dietro e attaccata la fiat 130 e ancora più dietro l’Alfetta bianca che io da lontano non riuscivo a vedere perché era coperta dalla 130. Non riuscii a vedere in quale vettura salirono i componenti del gruppo che avevo visto attraversare la strada perché finito l’incrocio tra via fani e via Stresa la visuale è ostruita. Sono sicuro però che dovettero salire su tre auto che partirono con il motore imballato. Una di queste auto doveva avere un motore trialbero mentre le altre motore normale. Sono quasi certo che dovevano essere tutte e tre macchine fiat. Dalla parte di via Fani non vidi partire nessuna auto ed ecco la ragione per cui non riesco a capire il gesto della donna.

A.D.R. : escludo che al centro della strada vi possano essere stati altri sparatori, ma non posso escludere la presenza di altri individui sui marciapiedi che abbiano fatto uso di armi. Sono quasi certo che a sparare fù più di una persona, ma io ne vidi una sola.

A.D.R. : anche per quanto concerne la donna gli elementi che posso fornire per la sua identificazione sono molto scarni; altezza grosso modo metri 1,65, capelli non biondi, viso ovale se non sbaglio, andatura normale (che potei notare nei suoi movimenti), indossava capotto scuro, forse un loden e pantaloni.

A.D.R. : il gruppo di persone che vidi allontanarsi dallo sportello posteriore sinistro della 130 ed attraversare l’incrocio si spostò con andatura normale e io non lo vidi più quando superò il mio angolo di visuale consentito; non so se la vettura o le vetture su cui salì fosse parcheggiata su via Stresa o sull’angolo via Fani via Stresa. Comunque certamente le tre auto che si allontanarono a tutta velocità dovevano essere parcheggiate almeno due su via Stresa e forse immediatamente prima dell’incrocio su via Fani. Null’altro ho da aggiungere.

A.D.R. : i fatti che ho descritti li ho visti ad una distanza di 100-150 metri. Dal momento in cui sono arrivato sul posto e ho assistito ad una spetaccolo raccapricciante, al momento in cui è arrivata la prima auto della polizia, nulla è stato toccato né ho avvertito movimenti particolari da poter destare il minimo sospetto.


La terza ‘deposizione’ è tratta da Eseguendo la sentenza di Govanni Bianconi a pag. 54. Il nome della ‘testimone’ non è citato e lo chiameremo ‘inquilina del n. 123’… può essere che l’abbia già riportata ma in ogni caso reperita juvant

… sono residente a Roma in via Mario Fani n. 123. Questa mattina, verso le ore 9, mi trovavo nel bagno della mia abitazione e stavo vestendomi. A un tratto ho sentito due colpi e subito dopo una serie di colpi in rapida sucessione […] Sono corsa ad affacciarmi alla finestra del salone […] Erano ferme tre autovetture, delle quali non ho notato né il tipo né il colore […] Vicino all’autovettura di centro si trovava un individuo che indossava una divisa blù scuro che a me è sembrata quella dell’Alitalia. Costui impugnava un mitra, con il calcio del quale ha infranto il vetro anteriore sinistro dell’autovettura stessa. Ciò fatto ha sparato ripetute raffiche […] Subito dopo, guardando verso in centro dell’incrocio, ho visto una ragazza con le spalle rivolte alle macchine descritte e che impugnava un mitra corto con entrambe le mani. Quasi contemporaneamente ho visto l’on. Moro sorretto da due sconosciuti che indossavano la stessa divisa da me descritta. Qualche istante dopo ho visto salire l’on. Moro con i suoi due accompagnatori su un’autovettura che era ferma al centro dell’incrocio, che è ripartita su via Stresa in direzione via Trionfale…

Questo è quanto finora mi è riuscito di trovare in fatto di ‘materiale originale’ [cioè non ‘passato di mano’…] fornito da persone presenti quel giorno in via Fani [cioè non Pecorelli, Flamigni o altri che riportano ‘voci di seconda mano’… ]. Non sarà molto ma basterà a tracciare a grandi linee quello che accaduto quella mattina…

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
audisio
Inviato: 11/9/2008 16:27  Aggiornato: 11/9/2008 16:27
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Bene.
Tre cose fondamentali.
1) Il testimone viene minacciato per telefono da persone
che a volte si qualificano come "sono un rosso".
Nessun comunista si è mai definito in questi termini:
"sei un rosso" è una locuzione dispregiativa come "sei una zecca,
un peloso" ecc. utilizzato dai fascisti e, spesso, dai poliziotti.
Quindi, è estremamente probabile che chi ha chiamato il testimone
fosse un poliziotto.
2) Erano tutti a volto scoperto tranne quelli sulla moto che, guarda
caso, spararono non solo al testimone sul motorino ma anche verso i
palazzi alla gente che era affacciata. Cosa dovevano coprire e perchè
si nascondevano il viso?
3) La donna fece dei segnali con le palette di "Tutto a posto?".
A chi? Forse all'ufficiale di Gladio Guglielmi che era a 200 metri e stava
probabilmente osservando con un binocolo militare?

audisio
Inviato: 11/9/2008 16:28  Aggiornato: 11/9/2008 16:28
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Scusate.
Tutto a posto ovviamente in forma affermativa e non
interrogativa.

sigmatau
Inviato: 12/9/2008 15:10  Aggiornato: 12/9/2008 16:34
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… ieri abbiamo riportato le ‘deposizioni’ di tre testimoni oculari dell’agguato di via Fani… oggi proveremo a delineare la ‘dinamica’ di quanto è sucesso quella mattina. Diciamo subito che le tre versioni sono in gran parte concordanti, anche se un poco diverse e con diverso ‘grado di affidabilità’. Delle tre quella più ‘controversa’ [e di conseguenza meno affidabile…] è certamente quella dell’ing. Marini e il motivo di questo è certamente da ricercare nelle seguenti considerazioni…

a) è giunto sul luogo quando l’azione era già in ‘fase avanzata’ e non ha potuto osservare la ‘fase inziale’…
b) si è trovato direttamente coinvolto negli eventi in un momento di particolare ‘intensità’…
c) è stato fatto a segno del fuoco dei brigatisti, con le inevitabili ‘conseguenze traumatiche di tipo psicofisico’…

A proposito del punto c) chi scrive, assolutamente non esperto di psicanalisi, ritene tuttavia di dover fare un paio di considerazioni. Sia l’ing. Marini ma sia soprattutto Aldo Moro quella mattina si sono trovati al centro di eventi tali sicuramente da menomare il normale ‘equilibrio psitico’ di un individuo e questo va tenuto in debito conto nell’esaminarne i comportamenti tenuti in quei momenti e nei momenti successivi. Ora, secondo me, certe ‘anomalie’ riscontrate nel materiale scritto [si dice…] da Aldo Moro nella ‘prigione del popolo’ potrebbero ascriversi proprio alla ‘esperienza’ da lui vissuta in via Fani. Quando ad esempio si descrive come ‘anomalo’ il fatto che Aldo Moro, persona di ‘intensa religiosità’ , non abbia avuto alcuna parola di pietà per la sua scorta massacrata in via Fani, occorrerebbe tenere presente che una delle ‘difese naturali’ della psiche umana nei confronti di ‘esperienze particolarmente traumatiche’ consiste nel ’cancellarle’ dalla memoria. Non è quindi impensabile che Aldo Moro nei suoi ultimi 55 giorni di vita non ricordasse l’esperienza di via Fani. Ciò premesso, per poter procedere nella ‘analisi’ è necessario che inserisca una serie di altre foto riprese sempre dallo stesso cineoperatore che quella mattina è stato tra i primi ad arrivare sul posto. Avviso il lettore che non si tratta di immagini particolarmente ‘piacevoli’ e spero che egli si renda conto del fatto che sono indispensabili



Cominciamo ad osservare la prima foto… si vedono i corpi senza vita [e orrendamente sfigurati…] del maresciallo Leonardi e dell’appuntato Ricci e si vede chiaramente che i finestrini di entrambe le portiere anteriori [destra e sinistra] della 130 sono stati frantumati dai proiettili. La quinta foto [partendo dall’alto…] è stata scattata da dietro e sulla destra rispetto alla 130. Si nota chiaramente che i cristalli della portiera posteriore destra sono stati anch’essi frantumati. E’ chiaro che i ‘pianificatori’ dell’azione sapevano che, per ovvie ragioni di sicurezza, Aldo Moro sarebbe stato seduto dietro e a sinistra , cioè alla spalle del guidatore, e di questo hanno tenuto debitamente conto. Leggiamo a questo punto che cosa è scritto a pag. 36 del libro di Giovanni Bianconi Eseguendo la sentenza, tratto dal verbale stilato in seguito dai carabinieri…

… il cadavere del m.llo dei Cc Leonardi Orteste si rinviene rannicchiato sul lato destro della parte anteriore dell’abitacolo. Esso, tiepido, integro, rilassato, inodore, vestito, giace sul fianco sinistro con la testa rivolta verso lo schienale del sedile anteriore destro e i piedi in direzione del pianale. La testa, rotata e flessa a sinistra, poggia con la regione temporo-parietale sullo schienale del sedile anteriore destro. Gli occhi e la bocca sono chiusi[…] Lo stesso cadavere presenta ferite da arma da fuoco alla testa, alla regione scapolare destra e all’arto superiore destro. Dalle predette fertite fuoriesce copiosamente sangue che seguendo la linea di gravità termina sul pianale sottostante formando una chiazza in parte già coagulata…

Dalle ferite descritte e dalla rottura del cristallo posteriore destro della 130 si coglie subito un dato essenziale: il maresciallo Leonardi è stato colpito la prima volta prima alla schiena da un proiettile sparato da un ‘killer’ che si trovava dietro e sulla destra. Inoltre, con grande probabilità, questo è stato il primo proiettile sparato. Prima di procedere farò una ‘ipotesi di partenza’ abbastanza verosimile che avrò cura poi di verificare step by step. La ‘squadra della morte’ che effettivamente ha operato quella mattina era composta da due uomini e una donna, che chiameremo rispettivamente ‘Tex Willer’, ‘Kit Carson’ e ‘Calamity Jane’. Tutti e tre armati, secondo lo ‘standard’ delle ‘Squadre Kidon del Mossad, di Sub Machine Gun Uzi con caricatore da 50 colpi. Come tutte le armi di questo tipo, la Uzi dispone di un selettore a tre posizioni cosirspondenti a sicura, colpo singolo, raffica. Diciamo poi che ‘Kit Carson’ a agito sul ‘lato destro’ del convoglio, ‘Tex Willer’ sul ‘lato sinistro’ a ‘Calamity Jane’ ha svolto le funzioni di ‘riserva, controllo e comunicazioni’. Il primo ad ‘entrare in azione è stato [con ogni probabilità…] ‘Kit Carson’ [quello che sparerà 22 colpi in tutto…] che nel momento dell’arresto della 130 si doveva trovare appostato nei pressi della MiniMinor [vedi foto proiettate in precedenza]. Nella ‘deposizione’ di Lalli si legge…

… potevano essere le 9,10 mentre stavo lavando una vettura [quando] sentii quattro-cinque spari secchi che ho attribuito a colpi di pistola. Gli spari si ripetettero a distanza di tempo piuttosto ravvicinati tutti e cinque i colpi fuorono sparati grosso modo in dieci secondi

E’ evidente che ‘Kit Carson’, almeno all’inizio, ha sparato con l’arma predisposta ‘a colpo singolo’. Le modalità dell’azione prevedevano di ‘neutralizzare’ per primo il ‘nemico più pericoloso’, vale a dire il maresciallo Leonardi, nella maniera meno rischiosa possibile per Aldo Moro… e questo ha fatto ‘Kit Carson’ : uno o due colpi sparati da dietro mirando al leader della scorta, il quale è stato così ‘neutralizzato’ da subito. Un istante dopo sempre ‘Kit Carson’ si è portato in avanti ed ha sparato attraverso il finestrino anteriore destro della 130 [frantumandolo…] in direzione dell’autista [appuntato Ricci…], ferendolo gravemente e mettendo ‘fuori gioco’ anche lui… il tutto con soli cinque proiettili!… Fatto questo ‘Kit Carson’ si è ‘defilato’ lasciando il campo di tiro libero per ‘Tex Willer’, il quale ha agito ‘sul lato sinistro’…

A differenza del ‘collega’ ‘Tex Willer’ ha sparato [con grande probabilità…] con l’arma predisposta ‘a raffica’. Ecco che cosa dice al riguardo Lalli…

… mi portai velocemente al centro della strada e guardando in alto, verso la provenienza dei colpi stessi, notai un uomo che all’incrocio anzi un po’ oltre l’incrocio tra via Stresa e tronco superiore di via Fani, con le spalle rivolte ai locali del bar Olivetti e quindi dando la sinistra alla mia visuale, sparava con un arma automatica che io, data la mia conoscenza nel settore delle armi, identificai con un mitra a doppia alimentazione e funzionante a recupero gas. Assistetti allo sparo di due raffiche complete. La prima un po’ più corta della seconda a distanza ravvicinata rispetto al bersaglio che era una 130 blu. La seconda raffica, più lunga, fu estesa anche all’Alfetta chiara che seguiva la 130 e fu consentita da uno sbalzo all’indietro dello sparatore che in tal modo allargò il raggio d’azione e quindi di tiro…

… e cosa dice al riguardo la ‘inquilina del n.123’…

… vicino all’autovettura di centro si trovava un individuo che indossava una divisa blù scuro che a me è sembrata quella dell’Alitalia. Costui impugnava un mitra, con il calcio del quale ha infranto il vetro anteriore sinistro dell’autovettura stessa. Ciò fatto ha sparato ha sparato ripetute raffiche…

Diciamo che le due ‘deposizioni’ concordano abbastanza bene, tanto che possiamo prenderle per buone. ‘Tex Willer’ [che alla fine sparerà ben 49 colpi esaurendo il caricatore…] si è avvicinato da prima alla 130 da sinistra, ha infranto con il calcio dell’arma [evitando così di ‘sprecare proiettili’ e magari che qualcuno di essi ‘rimbalzando’ in modo strano colpisse Aldo Moro…] il cristallo della portiera sinistra anteriore, dopo di che ha sparato una raffica [la più ‘breve’ delle prime due…] all’appuntato Ricci. Con un ‘balzo da leopardo’ poi si è ‘tirato indietro’ ed ha cominciato a sparare sulla Alfetta posta subito dietro la 130. Una tempesta di proiettili si è abbattuta sui due militari che sedevano nella parte anteriore, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. A questo punto il lavoro sembra ‘fatto’ però… però poco ci manca che ‘Tex Willer’ non finisca al ‘cimitero degli eroi’ di Gerusalemme!… dalla ‘deposizione’ di Lalli…

… nell’attimo in cui spiccò il salto all’indietro per effettuare la seconda raffica gli cascò qualcosa dal capo che poi accertai doveva trattarsi di un capello con la visiera di colore blu…

Raffaele Jozzino, il terzo occupante dell’Alfetta seduto sui sedili posteriori e quindi meno esposto, ha avuto il tempo di uscire dall’auto, impugnare la pistola, togliere la sicura e sparare un colpo e poi un altro in direzione di ‘Tex Willer’… con ogni probabilità uno di quei proiettili ha colpito di striscio il ‘berretto blu’ del killer. Evidentemente per ‘Tex Willer’ ‘non era ancora giunta l’ora’. Per il povero Jozzino invece non c’è scampo… ‘Kit Carson’ lo fulmina sparandogli alle spalle… per avere idea abbastanza chiara di come si sono svolte le cose osservate la immagine seguente…



… dove la freccia indica il ‘berretto con la visiera blu’ che ‘Tex Willer’ ha ‘perduto’…

Finito il ‘lavoro’ [anche se non senza qualche ‘apprensione’…] di ‘Tex Willer’ e ‘Kit Carson’ e prima di lasciare il campo alla ‘manovalanza reclutata su piazza’ entra in azione anche ‘Calamity Jane’. Dalla ‘deposizione’ di Lalli…

… appena finiti gli spari la mia attenzione fu attratta da una sagoma di una donna che trovavasi al centro all’incrocio via Fani via Stresa e quindi più in basso rispetto allo sparatore. Detta donna con il viso rivolto alla mia direzione e avendo in mano qualcosa che ritengo fosse una paletta di quelle in dotazione alle forze dell’ordine, o comunque simile, fece un gesto con le braccia portando le mani ravvicinate l’una all’altra e poi allargandole, gesto chiaramente indicante che tutto era stato fatto, cioè tutto ok. Non sono mai riuscito a capire, e me lo chiedo ancora adesso, a chi potesse essere diretto questo gesto perché sul tratto di via Fani dove mi trovavo io non c’era nessuno…

… e dalla ‘deposizione’ della ‘inquilina del n.123’…

… subito dopo, guardando verso in centro dell’incrocio, ho visto una ragazza con le spalle rivolte alle macchine descritte e che impugnava un mitra corto con entrambe le mani…

Anche su questo particolare le due deposizioni concordano molto bene… Chi era costei?… I ‘brigatisti’ hanno sempre asserito che ‘Calamity Jane’ era Barbara Balzerani alla quale era stato assegnato il compito di ‘deviare il traffico’ e per questo le era stata data una ‘paletta’ del tipo assegnato a polizia e carabinieri. L’arma vista dalla ‘inquilina del n.123’ era, secondo loro, la mitraglietta Skorpion che faceva parte dell’arsenale delle Brigate rosse e con la quale sarà anche ucciso Aldo Moro. Questa ‘versione’ chiaramente non regge per due principali motivi…

a) la Skorpion, come abbiamo visto in precedenza, non si presta ad essere impugnata ‘a due mani’ , cosa invece perfettamente possibile per la Uzi…
b) per ‘giustificare’ il rubinetto dell’acqua lasciato aperto nel covo di via Gradoli, è stato più volte asserito che la Balzerani soffriva di una ‘acuta forma di miopia’ [la quale si aggravava la mattina a causa della ‘pressione bassa’…]. E’ chiaro che, stando così le cose, non le si assegna il compito di ‘dirigere il traffico’ e soprattutto non le si dà in mano un’arma ‘letale’ come una mitraglietta Skorpion… non si sa mai… potrebbe anche venirle in mente di usarla

‘Calamity Jane’ quindi doveva far parte della squadra Kidon insieme agli altri due e la sua 'funzione' è stata ‘deviare il traffico’ prima dell’azione, ‘tenersi di riserva’ durante l’azione e comunicare a 'chi di dovere' il ‘tutto ok’ al termine dell’azione. E’ estremamente degno di nota il fatto che tutti i testimoni oculari finora incontrati sono concordi sul fatto che hanno visto sparare un solo ‘terrorista’ e non quattro come sostenuto dai ‘brigatisti’. Dalla ‘deposizione’ di Lalli…

escludo che al centro della strada vi possano essere stati altri sparatori, ma non posso escludere la presenza di altri individui sui marciapiedi che abbiano fatto uso di armi. Sono quasi certo che a sparare fù più di una persona, ma io ne vidi una sola

In effetti dal computo finale risulta un numero di colpi sparati dalle armi dei quattro componenti la ‘squadra di fuoco’ [Morucci, Fiore, Bonisoli e Gallinari] veramente esiguo. Lo stesso Morucci ha affermato che dopo soli due colpi la sua arma si è inceppata ed è dovuto correre in via Stresa per ricaricarla. L’unica arma dei ‘Quattro dell’Apocalisse’ che si sia dimostrata in qualche modo ‘valida’ [8 colpi sparati…] sembra sia stata la Smith&Wesson cal.7.65 di Gallinari, il quale si è incaricato di dare il ‘colpo di grazia’ alle cinque ‘teste di cuoio’ prima di ‘sgomberare il campo’. L’altra mansione affidata alla ‘manovalanza reclutata su piazza’ è stata, dopo che i ‘professionisti’ hanno ‘neutralizzato’ ogni possibile difesa, prelevare Aldo Moro e caricarlo sulla 132 che lo ha portato via. Diciamo che, con le cose viste nella giusta prospettiva, non è difficile comprendere il reale significato della ‘frase sibillina’ scritta da Pecorelli su ‘OP’…

… aspettiamoci il peggio, gli autori della strage di via Fani e del sequestro di Aldo Moro sono dei professionisti addestrati in scuole di guerra del massimo livello. I killer mandati all’assalto dell’auto del presidente potrebbero invece essere manovalanza reclutata su piazza. È un particolare da tenere a mente…

Dalla ‘deposizione’ di Lalli…

… contemporaneamente ho visto lo sportello posteriore sinistro della fiat 130 già aperto e subito dopo un gruppo di persone credo 4 o 5 attraversare via Fani e dirigersi verso la loro sinistra su via Stresa, diciamo con direzione Trionfale … non riuscii a vedere in quale vettura salirono i componenti del gruppo che avevo visto attraversare la strada perché finito l’incrocio tra via Fani e via Stresa la visuale è ostruita. Sono sicuro però che dovettero salire su tre auto che partirono con il motore imballato. Una di queste auto doveva avere un motore trialbero mentre le altre motore normale. Sono quasi certo che dovevano essere tutte e tre macchine fiat…

Dalla ‘deposizione’ della ‘inquilina del n.123’…

… quasi contemporaneamente ho visto l’on. Moro sorretto da due sconosciuti che indossavano la stessa divisa da me descritta. Qualche istante dopo ho visto salire l’on. Moro con i suoi due accompagnatori su un’autovettura che era ferma al centro dell’incrocio, che è ripartita su via Stresa in direzione via Trionfale…

Anche in questo caso in pratica le versioni dei testimoni oculari concordano. Riguardo la ‘osservazione’ fatta da più d’uno secondo la quale Aldo Moro nella circostanza sarebbe parso ‘estremamente tranquillo e rilassato’, occore secondo me tenere in conto quanto detto prima, e cioè che è molto difficile prevedere le ‘conseguenze’ che una ‘esperienza traumatica’ come quella vissuta quella mattina in via Fani può lasciare sulla ‘psiche’ di un individuo e le ‘reazioni’ che l’individuo può avere in questi casi…

E per oggi ragazzi è tutto… la prossima settimana riprenderemo il discorso che abbiamo ‘lasciato a metà’, ossia parleremo nuovamente del famoso ‘Memoriale’… nonchè degli ‘annessi e connessi’

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 12/9/2008 17:38  Aggiornato: 12/9/2008 17:51
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
sigmatau
citazione
Sia l’ing. Marini ma sia soprattutto Aldo Moro quella mattina si sono trovati al centro di eventi tali sicuramente da menomare il normale ‘equilibrio psitico’ di un individuo e questo va tenuto in debito conto nell’esaminarne i comportamenti tenuti in quei momenti e nei momenti successivi.
....


Infatti, questo punto dovrebbe far pensare che proprio una persona che ha subito un trauma psichico con può essere molto lucida per dare precise informazione e scrivere tante lettere 'lucide' come poi ha fatto.
Tutto questo, invece, fa supporre che AM non lo avesse subito.
Non parla mai della scorta e non fa cenno a nessuno di loro.
Per le BR sarebbe stato meglio che ne parlasse....non credo glielo avessero vietato.Tornava utile per 'lo scenario' emotivo che si voleva instaurare....

Ricapitolando: il luogo dell'agguato è stato visitato da più persone.
Qualcuno ha chiamato l'ambulanza per l'agente ferito, l'ospedale dice che è stato ricoverato verso le 9,45
La scientifica il primo rapporto lo stila alle ore 10, esattamente un'ora dopo l'agguato.
I corpi sono ' ancora tiepidi ' e dai fori delle pallottole esce 'copiosamente sangue ' questo dice la relazione...( da : eseguendo la sentenza di bianconi). Ma se l'agente ferito era stato trasportato in ospedale ,perchè gli altri erano stati giudicati 'subito' morti?

La foto delle tre auto all'incrocio dice tutto.
E allora ,guardandola, poniamoci l'interrogativo: al fioraio sono stati tagliati i pneumatici perchè non si recasse all'incrocio di via fani perchè ostruiva, e allora chi ha parcheggiato quella mini, proprio li?
Qualcuno l'aveva vista quella mattina sorpassare le auto della scorta.
Che faceva li, alla destra dell'auto di AM?


Per quanto riguardano le deposizioni delle persone che erano convinte che era moro, torno a dire che se dall'auto del presidente della repubblica esce una persona, chi pensa che NON possa essere lui?
E se tutti dicono che lo fosse, NON è certo il caso di dire il CONTRARIO.

In altri post si era detto appunto che qualcuno poteva essersi sostituito a moro, debitamente camuffati come lui....



----… sono residente a Roma in via Mario Fani n. 123. Questa mattina, verso le ore 9, mi trovavo nel bagno della mia abitazione e stavo vestendomi. A un tratto ho sentito due colpi e subito dopo una serie di colpi in rapida sucessione […]

....
questa testimonianza è a sostengo di quanto dice Drago55.
Due colpi iniziali e poi una sventagliata di colpi...
Capire da dove arrivassero i primi due è del tutto fondamentale.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 13/9/2008 0:31  Aggiornato: 13/9/2008 13:30
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna e caro Sigmatau;

L’ho detto e lo ripeto nuovamente … NON È VERO che A. M. nelle sue lettere NON ABBIA MAI PARLATO DELLA SUA SCORTA … anzi lo ha fatto in diverse maniere!

Ma, quali lettere di Moro avete letto voi?

Alcune lettere bisogna poi saperle leggere in filigrana …

Infatti, nella prima lettera a Cossiga, allude per ben tre volte al fatto
che: “Prescinde volutamente da ogni aspetto emotivo”
che: bisogna “pensare fino in fondo, prima che si crei una situazione emotiva e irrazionale”
che: “Queste sono le alterne vicende di una guerriglia, che bisogna valutare con freddezza, bloccando l’emotività e riflettendo sui fatti politici.” …

E quindi, in questa lettera (proprio perché potrebbe sembrare antitetico parlare della sua scorta “trucidata” mentre tentava di salvare la propria esistenza …) invita “tra le altre cose” per ben TRE VOLTE tutti i suoi colleghi, ad evitare di pensare EMOTIVAMENTE a quanto era appena successo, e a “prevedere” quello CHE DI PEGGIO POTEVA AVVENIRE, con la sua stessa morte !

Ma della scorta ne parla anche in altre lettere, come ad es. nella lettera a Zaccagnini (recapitata il 4 Aprile) nella quale afferma che: “è doveroso aggiungere, in questo momento supremo, che se la scorta non fosse stata, per ragioni amministrative, del tutto al disotto delle esigenze della situazione, io forse non sarei qui.”

In quella inviata a Riccardo Misasi (mai recapitata)
Nella quale fra le tante altre cose gli dice che: “La circostanza che il Governo fosse appena formato, non senza qualche riserva, autorizza a passare sopra al discorso dei fatti accaduti e delle conseguenti responsabilità? Il servizio di scorta era di gran lunga al di sotto delle sue esigenze operative!

E nella medesima poi gli ribadisce: “Possibile che per questo personaggio (A. M.) il metodo tradizionale di scorta palesemente insufficiente, non sia stato almeno ritoccato data la particolarità delle circostanze? Possibile che questa strategia dipendesse da un modesto funzionario? Possibile che tutti i personaggi che si consultarono sul fatto del giorno, non abbiano almeno tenuto conto del fatto che la persona sequestrata fosse persona di un certo rilievo nella vita del Partito e dello Stato?”

Quindi della scorta ne parla, non nei termini che voi intendereste leggere ma ne parla!

E se vi riuscite a mettere veramente nei panni di quello che era il suo difficile tentativo di mediazione, capireste anche che “proporre uno scambio, per ottenere la sua liberazione” sarebbe stato un evidente controsenso, se avesse parlato della scorta nei termini di affetto e di commozione che SICURAMENTE PROVAVA, ma che non poteva in nessun caso, in quel frangente, tentar di ricordare ai suoi compagni di partito.

I quali si trinceravano (e si trincerarono) comunque, dietro la strategia della fermezza e della non trattativa!

Solo Sciascia, descrisse in maniera molto efficace ed equilibrata questo stravagante e falso dilemma, quando nel suo “affaire” affermò:

“per quale ordine di motivi, si può pensare che sia più logico NON TRATTARE? Forse perché in Via Fani sono stati massacrati cinque uomini delle forze dell’ordine, il fatto giustifica che ci debba essere un sesto cadavere?

Nella Storia d’Italia non è mai accaduto un fatto simile, e infatti con il Caso Cirillo i n/s soloni si comportarono in maniera ben diversa …

Un saluto da Ermione

>

La grammatica, la stessa arida grammatica, diventa qualcosa come una stregoneria evocativa;
le parole risuscitano rivestite di carne e d'ossa, il sostantivo, nella sua maestà sostanziale,
l'aggettivo, è l’abito trasparente che lo veste e lo colora come una vernice,
e il verbo è l’angelo del movimento che dà l'impulso alla frase.

>>>-----> Charles Baudelaire

>

redna
Inviato: 13/9/2008 13:34  Aggiornato: 13/9/2008 13:51
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/inlavorazione/visualizza_new.html_71604320.html

Otello

leggendo qui si può vedere come 'ognuno' dia una interpretazione del fatto.
Per esempio qui tutti si sbizzariscono nel descrivere l'evento, o meglio ognuno lo descrive alla sua maniera togliendo o aggiungendo elementi.
Chi legge poi non sa nemmeno se davvero il cadavere era coperto o meno, se era nel bagagliaio o nel sedile posteriore, se la coperta era di lana di iuta e se il volto era coperto.La versione ufficiale è che il cadavere era coperto da una giacca blu (nessun altro lo dice, però..)
Se il cadavere doveva essere riconosciuto subito perchè coprirlo e chiudere la macchina (che doveva essere forzata per aprirla?)
Insomma dall'inizio alla fine misteri.

Otello per quanto riguarda la sabbia nel link sopra leggiamo:
20:33 - "E' stato precisato che la sabbia trovata nei risvolti dei pantaloni è molto chiara e che infilati nei calzini sono stati trovati alcuni 'forasacchi', piccole spighe di erba di campo che si impigliano facilmente nei vestiti".

Qui ci dicono che la sabbia è ' molto chiara ' e qui possiamo escludere che sia del Tirreno.
Dalla parte dell'Adriatico la sabbia è chiara.
Le spighe di campo si impigliano da sole e le BR avevano altro da fare che 'metterle' loro.


Otello
citazione
Solo Sciascia, descrisse in maniera molto efficace ed equilibrata questo stravagante e falso dilemma, quando nel suo “affaire” affermò:

“per quale ordine di motivi, si può pensare che sia più logico NON TRATTARE? Forse perché in Via Fani sono stati massacrati cinque uomini delle forze dell’ordine, il fatto giustifica che ci debba essere un sesto cadavere?

Nella Storia d’Italia non è mai accaduto un fatto simile, e infatti con il Caso Cirillo i n/s soloni si comportarono in maniera ben diversa …

====
Chiedicamoci allora: perchè uccidere cinque agenti della scorta quando potevano benissimo rapie AM ed eliminare SOLO il maresciallo Leonardi che lo seguiva sempre?
Ovvero: se le BR volevano rapire AM per TRATTARE lo potevano fare prima o dopo quel fatidico 16 marzo. Le BR sono state 'gratuitamente' sanguinarie SOLO in quell'agguato.....

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 13/9/2008 15:14  Aggiornato: 13/9/2008 15:14
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna: ... chiedicamoci allora: perchè uccidere cinque agenti della scorta quando potevano benissimo rapire AM ed eliminare SOLO il maresciallo Leonardi che lo seguiva sempre?...

La domanda di Redna è perfettamente 'plausibile'. In sostanza lei ed altri si domandano perchè il rapimento di Aldo Moro non è stato organizzato in una delle chiese dove la mattina si recava a pregare e invece è stata scelta via Fani, cosa che ha accresciuto di ordini di grandezza le difficoltà. La prima sarebbe stata certamamente la più ovvia e per questo è necessario trovare una ragione valida per motivare il fatto che si sia preferita una soluzione di gran lunga più 'difficile'. Tale 'ragione valida' è già da me stata 'suggerita' alcuni postati or sono e qui la ripropongo...

... l’anno successivo saranno effettuati da Mossad altri due tentativi di assassinare Salameh, entrambi però andati a vuoto. Nei primi giorni del 1974 arriva l’informazione che il giorno 12 gennaio Salameh deve incontrarsi con altri componenti dell’OLP in una chiesa di Sargans, una cittadina al confine tra Svizzera e Linchestein. Questa volta l’operazione è curata nei minimi particolari e ‘dopo attento studio’ si decide che la chiesa è il luogo più ‘sicuro’ dove portare a termine l’azione. Anche stavolta a ‘dare il via’ è una ‘coppia di innamorati’ che si avvicina senza destare sospetti all’addetto alla sicurezza di Salameh che sta fuori della chiesa ed è liquidato prima che possa mettere mano alla pistola. Si noti bene quante volte è applicata con successo la tecnica della ‘coppietta innocente’ , la quale meglio di chiunque altro può avvicinarsi ad una guardia armata o a un semplice ‘bersaglio’ senza destare eccessivi sospetti… proprio la ‘tecnica’ che sarà usata in via Fani… Secondo una procedura da tempo collaudata il resto del commando irrompe all’interno della chiesa dove però si imbatte in un gruppetto di preti terrorizzati che devono essere tenuti sotto sorveglianza mentre altri perlustrano la chiesa. Il ‘piagnisteo’ dei preti però non cessa e rischia di compromettere tutto e così il ‘capo’ del commando dà ordine di interrompere l’operazione. Questo ‘insuccesso’ del Mossad potrebbe fornire una ‘spiegazione’ ad uno degli interrogativi del ‘Caso Moro’ rimasti aperti : perché il commando ha agito in via Fani e non in una delle chiese dove solitamente Aldo Moro si recava a sentire messa?… Una ‘plausibile risposta’ potrebbe essere questa: dopo la ‘negativa esperienza’ di Sargans il Mossad ha deciso di evitare di compiere altre ‘azioni’ nelle chiese o in altri ‘luoghi di culto’…

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 13/9/2008 17:44  Aggiornato: 13/9/2008 17:56
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
nell'osservare le foto postate da sigmatau noto:

post 10.9.08 ore 15.38

si vedono le auto con i vetri posteriori intatti e le porte chiuse
la luce si riflette in entrambi i vetri posteriori


post 12.09.08 agg.16.34

i vetri della 130 sono rotti e le porte sono aperte

quindi:
le foto fatte nella stessa posizione hanno degli elementi diversi.
La prima è plausibile che sia autentica, quindi i vetri sono rimasti intatti durante l'agguato.

La seconda occorre chiedersi perchè ha i vetri posteriori rotti e perchè si sostenga ancora che i killer abbiano sparato da dietro.

La mini non desta a nessuno la minima preoccupazione, come si vede anche dalle foto.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 13/9/2008 21:29  Aggiornato: 13/9/2008 21:29
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna,
queste tue risposte appartengono ad un altro importante ordine di interrogativi!

Quello a cui rispondeva il sottoscritto, riguardava una tua affermazione (avvallata quasi subito da Sigmatau) secondo la quale A. M. NELLE SUE LETTERE non si è mai ricordato di parlare della sua scorta!

Come vi ho dimostrato, tale congettura è assolutamente falsa.

Viceversa A. M. (pur trattenendo la forte commozione, che sicuramente lo pervadeva a tale ricordo … e invitando gli amici a superare questo ostacolo emozionale …) ne parlò in diversi casi, perché vide perfettamente quello che accadde … ovvero, perché era presente in quei terribili attimi.

E quindi, cade l’ipotesi secondo la quale Moro in quel frangente fosse da un’altra parte!

E parla di quello che accadde alla sua scorta, in termini critici, perché riteneva vi fossero delle precise responsabilità e delle negligenze, alla base di queste operazioni di protezione della sua persona … precise responsabilità e negligenze, da parte di qualcuno, che aveva il compito strategico direzionale per questo tipo di questioni.

Il problema della sabbia, come ho gia avuto modo di dire, è sicuramente paradigmatico del fatto che “pur essendo molto interessante” per approfondire le migliori indagini … sia stato volutamente abbandonato, accettando di buon grado la versione brigatista, secondo la quale tale tipo di reperto, era stato sparso appositamente per meglio depistare gli inquirenti … (sic.)

Il forasacco poi, è una specie di spighetta che si trova nei campi e nei prati, che ha una punta molto acuminata e delle "barbe" appiccicose, e fastidiosissime … e quindi, anche in tal caso si dimostra che non siamo né all’interno di un appartamento di Via Montalcini, né vicini ad una spiaggia marina!

Un saluto da Ermione

>

"Il segreto che permette all'uomo di non invecchiare
è quello di rimanere semplice
e avere la capacità di scoprire un mondo
anche in un granello di sabbia."

>>>-------> Romano Battaglia

>

redna
Inviato: 13/9/2008 21:59  Aggiornato: 13/9/2008 21:59
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello
citazione
E quindi, cade l’ipotesi secondo la quale Moro in quel frangente fosse da un’altra parte!
=====

Ma resta in piedi la domanda : perchè uccidere tanti uomini della scorta quando lo si poteva trovare tranquillamente da un'altra parte solo con il m.llo Leonardi.
Pertanto la conclusione è che c'è un motivo particolre per cui i killer hanno agito in via fani piuttosto che in un altro momento.
E questo agguato in via fani sembra del tutto fatto in fretta....forse all'aultimo momento, tanto che Pecorelli dice che i killer sono 'stati reclutati sulla piazza' e aggiunge che è un particolare 'che bisogna tenere a mente'. Si può dire che Pecorelli si sia inventato qualcosa.Ora non c'è più per spiegare quesa frase.
Se guardiamo ai fatti allora occorre dire che Pecorelli la lasciato la vita solo per aver 'lontanamente ' accennato all'agguato in via fani, quindi i suoi erano messaggi indirizzati a chi di dovere, che ha recepito e ha agito tempestivamente.
Pecorelli prima, Varisco poi erano quelli che sapevano molto di più di questo agguato e gli 'autori' non potevano lasciarli fare. Gli altri,dopo la loro morte, sono stati intimiditi al punto che non hanno potuto che avvallare quello che le BR si 'inventavano' di volta in volta, incoronati attori indiscussi della tragedia che ha iniziato una triste storia disseminata ancora di morti, che continua con gli stessi attori che allora c'erano ma non alla ribalta.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 13/9/2008 23:50  Aggiornato: 14/9/2008 8:13
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna,
[citazione]
Ma resta in piedi la domanda : perchè uccidere tanti uomini della scorta quando lo si poteva trovare tranquillamente da un'altra parte solo con il m. llo Leonardi.

I motivi per realizzare un’azione di tale portata, quando potevano studiare e mettere in atto un piano più semplice e meno militaristico, possono essere svariati, ma il principale motivo penso che sia stato quello di “produrre un effetto eclatante, a seguito di un fatto di enorme rilevanza storica terroristica” … ovvero, di realizzare una situazione di indescrivibile angoscia e contemporaneamente di panico, per i numerosi attori politici, che volevano portare acqua al mulino del “compromesso storico”!

Poi, a seguito di una tal carneficina, diventa più che ovvia, l’improponibilità di qualsiasi tentativo di dialogo e di trattativa da parte delle B. R. e di contemporaneo riconoscimento politico con le n/s traballanti istituzioni … (di cui si è tanto discusso, e spesso a sproposito …) i cosiddetti terroristi, con un’azione così criminale, si erano preclusi di fatto qualsiasi possibilità di discussione!

Avevano imboccato una strada senza vie d’uscita!

Ne consegue, che LORO sono stati solo una manovalanza (utile, importantissima … tanto è vero che si assumono volentieri e MEGALOMANAMENTE, l’onere di tutte le operazioni ) ma che la mente diabolica abita da tutta un’altra parte.

Tra l’altro, bisogna aggiungere che: dobbiamo saper andare anche oltre, a queste pur doverose considerazioni, perché dopo aver risposto (forse giustamente!?) al tuo interrogativo sul perché di Via Fani, io aggiungerei, qualche altro tipo di quesito … ovvero, se è evidente che bisognava realizzare un azione di straordinaria “e geometrica” potenza, e se è vero che così facendo si voleva colpire il progetto politico del “compromesso storico” … perché hanno badato bene a non colpire l’On. Moro e non lo hanno trucidato assieme ai suoi uomini di scorta?

Non sarebbe stato più semplice, ammazzarlo immediatamente?

Perché si sono assunti, tutte le difficoltà che comportava una fuga per le trafficatissime strade di Roma e la complicatissima direzione di un sequestro, durato ben 55 giorni?

Come facevano ad avere la certezza, che con tutto quello spiegamento di forze che si sarebbe certamente messo in atto, loro avrebbero comunque superato brillantemente tutti i tentativi di essere intercettati?

Un saluto da Ermione

>

"Il segreto che permette all'uomo di non invecchiare
è quello di rimanere semplice
e avere la capacità di scoprire un mondo
anche in un granello di sabbia."

>>>-------> Romano Battaglia

>

redna
Inviato: 14/9/2008 11:41  Aggiornato: 14/9/2008 12:02
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
… perché hanno badato bene a non colpire l’On. Moro e non lo hanno trucidato assieme ai suoi uomini di scorta?

Non sarebbe stato più semplice, ammazzarlo immediatamente?

Perché si sono assunti, tutte le difficoltà che comportava una fuga per le trafficatissime strade di Roma e la complicatissima direzione di un sequestro, durato ben 55 giorni?

Come facevano ad avere la certezza, che con tutto quello spiegamento di forze che si sarebbe certamente messo in atto, loro avrebbero comunque superato brillantemente tutti i tentativi di essere intercettati?




Otello
vedo che ti poni interrogativi sul perchè AM non è stato trucidato e NEMMENO colpito assieme ai suoi uomini
Se si sostiene la tesi delle trattative allora l'onorevole potrebbe essere stato prelevato in qualsiasi altro momento. Le BR volevano trattare con lo stato per i prigionieri, dunque perchè rapirlo proprio quel 16marzo? Qualcuno li ha 'indirizzati' proprio verso quella data?
Teniamo presente quanti davano l'allarme che ci sarebbe stato il rapimento di un'alta personalià politica già da tempo!
Ma questo potrebbe essere proprio l'indizio che depista.
Teniamo presente a quello che dice Pecorelli: la manovalanza reclutata su piazza....
E'azzardato dire che sembrano 'cose pensate all'ultimo minuto'?
Ricordiamo l'auto trovata vicino a forte braschi?
E l'elicottero che volteggiava?
Solo un'auto fu trovata in via Licinio Calvo, le altre due furono portate successivamente, malgrado la stretta sorveglianza dei militari.
Il fatto inoltre del giro per la città, della cassa di legno ecc....mi sembrano fatti di romanzi dell'800....
I telefoni non funzionavano quel giorno...la strada non era pattugliata ....in pratica passeggiavano tranquillamente per Roma.

La certezza, invece, che tutto sarebbe andato liscio, è il fatto che fa comprendere come si sia fatto lo scenario (del tutto tragico per la scorta...) in via fani, e dall'altra parte invece, abbiano avuto campo libero di manovra. La 'manovalanza' è SOLO manovalanza, ma in questa tragica vicenda sono proprio loro che sono diventati i protagonisti indiscussi, dopo che gli 'autori' eliminavano di volta in volta chi sosteneva che le cose erano dandate diversamente..(Pecorelli e Varisco).Infatti le testiominaze delle BR (cioè degli assassini...) sono diventate le 'uniche' testimonianze, insieme a quella dei testimoni della strage che, anche loro, sono sicurissimi di aver visto AM che usciva dall'auto.Viceversa il rullino con le foto non si trova più.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 14/9/2008 22:15  Aggiornato: 14/9/2008 22:15
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna;

Per quanto riguarda i motivi del rapimento di AM e quindi di quei suoi ultimi 55 giorni, quello che emerge o che salta più evidente alle ipotesi, è un (reale o finto?) tentativo di trattativa e di scambio, con alcuni detenuti “cosiddetti” politici, e contemporaneamente quello di “fargli subire un processo” per tentar di strappargli qualche importante segreto di Stato!

Ma secondo la mia opinione, quello che risulta più evidente o troppo evidente, potrebbe mascherare un'altra ed ulteriore questione …

Come ho gia avuto modo di dire, Moro era stato abbondantemente minacciato nel “74 da qualche importante personaggio americano …

In alcune lettere (quella a Taviani ad es.) suggerisce il fatto che esiste un malanimo nei suoi confronti, da parte Americana & Tedesca.
Orbene il segretario di Stato Americano Heinz Alfred Kissinger, è di origini ebraiche, ma è nato a Fürth (brutta parola in Italiano!) vicino a Norimberga – Germania!

In altre lettere di Moro (come suo fratello Alfredo ha giustamente notato e descritto) si evince che STAVA SUBENDO UN ULTERIORE RICATTO … quale?
Temeva troppo spesso per la vita del nipotino, e in una lettera in particolare “esemplifica esattamente in questo modo l’intera situazione” …:

“MI CONSOLA PENSARE CHE, PRENDENDO IO QUELLO CHE STA PER ARRIVARE, LO SCANSO AGLI ALTRI, LO SCANSO A LUCA E LUCA POTRA’ STAR BENE. E QUESTO È L’ESSENZIALE. BACIATELO TANTO PER ME E FORTE FORTE …

Quindi, riassumendo, possiamo quasi certamente comprendere meglio i contorni di questa questione, se accettiamo il fatto, che nei progetti di coloro che avevano ideato l’intero piano …

a) MORO NON DOVEVA MORIRE CON LA SUA SCORTA ma doveva uscire incolume e SEQUESTRATO a seguito di un’azione di eccezionale potenza militare!
b) Il Processo a cui lo hanno sottoposto e i tentativi di trattativa con la DC erano solo “proforma” (o solo di una parte di coloro che si sono assunti il ruolo di carcerieri ..) ovvero NON ERANO IL VERO SCOPO DEL SEQUESTRO!
c) Moro stava subendo un ulteriore e pesantissimo ricatto, che riguardava la vita stessa delle persone a lui più care …
d) Lo strano ed “indicibile ruolo” di Don Mennini … (figlio del Vice Direttore dello IOR … ovvero di quella strana Banca Vaticana, Diretta da Marcinkus & Morlion – il numero telefonico privato di quest’ultimo, lo ritroveremo poi INCREDIBILMENTE nelle tasche di Morucci, quando verrà catturato; ma la presenza di tale Morlion compare inoltre, per un’ennesima coincidenza, assieme a quella di Giovan Battista Montini, fra quella dei “comprimari occasionali” nella strage di Portella delle Ginestra – http://it.youtube.com/watch?v=XIcv599AMBk … )

e da sottolineare che ... sia Marcinkus che Morlion avevano i migliori collegamenti, con la CIA e con le più importanti personalità americane …!

Se vogliamo tirare le somme, di queste EVIDENTISSIME ED INCONFUTABILI QUESTIONI, cosa ne riuscite a dedurre?

Sono curioso di conoscere le vostre opinioni in merito …

Un caro saluto da Ermione

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"Il segreto che permette all'uomo di non invecchiare
è quello di rimanere semplice
e avere la capacità di scoprire un mondo
anche in un granello di sabbia."

>>>-------> Romano Battaglia

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redna
Inviato: 14/9/2008 23:53  Aggiornato: 14/9/2008 23:57
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello
il video che hai messo è veramente interessante, da li possiamo vedere come le cose siano sempre concatenate e mai slegate le une alle altre.
Per cui, anche se sembra che questo caso sia lontano nel tempo è legato senza dubbio ancora alle persone che ci sono al governo e che reggono la cosa pubblica.

Citazione:
In altre lettere di Moro (come suo fratello Alfredo ha giustamente notato e descritto) si evince che STAVA SUBENDO UN ULTERIORE RICATTO … quale? Temeva troppo spesso per la vita del nipotino, e in una lettera in particolare “esemplifica esattamente in questo modo l’intera situazione” …: “MI CONSOLA PENSARE CHE, PRENDENDO IO QUELLO CHE STA PER ARRIVARE, LO SCANSO AGLI ALTRI, LO SCANSO A LUCA E LUCA POTRA’ STAR BENE. E QUESTO È L’ESSENZIALE. BACIATELO TANTO PER ME E FORTE FORTE …


questo particolare è del tutto interessante, ma pensiamo che anche quel giorno AM stava uscendo con in nipotino. Se non fosse stato per la figlia sarebbe andato...quindi perchè non aveva paura di quei ricatti?



Citazione:
a) MORO NON DOVEVA MORIRE CON LA SUA SCORTA ma doveva uscire incolume e SEQUESTRATO a seguito di un’azione di eccezionale potenza militare!


ma anche potrebbe essere stata un'azione 'reclutata' all'ultimo momento.AM era a casa da giorni per un raffreddore....

Citazione:
b) Il Processo a cui lo hanno sottoposto e i tentativi di trattativa con la DC erano solo “proforma” (o solo di una parte di coloro che si sono assunti il ruolo di carcerieri ..) ovvero NON ERANO IL VERO SCOPO DEL SEQUESTRO!


questa linea delle BR è stata chiara fin dall'inizio.Non erano mai state così sanguinarie. Quindi la linea che portavano avanti non era delle BR 'normali'....

citazione
c) Moro stava subendo un ulteriore e pesantissimo ricatto, che riguardava la vita stessa delle persone a lui più care …


non risulta comunque, che nessuno della famiglia ne fosse al corrente.
Non mi pare che la moglie e i figli abbiano mai affermato questo.


Citazione:
d) Lo strano ed “indicibile ruolo” di Don Mennini …


non è molto strano il ruolo del prete.Casomai è più strano che nessuno lo abbia mai seguito e che il ministro degli interni non predisponesse 'qualcosa' per cercare di capire il luogo di segregazione di AM.


Citazione:
e da sottolineare che ... sia Marcinkus che Morlion avevano i migliori collegamenti, con la CIA e con le più importanti personalità americane …!


sottolineamo anche che si sa per certo che sia i servizi americani e anche quelli israeliani conoscevano le BR e probabilmente anche il luogo dove era AM. La CIA conosceva Montini, possibile che allora nulla fosse trapelato?
Moro nelle lettere dice che la chiave ce l'ha il papa.
Non credo che sia una frase da poco.
C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Otello
Inviato: 15/9/2008 11:57  Aggiornato: 15/9/2008 11:57
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna,

tu dici che:
“questo particolare è del tutto interessante, ma pensiamo che anche quel giorno AM stava uscendo con in nipotino. Se non fosse stato per la figlia sarebbe andato...quindi perchè non aveva paura di quei ricatti?”

In molte testimonianze di amici e parenti, si dice che non pensava mai a lui in prima persona, ma ai suoi cari e soprattutto temeva per il nipotino. Il fatto di portarselo con se non costituiva un aggravante di pericolo, ma (probabilmente) la certezza di poterlo proteggere e di fargli da scudo con la sua stessa persona!

Per quanto riguarda eventuali ricatti, son quasi certo che li temeva, e che appunto perché li temeva si era senz’altro parato il fondoschiena, cercando di acquisire qualche “documentazione scottante”, da tirar fuori al momento opportuno! Documentazioni che avrebbero creato un effetto esplosivo, un vero e proprio terremoto socio-politico anche oltreoceano … Purtroppo, lui era intelligentissimo, ma non ha calcolato tutto, non ha calcolato infatti, che coloro che gli e l’avevano giurata, erano altrettanto diabolici … e avevano predisposto un piano (quello di Via Fani) per fargli “sputare” quelle pericolose documentazioni che (sapevano) lui aveva acquisito!

Questo in sintesi, è quello che io ipotizzo … e qui, servirebbe l’opinione di quello “struzzo” di Galloni, per vedere se sono vicino o lontano dalla verità.

Lui è uno di quelli, che (volendo) può dirci sinceramente se ci sono vicino o se mi sto sbagliando!

Poi, serviva un “mediatore particolare” …(ed ecco la scelta di Don Mennini) utile a trattare con la famiglia, (e con lo IOR …) per andare “amichevolmente” negli uffici di Moro (in via Savoia) a prendere quelle carte – che solo Moro sapeva dov’erano state nascoste!

Ecco perché Moro non è stato ucciso subito e perché serviva vivo; per poterlo ricattare ulteriormente e per “disinnescare” qualsiasi suo tentativo di rivalsa …

A dimostrazione di quello che sto dicendo, basta ascoltare attentamente (come gia vi dissi di fare) questa intervista su Rai Tre,

http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,RaiTre-In1-2h^17^57517,00.html –

di Lucia Annunziata a Corrado Guerzoni … attorno al minuto 26 e 54” di tale intervista …

Perché sui “canali attivati privatamente” Corrado Guerzoni preferisce tacere?

E poi, successivamente alla morte di Moro (poco tempo dopo) avremo comunque conoscenza, dello scandalo della P2 e dello IOR ... e quindi dei traffici strani di GELLI - ORTOLANI - CALVI - MARCINKUS ecc. ecc.

Quindi, se erano quelle le documentazioni che Moro aveva fra le mani, è davvero un peccato non sapere cosa contenessero ...

Un saluto da Ermione

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"Il segreto che permette all'uomo di non invecchiare
è quello di rimanere semplice
e avere la capacità di scoprire un mondo
anche in un granello di sabbia."

>>>-------> Romano Battaglia

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sigmatau
Inviato: 15/9/2008 15:41  Aggiornato: 15/9/2008 20:31
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… spero non vi dispiacerà se, da parte mia almeno, per un po’ di tempo ‘trascurerò’ l’episodio di via Fani [sul quale ritengo… scusate la presunzione… di aver fornito elementi convincenti che finora non mi pare qualcuno ha saputo ‘smontare’ …] per ‘concentrare l’attenzione’ su un ‘punto focale’ che sinora è stato da me affrontato in modo assai ‘superficiale’: il ‘Memoriale di Aldo Moro’ e la ‘strage di piazza Fontana’. I ‘legami’ che collegano strettamente il ‘caso Moro’ e la strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura saranno chiariti assai presto… e state certi che saprò essere anche in questo caso… scusate la presunzione… ‘convincente’ … Prima di cominciare una premessa importante. Trattare in questa sede della strage di piazza Fontana, anche se ‘per sommi capi’, costituirebbe impresa ciclopica e si uscirebbe sicuramente dai ‘binari’ indicati da Massimo all’inizio. Mi limiterò pertanto a trattare alcuni aspetti dell’episodio, quelli strattemente legati al ‘Memoriale’ trovato in via Monte Nevoso a Milano nell’ottobre 1978. Ciò chiarito non resta che iniziare…



Il 12 dicembre 1969 un ordigno contenente sette chili di tritolo esplode alle 16,37, nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, in piazza Fontana, a Milano. Il bilancio delle vittime è di 16 morti e 87 feriti. La data segna l’inizio di una serie di vicende ‘incredibili’ che possiamo definire come ‘il mistero dei misteri’, il quale con ogni probabilità ancora non si è concluso. Tali vicende le possiamo, grosso modo, suddividere temporalmente in quattro fasi giudiziarie successive, ognuna caratterizzata da un ‘pista’ differente…

a) la fase della ‘pista anarchica’, durata dal 1969 al 1979… essa vedrà ‘coinvolti’ Pietro Vaplreda e Mario Merlino e si concluderà definitivamente con la loro assoluzione…
b) la fase della ‘prima pista nera’, durata dal 1971 al 1984… essa vedrà coinvolti Franco Feda, Govanni Ventura e Guido Giannettini e si concluderà con l’assoluzione di tutti e tre gli imputati [Freda e Ventura saranno condannati per altri attentati, non per piazza Fontana…]
c) la fase della ‘seconda pista nera’, durata dal 1981 al 1989… essa vedrà coinvolti Stefano Delle Chiaie e Massimiliano Fachini e si concluderà con l’assoluzione degli imputati…
d) la fase della ‘ terza pista nera’, durata dal 1990 al 2005 … essa vedrà coinvolti Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e GianCarlo Rognoni e si concluderà con l’assoluzione di tutti gli imputati…

Non potendo trattare in dettaglio tutte e quattro le ‘fasi giudiziarie’ della vicenda ci soffermeremo [sia pure ‘di sfuggita’…] sulle fasi a) e b), legate in modo specifico al ‘Memoriale di Aldo Moro’. Vediamo ora per prima cosa gli elementi che hanno portato per primi sul banco degli accusati gli anarchici, in particolare Pietro Valpreda…

Nei giorni successivi alla strage, solo a Milano, sono 84 le persone fermate. La maggioranza di essi appartiene alla cerchia degli anarchici e dell’estrema sinistra, due soli appartengono a formazioni di destra. Il primo ad essere convocato è il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, chiamato in questura lo stesso giorno dell’esplosione. A guidare l’inchiesta sulla strage è il commissario Luigi Calabresi. Il 15 dicembre Pinelli muore precipitando dalla finestra della Questura. I quattro poliziotti e il capitano dei carabinieri Lo Grano sono presenti nella stanza dell’interrogatorio al momento della morte del ferroviere. Nell’agosto 1971 il sostituto procuratore della Repubblica di Milano emetterà due ‘avvisi di garanzia’ per la morte di Pinelli, uno per il capo dell’ufficio politico della questura Antonio Allegra, l’altro per il commissario Luigi Calabresi, che nel momento in cui l’anarchico precipitava dalla finestra si trovava in un’altra stanza. Nell’ottobre successivo altri ‘avvisi di garanzia’ saranno trasmessi a tutti i presenti nella stanza della questura nel momento in cui Pinelli è precipitato. Ad eccezione del commissario Calabresi [nel frattempo ‘giustiziato’ nelle circostanze che esamineremo tra qualche riga…] tutti gli ‘imputati’ per la morte di Pinelli saranno prosciolti nel 1975 perché ‘il fatto non sussiste’. Il giorno dopo, 16 dicembre, viene arrestato Pietro Valpreda appartenente al gruppo '22 marzo'. Valpreda è accusato di essere l’esecutore materiale della strage in seguito alla ‘testimonianza’ del tassista Cornelio Rolandi, il quale afferma di aver portato Valpreda il 12 dicembre sul luogo della strage. Assai ‘istruttiva’ al riguardo è la lettura dell’articolo comparso il giorno dopo su l’Unità da quale attingo le righe seguenti…

… un ex ballerino di 37 anni, Pietro Valpreda, è stato arrestato per la strage di piazza Fontana. Lo accusa la testimonianza di un tassista milanese: ‘Si è diretto con una borsa verso la Banca del l'Agricoltura, quando è tornato dopo pochi attimi, non aveva più la valigetta’… ‘… venerdì pomeriggio ho preso su un cliente mi ha detto di portarlo all’ angolo di via S. Tecla. Aveva una grossa borsa. E’ sceso dicendo di aspettarlo, l'ho visto dirigersi verso il palazzo della Banca della Agricoltura è tornato dopo qualche attimo a mani vuote. ‘Va da via, vada avanti...’ mi ha detto. Si è fatto lasciare a duecento metri in via Albricci... subito dopo c'è stata l'esplosione...’

Per ‘verificare’ le accuse di Rolandi il giudice istruttore Vittorio Occorsio organizza un bel ‘confronto all’americana’: Valpreda in mezzo a quattro ‘poliziotti-comparsa’. Rolandi non ha dubbi: indicando l’anarchico… ‘l’è lù’. Tutto sembrerebbe a questo punto ‘quadrare’ ma… c’è sempre un ma… il 16 luglio 1971 Cornelio Rolandi muore di ‘infarto polmonare’… Riguardo la ‘patologia’ che ne ha causato la ‘prematura dipartita’ del ‘superteste’ della strage di piazza Fontana il sito ‘informagiovani.it’ aggiunge: la stessa sindrome che ha colpito i ‘testimoni’ del’assasinio di J.F. Kennedy… ‘acuta’ osservazione che suggerisce un legame forse non casuale tra le due cose … La morte di Rolandi si inserisce tra l’altro in una serie di rocamboleschi ‘salti mortali carpiati’ [per usare la felice espressione non ricordo di quale forumista…] che durante il ‘fatidico anno’ 1971 modificano radicalmente il corso delle indagini su piazza Fontana. Nell’aprile di quell’anno infatti il giudice Stiz [allora esponente di spicco dell’ala più ‘politicamente equilibrata’ della magistratura che per questo si autodefinisce ‘Magistratura democratica …] firma un mandato d’arresto nei confronti di Franco Freda e Giovanni Ventura… l’accusa nei loro confronti è responsabilità materiale della strage di piazza Fontana. Quali ‘elementi probatori’ avevano portato a questa incriminazione?… Poco tempo prima un certo Guido Lorenzon, ‘professore di francese’ e ‘segretario della Dc di Maserada sul Piave’, si era recato ‘spontaneamente’ dal sostituto procuratore di Treviso Pietro Calogero ed aveva raccontato di una ‘confidenza’ fattagli tempo prima da Giovanni Ventura, suo ex-compagno di collegio. Di questa ‘confidenza’ facevano parte ‘dettagli di funzionamento’ della bomba esplosa a piazza Fontana, nonché i ‘piani’ di una ‘organizzazione criminale’ [di cui Ventura e Freda erano ‘associati’…] consistenti nel ‘creare in Italia un clima di terrore atto a favorire un colpo di stato’. Il lettore che conosce un poco la cronistoria delle ‘stragi italiane’ non farà fatica a ravvisare una significativa somiglianza tra le ‘testimonianze’ di Guido Lorenzon e Massimo Sparti. Costui, ‘falsario di piccola taglia’ che aveva ‘lavorato’ per banda della Magliana e per questo era finito davanti al giudice, rivelerà alcuni anni dopo di ‘confidenze’ che gli sarebbero state fatte da Valerio Fioravanti, condannato all’ergastolo per la strage alla stazione di Bologna. Singolare coincidenza, anche queste ‘confidenze’ avrebbero riguardato ‘dettagli tecnici della bomba’ nonché ‘finalità dell’attentato’, in perfetta analogia con quanto accaduto dieci anni prima nell’inchiesta su piazza Fontana… evidentemente questi ‘terroristi neri’ hanno tutti l’abitudine di ‘confidare’ ad altri quello che farebbero bene a tenere per sé … Nata quasi ‘per caso’, la ‘pista nera’ si snoda e si allarga in modo quanto meno ‘singolare’. Gli inquirenti perquisiscono la casa di Govanni Ventura e vengono a conoscenza di una ‘cassetta di sicurezza’ intestata alla madre in una banca di Montebelluna. In questa trovano delle ‘veline’ di Guido Giannettini, noto giornalista nonché ‘specialista di tecniche militari’ del quale al tempo non era ancora nota l’appartenenza al Sid, il ‘Sevizio Informazione della Difesa’. Giannettini aveva collaborato con numerose ‘testate giornalistiche’ tra le quali il Secolo d’Italia, Nuovo meridiano, Il Borghese, Specchio, Pagine libere e L’Italiano. Nel 1962 aveva tenuto ad Annapolis un ‘seminario’ per gli allievi uffciali della U.S.Navy dal titolo Tecniche e possibilità di un colpo di stato in Europa. Nel 1964 aveva partecipato ad un ‘convegno’ organizzato dall’Istituto Pollio all’hotel ‘Parco dei Principi’ a Roma nel quale aveva presentato una ‘relazione' dal titolo La varietà delle tecniche nella condotta della guerra rivoluzionaria e questa in seguito sarà adottata come ‘manuale’ presso la Scuole di Guerra di Civitavecchia e l’Accademia Militare di Modena. Pochi mesi dopo, nella primavera del ’72, il settimanale Il Mondo [posizionato politicamente di molto sul ‘versante sinistro’ …] fà cenno di una riunione tenutasi a Padova il 18 aprile 1969 cui avrebbero partecipato, oltre a Freda e Ventura, Giuseppe Umberto Rauti, leader di ‘Ordine nuovo’, organizzazione di ‘dissidenti’ staccatasi dall’Msi nel 1954, un non meglio precisato ‘ufficiale del Sid’ e un non meglio definito ‘giornalista’. Il settimanale, in maniera molto ‘ambigua’, si chiede se il ‘giornalista’ per caso non sia Giannettini. E così, prendendo spunto da un articolo ‘buttato lì’ da una qualunque imbrattacarte, ‘Pino’ Rauti e Guido Giannettini vanno ad ‘ingrossare’ la ‘pista nera’ sulla strage di piazza Fontana. Il 3 marzo di quell’anno i gip milanesi Gerardo D’Ambrosio [altro ‘magistrato democratico’ di spicco che anche in seguito si metterà il luce per la sua ‘militanza in prima linea’ …] ed Emilio Alessandrini [assassinato poi dall’organizzazione di sinistra ‘Prima linea’…] dispongono l’arresto di Franco Freda e Giovanni Ventura. Con loro finisce in manette anche ‘Pino’ Rauti, oltre che per la strage di piazza Fontana anche per ‘ricostruzione del disciolto partito fascista’. Il filo conduttore della ‘vicenda’ procede intanto inesorabile e richiede il suo ‘tributo di sangue’. La mattina del 15 marzo a Segrate, nei pressi di Milano, viene trovato ai piedi di un traliccio dell’alta tensione il cadavere di Giangiacomo Feltrinelli, dilaniato da una esplosione nel corso di quella che ha tutta l’aria di essere stata un’azione di sabotaggio ‘finita male’. Il ricchissimo editore era noto, oltre che per le sue ‘intuizioni letterarie’, anche per certe sue ‘scelte di vita estreme’. Nel 1970 aveva fondato i Gap [Gruppi di Azione Partigiana, ‘riesumazione’ delle formazioni partigiane comuniste del periodo della ‘guerra di liberazione’…] e si supponeva avesse legami con le Brigate rosse. Era inoltre ricercato dall’Interpol per l’assassinio del console boliviano Quintanilla, avvenuto ad Amburgo nell’aprile 1971. La mattina del 17 maggio il commissario Calabresi, la cui vita da quando Gerardo D’Ambrosio lo ha icriminato per la morte di Giuseppe Pinelli ‘non è più la stessa’ , poco dopo che è uscito di casa e prima di salire in auto è fulminato da alcuni colpi di pistola. Agli inizi del 1973 Guido Giannettini, che tra le altre attività lavorava per il Sid con il nome di copertura ‘Agente Z’, viene ‘convinto’ dal generale GianAdelio Maletti, capo del ‘reparto D’ dal quale dipendeva, ad ‘espatriare’ per la salvaguardia sua e del suo lavoro. Il 7 aprile Giannettini è ‘ospitato’ dal capitano Labruna negli uffici del Sid di via Sicilia e lì registra un nastro in cui chiarisce la sua posizione nei riguardi degli imputati Freda e Ventura e inoltre rilascia a Labruna copia del Dossier San Marco sul quale avremo modo di ritornare. Fatto ciò, Giannettini è accompagnato da un maresciallo dei carabienieri all’aeroporto di Fiumicino e lì si imbarca sul primo volo per Parigi, dove soggiornerà per poche settimane prima di essere costretto, per salvare la ‘pelle’, a 'traslocare' in Spagna… che volete farci… questi sono gli ‘imprevisti della vita’ per chi sceglie di fare lo ‘007’

Da questo punto in poi la ‘cronologia’ della ‘prima pista nera’ prosegue come da me già descritta in precedenza. Il processo di Catanzaro, iniziato nel marzo 1974 con Valpreda e Merlino sul ‘banco degli accusati’, è sospeso per ‘far posto’ a Freda e Ventura. Altri ritardi e contrattempi saranno poi inseriti ad arte per poter ‘includere nella lista’ anche Giannettini e per dar modo a ‘chi di dovere’ di mettere a segno alcune ‘azioni’ [gli attentati di piazza delle Loggia a Brescia e dell’Italicus…] che convincano la pubblica opinione che le stragi non possono essere che opera dei ‘neri’ , così che il ‘processo’ non potrà riprendere prima del gennaio del 1977. A questo punto, tra la ‘ripresa’ del processo e la sentenza di primo grado, si inserisce nella ‘trama’ il rapimento di Aldo Moro e il rinvenimento del famoso ‘Memoriale’… a questo punto dovrebbero essere evidenti anche ad un orbo gli ‘obiettivi’ che la regia occulta che ha agito dietro le quinte della strage di piazza Fontana si proponeva di ottenere… e che alla fine ha quasi ottenuto

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
audisio
Inviato: 15/9/2008 16:42  Aggiornato: 15/9/2008 16:42
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Guarda, sigmatau, di tutte la ricostruzione ardita
che hai fatto, solo le prime righe sono giuste ed illuminano
sugli autori (ovviamente solo materiali, i mandanti sono ben altri).
Cosa scrivi all'inizio?
Che nei momenti immediatamente successivi alla strage sono fermate
84 persone di cui 82 di sinistra.
Ora, visto che gli Uffici Politici della Questura erano emanazione diretta
dei vertici politici (e aggiungerei occulti) è ovvio che questa è una
dimostrazione incontrovertibile che gli autori materiali non andavano ricercati a sinistra.
E il tassista Rolandi muore, mi appare quasi lapalissiano, perchè ormai
ha testimoniato e bisogna evitare che in futuro possa smentire, magari
preso da rimorsi di coscienza, la sua precedente ed utilissima
testimonianza.
I confronti all'americana, poi, non contano un c...o se prima un
funzionario di polizia ti ha mostrato la foto del disgraziato che devi
accusare.
Sigmatau, la tua pretesa di riscaricare agli anarchici la responsabilità
di Piazza Fontana è veramente ridicola.
Casomai, sarei più incline a ritenere (e mi sembra che Otello voglia
andare a parare lì) che nel famoso e originale memoriale Moro ci fossero
proprio le prove che i vertici dello Stato italiano avevano programmato,
organizzato e fatto eseguire da servi più o meno coscienti tutte le
stragi della strategia della tensione, a cominciare proprio da Piazza
Fontana.
Ma gli anarchici non c'entrano nulla.
E, sia chiaro, Pinelli l'ha ammazzato Calabresi.
Su questo non ci piove.
Le prove?
Indiziarie ma sufficienti:
a) Pinelli non aveva motivo di ammazzarsi perchè le prove contro di lui
erano assolutamente inconsistenti e sarebbe stato prosciolto prima
di andare in tribunale;
b) nessuno a Milano, in pieno dicembre, tiene le finestre aperte;
c) nulla accadeva, nella Questura di Milano, che Calabresi non volesse e
ordinasse.

redna
Inviato: 15/9/2008 20:54  Aggiornato: 15/9/2008 21:07
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
In molte testimonianze di amici e parenti, si dice che non pensava mai a lui in prima persona, ma ai suoi cari e soprattutto temeva per il nipotino. Il fatto di portarselo con se non costituiva un aggravante di pericolo, ma (probabilmente) la certezza di poterlo proteggere e di fargli da scudo con la sua stessa persona! Per quanto riguarda eventuali ricatti, son quasi certo che li temeva, e che appunto perché li temeva si era senz’altro parato il fondoschiena, cercando di acquisire qualche “documentazione scottante”, da tirar fuori al momento opportuno!



Otello
la sera precedente davano c'erano già notizie che rapivano Moro e liquidavano la scorta.Nessuno avvertì di questo proprio il principale interessato, tantochè AM uscì con il nipotino come al solito?

I famigliari probabilmente non sapevano nulla del ricatto e su 'eseguendo la sentenza' si legge che fu a natale che AM disse alla famiglia che voleva comprare un tomba proprio a Torrita Tiberina. Tutti si chiesero il motivo e anche la moglie rimase sorpresa...

C'è da dire una cosa riguarda alla famiglia. Dopo il sequestro di AM vissero praticamente blindati. Uscivano pochissimo di casa ed erano piantonati da militari.
Quindi è evidente che qualcuno voleva proteggere o loro o qualcos'altro.
Che pericolo c'era per la famiglia se il sequestro era politico?
Perchè la famiglia doveva averne ritorsioni? Se pensiamo che proprio a casa c'erano dei possibili documenti che potevano essere scottanti allora si spiega il tutto.


Citazione:
e qui, servirebbe l’opinione di quello “struzzo” di Galloni, per vedere se sono vicino o lontano dalla verità.



in quel periodo gli struzzi erano tanti. Un allevamento direi...
La famiglia si è sempre scagliata verso Cossiga quale principale colpevole della sorte del congiunto.
Ma la signora Moro non disse mai da dove arrivavano le lettere del marito....perchè non collaborare allora con lo 'stato' e attivare altri canali e poi dare la colpa al ministro degli interni se le cose sono arrivate ad una fine tragica?

Citazione:
Ecco perché Moro non è stato ucciso subito e perché serviva vivo; per poterlo ricattare ulteriormente e per “disinnescare” qualsiasi suo tentativo di rivalsa


Torno a ripete che l'azione di via fani era troppo rischiosa.
L'azione era troppo 'cinematografica' per essere vera.Andavano a colpo sicuro per far fuori la scorta, ma AM era già altrove.
UNA prova, UNA sola c'è che dice che questo non è vero????


il primo video della rai dopo la strage di via fani alle ore 9,57:
http://de.youtube.com/watch?v=J2TmZ3xvQpI

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 16/9/2008 11:53  Aggiornato: 16/9/2008 18:21
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Audisio:… e, sia chiaro, Pinelli l'ha ammazzato Calabresi. Su questo non ci piove. Le prove?…Indiziarie ma sufficienti

a) Pinelli non aveva motivo di ammazzarsi perchè le prove contro di lui erano assolutamente inconsistenti e sarebbe stato prosciolto prima di andare in tribunale…
b) nessuno a Milano, in pieno dicembre, tiene le finestre aperte…
c) nulla accadeva, nella Questura di Milano, che Calabresi non volesse e ordinasse…

Ma certo che ‘non ci piove’!… ma da quando in qua uno per suicidarsi a Milano d’inverno apre una finestra [girando semplicemente la maniglia…] per poi ‘buttarsi giù’… a rischio di prendersi un brutto raffreddore… o magari una bronchite! … e poi senza chiedere prima il permesso al commissario!… che s’infuria quando ‘cade foglia che lui non voglia’! … e poi perché suicidarsi se le ‘prove a carico’ non sono altro che bufale! … caro Audisio devo dire che la tua ‘spiegazione’ è veramente geniale

… tanto geniale che mi ha convinto!

Amenità a parte, oggi proviamo ad eaminare alcuni punti del famoso ‘Memoriale’, disponibile nel web [tra gli altri…] all’indirizzo seguente…

http://clarence.dada.net/contents/societa/memoria/moro/

Come si vede si tratta di un bel ‘malloppone’ e un esame anche sommario di tutto porterebbe via una montagna di tempo ed esulerebbe chiaramente dagli scopi di questa ‘indagine’. Mi limiterò pertanto all’esame del solo ‘Tema II’, quello intitolato ‘Strategia della tensione e strage di piazza Fontana’, che ritengo assai più ‘significativo’ degli altri. Si tenga presente il fatto che in queste pagine Aldo Moro, pur essendo ‘sotto interrogatorio’, parla di fatto ‘in prima persona’ e le ‘domande’ non sono riportate. Cominciamo dal primo paragrafo…

… mi rendo conto delle accuse rivoltemi. Per quanto riguarda la strategia della tensione, che per anni ha insanguinato l'Italia, pur senza conseguire i suoi obiettivi politici, non possono non rilevarsi, accanto a responsabilità che si collocano fuori dell'Italia, indulgenze e connivenze di organi dello Stato e della Democrazia Cristiana in alcuni suoi settori. Benché fossi in quegli anni prevalentemente all'estero per il Ministero che ricoprivo, mi ha fatto molta impressione il c.d. caso Giannettini, la rivelazione improvvisa ed inusitata per la forma dell'intervista del nome del collaboratore fascista del Sid che, collegata con presumibili insistenze dell'On. Mancini e con la difesa strenua fatta dal parlamentare socialista del Gen. Maletti, insistentemente accusato al processo di Catanzaro, dà al caso il significato invece che di un primo atto liberatorio fatto dall'On. Andreotti di ogni inquinamento del Sid, di una probabile risposta a qualche cosa di precedente, di un elemento di un intreccio certo più complicato, che occupa ora i giudici di Catanzaro e Milano…

Già in queste prime righe si notano parecchie incongruenze. La frase ‘benchè fossi in quegli anni prevalentemente all'estero per il ministero che ricoprivo’ fa capire che Aldo Moro si riferisce, dal punto di vista temporale, alla fine degli anni ’60, e specificatamente [anche se non detto in maniera esplicita…] proprio al periodo della strage di piazza Fontana. Dovendo parlare della ‘strategia della tensione’ sarebbe stato ‘logico’ che si riferisse al periodo tempo [primi anni ’70…] in cui egli ha ricoperto l’incarico di capo del governo, posizione nella quale aveva avuto ‘accesso diretto’ ai più delicati aspetti della ‘sicurezza interna’ del paese, cosa che [si deve presumere…] non era quando occupava la ‘poltrona’ di ministro degli esteri. Invece per prima cosa si punta diritto su piazza Fontana [non sulla strage alla questura di Milano, sulla strage di Brescia o sulla strage dell’Italicus…] segno evidente che ai suoi ‘carcerieri’ interessa in primo luogo proprio piazza Fontana. Nell’ambito di piazza Fontana poi i personaggi che appaiono per primi sulla scena non sono gli ‘imputati principali’ Freda e Ventura [il loro nome non compare neppure una volta in tutto il ‘Memoriale’…] bensì Guido Giannettini [’agente Z’ del Sid…], il generale Maletti e Giulio Andreotti. Giannettini poi è chimato ‘agente fascista del Sid’, dizione, diciamolo pure, un poco ‘rozza’ per un ‘raffinato parlatore’ qual era Aldo Moro, tra l’altro professore di scienze politiche alla ‘Sapienza’ di Roma. Quello che al riguardo è definito ‘primo atto liberatorio fatto dall’on. Andreotti di ogni inquinamento del Sid’ si riferisce ad un episodio assai ‘particolare’ al quale brevemente accenniamo e sul quale torneremo in seguito. Nel corso del processo di Catanzaro era emersa la necessità di chiarire le circostanze che avevano motivato la decisione del generale Vito Miceli [capo del Sid dal 1970 al 1974…] di ‘opporre il segreto’ il 12 luglio 1973 al gip Gerardo D’Ambrosio che aveva chiesto di sapere se Giannettini era o no ‘informatore’ del Sid. Successivamente Giulio Andreotti, al tempo ministro della difesa, aveva ‘rimosso’ il segreto… anche se in una forma un poco ‘singolare’… lo aveva fatto nel corso di una ‘intevista’ concessa a Massimo Caprara, giornalista de ‘Il Mondo’ [proprio il settimanale che aveva in precedenza ‘coinvolto’ Guido Giannettini nella strage di piazza Fontana…]. Per chiarire questa e altre ‘stranezze’ Giulio Andreotti era stato chiamato a deporre a Catanzaro il 15 settembre 1977. In quella sede aveva confermato il contenuto della intervista rilasciata a ‘Il Mondo’ , salvo che per un particolare: non vi era stata alcuna riunione a Palazzo Chigi per deliberare di apporre il segreto alle domande del magistrato di Milano. Al di là del fatto in sé comunque, quello che è ‘singolare’ è che Aldo Moro non sembra tanto voler ‘illustrare in generale’ i punti salienti della ‘strategia della tensione’ e chiarire le ‘responsabilità’ sue e del suo partito, quanto invece incidere direttamente sul processo di Catanzaro ‘orientandone’ in qualche modo il procedimento. Questa però non è la sola ‘anomalia’ del capitolo dedicato alla ‘stratregia della tensione’, come si può notare nelle righe seguenti…

… certo è un intrigo difficile da districare e le cui chiavi presumibilmente si trovano in qualche organizzazione specializzata probabilmente di là del confine. Si tratta di vedere in quale misura nostri uomini politici possano averne avuto parte e con quale grado di conoscenza e d'iniziativa. Ma, guardando al tipo di personale di cui si tratta, Fanfani è da moltissimi anni lontano da responsabilità governative ed è stato, pur con qualche estrosità, sempre lineare. Forlani è stato sul terreno politico e non amministrativo. Rumor, destinatario egli stesso dell'attentato Bertoli, è uomo intelligente, ma incostante e di scarsa attitudine realizzativa; Colombo è egli pure con poco mordente e poi con convinzioni democratiche solide. Andreotti è stato al potere, ha origini piuttosto a destra [corrente Primavera], si è, a suo tempo, abbracciato e conciliato con Graziani, ha presieduto con indifferenza il governo con i liberali prima di quello coi comunisti. Ora poi tiene la linea dura nei rapporti con le Brigate Rosse, con il proposito di sacrificare senza scrupolo quegli che è stato il patrono ed il realizzatore degli attuali accordi di governo…

A parte l’accenno alla ‘organizzazione specializzata probabilmente al di là del confine’ che, in mancanza di altro, dice poco, si tratta di una ‘selva di frecce avvelenate’ diretta contro Giulio Andreotti, la cui ‘dubbia fedeltà agli ideali democratici’ è contrapposta alle ‘solide convinzioni democratiche’ degli altri democristiani. Fin qui nulla di strano… ‘strano’ è invece il fatto che si motivi questo con l’appartenenza alla ‘Corrente Primavera’ [mai sentita nominare…] e soprattutto con la sua ‘riconciliazione’ con il maresciallo Graziani, ex-comandante in capo delle forze armate della Repubblica Sociale Italiana… dal momento che sicuramente il vero Aldo Moro doveva avere conoscenze più ‘aggiornate’ riguardo a Giulio Andreotti, l’accenno a fatti risalenti ad oltre trent’anni prima dà chiaramente l’impressione che a scrivere tutto questo non sia Aldo Moro. Andiamo avanti…

… la c.d. strategia della tensione ebbe la finalità, anche se fortunatamente non conseguì il suo obiettivo, di rimettere l'Italia nei binari della ‘normalità’ dopo le vicende del '68 ed il cosiddetto autunno caldo. Si può presumere che paesi associati a vario titolo alla nostra politica e quindi interessati a un certo indirizzo vi fossero in qualche modo impegnati attraverso i loro servizi d'informazioni. Su significative presenze della Grecia e della Spagna fascista non può esservi dubbio e lo stesso servizio italiano per avvenimenti venuti poi largamente in luce e per altri precedenti [presenza accertata in casa Sid di molteplici deputati missini, inchiesta di Padova, persecuzioni contro la consorte dell'[ambasciatore] Ducci, falsamente accusata di essere spia polacca] può essere considerato uno di quegli apparati italiani sui quali grava maggiormente il sospetto di complicità, del resto accennato in una sentenza incidentale del processo di Catanzaro ed in via di accertamento, finalmente serio, a Catanzaro stessa ed a Milano…

Qui, se permettete, le ‘anomalie’ cominciano a divenire ‘macroscopiche’… Pensare di addebitare la responsabilità della ‘strategia della tensione’ alle ‘trame’ dei ‘servizi segreti fascisti’ di Spagna e Grecia è cosa talmente puerile che neppure una scimmia può credere che tali righe siano state scritte da Aldo Moro… stessa cosa vale ovviamente per la ‘presenza nel Sid di deputati dell’Msi’ e per la ‘strana quanto sconosciuta’ vicenda della moglie dell’ambasciatore Ducci [??…]… diciamo pure, senza tema di essere smentiti, che siamo in presenza di un grottesco quanto puerile tentativo di ‘pilotare’ il processo di Catanzaro, come appare ancora più evidente nelle righe successive…

… debbo dire che in quell'epoca ero ministro degli esteri e quasi continuamente fuori d'Italia, come si potrebbe documentare dal calendario degli impegni internazionali. Fui colto proprio a Parigi, al Consiglio d'Europa, dall'orribile notizia di piazza Fontana. Le notizie che ancora a Parigi, e dopo, mi furono date dal segr. gen. pres. rep. Picella, di fonte Vicari, erano per la ‘pista rossa’, cosa cui non ho creduto nemmeno per un minuto. La pista era vistosamente nera, come si è poi rapidamente riconosciuto. Fino a questo momento non è stato compiutamente definito a Catanzaro il ruolo [preminente] del Sid e quello [pure esistente] delle forze di Polizia. Ma che questa implicazione ci sia non c'è dubbio. Bisogna dire che, anche se con chiaroscuri non ben definiti, mancò alla D.C. di allora ed ai suoi uomini più responsabili sia sul piano politico sia sul piano amministrativo un atteggiamento talmente lontano da connivenze e tolleranze da mettere il partito al di sopra di ogni sospetto. Risulta invece, mi pare soprattutto dopo la strage di Brescia, un atteggiamento di folla fortemente critico e ostile proprio nei confronti di esponenti e personalità di questo orientamento politico, anche se non di essi soli…

E’ del tutto evidente la credibilità che può riscuotere un ‘ministro degli esteri’ che stando a Parigi, cioè nella totale impossibilità di conoscere e controllare la veridicità dei ‘dettagli’ delle indagini in corso, ‘non crede neppure per un minuto alla pista rossa’ e viceversa gli appare la stessa ‘vistosamentre nera’… si tratta di una affermazione che semplicemente non ha alcuna credibilità, tanto meno riguardo a colui che ne è ‘autore’… come del resto è confermato dalle righe seguenti…

… dislocato, come può essere asserito e dimostrato, prevalentemente all'estero, non ebbi occasione né di partecipare a riunioni né di fare distesi colloqui. Ricordo una viva raccomandazione fatta al ministro dell'interno on. Rumor [egli stesso fatto oggetto di attentato] di lavorare per la pista nera. Ricordo un episodio che mi colpì, anche se mi lasciò piuttosto incredulo. Uscendo dalla Camera tempo dopo i fatti di piazza Fontana, l'amico on. Salvi, antifascista militante e uomo di grande rettitudine [cugino di una persona morta e di altre ferite nella strage, di nome Trebeschi, già appartenente a mondo cattolico…] mi comunicò che in ambienti giudiziari di Brescia si parlava di connivenze ed indulgenze deprecabili della Dc e accennava all'on. Fanfani come promotore, sia pure da lontano, della strategia della tensione. Io ebbi francamente una reazione d'incredulità e il Salvi stesso aggiunse che la voce non era stata comprovata né aveva avuto seguito… per quanto riguarda l'on. Rumor, che [era] sia presidente del consiglio sia ministro dell'interno all'epoca e fatto oggetto di attacco del Bertoli, si può fare riferimento al processo di Catanzaro, dove il guardasigilli Zagari ha asserito di avere portato in udienza la richiesta del magistrato circa Giannettini e di averne investito il presidente del consiglio. Quest'ultimo dichiara di non ricordare, ma di non voler mettere in dubbio la parola del collega. Anche alla luce delle dichiarazioni dei rispettivi capi di gabinetto si può ritenere che il documento sia stato presentato e letto o ricostruito. Risulta poi che esso non fu lasciato alla presidenza né fatto oggetto di nota formale. Potrebbe quindi parlarsi di una di quelle deprecabili forme di trascuranza che pesano sul partito della Dc…

Dell’attentato alla questura di Milano, del quale l’allora presidente del consiglio Mariano Rumor doveva essere la ‘vittima designata’ avremo presto occasione di parlare. Diciamo, a titolo di anticipazione, che anche in questo ‘episodio terroristico’ risulta implicato… e non di poco… tanto per cambiare… il Mossad… Diciamo poi che il ‘tentativo mirato’ di ‘pilotare’ il processo di Catanzaro ‘mettendo in cantiere’ anche l’attentato alla questura di Milano e coinvolgendo anche qui Giannettini non ha bisogno di ulteriori commenti… per il semplice fatto che si commenta da solo… quanto poi alle ‘rivelazioni’ riguardanti Amintore Fanfani… meglio andare avanti

… sta poi a sé il caso Giannettini, riferibile all'On. Andreotti, il quale di tale rivelazione fece materia d'intervista di stampa, appena rientrato alla difesa dopo la guida del governo con i liberali. Il fatto in sé è ineccepibile. Restano non pochi interrogativi, tenuto conto della stranezza della forma adoperata e cioè la stampa e non una dichiarazione amministrativa o parlamentare. Fu forse solo esibizionismo dopo il ritiro dall'esperienza con i liberali?… fu fatto su richiesta di Mancini?… e perché?… per riannodare tra i due partiti?… c'era un qualche rapporto tra l'imputato Maletti [amico dell'on. Mancini] e il Giannettini?…

A parte tirare ancora una volta fuori [e la cosa comincia un poco ad ‘annoiare’…] Maletti e Giannettini [quasi che l’intera ‘strategia della tensione’ sia addebitabile a questi soli due personaggi…] si accenna ad un aulteriore ‘colpa’ di Andreotti: aver presieduto nel 1972 un governo con la partecipazione dei liberali e l’esclusione dei socialisti. Per i pochi che non lo sanno o non lo ricordano tale ‘formula di governo’ aveva avuto una semplice spiegazione: il notevole successo elettorale conseguito dall’Msi nelle elezioni politiche di quell’anno, risultato che implicava un deciso ‘stop’ alla ‘avanzata della sinistra’ in Italia… cosa che non era piaciuta affatto in certe ‘contrade estere’… prima fra tutte Israele… Ciò detto non ci resta che andare avanti…

… le valutazioni e interpretazioni sono molteplici. Dell'on. Andreotti si può dire che diresse più a lungo di chiunque altro i servizi segreti, sia dalla difesa, sia poi dalla presidenza del consiglio con i liberali. Si muoveva molto agevolmente nei rapporti con i colleghi della Cia [oltre che sul terreno diplomatico], tanto che poté essere informato di rapporti confidenziali fatti dagli organi italiani a quelli americani. E' doveroso alla fine rilevare che quello della strategia della tensione fu un periodo di autentica ed alta pericolosità, con il rischio di una deviazione costituzionale che la vigilanza delle masse popolari fortunatamente non permise. Ed invece, come abbiamo detto, se vi furono settori del partito immuni da ogni accusa [es. on. Salvi] vi furono però settori, ambienti, organi che non si collocarono di fronte a questo fenomeno con la necessaria limpidezza e fermezza. E' quella commistione, di cui dianzi dicevo, della Dc, per la quale, perseguendo una politica di egemonia politica, non è talvolta abbastanza attenta a selezionare e rischiare d'inquinare con pericolose intrusioni quelle masse popolari, d'ispirazione cattolica, le quali debbono essere preservate da inquinamenti totalitari ed essere strumento efficace di democrazia. Questa considerazione è di particolare attualità e valore, per mettere fuori discussione l'antifascismo della Dc in qualsiasi contingenza politica…

Difficile credere che queste righe siano state scritte dal presidente della Dc, ossia da colui che più di ogni altro è stato il ‘timone politico’ del primo partito italiano… non è vero?… Le righe che seguono ripetono di nuovo temi già ‘triti’ come l’aver appreso della strage di piazza Fontana a Parigi e l’immediata ‘presa di coscienza’ della consistenza della ‘pista nera’ e pertanto le ‘trascurerò’ per arrivare invece all’ultimo paragrafo, dove si accenna alle ‘complicità occulte’… … e alla ‘strana vicenda’ della moglie di un certo ‘direttore’ che non si capisce bene che cosa c’entri col resto… tutto da leggere!… soprattutto per via degli ‘informatori fascisti del Sid’…

… circa i possibili ispiratori o favoreggiatori italiani niente in coscienza si può dire, viste le molteplici inchieste giudiziarie rimaste non concluse [ma anche non esaurite] relative sia alle singole persone sia agli organi dello stato. Significative sono le indagini che si vanno svolgendo a Milano [come del resto a Catanzaro] con tutto il necessario rigore. E' mia convinzione però, anche se non posso portare il suffragio di alcuna prova, che l'interesse e l'intervento fossero più esteri che nazionali. Il che naturalmente non vuol dire che anche italiani non possano essere implicati. A questo stato delle cose, che peraltro vede fortunatamente debellata la strategia della tensione, ritengo solo doveroso fare un riferimento storico ed esso riguarda il modo di essere del Sid all'epoca nella quale io l'ho conosciuto nel corso della mia attività quale ministro degli esteri. Ho già detto altrove che, per quanto riguardava i fini istituzionali del mio ministero, quell'organismo si comportò bene, tutelando tra l'altro, i rilevanti interessi italiani in Libia e mantenendo proficui contatti con i vari movimenti di liberazione. Si notava però in quell'epoca una certa polarizzazione a destra che, per esempio, induceva a valorizzare alcune operazioni di controspionaggio che per ragioni di politica internazionale avrebbero potuto essere trattate con maggiore discrezione o almeno con più opportuna scelta dei tempi. Se si faceva perciò un accertamento, che avrebbe potuto avere un seguito discreto o in momenti più appropriati, si domandava da parte dell'autorità competente [esteri] di avere questo senso di opportunità, ci si trovava, si può dire, sempre dinanzi ad un'indiscrezione, proveniente da destra, e destinata a mettere in disagio di fronte ai paesi dell'est europeo. Da dove veniva la notizia?… presumibilmente dall'interno ed in modo incontrollato. C'era qualcuno che intendeva usare il Sid in senso politico e in una certa direzione politica. Così fu fatto osservare più volte ma senza successo. Vi fu poi un altro episodio sintomatico, concernente l'ingiusto e spiacevole riaffiorare di voci di presunte attività spionistiche a favore dell'est, concernenti la distinta consorte del direttore generale degli affari pubblici al ministero degli esteri, di origine polacca. A questa notizia, che era stata discretamente segnalata dal Sid, corrispose una reiterata interrogazione parlamentare dell'on. Caradonna, evidentemente bene a giorno e di prima mattina di quanto era emerso [o riemerso] in un'attività dell'organo d'informazione, fino a farne materia di speculazione parlamentare del Movimento Sociale. Ricollegandomi a quanto è stato detto al processo di Catanzaro circa la progressiva accresciuta immissione di informatori fascisti, ed avendo presente l'episodio ora citato, se ne deduce che ad un certo livello erano di casa persone interessate a dare un certo tono politico alla propria attività. Anche [per] questo abuso, di cui era difficile valutare la portata, trattandosi di organi di altro ministero, furono fatti vibrati rilievi e, almeno in quella forma, l'inconveniente non ebbe più a ripetersi. Ecco come possono però entrare nell'organizzazione i Giannettini ed altri uomini del genere. Quanto a responsabilità di personalità politiche per i fatti della strategia della tensione non ho seriamente alcun indizio. Posso credere più a casi di omissione per incapacità e non perspicace valutazione delle cose. Ritengo più fondato fare riferimento ad alcuni settori del servizio di sicurezza [ovviamente collegato all'estero…], come incoraggia a credere qualche risultato delle indagini di piazza Fontana nel processo di Catanzaro…

Per quanto riguarda la ‘strategia della tensione’ mi pare che per oggi basta e avanza… prossimamente vedremo di sentire qualche ‘altra campana’… magari un poco più credibile, non fosse altro che per il fatto di aver potuto parlare non in stato di costrizione

saluti!...

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
audisio
Inviato: 16/9/2008 12:52  Aggiornato: 16/9/2008 12:52
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Abbiamo capito qual è la singolare teoria di sigmatau.
La strategia della tensione è un prodotto Mossad (e fin
qui...) realizzato con l'apporto esecutivo di anarchici e
comunisti, notoriamente (secondo lui) foraggiati da
Israele.
Un rovesciamento totale della storia, in cui l'unico elemento
credibile è la regia Mossad (ma non da sola, c'è stata una
joint venture USA-Israele).
In realtà, USA e Israele hanno dapprima scatenato la strategia
della tensione utilizzando come esecutori perfettamente
consapevoli l'estrema destra italiana, da Almirante a Rauti a Delle
Chiaie al Principe Borghese ecc.
Poi, parzialmente fallita questa grazie al lavoro di controinformazione
e all'attività politica della cosiddetta sinistra extraparlamentare, lancia
il capolavoro della provocazione politica, il terrorismo di "sinistra".
Prove ce ne sono a bizzeffe.
Sulla prima fase, il convegno sulla controguerriglia che da il via alla
operazione con la partecipazione del Sid e di tutta l'estrema destra
italiana. Questa è una prova incontrovertibile.
(continua)

sigmatau
Inviato: 16/9/2008 16:42  Aggiornato: 16/9/2008 17:00
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Audisio: … prove ce ne sono a bizzeffe… sulla prima fase, il convegno sulla controguerriglia che da il via alla operazione con la partecipazione del Sid e di tutta l'estrema destra italiana… questa è una prova incontrovertibile

Ma certo!… è noto a tutti che i ‘terroristi neri’, per far vedere di essere più ’intelligenti’ degli altri, non discutono la loro ‘strategia’ trovandosi nelle cantine, in sperduti casolari o nelle ‘stanze bunker’ di Forte Braschi, lontano cioè da ‘orecchie indiscrete’… nossignore!… per concordare i loro ‘piani terroristici’ organizzano riunioni all’hotel Parco dei Principi alle quali invitano alti magistrati, giornalisti, uomini politici e vertici delle forze armate!…

Caro Audisio… sappi che in fatto di genialità sei sicuro prossimo vincitore del Guinness dei primati!

Lasciando perdere anche in questo caso le amenità, veniamo a parlare di cose certo meno divertenti… sicuramente però più interessanti. Tanto per cominciare vi presento la signora che qui vedete…



Il suo nome è Mary Pace e di recente è uscito un suo libro dal titolo Piazza Fontana. L’inchiesta: parla Giannettini [Armando Curcio editore]. Nel libro la Pace parla delle ‘confidenze’ avute dall’ex-‘agente Z’ del Sid, al quale ha offerto l’opportunità di raccontare la sua verità… la quale verità, quale che sia, ha almeno il pregio di essere più credibile delle autentiche ‘bufale’ [che qualcuno ritiene naturalmente ‘verità rivelata’ …] che si trovano sul famoso ‘Memoriale’. Tanto per mettere a tacere in anticipo risposte fuori luogo non sarà superfluo ricordare che l’ormai defunto Guido Giannettini, al pari degli altri ‘terroristi neri’ via via coinvolti, è stato assolto defnitivamente con sentenza passata in giudicato dall’accusa di aver partecipato alla strage di piazza Fontana. Il testo in sé è abbastanza interessante… ma ancora più interessanti sono i documenti che si trovano in appendice, un paio dei quali sottoporrò all’attenzione del lettore. Si tratta di ‘materiale’ scritto nella tipica ‘maniera’ dei servizi segreti, materiale il cui scopo è naturalmente in primo luogo ‘informativo’. Oggi esamineremo la lettera scritta dal nostro ’agente Z’ al suo ‘superiore’, il generale GianAdelio Maletti, poco prima della partenza per Parigi. Alcuni miei commenti saranno inseriti man mano nel testo…



15 settembre 1973

Generale Gianni Maletti
Capo Ufficio D / SID
Roma

Caro Generale
gli avvenimenti verificatisi nel corso degli ultimi mesi mi hanno convinto della urgente necessità di fornirLe un rapporto riassuntivo il più possibile completo sulla mia collaborazione con il SID, senza omettere alcun dettaglio – salvo qualche fatto che non ritengo opportuno affidare neppure ad una comunicazione per lei così aperta e così sicura perché trasmessaLe per corriere – ivi compresi i dettagli relativi determinate conseguenze che da tale collaborazione mi sono derivate. La presente comunicazione supera tutte le ricostruzioni orali – in quanto tali meno precise ed esaudienti – effettuate tramite l’Ufficiale Suo collaboratore incaricato di mantenere i contatti con me, compreso il nastro che ho chiesto di incidere durante lo scorso mese di marzo nell’Ufficio di Via Sicilia. In particolare la presente comunicazione verte sui seguenti argomenti:

- contatti son il Servizio
- operazioni compiute
- fonti informative
- il gruppo veneto
- perché la ‘pista nera’

Contatti con il Servizio

(1) Stabilivo il primo contatto con il SID nel corso del 1967 per tramite del colonnello Stefani, Capo dell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Giuseppe Aloja
(2) Il colonnello Stefani, al quale avevo consegnato un rapporto riservato sui retroscena degli interventi della CIA per le aperture a sinistra in Europa, mi metteva a contatto, nell’agosto 1967, con l’Ufficio D del SID, allora situato nella palazzina di Via Sommacampagna
(3) Essendo a quel tempo il colonnello Viola, Capo dell’Ufficio D, fuori sede, incontravo dapprima il suo vice, il colonnello Fiorani. Nei primi giorni di settembre del 1967 entravo in contatto con il colonnello Viola (rientrato a Roma) che dovevo rivedere periodicamente nel suo ufficio per tutto il tempo della sua gestione al D, ogni volta che le esigenze della nostra collaborazione lo richiedevano
(4) Nel luglio del 1968 il colonnello Viola veniva sostituito alla direzione del D con il colonnello Federico Gasca, con il quale mantenevo contatti periodici fino all’estate del 1969 negli uffici della palazzina di Via Sommacampagna e quindi – al momento del trasferimento degli uffici nella sede attuale – il luoghi diversi, tra cui ricordo il Circolo Ufficiali di Palazzo Barberini, la galleria d’arte ospitata nello stesso palazzo, e l’Hotel ‘Michelangelo’ nel quartiere Aurelio
(5) Come probabilmente ricorderà, proprio nella hall del ‘Michelangelo’ il colonnello Gasca mi metteva in contatto con Lei nel settembre 1971, quando Lei subentrava come Capo del D. Sui nostri incontri al ‘Motta’ di Viale Liegi è ovviamente superfluo che io mi diffonda

Operazioni compiute

(6) La natura della nostra collaborazione Le è nota. La mia specializzazione in materia strategica e militare – oltre ad essere Ufficiale dell’Esercito sono collaboratore delle riviste ‘Stato Maggiore Esercito’ e ‘Stato Maggiore Marina’ – in problemi cinesi, sovietici e dell’est europeo, e un’ampia serie di contatti in Italia e all’estero, mi hanno consentito di conseguire dei risultati che ritengo rimarchevoli e mi consentono di conseguirne ben altri, soprattutto in relazione a situazioni estere
(7) Lei ricorederà senz’altro le operazioni condotte dal momento della Sua assunzione alla direzione dell’Ufficio D, per esempio quelle relative ai dossiers ‘Karlsberg’ , ‘Tuborg’ e ‘Perseus’. Ovviamente la storia della mia collaborazione con il Servizio è molto più lunga, essendo iniziata, come le ho precisato, sei anni or sono nel 1967. Qui di seguito un elenco fra le più importanti ricerche operative compiute nel corso degli anni 1967-1973…


L’elenco delle ‘operazioni compiute’ da Giannettini nel corso di sei anni è assai ‘lungo’. Qui riprtiamo solo quelle attinenti al discorso che stiamo facendo…

– estate 1967: retroscena degli interventi della Cia per le aperture a sinistra in Europa
- inizio 1968: sulla contestazione studentesca e sui movimenti filo-castristi in Italia, compreso il gruppo Feltrinelli, poi regolarmente venuti alla ribalta nel maggio 1968
- inizio 1969: sui movimenti della sinistra extraparlamentare in Italia e sui suoi collegamenti internazionali (circa 150 organizzazioni e circa 1000 aderenti)
- 1972: sui retroscena della politica di Brandt e del SPD, l’economia tedesco-occidentale e la penetrazione socialista nei servizi informativi federali (BND, BFV)
- 1972: su Simha Dinitz (oggi ambasciatore negli Stati Uniti), i servizi speciali israeliani e i retroscena della politica estera di Tel Aviv
- 1973: sulle manovre intentate dalle sinistre e da ‘Magistratura Democratica’ contro la destra argomento meglio conosciuto come ‘affare pista nera’ (come lei ricorderà sono stato il primo a comunicarLe la notizia dell’arresto di Rauti, con notevole anticipo sui giornali)
- 1973: su alcune operazioni segrete inglesi sulla politica italiana (D.I 6 e ‘Banca Barklay’s’)
- 1973: (a più riprese) sulla disgregazione dello Stato Italiano e sulla penetrazione di uomini e idee di estrema sinistra nei suoi organismi più importanti
- 1973: sulle attività del gruppo Feltrinelli e sulle sue conessioni con gli attentati del 12 dicembre 1969
- 1973: sulle attività dell’Ufficio AARR (Divisione Affari Riservati) del Ministero degli Interni in relazione alle vicende della cosiddetta ‘pista nera’
- 1973: su centrale clandestina di estrema sinistra operante sul vertice dell’Esercito Italiano in contatto con i servizi speciali di Brandt
- 1973: sull’internazionale della contestazione europea (EURES), suoi collegamenti e sue attività (tra cui annuncio anticipato del convegno internazionale di Milano del 12 maggio)
- 1973: sul piano segreto degli Stati Uniti per una nuova spartizione dell’Europa, la fine della NATO, la creazione di una alleanza mediterranea (Portogallo, Spagna, Italia, Grecia e Turchia) filo-americana e filo-araba
- 1973 : sui retroscena dell’affare ‘Watergate’ in relazione al piano Nixon per il mutamento della politica americana in Medio Oriente (politica del petrolio)…


Dunque dunque… in queste poche righe si viene a sapere di ‘novità’ fino ad oggi rimaste ‘nel cassetto’ e tali da mutare completamente il quadro politico interno ed estero di quel periodo. Di Feltrinelli, delle sue ‘scelte’ e del suo ‘gruppo’ già sapevamo e ne abbiamo anche parlato… che però sia coinvolto nella strage di piazza Fontana è decisamente una ‘novità’… e non da poco! … delle ‘manovre’ di ‘Magistratura Democratica’ per ‘deviare’ le indagini su piazza Fontana indirizzandole dove abbiamo detto già si sapeva senza dover ‘scomodare’ i servizi segreti… bastava solo non essere, oltre che ‘miopi’, anche deficienti… l’altra 'novità' di un certo rilievo [di cui almeno io sento parlare per la prima volta…] è l’esistenza di un ‘piano Nixon’ per la creazione di una ‘alleanza mediterranea’ di orientamento filo-arabo. Che questo ‘piano’ non abbia incontrato il ‘gradimento’ di Israele non deve certo soprendere… come non deve sorprendere che proprio in quel periodo sia ‘esploso’ lo ‘scandalo Watergate’ che di Nixon ha fatto ‘piazza pulita’… in fondo il buon Richard non deve lamentarsi… al suo predecessore J.F. Kennedy è andata molto peggio … Molto bene boys!… vediamo ora le ultime ‘operazioni’ che Giannettini ha ‘lasciato a metà’… dopo di che avremo un discreto quadro della situazione che ci permetterà di esaminare il resto della ‘lettera’…

(8) In relazione alla situazione interna nella scorsa primavera avevo in corso due operazioni, condotte insieme al Suo collaboratore incaricato di mantenere i contatti con me:

- la prima con lo scopo di bloccare le manovre di provocazione dell’estrema sinistra e accertare le connessioni tra l’attività terroristica del gruppo Feltrinelli e gli attentati terroristici del 12 dicembre 1969 (ero sulla pista di seri indizi in tal senso)
- la seconda per assumere il controllo dei gruppi extraparlamentari di estrema destra nelle Tre Venezie

Purtroppo entrambe le operazioni sono rimaste in sospeso a causa del funzionamento troppo lento degli organismi del Servizio che avrebbero dovuto assicurarne l’esecuzione, funzionamento lento dovuto per altro alla grave carenza numerica del personale…


Un ultimo rilievo: una delle operazioni che Giannettini ha dovuto ‘sospendere’ nella primavera del 1973 consisteva nell’indagine sulle ‘connessioni’ tra il gruppo di Feltrinelli e la strage di piazza Fontana. Ora siamo nell’autunno del 1973 e Giannettini per non rischiare la vita deve 'espatriare' in Francia bloccando le indagini. Come Nixon anche Giannettini non deve in fondo dolersene… al commissario Calabresi infatti è andata molto peggio

saluti!...

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gudarian
Inviato: 16/9/2008 17:03  Aggiornato: 16/9/2008 17:03
Mi sento vacillare
Iscritto: 16/9/2008
Da:
Inviati: 979
 Re: Indagine sul caso Moro
Concordo con quanto riportato da Audisio,

La strategia della tensione, instaurata in Italia negli anno 60/70 è dovuta alla necessità da parte degli USA di controllare e guidare un paese alleato,in cui era presente il più grande partito comunista europeo,direttamente in contatto con l'URSS. Altro aspetto importante da considerare è la particolare posizione geografica dell'Italia che la rendeva crocevia tra i paesi del blocco sovietico, il medio oriente ed l'africa

L'obiettivo principe era quello di opporsi a qualsiasi forma di autonomia politica ed economica dell'italia, vedi il caso Mattei e il tentativo di rendere l'italia independente dal punto di vista energetico, vedi il tentativo dei governi italiani di proporsi come referenti nei rapporti con i con paesi non troppo allinaeti agli USA-Israele (Libia e Palestina)

Entrano in questo ambito, oltre agli attentati anche la serie di tentati colpi di Stato, che in Italia a differenza di Grecia e Portogallo, sono solo annunciati e poi subito smentiti (De Lorenzo, Junio Valerio Borghese, Edgardo Sogno e Randolfo Pacciardi sono solo alcune delle figure di spicco, a volte in contrapposizione tra loro che hanno tentato\realizzato dei golpe in italia.)

La prima fase della strategia della tensione è quella che va dal 1964, convenzionalmente identificato con il "Convegno dell’Istituto Pollio", al 1974. In tale periodo, la destabilizzazione del paese, ad opera dei servizi segreti italiani viene effettuata tramite la manovalanza di gruppi di estrema destra.
L'obiettivo è quello di indurre il PCI ad una reazione con conseguente restaurazione da parte dello stato e relativo arresto dei quadri dirigenziali del PCI.

Dal 1974, visto anche il fallimento del tentativo di annientamento del PCI, la strategia della tensione muta, allontanando le frange di estrema destra ed utilizzando gruppi di sinistra. Gli attentati di questo periodo sono sempre legati all'eversione nera ma come risposta al tentativo di sgancio da parte dei servizi segreti.

E' in questo periodo che i servizi si infiltrano pesantemente nella Brigate Rosse, fino a prenderne il controllo nel 1975 con l'arresto di Curcio e l'ascesa di Moretti

Per la serie cerca la differenza....

Fico: "Per me Beppe Grillo è patrimonio mondiale dell'umanità come le Dolomiti, la Costiera Amalfitana o la musica".
Biancofiore: «Se fosse possibile, Berlusconi lo farei patrimonio dell'UNESCO".
Otello
Inviato: 16/9/2008 22:14  Aggiornato: 16/9/2008 22:42
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Sigmatau,

stai raspando sui vetri e lo sfrigolio che produci è tremendamente cacofonico e stridente!

Ma non ti accorgi, che stai ancora parlando della “sindrome di Stoccolma”, quando anche i più accaniti e i più banali fautori nell’arte del discredito, l’avevano pubblicamente abbandonata!

Moro … era lui o non era lui? O forse era lui ma solo al 10%!

Non può essere vero che sia lui a scrivere certe cose, tanto più che essendo Professore alla Sapienza e avendo sempre dimostrato un linguaggio molto moderato, non si sarebbe mai permesso di dare del Fascista (nota la “F” …) ad un Fascista!

E poi, chissà perché non parla della strage di Brescia o di quella di Via Fatebenefratelli?

Può essere vero che non sapesse di chi erano le responsabilità in questi casi?

Ora, a parte il fatto che anche di queste schifosissime stragi ne parla, e che in quel suo Memoriale ci indica quelle che furono “le voci di corridoio” su tali argomenti, perché non dargli credito?

Forse, che queste belle convinzioni possono reggere su solide basi, avendo dichiarato di non avere mai sentito parlare della “corrente primavera”? (basterebbe documentarsi un po’ meglio, non credi?)
Vedi queste pagine http://www.archividc.it/crono3.htm - anno 1959!

Ma i tuoi contorsionismi pindarici, seguono evoluzioni straordinarie e raggiungono l’apice, allorché dimostri di non poter condividere (non so con quanta certezza) le ipotesi, su quella “organizzazione specializzata probabilmente al di là del confine” di cui Moro, nella sua poca lungimiranza ipotizzava …

Senz’altro, non era Moro che poteva scrivere di queste cose!

Non poteva assolutamente essere Moro!

E poi che cosa poteva significare questo particolare tipo di discorso?
Che esistesse davvero una centrale “occulta e internazionale” che teorizzasse la “strategia della tensione” in Italia, per destabilizzare stabilizzando? Semplicemente pazzesco, il solo pensare ad una tale eventualità!

Ma Moro, non era affatto uno stupido e inoltre aveva delle conoscenze molto particolareggiate di tutti i gangli del potere, lo sai?
E se dichiarava di “immaginare” una CENTRALE SPECIALIZZATA in questo “devastante” tipo di operazioni, possiamo dargli credito che non stava dicendo IMBECILLITA’!

Perché a leggere di queste cose non ti viene in mente niente?

Forse perché non hai mai sentito parlare di "http://it.wikipedia.org/wiki/Stay-behind" … ?

E di Hyperion … http://it.wikipedia.org/wiki/Hyperion(Parigi)

Peccato che tu non sappia di tutte queste cose, e di come (assieme al Mossad …) costoro abbiano a che fare con gli AMBIENTI DI DESTRA E SOPRATTUTTO CON GLI AMBIENTI MASSONICI DI DESTRA !

Approfondire, prego …

Certo esisteva anche una cosiddetta Gladio Rossa http://it.wikipedia.org/wiki/Gladio_Rossa

Infatti, durante la “guerra fredda” i due opposti schieramenti militari mondiali, che NON SI FIDAVANO UNO DELL’ALTRO, e avevano istituito “scuole di monitoraggio, di spionaggio” e di “infiltrazione” per “carpire” le informazioni più importanti e per tentar di eterodirigere … ma le strategie più pesanti e degne di essere portate al tribunale dell’AJA … sono quelle messe in campo dagli americani e dagli amici degli americani!

Vedi un pò in quante occasioni - dal Vietnam in poi - questi “marpioni E RAZZISTI E FASCISTI” … (fratelli gemelli di coloro che adorano il Ku Klux Klan …) hanno sponsorizzato e favorito con tutti i mezzi (anche platealmente) i Golpe e le peggiori rivolte militari dell’ America Latina …

Adesso siamo addirittura arrivati alle “Guerre Preventive” e alle “Stragi apocalittiche” … mirate ad accusare e a colpire “chirurgicamente”, una ARMATA BRANCALEONE, che nelle proprie rastrelliere, alla sera depongono (ben chiusi a chiave) temperini, forbici, tagliacarte in osso e cutter di plastica …

Per Audisio: hai letto bene, i miei interventi, ipotizzano e suggeriscono il fatto che “i MECENATI … ovvero i teorizzatori, gli organizzatori e quindi i veri mandanti” di parecchie azioni altamente criminali, sono anche coloro che (da più di sessant’anni …) hanno le migliori entrature ed amicizie ai piani più alti della n/s amministrazione statale …

Per Gudarian: … complimenti per la tua analisi e soprattutto per quella frase finale, con la quale sei riuscito ad esemplificare in maniera estremamente perfetta, il senso stesso di tutti i nostri più che decennali problemi e di quello di cui in questo forum stiamo discutendo …

Per Redna: …
Replay --
“Torno a ripete che l'azione di via fani era troppo rischiosa.”

Questo l’ho detto anch’io …

Replay –
“L'azione era troppo 'cinematografica' per essere vera.”

E però è più che vera. è DRAMMATICAMENTE vera!

Replay –
“Andavano a colpo sicuro per far fuori la scorta, ma AM era già altrove.”

Questa è una tua idea, interessante … ma (secondo me) impossibile da dimostrare!

Infatti, non ci vuole molto a vedere che il finestrino laterale sinistro (antistante) è letteralmente distrutto mentre quello retrostante sinistro di quella 130 su cui VIAGGIAVA A.M. è intatto ... e quindi ipotizzare, che i componenti de nucleo terrorista che hanno colpito questo veicolo, non erano dei dilettanti bensì dei professionisti … che avevano il compito di MIRARE ATTENTAMENTE E SOLO A COLORO CHE SEDEVANO NELLE POSIZIONI DI GUIDA …



Se A.M. fosse stato seduto al posto del povero M. llo Leonardi, avresti tutte le ragioni di questo mondo ad ipotizzare che A.M. fosse andato a bere un caffè … ma stando così le cose, mi pare evidente il contrario!

Saluti da Ermione

>

Anche da un granello di sabbia …
(ma anche da un sedile posteriore o anteriore …)
Puoi scoprire tutto un mondo … di indizi importanti!

>>>-----> refren a cura di Ermione

>

redna
Inviato: 16/9/2008 22:51  Aggiornato: 17/9/2008 0:55
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Replay –
“Andavano a colpo sicuro per far fuori la scorta, ma AM era già altrove.”

Questa è una tua idea, interessante … ma (secondo me) impossibile da dimostrare!

Infatti, non ci vuole molto a vedere che il finestrino laterale sin della macchina su cui VIAGGIAVA A.M. è intatto e quindi ipotizzare, che i componenti de nucleo terrorista che hanno colpito questo veicolo, non erano dei dilettanti bensì dei professionisti … che avevano il compito di MIRARE ATTENTAMENTE E SOLO A COLORO CHE SEDEVANO NELLE POSIZIONI ANTISTANTI …


Otello
spero che questa mia idea non venga bollata come fissa!
Voglio dire non è che perchè TUTTI sono concordi nel dire che AM era in auto questo è REALMENTE vero.
Non ci sono prove, nessuno lo può sapere, i testimoni non lo conoscevano e le BR hanno SEMPRE mentito!
Se si legge il libro 'eseguendo la sentenza' si narrano delle cose così 'inimmaginalbili' ma anche reali di quelo periodo.
Ci fu una testimonanza in cui diceva di avere misto AM che guidava un'auto blu per roma e giurava che era lui perchè aveva la 'frezza' bianca....Questo potrebbe significare anche che il camuffamenti ci potrebbero essere stati, in quella determinata vicenda!!!
Un sensitivo diceva che AM era vicino all'acqua, ma non del mare...

Pertanto non è affatto vero che le cose sono andate così perchè ce lo raccontano le BR! del resto UNICI testimoni ed anche estremamente bugiardi visto il ruolo, insperato del resto, che hanno svolto nell'intera vicenda.

Torno all'autopsia degli agenti della 130. Hanno ricevuto dei scolpi alla schiena.
Ora chi ha sparato quei colpi?
Certo le BR dicono che sono stati loro, ma sono GLI UNICI ed è la prima volta che i testimoni sono anche ASSASSINI e creduti da TUTTI.
Per quanto riguarda i professionisti, il tex willer tanto decantato, per cortesia....guardate le cose nel modo reale!
Se le BR NON erano capaci di sparare qualsiasi altro era in gradi di farlo!!!Le BR si allenavano a sparare contro le lattine nel viterbese....
Il fatto che due colpi iniziali abbiano ucciso gli agenti e poi tranquillamente abbiano dato un colpo di grazia è sinonimo di ESECUZIONE e basta.
Il tanto decantato tex willer era solo li per 'far scena'.....tutti i colpi sparati in più NONN SERVIVANO a NULLA.
Pertanto via fani quel giorno era un SET cinematografico!

Per quanto riguarda il fatto che i finestrini dove sedava AM erano intatti anche quello faceva parte della sceneggiatura. Questo elemento avvalorava la tesi che era stato rapito e non era nemmeno ferito.

Peccato che sempre su 'eseguendo la sentenza' quel giorno una persona vide una ambulanza che andava verso il Gemelli a sirene spiegate e dietro c'era un'auto dove sporgeva una paletta con disco rosso e Moretti la reggeva! I testimoni sono validi solo in determinati momenti, in altri invece sono solo dei 'visionari'?

Quanto postato da Drago55 era interessante.
Gli 'autori' avevano fatto il grosso (con i due colpi alla scorta) e le manovalanza faceva il resto.

La vicenda non è complicata in se. La vicenda è estremamente semplice, solo che la si vuole complicare.
Quel giorno, subito dopo la strage, i telefoni erano in tilt, nessuno poteva telefonare.Il parroco di monte guadio però arrivò subito sul luogo della strage insieme alla signra moro.
I telefoni funzionavano SOLO per alcuni, allora?

Citazione:
Se A.M. fosse stato seduto al posto del povero M. llo Leonardi, avresti tutte le ragioni di questo mondo ad ipotizzare che A.M. fosse andato a bere un caffè … ma stando così le cose, mi pare evidente il contrario!


E'qui che non ci siamo Otello.
Stai facendo ironia sula fatto che AM fosse andato a bere un caffè.
Non è questo il punto.
Il punto è solo uno: dovevano avere AM vivo e senza correre rischi.
E via fani era proprio il SET dove tutti dovevano radunarsi quel giorno in modo che recitassero la loro parte; chi da tex willer, chi da eroe, chi da BR....

Ma Pecorelli che parla dei killer mandati ....'all'assalto dell'auto del presidente'....significa qualcosa solo per qualcuno, o invece ha un senso comune?

edit


Citazione:
Lei pensa veramente che Moro sia stato condannato a morte da uomini del suo stesso partito? Io no. Ritengo, ma è una mia ipotesi, che gli uomini di partito siano lì come esecutori di ordini di persone più in alto.
Non credo neanche che ciò sia accaduto perché lavorava per creare un governo dalle larghe intese. Io credo che chi comanda (e, come ho già detto, a parer mio non sono i politici) decida cosa far credere al popolo. Uno degli strumenti migliori per tenere sotto scacco un popolo è la paura: ieri del terrorismo comunista oggi del terrorismo di al-Qaeda. Chissà se, come è successo per le stragi e gli omicidi in passato attribuiti, grazie ai depistagli dello Stato, agli estremisti di sinistra (che poi dopo decenni si è scoperto essere stati attuati dalla destra) oggi non si scopra che al-qaeda in realtà è un nostro alleato. La cosa più importante è tenere la popolazione nella costante paura. Si possono far accettare anche le cose più ingiuste alla società se si riesce a manovrare le opinioni sull’onda emotiva magari di qualche strage creata ad hoc. Cia, mossad, KGB? Concordo con Monti: quando si va a scavare più a fondo ci si accorge che …il teatrino è stato allestito per il popolo.
Piazza delle cinque lune è un bellissimo film, tratto dai libri del Senatore Flamigni, che non a caso non viene mai trasmesso.
Il memoriale Moro è sono un documento in più in mano ai pochi che possono usarlo come strumento di ricatto.


tratto da:
http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/03/moro-fu-davvero-rapito-dalle-brigate.html

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
dr_julius
Inviato: 16/9/2008 23:18  Aggiornato: 16/9/2008 23:18
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 11/8/2006
Da:
Inviati: 1637
 Re: Indagine sul caso Moro
scusate l'intromissione, ma mi soffermerei su questa frase:
Citazione:
I telefoni funzionavano SOLO per alcuni, allora?

Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma. (Carlo Rubbia)
Otello
Inviato: 17/9/2008 8:12  Aggiornato: 17/9/2008 8:21
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara Redna;

Massimo Mazzucco nel suo post iniziale chiedeva di fare un elenco di quelli che SONO "i paletti fissi" di questa questione.

Non mi sembra che le tue ipotesi (dico ipotesi) possano essere considerate, alla stregua di solide basi sulle quali lavorare ...

Se vogliamo tentar di ricostruire questa questione esaminiamo quelli che sono "i dati di fatto" e non cerchiamo fra le teorie fantascentifiche ...

Con Paolo Franceschetti e Solange Manfredi (che considero due amici intelligentissimi ...) ho scambiato qualche idea in privato, prova a chiedere loro se sono o non sono una persona adatta a comprendere al meglio questa questione ...

Un caro saluto da Ermione

>


Anche da un granello di sabbia …
(ma anche da un sedile posteriore o anteriore …)
Puoi scoprire tutto un mondo … di indizi importanti!

>>>-----> refren a cura di Ermione

>

Drago55
Inviato: 17/9/2008 9:55  Aggiornato: 17/9/2008 9:55
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
Roma centro, giovedì 16 marzo 1978, ore 9,17

Un Alfetta blu, con un enorma radiotelefono sul cruscotto (forse 450 Mhz), cammina a 7 kmh.

Il passeggero di destra ascolta dalla cornetta del radiotelefono.

Sia l'autista che il passeggero hanno gli occhi fuori dalla testa.

Ho traversato a piedi la strada davanti a loro, tanto bassa era la loro velocità.

Ho timbrato il cartellino orologio alle 9,21.

Verso le 10 sul posto di lavoro ho capito che cosa era avvenuto.

Quindi alcuni telefoni funzionavano.


Saluti

redna
Inviato: 17/9/2008 10:53  Aggiornato: 17/9/2008 10:59
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Otello

il post iniziale di Redazione l'ho letto anch'io ....

ma mi pare che i paletti fissi sono già "preconfezionati" .
Se dobbiamo leggerci le varie commissioni che si sono fatte e i processi perchè li non ci sono cose "fantastiche" allora stiamo freschi!
Allora si dovrebbe sapere di certo dove era AM prigioniero, si dovrebbe sapere per certo quanti erano in via fani, perchè gli agenti avevano gli spari nella schiena e perchè Guglielmi era li alla mattina alle 9...

Quindi chiedersi 'altre' cose si va sul fantastico....

Ripeto i dati di fatto li hanno già dati.
Io ho solo fatto una domanda che non mi pare fantascientifica.




Citazione:
Roma centro, giovedì 16 marzo 1978, ore 9,17

Un Alfetta blu, con un enorma radiotelefono sul cruscotto (forse 450 Mhz), cammina a 7 kmh.

Il passeggero di destra ascolta dalla cornetta del radiotelefono.

Sia l'autista che il passeggero hanno gli occhi fuori dalla testa.

Ho traversato a piedi la strada davanti a loro, tanto bassa era la loro velocità.

Ho timbrato il cartellino orologio alle 9,21.

Verso le 10 sul posto di lavoro ho capito che cosa era avvenuto.

Quindi alcuni telefoni funzionavano.




ascoltavano ma andavano piano. C'era una strage e non si muovevano.

Il radiotelefono sul cruscotto è sempre collegato con qualcuno dall'altra parte che da ordini, o che li riceve.
Ma è impensabile che il parroco di monte gaudio riceva una telefonata da un radiotelefono e poi chiami la signora moro (e anche viceversa...)

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
gudarian
Inviato: 17/9/2008 14:04  Aggiornato: 17/9/2008 14:04
Mi sento vacillare
Iscritto: 16/9/2008
Da:
Inviati: 979
 Re: Indagine sul caso Moro
La ricostruzione della scena dell'agguato non mi convince (è basata su quanto raccontano le BR), non riesco a credere che chi doveva rapire Moro potesse rischiare di ucciderlo e con quel diluvio di colpi le possibilità erano troppo alte.

Moro doveva essere preso vivo, doveva rivelare qualcosa a qualcuno di compromettente e poi morire perchè da vivo poteva prima o poi diventare un pericolo.


Ipotizzerei che:
l'auto con targa corpo diplomatico, usata dai terroristi (la prima auto), in realtà viene segnalata alla scorta di A.M. come auto civetta della polizia in affiancamento per motivi di sicurezza.

I due finti poliziotti scendono si avvicinano all'auto di A.M. e :

a) Comunicano il trasferimento di Moro per motivi di sicurezza su un'altra auto, Moro scende, si allontana e a questo punto scatta l'agguato.

oppure

b) Uccidono i due poliziotti di scorta dell'auto di Moro, contestualmente scatta l'agguato sulla seconda auto di scorta, da cui uno dei poliziotti ha il tempo di uscire e sparare verso i brigatisti.


In entrambi i casi i rapitori non rischiano di uccidere Moro e hanno dalla loro il fattore sorpresa.

Per la serie cerca la differenza....

Fico: "Per me Beppe Grillo è patrimonio mondiale dell'umanità come le Dolomiti, la Costiera Amalfitana o la musica".
Biancofiore: «Se fosse possibile, Berlusconi lo farei patrimonio dell'UNESCO".
sigmatau
Inviato: 17/9/2008 15:39  Aggiornato: 18/9/2008 16:47
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi…
… spero non ve ne abbiate se, memore delle parole del Divino Poeta che ho assunto come firma in calce ai messaggi, evito di sprecare il bene più prezioso concesso a noi mortali [il tempo …] nel [vano] tentativo rispondere a ‘commenti’ che chiunque dotato di cervello non può considerare altro che deliri senza senso. Sono certo di incontrare invece il favore di gran parte dei lettori se utilizzerò il tempo e lo spazio [informatico] messo a mia disposizione continuando l’esame della ‘lettera’ scritta nel settembre 1973 dal nostro ’agente Z’ [Guido Giannettini…] al capo dell’ufficio D del Sid [generale GianAdelio Maletti…], elemento assai importante di un complesso di documentazione che solo di recente è stato portato a conoscenza del pubblico per inziativa della giornalista Mary Pace… che solo per questo merita, a parere non solo mio, un caloroso encomio. Ciò precisato, direi senz’altro di procedere…



Fonti informative

(9) Per la raccolta delle informazioni relative alla situazione interna, avevo creato un vero e proprio ‘rèseau parallelo’ al SID con diramazioni in tutta Italia e precisamente:

- un gruppo nel Veneto con penetrazione di elementi nel Partito Comunista d’Italia (marxista-leninista) Linea Rossa
- una fonte di informazione sulla situazione interna del gruppo ‘Stella Rossa’ operante a Roma
- un gruppo nell’Italia centrale con capacità informativa sulla situazione interna delle università di Perugia e Pisa, oltre ad altri ambienti dell’Italia centrale e insulare
- una fonte sulla situazione interna all’università di Roma
- ero inoltre sul punto di creare altri tre gruppi informativi rispettivamente a Milano, Roma e in Italia meridionale

(10) Per la raccolta di informazioni il relazione a situazioni estere avevo predisposto una serie di canali informativi estremamente utili fra cui:

- un canale sull’Est europeo, con particolare riguardo all’URSS e alla Romania
- un canale sui gruppi jugoslavi anticomunisti in esilio (serbi) in Italia, Svizzera e Stati Uniti (mai utilizzato)
- un canale sulla situazione militare in Austria, Svizzera e Germania Occidentale (mai utilizzato)
- un canale sulla situazione politico-strategica negli Stati Uniti
- un canale su ambienti economici e finanziari della Germania Occidentale e sui servizi speciali di Brandt (mai utilizzato)


I paragrafi (9) e (10), dedicati alla descrizione minuziosa delle ‘fonti informative’ che il nostro ‘agente Z’ aveva messo in piedi [un vero e proprio ‘Sid parallelo’…] sono essenziali al fine di comprendere la estrema pericolosità che Guido Giannettini costituiva per chi al tempo aveva assoluta necessità di ’coprire’ i veri responsabili della strage di piazza Fontana. Come vedremo da qui a poco, dopo la ‘scomparsa’ del commissario Luigi Calabresi, Giannettini era di fatto il solo rimasto ad ‘indagare’ sulla ‘pista rossa’ della strage… e il significato di ciò, è chiaro, sfugge solo ai totali sprovveduti … Dunque procediamo…

(11) Allo scopo di meglio coordinare una attività tanto vasta e complessa avevo proposto, sia al colonnello Giasca (1968-1969) sia a Lei stesso (1972) la creazione di un organismo di copertura adeguato che meglio giustificasse verso gli ambienti esteri le mie attività, che mi consentisse una più efficace utilizzazione dei collaboratori di cui mi servivo e delle fonti di cui disponevo e una più razionale e più ampia utilizzazione dei mezzi disponibili. Ma i progetti da me proposti (sia scritti che verbali) vennero rinviati e poi abbandonati. Devo osservare che se fossero stati approvati e realizzati nel momento giusto, e cioè nel 1968, tanto il Servizio quanto io stesso avremmo da un lato potuto ottenere risultati molto migliori e dell’altro evitato ripercussioni negative (per esempio quelle verificatesi e concernenti i miei rapporti con la cosiddetta ‘pista nera’)…

L’ultima ‘allusione’ alla ‘pista nera’ trova nei successivi paragrafi ampie spiegazioni, ma prima di esaminarle occorre fare una premessa essenziale. Il ‘lavoro’ svolto a quel tempo da Guido Giannettini era per conto del ‘Servizio Informazioni della Difesa’ [Sid], ossia l’organizzazione predisposta a fornire informazioni attinenti la sicurezza del Paese. Che l’attività tale ‘organizzazione’ , in omaggio alla tanto sbandierata ‘indipendenza dei poteri dello Stato’, sia totalmente indipendente e scorrelata dall’autorità giudiziaria è un concetto ovvio che come tale non dovrebbe neppure essere menzionato. Ora tra gli strumenti utilizzati dal Sid e dai ‘successori’ per adempiere alla propria funzione vi è sempre stata la infiltrazione di ‘informatori’ all’interno delle ‘organizzazioni’ che si ritiene possano costituire ‘minaccia’ per lo Stato italiano… non credo ci sia da aggiungere altro…

Il gruppo veneto

(12) In relazione appunto alla cosiddetta ‘pista nera’ devo precisare quanto segue:

- i miei primi contatti con Freda si stabilivano nella prima metà del 1967 attraverso il centro editoriale organizzato dallo stesso Freda a Padova
- dopo qualche tempo Freda mi diceva di servirsi di un gruppo di giovani collaboratori alcuni dei quali erano stati da lui indotti ad avvicinarsi agli ambienti filocinesi allora in via di organizzazione
- nel settembre 1967 il colonnello Viola (a quel tempo Capo dell’ Ufficio D del SID) mi chiedeva se avessi potuto estendere la mia collaborazione dal campo estero (politica estera, problemi strategici e militari) a quello interno e fornigli in particolare informazioni sull’estrema sinistra, parlamentare ed extraparlamentare
- dopo una prima risposta negativa dovuta al fatto che non mi ero mai seriamente interessato di politica interna, avendo riflettuto sulle dichiarazioni fattemi in precedenza da Freda, mettevo a disposizione del colonnello Viola e del Servizio le possibilità informative del gruppo veneto proponendomi di ampliarle e renderle più organiche
- incoraggiato in tal senso dal colonnello Viola intensificavo i contatti con Freda convincendolo della opportunità di organizzare e centralizzare le informazioni raccolte sulla sinistra procedendo ad uno scambio di rapporti informativi
- a tale scopo invitavo Freda a portare avanti al massimo grado la penetrazione di elementi (sarebbe poi risultato trattarsi principalmente di Ventura) nei movimenti filo-cinesi
- ben presto l’operazione dava buoni frutti e da quel momento Freda mi forniva regolarmente notizie, dossiers, schede personali relative ad ambienti filo-cinesi e in alcuni casi anche documenti interni del PcdI (m-l) che io passavo poi al colonnello Viola e successivamente al colonnello Gasca
- in seguito tentavo un’oprazione assai più ‘avanzata’ che avrebbe dovuto procurarmi informazioni sull’apparato clandestino del PCI in Veneto strumentalizzando a tal uopo (e a sua insaputa) un esponente locale del PCI passato su posizioni filo-cinesi ma l’operazione non riusciva per motivi che in gran parte mi restano ancora oscuri
- in determinati casi infatti le mie possibilità di controllo potevano rivelarsi troppo limitate poiché per evidenti ragioni di sicurezza operavo a compartimenti stagni mantenendo i contatti con una sola persona (Freda)
- tra la fine del 1968 e l’inzio del 1969 Freda, allo scopo di semplificare i collegamenti, mi metteva a contatto con Ventura (che effettuava frequenti viaggi a Roma)
- in cambio delle informazioni e della documentazione passatami da Freda gli fornivo alcuni dossiers da me stilati sulla situazione internazionale
- in seguito, con l’enorme aumento della mole del lavoro informativo e in assenza della formula organica da me proposta, mi vedevo costretto, previa consultazione con il colonnello Gasca, a utilizzare alcuni dossiers non più attuali e comunque non a caratere riservato da me forniti al Servizio sia per lavoro (articoli di documentazione giornalistica) sia per Freda
- in realtà la documentazione trovata nella cassetta di sicurezza di Ventura è presumibilmente costituita da copie di dossiers a suo tempo fornitemi da Freda, da alcuni dei miei dossiers trasmessi a lui e da altro materiale che non conoscevo (Ventura mi aveva tra l’altro parlato di una vasta documentazione da lui trovata su retroscena direttivi e amministrativi dell’ente vaticano POA, ‘Pontificia Opera di Assistenza’)
- escludo in ogni caso di avere parlato con Freda (o con Ventura) della mia collaborazione con il Servizio, anche se non potevo nascondere di essere collaboratore assiduo della rivista dello Stato Maggiore Esercito, elemento che (insieme ad altri raccolti in seguito mio tramite) può aver indotto Freda e Ventura alla convinzione che io fossi in contatto col Sid…


Chiariti i legami avuti con il ‘gruppo veneto’ di Freda e Ventura, Giannettini conclude la ‘lettera’ con la parte più critica e parla della ormai famosa ‘pista nera’. A questo punto invito il lettore ad essere più attento poiché qui il gioco comincia a ‘farsi duro’…

Perché la pista nera

(13) L’obiettivo perseguito attraverso la montatura propagandistica della cosiddetta ‘pista nera’ è estremamente chiaro: conservare ed accrescere il prevalente peso delle sinistre in Italia e per converso indebolire le forze che a tale obiettivo possono opporsi (destra DC, MSI, Forze Armate, Carabinieri, Servizi di sicurezza). Tale obiettivo costituisce a sua volta strumento utile a molte forze politiche ed economiche italiane e straniere:

- il partito socialista (PSI) per conservare e ampliare posizioni di potere e perseguire l’avvicinamento dell’Italia alla linea socialista europea
- il partito comunista (PCI) per ritrovare nel paese un più ampio spazio di manovra
- una parte della grande industria per perseguire gli obiettivi dell’accordo con il PCI (patto Amendola-U. Agnelli) e ottenere in compenso una maggiore apertura economica all’Est
- la CIA (che dal tempo della gestione McCone opera in Europa quasi esclusivamente sulla sinistra) per alimentare il fenomeno della contestazione e idebilire economicamente il paese (guerra economica contro l’Europa)
- i servizi speciali israeliani per impedire la realizzazione del piano Nixon di un ‘patto meditteraneo’ (Portogallo, Spagna, Italia, Grecia, Turchia) folo-americano e filo-arabo, evidentemente irrealizzabile fino a quando la situazione interna italiana risulterà spostata a sinistra

(14) Allo scopo di perseguire questo obiettivo si è cercato di individuare un gruppo extraparlamentare di destra che giustificasse la montatura propagandistica e si è scelto il gruppo di Freda per i seguenti motivi:

- l’attivismo di destra ha una sua base molto diffusa in Veneto e questo consentiva ampia scelta
- il Veneto è un ‘feudo’ dell’on. Rumor, presidente del consiglio nel dicembre 1969 (è un fatto che gli attentati giovavano in realtà solo al governo) e ministrro degli interni all’epoca della montatura della ‘pista nera’
- il gruppo di ‘Magistratura Democratica’ utilizzato allo scopo ha svolto attività nel Veneto (Bianchi D’Espinosa, Stiz, D’Ambrosio)
- sul Veneto e sullo stesso Freda aveva già tentato una manovra ‘di provocazione’ (fallita) il commissario Juliano, che agiva per incarico del socialista Vicari, capo della Polizia fino all’inizio del 1973
- il gruppo Freda si era esposto con manifestazioni di propaganda estremista, come ad esempio in occasione della manifestazione anti-israeliana tenuta a Padova con la partecipazione di elementi di ‘al-Fatah’
- attraverso il gruppo Freda era stato inserito un elemento all’interno dei gruppi filo-cinesi e questo costituiva una prova della pericolosità che tale gruppo presentava per le sinistre e per gli ambienti comunque interessati ad appoggiarle

(15) Nello sforzo di mettere insieme gli indizi accusanti il gruppo Freda (in realtà tuttora inconsistenti e tenuti in piedi solo per la faziosità dei magistrati inquirenti) venivano utilizzati tutti i mezzi:

- spionaggio telefonico e probabile manipolazione dei nastri , che di tanto in tanto scompaiono e poi ricompaiono tagliati e in disordine
- raccolta di testimonianze dubbie come quella del principale accusatore di Ventura
[Guido Lorenzon – n.d.r.] reduce da una casa di cura per malattie mentali e ritrattatosi due volte
- il più assoluto disprezzo per precise ed inequivocabili prove a discarico (testimonianza a favore di Freda sulla consegna dei timers ad ‘al-Fatah’, perizie tecniche eseguite a cura di un giornale milanese che provano definitivamente che i timers e le borse non sono le stesse degli attentati)
- lunga detenzione preventiva (due anni) di Freda e Ventura, indiziati per gli attenati del 1969, mentre l’anarchico Valpreda, formalmente incriminato, è in libertà
- linciaggio morale continuato e senza precedenti contro il gruppo Freda sulla stampa, non solo di sinistra, che in tal modo ‘copre’ psicologicamente le procedure illegali dei magistrati inquirenti giustificandola agli occhi dell’opinione pubblica…


La parte restante della ‘lettera’ contiene considerazioni ‘di carattere personale’ che non hanno molta attinenza col nostro discorso e pertanto la ometteremo. Diciamo pure che la lettura [fatta ‘in due puntate’ per ragioni di completezza…] ci ha riservato non poche ‘sorprese’ che da sole capovolgono completamente lo ‘scenario’ della strage di piazza Fontana quale fino ad oggi è stato ‘propinato’. Tra le ‘novità’ quella ‘nettamente più significativa’, secondo il mio punto di vista almeno, è costituita dall’aver appreso dell’esistenza del ‘Piano Nixon’ che prevedeva una ‘alleanza militare’ in chiave filo-americana e filo-araba tra Portogallo, Spagna, Italia, Grecia e Turchia. Dire che Israele era disposta a qualsiasi soluzione potesse impedire il conseguimento del ‘piano Nixon’ mi pare decisamente sia come ‘scoprire l’acqua calda’ e pertanto in questa luce vanno interpretati i ‘retroscena’ sia dello ‘scandalo Watergate’, sia della ‘pista nera’ per la strage di piazza Fontana. Riguardo quest’ultima è del tutto ovvio che un ulteriore [e possibilmente decisivo...] spostamento verso sinistra dell’Italia era la migliore garanzia contro accordi di questa con i ‘regimi fascisti’ di Spagna e Grecia… ovvio soprattutto per Israele

saluti!…

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
audisio
Inviato: 17/9/2008 15:55  Aggiornato: 17/9/2008 15:55
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Chiedo ufficilamente alla Redazione se non sia il caso
di bannare Sigmatau.
Non ha alcun interesse alla discussione, non interagisce con
gli altri, non risponde ai rilievi e alle contestazioni.
Fa solo propaganda per la sua parte politica.
Questo è un forum, interessato allo scambio di pareri e informazioni.
Non è la tribuna dei Programmi dell'Accesso o uno spazio pubblicitario
a pagamento (tra l'altro neanche paga, è gratis).

gobbo
Inviato: 17/9/2008 17:58  Aggiornato: 17/9/2008 18:15
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 19/9/2005
Da: Neverland
Inviati: 1347
 Re: Indagine sul caso Moro
Audisio ha scritto:
Citazione:

Chiedo ufficilamente alla Redazione se non sia il caso
di bannare Sigmatau.
Non ha alcun interesse alla discussione, non interagisce con
gli altri, non risponde ai rilievi e alle contestazioni.
Fa solo propaganda per la sua parte politica.
Questo è un forum, interessato allo scambio di pareri e informazioni.
Non è la tribuna dei Programmi dell'Accesso o uno spazio pubblicitario
a pagamento (tra l'altro neanche paga, è gratis).


Ciao Audisio
chiedere il bann di un altro utente non è un gesto cavalleresco specialmente per le ragioni che tu indichi. Ammesso è concesso che le cose che tu scrivi, siano la sacrosanta verità universalmente riconosciuta e non la tua verità, non rientrano nella fattispecie del ban.
Ma vediamoli da più vicino:

1)Non ha alcun interesse alla discussione,

Non mi pare che non ce interesse per la discussione dal momento che la sua linea è quella di collocare il delitto Moro in un background storico e sociale.

2)non interagisce con gli altri, non risponde ai rilievi e alle contestazioni.

Non sta scritto da nessuna parte che io devo interagire e/o rispondere alle contestazioni che mi vengono mosse. Come io non obbligo nessuno e leggere i miei interventi anch'io non sono obbligato a leggere i loro.

3)Questo è un forum, interessato allo scambio di pareri e informazioni.

Idem come sopra ,non ce l'obbligo di scambiare nulla.

4)Fa solo propaganda per la sua parte politica. ...
...Non è la tribuna dei Programmi dell'Accesso o uno spazio pubblicitario
a pagamento (tra l'altro neanche paga, è gratis)

Iniziando dal fondo neanche te come anche il sottoscritto paga questo spazio perciò non è galante parlare di spazzi pagati con i soldi degli altri.
Per quanto riguarda la parte che fa propaganda ti direi che io non vedo nessuna propaganda nel fare conoscere agli utenti degli documenti, per di più sconosciuti alla stragrande maggioranza degli utenti, e dire la propria su tali documenti. Se poi te non sei d'accordo con le sue oppinioni su tali documenti,puoi sempre controbatterli con altri documenti che come credo avrai a portata di mano.Tacciarlo di fare propaganda tout court sarebbe a mio modo di vedere un po eccessivo.
Comunque le opinioni rimangono sempre tali,ognuno pensa con la sua testa e scrive quello che secondo lui è la verità.
Cosi va il mondo.

il gobbo

I LINK.VOGLIO VEDERE I LINK,PLEASE.
Otello
Inviato: 17/9/2008 22:16  Aggiornato: 17/9/2008 22:16
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Caro Gobbo,

penso che abbiate ragione tutti e tre, sia tu che Audisio, che Sigmatau.

Con alcune specifiche differenze, tu perché solleciti una miglior nobiltà d’animo nei confronti dei diversi interlocutori, Sigmatau perché può sicuramente scrivere tutte le cavolate che vuole … portando a n/s conoscenza interessantissime documentazioni, che sono state artisticamente artefatte e premeditate, perché restasse una buona aurea di verginità a difesa di alcuni geniali marpioni … del resto, noi sappiamo benissimo quanto possono valere quei documenti, fatti proprio preventivamente e a giusta misura, per tutti coloro che devono eseguire particolari compiti, grazie al fatto che simili azioni, devono avere buone basi di copertura e di alibi, per pararsi poi il fondoschiena e per poter giustificare successivamente la totale estraneità del suddetto agente; il quale ha sempre l’esatto compito di affermare a destra e a manca – perché rimanga buona traccia di queste sue affermazioni – proprio l’esatto contrario, di tutto quello che poi è incaricato o portato a fare!
(La vigliaccheria e il saper mentire a spada tratta, sono le doti più apprezzate nel loro bagaglio intellettuale)

Come nel gioco degli scacchi, bisogna esser freddi, e al contempo saper prevedere e rintuzzare le minacce, utilizzando le migliori mosse strategiche e la tattica (e Sigmatau è sicuramente un discreto giocatore di Scacchi …) nei suddetti ambienti di Intelligence, ci si allena quotidianamente e mentalmente a studiare le mosse più efficaci e meno prevedibili!

Ma NON SO SE LO AVETE LETTO BENE, a conforto di quanto testè ho affermato, leggiamo un po’ più attentamente, quello che in questo documento del compianto Giannettini (regalatoci da Sigmatau) si desidera precisare al punto 11 …

***Allo scopo di meglio coordinare una attività tanto vasta e complessa avevo proposto, sia al colonnello Giasca (1968-1969) sia a Lei stesso (1972) la creazione di un organismo di copertura adeguato che meglio giustificasse verso gli ambienti esteri le mie attività, che mi consentisse una più efficace utilizzazione dei collaboratori di cui mi servivo e delle fonti di cui disponevo e una più razionale e più ampia utilizzazione dei mezzi disponibili. Ma i progetti da me proposti (sia scritti che verbali) vennero rinviati e poi abbandonati. Devo osservare che se fossero stati approvati e realizzati nel momento giusto, e cioè nel 1968, tanto il Servizio quanto io stesso avremmo da un lato potuto ottenere risultati molto migliori e dell’altro evitato ripercussioni negative (per esempio quelle verificatesi e concernenti i miei rapporti con la cosiddetta ‘pista nera’)…***

E che cosa significherebbe tutto cio, se non l’esatto corrispettivo di quello che avevo appena detto?

LENTE DI INGRANDIMENTO E INTERPRETAZIONE

“La creazione di un organismo di copertura adeguato che meglio giustificasse (e quindi preventivamente) le mie attività e mi consentisse una più efficace utilizzazione dei collaboratori di cui MI SERVIVO … (sic) Ma i progetti da me proposti (rimprovera …) vennero rinviati e poi abbandonati … ed è a causa di cio che NON ABBIAMO POTUTO EVITARE le ripercussioni negative e le relative chiacchiere sui miei rapporti con i cosidetti ambienti di Destra!” INTERESSANTE DAVVERO …

Infine anche Audisio ha le sue ragioni, a criticare coloro che:

1°) Stravolgono i fatti, con assurde pezze giustificative, realizzate per i gonzi!

2°) Sono arroganti e dichiarano di non rispondere, nemmeno a coloro che argomentano puntualmente, anche perché non vogliono perdere tempo e considerano LE NOSTRE IDEE, come … “dei deliri senza senso”!
E ci descrivono (letteralmente) come dei totali sprovveduti!

3°) Dichiarano di non aver mai sentito parlare di una “Corrente primavera”, ma grazie a tale Mary Pace, ora sono profondamente edotti, su tutto quello che fece O CHE NON FECE (?) il DE CUJUS Giannettini …

4°) In un primo tempo, riesce a vedere le responsabilità del Mossad in molti fatti altamente criminali, ma poi non vede e non può assolutamente accettare che gli AMBIENTI DI DESTRA E SOPRATTUTTO GLI AMBIENTI MASSONICI DI DESTRA sono i migliori CONFRATELLI di questi servizi!

E lasciamo pur perdere tutto il resto, che non centra proprio nulla, con un tentativo di studiare fra i misteri del Caso Moro …

Per terminare, io NON mi allineo alle richieste di Audisio (è antidemocratico chiedere di censurare un interlocutore …) ma fra le tante ragioni che possiamo analizzare, quelle di Audisio sono sicuramente quelle che apprezzo di più!

Cordialmente da Ermione

>

Ho studiato ad Oxford e ad Harvard.
Sono specializzato in ipocrisia occidentale.

>>>-----> Dal Film “007 La morte può attendere” di Lee Tamahori

>

gobbo
Inviato: 17/9/2008 23:20  Aggiornato: 18/9/2008 11:13
Dubito ormai di tutto
Iscritto: 19/9/2005
Da: Neverland
Inviati: 1347
 Re: Indagine sul caso Moro
Ciao Ermione
prendo spunto del tuo intervento per ribadire un semplice concetto che forse non era ben espresso nel mio precedente post:

In un forum pubblico ognuno esprime la sua teoria/opinione su un determinata cosa, come meglio crede portando a suo favore i documenti che più gli aggradano,all'utenza spetta il giudizio sulle varie proposte fate.
Ne di più,ne di meno.
I partecipanti a un dialogo pubblico per me hanno solo due strade nel fare una discussione su un tema:

una è la strada di portare documenti sia favore, sia contrari alla loro teoria portando avanti cosi la stessa e dando la loro opinione sul perché di tale scelta, dimostrando con ciò un senso di serietà e lealtà nei confronti dei loro interlocutori che partecipano nella stessa discussione e della stessa utenza

la seconda strada e quella di non riuscire a portare la loro teoria fino in fondo perché troppo presi a scardinare le teorie altrui considerando queste ultime come non veritiere che come tale devono essere smascherate.

Comunque uno si comporta il risultato finale è che sarà l'utenza a scegliere chi delle versioni date è quello più vicino alla realtà,ma resta beninteso che il compito primario di qualsiasi discussione prima di formare è di informare.

Lo finisco qua pure io perché siamo andati veramente OT

il gobbo

I LINK.VOGLIO VEDERE I LINK,PLEASE.
sigmatau
Inviato: 18/9/2008 15:50  Aggiornato: 18/9/2008 16:51
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… per prima cosa un sentito ringraziamento a Gobbo per aver apprezzato [indipendentemente dal fatto che si riferisse o no allo scrivente…] chi sceglie ‘la strada di portare documenti sia favore, sia contrari alla loro teoria portando avanti cosi la stessa e dando la loro opinione sul perché di tale scelta, dimostrando con ciò un senso di serietà e lealtà nei confronti dei loro interlocutori che partecipano nella stessa discussione e della stessa utenza’ … a tale ‘scelta’ personalmente mi sono sempre attenuto in primo luogo per rispetto verso chi mi concede questo spazio telematico ‘gratuitamente’

Tornando ‘in topic’, lasciamo [anche se per poco tempo…] ‘riposare’ Giannettini e andiamo un poco ad approfondire il discorso della ‘pista rossa’ sulla strage di piazza Fontana. Per questo prendiamo spunto da un piaio di righe del tanto discusso ‘Memoriale di Aldo Moro’ che devono in qualche modo essere ‘chiarite’ …

… fui colto proprio a Parigi, al Consiglio d'Europa, dall'orribile notizia di piazza Fontana. Le notizie che ancora a Parigi, e dopo, mi furono date dal segr. gen. pres. rep. Picella, di fonte Vicari, erano per la ‘pista rossa’, cosa cui non ho creduto nemmeno per un minuto. La pista era vistosamente nera, come si è poi rapidamente riconosciuto…

Se si deve dare interpretazione letterale a quanto sta scritto, l’on. Moro è stato informato della strage la sera stessa del 12 dicembre 1969 e nelle ore successive ha appreso che gli inquirenti si stavano muovendo verso una non meglio definita ‘pista rossa’. In effetti, come abbiamo già segnalato, delle decine e decine di fermati nelle ore successive al fatto tutti [salvo due soli…] appartenevano alla sinistra extraparlamentare o all’area anarchica. La ragione di ciò era in fondo abbastanza ‘ovvia’, anche se oggi nessuno o quasi ha sentore di come stessero le cose allora. Come vedremo più avanti infatti la totalità degli ‘attentati’ avvenuti nell’ultimo anno era stata accertato essere di matrice ‘rossa’ o anarchica e nessuno di matrice ‘nera’. Anche gli ‘obiettivi’ scelti [due banche, cioè ‘simboli del capitale’, a Milano, l’Altare della Patria e il Museo del Risorgimento, cioè ‘simboli nazionali’, a Roma…] chiaramente facevano ‘pendere la bilancia’ in tale direzione. Oltre a questo occorre considerare altre circostanze che non possono essere ‘passate in silenzio’. Alla ‘pista anarchica’ nessuno aveva pensato seriamente fino al pomeriggio del 15 dicembre [tre giorni dopo la strage…], allorché Giuseppe Pinelli è precipitato dal quinto piano della questura. Pietro Valpreda sarà arrestato il giorno dopo [16 dicembre…] e il suo ‘riconoscimento’ da parte di Rolandi avverrà nei giorni successivi. Quello che è certo quindi è che nei tre giorni seguiti alla strage nessuno aveva ancora preso in considerazione la ‘pista anarchica’. Qual era dunque la ‘pista rossa’ di cui parlava il capo della polizia Vicari a cui Aldo Moro, a Parigi e quindi totalmente ‘spiazzato’, aveva asserito di ‘non aver creduto neppure per un minuto’?… Per tentare di saperlo andiamo a ‘curiosare’ un poco su http://members.aol.com/claudioparoli/feltrin.htm dove leggiamo…

… i disordini culminano nel dicembre 1969 nella strage di piazza Fontana a Milano, causata da una bomba scoppiata nella Banca Nazionale dell’Agricoltura. Sedici persone muoiono e oltre cento rimangono ferite. La polizia in un primo momento mette pubblicamente sotto accusa GianGiacomo Feltrinelli e altri attivisti della sinistra. Come si stabilirà anni dopo, i colpevoli sono invece dei neofascisti, intenzionati a destabilizzare il paese. Feltrinelli sfugge all’arresto scomparendo dalla circolazione…

Dunque la ‘pista rossa’, quella che venne seguita per prima nelle ore immediatamente successive alla strage, ha un preciso nome e cognome: GianGiacomo Feltrinelli…



Per sapere qualcosa su questo ‘personaggio’, probabilmente del tutto sconosciuto alle generazioni che sono seguite alla mia in quanto certi ricordi scomodi per una ‘certa parte politica’ sono stati accuratamente cancellati dalla ‘memoria collettiva’ , andiamo sulla solita wikipedia… quella che il proprietario del sito ha definito una volta ‘cesso pubblico’ [non sono parole mie ]…

http://it.wikipedia.org/wiki/Giangiacomo_Feltrinelli

Tralasciando la montagna di ‘preliminari’ e venendo subito al ‘sodo’ vediamo che cosa si dice qui di piazza Fontana…

… il 12 dicembre 1969, ascoltata alla radio la notizia della strage di Piazza Fontana, Feltrinelli che si trovava in una baita di montagna, decise di tornare a Milano. Apprese però che forze dell'ordine in borghese presidiavano l'esterno della casa editrice ed immaginando che potessero essere costruite prove contro di lui [nel successivo procedere della magistratura si trovarono effettivamente indizi in tal senso), Feltrinelli, che da tempo temeva un colpo di stato delle destre, e che aveva preso a finanziare i primi gruppuscoli di estrema sinistra , e che tenterà di finanziare anche quello di Curcio e Franceschini -i fondatori delle Br, decise di passare alla clandestinità. In una lettera inviata allo staff della casa editrice, all'Istituto e alle librerie e, in un'intervista rilasciata alla rivista ‘Compagni’ spiegò la sua decisione, tirando per primo fuori l'idea che dietro le bombe (ve n'erano state più d'una, in diversi punti d'Italia) non vi fosse, come tutti sospettavano, compreso il PCI dell'epoca , gli anarchici ma lo stato, ed utilizzando per primo il termine ‘strategia della tensione’ …

Dunque, dunque… se abbiamo bene inteso costui il 12 dicembre del 1969 se ne stava in una ‘baita di montagna’ [non si capisce bene però dove…] e, appresa per radio la notizia della strage, se ne torna a Milano per scoprire che [guarda caso…] la polizia lo sta ricercando perché ‘sospetta di lui’ [chissà mai perché …]. Decide così di darsi ‘alla macchia’ poiché ‘intuisce’ di essere destinato ad una ‘missione storica’… quale?… lo leggiamo sempre su ‘wiki’ nelle righe successive…

… la sua ‘riflessione politica’ successiva lo portò a scelte estreme, fondando nel 1970 i GAP. I GAP (Gruppi d'Azione Partigiana) erano un gruppo brigatista che come gli altri riteneva che Togliatti avesse ingannato i partigiani, prima promettendo e lasciando sperare nella Rivoluzione, e poi all'ultimo ( 22 giugno 1946 ) bloccando la rivoluzione comunista in Italia . Ma, a differenza di quelli successivi e della moda imperante, non prendeva le distanze dall'Urss in nome di una ‘rivoluzione più rivoluzionaria’, ma anzi riteneva che nonostante tutto l'Urss fosse l'unica speranza per il successo della rivoluzione nel mondo…

Beh… dinnanzi ad un individuo così ‘politicamente riflessivo’ non ci resta che inginocchiarci!… e come è finita la ‘missione storica’ da lui intrapresa?… non proprio nel migliore dei modi, come possiamo leggere qui di seguito sempre su ‘wiki’…

… GianGiacomo Feltrinelli morì il 14 marzo 1972. Il suo corpo fu rinvenuto, dilaniato da un'esplosione mentre stava preparando un'azione di sabotaggio ai piedi di un traliccio dell'alta tensione a Segrate, nelle vicinanze di Milano. Feltrinelli (nome di battaglia Osvaldo), era giunto a Segrate con due compagni, C.F. e Gunter (pseudonimo), su un furgone attrezzato come un camper sul quale dormiva e si spostava quando era in Italia. Secondo una testimonianza di primissima mano su quel furgone ci sarebbero dovuti essere trecento milioni che l'editore avrebbe poi donato personalmente al giornale ‘Il manifesto’ una volta giunto a Roma, dove avrebbe dovuto dirigersi dopo l'attentato. Quei soldi non furono mai trovati…

L’inchiesta condotta dagli inquirenti giunse in fretta [molto in fretta…]alle conclusioni: morto in conseguenza dell’esplosione ‘accidentale’ dell’ordigno con il quale si proponeva di compiere un ‘attentato terroristico’ contro un traliccio dell’alta tensione. A questa ‘inchiesta ufficiale’ fece però seguito una ‘inchiesta parallela’ assai più ‘approfondita’… condotta da chi?… come in un gioco di prestigio a questo punto salta fuori dal cilindro un ‘coniglio’ già visto in precedenza… la ‘inchiesta parallela’ è stata condotta dalle Brigate rosse e i risultati di essa sono stati ritrovati nel covo di Robbiano di Mediglia!… non male eh!… a differenza però del materiale su piazza Fontana, il materiale sul ‘caso Feltrinelli’ raccolto dalle Brigate rosse è stato scrupolosamente conservato e può essere tranquillamente ‘consultato’. In http://www2.radio24.ilsole24ore.com/speciali1/speciale_gialloenero20032004_43.htm leggiamo…

... nel novembre '74 la polizia trova un nastro magnetico nella base brigatista di Robbiano di Mediglia. Si sente chiara e forte la voce di ‘Gunther’ raccontare ciò che ha visto la sera del 15 marzo 1972…

’All'inizio Osvaldo ha i candelotti di dinamite (della carica che serviva a far saltare il longherone centrale) in mezzo alle gambe. Si trova impacciato nella posizione, impreca. Sposta i candelotti, probabilmente sotto la gamba sinistra e, seduto con i candelotti sotto la gamba, in modo che li tiene fermi, sembra che prepari un innesco, cioé il congegno dello scoppio. E' in questo momento che quello a mezz'aria sul traliccio sente uno scoppio fortissimo. Guarda verso l'alto e non vede nulla. Guarda verso il basso e vede Osvaldo a terra, rantolante. La sua impressione immediata è che abbia perso le gambe. Va da lui e gli dice:‘Osvaldo, Osvaldo!… non c'è, è scoppiato…’


Domanda: chi è questo ‘Gunther’?… cos’altro sappiamo di lui?… risponde ‘Wiki’…

… personaggio chiave per capire la vicenda - perché vi partecipò, per sua stessa ammissione mentre veniva interrogato dalle Br, che registrarono su nastro, - è un certo ‘Gunther’, nome di battaglia di un membro dei Gap di Feltrinelli di cui però non si è mai saputo il vero nome. Il personaggio era un esperto di armi ed esplosivi (sembra che avesse preparato lui stesso la bomba che poi uccise Feltrinelli) e chiese di entrare nelle Brigate Rosse dopo la morte dell'editore. Secondo una recente pubblicazione, ‘Gunther’ sarebbe scomparso nel 1985...

Anche ‘Gunther’ è stato dunque ‘provvidenzialmente’ tolto di mezzo… very good!!! … se abbiamo bene inteso doveva essere stato lui a ‘confezionare’ l’ordigno che poi è ‘esploso prematuramente’ ponendo ingloriosamente la parola ‘fine’ alla ‘missione storica’ di ‘GiGi’ Feltrinelli… sarà forse il caso di coltivare qualche ‘sospetto’?… alla domanda risponde [a modo suo…] Alberto Franceschini… sempre da ‘Wiki’…

… da quanto dichiarato dal capo storico delle Br Alberto Franceschini, il timer trovato sulla bomba che uccise Feltrinelli era un orologio Lucerne. Soltanto in un altro attentato venne usato un orologio di quel tipo, cioè in quello all'ambasciata americana di Atene il 2 settembre '70 ad opera della giovane milanese Maria Elena Angeloni e di uno studente di nazionalità greco-cipriota. Quella bomba, come nel caso di Feltrinelli, funzionò male, tanto che a rimanere uccisi furono gli stessi attentatori. I due erano partiti da Milano, così come l'esplosivo. Quell'attentato, era stato organizzato da Corrado Simioni, deus ex machina del Superclan e membro della struttura Hyperion di Parigi. a cui si sospetta facessero riferimento organizzazioni terroristiche come OLP, IRA, ETA e ovviamente, ma solo dopo una certa fase, le Br…

Questa, a parte qualche ‘fronzolo’ su cui qualcuno avrà sicuramente qualcosa da obiettare, è la ‘verità ufficiale’ concernente la ‘strana morte’ di ‘GiGi’ Feltrinelli… vedremo nelle prossime puntate che cosa pensa al riguardo il compianto ‘agente Z’ … non mancate ragazzi!…

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
Drago55
Inviato: 20/9/2008 1:13  Aggiornato: 20/9/2008 1:13
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
@sigmatau

Non penserai mica che quella foto del traliccio di Segrate dimostri qualcosa?

Dovrebbe essere stata fatta da un operatore di PS, quindi un professionista; ma :

una borsa "nasconde la testa"

il corpo è ripreso in maniera da occultarne la maggior parte

i fili bianchi sono strani.

Secondo me, peggio non poteva essere scattata.

Se avessi dovuto scattarla tu, l'avresti fatta così?

sigmatau
Inviato: 22/9/2008 9:57  Aggiornato: 22/9/2008 10:24
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… allo scopo di creare le premesse ‘dissipare’ i ‘dubbi’ del nostro amico Drago55 prenderò spunto da alcune ‘riflessioni’ da me fatte nel fine-settimana. Per tradizione ormai consolidata la terza domenica di settembre si svolge a Trieste [mia moglie è triestina] la ‘festa di nonna Gisi’ e la partecipazione mia a tale felice ricorrenza costituisce da sempre ‘imperativo categorico assoluto’. Mia moglie ed io siamo pressochè coetanei e a suo tempo abbiamo vissuto il ‘mitico ‘68’ , anche se militando in ‘squadre’ un pochino differenti. Mia moglie al tempo ‘militava’ in una squadra la cui ‘tifoseria’ occupava… diciamo così… l’estrema ala sinistra dello stadio e qualche volta mi racconta di quel tempo e di certi ‘aneddoti’ che pochi fuori della ‘cerchia’ conoscono. Mentre eravamo suol treno che ci ha portato a Trieste ho provato così a chiederle di quali ‘rapporti di collaborazione’ vi erano al tempo tra la sua ‘squadra’ e la ‘squadra’ di GianGiacomo Feltrinelli. Al che lei mi ha subito risposto: ‘… chi?… Il Giangi?… ah che vuoi!… quello era della generazione anteguerra e poi aveva il cervello ‘cotto di cocaina’! … non poteva che finire come è finito, ammazzandosi da solo!…’. Vabbeh!… una informazione ‘interessante’ è sapere che nell’ambiente il nostro ‘eroe’ era chiamato ‘Il Giangi’ e pertanto d’ora in avanti lo chiamerò anch’io così… meno ‘interessante’ e… diciamolo pure… ‘non soprendente’ è il fatto che facesse uso di cocaina, cosa normale per chi compie frequenti viaggi a Cuba e America Latina e può permettersi di ‘non badare a spese’… riguardo a dove ‘Il Giangi’ abbia reclutato i suoi ‘adepti’ non mi è riuscito di sapere granchè da mia moglie… bocca cucita!…

Già che ero a Trieste mi sono recato in una libreria che mette in vendita materiale prodotto da case editrici locali… diciamo così… ‘poco note’ e ‘molto settorializzate’. Qui mi sono imbattuto in un ‘opusculo’ [prezzo 4 euro…] scritto da tal Alfredo Bonanno dal titolo ‘Io so chi ha ucciso il commissario Luigi Calabresi…’ e naturalmente la mia attenzione è stata subito solleticata. Diciamo subito che chi si aspetta di conoscere da Alfredo il nome dell’assassino del ‘Commissario Finestra’ [così è chiamato ancora oggi Luigi Calabresi negli ambienti anarchici…] resterà deluso… in compenso l’opuscolo mi ha fornito qualche informazione certamente utile… se rapportata al prezzo che ho pagato…

Pertanto ragazzi non resta che riprendere il discorso sul ‘Giangi’ che abbiamo lasciato interrotto…

… non prima però di precisare alcune ‘cosette’ rimaste ‘in sospeso’ la scorsa settimana. Una di queste ‘cosette’ riguarda la fantomatica ‘Corrente Primavera’ [niente a che fare con le cose elettriche …] della cui ‘esistenza’ ho ammesso di non aver mai sentito parlare prima d’ora. Indagando un poco mi è capitato di trovare questo articolo…

http://archiviostorico.corriere.it/2002/novembre/19/Squalo_Tarzan_Gero
nimo_intrighi_decadenza_co_0_0211198146.shtml

… dal quale traggo le righe seguenti…

… nel primo dopoguerra era stato proprio Franco Evangelisti, il Camerlengo di Alatri, a mettere su bottega per conto di Giulio. A dargli una mano c' erano ‘quattro gatti’. Compresi Nicola Signorello e Amerigo Petrucci. Il futuro sindaco di Roma. Finito presto in carcere per una storia di mazzette. Dunque, gli andreottiani doc nascono proprio in quel primo dopoguerra. Tempi per gli andreottiani scanditi dall' incontro di Arcinazzo tra l' uomo più vicino ad Alcide De Gasperi e l' ex generale di Salò, Augusto Graziani. Un abbraccio scandaloso che a Roma porterà molti voti missini nell' urna democristiana. Nonché le simpatie del giovane Vittorio Sbardella. La corrente si chiamerà Primavera. Il giornaletto di agitazione del gruppo sarà ‘La Punta’. Il motto non scritto del gruppo è, e resterà almeno per oltre quarant' anni: ‘Uno per tutti, tutti per Giulio’. Soltanto nel 1964 la corrente andreottiana, quella che Evangelisti chiamava ‘la curva sud del partito’, si legherà ai siciliani di Salvo Lima…

Ecco svelato dunque l’arcano!… La ‘Corrente Primavera’ è il nome assunto dai ‘quattro gatti’ che nel primo dopoguerra [allorché né io né la maggior parte di voi era ancora nato…] costituivano la pattuglia degli ‘andreottiani.doc’. Che a tale ‘pattuglia’ sia stato ‘reclutato’ anche il maresciallo Graziani, ex-comandante in capo delle ‘milizie’ della Repubblica Sociale Italiana non deve meravigliare più che tanto. Non dimentichiamo infatti quella che è stata la ‘strategia vincente’ della Democrazia Cristiana per cinquant’anni buoni, ‘strategia’ che ha permesso tra l'altro lo sbalorditivo sucesso elettorale nel 1948. La premessa che si deve fare è assai semplice. Da sempre la maggioranza degli italiani è stata ed è anticomunista… mi rendo conto che questo a qualcuno magari non piace… ma così è… Conseguenza di ciò è che tutte le volte che i voti anticomunisti sono finiti ‘nella stessa cesta’ la sinistra ha regolarmente perso le elezioni. Di converso tutte le volte che i voti anticomunisti sono stati divisi la sinistra ha vinto. La fantasmagorica ‘Corrente Primavera’ altro non è stato che il primo ‘espediente’ per raccogliere voti anticomunisti [sottraendoli a formazioni come il Movimento Sociale Italiano o il ‘Movimento dell’uomo qualunque’ …] che poi sono risultati determinanti. Ora tutto questo Aldo Moro lo sapeva molto bene [non a caso era proprio lui che nelle campagne elettorali ‘non apriva bocca’ per non far perdere preziosi voti anticomunisti e appena finite queste riprendeva la sua ‘stratregia’ di ‘apertura ai comunisti’ … ] e il fatto che nel ‘Memoriale’ egli cita un episodio risalente a trent’anni prima che era ‘sconosciuto’ probabilmente agli stessi brigatisti [i più ‘vecchi’ dei quali nel 1948 avevano sì e no cinque anni…] dimostra in modo chiaro che il suddetto ‘Memoriale’ non contiene le ‘rivelazioni' di Aldo Moro bensì di ‘altri’

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 22/9/2008 12:53  Aggiornato: 22/9/2008 14:25
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
e il fatto che nel ‘Memoriale’ egli cita un episodio risalente a trent’anni prima che era ‘sconosciuto’ probabilmente agli stessi brigatisti [i più ‘vecchi’ dei quali nel 1948 avevano sì e no cinque anni…] dimostra in modo chiaro che il suddetto ‘Memoriale’ non contiene le ‘rivelazioni' di Aldo Moro bensì di ‘altri’…



quando sapremo esattamente in cosa consiste tale memoriale si potrbbe cominciare a fare delle ipotesi, in mancanza di questo (visto che NON è stato trovato il momorialle intero, ma solo spezzettato...) è meglio lasciare perdere altre ipotesi!
Nell'intera vicenda, mi pare di capire, le cose importanti sono state coperte, quelle insignificanti invee hanno avuto la massima pubblcitià.
Tipo il lago della duchessa e via gradoli, e ora il memoriale.
Pertanto, siccome non sono state date risposte alle cose più ovvie, perchè imbarcarsi in altri episodi della vicenda che, sempre a mio avviso, 'depistano'?

edit

Drago55

Citazione:
Non penserai mica che quella foto del traliccio di Segrate dimostri qualcosa? Dovrebbe essere stata fatta da un operatore di PS, quindi un professionista; ma : una borsa "nasconde la testa" il corpo è ripreso in maniera da occultarne la maggior parte i fili bianchi sono strani. Secondo me, peggio non poteva essere scattata. Se avessi dovuto scattarla tu, l'avresti fatta così?


Chiediamoci perchè certe foto rimangono e vengono pubblicate e altre invece vengono improvvisamente 'perse' non si sa dove.
Magari quelli scattate in via fani il 16marzo78 che non si trovano più e che sarebberero state le uniche che confermavano se Moro era stato rapito e anche da chi, senza essere costretti a scrivere nelle varie commissioni e indagini cose dette SOLO dalle BR.
Resta il fatto che le foto c'erano e qualcuno le ha perse.
Intimidire qualcuno è reato, ma non sempre, pare.

A volte si guarda ma non si vede.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 22/9/2008 16:10  Aggiornato: 25/9/2008 9:24
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… non so a voi, ma a me pare proprio che, al punto in cui siamo arrivati, il problema riguardo al ‘Memoriale di Aldo Moro’ non sia quello di stabilire se sia completo o manchi qualche cosa, quanto se si tratta di materiale autentico o di una grossolana bufala… non so voi… io personalmente propendo per la seconda ipotesi

Dopo aver lasciato ‘riposare in pace’ per tutto il fine-settimana il nostro ‘agente Z’ , oggi lo coinvolgiamo di nuovo e di gran lena!… Di lui riporteremo, interrotto da pochi commenti che ‘assolutamente non possono aspettare’ , un documento di eccezionale rilevanza come si può dedurre dal titolo… che non lascia certo margini di dubbio… Desidero porre in evidenza due cose…

a) il documento è datato 20 febbraio 1973, periodo antecedente la ‘fuga in Francia’ organizzata dal Sid per evitare che Giannettini fosse ammazzato [e di ‘buoni motivi’ per far ciò ce n’erano parecchi!…] e antecedente pure la 'incriminazione formale' di Freda e Ventura e la stagione delle ‘stragi nere’ di piazza della Loggia a Brescia e del treno Italicus
b) il nostro ‘agente Z’, proprio per il ruolo da lui ricoperto negli anni precedenti, era certamente persona estremamente ‘informata’ su tutto ciò che riguardava le ‘organizzazioni terroristiche’ che avevano operato a partire dal 1967-1968

Non penso occorra aggiungere altro e direi di passare senz’altro all’esame del ‘prezioso documento’ che Mary Pace ha portato alla nostra conoscenza…



Brigate rosse – Una ipotesi per piazza Fontana

20-2-1973

La fase di maggiore espansione della contestazione studentesca in Italia e nel resto del mondo và dalla fine del 1967 all’estate del 1969. Nel 1969, mentre la contestazione stuidentesca perdeva mordente, iniziavano la guerriglia e il terrorismo, nei cui quadri si inserivano gli elementi più estremisti dei movimenti studenteschi. Protagonisti di questa nuova fase l’IRA dell’Ulster, la Rote Armee Faction (banda B&M) nella Germania Occidentale, le Brigate rosse e i GAP in Italia, il Renko Sekigun in Giappone, i dirottatori del FPLP in Medio Oriente e in Europa (la BSO, ‘Settembre nero’, nascerà solo nel giugno 1971). L’enuclearsi contemporaneo di questi fenomeni di guerriglia e di terrorismo non può certamente essere attribuito ‘al caso’. Così’ come non possono essere attribuiti ‘al caso’ gli stretti legami fra le organizzazioni citate. L’ipotesi più ragionevole è che, intorno al 1969, ambienti potenti (rimasti nell’ombra) abbiano deciso di scatenare la guerriglia e il terrorismo in alcune aree geografiche altamente industrializzate, e pertanto nuove a tali fenomeni, come l’Europa e il Giappone. In un contesto di questo genere vanno collocati i drammatici avvenimenti italiani del 1969, culminati con gli attentati di Milano e di Roma del 12 dicembre, a prescindere comunque dalla particolare colorazione politica della matrice. Riguardo a tale matrice si possono avanzare solo delle ipotesi. Gli attentati del 1969 non hanno portato alcun giovamento né alla destra (parlamentare e non) né alla sinistra parlamentare. Hanno invece avvantaggiato (in misura temporanea) la maggioranza di centro-sinistra dell’epoca – poi caduta dopo le elezioni politiche del 1972 – alleggerendo la pressione delle agitazioni e (in misura più duratura) la sinistra extraparlamentare rilanciando sul piano della guerriglia e dei terrorismo una contestazione ormai agonizzante. Proprio nel 1969 infatti si sono fortemente sviluppate le organizzazioni armate di guerriglia e in seguito anche gruppi terroristici (non armati) operanti a tutt’oggi nelle scuole e nelle fabbriche. In altri tempi una attenta analisi della dinamica dello sviluppo delle organizzazioni terroristiche e di guerriglia della sinistra extraparlamentare – Brigate rosse e GAP – evidenzia il singolare parallelismo fra tale sviluppo e gli avvenimenti poi sfociati negli attentati di Milano e Roma del 12 dicembre 1969


Devo onestamente dire che il celebre detto ‘cui prodest?…’ non mi ha mai particolarmente convinto per il semplice motivo che ognuno può distorcere e manipolare le cose in modo da invocarlo per ‘tirar acqua al proprio mulino’. Nella fattispecie tuttavia è difficile dar torto al nostro ‘agente Z’ quando afferma che a trarre beneficio dagli avvenimenti del dicembre 1969 alla fine sono stati il governo di centrosinistra dell’epoca, che indiscutibilmente si è rafforzato grazie ad essi, e soprattutto le ‘organizzazioni terroristiche’ di estrema sinistra che sono state ‘coperte’ nella circostanza da settori della magistratura fortemente ‘ideologizzati’. Una cosa assai importante che Giannettini inserisce nel discorso riguarda la ‘nascita’ del movimento che poi diverrà noto con il nome di ‘Brigate Rosse’. Il loro nome originario è stato in realtà ‘GAP-Brigate Rosse’ e nel primo periodo Renato Curcio, ritenuto pressocché da tutti il ‘padre fondatore’, occupava di fatto una posizione assai ‘marginale’. Andiamo avanti…

… la creazione e lo sviluppo delle Brigate rosse e dei GAP in Italia – le due denominazioni si riferiscono alla stessa organizzazione – hanno conosiuto due fasi: formulazione ‘teorica’ (dal settembre 1967 al gennaio 1969) e attuazione pratica (dal febbraio 1969). I due episodi principali della prima fase di formulazione teorica erano l’improvvisa uscita dell’avvocato GiovanBattista Lazagna dal PCI e il suo ritiro dalla politica attiva (anno 1967) e la conferenza tenuta da GianGiacomo Feltrinelli a Novi Ligure (27 settembre 1967) nel corso della quale si parlava per la prima volta (dal 1945) dei GAP (‘Gruppi di Azione Partigiana’). In particolare, per quanto concerne Feltrinelli, si può dire che egli sia arrivato alla guerriglia ‘per tappe’, attraverso un primo incontro a Cuba con Fidel Castro nel 1963, la rappresentanza da parte sua delle edizioni cubane in Italia del 1966, la registrazione in tribunale della edizione della rivista cubana ‘Tricontinental’ (25 settembre 1967) stampata presso la tipografia di Feltrinelli ‘Edigraf’ di Redecesio di Segrate, e soprattutto l’attivazione di contatti del’editore italiano con le organizzazioni della sinistra estrema della Germania Occidentale e della Francia. Il 27 settembre 1967 Feltrinelli, accompagnato dalla moglie Sibilla Melega e dall’avvocato Lazagna, tiene una conferenza all’Hotel Viaggiatori di Novi Ligure sul tema ‘Regis Debray e la rivoluzione nell’America Latina’ alla presenza di 50-60 ex-partigiani e dirigenti del PCI, tra cui il sindaco (comunista) Armando Pagella. Feltrinelli invoca la guerriglia come unico mezzo per logorare il ‘potere costituito dello stato borghese, nemico numero uno della clase operaia’. Per la prima volta parla dei GAP, ‘elementi di rottura che uniscono assieme la lotta armata e la lotta polititca’. Feltrinelli aggiunge che la guerriglia come preparazione alla insurrezione ‘vale tanto per la Bolivia quanto per l’Italia’ e che ‘in ogni angolo d’Italia dobbiamo creare un Vietnam’. Conclude il suo intervento con la frase: ‘…la guerriglia è tutta da inventare’…

Allo scopo di prevenire alcune ‘critiche’, preciserò subito un ‘dettaglio’ essenziale… anzi due… Per prima cosa non prendo per ‘oro colato’ quanto affermato da Giannettini, almeno non senza prima averlo sottoposto ad un accurato ‘esame critico’… in secondo luogo il fatto che ‘Il Giangi’ nel primo periodo abbia organizzato conferenze e seminari sulla sua ‘futura strategia di guerriglia’ non costruisce di per sé prova che egli abbia poi ‘messo in pratica’ quanto ‘auspicato in teoria’. Ciò precisato possiamo procedere…

… successivamente, ottobre 1967, Feltrinelli si reca in Sardegna dive tiene una conferenza al ‘Centro Culturale Democratico’ di Cagliari, conferenza basata sulla tesi del ‘parallelismo’ fra la situazione dei pastori sardi e quella dei guerriglieri dell’America Latina. In quella stessa occasione Feltrinelli crea una organizzazione clandestina - che tuttavia avrà scarsa fortuna – con in nome di ‘Fronte Rivoluzionario Sardo’. I suoi tentativi di immettere nell’organizzazione i banditi Pasquale Tanteddu e Graziano Mesina tuttavia falliscono. Tra il 10 e il 25 gennaio 1968 Feltrinelli scrive un opuscolo dal titolo ‘Italia 1968: Guerriglia politica. Tesi e proposte per una avanguardia di sinistra’ che non verrà mai pubblicato. Nell’opuscolo Feltrinelli chiede la ‘eliminazione immediata di tutte le forze di polizia, repartispeciali dei carabinieri, [berretti] blu, paracadististi’ da sostituirsi con ‘un corpo di polizia civile non militarizzato, disarmato e dipendente dalle amministrazioni locali’, la ‘riduzione immediata nella misura dell’80 per cento delle spese militari e disarmo dell’esercito’, ‘azioni che denuncino e impediscano ogni forma di collaborazione con l’imperialismo aggressivo americano’ , ‘azioni che facciano concretamente sentire alle truppe straniere in Italia, ai rappresentanti economici politici e culturali dell’imperialismo USA quanto essi siano sgraditi in Italia’, ‘azioni che esprimano il pieno incondizionato appoggio e sostegno alle aspirazioni di libertà e di indipendenza di minoranze etniche o delle popolazioni di determinate regioni italiane’. Quindi propone una azione che, partendo dalla penetrazione politica nelle fabbriche e in tutti i gangli vitali della società italiana, giunga alla rivolta aperta, alla guerriglia, agli espropri, alla insurrezione. Nel febbraio 1968 hanno inizio periodiche riunioni tra Feltrinelli e Lazagna nella villa di quest’ultimo a Rocchetta Ligure. Nell’aprile successivo Feltrinelli si reca a Berlino Ovest per partecipare ai disordini studenteschi ed entra in contatto con Horst Mahler, il futuro ideologo della RAF (Rote Armee Faction), meglio nota come ‘Banda B&M’ (Baader-Meinhof). In quegli stessi giorni Andreas Baader viene arrestato per avere dato fuoco ad un grande magazzino di Francoforte (3 aprile). L’incontro Mahler-Feltrinelli è una delle tappe fondamentali della creazione di organizzazioni terroristiche di guerriglia in Germania Occidentale (RAF) e in Italia (Brigate rosse). Dopo essersi recato ancora in Bolivia per assitere al processo di Regis Debray (La Paz, agosto 1968) Feltrinelli torna ad occuparsi del progetto di guerriglia in Sardegna, pubblicando nel dicembre 1968 un opuscolo dal titolo ‘Sardegna: ricolta contro la colonizzazione’, nel quale si sostiene l’intenzione di trasformare l’isola in un ‘Vietnam italiano’. Tra la fine del 1968 e l’inzio del 1969 si stringono i rapporti tra GianGiacomo Feltrrinelli e Giuseppe Saba e tra costoro e Emilio Oppes e Giuseppe Cabras. I quattro costituiranno i quadri iniziali delle Brigate rosse [sottolineato nel testo- n.d.r…] insieme a GiovanBattista Lazagna, al gruppo ligure e ad ellenti di ‘Potere Operaio’ e ‘Lotta Continua’ (gruppo nato dalla scissione di ‘Potere Operaio’ dopo i disordini alla ‘Bussola’ di Viareggio del 1 gennaio 1969 e diretto da Adriano Sofri, Guido Viale, Luigi Bobbio e Marco Boato). Con il gennaio 1969 ha termine la prima fase di formulazione teorica dello sviluppo delle Brigate rosse e dei GAP…

Very good boys!… e quando ‘Il Giangi’ ha messo da parte ‘la grammatica’ che ha fatto per passare invece ‘alla pratica’?… lo vediamo subito e al lettore si raccomanda la più grande attenzione perché nulla di quello che sta per leggere vada perduto…

… la seconda fase, di attuazione pratica, ha inzio nel febbraio 1969 con la cosiddetta ‘cena dell’agnello’ - così chiamata perché basata sull’agnello alla sarda – nella villa di Lazagna a Rocchetta Ligure. Vi parteciparono GianGiacomo Feltrinelli, GiovanBattista Lazagna, Giuseppe Sdaba, un ingegnere argentino, ex-partigiani della zona tra cui Agostino Fiorini (detto ‘Mitra’, segretario della sezione del PCI di Borghetto di Borbera), Alessandro Ravazzano, Pietro Poggio. Feltrinelli e Lazagna propongono di costituire un movimento clandestino di guerriglia, ma alcuni dei presenti (tra cui ‘Mitra’) non aderiscono per cui la riunione è aggiornata solo per gli elementi più decisi. Nei primi mesi del 1969 si verificano gli attenttati di Milano (tra cui quella alla fiera campionaria) e altrove e per alcuni di essi Feltrinelli è indiziato (tra aprile e luglio) anche se in un secondo tempo la pista è abbandonata…

Riguardo all’attentato del 25 aprile 1969 alla ‘Fiera campionaria’ di Milano [bilancio: sei feriti…] avremo modo di tornare più avanti. Riportiamo qui ‘di straforo’ quello che A. Buonanno ha scritto a pag. 103 sul ‘libricino’ che ho acquistato a Trieste…

… per quanto riguarda poi la colocazione specifica d3elle varie bombe, questa non comincia con piazza Fontana, comincia mesi prima e sempre a Milano con le bombe alla Fiera. Dioversi anarchici vengono arrestati e restano in carcere più di un anno con laccusa di tentata strage che poi cadrà nel nulla…

Non resta a questo punto che seguire ‘stupefatti’ la ‘escalation’ della ‘strategia rivoluzionaria’ del nostro ‘Giangi’… da non perdere una sola riga ragazzi!

… agli inizi di luglio del 1969 l’avvocato Lazagna apre le trattative per l’affitto della cascina ‘Sisola’ a Borghetto di Borbera. A contratto concluso l’affitto è intestato a Giuseppe Saba, ma il mensile è pagato da Lazagna. Nello stesso mese del luglio 1969 si tiene una riunione nella villa di Feltrinelli a grizzana, sull’Appennino Tosco-Emiliano in provincia di Bologna. Vi partecipano Feltrinelli, Saba, Cabras, Oppes e altri, fra cui alcune persone che parlano tedesco e che avrebbero il compito di fungere da istruttori alla guerriglia e al terrorismo per la nuova organizzazione. Feltrinelli ha con sé alcune carte geografiche militari per lo studio degli obiettivi e delle zone operative. Successivamente il gruppo si trasferisce alla cascina ‘Sisola’ di Borgehtto di Borbera, dove è ricvevuta da Lazagna. Si costituisce così l’organizzazione clandestina di Feltrinelli e Lazagna, definita a volte Brigate Rosse e a volte GAP [il termine ‘Brigate Rosse’ è sottolineato anche nel testo - n.d.r…] Vengono studiati i primi obiettivi da colpire. Tra agosto e settembre si ha una breve stasi, dovuta sia alla stagione estiva, sia al viaggio di Feltrinelli a Cuba (settembre 1969)…

Non sarà fuori luogo a questo punto riportare che cosa stava scritto sul cesso pubb… pardon su 'wikipedia' a proposito di ‘Giangi’ e dell’origine della sua ‘vocazione rivoluzionaria’…

… il 12 dicembre 1969, ascoltata alla radio la notizia della strage di Piazza Fontana, Feltrinelli che si trovava in una baita di montagna, decise di tornare a Milano… [quindi] decise di passare alla clandestinità. In una lettera inviata allo staff della casa editrice, all'Istituto e alle librerie e, in un'intervista rilasciata alla rivista ‘Compagni’ spiegò la sua decisione … la sua ‘riflessione politica’ successiva lo portò a scelte estreme, fondando nel 1970 i GAP…

Stando a quanto dice ‘wiki’ il nostro ‘Giangi’ avrebbe dato vita ai GAP nel 1970, cioè dopo la strage di piazza Fontana e, sembra di capire, proprio per ‘reazione’ all’attentato che nella sua intervista attribuisce nientemeno che allo stato borghese… Qualcuno dirà: … e che vuoi farci!… quando si ‘sniffa’ tutta quella cocaina!… Stando però a quanto scrive il nostro ‘agente Z’ i GAP sono stati creati da ‘Giangi’ nel settembre 1969, cioè prima della strage di piazza Fontana… e ciò cambia… e non di poco… l’intero ‘scenario’… o no? ... Leggiamo che altro scrive Giannettini…

… nell’ottobre 1969 GiovanBattista Lazagna crea con elementi della zona ligure-piemontese il locale gruppo GAP, divenuto noto come ‘Gruppo 22 ottobre’. Con questo gruppo Lazagna compensa il peso di Feltrinelli nell’organizzazione, peso ottenuto atraverso il controllo del gruppo sardo e del gruppo milanese, direttamente collegati all’editore-guerrigliero. Attentati vengono organizzati sulla linea ferroviaria e sui tralicci presso Novi Ligure, Saluggia e nella zona di torino il 26 e 28 ottobre 1969. Gli attentati falliscono ma si calcola che, se fossero riusciti, avrebbero potuto procurare decine di morti. Questi attentati dimostrano che fra gli obiettibi delle Brigate Rosse [sottolineato nel testo- n.d.r.…] (o GAP) vi sono atti di terrorismo indiscriminato che possono colpire persone a caso come i viaggiatori dei treni

Ancora una volta preciso che il ‘documento’ è stato scritto nel febbraio 1973… cioè prima che cominciasse la stagione degli ‘attentati ai treni’ attribuiti ai ‘neri’… questo per chi ha orecchie per intendere

… tra l’ottobre e il noevembre del 1969 l’organizzazione di guerriglia di Feltrinelli e Lazagna decide di stringere i tempi e viene tenuta una serie di riunioni segrete cui partecipano, oltre i capi, anche i responsabili minori e gli ‘operatori’ scelti per le azioni in programma. Si conosce relativamente poco su queste riunioni. La prima in ordine di tempo di cui si ha notizia è indetta a Genova da Lazagna nell’ottobre 1969 e vi partecipano Aristo Ciruzzi e Marco Pisetta. Lazagna sostiene la necessità di creare nuove brigate partigiane facendovi confluire elementi giovani e non ‘imborghesiti’ come parte dei vecchi quadri partigiani. Poco dopo viene tenuta una ‘riunione allargata’ in casa di Aristo Ciruzzi. La partecipazione di Feltrinelli non è certa. Sono sicuramente presenti GiovanBattista Lazagna, Aristo Ciruzzi, Italo Saugo, Renato Curcio, Marco Pisetta, Corrado Simeoni, Vittorio Togliatti, Marisa Calimodio (moglie separata di Togliatti) e qualcun altro. Nei giorni successivi seguono altre riunioni in casa di Ciruzzi con la sicura partecipazione di Feltrinelli, Lazagna e tuti gli altri citati in precedenza salvo Vittorio Togliatti che è assente ad una delle riunioni. L’argomento fondamentale è costituito dalla creazione di nuovi gruppi per la lotta armata e dalla scelta degli obiettivi da colpire. L’ultima riunione della serie ha luogo nel novembre 1969 a Rocchetta Ligure nella villa di Lazagna. Vi partecipano GianGiacomo Feltrinelli, GiovanBattista Lazagna, il suo ‘braccio destro’ Israel (detto ‘il Rosso’), Italo Saugo, Renato Curcio, Aristo Ciruzzi, Marci Pisetta, Emilio Perissinotti, Vittorio Togliatti, Marisa Calimodio, Enrico Castellani, Corrado Simeoni e altri. Feltrinelli parla di un proprio gruppo clandestino operante a Milano, Lazagna e Israel del loro gruppo di Genova (’22 ottobre’), Curcio e Simeoni del CPM (Comitato Politico Metropolitano). Si decide di far operare i diversi gruppi nel quadro di una azione parallela e collegata, senza tuttavia unificarli. Tuttavia sarà unitaria la denominazione ‘Brigate Rosse’ o ‘GAP’. Feltrinelli in particolare parla della costituzione di altre bande armate da equipaggiarsi e finanziarsi mediante furti in armerie, disarmo dei poliziotti nelle strade, rapine, espropri, ricatti. All’inizio della riunione Lazagna consegna a Saugo e Curcio 40-50 kg di esplosivo che viene caricato su una ‘Alfa 2000’, sembra di Castellani

E’ chiaro che su tutto questo si dovrà tornare quanto prima… per il momento però continuamo la lettura rimandando il resto ‘a dopo’…

… successivamente, novembre 1969, si tiene a Genova una riunione di elementi esecutivi delle Brigate Rosse diretta da un architetto di circa […] dall’identità ignota. Altri partecipanti [sono] Italo Saugo, Marco Pisetta, Fabbi, [un] certo Brolio e una ragazza non meglio identificata. All’inzio della riunione Marco Pisetta spiega a Fabbi e Brolio – gli unici ad esserne all’oscuro – che le Brigate rosse sono finanziate da Feltrinelli e annuncia nelle grandi linee i programmi futuri, tra cui il sequestro di Gianni Agnelli, attentati, assalti alle banche e ai depossiti di armi. Per il programma immediato Marco Pisetta dice a Italo Saugo e a Roberto Fabbi di recarsi in Belgio a trattare un acquisto d’armi per conto di Feltrinelli e a Fabbi al ritorno dal Belgio insieme ad un’altra persona sconosciuta di portare […] cariche di esplosivo in alcune banche di Milano [sottolineato nel testo- n.d.r.…]. Al termine della riunione sembra che Roberto Fabbi ritiri la sua adesione a queste iniziative criminali. Se il suo racconto è veritiero viene lasciato andare ma minacciato di morte nel caso avesse parlato. Non risulta che altri del gruppo si associno al ‘ripensamento’ di Fabbi…

Idem come sopra…

… tra la fine di novembre e i primi di dicembre del 1969 GianGiacomo Feltrinelli è visto per l’ultima volta da Dante Garrone, Ermenegildo Polin e Giovanni Dominici, custodi del suo castello di Villadeati nel Monferrato. Il 4 dicembre 1969 Feltrinelli scompare da Milano ed entra definitivamente in stato di clandestinità [sottolineato nel testo- n.d.r….] . Perché?… Il 12 dicembre 1969 nel pomeriggio il cognato di Feltrinelli Carlo Melega viene udito affermare dagli avventori di un ba presso Vicenza queste testuali parole: ‘… domani sui giornali leggeremo delle notizie tremende [sottolineato nel testo – n.d.r….]…’. Lo stesso giorno, stesso pomeriggio, esplodono delle bombe in banche di Roma e di Milano e all’Altare della Patria. Alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, in piazza Fontana a Milano, è la strage, 16 morti e 98 feriti. A Roma si registrano 16 feriti. Due giorni dopo, 14 dicembre, una richiesta della Questura di Milano per autorizzazione a perquisire lo studio di Feltrinelli viene repinta dalla Procura della Repubblica. La perquisizione potrà avvenire solo il 21 dicembre, naturalmente senza esito. Il 29 dicembre 1969 il cognato di Feltrinelli Carlo Melega viene interrogato in merito alla ‘frase compromettente’ pronunciata nel pomeriggio del 12. Il Melega non nega di aver detto ‘… domani sui giornali leggeremo cose tremende…’ – il che si è puntualmente verificato – ma si giustifica invocando… la telepatia: ‘… l’avrò detto per telepatia, ho avuto il presentimento che accadessero cose brutte…’. Sembra che nessuno si curi di fargli osservare che ai sensi delle indagini giudiziarie il valore delle scienze occulte e delle facoltà ultrasensorie non è riconosciuto, per cui si suppone che se qualcuno prevede un avvenimento può farlo solo per conoscenza diretta. L’assurda giustificazione viene però presa sul serio. Carlo Melega viene creduto e rilasciato. La ‘pista rossa’ di Feltrinelli per la strage del 12 dicembre 1969 viene abbandonata in favore di un’altra ‘pista rossa’ meno ‘scomoda’ (Valpreda) e in seguito per una supposta ‘pista nera’ ancora più ‘comoda’ (Freda)

… di nuovo come sopra… e infine concludiamo…

… insabbiata la pista Feltrinelli le Brigate Rosse e i GAP continuano impunemente a compiere attentati, atti di sabotaggio, rapine, sequestri, interferenze radio clandestine sui canali Tv per tutto il 1970, il 1971 e i primi mesi del 1972. Fino a quando Feltrinelli non salta in aria per un ‘incidente sul lavoro’ mentre sta minando un traliccio di Segrate il 15 marzo 1972. Solo allora si comincia ad indagare sull’organizzazione clandestina di Feltrinelli e Lazagna. Ma solo per poco. Nell’autunno del 1972 tutti gli ellenti arrestati vengono rimessi in libertà (salvo quelli del gruppo ’22 ottobre’ che avevano ucciso un fattorino per rapina). Così tra la fine del 1972 e l’inizio del 1973 le Brigate Rosse possono riprendere ad operare con attentati, atti di sabotaggio nelle fabbriche e sequestri di persona…

Ma quanto bel materiale da ‘approfondire’ ragazzi!… e certamente ‘approfondiremo’!!!

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 22/9/2008 21:58  Aggiornato: 22/9/2008 22:33
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3535

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3540

dal primo link traggo:



Citazione:
La situazione , se è possibile, è più complicata di quella illustrata da Pecorelli e Giannettini. Il fatto che, poi, Pecorelli distinguesse fra la posizione della CIA e quella del MOSSAD che, secondo il giornalista, strumentalizzava la destra per ricattarla, dimostra che, come molti altri, egli si attestasse su posizioni atlantiche, anticomuniste ma anche di sostanziale avversione ad Israele.



i servizi francesi sono di questo avviso e aggiunge del resto...come molti altri.
In quel periodo lo staterello non era certo molto ben visto! al contrario di ora, con una democrazia 'consolidata'.
Questo significa anche che tacitare Pecorelli fosse di primaria importanza?


da secondo link:



Citazione:
Non è vero, quindi, che "la strategia della tensione" viene ideata per stabilizzare il centrosinistra e poi per promuovere l'intesa fra DC e PCI, ma nasce con intenti chiaramente opposti


===


Citazione:
il problema riguardo al ‘Memoriale di Aldo Moro’ non sia quello di stabilire se sia completo o manchi qualche cosa, quanto se si tratta di materiale autentico o di una grossolana bufala… non so voi… io personalmente propendo per la seconda ipotesi…


sigmatau

le BR 'dovevano' avere in mano le prove che avevano fatto parlare Moro.
Ma a 'chi' dovevano dare le prove? al popolo (visto che Moro era nella prigione del popolo, o a 'altri'...)
Questo memoriale ha tutta l'aria di essere come l'intera vicenda: tanto rumore per niente (e le cose importanti, ancora una volta, passano in secondo piano).

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 24/9/2008 11:39  Aggiornato: 24/9/2008 11:41
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… risponderò a Redna… cominciando da quello che scrive dalla fine del suo intervento…

… le BR 'dovevano' avere in mano le prove che avevano fatto parlare Moro… ma a 'chi' dovevano dare le prove?… al popolo visto che Moro era nella prigione del popolo, o a 'altri'... questo memoriale ha tutta l'aria di essere come l'intera vicenda: tanto rumore per niente (e le cose importanti, ancora una volta, passano in secondo piano)…

Mi pare che Redna sia abbastanza ‘allineata’ con me, almeno per quanto riguarda la autenticità del famoso ‘Memoriale’: in sostanza esso non riporta il ‘pensiero’ di Aldo Moro bensì di qualcun altro. Circa la finalità che questo ‘qualcun altro’ si è proposto di conseguire non siamo invece molto in sintonia… a mio parere con il ‘Memoriale’ si è fatto in modo di ‘trasformare’ Aldo Moro [da morto…] in un testimone chiave dell’accusa nel processo di Catanzaro per la strage di piazza Fontana, un ‘testimone chiave’ oltretutto che non ha potuto [ovviamente…] essere ‘controinterrogato’ dalla difesa perché ‘nel frattempo deceduto’ … geniale!… non c’è che dire!

Riguardo al materiale che Redna ci ha ‘segnalato’ devo dire che è della massima importanza e ringrazio vivamente per questo la ‘nostra amica’!… Si tratta dei ‘commenti’ fatti da un certo Carlo [si chiama come me dunque…] ad un articolo scritto dal compianto Mino Pecorelli sul numero di ‘OP’ [se non sbaglio…] del 9 febbraio 1977 e incentrato sul ruolo svolto dal Mossad [destino vuole che sempre lì si vada a parare! …] nella ‘Strategia della tensione’. Dal momento che questo ‘Carlo’ ha inserito per intero l’articolo, penso proprio che dovremmo incentrare la nostra attenzione su quanto scritto dal ‘piduista’ Pecorelli nel 1977, un anno prima del rapimento di Aldo Moro e quattro anni dopo che il nostro ‘agente Z’ per primo aveva ‘rivelato’ certe ‘verità’ che potevano anche a lui costare la pelle. Nel ‘libro di memorie’ scritto da Mary Pace il nostro ‘agente Z’ racconta di non aver fatto la fine di Pecorelli per ‘merito’ di una ‘cara amica’… quella che vedete qui…



Si tratta della pistola ‘Walther PKK’ che Giannettini si è portato dietro dall’Italia quando è ‘espatriato’ in Francia e che in diverse situazioni gli ha consentito di 'portare a casa la pelle'... ecco descritta a pag. 55 il momento in cui il nostro ‘agente Z’ ritrova a Parigi la sua ‘amica fidata’ che non vedeva più da 12 anni

… Giannettini ebbe contatti con una donna dell’M15 che si occupò di lui: Stella Remington, intelligente e concreta mi disse, non molto bella. Gli chiese dove preferiva vivere e lui, senza esitare, chiede un piccolo appartante in Rue de Grenelle… lì, prima di partire per la Spagna nel 1974, aveva nascosto la sua pistola. L’appartamento era libero e, appena preso possesso delle chiavi, vi si recò. Stella aveva proveduto anche all’arredamento e Giannettini lo trovò di suo gusto. Sperava di recuperare la sua pistola. Dodici anni sono tanti pensava… la Walther PKK era ancora lì, la prese e l’accarezzò…

Commovente ragazzi… non trovate anche voi? … vabbeh… per tornare ‘a palla’ diciamo che i ‘commenti’ di ‘Carlo’ non interessano più di tanto mentre l’articolo di Pecorelli interessa tantissimo!… credo che non vi dispiacerà se lo riportiamo qui e lo commentiamo un poco tra noi… a presto dunque!…

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
audisio
Inviato: 24/9/2008 14:46  Aggiornato: 24/9/2008 14:46
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Una delle tante sciocchezze scritte da Giannettini e ripetute
da sigmatau.
Il fatto che Lazagna fosse filosovietico.
Lazagna si schierò duramente contro l'intervento dell'URSS
in Ungheria.
Quanto all'uso del Lucerne nell'attentato al traliccio e che lo
stesso fosse legato a Simioni, strettamente imparentato col
capocentro del Mossad a Parigi, dimostra solamente che sia
ad Atene che a Segrate il Mossad decise di eliminare militanti
scomodi che evidentemente ostacolavano l'infiltrazione all'interno
dei gruppi della sinistra extraparlamentare.
Singolare poi che le uniche prove contro gli anarchici e contro
Feltrinelli provengano proprio dalle BR, così brave nel compito
di sbirri da far pensare che in effetti lo fossero, sbirri intendo.
La fantomatica inchiesta delle BR su P.zza Fontana su cosa si basa?
Sempre sul solito tassista Rolandi che poi fu eliminato (ovviamente
dai Servizi) per tentare di rendere credibile una testimonianza che
faceva acqua da tutte le parti.
Capirai, se lo dicono le stesse BR c'è da crederci!
Anche sull'attentato al traliccio di Segrate l'unico a dire che Feltrinelli
fosse lì e che il suo intento fosse quello di far saltare il traliccio è
questo fantomatico Gunther, anch'egli stranamente sparito, sempre
in una incredibile inchiesta delle BR.
Ora, essendo per me dimostrato che le BR erano uno strumento
operativo di Gladio e Mossad, ne consegue che i risultati delle loro
"inchieste" vanno rovesciati.
Ciò mi induce a credere, e non sono il solo, che Feltrinelli sia stato
eliminato con un "falso" incidente (tattica del resto ancora in uso
presso il Mossad per uccidere capi di Hamas e Jihad).

audisio
Inviato: 24/9/2008 14:48  Aggiornato: 24/9/2008 14:48
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma indaghiamo su un personaggio oscuro, l'uomo che
arrestò Riina, il generale Francesco Delfino.
Francesco Delfino

5. Le mani sulle Br

Encomi e medaglie al generale sono arrivati anche per «l’ottimo lavoro» svolto nei confronti del terrorismo rosso. Lavoro «doppio», anche in questo caso. Delfino, dopo le esperienze bresciane, nel dicembre 1975 è distaccato a Milano con la sua squadretta: deve occuparsi di brigatisti. Dopo qualche settimana di pedinamenti, viene scoperto il «covo» di via Maderno 10.

Quando però, il 18 gennaio 1976, gli uomini dell’allora maggiore Nicolò Bozzo arrestano (con tanto di conflitto a fuoco) Renato Curcio e Nadia Mantovani, Delfino è già nelle Marche, sulle tracce di Patrizio Peci. Nel marzo 1976 è invece presente di persona, pistola in pugno, alla Stazione Centrale di Milano e dopo un conflitto a fuoco arresta il brigatista Giorgio Semeria, appena sceso dal treno proveniente da Venezia. È un informatore, anche questa volta, la carta vincente di Delfino: un padovano fiancheggiatore delle Br lo avverte del viaggio di Semeria.

Nel 1978, quando le Brigate Rosse fanno il colpo grosso, cioè il sequestro del presidente della Dc Aldo Moro, la mano di Delfino si fa sentire ancor più pesante. «Un suo uomo, Antonio Nirta, della ’Ndrangheta calabrese, è presente in via Fani al momento del rapimento»: così racconta il «pentito» calabrese Saverio Morabito al magistrato milanese Alberto Nobili, che manda a Roma le carte raccolte.

Il sostituto procuratore Antonio Marini procede nelle indagini e si imbatte in un altro personaggio, Alessio Casimirri, brigatista rosso diventato confidente di Delfino: Casimirri avrebbe raccontato al generale che era in preparazione il rapimento Moro e Delfino, invece di avvertire i magistrati, avrebbe passato la notizia al Sismi, il servizio segreto militare.

Risultato: Moro ucciso il 9 maggio 1978, Casimirri «esfiltrato» dai servizi prima in Francia e poi in Nicaragua, Delfino promosso il 6 giugno 1978 e passato al Sismi. Incarichi all’estero, ad Ankara, Bruxelles, Il Cairo, Stati Uniti...

audisio
Inviato: 24/9/2008 14:55  Aggiornato: 24/9/2008 14:55
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Una rivelazione interessante sull'arresto di Curcio e Franceschini:

Nella riunione di Parma, infatti, erano state altre le cose interessanti al vaglio delle Br, e di ciò parla lo stesso Renato Curcio nel suo libro-intervista "A viso aperto". Raccontando la storia della sua prima cattura, Curcio dice che Mario Moretti, che doveva avvertirlo del pericolo che correva, "non ritiene necessario agire subito perché sa che io e Franceschini stiamo lavorando a un certo libricino in una casa di Parma e che da quel posto non mi sarei mosso fino a sabato notte o domenica mattina". Alla domanda di Scialoja " Di che libricino si trattava?", Curcio rispose: " Avevamo compiuto un'incursione negli uffici milanesi di Edgardo Sogno impadronendoci di centinaia di lettere e elenchi di nomi di politici, diplomatici, militari, magistrati, ufficiali di polizia e dei carabinieri [ insomma tutta la rete delle adesioni al cosiddetto "Golpe bianco" preparato dall'ex partigiano liberale con l'appoggio degli americani ]. Giudicavamo quel materiale esplosivo e lo volevamo raccogliere in un documento da rendere pubblico. Purtroppo avevamo tutto il malloppo con noi al momento dell'arresto e così anche quella documentazione preziosa finì in mano ai carabinieri. Qualche anno dopo, al processo di Torino, chiesi al presidente Barbaro di rendere noto il contenuto del fascicolo che si trovava nella mia macchina quando mi arrestarono e lui rispose imbarazzato: "Non si trova più" [...] Qualcuno deve averlo trafugato dagli archivi giudiziari ". Sarebbe interessante invece sapere qualcosa di più su quella sparizione. Anche in questo caso, l'intervento provvidenziale dell'infiltrato Girotto, oltre ad arrestare Franceschini e Curcio, servì a recuperare delle carte "imbarazzanti", dello stesso tipo dei memoriali e dei resoconti dell'interrogatorio di Moro nella Prigione del popolo... A questo punto un'altra supposizione nasce spontanea: l'arresto di Pinerolo da parte dei Carabinieri scattò in quanto essi sapevano della enorme pericolosità delle carte cadute in mano delle Br e dunque dovevano recuperarle in ogni modo? In questa ipotesi altri due scenari si aprono innanzi a noi: col primo si considera che fu dunque merito di quell'arresto "urgentemente anticipato" se Moretti ed il resto delle Br si salvarono dalla cattura. Il secondo considera poi la sicurezza con la quale i Carabinieri, arrestando Curcio e Franceschini, agirono al fine di trovare - assieme a loro - i fogli in questione. In questo caso chi altro della Direzione Strategica - se non Moretti - era a conoscenza del fatto che quelle carte erano proprio in viaggio per Pinerolo (e dunque può aver fatto una "soffiata")? Quella di Moretti è dunque una figura centrale nell'analisi del fenomeno Br, in primis perché ha vissuto quasi l'intera avventura del gruppo [girando - tra le altre cose - impunemente per lo stivale durante il rapimento Moro nonostante fosse il nemico pubblico n°1], poi perché a lui è legata la gestione del rapimento di Aldo Moro, apoteosi di quelle "coincidenze" particolari di cui adesso parleremo.

audisio
Inviato: 24/9/2008 15:00  Aggiornato: 24/9/2008 15:00
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Dunque, Curcio rivela che al momento dell'arresto stavano
preparando un documento che rivelasse all'esterno l'intero
organigramma di Gladio e i relativi piani operativi, da loro
trafugati in uno studio di Sogno in cui avevano fatto irruzione.
Quindi, la fase due dell'Operazione Chaos, ossia la sostituzione del
gruppo dirigente spontaneista con quello militarista che abbiamo visto
coltivare strane amicizie scatta quando i vecchi capi stanno per
mandare all'aria tutta la struttura Gladio.
Ciò conferma che la strategia della tensione e gli anni di piombo sono
tutti interni agli interessi di Gladio e Mossad.

audisio
Inviato: 24/9/2008 15:06  Aggiornato: 24/9/2008 15:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Ma torniamo a Delfino e al ruolo centrale da lui svolto
insieme a Cossiga e a Dalla Chiesa.

Forse il filo d'Arianna parte dalla prima vittima del 18 maggio del 1974 (rapimento di SOSSI - dove lo Stato, si piegò, trattò la liberazione di 8 terroristi) con fatti e nomi di infiltrati dentro le bande terroristiche che s'intrecciano o si scambiano i ruoli: inquirenti con brigatisti e viceversa. Pur avendo questi ultimi una matrice di sinistra, l'ipotesi è quella che siano stati utilizzati anche a loro insaputa da altri organismi.
(il primo di questi infiltrati è un fantomatico confidente di quello che poi diventerà il superdecorato Generale)
Il 22 di quello stesso mese di maggio il generale dei carabinieri CARLO ALBERTO DALLA CHIESA riceve l'incarico di formare il primo nucleo antiterroristico contro le BR (di cui abbiamo già parlato appunto nel maggio 1974). Un uomo che non solo vuole organizzare il "nucleo" tutto da solo perchè non sopporta le interferenze burocratiche e gerarchiche, ma messo a capo di questa unità é perentorio "Mi avete fatto comandante? gli uomini me li scelgo io!". Operando così, indubbiamente scontenta moltissimi, sia quelli che vorrebbero essere i protagonisti sia quelli che vorrebbero Dalla Chiesa al loro proprio servizio.
Il successivo 28 maggio sempre del '74 (dieci giorni dopo) ci fu la Strage di Brescia. La teste chiave dell'accusa é una ragazza, che indicò l'autore dell'attentato (dopo quasi un anno) "un povero disgraziato, ingiustamente perseguitato, e assassinato prima di venire assolto" - Dirà il Giudice Giovanni Arcai), poi la ragazza tentennò, la sua accusa sembrò una punizione troppo pesante a un bullo, e a una sua ingenua bravata: volendo impressionare la ragazza che respingeva le sue avances gli aveva detto facendo forse lo spaccone "sono stato io a mettere la bomba". Poi di fronte a una accusa così tanto grave che avrebbe portato all'ergastolo il malcapitato, la ragazza ritrattò, ma fu messa in galera per due mesi (!!) per reticenza. Messa sotto torchio da un emergente capitano, alla fine confermò, che il giovane, era un certo ERMANNO BUZZI. Un giovane per il quale, al processo di primo grado, venne chiesta dal pm la condanna all'ergastolo, ma morirà in carcere strangolato. Il caso "strage di Brescia" fu chiuso. Il responsabile morto. Giustizia fatta.
Accanto alla ragazza scarcerata dopo aver "confessato", sui giornali apparirà il responsabile dell'indagine (Delfino, il primo a sinistra) che così per la brillante operazione ottenne una promozione. ("i giudici criticarono il modo come furono condotte le indagini, i lunghi interrogatori a cui aveva partecipato Delfino e le continua minacce di arresto rivolte agli indagati. Lo scrive L. Offeddu, sul Corriere). Nel primo caso e anche nel secondo compare dunque la figura di quello che sarà poi il pluridecorato Generale dei Carabinieri, FRANCESCO DELFINO (che nel '98 sarà coinvolto nella vicenda del sequestro SOFFIANTINI, dove incredibilmente ritroviamo proprio quella ragazza, moglie dello stesso figlio di Soffiantini).
Ma ritroviamo ancora DELFINO a Roma nella vicenda Moro. E dopo nemmeno un mese dalla tragica conclusione, il 6 giugno, lo troviamo promosso (ma non sappiamo per quale eclatante operazione), e sparisce dalla circolazione, inviato all'estero (dove?...)
A occupare l'intera scena é ora (con molte invidie) DALLA CHIESA, come vedremo più avanti.
TORNIAMO INDIETRO, IN APRILE all "emergenza Moro"- Si era deciso agli Interni (a dieci giorni dal sequestro Moro) di utilizzare la strategia di un Piano messo già a punto mesi prima, e far scendere in campo come unità operative dei "nuclei" molto speciali.
Era il Piano di COSSIGA, il cosiddetto Piano Paters, (''Victor'' e ''Mike'') un vero e proprio piano antiterroristico, nello stile anglosassone, con una struttura nazionale, ma essenzialmente con nuclei speciali molto particolari (autonomi dalle strutture periferiche e centrali, dalle prefetture e dalle questure) che il ministro degli Interni era già intenzionato formare a inizio anno (non dimentichiamo che il 24 ottobre dello scorso anno era stata varata la riforma dei Servizi segreti, e che nel gennaio di quest'anno con largo anticipo (rispetto alla data fissata, il 22 maggio) Cossiga con un decreto ha sciolto tutti i vecchi Servizi, dando vita all'Ucigos. (Uff. centr. invest. generale operazioni speciali). Nello sciogliere e nel ricomporre le unità SISMI e SISDE, tra eliminazioni e promozioni di vecchi e nuovi incarichi non pochi malumori si crearono nell'ambiente (alcuni noti, altri meno). Le nomine di uomini e costituzione dei reparti erano del resto di esclusiva competenza di Cossiga.
Si parla di circa 400 rimandati "a casa", cioè a fare routine nei reparti.
L' anticipo di questo decreto non fu sufficiente per creare con tempestività la struttura che in questa imprevista circostanza la situazione richiedeva. Cioè il pronto impiego. Si pensò prima ai Carabinieri. Poi alla Polizia. Poi Cossiga, decise di formare l'Unis, l'Unità d'intervento speciale con un particolare battaglione di paracadutisti, il Consubin, e il Col Moschin.
Qui bisognerebbe chiederlo a Cossiga perchè !? - Come addestramento non esistevano in Italia "reparti" migliori come i Gis e i Nocs. E il primo a saperlo doveva essere proprio lui, visto che lo sa perfino l'autore che scrive. I motivi delle preoccupazioni di Cossiga, dovevano essere ben altri. Non l'impreparazione dei reparti fatti di uomini in gamba, ma i generali e i colonnelli che li comandavano, con qualche ambizione frustrata nelle nuove strutture che Cossiga stava creando, o con la determinata ambizione di guadagnarsela sul campo in questa occasione in qualsiasi modo. (forse a qualcuno non gli andava proprio di fare il "disoccupato", di essere stato emarginato, trovò così altri "capi".
Cossiga e il "suo" Piano, in questa "emergenza Moro"...............
(segue)

audisio
Inviato: 24/9/2008 15:11  Aggiornato: 24/9/2008 15:11
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
(segue)
Insomma i paracadutisti allertati rimasero inattivi. Non così le normali varie unità che operarono con la solita routine delle vecchie antiquate strutture come i commissariati di quartiere. Altrettanto vecchi erano i comandi pre-cossighiani. Si calcola che furono fatti in Italia in tutto il periodo 74.260 posti di blocco e 37.702 perquisizioni, di cui rispettivamente 6.296 a Roma con 6.933 identificazioni.
Identificazioni molto blande che seguivano ancora un vecchio Piano di Ordine pubblico: il Piano Zero, creato ancora da Scelba al tempo della sua (patetica) lotta ai comunisti. Infatti, si tirarono fuori dagli schedari i nomi di vecchi militanti comunisti e le teste calde studentesche del '68, con un passato inquieto, e autori di fatti che neppure loro se li ricordavano più. Nelle perquisizioni altrettanta routine, basta ricordare quelle di via Gradoli o Via Montalcini. Bussarono due volte, non risposero, se ne andarono. Ci fu insomma qualche retata, molti posti di blocco, ma nulla di veramente concreto. Roma non se ne accorse nemmeno di questa emergenza. E il concreto quando veniva fuori (per caso) era inghiottito da un buco nero (gli episodi sono tanti, alcuni anche plateali).
Ma ad operare - e in parallelo - rimasero due vecchi gruppi, due protagonisti. Due nomi in particolare: DALLA CHIESA e FRANCESCO DELFINO, entrambi con una fitta rete di infiltrati e confidenti in mezza Italia (il primo anche nelle carceri per la sua posizione di unico responsabile), che consentirono ad entrambi di ottenere risultati investigativi tali, da diventare il secondo quasi un eroe (cioé Delfino, l'unico ufficiale dei carabinieri insignito per meriti eccezionali guadagnati sul campo).
Mentre il primo, l'altro protagonista, al generale DALLA CHIESA, il 10 agosto (vedremo dopo perchè e in quale singolarissima circostanza) ANDREOTTI con un decreto gli affidò l'incarico di "super-investigatore", cioè "capo dell'anti-terrorismo", con Cossiga che aveva già dato le dimissioni il 10 maggio, il giorno dopo il ritrovamento del cadavere di Moro. Una nomina quella di Dalla Chiesa che sollevò molte polemiche in certi "ambienti"; cioè dentro il suo ambiente.
Un fatto è certo: DALLA CHIESA durante la "crisi Moro" ha operato in un modo particolare e con un referente ben preciso; e DELFINO ha operato con altri metodi anche lui singolari ma (qui sta la singolarità) con lo stesso referente politico, che così era informato da entrambi.
(Chi propose la promozione a Delfino? Perchè? Chi lo mandò all'estero? A cosa fare? E chi lo promosse, lo fece su quali basi, e chi poi mandò a Roma in prescrizione l'accusa di cospirazione contro lo Stato nei suoi confronti? E chi sono quelli che lo accusarono e su quali basi, per quali motivi? Nelle cronache non apparve più nulla, e qui la Storia ha un buco. n.d.r.)
Entrambi, e sembra che non ci siano più dubbi, hanno utilizzato i loro uomini come infiltrati dentro i vari gruppi delle BR e AO, e quindi molto informati sui movimenti e le decisioni dei brigatisti, ognuno usando un suo metodo, e in un modo disinvolto gli incarichi che ricoprivano e con i mezzi messi a loro disposizione (insomma due galli nello stesso pollaio).
Entrambi erano per la stabilizzazione della politica andreottiani. Che poi cercassero ricompense per i servigi, anche su questo non ci sono ormai dubbi, visto che si diedero molto da fare, e i premi li ricevettero entrambi.
Che loro due entrassero poi in antagonismo, anche questo sembra accertato perché é poi emersa poca trasparenza nella vicenda, con un Dalla Chiesa promosso Capo dell'anti-terrorismo, e con Delfino anche lui promosso a un alto grado, ma poi (stranamente) scomparso (a 26 giorni dalla morte di Moro) perché inviato all'estero.
"Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate rosse, dice che il generale dei carabinieri Francesco Delfino ''e' stato uno dei personaggi chiave di quei settori che hanno "utilizzato-ascoltato" le Br per loro fini, usava mezzi anticonvenzionali contro di noi ed era un personaggio importante in una certa parte della Dc: quella di Andreotti".
Quanto al generale Dalla Chiesa, lui scopre (in ritardo e non si sa ancora come - se per una spiata, un infiltrato, una casualità, un rapporto segreto) via Gradoli e quello che c'era d'interessante nel covo, poi, dopo la morte di Moro, il 10 agosto é promosso con la delega del capo del Governo Andreotti, "Capo dell'anti-terrorismo" (vedremo dopo perchè e in quale circostanza), ma subito dopo il 21 agosto incontra sul suo cammino un giornalista. E' MINO PECORELLI che dal giorno del sequestro Moro ha trasformato il suo foglio d'agenzia in una rivista ("verità") d'assalto: OP, e dalle sue colonne non aveva risparmiato in precedenza attacchi proprio al generale Dalla Chiesa, che non lo nominava ma lo indicava come il generale "Amen". Non di meno gli attacchi ad Andreotti con articoli e messaggi criptici su affari segreti, un rosario di presunti finanziamenti poco chiari (Sir, Scandalo petroli, Italcasse ecc. ecc.)

Subito dopo, il 1° ottobre, Dalla Chiesa punta (!) su Milano e scopre (!?) non solo il covo delle BR, in via Montenevoso, ma dentro vi trova le lettere di Moro mai pervenute ai destinatari, gli interrogatori, il suo memoriale con impietosi giudizi espressi su autorevoli politici, e la schedatura di molti uomini di partito, dirigenti, ufficiali dei carabinieri, magistrati, sindacalisti, imprenditori. Elenco sufficiente per compromettere molta gente (ma la fantomatica lista della P2 di Gelli verrà fuori molto più tardi, nell'81).
Stranamente dal memoriale di Moro (quello che il generale consegna alla magistratura) non si accenna minimamente al protagonista dell'"anno più tenebroso": GIULIO ANDREOTTI. Moro cita molti suoi colleghi ma Andreotti non lo nomina mai una sola volta.
Pecorelli intuisce che da quel memoriale, manca qualcosa, e chi lo ha alleggerito ha sottratto il meglio: le parti più compromettenti e devastanti per la politica, cioè il "caso Moro" - E a togliere la parte interessante ovviamente dev'essere stato chi ha ritrovato il memoriale.
(Pecorelli non sbagliava. Il segretario di Andreotti, EVANGELISTI, in sede di confronto con il senatore, il 21 settembre 1993, davanti il P.M. di Roma, deponendo dirà che in piena notte, alle 2, Dalla Chiesa si precipitò a Roma portando ad Andreotti 50 fogli tolti dal memoriale ritrovato a Milano di cui solo una parte - quella che Pecorelli indicava "mal confezionato" ha consegnato alla magistratura - altri fogli interessanti Dalla Chiesa li ha trattenuti per se (!!). Questo particolare, lo confermerà in una deposizione la suocera per una confidenza fattagli dalla figlia, la moglie di Dalla Chiesa, assassinata con lui)
Dalla sua rivista, PECORELLI , già da maggio aveva lasciato intendere che sapeva molte cose sul delitto Moro, lanciando ambigui messaggi. Ma questa volta va' giù duro nei suoi articoli, e come al solito non fa nomi, ma palesemente fa intuire i destinatari. Nel numero 27, 28, 29 di OP di ottobre, il giornalista attacca!
In sintesi sui tre numeri Pecorelli scrive "Non credo all'autenticità del memoriale, o alla sua integrità, e alle banalità che sono state riportate alla luce. Moro non può aver detto quelle cose e solo quelle cose arcinote; non era stupido, dicendo solo quelle cose, sapeva che non sarebbe uscito vivo dalla prigione. Quindi c'è dell'altro. Cosi' ora sappiamo che ci sono memoriali falsi e memoriali veri. Questo qui diffuso è anche mal confezionato. Ma con l'uso politico di quello vero, (poi insinua)....e anche con il ritrovamento di alcuni nastri magnetici dove "parla" a viva voce Moro, ci sarà il gioco al massacro. Inizieranno i ricatti. Con questa parte recuperata, la bomba Moro non è scoppiata come molti si aspettavano. Giulio Andreotti è un uomo molto fortunato".
Ma fino a quando? E conclude in uno dei suoi numeri (il 27) con una presagio inquietante e molto allarmante per Dalla Chiesa: (che sintetizziamo)

"...Ora c'è solo da immaginarsi...quale sarà il Generale dei CC che sarà trovato suicida con la classica revolverata che fà tutto da sè .... o con il solito incidente d’auto radiocomandato nelle curve.... o la sbadataggine di un camionista... o l' incidente d'elicottero ... Purtroppo il nome del Generale dei CC è noto: AMEN"
Il "purtroppo" sembra già una condanna a morte.
Il generale si risente per gli attacchi portatigli in precedenza e lo incontra. E' il singolare inizio di un intreccio tra Pecorelli e Dalla Chiesa. Un intreccio fatale. Fatto forse di intese e di chissà quale reciproca collaborazione.
Ci sono altri scritti di Moro in circolazione, e Pecorelli è convinto che siano finiti nelle carceri per farli arrivare ai brigatisti in galera. Spinge Dalla Chiesa in quella direzione, e infatti, queste carte verranno scovate con vari trucchi nelle carceri di Cuneo dove soggiornano alcuni terroristi del processo alle BR di Torino. Con un fatto singolare. "Ospiti" a Cuneo ci sono due boss: BUSCETTA e TURATELLO. In contatto con i "boss" siciliani STEFANO BONTADE (capo di Cosa Nostra, l'imperatore delle Tv locali, nome che stranamente nel 1998 tornerà alla ribalta nei processi Rapisarda- Dell'Utri- Berlusconi - vedi 1973), poi BADALAMENTI, i cugini SALVO e altri.
Tutti hanno e avranno un ruolo importante, e alcuni finiranno morti ammazzati, meno il primo che diventerà la gola profonda al processo di Palermo Lima-Pecorelli - contro Andreotti che il 27 marzo 1993 dopo la domanda della Procura di autorizzazione a procedere controdi lui, il 21 aprile del 1994 é rinviato a giudizio. Per 26 volte le immunità parlamentari in passato lo avevano protetto. - Questo giorno, il 21 aprile, segue il 20, che è il giorno in cui Berlusconi ha ottenuto il voto di fiducia alla Camera con il suo nuovo governo. In Italia si volta pagina. E Andreotti pur non logorato dal potere, questo glielo hanno tolto.
Torniamo a DALLA CHIESA e non dimentichiamo che è il Responsabile della sicurezza nelle carceri italiane in questo periodo. Tutto è nelle sue mani, e muove (con infiltrazioni, spostamenti di detenuti da un carcere all'altro, compresa la gestione del personale carcerario) a suo piacimento il "gioco", i "pallini", gli "ometti" e le "bocce" di una grande "partita". Che diventerà drammatica.
Pecorelli e Dalla Chiesa vengono entrambi a conoscenza di grossi segreti di Stato, da entrambi i canali quelli politici e quelli mafiosi, e diventano forse i veri depositari della verità dei mandanti del delitto Moro e dei tanti intrecci tra Terrorismo, Politica, Mafia, Grandi Affari, Tv e P2.

Pecorelli ha previsto lo scenario, cioè l'uso politico di quelle carte con i ricatti. Ma sta giocando col fuoco, si è esposto troppo. Il 20 marzo prossimo verrà "fatto fuori", eliminato, prima ancora di Dalla Chiesa.
(Quando uscirà, BUSCETTA, trasformato in pentito, nell'interrogatorio reso il 6 aprile 1993 dichiarerà che "L'omicidio di PECORELLI è stato deciso da Stefano BONTATE (poi morto ammazzato n.d.r.) nell'interesse di Andreotti (di cui Lima in Sicilia é il suo maggior referente elettorale - poi ammazzato anche lui. n.d.r.). Il giornalista di OP, stava appurando "cose politiche" troppo collegate al sequestro MORO")
Torniamo ancora al generale DALLA CHIESA. Dopo i grandi successi dell "Operazione Moro" e il successivo smantellamento delle BR, nell'82 sarà inviato in Sicilia, a combattere la Mafia, ma questa volta ha pochi poteri. Più che una promozione sembra una punizione.
In pieno agosto - ha bisogno di parlare, di dire qualcosa- e chiama il giornalista Bocca di scendere in Sicilia col primo aereo; poi gli confida "faccia sapere al Paese che mi hanno lasciato solo, non mi telefona nessuno"; passano soli pochi giorni, il 3 settembre, con la moglie e l'agente di scorta sono assassinati, crivellati di colpi. I giornali riportano titoli cubitali: "Assassinato dalla Mafia"!! Mentre in Sicilia Dalla Chiesa non aveva ancora alzato nemmeno un dito contro la Mafia; e dirigenti dello Stato locale non lo avevano invitato nemmeno a prendere un caffè per collaborare con lui, perchè era senza poteri.
Badalamenti commentò "Lo hanno mandato a Palermo per sbarazzarsi di lui: non aveva ancora fatto niente in Sicilia che potesse giustificare questo grande odio contro di lui, così tanto da ammazzarlo. La Mafia non è come il terrorismo, con le ideologie. La Mafia significa tanto denaro e tanti voti a chi da Roma la protegge con certe leggi".
I modi come fare per eliminare Dalla Chiesa erano stati già tutti indicati da Pecorelli nel suo N.27 di OP, ma questo "tipo di eliminazione" proprio non lo aveva previsto.
Ma torniamo agli eventi di quella sera del'8 maggio, dove si sta consumando l'ultimo atto della tragedia di Moro. Non dimenticando cosa ha deciso di fare FANFANI il mattino dopo...Riconoscere le BR, lo scambio di prigionieri, salvare insomma Moro. Abbiamo visto l'esito, ma....c'è dell'altro in quella sera, Si disse poi, che quest'" altro", era romanzato....
Nel febbraio successivo, l'11, su l'Espresso (N.6) comparve con grande risonanza giornalistica un servizio di GIANLUIGI MELEGA dal titolo: "Quella sera che stavano per catturarli tutti". Mise a rumore tutto il mondo politico per i tanti nomi che venivano citati e coinvolti. Sono rivelazioni (definite subito romanzesche, fatte da un mitomane) attribuite a un presunto brigatista, infiltrato, che, nei giorni della prigionia di Moro, e dopo la sua morte, ha avuto contatti prima con il giornalista VIGLIONE (amico di vecchia data di Moro) e tramite questi con il senatore della DC CERVONE (anche lui molto amico di Moro) offrendosi di collaborare per salvare Moro e per far catturare l'intero stato maggiore delle Br durante una loro riunione. Addirittura si parla in quelle righe della liberazione di Moro la sera dell'8 o la mattina del 9 maggio, ma che poi "un ordine era venuto dall'alto" perchè Moro venisse ucciso" (le BR non potevano non sapere che nella serata Fanfani.....aveva deciso e si apprestava per il giorno dopo a riconoscerli come gruppo politico. Vedi giorno 8)

Il giorno dopo la pubblicazione, il 13 febbraio (la notizia comparve sul Corriere d.S. in prima pagina) PASCAL FREZZA, questo il nome del "fantomatico" confidente, fu arrestato a Bordighera, per truffa, mitomania e fu querelato. Viglione anche lui ebbe delle grane per l'intervista a Melega, ma fu assolto in appello, mentre Cervone scrisse in seguito un libro "Ho fatto di tutto per salvare Moro". Ma non è che dice molto. Resta abbottonato. Del resto molti protagonisti hanno scritto libri solo per mandare dei segnali criptici a chi sa, non a chi non sa.
Ma nell'articolo Melega (basta rileggerlo a distanza di tempo) riporta un dettagliato intreccio - del tutto nuovo e sconosciuto all'epoca - di molti protagonisti della politica che si erano fortemente attivati per appoggiare (ma anche contrastare). Il "mitomane" accenna fra l'altro nelle sue confidenze dette poi "romanzate", che in via Fani avevano operato due gruppi, uno, Moro voleva rapirlo, l'altro, ucciderlo. E che questi ultimi erano elementi dell'arma travestiti che non lasciarono in vita nemmeno uno della scorta per non essere riconosciuti.
(Un particolare - ORESTE LEONARDI (il capo scorta) era stato fin dal 1957 l'istruttore principale onnipresente della Scuola di Paracadutisti Sabotatori dei Carabinieri al Centro Militare di Viterbo. Sotto di lui sono passati in venti anni, tutti (compreso chi sta scrivendo questa cronologia) sottufficiali, ufficiali e ufficiali superiori.(Cioè tutti quelli che sfoggiano sul petto l'aquila argentata con il paracadute). Era, Leonardi, oltre che il migliore istruttore in circolazione, direttore di lancio. Quindi conosceva tutti quelli che erano passati da Viterbo, unico Centro. Solo dopo venne creato il CMP di Pisa, ma dell'Esercito e non dei sabotatori Carabinieri che rimase sempre a Viterbo).
Poi il "mitomane" (e Melega ne parla nel suo articolo) accennò a nastri registrati di cui tutti ignoravano l'esistenza a quel tempo. E parlò di quella soggezione che nella prigione incuteva Moro, a loro carcerieri (dirà quasi le stesse cose la carceriera Braghetti vent'anni dopo), e molti altri particolari che verranno alla luce solo in seguito; come i memoriali e le "carte compromettenti" che si trovavano nel covo, di cui tutti ancora ne ignoravano l'esistenza.

"...Alla notizia, Zaccagnini fu colto perfino da malore. L'operazione per acciuffare tutti nel covo doveva scattare l'11 agosto. Le sorprese, con quelle carte del covo non sarebbero certo mancate.
A guidare il blitz fu designato improvvisamente DALLA CHIESA con un reparto tutto suo. Il 10 agosto, riceve l'incarico speciale di Capo dell'Antiterrorismo, con la grande delusione del capo della Polizia PARLATO che aspirava a quel posto. Tutto è pronto per l'operazione; ci si prepara a un vera azione di guerra, e tutti gli "amici" di Moro sono d'accordo. Qualcuno uscì fuori con la frase "Anche Andreotti è d'accordo". Cervone trasalì. Pochi dovevano sapere di questa operazione. C'è subito un brusco mutamento di atmosfera in poche ore. Il fantomatico confidente manda a dire "non se ne fa più nulla". Su tutto cala il silenzio. Cervone e Viglione sono presi per citrulli e il presunto brigatista per mitomane. Il piano d'azione sembra "bruciato" e la "soffiata" é presa come una "panzana". (Melega, Espresso n. 6)
Ma DALLA CHIESA ora ha la nomina, e sembra che prenda in mano seriamente l'operazione in una forma utonoma, e che voglia estromettere gli iniziatori. Lui forse ci crede al "mitomane". Forse prosegue da solo i contatti. Rimane il fatto - come abbiamo visto già sopra - che Dalla Chiesa dopo pochi giorni, il 13 settembre cattura ALUNNI, il 1° ottobre (questa la data ufficiale !? ma era avvenuta prima- Strano ritardo) scopre il covo di via Montenevoso, dove ci sono i famosi memoriali di Moro, e inizia l'intreccio con Pecorelli (raccontato sopra) e poi seguono tutte le altre operazioni famose (Peci, Cattin, ecc.) che scompagineranno le BR.

Tutti le successive "fortunate" (!?) operazioni hanno la genesi da quel contatto, detto "romanzato" di un falso terrorista "mitomane" "millantato confidente" "truffatore". E Dalla Chiesa - abbiamo già letto sopra - al "mitomane" come eccellente risultato concreto, indirettamente deve la sua nomina. Su Viglione e Cervone cadde invece uno strano silenzio, il primo non scriverà più nulla, il secondo, prima chiederà insistentemente un'inchiesta parlamentare (mai fatta) poi diventerà "muto". I motivi? sconosciuti.
Di questi personaggi non se ne parlò più. Scomparvero dalle cronache e da tutte le inchieste. Come non si parlò più di SERENO FREATO, CORRADO GUERZONI, NICOLA RANA; tutti amici intimi di Moro, il primo segretario particolare dello statista. Fin dal 4 maggio (pochi giorni prima dell'uccisione di Moro) furono convocati dai magistrati inquirenti, perchè risultava (come facevano a saperlo rimane proprio un gran mistero) che alcune modalità di ricevimento e successivi smistamenti dei messaggi autografi di Moro partivano (!) dal "carcere del popolo" e arrivavano a destinazione, e risultava (!!) che loro avessero un ruolo di collegamento ritenuto clandestino, complice e traversale.

Scomparvero dalla circolazione, e il primo (voleva dire forse qualcosa?) si ritrovò anche lui poi coinvolto in uno scandalo amministrativo per alcuni abituali favoritismi concessi (petroli). Si ritirò a vita privata e non ha mai più voluto incontrare nessuno. Vive in un silenzio tombale dopo aver acquistato alcune proprietà a Malta.
La Braghetti, uno dei testimoni dei 55 giorni del sequestro di Moro, sul Corriere dell'11 marzo 1998, affermerà in una intervista, "quella sera potevamo essere presi tutti", che è poi lo stesso titolo dell'articolo del "mitomane" di Gianluigi Melega sull'Espresso di venti anni prima. E sempre nello stesso giornale citato sopra, c'è la testimonianza messa a verbale di NICOLA D'AMATO, vice-capo di gabinetto per molti anni Palazzo Chigi (dal '64 all'84) che afferma davanti al collegio, che per la distruzione del documento del Piano Paters "Quell'ordine era venuto dall'alto". Che sono le stesse parole del "mitomane" di Gianluigi Melega, e le stesse parole di Pecorelli che su OP dopo la tragedia scrisse "Cossiga... il Ministro non poteva decidere nulla su due piedi... doveva sentire più in alto... e qui sorge il rebus: quanto in alto, magari sino alla loggia di Cristo in Paradiso?" (Cossiga confermerà in seguito (vedi giornale) dopo anni, chi non gli firmò il Piano Paters.
Pecorelli e poi Melega, allora sapevano anche questo venti anni prima?)
MINO PECORELLI, anche se lui era iscritto alla P2 - ma della LISTA P2 (link esterno) non si sa in questo periodo ancora nulla, perchè verrà fuori il 21 maggio 1981- proprio per questo suo allusivo accenno "loggia" molti indicheranno in seguito "alcuni" personaggi di essere i veri o i presunti responsabili della morte di Moro e di essere in connivenza con le forze eversive, vista la numerosa presenza di tanti piduisti di Gelli dentro il Comitato di crisi Moro e nei servizi. (Ma non dimentichiamo che un avviso di reato per l'assassinio di Pecorelli fu mandato proprio a GELLI considerato il capo della P2. Anche se.....
...scopriamo sulla stampa dell' epoca, CARLO BORDONI, braccio destro (oltre che genero) di MICHELE SINDONA (che Gelli ha difeso per la non estradizione dall'America per non farlo finire in carcere in Italia - quando ci arrivò finì morto avvelenato). Bordoni davanti alla Commissione d'inchiesta parlamentare sulla P2 (il 29 settembre del '83) con rivelazioni shock provocò un gran clamore, infatti, affermerà che "é GIULIO ANDREOTTI il vero capo effettivo della loggia segreta P2, e non LICIO GELLI". Andreotti sdegnato respingerà l'accusa.
"ALFREDO CARLO MORO, fratello dello statista, ricostruisce in un libro l'agguato di via Fani. Analizza il fronte della fermezza e quello delle trattative. Protagonista la DC. Sulle scelte del partito e su Andreotti il giudizio del memoriale di Moro "é assai pesante, come se alla base vi fosse il terribile sospetto di una sua diretta responsabilità in una strategia politica che, consciamente o inconsciamente, finiva con il risolversi nella sua eliminazione. Gli altri dirigenti della DC sono solo dei comprimari". Uno solo, per Carlo Moro, é il regista, "un regista freddo, impenetrabile, senza dubbi, senza palpiti, senza mai un momento di pietà umana" (Corriere d. S. 10.3.98, Corrado Stajano).
Prima o dopo verranno fuori dal Viminale tutti i faldoni relativi al rapimento di Moro, le relazioni, gli atti sulle BR e di AO di quel periodo, e quali strutture inquirenti operarono, e forse scopriremo clamorosamente chi si nascondeva dietro il fantomatico nome di "Capitano Palinuro".
Molto attivo durante la crisi, che poi diventò colonnello e infine generale.
Cossiga il "suo" Piano in questa "emergenza Moro"........
....voleva renderlo subito operativo con i paracadutisti, quindi (come prevedeva la sua bozza) avrebbero operato "nuclei" in piena autonomia rispetto a chi stava gestendo la crisi, ma.... ("ingenuamente .... e si capisce anche perchè" - lo afferma Cossiga - Corriere 15 marzo 1998) ...per correttezza lo sottoposi ad Andreotti per l'approvazione. "Piano che non diventò mai operativo, e gli uomini non scesero mai in campo (potevano forse intralciare i "disegni" degli altri"? Del capitano "Palinuro" in particolare? n.d.r.) per il rifiuto di Andreotti a firmare il famoso documento" (il M.I.G 1.78, che in seguito scomparve dalla circolazione).

redna
Inviato: 24/9/2008 15:23  Aggiornato: 24/9/2008 15:34
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Scomparvero dalle cronache e da tutte le inchieste. Come non si parlò più di SERENO FREATO, CORRADO GUERZONI, NICOLA RANA; tutti amici intimi di Moro, il primo segretario particolare dello statista. Fin dal 4 maggio (pochi giorni prima dell'uccisione di Moro) furono convocati dai magistrati inquirenti, perchè risultava (come facevano a saperlo rimane proprio un gran mistero) che alcune modalità di ricevimento e successivi smistamenti dei messaggi autografi di Moro partivano (!) dal "carcere del popolo" e arrivavano a destinazione, e risultava (!!) che loro avessero un ruolo di collegamento ritenuto clandestino, complice e traversale.



Da quello che capisco in questa vicenda, questo episodio si ricollega al fatto che proprio don Mennini andava e veniva senza destar sospetto alcuno (proprio a nessuno, nemmeno al ministro degli interni per esempio...) e che poi alla magistratura rispose solo una volta e si trincerò nel più assoluto riserbo, e non parlò più davanti ad un magistrato per nessuno motivo, invocando l'immunità vaticana.
Quindi si ripiegò probabilmente (dopo imbeccate di 'altri...) sugli amici più intimi per comprendere come potevano arrivare 'tranquillamente' delle lettere senza che nessuno dello stato 'potesse far qualcosa'.

Sapremo mai come fosse stato possibile questo?
Cossiga non lo sa proprio?
E perchè la famiglia Moro ce l'ha proprio con Cossiga? e non con gli amici intimi? e magari anche con Andreotti che sa sempre tutto?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 24/9/2008 15:34  Aggiornato: 24/9/2008 15:34
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Da questa ricostruzione scritta da un carabiniere, a quanto pare
molto addentro, emergono alcune cose molto interessanti.
L'autore fa capireche il famigerato Capitano Palinuro fosse proprio
Delfino e che quindi sia il Piano Cossiga che l'operazione guidata
da Dalla Chiesa per liberare Moro fossero state bloccate per
consentire a Delfino di continuare a fare il suo lavoro, a quanto
pare molto "sporco".
Un'altra cosa molto importante che viene fuori e che a quanto pare
suggerirebbe una soluzione alla nostra diatriba fra Moro da rapire o
Moro da uccidere è la coesistenza in via Fani di due nuclei, uno che
voleva rapire Moro l'altro che voleva ucciderlo.
Un contrordine all'ultimo istante o due progetti che si sovrapposero?
Possibile che gli avieri con l'incarico di uccidere Moro si siano trovati,
con loro immaginabile stupore, un'auto svuotata del suo passeggero
più importante?
sarebbe interessante chiederlo a questo Frezza, l'infiltrato che confidò
tutto all'Espresso.
Ma anche di lui non sappiamo nulla.

audisio
Inviato: 24/9/2008 15:37  Aggiornato: 24/9/2008 15:37
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Tra l'altro, la testimonianza di Frezza sembra credibile per
una questione logica.
Se fosse falsa, parrebbe messa apposta per screditare la
testimonianza stessa, in quanto chi sarebbe mai così stupido
da immaginarsi una cosa così inverosimile pretendendo di
essere creduto.
Questo è un mio vecchio pallino, le cose più incredibili sono
spesso quelle vere.

audisio
Inviato: 24/9/2008 15:47  Aggiornato: 24/9/2008 15:47
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Ancora, molto ma molto interessante:

29-30 LUGLIO - Uno stranissimo Consiglio della DC. - ZACCAGNINI nel meeting, fa uno strano discorso, dove ipotizza un coinvolgimento americano nella vicenda Moro. Subito dopo FRACANZANI lancia la proposta di istituire una commissione per far luce sui servizi speciali stranieri; e ZAMBERLETTI è ancora più esplicito, parla di un possibile coinvolgimento della CIA americana. Poi l'8 agosto (ma la rivista uscì il 1° agosto -due giorni dopo il "meeting" DC) su Panorama, Filippo CECCARELLI intitola un suo articolo "Moro come Kennedy?".

Di singolare in questo articolo - che attirò l'attenzione di molta stampa che recepì da quell'articolo quello che voleva, è che non non c'era scritto che gli Usa hanno avuto una parte nell'eliminazione anche fisica di Aldo Moro attraverso le Brigate rosse. Ma scriveva Ceccarelli e cercava di documentare che una parte di democristiani aveva (anche) questo sospetto. Cosa di cui si potrebbe essere convinti o no, ma che pur essendo in quei giorni un argomento scomodo, trova conferma in un'ampia pubblicistica sviluppatasi poi anche in sede di inchieste parlamentari.

Quei sospetti erano che l'eliminazione fisica di Moro dalla scena politica era opera degli americani a causa dell'apertura ai comunisti nel governo. Va da sè che tale diffidenza da parte democristiana (e di alcuni giornali che davano risalto a quelle ipotesi) poteva senz'altro fare il gioco dell'altra potenza, quella sovietica; ma forse anche per questo veniva espressa con un sovrappiù di preoccupazione.
Nel numero di domenica 6 agosto il giornale Alto Adige pubblicò il resoconto di una serie di ulteriori discorsi di Piccoli che riecheggiavano e approfondivano questo schema di sottintesi sospetti riportati da Ceccarelli: "Sono assolutamente convinto - sosteneva Piccoli - che tutto ciò che avviene in Italia non è che il risultato del prendere posizione dei grandi paesi sulla drammatica composizione del domani (...) Sono convinto che quando la verità su Moro rapito e ucciso verrà fuori, scopriremo che fu stroncato perché non volle che l'Italia fosse teatro di competizione, come lo fu nel primo conflitto mondiale e nel secondo, di manovre massoniche; fu stroncato perché negli ultimi tre mesi, nei colloqui con americani e russi, aveva mostrato questa sua capacità di iniziativa per dare sbocchi autonomi agli equilibri del nostro paese"
Nella cupa confusione - dirà poi Ceccarelli- e nella perdurante incertezza di quei giorni, emergeva a tratti nella dc anche un'area - e queste dichiarazioni di Piccoli in parte lo confermano - che non escludeva l'ipotesi secondo cui sulla vicenda Moro fossero intervenute, più o meno d'accordo, per motivi diversi ma convergenti, entrambe le potenze mondiali, interessate a mantenere un ordine che l'anomalia italiana, con il partito comunista invitato dalla Dc nell'area del governo, rischiava o forse aveva già messo a repentaglio.

audisio
Inviato: 24/9/2008 15:56  Aggiornato: 24/9/2008 15:56
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Quindi, tre mesi dopo la morte di Moro, in un suo discorso
Piccoli dice esplicitamente che la morte di Moro fu causata
dal fatto che egli voleva porre un freno all'utilizzo dell'Italia
da parte USA come teatro della guerra fredda e perchè,
testuale, "si poneva come ostacolo a manovre massoniche".
Possibile che l'uccisione di Moro costituisse un colpo troppo
forte per la DC di cui, ricordiamolo, Moro rappresentava la
struttura portante, lo stratega, l'abile mente politica e che ciò
portò a violente ripercussioni all'interno del partito, tanto da far
pensare, all'alleanza Massoneria Occulta Anglosassone / Israele,
ad un necessario futuro cambio di sistema?
Ma ciò richiedeva che la P2 scomparisse apparentemente dalla
scena per continuare ad operare nell'ombra per realizzare un
disegno ambizioso, la Repubblica Televisiva Presidenziale.
Infatti, per eliminare la Prima Repubblica occorreva che i futuri
agnelli (bè, forse la parola è inappropriata) da sacrificare non
potessero sospettare da dove sarebbe arrivato il coltello.

redna
Inviato: 24/9/2008 15:56  Aggiornato: 24/9/2008 16:07
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Possibile che gli avieri con l'incarico di uccidere Moro si siano trovati,
con loro immaginabile stupore, un'auto svuotata del suo passeggero
più importante?
sarebbe interessante chiederlo a questo Frezza, l'infiltrato che confidò
tutto all'Espresso.
Ma anche di lui non sappiamo nulla.




Rircordiamoci che Pecorelli disse: ....i killer mandati all'assato dell'auto del presidente!

E che non sappiamo con chi aveva appuntamento Moro quel giorno.Non lo sappiamo ancora!

Quindi riassumendo l'appuntamento potrebbe essere stato per cambiare i piani, per questo non si ancora con chi era. E'ovvio sarebbe tutto, allora, molto semplice, no?

Citazione:
Tra l'altro, la testimonianza di Frezza sembra credibile per
una questione logica.
Se fosse falsa, parrebbe messa apposta per screditare la
testimonianza stessa, in quanto chi sarebbe mai così stupido
da immaginarsi una cosa così inverosimile pretendendo di
essere creduto.
Questo è un mio vecchio pallino, le cose più incredibili sono
spesso quelle vere.



Il fatto è come è ed è diventato inverosimile proprio quando qualcuno ha detto 'qualcosa' di diverso...
La signora Moro arrivata in via fani disse: ....mi hanno detto che sono state le BR, ma qui potrebbe essere successo di tutto....
Già sapevano (senza nemmeno nessun comunicato delle BR...) chi era stato...Quindi come si può supporre che ora si 'riveda' l'intera vicenda?
Le cose sembrano incredibili solo perchè qualcuno le ha rese 'credibili' ufficialmente, ma in base a che cosa? alle testimonianze delle BR....andiamo bene!

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 24/9/2008 16:06  Aggiornato: 24/9/2008 16:06
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna, a questo punto sarebbe importante capire in quale
gruppo agissero i "calabresi".
Perchè, Nirta era sicuramente uomo di Delfino e da questo si capirebbe
il suo intento e quello del suo referente politico.
Ma a questo punto, chi invece tirava le fila dell'altro gruppo (sia stato
questo il gruppo killer o quello sequestratore).
Forse il Mossad bruciò tutti sul tempo, sostanzialmente per recuperare
quella documentazione così interessante e così utile nel futuro a scopi
ricattatori?

audisio
Inviato: 24/9/2008 16:15  Aggiornato: 24/9/2008 16:15
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna, comunque una cosa è certa.
La tua ipotesi sul fatto che in via Fani Moro non fosse
nell'auto e che fosse stato "prelevato" in precedenza, che
poteva sembrare azzardata e che immagino fosse costruita sulla
concatenazione logica di diversi fatti ma non sulla base di
indizi o testimonianze, risulta invece avvalorata da una testimonianza
diretta di un brigatista infiltrato contenuta in un articolo uscito
appena il giorno dopo la morte di Moro!!!
E di cui io, come immagino la maggior parte di noi, non sapevo
assolutamente una mazza!!!
Quante cose importanti come questa ci hanno nascosto o non sono
state denute in debito conto?
Ad ogni modo, ora abbiamo una solida base su cui ripartire.
Molto probabilmente, quando a via Fani scattò l'azione Moro già non
c'era più.

redna
Inviato: 24/9/2008 16:16  Aggiornato: 24/9/2008 16:16
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
E'evidente che l'appuntamento di quel giorno era un estremo tentativo di salvare lo statista, dopo che si era capito che non si poteva fare altrimenti.
Quindi non è logico supporre che si lo volesse portare al riparo 'altrove' perchè non passasse in via fani.? E' ovvio che la scorta non dovesse sapere nulla e anche che dovesse essere sacrificata proprio per questo.
La lapide alla loro memoria è significativa.
Certo finchè ci saranno le mogli e i figli sarà difficile che esca la verità.

Poi nell'intera faccenda molti si misero in mezzo e per questo AM non ne usciì vivo.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 24/9/2008 16:32  Aggiornato: 24/9/2008 16:32
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Sì, redna, credo che ci siamo.
Probabilmente Moro, negli ultimi giorni è passato di mano,
da coloro che lo avevavo, ma solo, temporaneamente,
salvato a coloro che lo eliminarono.
Si confermerebbe, in questo caso, l'inconsistenza di tutta la
ricostruzione sulla prigione di Moro, sulla stanzetta minuscola
e ricavata ecc.
E' probabile che Moro sia stato custodito in un posto tranquillo
e sicuro, dal quale poteva scrivere comodamente le sue lettere
nel tentativo di risistemare il quadro politico che aveva portato
alla decisione di eliminarlo.
Forse le lettere dovevano servire proprio a quello, ad ottenere
in extremis una conversione della condanna a morte in qualcosa
d'altro.
Ma quando la condanna fu confermata, i suoi custodi dovettero
cedere, non potevano fare di più, si erano esposti anche troppo.
Per questo gli dissero che lo stavano per liberare, non ebbero il
coraggio di confessargli che, alla fine, anche loro lo avevano tradito.
Questa è una cosa che non mi ha mai convinto.
Perchè mai i brigatisti avrebbero dovuto dire una pietosa bugia a
colui che avevano condannato a morte?
Per Peci non si fecero alcuno scrupolo.
Nel video che diffusero all'esterno si vede bene che gli leggono, a
Peci, la condanna a morte senza alcun problema.
Ed era un loro (ex) compagno.
Perchè mai avrebbero dovuto provare scrupoli per uno dei capi
dell'odiata DC?

gudarian
Inviato: 24/9/2008 16:38  Aggiornato: 24/9/2008 16:38
Mi sento vacillare
Iscritto: 16/9/2008
Da:
Inviati: 979
 Re: Indagine sul caso Moro
Come riportato in un precedente post, sono più che convinto che Moro non fosse presente nel momento in cui veniva massacrata la scorta, che avrebbe potuto anche rispondere al fuoco. A.M. doveva essere preso vivo e non dovevano rischiare di ucciderlo.

L'avvicinamento del PCI al governo ad opera di Moro e Berlinguer non era approvata anche dall'URSS, poichè una simile eventualità avrebbe incrinato quanto stabilito dai patti di Yalta
Andrebbe considerato a tal proposito il tentativo di attentato del 1973 a Sofia ai danni di Berlinguer.

Per la serie cerca la differenza....

Fico: "Per me Beppe Grillo è patrimonio mondiale dell'umanità come le Dolomiti, la Costiera Amalfitana o la musica".
Biancofiore: «Se fosse possibile, Berlusconi lo farei patrimonio dell'UNESCO".
audisio
Inviato: 24/9/2008 16:49  Aggiornato: 24/9/2008 16:49
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Gudarian, nell'escludere l'URSS dai possibili autori non
sono annebbiato dal pregiudizio.
Mi domando cosa c'entrerebbero l'attuale Generale Delfino,
Cossiga, la P2, il fascista Moretti poi diventato brigatista,
adottato dai marchesi Casati Stampa in stretti rapporti con
la P2 e Berlusconi, i Caetani e il ghetto, il Mossad, i numerosi
infiltrati dei Servizi nelle BR (che certamente avrebbero
avvisato dell'imminente azione dei russi contro Moro) ecc. ecc.
Ecco, come potrebbe entrarci l'URSS in tutto questo non riesco
a spiegarmelo.
In realtà, uno ci fu che annunciò l'azione nei confronti di Moro.
Fu Alessio Casimirri, ma la sua rivelazione fu tenuta nascosta dagli
uomini del SISMI che, quindi, contribuirono al sequestro Moro.
Forse che il SISMI dipendeva dal KGB.
Casimirri poi fuggì in Nicaragua e non fu mai estradato nè, e questo
è strano, eliminato.
Evidentemente si era preconfezionato delle assicurazioni sulla vita.
Qualcosa che poteva indurre le autorità nostrane a non estradarlo
nè, tantomeno, eliminarlo.

gudarian
Inviato: 24/9/2008 16:58  Aggiornato: 24/9/2008 16:58
Mi sento vacillare
Iscritto: 16/9/2008
Da:
Inviati: 979
 Re: Indagine sul caso Moro
Non intendevo dire che i servizi del'URSS abbiano giocato un ruolo nel caso Moro, ma che anche l'Unione Sovietica non vedeva di buon occhio lo spostamento a sinistra della politica italiana è un dato di fatto poichè avrebbe incrinato l'equilibrio creato tramite gli accordi di Yalta.

L'attentato di Berlinguer, in Bulgaria, mi sembra un tentativo di "consigliare" a Berlinguer di rimanere nei canoni dell'opposizione.

Per finire volevo complimentarmi sia con redna che con te per l'ottimo lavoro svolto.

Saluti

Per la serie cerca la differenza....

Fico: "Per me Beppe Grillo è patrimonio mondiale dell'umanità come le Dolomiti, la Costiera Amalfitana o la musica".
Biancofiore: «Se fosse possibile, Berlusconi lo farei patrimonio dell'UNESCO".
redna
Inviato: 24/9/2008 23:25  Aggiornato: 24/9/2008 23:37
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
ripropongo quello che ha scritto Sciascia in 'l'affaire Moro':

Ho già detto che si tratta di un romanzo poliziesco...
....
c'è un indecifrabile assassinio nelle pagine iniziali, un lenta discussione nelle intermedie, una soluzione nelle ultime.
Poi, risolto l'enigma, c'è un paragrafo vasto e retrospettivo che contiene quest frase: "tutti credettero che l'incontro dei due giocatori di scacchi fosse casuale".
Questa frase lascia capire che la soluzione è sbagliata.
Il lettore, inquieto, rivede i capitoli sospetti e scopre un'altra soluzione, la vera.
-----


PS- rivedere i capitoli sospetti è necessario per scoprire la 'vera' soluzione.


Citazione:
Redna, comunque una cosa è certa.
La tua ipotesi sul fatto che in via Fani Moro non fosse
nell'auto e che fosse stato "prelevato" in precedenza, che
poteva sembrare azzardata e che immagino fosse costruita sulla
concatenazione logica di diversi fatti ma non sulla base di
indizi o testimonianze, risulta invece avvalorata da una testimonianza
diretta di un brigatista infiltrato contenuta in un articolo uscito
appena il giorno dopo la morte di Moro!!!



Ci sono i fatti priincipali:
- Am si poteva trovare in altri luoghi e in altri momenti benissimo TUTTI gli altri giorni
quindi perchè arrivare al 16marzo per rapirlo?
- faceva ogni giorno le stesse cose e si sapeva che andava a messa in chiese prestabilite
- quel giorno visto l'orario è ovvio che sia stato a Monte Gaudio a messa
e il parroco di Monte Gaudio arriva con la signora Moro in via fani quando tutti i telefoni non
funzionano. Sono stati avvertiti dall'angelo del signore?
- Pecorelli parla di manovalanza....su piazza....non dice in piazza o nella piazza, quindi il senso è : nella
piazza sopra e dice che è un particolare da ricordare.

Sul libro 'eseguendo la sentenza' ci sono delle testimonanze che sono finite nella carta straccia...
Si parla tanto della moto Honda (le BR tacciono ancora...perchè non lo sanno?) e dei due occupanti con tanto di casco. Perchè tutti a volto scoperto e loro soli con il casco (non era obbligatorio allora..)?
Una segnalazione era arrivata alla polizia che due giapponesi....

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 25/9/2008 1:00  Aggiornato: 25/9/2008 1:00
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Gudarian, pensavo ti riferissi al caso Moro.
Per il resto, senz'altro Mosca ha tramato moltissimo
affinchè gli equilibri di Yalta non fossero turbati, ad esempio
da improvvidi rivoluzionari.
E' notorio come il Che sia stato eliminato con i buoni auspici
del Partito Comunista Boliviano di stretta osservanza sovietica
(mente invece chi ha cercato di coinvolgere in questo Fidel, lui
e il Che erano più che fratelli ma non era certo in grado di far
cambiare politica a Mosca).
Un'opportuna soffiata indicò ai militari boliviani come prendere
il Che e, soprattutto, ci fu l'autorizzazione agli USA per la sua
eliminazione, altrimenti oggi il Che sarebbe ancora vivo, con
diversi anni di prigionia durissima sulle spalle ma vivo.

Drago55
Inviato: 25/9/2008 8:02  Aggiornato: 25/9/2008 8:02
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
@audisio

Bellissime ricostruzioni!

Posso aggiungere che "'l'incidemte d'elicottero" di cui parla Mino Pecorelli è sicuramente ispirato all'incidente d'elicottero del Generale Mino, Comandante in capo dell'arma dei Carabinieri.
Quellì'incidente nell'autunno 77 tolse di mezzo un uomo (Gen. Mino) che era diventato Capo dell'Arma su suggerimento di AM.

Se nel il 16 Marzo 78 il Gen Mino fosse rimasto Capo dell'Arma, la vicenda Moro avrebbe avuto altri percorsi.

Pannella e Teodori sospettano che quello non sia stato un"incidente d'elicottero" e il sindaco del paese calabrese dell'incidente si ricorda di aver trovato i pezzi "sopra gli alberi".
Gli elicotteri non rimbalzano!

Ho letto le ricostruzioni del delitto Bachelet, fatte da Maria Rosaria /Rosy) Bindi (testimone) e dalla carceriera Braghetti (giudizialmente ccondannata) e li ho trovati non coincidenti.
Sono in rete entrambe le versioni.
Ho quindi un'opinione personale su come interpretare quanto ci viene detto anche da chi era presente "sul pezzo".

sigmatau
Inviato: 25/9/2008 10:03  Aggiornato: 25/9/2008 10:07
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… ieri mi è capitato di leggere un intervento che meglio di tutto mi convince della grande saggezza insita nel ‘motto’ del Divino Poeta ‘… chè perder tempo a chi più sa più spiace…’. Cos’altro se non perdita di tempo sarebbe il tentativo di ‘rispondere’ ad affermazioni deliranti come questa…

… una delle tante sciocchezze scritte da Giannettini e ripetute da sigmatau. Il fatto che Lazagna fosse filosovietico. Lazagna si schierò duramente contro l'intervento dell'URSS in Ungheria…

A beh!… se Lazagna non era particolarmente in sintonia con il Cremlino ne prendiamo atto e chiediamo scusa per la ‘macroscopica inesattezza’ da noi commessa… dal momento che non si citano altre 'inesattezze' si deve dedurre che tutto il resto che il nostro ‘agente Z’ ha scritto al tempo riguardo a questo Lazagna sia vero… ad esempio dove dice che ‘… Lazagna consegna a Saugo e Curcio 40-50 kg di esplosivo che viene caricato su una ‘Alfa 2000’, sembra di Castellani e che in quella stessa riunione ‘… Saugo è ‘incaricato’ di portare detto esplosivo in alcune banche di Milanovery good!

O come questa…

… singolare poi che le uniche prove contro gli anarchici e contro Feltrinelli provengano proprio dalle BR, così brave nel compito di sbirri da far pensare che in effetti lo fossero, sbirri intendo…

Curcio e Franceschini, condannati all’ergastolo per una serie interminabile di reati, sarebbero stati in realtà dei ‘questurini in incognito’… assolutamente geniale!

O come questa…

… la fantomatica inchiesta delle BR su P.zza Fontana su cosa si basa?… sempre sul solito tassista Rolandi che poi fu eliminato (ovviamente dai Servizi) per tentare di rendere credibile una testimonianza che faceva acqua da tutte le parti… capirai, se lo dicono le stesse BR c'è da crederci!…

Altra grande genialata!… chi avrebbe mai immaginato che il modo più sicuro per rendere credibile un testimone… sia farlo fuori!

O come questa… davvero da Guinnes dei primati…

… ora, essendo per me dimostrato che le BR erano uno strumento operativo di Gladio e Mossad, ne consegue che i risultati delle loro ‘inchieste’ vanno ‘rovesciati’…

Le BR strumento operativo di Gladio!… quindi i ‘risultati’ delle loro inchieste da ‘leggere al contrario’!

Ragazzi… mi auguro che nessuno se ne abbia a male se non ho perso tempo a leggere altri ‘contributi’ del tenore di questi… buoni unicamente per far ridere la platea…

Bene boys… finito il divertimento torniamo alle cose serie… leggendo il bell’articolo di Mino Pecorelli che posterò nel mio prossimo intervento…

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 25/9/2008 10:50  Aggiornato: 25/9/2008 10:50
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Curcio e Franceschini, condannati all’ergastolo per una serie interminabile di reati, sarebbero stati in realtà dei ‘questurini in incognito’… assolutamente geniale! …



a dirla tutta da quando nelle BR arrivò Moretti il tutto prese delle 'strane' pieghe...In effetti non si capì più che fini perseguissero!



Citazione:
Altra grande genialata!… chi avrebbe mai immaginato che il modo più sicuro per rendere credibile un testimone… sia farlo fuori! …


Ci sono due modi: farlo fuori o renderlo inattendibile.
Il primo sistema è più rapico, per il secondo occorre perdere più tempo del previsto...


Citazione:
Ragazzi… mi auguro che nessuno se ne abbia a male se non ho perso tempo a leggere altri ‘contributi’ del tenore di questi… buoni unicamente per far ridere la platea… Bene boys… finito il divertimento torniamo alle cose serie… leggendo il bell’articolo di Mino Pecorelli che posterò nel mio prossimo intervento…



Far ridere quale platea!
Qui siamo su due posizioni: la prima dice che la VU è giusta, quindi Moro era in macchina in via fani ed è stato portato per roma su mirabolandi auto che giravano indisturbate per la città, caricato su furgoni, messo in cassa di legno (come nei libri di Arsenio Lupin...) e poi in ceste di vimini (come in Sandokan....);
la seconda invece dice: questo è impossibile che sia avvenuto perchè per il rapito si presentavano una serie di problemi e il risultato non era scontato, quindi meglio prelevarlo prima e metterlo in salvo.Finchè la gente si radunava in via fani tutte le altre parti erano libere per andarsene indisturbati...

Pertanto, anche le cose che si propongono 'diverse' sono serie.
Se da una parte non si ride per chi afferma certe cose, dall'altra non è bello sentirsi ribadire che ...si perde tempo....che la platea ride.

Pertanto, pur restando nelle rispettive posizioni, forse è meglio esporre le proprie ragioni senza pensare a platee a cui rivolgersi.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 25/9/2008 13:56  Aggiornato: 25/9/2008 13:56
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Sigmatau, io redna e tanti altri ci stiamo facendo il culo
per cercare di tirar fuori brandelli di verità dalla vicenda
più inquietante della storia della Repubblica italiana e tu
continui a disturbare con lunghi pistolotti basati unicamente
sui rapporti costruiti ad hoc da uno degli uomini più torbidi
che abbiano mai attraversato la storia di questo paese, Giannettini.
Come i migliori debunkers, poi, ti diletti nell'estrapolare frasi
dal ragionamento dei tuoi avversari per piegarli al tuo disegno
diffamatorio.
Comunque, basta un particolare per difendere la memoria di
un uomo, Lazagna, che ha lottato contro i soprusi del potere
e per la libertà.
Sossi se ne esce col nome di Lazagna ben 4 anni dopo il suo
sequestro.
Cazzo, si poteva fare una cura di fosforo!!!

P.S.: i testimoni si eliminano anche per evitare che possano
ritrattare; poi credo tu sappia, ma sorvoli in malafede su questo
punto, che nel vecchio processo penale non era necessario che
le testimonianze venissero ripetute in dibattimento. Quindi, la
testimonianza di Rinaldi era comunque valida anche da morto
ma fu demolita dai riscontri oggettivi che dimostravano, senza
ombra di dubbio, l'innocenza di Pinelli e Valpreda.
Ma tu ancora vuoi gettare fango su di loro.

sigmatau
Inviato: 25/9/2008 14:29  Aggiornato: 25/9/2008 20:32
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Per redna due cose… anzi tre…

a) la ’controinchiesta’ delle BR sulla strage di piazza Fontana e sulla morte di ‘Giangi’ è stata fatta al tempo in cui i leader del movimento erano Curcio e Franceschini, prima cioè della loro ‘cattura’ [settembre 1974…], episodio riguardo al quale esistono seri ‘sospetti’ [per non dire ‘quasi certezze’…] che Moretti non ne sia stato ‘estraneo’. L’enormità di aver definito Curcio e Franceschini ‘sbirri al servizio di Gladio’ [o altre bestialità del genere…] per via della ‘controinchiesta’ di cui si è detto sta appunto in questo…
b) che per rendere non credibile un testimone il metodo più ‘semplice e rapido’ sia farlo fuori è verità lapalissiana. L’enormità di quanto affermato da chi sappiamo sta dunque in questo: il testimone Rolandi sarebbe stato eliminato al fine di renderlo credibile
c) come promesso riporterò [con opportuni commenti…] l’articolo di Mino Pecorelli tratto dai due siti che proprio tu hai indicato che sono…

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3535

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3540



Qualche ‘premessa preliminare’ è d’obbligo. In primo luogo l’articolo è datato ‘febbraio ‘77’, dunque un anno prima del sequestro di Aldo Moro per cui quanto scrive Pecorelli nella primavera del ’78 doveva essere per forza ‘cosa nota’ a tutti i livelli di ‘autorità’, comprese ovviamente le ‘autorità politiche’. In secondo luogo, come già per quanto scritto dal nostro ‘agente Z’ quattro anni prima [dunque ‘cose note’ già allora ai nostri servizi informativi…] è frutto di ‘informative riservate’ provenienti dallo SDECE, il servizio informativo francese, e pertanto, per ovvi motivi, non vi è garanzia di ‘completezza di informazione’. Ciò detto cominciamo…

In questo quadro (i servizi segreti attivi nel Mediterraneo), riteniamo utile ricordare che esiste un documento SDECE (lo spionaggio francese) che descrive la situazione italiana nel modo seguente: premesso che nel 1973 a Bruxelles dietro gli organismi ufficiali della IV Internazionale è sorta una centrale rivoluzionaria mondiale che i servizi politico – militari occidentali hanno indicato con la sigla T.T. (Think Tank) ; premesso che in questa struttura operano congiuntamente elementi trotzkisti filoamericani e israeliani del MOSSAD (l'agguerritissimo servizio segreto di Tel Aviv) al fine di impedire che in seno ai movimenti extraparlamentari europei possa prevalere la componente filoaraba…

Allora… qui Pecorelli cita la ‘IV Internazionale’… che cos’è?… Andiamo sulla solita ‘wiki’ …

http://it.wikipedia.org/wiki/Quarta_Internazionale

… e leggiamo ‘qua e là’ …

… attualmente, quando si parla di ‘Quarta Internazionale’ ci si riferisce generalmente al ‘Segretariato Unificato della Quarta Internazionale’, la più grande e la più diretta discendente dell'originale organizzazione fondanta da Trockij… la politica attuale del Segretariato Unificato è quello di coordinare le forze comuniste democratiche o anticapitaliste nei vari stati in cui è presente… fra il 1945 ed il 1948 la sezione italiana della Quarta Internazionale fu il Partito Operaio Comunista, fondato da alcuni militanti del Partito Comunista Italiano fuoriusciti dallo stesso perché su posizioni bordighiste… la sezione si costituisce nel febbraio 1950 con il nome di Gruppi Comunisti Rivoluzionari e nell'aprile dello stesso anno iniziano le pubblicazioni della storica rivista Bandiera Rossa… nel 1969 a seguito della diaspora da molti militanti che hanno preferito seguire l'onda dei movimenti di contestazione viene abbandonata la tattica dell'entrismo nei grandi partiti… nel 1972 i Gruppi Comunisti Rivoluzionari sostengono alle elezioni la lista de Il Manifesto, i cui membri sono stati espulsi dal Pci nel 1969… nel 1976 i Gruppi Comunisti Rivoluzionari sostengono alle elezioni la lista di Democrazia Proletaria, che raggruppa gran parte dell'estrema sinistra alternativa al Pci… nel Novembre 1979 il 21-esimo congresso della sezione italiana della Quarta Internazionale decide di cambiare nome in Lega comunista rivoluzionaria IV internazionale e la rivista Bandiera Rossa diventa settimanale, nasce poi la nuova testata Critica Comunista…

Bene ragazzi!… almeno ora sappiamo che la ‘IV Internazionale’… non è una squadra di calcio … Che all’interno di questa è nata una ‘centrale rivoluzionaria mondiale’ chiamata Think Tank [‘Carro armato pensante’…] e a questa si sono aggregati ‘elementi trotzkisti filoamericani’ non è notizia che ‘turba’ più di tanto. Sapere però che in questa si è ‘infiltrato’ il ‘solito Mossad’ è cosa che non promette nulla di buono… ovvio!… ecco che cosa scrive infatti Pecorelli subito dopo…

… premesso che si fa risalire alla T.T. l'operazione più clamorosa compiuta in Spagna sotto Franco (ci riferiamo all'uccisione, da parte di manovali dell'ETA, del filoarabo Carrero Blanco), premesso che, in Italia , un'operazione da attribuire senz'altro al T.T. è quella dell'attentato alla questura di Milano (sette morti) compiuto dal terrorista Bertoli, addestrato in un kibbutz israeliano e fornito d'armi a Marsiglia…

Ecco dunque comparire l’attentato di Gianfranco Bertoli, che il 17 maggio 1973 lancio' una bomba a mano contro le persone che uscivano dalla questura dopo la commemorazione del commissario Luigi Calabresi. Nel 1977 dunque i servizi segreti francesi ci hanno ‘dato la sveglia’ dicendo che GianFranco Bertoli di fatto era un agente del Mossad. In realtà, come vedremo più avanti citando ancora una volta il nostro ‘agente Z’, il Sid era al corrente di ciò già all’indomani della strage. Alla luce di tutto questo è pertanto impensabile che Aldo Moro, come tutti coloro che avevano ricoperto incarichi governativi al massimo livello, non fosse a conoscenza di chi aveva organizzato l’attentato alla questura di Milano di cui GianFranco Bertoli era stato solo ‘esecutore materiale’. Ciò non ostante nel ‘Memoriale’ ad un certo punto si legge…

… ricordo una viva raccomandazione fatta al ministro dell'interno on. Rumor [egli stesso fatto oggetto di attentato] di lavorare per la pista nera… per quanto riguarda l'on. Rumor, che [era] sia presidente del consiglio sia ministro dell'interno all'epoca e fatto oggetto di attacco del Bertoli, si può fare riferimento al processo di Catanzaro, dove il guardasigilli Zagari ha asserito di avere portato in udienza la richiesta del magistrato circa Giannettini e di averne investito il presidente del consiglio…

Di fatto poi per oltre trent’anni l’ala della magistratura che si autodefinisce ‘democratica’ non ha mai smesso di sostenere, a parole ma soprattutto nei fatti, la ‘matrice della destra’ dell’attentato alla questura di Milano del 1973. L’ultimo ‘epilogo giudiziario’ si è avuto nel 2005 [trentadue anni dopo l’evento…] e i dettagli li potete leggere qui…

http://www.almanaccodeimisteri.info/questura2005.htm

Vale la pena di citare le affermazioni fatte nella circostanza dal deputato di An Enzo Fragalà perché non semplicemente ‘condivisibili’ bensì perché profondamente vere

… cade l'ultimo frammento del teorema inventato da una certa sinistra giudiziaria per depistare, mistificare, attribuire alla destra la stagione delle stragi, da piazza Fontana a piazza della Loggia, alla strage della Questura di Milano, tutti delitti che avevano fin dal primo momento moventi autori e strategie marcatamente di sinistra… si registra l' ultimo atto di un depistaggio cominciato nel 1969 con la strage di piazza Fontana… l'anarchico che tiro' la bomba, Gianfranco Bertoli, fu per anni non creduto nonostante l'evidenza della sua responsabilita' non solo perche' lancio' materialmente l'ordigno ma perche' indico', con chiarezza il movente e il bersaglio… invece, per anni, si e' tentato di far passare il povero Bertoli per un eversore di destra come pedina di una strategia eversiva attribuita ai soliti Maggi, Zorzi e altri presunti militanti di Ordine Nuovo… adesso dopo tanti anni di teoremi giudiziari e di spreco del denaro dei contribuenti per inseguire ipotesi politiche trasformate in tesi giudiziarie, dopo la piena assoluzione nel processo di piazza Fontana, si registra l'ultimo atto di un depistaggio iniziato nel 1969… nessuno dei teoremi della sinistra giudiziaria e' riuscito a superare la verifica del dibattimento tranne quello per la strage di Bologna quando i pm e gli avvocati di parte civile concordavano le strategie accusatorie contro Mambro e Fioravanti presso la Federazione del Pci di Bologna cosi' come rivelo' con grande indignazione l'avvocato Montorsi

Direi proprio che… ogni commento guasterebbe

Per ora ci fermiamo qui per una opportuna ‘fase di meditazione’… certo che se il povero Mino Pecorelli era solito scrivere queste cose in questo ‘stile’ non soprende che abbia fatto la fine che ha fatto

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 26/9/2008 12:15  Aggiornato: 30/9/2008 7:28
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… oggi riprendiamo l’esame dell’articolo scritto da Mino Percorelli nel febbraio ’77 nel quale si parla di ‘informazioni riservate’ provenienti dai servizi segreti francesi circa le ‘iniziative’ del Mossad attuate negli anni ’70 che in qualche modo sarebbero venute in suo possesso. Diciamo che nella prima parte, quella esaminata ieri, Pecorelli era stato abbastanza ‘chiaro’ e quanto da lui scritto [e si tratta comunque di ‘materiale’ di enorme importanza…] non si è prestato a ‘difficile interpretazione’. Il seguito dell’articolo però non è di altrettanto immediata interpretazione e occorre procedere con i cosiddetti ‘piedi di piombo’…



… secondo lo SDECE, in Italia, oltre la centrale trotzkista, la CIA e il MOSSAD tramite strutture del Ministero degli Interni (Ufficio Affari Riservati ?…), avrebbero creato organizzazioni di estrema destra spingendole a compiere attentati da attribuire all'estrema sinistra allo scopo di creare le premesse di un intervento dell'esercito per favorire l'avvento di una dittatura militare sul modello greco. In realtà (è sempre lo SDECE che parla) il vero scopo perseguito dal MOSSAD è stato quello di ricattare, intimidire, rendere inoffensivi quei circoli militari e della destra che si erano prestati a simile provocazione

E’ chiaro che il contenuto di queste sole righe è tale da sconvolgere, e non di poco, tutta la ‘versione ufficiale’ della ‘strategia della tensione’ quale ci è stata propinata [quasi che fossimo tutti degli allocchi…] per decenni… e Pecorelli ha scritto questo già nel ’77!… diciamo pure che i motivi per i quali Pecorelli alla fine è stato ‘neutralizzato’ cominciano a vedersi sotto una luce un poco diversa da quella che ci si è voluto far credere… procediamo però ‘con ordine’…

Qui si tralascia di parlare del famoso Think Tank e si esamina più in dettaglio inziative portate avanti dal Mossad specificatamente per l’Italia… ringraziamo senz’altro gli ebrei per averci tenuto in così grande considerazione!!!… In primo luogo qui a fianco del Mossad [presente ‘sempre e ovunque’ per definizione…] compare anche, sia pure solo accennata, la Cia… terremo a cosa a mente, cosa che non guasta mai!… In secondo luogo si parla non già [come potremmo magari aspettarci…] di Sismi, di ‘Gladio’ [struttura la cui esistenza a quel tempo era nota a pochissimi…] o di ‘P2’ [idem come sopra…]. Il ‘tramite interno’ di Cia e Mossad è individuato dai francesi nel nostro Ministero degli Interni con allusione più o meno esplicita al cosiddetto ‘Ufficio Affari Riservati’… interessante!

Prima domanda: quali personaggi si sono ‘alternati’ alla carica di ministro degli interni in quegli anni?… Prima risposta: quelli che vedete qui sotto…

Mariano Rumor : febbraio 1972 - luglio 1973
Paolo Emilio Taviani: luglio 1973 - novembre 1974
Luigi Gui: novembre 1974 - febbraio 1976
Francesco Cossiga: febbraio 1976 – maggio 1978

Seconda domanda: a quale periodo si riferisce esattamente la nota dello SDECE?… Seconda risposta: si afferma specificatamente che il Mossad [con la debita ‘autorizzazione’ della Cia…] avrebbe ‘creato organizzazioni di estrema destra spingendole a compiere attentati…’. Da notare ragazzi l’uso del verbo creare… il che vuol dire che il Mossad non ha utilizzato ‘qualcosa che già esisteva’ ma ha creato ‘qualcosa di nuovo’ con il preciso scopo di compiere attentati… Come non pensare allora alla fantomatica organizzazione ‘Ordine nero’, quella che ha rivendicato gli attentati di Piazza della Loggia a Brescia e dell’Italicus e che poi è ‘sparita nel nulla’?… Il bello [se vogliamo chiamarlo così…] è che ancora oggi di ‘Ordine nero’ non si è individuato alcuno che ne abbia fatto parte… Ragazzi… non so voi… io a questo punto non avrei proprio più dubbi… d’ora in poi questa fantomatica ‘Ordine nero’ la chiameremo, al fine che non resti alcun dubbio di sorta, ‘Ordine Mossad … Il periodo cui si accenna nell’articolo di Pecorelli sembra essere dunque l’anno 1974, l’anno degli attentati ‘neri’ di cui si è detto ora, l’anno in cui era ministro dell’inteno quel Paolo Emilio Taviani che ha fatto incarcerare i militanti di ‘Ordine nuovo’ [non ‘Ordine nero’ ragazzi… non fate confusione…] con l’accusa di ‘ricostruzione del partito fascista’, l’anno in cui si è imboccata la ‘pista nera’ per la strage di piazza Fontana [che come tutte le altre ‘piste nere’, ad eccezione di quella per la strage alla stazione di Bologna, è finita in ‘bolla di sapone’…] , l’anno in cui si è accusato Edgardo Sogno di ‘meditare’ fantomatici ‘colpi di stato autoritari’ [cosa che poi si è rivelata anche quella una ‘bolla di sapone’…], l’anno in cui si è avuto il ‘cambio al vertice’ nelle Brigate rosse [cattura di Curcio e Franceschini, successione di Moretti e avvio della ‘nuova strategia’ delle Brigate rosse …], l’anno in cui si è scoperto che il Sid era ‘inquinato da elementi fascisti’ e l’anno infine in cui il nostro ‘agente Z’ è fuggito in Francia per evitare che... lo ammazzassero… tutto qui... che volete che sia! ...

Terza domanda: e in tutto questo che cosa c’entra il nominato ‘Ufficio Affari Riservati’?… qui il discorso di fa ‘un poco oscuro’ ed è necessario più che mai documentarsi… proporrei dunque a questo punto una ‘pausa di riflessione’ che da parte mia impiegherò in una ‘piccola ricerca’ sule ‘connessioni’ tra questo ‘Ufficio Affari Riservati’ del Viminale e gli avvenimenti del ‘fatidico anno’ 1974…

saluti!…

--------------

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 26/9/2008 13:08  Aggiornato: 26/9/2008 13:42
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Redna, a questo punto sarebbe importante capire in quale
gruppo agissero i "calabresi".
Perchè, Nirta era sicuramente uomo di Delfino e da questo si capirebbe
il suo intento e quello del suo referente politico.
Ma a questo punto, chi invece tirava le fila dell'altro gruppo (sia stato
questo il gruppo killer o quello sequestratore).
Forse il Mossad bruciò tutti sul tempo, sostanzialmente per recuperare
quella documentazione così interessante e così utile nel futuro a scopi
ricattatori?


In questa vicenda i calabresi entrano con una telefonata nella quale si 'suppone' si parli di loro.
E'la telefonata fra Cazora e Freato.
Se si legge bene però la trascrizione della telefonata non parlano mai di via fani, parlano solo di ...foto del 16marzo...
Quindi non si capisce la relazione fra i calabresi, la mafia, via fani ecc....A rileggere la telefonata senza pregiudizi, pare che invece siano preoccupati di qualcos'altro...Ovviamente il tutto è stato pilotato verso le foto di via fani con il fantomatico personaggio che 'forse' nemmeno c'era...
Resta il fatto che le uniche foto dove veniva dimostrato il rapimento di AM non si trovano più.(sarà vero?)

Chi tirava le fila dell'altro gruppo?
Dobbiamo arrivare a capire CHI voleva 'proteggere' Moro, o forse anche cinicamente, tenerlo perchè parlasse e non fosse ammazzato subito.

Il Mossad in quel periodo comunque non era così potente. Feroce senza dubbio ma non così potente da essere , per esempio, più avanti della CIA o del KGB.

edit


Citazione:
Febbraio 1979: "L'Espresso" pubblica rivelazioni provenienti da Ernesto Viglione, giornalista di Radio Montecarlo. Secondo un sedicente brigatista, le Br e il caso Moro sarebbero state molto diversi dalla versione ufficiale. Poi il caso sembra sgonfiarsi in un tentativo di truffa, ma in appello Viglione è assolto.


fonte:robertobartali.it

già nel febbraio 1979 qualcuno diceva 'qualcosa' di diverso dalla VU.
Sarebbe interessante leggere quel numero de "L'Espresso"...

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
audisio
Inviato: 26/9/2008 14:16  Aggiornato: 26/9/2008 14:16
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna, leggi cosa era in grado di fare il Mossad
in terra francese nel 1977:

Nel 1977 il Mossad "scoprì che il governo francese - già fornitore della tecnologia nucleare ad Israele [attualmente l'entità sionista è dotata di oltre duecento testate atomiche? a fronte di tutti i Paesi arabi che, invece, ne sono assolutamente sprovvisti!] - stava facendo lo stesso con l'Iraq [il 'vero' nemico di "Israele"!]. Il reattore si trovava a nord di Baghdad, in una località denominata Al-Tuweitha". "Israele iniziò subito a progettare il bombardamento del reattore prima della sua accensione": la Repubblica dell'Iraq non 'poteva' (e non 'può'?) produrre energia nucleare per il suo fabbisogno. "Preoccupata dell'escalation del conflitto, Washington tentò di persuadere le autorità francesi [a interrompere la collaborazione con gli Iracheni], ma ricevette un cortese rifiuto.
Allora Hofi [Yitzak Hofi era il direttore del Mossad] inviò una squadra di katsa [agenti addetti al reclutamento di informatori] a compiere un raid nella centrale atomica di La Seyne-sur-Mar, località nella quale si stava assemblando il nocciolo radioattivo che avrebbe poi dovuto essere trasportato a Al-Tuweitha. Il nocciolo venne distrutto da un sintomatico "Gruppo Ecologico Francese", un'organizzazione di cui nessuno aveva mai sentito parlare prima. Bisognava ricominciare daccapo". "Mentre i francesi stavano iniziando ad assemblare un altro nocciolo radioattivo - riferiscono Musci e Minicangeli -, gli iracheni inviarono a Parigi Yahya Al-Meshad, un membro della Commissione per l'energia atomica, allo scopo di prendere accordi e preparare la spedizione del combustibile nucleare a Baghdad. Hofi inviò immediatamente un commando per assassinarlo. (?) mentre un paio di agenti controllavano le strade adiacenti alla dimora dove alloggiava Al Meshad, altri entrarono usando una chiave falsa, gli tagliarono la gola e lo accoltellarono al cuore, poi misero tutto sottosopra nel tentativo di simulare un furto finito male".

audisio
Inviato: 26/9/2008 14:27  Aggiornato: 26/9/2008 14:27
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
E quest'altro:

Jonathan Jay Pollard (South Bend, Indiana, 7 agosto 1954) è una spia israeliana arrestato il 21 novembre 1985 e condannato all'ergastolo per spionaggio a favore d'Israele.

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Jonathan_Pollard"

Non solo. Come puoi leggere in questa scheda su Luogocomune:
http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=201
Pollard si era infiltrato nei Servizi Segreti della Marina USA con qualifica
tale da avere accesso a documenti top secret. Si dice che abbia passato
migliaia di informazioni riservate a Israele.
E pensare che USA e Israele erano e sono alleati.
Pensa cosa può fare il Mossad in Italia, paese verso il quale non ha
alcuna remora diplomatica oggi e soprattutto allora quando anzi
eravamo considerati troppo viciini agli arabi.
E tieni conto della rete di appoggi che può vantare il Mossad in Italia.
A Roma ci sono 30.000 ebrei di stretta osservanza israeliana.
Sono tutti agenti "in sonno".
Non è razzismo, è la realtà.

redna
Inviato: 26/9/2008 16:35  Aggiornato: 26/9/2008 16:54
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Nel 1977 il Mossad "scoprì che il governo francese - già fornitore della tecnologia nucleare ad Israele [attualmente l'entità sionista è dotata di oltre duecento testate atomiche? a fronte di tutti i Paesi arabi che, invece, ne sono assolutamente sprovvisti!



geograficamente il Pakistan (che ha l'atomica...) dove lo collochi?

Comunque parlare di quanto è bello e di quanto è bravo il mossad è come quanto si parla di come sparava bene tex willer...
Tex willer sparava bene perchè gli altri NON sparavano affatto!

Comunque focalizzarsi su certi particoli è fuorviante.
A me piacerebbe sapere, per esempio, cose di 'noartri' tipo: come mai il ministro degli interni non ha fatto nulla per sapere dove era tenuto AM.
(intendo dire che c'erano persone che andavano e tornavano dalla luogo di segregazione...indisturbate..)

Che, a rigor di logica, mi sembra molto, ma molto più grave

Citazione:
Pensa cosa può fare il Mossad in Italia, paese verso il quale non ha alcuna remora diplomatica oggi e soprattutto allora quando anzi eravamo considerati troppo viciini agli arabi. E tieni conto della rete di appoggi che può vantare il Mossad in Italia. A Roma ci sono 30.000 ebrei di stretta osservanza israeliana. Sono tutti agenti "in sonno". Non è razzismo, è la realtà.



Se il mossad ha rete di appoggi ...agenti in sonno...ecc...
non pensi che invece il vaticano ne abbia molti di più, con terreni e proprietà in cui nessuno mette il naso?
E forse il vaticano aveva degli interessi che Moro non ne uscisse morto da via fani, mente 'altri' probabilmente erano di parere contrario.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 28/9/2008 8:38  Aggiornato: 2/10/2008 11:21
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì...
... vi dirò che la mia 'piccola ricerca’ sui collegamenti tra ‘Ufficio Affari Riservati’ del Viminale e gli avvenimenti del ‘fatidico anno’ 1974 ha conseguito alcuni risultati davvero 'interessanti' e altri ancor più 'interessanti' se ne potrebbero aggiungere. Prima di tutto però, per agevolare la comprensione del lettore, una bella rassegna cronologica non guasta. Eccola … magari mi curerò via via di tenerla anche 'aggiornata'

Anno 1974

3 gennaio - A Padova viene perquisita la casa del ten. col. Amos Spiazzi. Emergono i collegamenti tra questi e una 'organizzazione segreta' che sarà chiamata ‘Rosa dei Venti’

30 gennaio - Il giudice Alessandrini rinvia a giudizio Freda e Ventura per la strage di Piazza Fontana e per le altre bombe del 12 Dicembre 1969

28 febbraio - Inizia a Cattolica, presso l'Hotel Giada la riunione di fondazione di 'Ordine nero', [si disse] costituito dai resti di 'Ordine nuovo' e da Avanguardia Nazionale.

18 aprile - La Cassazione stabilisce la riunificazione dei processi a Valpreda e a Freda e Ventura per la strage di Piazza Fontana del 12 Dicembre 1969

21 aprile - Una bomba al plastico fa saltare mezzo metro di rotaie appena oltrepassata la stazione di Vaiano a trenta chilometri da Firenze. Non ci sono conseguenze solo perché il blocco automatico dei treni in caso di interruzione delle rotaie impedisce il deragliamento del rapido Parigi-Roma. L'attentato viene rivendicato da 'Ordine nero'

25 aprile - Una bottiglia molotov viene lanciato contro l'auto del giudice Macrì. L'episodio viene rivendicato da 'Ordine nero'

28 aprile - Una bomba ad alto potenziale esplode al liceo sloveno di Trieste, non ci sono vittime. L'attentato è rivendicato da una 'organizzazione fascista'

30 aprile - Vengono lanciate 3 bombe contro uffici della polizia a Milano. Gli attentati sono rivendicati da 'Ordine nero'

10 maggio - Una serie di attentati dinamitardi vengono rivendicati da 'Ordine nero' nelle città di Milano, Bologna e Ancona dove una persona viene ferita

28 maggio - Una bomba esplode in Piazza della Loggia a Brescia, mentre è in corso una ‘manifestazione antifascista’ provocando 8 morti e 103 feriti. La strage di Brescia viene rivendicata da 'Ordine nero'. Poco dopo verranno arrestati Ermanno Buzzi di Avanguardia Nazionale, Nando Ferrari del Fronte della Gioventù e Marco De Amici delle SAM

29 maggio - Il Servizio Informazioni Generali e Sicurezza Interna [afferente alla Divisione Affari Riservati, diretta da Federico Umberto D'Amato fin dal 1968] viene soppresso dal ministro Taviani il giorno dopo la strage di Brescia. Umberto Federico D'Amato viene mandato a dirigere la polizia stradale

30 maggio - Viene individuato un campo di Avanguardia Nazionale a Pian di Rascino in provincia di Rieti. Nel conflitto a fuoco con i carabinieri muore, in circostanze non chiare, il membro di Avanguardia Nazionale Giancarlo Esposti, sospettato di essere fra i responsabili della strage di Brescia

1 giugno - In sostituzione del Servizio Informazioni Generali e Sicurezza Interna viene costituito l'Ispettorato Generale per l'azione contro il Terrorismo diretto da Emilio Santillo e con un organico di 300 uomini, distribuiti in 13 centri, alle dirette dipendenze del capo della polizia.

3 giugno - Arrestato Giancarlo Cartocci con l’accusa di essere un ‘aderente’ di 'Ordine nero'. Nei giorni seguenti vengono arrestati altri 11 ‘aderenti’ all'organizzazione

1 luglio - L'ammiraglio Mario Casardi subentra al generale Vito Miceli come capo del SID

9 luglio - A Brescia 31 esponenti delle SAM [Squadre d’Azione Mussolini] vengono incriminati per ‘tentato colpo di stato’

15 luglio - Il ministro della difesa in carica Giulio Andreotti destituisce una dozzina di generali ed ammiragli, come dichiarerà poi alcuni giorni dopo alla magistratura, per ‘prevenire un colpo di stato previsto per il 10 agosto’ e mette in stato di allarme esercito, marina e aviazione rafforzando la guardia del palazzo presidenziale

4 agosto - Una bomba rivendicata da Ordine Nero esplode sul treno Roma-Monaco ‘Italicus’ a San Benedetto Val di Sembro, causando 12 morti e 105 feriti. Anni dopo Maria Fida Moro rivelerà che il padre, allora mionistro degli esteri, quel 4 agosto alla stazione Termini era già salito sul treno 'Italicus' e che prima di partire era dovuto scendere per firmare alcuni documenti, cosa che in pratica gli aveva fatto perdere il treno e salvato la vita…

6 agosto - Vengono ritrovati 18 chilogrammi di esplosivo all'ingresso della galleria ferroviaria vicino Bologna. L'esplosivo sarebbe stato sufficiente per far saltare il tunnel. Ordine Nero rivendica la tentata strage e annuncia altre azioni simili

7 agosto - Tre supposti ‘aderenti’ ad Ordine Nero sono arrestati per la strage dell'Italicus

9 agosto - Il gen. Ricci viene incriminato per ‘associazione sovversiva’ dai giudici che indagano sulla ‘Rosa dei Venti’

10 agosto – Il deputato dell’Msi Giuseppe Niccolai presenta al Ministro della Difesa una interrogazione, con la quale si avanza l'ipotesi che l'aereo Argo16, che aveva riportato in Libano i cinque terroristi arrestati in seguito ad un fallito attentato a Fiumicino, era caduto il 23 novembre 1973 poco dopo il decollo da Marghera non per ‘incidente’ ma perché sabotato. Agli atti parlamentari risultano risposte da prima evasive, poi una parziale ammissione, che in effetti ‘dagli esami di laboratorio del relitto non si era in grado di precisare la causa dell'incidente’ ma che si escludeva tassativamente il sabotaggio. Solo nell’agosto 1986 il generale Ambrogio Viviani, capo del controspionaggio militare dal 1970 al 1974, in una intervista concessa al settimanale ‘Panorama’ affermerà che l’Argo16 a missione compiuta era stato fatto saltare in aria ‘per vendetta’ da agenti del Mossad

23 agosto - La magistratura di Torino [Luciano Violante] scopre il ‘complotto’ conosciuto come ‘golpe bianco’ facente capo a Edgardo Sogno, Randolfo Pacciardi, Luigi Cavallo ed altri. Il ‘golpe’ era previsto per ferragosto e aveva come obiettivo di forzare l'intervento dei militari in favore di una ‘repubblica presidenziale’. L’istruttoria sarà traferita a Roma per ‘competenza’ territoriale e si concluderà alla fine con il proscioglimento di tutti gli indiziati ‘per non aver commesso il fatto’

26 agosto - A Cadice il principe Junio Valerio Borghese, ex-comandante della 'X-Mas', è ritrovato cadavere nella sua abitazione. Le circostanze della morte, avvenuta proprio quando si 'riapriva' l'indagine su un presunto 'colpo di stato' da lui organizzato e sempre da lui all'ultimo momento 'fermato', non sono mai state chiarite. Anni dopo Stefano Delle Chiaie dichiarerà di fronte alla Commissione stragi che il principe Borghese fu avvelenato proprio a causa dell'inchiesta aperta in Italia sul 'tentato golpe' del '70

24 settembre - Il ministro degli esteri Aldo Moro, in 'visita ufficiale' negli Stati Uniti, è gravemente 'minacciato' dal segretario di stato Henry Kissinger nel modo seguente: '... o lei smette di fare questa cosa o lei la pagherà cara...'. Rientrato in Italia in gran fretta e con largo anticipo sui tempi previsti, Aldo Moro riferisce al suo portavoce Corrado Guerzoni l’intenzione di ritirarsi dalla vita politica per due o tre anni

1 ottobre - L'Espresso pubblica un articolo su ‘tentativi di colpo di stato’ preparati dai servizi segreti

6 ottobre - Sette militanti di destra arrestati per la strage dell'Italicus vengono rilasciati per ‘mancanza di indizi’

25 ottobre - Il generale Vito Miceli, ex-direttore del SID, è arrestato su mandato di cattura emesso dal giudice Giovanni Tamburino, conduttore dell’inchiesta sulla ‘Rosa dei Venti’, per ‘cospirazione politica’

31 ottobre - Il gen. Vito Miceli viene incriminato nel quadro dell'inchiesta sul ‘tentativo di colpo di stato’ di Junio Valerio Borghese. Nel luglio 1978 la Corte d’Assise lo assolverà per ‘non aver commesso il fatto’

3 novembre - Vengono spiccati dalla magistratura romana 20 mandati di cattura per l'inchiesta sulla ‘cospirazione politica’ della ‘Rosa dei Venti’

21 novembre - La Camera vota l'autorizzazione a procedere contro Pino Rauti per il processo sulla strage di piazza Fontana

29 dicembre - Vengono avocate dalla Procura di Roma tutte le inchieste sulla ‘Rosa dei Venti’, il ‘golpe Borghese’, ‘Ordine Nero’ e quelle relative ad altre ‘trame nere’… superfluo aggiungere che tutto ciò si risolverà alla fine nella classica ‘bolla di sapone’…

Già ad uno sguardo assai 'di sfuggita' si coglie una sequenza di eventi assai legati tra loro che di fatto costituiscono una sistematica campagna di delegittimazione nei confronti della destra, parlamentare e no, condotta dalle autorità politiche e giudiziarie sulla base di elementi che si riveleranno poi del tutto inconsistenti. Questo, piaccia o no, è semplicemente un dato di fatto che non può essere ragionevolmente smentito. Resta solo da vedere chi è stato il 'burattinaio' che ha 'tenuto i fili' delle varie 'marionette' che si sono prestate al gioco... e questo lo vedremo assai presto ...

saluti!...

--------------

... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 28/9/2008 10:26  Aggiornato: 28/9/2008 10:30
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=3524


anche sofri dice la sua sul periodo...
le ramificazioni sono tante, quel periodo era veramente di piombo.
La lettura anche, ma è interessante per capire qualcosa.

Citazione:
La rivelazione è veramente inquietante : perché un alto dirigente di un servizio segreto, che all'epoca era accusato di orchestrare stragi, attentati e tensioni contro la sinistra, avrebbe dovuto esporsi per proporre a chi era considerato un nemico dello Stato un atto estremamente grave – un omicidio – generando, peraltro, dei sospetti? Perché Sofri ha fatto questa dichiarazione? Si tratta, forse, di un messaggio? Naturalmente Sofri ha detto che la proposta fu rifiutata, ma perché l'Ufficio Affari Riservati, allora, avrebbe valutato i "compagni" di Lotta Continua come in grado di compiere un assassinio? E' credibile?


comunque: è più credibile l'uno o l'altro? ma perchè aspettare tanto a dire le cose...!!!

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 28/9/2008 10:43  Aggiornato: 29/9/2008 17:49
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… quando si deve illustrare una serie di risultati la domanda che mi pongo, di difficile risposta almeno per me, è sempre questa: da dove comincio?… eh già… si dice che ‘chi ben comincia…’. Così, dovendo parlare del ‘fatidico 1974, ho pensato bene di cominciare da un fatto accaduto ventidue anni dopo, nel 1996 che qui potete leggere…

http://www.criminologie.net/giannuli.htm

… Aldo Giannuli, perito dei tribunali di Milano e Brescia, autore di volumi documentatissimi sui misteri italiani, è diventato celebre quando, nel novembre 1996 ha scoperto l'archivio di via Appia: una straordinaria raccolta di carte, relative ad aspetti assai riservati e delicati dei comportamenti degli apparati statali, nelle vicende ‘eversive e stragiste’ della nostra storia repubblicana…

Per saperne di più di più questo Giannuli andiamo sulla solita ‘wiki’ ...

http://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Giannuli#cite_note-0

… e qui leggiamo…

Aldo Giannuli nasce a Bari nel 1952, si laurea in Scienze Politiche; è ricercatore presso l'istituto di Storia contemporanea dell'Università di Bari. Considerato un profondissimo conoscitore della storia delle trame eversive in Italia, è consulente per le Procure di Bari, Milano [per la strage di Piazza Fontana], Pavia e Brescia [per la strage di Piazza della Loggia]. Ha effettuato consulenze per la Procura di Palermo, ha collaborato con la Commissione Stragi per 7 anni fino al 2001; ha collaborato col giudice Guido Salvini. Ha avuto grande notorietà per aver trovato una ingente quantità di documenti dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno, tenuti nascosti, nel cosidetto ‘archivio della via Appia’ , situato in Circonvallazione Appia, a Roma…

Dunque dunque… questo Giannuli avrebbe tra l’altro collaborato col giudice istruttore milanese Guido Salvini, ex-militante di Lotta Continua divenuto noto per le inchieste sulle organizzazioni estremiste degli anni di piombo e per aver riaperto nel 1989 l'inchiesta sulla strage di piazza Fontana e in generale sulla 'eversione di destra’ … ‘indagine’ condotta, lo riconosciamo, con intenti davvero lodevoli e con grande accanimento… ma che ha il piccolo difetto di essersi conclusa, come tutte quelle che l’hanno preceduta, con la solita ‘bolla di sapone’… che peccato! … Nell’ordinanza di rinvio a giudizio emessa da Salvini nei confronti di Carlo Digilio, Carlo Maria Maggi e Delfo Zorzi [alla fine tutti assolti in appello con formula piena…] si legge fra l’altro

… l’indagine aperta dalla Procura della Repubblica di Milano si sviluppava, invece, soprattutto sino all’autunno del 1996, più che con l’audizione dei collaboratori, con l’effettuazione di intercettazioni telefoniche ed ambientali riguardanti gli ex-componenti dell’area mestrina di Ordine Nuovo, intercettazioni rivelatesi molto efficaci, e con l’approfondimento degli spunti investigativi resi possibili anche dal recupero, presso una caserma di Via Appia a Roma, di moltissimo materiale non protocollato…

Questo Giannuli sembra avere fatto proprio un bel lavoro… tanto più che in mezzo ai documenti trovati in via Appia ci sia anche il quadrante di un timer utilizzato per l'attentato del 9 agosto 1969 sul treno Pescara – Roma, uno di quegli attentati di cui ha parlato il nostro ‘agente Z’ riferendosi alle ‘attività’ dei GAP di Feltrinelli e Lazagna… non male ragazzi! … Altra notizia importante [e molto…] per la nostra ‘minichiesta’ riguarda il fatto che questa specie di ’archivio dimenticato’ era appartenuto all’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno, l’ente che è stato ‘soppresso’ dall’allora ministro Paolo Emilio Traviani il giorno dopo la strage di piazza della Loggia a Brescia… un tempismo un poco singolare, non trovate ragazzi?

Prima domanda: che funzioni aveva questo ‘ente’?…

Prima risposta: all’epoca la ‘sicurezza interna’ del nostro paese era affidata a due enti diversi: da una parte l’Ufficio D del Sid [diretto allora dal generale GianAdelio Maletti, il destinatario della lettera del nostro ‘agente Z’ che abbiamo già pubblicato, un personaggio un poco ‘fosco’ del quale dovremo assai presto interessarci di nuovo…] e dall’altra l’ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno. Gli svantaggi [per non dire pericoli…] insiti nello ‘sdoppiamento di funzioni’ in un settore così delicato sono eviedenti a chiunque. Proprio in seguito agli eventi del ’74 l’anno successivo Giulio Andreotti, ministro della difesa, attuerà la sua ‘riforma dei servizi segreti’ affidando la ‘sicurezza militare’ al Sismi, dipendente dal Ministero della Difesa, e la ‘sicurezza democratica’ al Sisde, dipendente dal Ministero degli Interni. Il ‘rimedio’ alla fine si rivelerà peggiore del ‘male da curare’ ma questo è un altro discorso…

Seconda domanda: chi comandava all’epoca l’Ufficio Affari Riservati?…

Seconda risposta: lo comandava un ‘personaggio’ che definire ‘originale’ è assai riduttivo: Federico Umberto D’Amato. Se andiamo a cercare notizie di lui sulla solita ‘wiki’ scopriamo che… non si trova assolutamente nulla … Qualcosa qua e là salta fuori andando a cercare con pazienza… ad esempio negli archivi del Corriere della Sera

http://archiviostorico.corriere.it/1997/aprile/27/Amato_sbirro_grand_gourmet_che_co_0_9704277014.shtml

… dove il nostro è definito nientemeno che ‘Sbirro grand gourmet’ , per via della sua autentica passione per l’arte culinaria. Vi lascio a questo punto alla lettura dell’articolo e in aggiunta vi segnalo il seguente filmato della BBC dove si parla di ‘trame eversive’ italiane ed è riportata anche una ‘intervista’ rilasciata dal nostro ‘Sbirro grand gourmet’… un ‘manicaretto’ tutto da gustare!

http://it.youtube.com/watch?v=gdHhnBhpb6c

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
audisio
Inviato: 29/9/2008 14:39  Aggiornato: 29/9/2008 14:39
Sono certo di non sapere
Iscritto: 29/4/2008
Da:
Inviati: 3471
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna, eravamo arrivati ad un punto in cui cominciavamo
ad intravedere almeno due "grossi" attori in campo, due fazioni
che cercano di anticiparsi l'un l'altra, per tentare di conservare
l'assetto politico di fondo ma senza rimetterci più di tanto.
E i due attori, secondo me, erano proprio, da una parte l'asse
USA-Israele (con dietro i veri mandanti, la Massoneria Occulta
anglosassone), dall'altra il Vaticano che, non potendosi permettere
di scompaginare totalmente i piani dell'altro centro di potere, temeva
comunque moltissimo le conseguenze a lungo termine della fine
di Moro sul suo partito politico di riferimento, la DC.
E' proprio dal caso Moro che inizia la fine politica della DC, la sua
permeabilità a progetti occulti ideati ed eseguiti da terzi che
porteranno poi a Mani Pulite e al passaggio alla fase operativo del Piano
di Rinascita Democratica di Licio Gelli che, ricordiamolo, prevedeva
proprio la fine dei partiti politici del Patto Costituente, necessaria per
la nascita di una democrazia autoritaria fondata sul presidenzialismo e
sulla figura di un tribuno come Berluska.

redna
Inviato: 29/9/2008 15:34  Aggiornato: 29/9/2008 15:40
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Cossiga-top-secret/2042427&ref=hpsp


Cossiga ogni tanto parla....
Però se ne guarda bene dal parlare proprio del 1978 e di quanto era ministro degli interni.

Teniamo presente che ha dato le dimissioni subito dopo il ritrovamento del cadavere di AM.

Riporta Andreotti che Cossiga disse che era meglio se scoppiava una sola bomba piuttosto che tutta la santa barbara!
Linguaggio criptico o era meglio defilarsi al più presto dalla faccenda?


Citazione:
E i due attori, secondo me, erano proprio, da una parte l'asse
USA-Israele (con dietro i veri mandanti, la Massoneria Occulta
anglosassone), dall'altra il Vaticano che, non potendosi permettere
di scompaginare totalmente i piani dell'altro centro di potere, temeva
comunque moltissimo le conseguenze a lungo termine della fine
di Moro sul suo partito politico di riferimento, la DC.


La massoneria occulta anglosassone probabilmente non era d'accordo che si trovasse dove era custodito AM, anche se 'altri' andavano e tornavano da quel posto.
Non erano d'accordo nemmeno la CIA e il Mossad che sapevano dove era....
Allora chi era che lo voleva vivo? uno solo?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 29/9/2008 16:13  Aggiornato: 1/10/2008 15:55
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… oggi proviamo a sondare un poco gli avvenimenti del 1974 parlando di una stana ‘guerra di generali’ sorta quell’anno all’interno del Servizio Informazioni della Difesa [Sid…] e che alla fine condurrà ad una completa epurazione dai quadri delle Forze Armate di quasi tutti gli alti ufficiali… diciamo così… di ‘sentimenti anticomunisti’. Diciamo subito che ‘architetto’ di questo blitz è stato l’allora ministro della difesa Giulio Andreotti, che nel corso di quell’anno compì un vera e propria ‘sterzata di 180 gradi’. Fino a quel momento infatti il nostro ‘Giulietto’ era stato tra i più risoluti oppositori di ogni ‘apertura ai comunisti’ e non per nulla il governo sorto in seguito alle elezioni politiche del 1972 e guidato proprio da lui si valeva della ‘sfiducia costruttiva’ dell’Msi. Nel 1974 però ‘Giulietto’, per motivi che solo lui conosce ma che cercheremo magari di scoprire , ‘si ravvede’ e comincia a guardare deciso verso sinistra, tanto che da lì a quattro anni dopo sarà lui a guidare il primo governo del dopoguerra che si è valso di ‘appoggio esterno’ da parte del Pci… che volete farci ragazzi… il potere logora chi non ce l’ha ci ha spiegato a suo tempo ‘Giulietto’

Per portare a termine il blitz ‘Giulietto’ si è avvalso di una figura decisamente ‘ambigua’, talmente ‘ambigua’ che in nessun paese al mondo [esclusa l’Italia naturalmente…] uno così potrebbe assurgere ad un ruolo così delicato: il generale GianAdelio Maletti, allora capo dell’ufficio D del Sid, ovvero l’ufficio specificatamente adibito al ‘controspionaggio’. Costui fin da quando era stato nominato a quell’incarico delicatissimo aveva sottoscritto un vero e proprio ‘patto di sangue’ con… il Mossad… vale a dire il capo del nostro controspionaggio se ne ‘andava a braccetto’ con la peggior cricca spionistica del mondo intero … Successivamente il nostro ‘GianAdelio’ si ‘giustificherà’ dicendo che era stato grazie alla collaborazione con il Mossad che aveva potuto sventare diversi attentati terroristici di Al-fatah, il più noto dei quali doveva aver luogo a Fiumicino nel settembre 1973. In quella occasione una tempestiva segnalazione del Sid [leggi però Mossad…]aveva condotto alla cattura di cinque terroristi palestinesi intenzionati ad usare missili terra aria spalleggiabili contro un aereo della El Al in partenza da Fiumicino. I cinque saranno processati per direttissima ma pochi giorni dopo la sentenza, dietro intervento personale di Aldo Moro [e questo fatto sarà certamente uno dei motivi della sua ‘condanna a morte’…] verranno tutti ‘caricati’ su un aereo dei servizi segreti che ‘apparteneva’ alla struttura ‘Gladio’ e che aveva svolto importanti missioni di spionaggio elettronico in Adriatico, aereo di nome Argo16, e ‘scaricati’ a Tripoli. Due soli giorni dopo, il 23 novembre 1973, Argo16 precipitatava in fase di decollo da Marghera causando la morte dei quattro membri dell'equipaggio e sfiorando anche un disastro ambientale. Nel 1999 la Corte d'Assise di Venezia ha sentenziato che la caduta dell'aereo deve essere imputata a un incidente ma ci sono altre ‘teorie’ intorno alle cause del disastro. In una trasmissione televisiva il generale Geraldo Serraville, capo di Gladio dal 1971 al 1974, ha dichiarato che, malgrado sia largamente diffusa l'opinione che l'aereo sia stato sabotato dal Mossad è probabile che l'esplosione sia attribuibile ai gladiatori che 'rifiutavano di consegnare le armi'… della stessa opinione [ovviamente…] è l'ex-presidente della Commissione Stragi Giovanni Pellegrino, che ritiene che la spiegazione dell'incidente vada cercata 'nell'uso che Gladio faceva dell'aereo'… una più geniale dell'altra!!! ... nell’anno 2000 sarà proprio il nostro ‘GianAdelio’ a togliere ogni dubbio dichiarando al giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo che l'aereo stava facendo ritorno dalla Libia dove aveva appena lasciato i cinque palestinesi presi ad Ostia e che una ‘sosta infelice’ a Malta aveva definitivamente confermato agli agenti dei servizi segreti israeliani quanto stava accadendo… a piena conferma della sua ‘indole’ poi GianAdelio ha inoltre dichiarato di essere stato contattato dall'allora capo della stazione del Mossad a Roma, Asa Leven prima dell'operazione e che questi, a conoscenza delle intenzioni del governo italiano, gli propose di ‘collaborare’ per ‘sequestrare’ i cinque ed estradarli a Tel Aviv… ma ‘non se ne fa nulla’… e ‘Argo 16 precipita’… onore al merito signor generale amico dei nostri amici!!!

Nel marzo del 1997 il giudice istruttore Carlo Mastelloni, incriminerà 22 ufficiali dell'Aeronautica con l'accusa di soppressione, falsificazione e sottrazione di atti concernenti la sicurezza dello stato. A suo giudizio ‘coloro che negli anni si sono occupati dell'inchiesta hanno sistematicamente occultato, falsato o distrutto ogni elemento che poteva portare sulla strada giusta’. Tra loro furono accusati di strage Zvi Zamir, ex-capo del Mossad e Asa Leven, ex-responsabile del Mossad in Italia. Vennero infine rinviati a giudizio nove tra ufficiali, funzionari e consulenti del Sid e del Sismi. Il pubblico ministero Remo Smitti chiese la condanna ad otto anni per ‘GianAdelio’ Maletti [da tempo ‘emigrato’ in Sud Africa dove ancora oggi è sotto la protezione del Mossad…], Viezzer e Lehmann, l'assoluzione per tutti gli altri e il proscioglimento per Zvi Zamir, ritenuto da Mastelloni il mandante del sabotaggio. Gli avvocati della difesa riuscirono però a ‘smontare’ tutte le accuse e il 16 dicembre 1999 i giudici conclusero il processo stabilendo che l'aereo cadde per un'avaria o per un errore del pilota. Da notare che le indagini del giudice Carlo Mastelloni furono ostacolate dall'opposizione del segreto di stato

Avversario di ‘GianAdelio’ nella ‘guerra tra generali’ di cui stiamo parlando è un personaggio di indole e natura del tutto opposta: Vito Miceli, allora capo del Sid. Il lettore mi perdoni se a questo punto inserirò nel discorso dei dettagli di natura ‘personale’. Vito Miceli e il mio papà [entrambi deceduti…] sono stati quasi coetanei, entrambi ufficiali dell’Esercito ed entrambi hanno conosciuto i campi di prigionia degli inglesi in India destinati ai ‘non collaboratori’. Che vuol dire ‘campi per non collaboratori’?… semplice… pochi giorni dopo l’8 settembre 1943 i prigionieri italiani in India sono stati radunati e invitati a ‘sciegliere’… chi voleva stare con Badoglio diventava ‘collaboratore’ e chi voleva stare con Mussolini diventava ‘non collaboratore’… tutto qui… fù così che ‘Vito’ e il mio papà optarono per la scelta ‘difficile’ e si ritrovarono insieme in un campo per ‘non collaboratori’… con tutte le ‘comodità’ ovviamente che la situazione comportava… Tornato a casa ‘Vito’ ha scalato nel dopoguerra i vertici dell'Esercito arrivando fino al grado di generale. Dal 1970 al 1974 è stato direttore del Sid , dove si è distinto per una linea filo araba in politica estera, linea che era anche quella di Andreotti… fino all’estate del 1974, quando è ‘esplosa’ la ‘bomba’ del ‘Golpe Borghese’… anche se non è proprio il massimo, andiamo un poco su ‘wiki’ per saperne qualcosa…

http://it.wikipedia.org/wiki/Golpe_Borghese

… e qui leggiamo…

… con golpe Borghese (o golpe dei forestali o golpe dell'Immacolata) si indica un tentativo di colpo di Stato avvenuto in Italia nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 (chiamata anche notte di Tora Tora, in ricordo dell'attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941) ed organizzato da Junio Valerio Borghese, sotto la sigla Fronte Nazionale, in stretto rapporto con Avanguardia Nazionale. Borghese, conosciuto anche come il ‘Principe nero’, era ex-comandante della Xª Flottiglia MAS che dopo l'8 settembre 1943 aveva aderito alla Repubblica Sociale Italiana…



… il golpe era stato progettato da diversi anni nei minimi particolari: dal 1969 erano stati formati gruppi clandestini armati con stretti rapporti con le Forze Armate. In accordo con diversi vertici militari e membri dei Ministeri, il golpe prevedeva l'occupazione del Ministero dell'Interno, del Ministero della Difesa, delle sedi RAI e dei mezzi di telecomunicazione (radio e telefoni) e la deportazione degli oppositori presenti nel Parlamento… il piano cominciò ad essere attuato tra il 7 e l'8 dicembre 1970, con il concentramento nella capitale di diverse centinaia di congiurati, con azioni simili in diverse città italiane, tra cui Milano… all'interno del Ministero degli Interni iniziò anche la distribuzione di armi e munizioni ai cospiratori, il generale dell'Aeronautica militare italiana Giuseppe Casero e il colonnello Giuseppe Lo Vecchio presero posizione al Ministero della Difesa mentre un gruppo armato della Guardia Forestale, di 187 uomini, guidato dal maggiore Luciano Berti si appostò non lontano dalle sedi televisive della RAI. A Milano, invece, si organizzò l'occupazione di Sesto San Giovanni tramite un reparto al comando del colonnello dell'esercito Amos Spiazzi… il golpe era in fase di avanzata esecuzione quando, improvvisamente, Valerio Borghese ne ordinò l'immediato annullamento. Le motivazioni di Borghese per questo improvviso ordine a poche ore dall'attuazione effettiva del piano non sono ancora certe ed esenti da una possibile smentita… secondo la testimonianza di Amos Spiazzi il golpe sarebbe stato in realtà fittizio: immediatamente represso dalle forze governative, sarebbe stato ideato come scusa per consentire al governo democristiano di emanare leggi speciali, secondo un piano che sarebbe stato chiamato Esigenza triangolo. Borghese, tuttavia, si sarebbe reso conto (o sarebbe stato avvertito) della trappola e si sarebbe dunque fermato in tempo…

Questo è quanto sta scritto sul cesso p… ops!… su ‘wiki’ e dal modo come è scritto il lettore anche poco sprovveduto potrebbe avere l’impressione che tutto questo è realmente avvenuto… a beneficio di tale lettore dirò che, come vederemo tra poche righe, la ‘sentenza finale’ emessa nel 1984 classificherà senza appello il ‘Golpe Borghese’ come ‘superbufala’ degna al più di figurare nel Guinnes dei primati … Vabbeh… ma questa ‘superbufala’ come è nata?… Leggiamo sempre su ‘wiki’…

… il 15 settembre 1974 Giulio Andreotti, all'epoca Ministro della Difesa, consegnò alla magistratura romana un dossier del SID diviso in tre parti che descriveva il piano e gli obiettivi del golpe, portando alla luce nuove informazioni. Il dossier fu redatto dal numero due del SID, il generale GianAdelio Maletti, che avviò un'inchiesta sulle cospirazioni mantenendolo nascosto anche a Vito Miceli, direttore del servizio. Aiutato dal capitano Antonio La Bruna, furono registrate le dichiarazioni di Remo Orlandini, quest'ultimo coordinatore per Borghese verso collegamenti all'estero e in Italia. Durante un colloquio, Orlandini fece il nome di Vito Miceli, come una figura coinvolta direttamente come Borghese. A questo punto Maletti fu costretto a scavalcare Miceli e a parlare direttamente con Andreotti. Miceli si giustificò affermando che doveva acquisire delle informazioni. Venne subito destituito insieme ad altri 20 generali e ammiragli, senza particolari spiegazioni. La Magistratura fece partire altri 32 arresti, tra cui anche quello di Adriano Monti. Nel 1974 Monti negò tutto e, scarcerato per motivi di salute, fuggì all'estero e vi rimase latitante per 10 anni… in origine Remo Orlandini faceva il nome di numerosi personaggi di spicco in ambito politico e militare, ma Andreotti ha recentemente dichiarato che ritenne di dover tagliare quelle parti per non renderle pubbliche, in quanto tali informazioni erano ‘inessenziali’ per il processo in corso e, anzi, avrebbero potuto risultare ‘inutilmente nocive’ per i personaggi ivi citati. Le parti cancellate includevano il nome di Giovanni Torrisi, successivamente Capo di Stato Maggiore della Difesa tra il 1980 e il 1981. Inoltre venivano fatti riferimenti a Licio Gelli e alla loggia massonica P2, che si doveva occupare del rapimento del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Infine si facevano rivelazioni circa un ‘patto’ stretto da Borghese con alcuni esponenti di Cosa_nostra secondo cui alcuni sicari della mafia, in effetti presenti a Roma la notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970, avrebbero ucciso il capo della polizia Angelo Vicari. L'esistenza di tale patto sarebbe poi stata confermata da vari pentiti di mafia tra i quali Tommaso Buscetta. Grazie alle rivelazioni di Buscetta e di Antonino Calderone sono emersi anche i legami tra il progetto golpista e l'organizzazione mafiosa.I due collaboratori hanno rievocato la vicenda nel corso del cosiddetto processo Andreotti…

Al di là dell’aspetto molto ‘fumoso’ dell’intera vicenda la verità che per ora ci interessa è che Andreotti con l’aiuto di ‘GianAdelio’ a sua volta aiutato dal capitano Antonio La Bruna e del ‘pentito’ Remo Orlandini riesce a far fuori in un colpo solo ‘Vito’ e una cinquantina di alti ufficiali ‘di Dna anticomunista’… bel colpo! … Andiamo a vedere ora come è finita la cosa davanti ai giudici…

…il 30 maggio 1977 cominciò il processo per il golpe a 68 imputati. Remo Orlandini dichiarò che la notte dell'8 dicembre, dopo l'avvio dell'operazione, ricevette una telefonata da Borghese il quale gli ordinava di rientrare, ma il motivo del contrordine era rimasto sconosciuto. Il ruolo di Adriano Monti fu invece quello di fare da ‘mediatore’ per accertare il gradimento o meno del golpe in ambienti esteri. Grazie al Freedom of Information Act, nel 2004 si è scoperto infatti che il piano di Borghese era noto al governo degli Stati Uniti; Monti era in collegamento con l'ambasciata americana attraverso Ugo Fenwich, il quale, subito dopo l'arresto di Monti, fuggì negli USA con un aereo appositamente predisposto. Monti, inoltre, si recò a Madrid per incontrare il tedesco Otto Skorzeny, amico di Borghese, che aveva preso parte alla liberazione di Mussolini il 12 settembre 1943. L'incontro fu necessario per confermare ‘l'avvallo statunitense al golpe’ , che fu dato a condizione però che fosse assicurato il coinvolgimento di un personaggio politico italiano ‘di garanzia’. Il nome indicato fu quello di Giulio Andreotti, che sarebbe dovuto diventare una sorta di presidente ‘in pectore’ del governo post-golpe. Monti tuttavia non seppe se Andreotti fosse al corrente dell'indicazione statunitense. Venne accertato che la colonna delle guardie forestali, comandata dal capitano Berti, da Rieti si diresse verso Roma, arrestandosi sulla via Olimpica. Questa marcia venne in seguito giustificata come ‘una coincidenza’. Il processo per il fallito golpe si concluse in secondo grado in Corte d'Assise d'appello il 29 novembre 1984 con una complessiva assoluzione. I giudici disposero l'assoluzione di tutti i 46 imputati dall'accusa di cospirazione politica perché il fatto non sussiste’ aggiungendo che tutto ciò che era successo non era che il parto di un ‘conciliabolo di 4 o 5 sessantenni’

Anche questa ‘superbufala’ perciò si è conclusa quindi con un bel ploff!!! … peccato che il cesso p… pardon ‘wiki’ ometta di riportare due dettagli importanti…

a) il 26 agosto 1974, un paio di giorni dopo che ‘GianAdelio’ si era recato da ‘Giulietto’ per consegnargli le carte che dovevano ‘inchiodare’ 'Vito', il Principe Junio Valerio Borghese era morto per ‘ingestione accidentale’ di una caffè ‘corretto’ con il cianuro … certamente perchè con lui vivo la ‘superbufala’ sarebbe stata ‘smascherata’ assai in fretta!…
b) la ‘superbufala’ è costata al colonnello Amos Spiazzi, dichiarato alla fine innocente, sette anni di carcere in isolamento nel corso dei quali la moglie moriva di crepacuore lasciando tre figli alla fame…

Vabbeh!… ora almeno sappiamo quanto basta per procedere…

saluti!...

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sigmatau
Inviato: 30/9/2008 15:59  Aggiornato: 1/10/2008 6:43
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… oggi parliamo un poco del personaggio ‘davvero speciale’ che vedete qui sotto in tre diversi periodi della sua vita…



A destra lo potete vedere all’incirca all’età che ha oggi, vale a dire ultraottantenne… al centro più giovane di quarant’anni… a sinistra ancora più giovane e fotografato nientemeno che accanto a Ben Gurion, primo presidente di Israele… Quest’ultima foto ci fa chiaramente capire che nostro ‘personaggio’ è stato ‘in profonda sintonia’ con lo stato ebraico fin dal tempo della sua origine [1947] e in fin dei conti in ciò non ci sarebbe nulla di male… ci mancherebbe altro!… Il fatto è che il ‘personaggio’ in questione è il generale GianAdelio Maletti, dal 1971 al 1975 capo del ‘reparto D’ del Servizio Informazioni della Difesa [Sid], vale a dire il reparto adibito al ganglo più delicato della nostra intelligence e della nostra security. Il fatto veramente singolare è che il nostro ‘GianAdelio’ [che da ora in poi chiameremo ‘generale kippah …] non ha mai fatto mistero di aver avuto da sempre ‘fraterni legami di amicizia’ con i 'signori' del Mossad, vale a dire il servizio segreto del paese che di fatto, e l’11 settembre lo ha dimostrato, è nemico del mondo intero

Nell’ultimo postato ho accennato ad un articolo comparso su Repubblica nell’agosto del 2000, articolo che qui segnalo…

http://www.almanaccodeimisteri.info/repubblicaMaletti.htm

L’intervista al ‘generale kippah’ ha luogo in Sud Africa [a Johannesburg per l’esattezza…], il paese ‘alleato di ferro’ di Israele dove fin dal lontano anno 1980 il nostro ha trovato sicuro rifugio per sottrarsi alla giustizia italiana. Beh… diciamo che forse qualche piccola ‘macchia sulla coscienza’ il ‘generale kippah’ ce la doveva pur avere… o no?… Vediamo un poco di commentare quello che dice l’articolo…

… gli occhi della vecchia spia si perdono oltre il parco del quartiere residenziale di Rosebank, Sudafrica. Bugie, misteri, faide e lotte intestine. E poi quei morti, gli attentati, nelle banche, sui treni, nelle piazze. GianAdelio Maletti, classe 1921, generale di divisione, cittadino sudafricano dal 1980, assistito dall'avvocato Michele Gentiloni, è disposto a rivelare ciò che sa. La sua verità. Di sicuro ci sono le sue condanne: per depistaggio, per avere aiutato i neofascisti Giannettini e Pozzan, per avere deviato le indagini sulla bomba di Bertoli alla questura di Milano…

Per chi non lo sapesse questo ‘onesto servitore dello stato’ ha raccolto condanne per complessivi trentuno anni di carcere, anche se in pratica ne ha scontati solo due… e si parla solo di quando è stato condannato giacchè i capi di imputazione a suo carico sono stati ben di più e più gravi di quelli enunciati nell’articolo. Ma quali sono le ‘fantastiche rivelazioni’ che il nostro ha fatto nell’intervista di Mastrogiacomo?… le vediamo…

… noi, come Sid, non eravamo in condizioni di fare nulla. Almeno nei confronti degli americani. Poi il tempo ci portò le prime conferme. La Cia, in Italia, aveva la più importante sezione sulla sicurezza di tutta l'Europa occidentale. Le informazioni venivano poi confrontate con l'altra potentissima centrale presente in Germania… sì, la Germania era stato un paese di reclutamento sin dalla fine della seconda guerra mondiale. La Cia voleva creare attraverso la rinascita di una nazionalismo esasperato e con il contributo dell'estrema destra, Ordine nuovo in particolare, l'arresto di questo scivolamento verso sinistra. Questo è il presupposto di base della strategia della tensione…

Se queste affermazioni arrivassero da un qualsiasi ‘fumaspinelli’ dei centri sociali non ci sarebbe nulla di strano… quello che preoccupa è che vengono da chi a suo tempo aveva gravissime responsabilità nella prevenzione degli atti di terrorismo nel nostro Paese… e da chi al tempo ha depistato tutte le indagini volte a identificare i veri colpevoli delle stragi, da piazza Fontana in poi… Ma vediamo che altro dice…

… [la Cia utilizzò Ordine nuovo] con i suoi infiltrati e con i suoi collaboratori. In varie città italiane e in alcune basi della Nato: Aviano, Napoli... la Cia aveva funzioni di collegamento tra diversi gruppi di estrema destra italiani e tedeschi e dettava le regole di comportamento fornendo anche il materiale… numerosi carichi di esplosivo arrivavano dalla Germania via Gottardo direttamente in Friuli e in Veneto… ne parlavo spesso con i collaboratori. Ma non tutti dimostravano di essere consapevoli di questa situazione o erano favorevoli al progetto… [i politici] li ho contattati, spesso scavalcando il mio capo, il generale Miceli… Tanassi, Andreotti, Gui… ma trovavo anche con loro un certo interesse distaccato… solo Andreotti… Andreotti no, lui era invece molto interessato… soprattutto del terrorismo di destra e dei tentativi di golpe in Italia… anche se ogni mia iniziativa era vista come una fastidiosa ingerenza…

Insomma par di capire che il nostro ‘generale kippah’ abbia compiuto fino in fondo il suo dovere e sono stati i politici a mettergli i bastoni tra le ruote … anzi no!… non tutti i politici perché con Andreotti questo ‘gran depistatore’ [dal quale dipendevano le nostre chance di salire su un treno, su un aereo o recarci in banca o finanche al mercato rionale senza essere massacrati…] si trovava invece a suo agio con ‘Giulietto’ … e con chi altri sennò!

… le tantissime informative restavano sempre lettera morta… il Sid era visto con diffidenza… ad Andreotti parlai personalmente dei tentativi di golpe. Miceli non voleva che il rapporto sul golpe Borghese finisse nelle sue mani e mi dissuase dal consegnarglielo. Aveva paura di quel rapporto perché risultava essere stato in contatto con alcuni uomini del golpe. Io mi resi conto che nel dossier figuravano nomi di alti ufficiali seduti in posti di comando e che se fosse stato trasmesso alla magistratura avrebbe provocato un terremoto… io lo portai ad Andreotti e gli spiegai le mie perplessità… c’era la prova del coinvolgimento di alti ufficiali delle nostre forze armate…

E’ probabile che, standosene egli al sicuro in Sud Africa, al nostro ‘generale kippah’ non sia giunta voce del fatto che nell’84 la magistratura ha definitivamente sentenziato che il ‘golpe Borghese’ altro non era che una ‘superbufala’… questo è possibile, ma almeno dovrebbe ricordare che il generale Miceli non ha dovuto neppure subire il ‘processo’ in quanto prosciolto già in istruttoria per evidente inconsistenza degli addebiti mossigli… come vedremo ora però al nostro sembra che l’età abbia gravemente compromesso le facoltà mnemoniche… succede purtroppo!…

… nel 1972 mi resi conto della gravità della situazione. Il centro di Padova ci segnala che dalla Germania, via Gottardo, arrivavano carichi di esplosivi destinati a Ordine nuovo. Lo segnalammo a livelli più alti… scoprimmo e segnalammo anche che l'esplosivo usato a piazza Fontana proveniva da uno di questi carichi… non ci sono prove dirette che la Cia sia il mandante della strage di piazza Fontana, ma è così…

Ah bene!… non ci sono prove ma è così!… il nostro ‘generale kippah’ sembra dunque abbracciare in pieno la ‘filosofia’ di una certa magistratura che da noi si autodefinisce ‘democratica’, ‘filosofia’ costantemente applicata nei confronti di Berlusconi da quindici anni a questa parte… oh yes!

… mi hanno accusato di simpatie verso Israele. Ma la cattura dei cinque palestinesi a Ostia decisi a far saltare in aria un aereo della El Al evitò altre centinaia di morti… io sento un peso fortissimo, come italiano, di quello che è successo. Mi sento quasi umiliato di ciò che non abbiamo fatto per impedire tanti morti. Chi ha portato avanti questo progetto, che ha ucciso tanti italiani è italiano. E lo ha fatto aderendo ad un progetto portato avanti da un servizio straniero, per ottenere un proprio vantaggio. Di potere… la vera responsabilità politica nella strategia della tensione è che nessuno ha mai preso delle decisioni… Forlani l'ho conosciuto troppo poco e mi ha silurato quando ero diventato un fastidio… Andreotti è un uomo intelligente e furbo, due qualità che raramente si incontrano assieme nello stesso individuo… non si può dire che la Cia avesse un ruolo attivo e diretto nelle stragi. Ma che sapessero e conoscessero obiettivi e autori è vero... la Cia ha cercato di fare ciò che aveva fatto in Grecia nel '67 quando il golpe mise fuori gioco Papandreu. In Italia le è sfuggita di mano la situazione… per piazza Fontana, che io sappia, è andata così. Devo presumere anche per piazza della Loggia, per l'Italicus, per Bologna…

Anche se manca un qualsiasi straccio di prova a sostegno delle sue deduzioni il ‘generale kippah’ non ha dubbi: tutta colpa di quei farabutti della Cia!… e i servizi segreti del resto del mondo?… tutti 'agnellini'? … Ecco che si viene al punto allora e si parla dell’Argo16 e del ruolo avuto dal Mossad nella vicenda… ascoltate un poco che cosa dice il nostro…

… Argo 16, l'aereo del Sid precipitato a Marghera… su quell'aereo sono morte persone che conoscevo benissimo… quando i 5 palestinesi presi ad Ostia vennero rinchiusi nel carcere di Viterbo, il capo della stazione del Mossad a Roma Asa Leven mi venne a trovare. Mi disse di aver saputo che il governo italiano aveva intenzione di restituirli alla Libia. Lui mi chiese di agire assieme, noi e loro, per sequestrarli… sì… avevano già messo a punto un piano. Noi dovevamo procurarci un documento giudiziario falso e con una scusa trasferirli dal carcere verso un presunto ‘tribunale’. Loro, il Mossad, avrebbero pensato al resto. Avrebbero assaltato il furgone, addormentato con un narcotico i cinque, li avrebbero bendati, caricati su un aereo pronto a decollare e trasferiti a Tel Aviv… [ma] non se ne fa nulla… i cinque dopo un sommario processo vengono trasferiti in Libia ma l'aereo fa uno scalo a Malta. Qui tutti si fanno una bella mangiata di pesce e vengono notati da degli agenti del Mossad. Una sosta infelice. Forse è stata la conferma definitiva, se ce n'era bisogno, che i cinque avevano preso il volo… lungo la rotta di ritorno Argo 16 precipita…

Tutta colpa di una cena a base di pesce dunque! … diciamo pure che non è il caso di commentare… Splendida poi la chiusa finale del nostro ‘generale kippah’…

… una sequela di morti… non si sopportavano e non si fidavano l'uno dell'altro… le bombe continuavano a esplodere… non c'era più alcuna strategia… i gruppi di estrema destra si erano sganciati… ormai c'era solo terrore…

Deliri a parte sembra dunque che il ‘generale kippah’ avesse una gran voglia di tornare in Italia per raccontare ‘tutta la verità’. Diciamo che è stato ‘accontentato’ e gli è stato concesso un ‘salvacondotto’ per testimoniare davanti ad un magistrato italiano. Risultato: non so… non ricordo… come si evince da questo articolo del Corriere della Sera che non commenterò [si commenta da solo …]

http://archiviostorico.corriere.it/2001/marzo/21/Cia_dietro_strategia_della_tensione_co_0_01032111522.shtml

Per oggi mi fermo qui… vi anticipo però che anche la prossima puntata sarà dedicata al nostro ‘gran campione’, il mitico ‘generale kippah … non mancate!…

saluti!...

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… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 1/10/2008 14:51  Aggiornato: 1/10/2008 20:05
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… come promesso ieri, anche la puntata di oggi è dedicata alle ‘mirabolanti imprese’ del ‘generale kippah’ GianAdelio Maletti. Per prima cosa andiamo a leggere quello che di lui hanno scritto diversi giornali in occasione del suo ‘ritorno in Italia’ del marzo 2001, allo scopo di rivelare la [sua] verità circa le stragi in Italia da piazza Fontana in poi. Attingeremo il materiale da…

http://www.almanaccodeimisteri.info/maletti.htm



Vediamo da prima, prendendo qua e là, che cosa ha scritto Ugo Cubeddu sul Messaggero

… eccolo il generale di divisione (in pensione, e la prende ancora, la pensione) GianAdelio Maletti, capo del ‘reparto D’ dei Servizi Segreti negli anni '70… consapevole di essere stato uno degli uomini chiave di quei difficili e spesso terribili anni, non pentito, disposto ad ammettere solo due errori: ‘… essermi fidato di alcuni collaboratori e di alcuni superiori…’… con una nostalgia dell'Italia che dopo 21 anni di Sudafrica rimarrà molto probabilmente tale, visto che ha sulle spalle una condanna di 14 anni passata in giudicato e una di 15 in primo grado… è venuto qui con un salvacondotto di 15 giorni per poter deporre al processo e rispondere, domani, alle domande del Pm di Brescia che indaga sulla strage di piazza della Loggia, ma per ragioni burocratiche e logistiche finirà per restare in Italia solo cinque o sei giorni, dopodichè tornerà a Johannesburg, dove vive da latitante benestante perchè, oltre alla pensione, ha anche uno ‘stipendio’ dal Mossad, il servizio segreto israeliano…

Beh ragazzi… visto che i governi italiani, di sinistra, di centro e di destra indifferentemente, hanno sempre elargito una generosa pensione ai titini che hanno ‘infoibato’ migliaia di italiani, perché c’è tanto da dire se anche il ‘generale kippah’ rientra tra i ‘beneficiati’?… e poi perché scandalizzarsi tanto se anche il Mossad lo premia per i ‘preziosi servigi’ da lui resi quando dirigeva il ‘reparto D?… ma andiamo ragazzi!

Il secondo articolo interessante da cui ‘peschiamo’ è scritto da Paolo Colonnello su La Stampa

… aveva ragione Eugenio Finardi quando, negli Anni 70, cantava che ‘la Cia ci spia’… dover aspettare però quasi 30 anni per avere una conferma ufficiale dall'uomo che nel periodo caldo della strategia della tensione guidava il famigerato ‘ufficio D’ del Sid, ovvero l'ex generale GianAdelio Maletti, classe 1921, è ben magra consolazione… soprattutto per i parenti delle vittime della strage di piazza Fontana… [delusione] per chi si aspettava che il vecchio e lucidissimo generale… facesse rivelazioni sconvolgenti… al più alcune conferme come l'informativa che nel '71, quando Maletti prese possesso dell'ufficio D, segnalò il passaggio di materiale esplosivo dal valico del Brennero nel 1969, ‘esplosivo di tipo militare e non polvere da mina’ nascosto su alcuni Tir e consegnato nei pressi di Padova a un esponente dell'estremismo nero di Mestre… a darne notizia al servizio segreto italiano sarebbe stato un informatore padovano, la fonte ‘Turco’ che in seguito, nel 1974, lo stesso Maletti con un appunto interno invitò a ‘chiudere’… da chi proveniva quel materiale esplosivo?… ‘non saprei’… poi però in una pausa dell'udienza con i cronisti si spinge più in là: ‘… certo non penso ai tedeschi, credo provenisse da una delle forze di occupazione in Germania…’… sentirlo dire da lui, dal generale Maletti cui pm e avvocati devono cavare con fatica ogni parola, fa ben più effetto che ascoltarlo in una canzone: ‘… si vede che voglio fin troppo bene alla patria…’ [!!! ...- n.d.r.] … davanti alla seconda corte d'Assise Maletti dice : ‘… è' possibile che la Cia fosse venuta a conoscenza, abbia incoraggiato e forse aiutato alcuni movimenti eversivi… l'interesse degli Usa era soprattutto verso i gruppi anticomunisti… la Cia voleva creare, seguendo le direttive del suo governo, un nazionalismo italiano che frenasse quello che riteneva uno scivolamento a sinistra e per questo utilizzò, forse, l'eversione di destra… in Usa ci sono ancora oggi numerosi piccoli gruppi che s'ispirano al nazismo, c’era gente anche venti o trent'anni fa che poteva sostenere certe idee…’

Per cui ‘Usa anni 70’=‘Germania anni 30’… very good!!! … parola di ‘salvatore della patria’!!! … L’articolo scritto da Daniele Mastrogiacomo su Repubblica lo abbiamo già visto ieri. Vediamo invece MariaAntonietta Calabrò sul Corriere della Sera

… ‘… ho trovato Milano molto cambiata…’, dice l'ex capo del ‘servizio D’ del Sid GianAdelio Maletti, detto anche ‘occhi di gatto’… ‘… vorrei precisare che noi per Cia molto spesso intendiamo tutto il sistema intelligence americano che è multiforme. Comprende la Cia, l' Fbi, la Dia (Defense intelligence agency) e comprende, come da noi, i servizi informazioni delle varie forze armate. E poi, ad un certo punto della piramide informativa, si immettono i servizi intelligence dei vari comandi, i quali sono in parte diramazioni Cia e in parte elementi degli Stati maggiori, i famosi uffici G2… Shape di Bruxelles, Afsouth di Napoli, Ftase di Verona, e gli altri comandi in Germania, come Jhcent… comunque elementi informativi americani che nella loro principale funzione di opposizione al comunismo in un paese che gli americani giudicavano ancora instabile (sempre tentato di scivolare a sinistra sul piano interno e di slittare al di fuori del Patto Atlantico) hanno pensato di ricorrere a mezzi dimostrativi e addirittura di carattere terroristico… alcuni con effetti limitati, altri con effetti disastrosi come avvenne a piazza Fontana…i morti di piazza Fontana, a mio giudizio, non furono voluti o cercati, i morti ci furono per caso…’… ‘… mi chiedo ancora oggi: chi ha organizzato il sequestro di Moro?… chi l' ha condotto?… ci voleva un buon servizio informazioni, un santuario dove tenerlo nascosto, un servizio logistico di prim' ordinepoteva fare tutto questo un gruppo di terroristi raffazzonati?… la strage di via Fani è stata un' operazione perfetta da un punto di vista balistico-militare… non è possibile che ci sia qualcun altro, che sia stato fornito dall' estero o addestrato all' estero?…’ [le parole sottolineate sono i dubbi che ancora oggi tormentano il generale kippah, l’uomo che ‘non sa, non ricorda’, intorno alla vicenda di Aldo Moro… -n.d.r.] ‘… e la strage di Bologna?… mi sembra un eccesso se fatta da italiani... anche in questo caso si può pensare che sia stata una ritorsione di qualche potenza straniera, anche di un piccolo paese straniero come la Libia… non dico Israele perché è una nazione troppo civile per fare una cosa del genere… potrebbe essere stata anche una ritorsione francese perché noi abbiamo accusato gli aerei francesi di aver abbattuto l' aereo di Ustica, Ustica è del 27 giugno ' 80, Bologna è del 2 agosto…

Il lettore che ha seguito fin qui quanto ho scritto capirà benissimo che è superfluo commentare le dichiarazioni del ‘generale kippah’ riguardo il sequestro di Aldo Moro e la strage di via Fani, dove chiunque ha un minimo di conoscenza di cose militari non ci mette molto a capire che sono state usate armi quasi esclusivamente in dotazione ai ‘reparti speciali’ di Israele maneggiate da ‘esperti’ che comunicavano fra loro in una lingua usata quasi esclusivamente dagli stessi reparti. Quello che è veramente macroscopico, al punto da sospettare che il ‘generale kippah’ consideri i propri connazionali delle scimmie pronte o sorbirsi ogni genere di ‘fanfaluca’, è quando egli dice della strage alla stazione di Bologna. Dopo aver escluso che la ‘paternità’ del crimine sia attribuibile ad Israele in quanto ‘nazione troppo civile per fare una cosa del genere’ [sic! …], arriva ad ‘azzardare l’ipotesi’ che siano stati invece i francesi ‘per ritorsione per aver noi sostenuto che il Dc9 di Ustica è stato abbattuto da loro … ogni commento guasterebbe!!!

Ragazzi, per oggi ci siamo, diciamo così, divertiti abbastanza… ora verrà il momento di pensare alle ‘cose serie’ e per questo esamineremo in dettaglio la ‘audizione’ del ‘generale kippah’ davanti alla Commissione stragi

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 1/10/2008 15:20  Aggiornato: 1/10/2008 15:20
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Il lettore che ha seguito fin qui quanto ho scritto capirà benissimo che è superfluo commentare le dichiarazioni del ‘generale kippah’ riguardo il sequestro di Aldo Moro e la strage di via Fani, dove chiunque ha un minimo di conoscenza di cose militari non ci mette molto a capire che sono state usate armi quasi esclusivamente in dotazione ai ‘reparti speciali’ di Israele maneggiate da ‘esperti’ che comunicavano fra loro in una lingua quasi esclusivamente dagli stessi reparti.



Quello delle armi ce l'avevi già detto con tanto di foto della mitraglietta.
Ora perchè ribadirlo ancora?

Il lettore si chiede, perchè?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 1/10/2008 15:53  Aggiornato: 1/10/2008 15:58
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Cara redna
pensavo fosse del tutto ovvio che il lettore associasse in modo appropriato i seguenti 'dubbi' esternati dal nostro 'generale kippah'...

... chi ha organizzato il sequestro di Moro?… chi l'ha condotto?… ci voleva un buon servizio informazioni, un santuario dove tenerlo nascosto, un servizio logistico di prim'ordine… poteva fare tutto questo un gruppo di terroristi raffazzonati?… la strage di via Fani è stata un' operazione perfetta da un punto di vista balistico-militare… non è possibile che ci sia qualcun altro, che sia stato fornito dall'estero o addestrato all'estero?…

... con il fatto che l'organizzazione che ha attuato tutto questo sia la stessa che 'premia' tuttora con un congruo mensile il 'generale kippah' per i preziosi servigi da lui resi quando comandava il 'reparto D' del Sid... e magari anche in seguito... vale a dire il Mossad...

Evidentemente completamente ovvio non deve essere... o almeno non per tutti ...

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 1/10/2008 18:33  Aggiornato: 1/10/2008 21:40
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
... chi ha organizzato il sequestro di Moro?… chi l'ha condotto?… ci voleva un buon servizio informazioni, un santuario dove tenerlo nascosto, un servizio logistico di prim'ordine… poteva fare tutto questo un gruppo di terroristi raffazzonati?… la strage di via Fani è stata un' operazione perfetta da un punto di vista balistico-militare… non è possibile che ci sia qualcun altro, che sia stato fornito dall'estero o addestrato all'estero?…



La strage di via fani è <strata fatta diventare un'operazione perfetta> solo perchè è andata bene. Infatti le esecuzioni vengono sempre bene...
Tex willer è diventato tale sparando in aria e non si sa nemmeno contro chi...

Dando per scontato, come dice sigmatau, allora lo stato italiano era succube del mossad al punto di lasciare andare un prete nella prigione di moro senza muovere un dito?

allora anche il vaticano era succube del mossad mandando allo sbaraglio un prete per portare le lettere di moro?

allora il mossad in italia poteva fare tutto senza che nessuno se ne accorgesse?

allora i servizi segrete di TUTTI gli altri paesi, vale a dire CIA e KGB mantengono tutt'ora un segreto (senza parlare dei servizi interni...




Citazione:
... con il fatto che l'organizzazione che ha attuato tutto questo sia la stessa che 'premia' tuttora con un congruo mensile il 'generale kippah' per i preziosi servigi da lui resi quando comandava il 'reparto D' del Sid... e magari anche in seguito... vale a dire il Mossad...


se un servizio segreto premia qualcuno per un servigio NON lo sa nessuno.
Altrimenti che servizio segreto può mai essere quello che fa sapere che paga qualcuno per i servigi resi?
A meno qualcuno dica che 'paga' qualcun'altro proprio per far sapere, invece, che qualcun altro lo fa (...e manda avvertimenti trasversali...)

PS- senza contare che l'operazione perfetta di via fani, come la chiama sigmatau, non si sa ancora come è stata fatta, da chi, e tantomeno il perchè dei killer siano andati ....al'assalto dell'auto del presidente.
Le BR parlano e sono credute, Pecorelli e Varisco non ci sono più e quello che hanno detto (e hanno pagato con la vita...) sembra che non abbia alcuna importanza.
Qui si stanno rovesciando le cose in maniera subdola e, invece di far luce sull'accaduto, si tenta solo di salvare la V.U.

E infatti Franceschini la diceva giusta: siamo partiti per fare un mondo nuovo e ci siamo trovati a puntellare quello vecchio.
Ed era per giunta in brigatista che ha sempre detto quello che voleva, non quello che, invece, avrebbe dovuto dire.



edit
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2008-05-05 15:48
LA STRANA STORIA DI VIGLIONE E DELLE DUE BR
ROMA - Una delle storie più strane che ruotano intorno al caso Moro è quella legata a Ernesto Viglione. Una vicenda che potrebbe essere archiviata come follia di un mitomane o come tentativo di truffa e che invece, per i personaggi coinvolti e il risalto che ha avuto, nasconde forse, tra cose sicuramente false, qualche elemento di verità.

IL PERSONAGGIO - Viglione, giornalista di Radio Montecarlo, abitava proprio in via Fani. Era stato giornalista parlamentare, aveva scritto sul "Settimanale" ed aveva molti contatti con politici, soprattutto della destra Dc.

L'INTERVISTA CON MORO - Il 5 maggio, pochi giorni prima dell'uccisione di Aldo Moro, Viglione sarebbe entrato in contatto, tramite un intermediario, con un sedicente brigatista rosso che gli avrebbe proposto un'intervista con Moro nel 'carcere del popolo'. Della cosa viene informato anche Flaminio Piccoli. Il brigatista aveva un forte accento calabrese (Viglione era convinto che fosse Giustino De Vuono). L'incontro con Moro sarebbe stato deciso per lunedì 8 maggio, ma poi rinviato. Il 9 maggio veniva trovato il corpo di Aldo Moro.

LE TRATTATIVE - I contatti con l'intermediario continuarono. "Questi - scrive la commissione Moro - avrebbe dichiarato che i brigatisti non avevano alcuna intenzione di uccidere Moro, e che il presidente della DC era stato assassinato perché vittima di una congiura ordita da uomini politici, con la complicità di carabinieri e agenti di PS. In sostanza tutti costoro si sarebbero serviti delle BR come copertura. Viglione informò a questo punto gli onorevoli Flaminio Piccoli e Oscar Luigi Scalfaro: entrambi gli suggerirono di parlare con il generale Dalla Chiesa. Dopo la notizia che l'onorevole Vittorio Cervone aveva sollecitato una inchiesta parlamentare, Viglione avrebbe ricevuto una telefonata dallo sconosciuto che affermava di voler collaborare con l'onorevole Cervone, anzi gli avrebbe fatto registrare un messaggio per lui, nel quale l'uomo ribadiva che l'uccisione di Moro era stata decisa da alcuni uomini politici e da una personalità del Vaticano. L'onorevole Cervone accettò allora di parlare con lo sconosciuto, e questi gli promise informazioni per fare arrestare i capi delle Brigate Rosse. Vennero avanzate da parte dello sconosciuto una serie di richieste di denaro per portare avanti l'azione. Viglione stesso chiese al generale Dalla Chiesa la somma di 2 milioni da passare al 'brigatista pentito', senza però ottenerla. Viglione consegnò a Frezza somme in franchi francesi e in lire italiane "ottenute dall'on. Egidio Carenini". La somma consegnata da Carenini, deputato Dc il cui nome era nelle liste P2, era di circa 15 milioni di lire.

LA STORIA VIENE A GALLA - La storia emerge a febbraio 1979, con un articolo sull'Espresso, firmato da Gianluigi Melega (poi deputato radicale). La versione del contatto di Viglione era che il rapimento Moro era stato organizzato da un gruppo guidato da alti prelati ed esponenti politici. In via Fani, mascherati da brigatisti, c'erano due sottufficiali e un ufficiale dei carabinieri. Nel vertice delle Br ci sarebbe stato anche un importante magistrato. La strage della scorta era avvenuta perché i 'carabinieri' temevano che Leonardi (il caposcorta di Moro) li riconoscesse. I brigatisti (o almeno una parte di loro) non avevano intenzione di uccidere Moro, e il presidente della DC era stato vittima di una congiura che si sarebbe servita delle Br come copertura.

FREZZA - Risultò poi che la fonte era Pasquale Frezza, uno strano personaggio con precedenti penali. Sembra però che, dopo la fine dei processi, Frezza abbia dichiarato di aver recitato una parte per coprire il vero brigatista.

PECORELLI - Accenni a strani 'carabinieri' tra virgolette compaiono anche in articoli di Mino Pecorelli su 'OP'. Moro, scrive Pecorelli, "temeva di rimanere ferito in un conflitto a fuoco tra i 'carabinieri' e i suoi carcerieri" e ancora:"i 'carabinieri' (?) avrebbero dovuto riscontrare che Moro era vivo e lasciar andare via la macchina rossa".

I DUBBI DI DALLA CHIESA - Il gen. Dalla Chiesa si interessò alla vicenda perché, come ha raccontato una volta il gen. Nicolò Bozzo, uno dei suoi principali collaboratori, sospettava dell'esistenza di "una struttura segreta paramilitare, con funzioni organizzative antinvasione ma che aveva poi debordato in azioni illegali e con funzioni di stabilizzazione del quadro interno". Bozzo aveva spiegato che Dalla Chiesa "era convinto che questa struttura poteva avere avuto origine sin dal periodo della resistenza, attraverso infiltrazioni nelle organizzazioni di sinistra e attraverso il controllo di alcune organizzazioni di altra tendenza". "In particolare - aveva detto Bozzo - il generale mi segnalò l'organizzazione Franchi", una organizzazione di partigiani bianchi legati ai servizi segreti americani e inglesi, della quale avevano fatto parte Edgardo Sogno e Adolfo Beria D'Argentine. Dalla Chiesa era convinto che le informazioni date a Viglione fossero un depistaggio "ma si interrogava - ha detto ancora Bozzo - sulla funzione di questa operazione di depistaggio e se essa potesse essere ricondotta agli organismi di cui ho parlato".

I PROCESSI - La vicenda Viglione si conclude poi con una prima sentenza che condanna il giornalista a tre anni e sei mesi per truffa ai danni di Carenini e calunnia nei confronti dell'Arma dei carabinieri (un anno e sei mesi per truffa a Frezza, assolto invece dall'accusa di calunnia). In appello la condanna di Frezza viene confermata, ma Viglione viene assolto da entrambe le accuse.

L'ATTENTATO ALL'AVVOCATO - Il 19 giugno 1981, prima della sentenza di primo grado, l'avv. Antonio De Vita, difensore di Frezza (ma che era stato anche difensore d'ufficio di Patrizio Peci) viene ferito da un commando delle Brigate rosse. De Vita, ferito leggermente, reagisce e riesce a ferire Natalia Ligas.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Drago55
Inviato: 2/10/2008 13:01  Aggiornato: 2/10/2008 13:01
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
redna wrote

sin dal periodo della resistenza, attraverso infiltrazioni nelle organizzazioni di sinistra e attraverso il controllo di alcune organizzazioni di altra tendenza". "In particolare - aveva detto Bozzo - il generale mi segnalò l'organizzazione Franchi", una organizzazione di partigiani bianchi legati ai servizi segreti americani e inglesi

Coincide con la tesi di Tarpley e con i miei convinciimenti.

Oltretutto il nome Brigate è un termine tipicamente resistenziale, c'erano quelle nere, quelle azzurre e di altri colori.

Grazie per le discussioni

sigmatau
Inviato: 2/10/2008 16:41  Aggiornato: 2/10/2008 17:31
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… dal momento che non mi piacciono le polemiche ‘poco costruttive’ risponderà solamente ad una delle ‘obiezioni’ di redna, quella che mi permette di chiarire un importante ‘punto fermo’ di carattere generale. Allorché ho affermato che ‘il Mossad premia con un congruo mensile il nostro generale kippah’ mi sono evidentemente riferito al contenuto dell’articolo scritto da Enrico Cubeddu sul Messaggero nel marzo del 2001. Ora è prassi comune che se un tizio scrive ‘qualcosa’ su un giornale a tiratura nazionale i casi sono due…

a) questo ‘qualcosa’ viene smentito da ‘qualcuno’ oppure, se ciò non è…
b) questo ‘qualcosa’ si deve ritenere vero

... terzium non datur... Ora per evitare di ‘scantonare’ in discussioni perditempo suggerirei di adottare il semplice e usuale criterio che è il seguente: se si deve confutare una affermazione riportata da una fonte si cita un’altra fonte che smentisca la prima. In tal caso è ovvio è necessario quanto meno approfondire la questione. In caso contrario però è evidente che si perde solo tempo

Dopo questa utile premessa torniamo al nostro ‘generale kippah’, il quale, vi anticipo, costituisce una pedina fondamentale di una ‘partita a scacchi’ che si concluderà nel 1978 proprio con la ‘vicenda Moro’, l’argomento cioè della nostra ‘minindagine’. Premetto da subito che la ‘matassa’ che dobbiamo ‘dipanare’ è assai complicata e ci vorrà un po’ di tempo. Oggi poi interverrà sulla scena un ‘personaggio’ che fino ad ora è stato tenuto ‘di riserva’ ma che di fatto è stato per decenni il principale ‘regista occulto’ di tutte le vicende più ‘oscure’ del dopoguerra, tanto da essersi guadagnato il nomignolo di ‘Belzebù’. Eccolo



Procediamo però con calma e premettiamo che, quattro anni prima dei giudici di Milano che hanno condotto l’ottavo [!] processo sulla strage di piazza Fontana, il nostro benemerito ‘generale kippah’ è stato ‘ascoltato’ dalla Commissione stragi la quale si è fatta un bel viaggetto a Johannesburg proprio per incontrarlo. Le registrazioni stenografiche si trovano qui…

http://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/maletti1.htm

… e pertanto senza indugio le esaminiamo. Come è logico aspettarsi gli ‘argomenti di discussione’ sono numerosi e tutti molto interessanti. Noi però andremo per gradi e cominceremo dal ‘Golpe Borghese’ , emerita ‘superbufala’ messa assieme a suo tempo da ‘Belzebù’ e dal ‘generale kippahmirando a obiettivi del tutto estranei e anzi opposti agli obiettivi dell’Italia. Come premessa per comprendere l’argomento diremo che un bel giorno dell’estate del 1974 il ‘generale kippah’, capo del ‘reparto D’ del Sid, si reca da ‘Belzebù’ , allora ministro della difesa, ‘scavalcando’ diversi superiori gerarchici, in primo luogo il suo superiore diretto generale Vito Miceli. Il ‘generale kippah’ porta con sé un bel ‘malloppone’ che contiene tutti i ‘dettagli’ [in particolare i nomi dei ‘personaggi’ coinvolti a vari livelli…] di un ‘golpe’ che si sarebbe dovuto attuare nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 1970 e che all’ultimo momento era stato ‘bloccato’ da ‘ordini superiori’. Organizzatore di questo ‘golpe’ era stato nientemeno che il principe Junio Valerio Borghese, ex-comandante della ‘mitica’ X-mas. Nei primi mesi del 1971 alcune ‘voci’ erano trapelate e la magistratura aveva avviato alcune indagini che in breve si erano concluse con l’archiviazione per manifesta assenza di indizi probatori. Più di tre anni dopo, nell’ambito di una vasta operazione concertata condotta con la ‘supervisione’ del Mossad per gli scopi che presto saranno chiariti, il ‘golpe Borghese’ viene così ‘tirato fuori dal cassetto’. Stando a quanto scritto da Mino Pecorelli alcuni anni dopo, il materiale del ‘rapporto’ consegnato a ‘Belzebù’ dal ‘generale kippah’ è stato notevolmente ‘alleggerito’ tanto che da ‘malloppone’ è divenuto ‘malloppino’ . Su questo ‘giallo’ verte la prima domanda che Pellegrino rivolge al ‘generale kippah’ …

PRESIDENTE. Nel momento in cui il grosso rapporto sul golpe Borghese viene depurato e sfrondato, e solo in parte viene inviato all'autorità giudiziaria, lei aveva avuto contatti con il vertice politico o aveva ricevuto direttive di altro tipo?… Si tratta invece di una sua scelta personale?… Vorrei sapere, quindi, perché esso viene sfrondato, perché - come scrisse all'epoca Pecorelli - si passa dal ‘malloppone’ al ‘malloppino’.

MALETTI. Faccio riferimento ad alcuni appunti che ho preso soltanto questa mattina, relativi proprio a quanto lei mi chiede, Presidente. Il rapporto completo, che possiamo definire il ‘malloppone’, venne compilato da parte del colonnello Romagnoli su mio ordine e evidentemente dopo i contatti con le necessarie fonti; esaminai tale rapporto nella sua interezza e mi sembrò abbastanza esplosivo per il generale Miceli, che all'epoca - ripeto - era il mio caposervizio. Chiesi, quindi, un colloquio, scavalcando il generale Miceli, direttamente al ministro della difesa Andreotti al quale mostrai il fascicolo completo, affermando che esso doveva essere completato e confermato. In questo colloquio, durante il quale eravamo presenti solo in due, Andreotti e il sottoscritto, nell'ufficio del Ministro della difesa in un pomeriggio di luglio o di agosto del 1974 (se non ricordo male), il ministro Andreotti approvò che certi nomi non venissero comunicati all'autorità giudiziaria, in quanto i nostri accertamenti erano incompleti e le informazioni relative al convolgimento di alcuni generali ancora in gran parte incontrollate. Le indagini giudiziarie, a mio parere premature, su un certo numero di alti ufficiali in posizione di comando avrebbero determinato una reazione negativa nelle Forze armate e una crisi di fiducia nel paese; per reazione negativa intendevo - non voglio parlare di un possibile golpe - il verificarsi di dimissioni a catena, o qualcosa del genere, che avrebbe gravemente influito sulla vita e sul morale delle Forze armate. Uno degli alti ufficiali citati dalle fonti fino a poche settimane prima aveva ricoperto un delicato incarico all'estero. La rivelazione del suo nome avrebbe potuto provocare spiacevoli perplessità anche in campo internazionale; su ciò il ministro Andreotti concordò specificamente. A proposito dei nastri smagnetizzati, se posso, vorrei aggiungere quattro punti. Innanzitutto, desidero ricordare un episodio: nella riunione tenuta dal ministro Andreotti nel suo ufficio privato, all'inizio dell'agosto del 1974, erano presenti l'ammiraglio Casardi, l'ammiraglio Henke, un altro alto ufficiale di cui in questo momento non ricordo il nome ed il sottoscritto; lo scopo era quello di esaminare il rapporto sugli eversori della destra extraparlamentare. Il capitano Labruna, il tenente colonnello Romagnoli e due sottufficiali dei carabinieri erano stati convocati per operare il registratore con i nastri dei colloqui di Labruna, di Romagnoli e di varie fonti. Ad un certo punto, con evidente sorpresa del capitano Labruna, l'audizione venne interrotta perché, come disse il capitano, un inatteso guasto aveva reso inutilizzabile il resto della registrazione. Dopo qualche tentativo di rimediare l'inconveniente, il Ministro fece allontanare Labruna, Romagnoli e i sottufficiali e rinunciò all'ascolto. Il motivo dell'interruzione, che mi contrariò fortemente, non fu mai chiarito dal capitano Labruna. In secondo luogo, allorchè una fonte nell'autunno del 1974 segnalò che sarebbe stato possibile registrare la conversazione di alcuni estremisti di destra coinvolti in un nuovo progetto eversivo, conversazione che si doveva svolgere durante una colazione alla periferia di Roma, alla quale la fonte stessa avrebbe partecipato, Labruna predispose accuratamente, così mi venne assicurato, un piano di intercettazione ed ascolto. L'operazione fallì, o fu fatta fallire, per il mancato funzionamento delle apparecchiature indossate dalla fonte. In terzo luogo, dichiaro la mia totale estraneità ad ogni distruzione o smagnetizzazione dei nastri registrati dal capitano Labruna o da altri alle mie dipendenze. Voglio aggiungere altresì che non ho mai ascoltato direttamente quei nastri e, quindi, non ne conoscevo il contenuto completo, se non nella trascrizione preparata dal colonnello Romagnoli. In quarto luogo, non mi risulta che il nome di Licio Gelli fosse emerso, all'epoca, nelle dichiarazioni di fonti in relazione ai progetti eversivi…


Qui sono necessarie alcune spiegazioni al fine di orientare il lettore. A quel tempo [1973-74] all’interno del Sid si era manifestata una profonda frattura tra due ‘partiti’ in forte contrasto tra loro: il partito filo-arabo e il partito filo-israeliano. Il primo ‘partito’, che numericamente era assai ‘maggioritario’ faceva capo al comandante del Sid generale Vito Miceli e comprendeva tra gli altri il ‘braccio operativo’ di questi, il capitano Antonio La Bruna. Al partito ‘minoritario’ appartenevano, oltre ovviamente al ‘generale kippah’, il suo ‘consigliere fidato’ tenente colonnello Romagnoli. Diciamo subito, al fine di far comprendere al lettore il ‘succo’ della vicenda, che di lì a pochi mesi tutti gli alti ufficiali delle Forze armate [e quindi non solo del Sid…] di ‘tendenza filo-araba’ saranno emarginati, primo fra tutti proprio il generale Miceli. Ciò detto proseguiamo…

PRESIDENTE. Sono noti i contrasti che vi furono tra lei e il generale Miceli. Nell'organizzazione giornalistica vennero visti come un riflesso del contrasto tra Moro e Andreotti: lei su questo ci può dire nulla?…

MALETTI. Presidente, io sono sempre stupito dell'insistenza con la quale la stampa e anche qualche mio conoscente, parlano di una mia amicizia con l'onorevole Andreotti. Io ho incontrato l'onorevole Andreotti tre o quattro volte in tutta la mia vita e non ho mai avuto particolari motivi di amicizia o di collaborazione con lui, al di fuori di quella in qualità di interprete nel 1963 (se non sbaglio) durante una riunione Nato ad Atene, della presentazione della relazione ‘malloppo’ (chiamiamola così) nel giugno-luglio (non so), e della riunione presso l'ufficio di Andreotti stesso a quel tempo, cioè nell'agosto del 1974, cosa di cui ho già parlato. Che ci fosse un contrasto Andreotti-Moro, questo non mi interessa, non riguarda il Servizio. Che il dissidio tra Miceli e me, che indubbiamente vi fu, fosse motivato da ragioni politiche, può darsi; io non apprezzavo certi suoi atteggiamenti, (ed erano atteggiamenti che erano certamente dettati dalla autorità politica, e quindi immagino dai ministri della difesa dell'epoca, Andreotti ed altri). Ma soprattutto non apprezzavo la tolleranza che la direzione del servizio aveva nei confronti dei terroristi palestinesi catturati e trasportati tranquillamente in Libia con l'aereo militare che poi si infranse contro un muro a Marghera. Questo è il motivo del contrasto. Non c'era altro. Sono stato chiamato filoisraeliano e questo semplicemente perché gli israeliani ci aiutavano a trovare i terroristi, non per altro, non certo perché io abbia ascendenze ebraiche, nè antipatia o simpatie per l'uno o per l'altro. Era una questione professionale della quale io mi sono valso per ottenere dei successi nella caccia a questi terroristi. Il fatto poi che l'autorità politica abbia autorizzato il Sid a prendere i terroristi all'uscita dalla prigione nella quale erano stati detenuti (e poi messi in libertà, in seguito ad una sorta di processo), per farli trasportare in Libia, questo è un discorso che io non ho organizzato né approvato ma che è stato portato a termine da una branca del servizio - esattamente dalla branca direttiva - utilizzando un aereo che non dipendeva da me e sotto la scorta di un ufficiale che invece era alle mie dipendenze e mi era stato chiesto di fornire: parlo del capitano La Bruna


Il ‘nocciolo’ del dissidio all’interno del Sid nasceva dunque dalla vicenda dei ‘cinque terroristi palestinesi’ di cui abbiamo già parlato negli scorsi postati, come abbiamo parlato anche della tragica fine di ‘Argo16’ , che il ‘generale kippah’ vorrebbe farci credere che ‘per distrazione del pilota’ [quasi che ai comandi ci fosse stato Raikkonen …] ‘è andato a sbattere contro un muro’. Da quello che è dato capire dalle dichiarazioni del ‘generale kippah’ fatte ora e anche più avanti, sembra assai verosimile che Israele per la vicenda dei ‘cinque palestinesi’ nojn si sia accontentato di una ‘normale vendetta’ [il sabotaggio di ‘Argo16’ costato la vita a quattro aviatori italiani…] ma abbia avviato una vera e propria ‘rappresaglia’ nei confronti di tutte le autorità militari e politiche italiane sospettate di ‘simpatizzare per i palestinesi’. Per quanto riguarda le ‘autorità militari’ esse saranno tutte inserite ad arte nell’elenco dei ‘golpisti dell’Immacolata’ così che la loro carriera poteva dirsi tranquillamente ‘stroncata’. Naturalmente per agevolare l’operazione il Mossad ha tempestivamente provveduto a ‘togliere di mezzo’ J.V. Borghese, in modo che non potesse ‘smentire’ alcunché, somministrandogli un bel caffè ‘corretto al cianuro’. E per quanto riguarda le ‘autorità politiche’?… Intanto occorre dire che in testa a questa ‘lista’ non poteva esserci altri che Aldo Moro, colui cioè che aveva non solo autorizzato ma anche favorito il rilascio dei ‘cinque palestinesi’. Negli stessi giorni in cui il ‘generale kippah’ entra ed esce dallo studio di ‘Belzebù’ [il quale naturalmente era perfettamente qal corrente di tutto quello che ‘bolliva in pentola’ …] avviene la strage del treno ’Italicus’, subito rivendicato da ‘Ordine nero’. Come già detto in precedenza l’attentato al treno ‘Italicus’ può essere stato portato a termine unicamente da personale militare con addestramento di prim’ordine, non certo da quattro imbecilli capaci sì e nò di salutare col braccio teso. Si è già detto che su quel treno sarebbe dovuto salire Aldo Moro se all’ultimo momento non avesse dovuto firmare documenti importanti. Scampato per il momento alla condanna che già è stata ‘firmata’ , un mese dopo Aldo Moro riceverà a Washington un ‘avviso di garanzia’ da parte del segretario di stato americano, l’ebreo Henry Kissinger : ‘…o lei smette di fare questa cosa o lei la pagherà cara… veda lei come la vuole intendere…’. Tutto questo porta alla logica conclusione che la ‘esecuzione’ di Aldo Moro, prevista già nel 1974, sia stata solo ‘rimandata’ e troverà l’epilogo in via Fani e via Caetani quattro anni dopo. Particolare interessante: tanto nel 1974 quanto nel 1978 dall’altro ‘lato della barricata’ ci sarà… ‘Belzebù’ … A conferma di questa ‘ipotesi’ vi è un altro passo della ‘audizione’, allorché [finalmente] prende la parola Enzo Fragalà …

FRAGALA’. Signor generale, io naturalmente unisco il mio personale apprezzamento a quello del presidente Pellegrino per la sua disponibilità concreta a riferire alla Commissione d'inchiesta sul fenomeno delle stragi alcune notizie che possono o potranno eventualmente illuminare alcuni motivi per cui in Italia non si è potuto accertare granchè sulle cause e sulle responsabilità delle stragi. Prima di passare alle domande specifiche - e lei mi scuserà del fatto che alcune trattano i medesimi argomenti che sono stati oggetto delle domande del Presidente e del collega Cò - mi permetterà di tracciare un quadro d'insieme. Lei vive da tanti anni in Sud Africa ma immagino che segua gli avvenimenti italiani e quelli internazionali; lei sa che in Italia vi è stato, dopo il crollo del muro di Berlino e dopo la cosiddetta ‘Tangentopoli’, un cambiamento politico di grande rilevanza ed alcuni dei personaggi politici che erano stati sulla scena e sul proscenio per quaranta o cinquant'anni di seguito sono caduti in disgrazia, o addirittura in vicende processuali anche gravi. Allora io credo che dobbiamo partire da un punto sul quale la pregherei di essere assolutamente chiaro, perché le acquisizioni che ci sono in questo momento sul problema che le esporrò sono acquisizioni che a mio avviso non tornano a disdoro della sua qualificazione professionale, della sua lealtà istituzionale e dei suoi comportamenti ortodossi rispetto ai servizi che lei ha sostenuto. La mia prima domanda è la seguente: lei sa benissimo che il senatore Andreotti è uno di quei personaggi politici che, oltre ad essere uscito dalla scena politica di primo piano, è caduto in una disgrazia giudiziaria di grandissimo spessore criminale perché accusato di uno dei reati più gravi del nostro codice sostanziale. Lei sa benissimo immagino - questa è una mia indicazione - che il senatore Andreotti, quando è stato accusato e coinvolto nel processo per associazione di stampo mafioso, ha subito replicato al suoi accusatori, sia quelli di fonte testimoniale, i cosiddetti collaboratori di giustizia, sia i suoi interlocutori istituzionali, che sono i procuratori di Palermo, dicendo che questa era una cosa che gli stavano facendo pagare gli americani. Ha detto in poche parole che vi era un input americano che lo poneva come bersaglio di false accuse per vendicarsi di una serie di suoi comportamenti. Io le pongo adesso questo problema: non c'è dubbio che l'analisi politica e storica ha ormai abbastanza adeguatamente accertato che negli anni a cavallo fra il '69 e il '74 -'75, l'onorevole Andreotti fece un cambiamento di rotta di 180 gradi della sua direzione politica, cioè da esponente ed alleato dei gruppi politici italiani di destra si cominciò ad accreditare fortemente come l'esponente di una Democrazia Cristiana addirittura di sinistra che, attraverso di lui, esponente della vecchia destra, avrebbe potuto accreditare la sinistra e specialmente il partito comunista italiano come partito di governo e come partito d'ordine. Ci sono alcuni passaggi che segnalo alla sua memoria di questo cambiamento di rotta dell'onorevole Andreotti, perché poi alla fine le chiederò se questo cambiamento di rotta dell'onorevole Andreotti è stato il motivo della sua persecuzione prima istituzionale, poi politica e poi giudiziaria e praticamente di quello che a lei è accaduto e di cui il senatore Pellegrino ha già dato una prima valutazione. Nel 1972 - e le chiedo già se lo ricorda - i servizi segreti occidentali rivelarono la rete Kgb operante nei rispettivi territori; Londra rimpatriò 124 funzionari dell'ambasciata sovietica. Andreotti si rifiutò e la Nato gli tolse in quell'occasione il nullaosta di segretezza. Lei ricorda questo specifico episodio?…

MALETTI. Io ricordo l'episodio dell'espulsione dal Regno Unito di 120 diplomatici o e ufficiali sovietici. Ricordo anche che, sulla spinta di questo esempio, il Servizio italiano propose di espellere una ventina di diplomatici e ufficiali sovietici. L'operazione che aveva buoni fondamenti documentali, intercettazioni, eccetera, venne dapprima sospesa e poi soppressa su ordine non di Andreotti, ma dell'onorevole Moro. Quindi i funzionari sovietici rimasero in Italia e continuarono a fare quello che facevano prima. Per quanto riguarda la sottrazione del nullaosta all'onorevole Andreotti, non mi risulta che questo sia avvenuto; comunque posso dire che in conversazioni con il capo della rappresentanza della Cia a Roma, Mr. Stone, verso la metà del 1974, le azioni dell'onorevole Andreotti erano, diciamo così, fortemente cadute…

FRAGALA’. Generale Maletti, nel ‘72 l'onorevole Andreotti promulga quella famosa legge, chiamata proprio Valpreda, per consentire a quello che era allora il maggior imputato della strage di piazza Fontana di lasciare il carcere per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva o per concedere la libertà provvisoria, insomma la sostanza è questa: ancora l'onorevole Andreotti le dà incarico, come più volte ha detto lei, di indagare sul golpe Borghese e poi di indagare anche - e questa è una domanda che le faccio – di indagare su un esponente militare che era il suo caposervizio che era molto vicino all'onorevole Moro e cioè il generale Miceli. La mia seconda domanda è la seguente: è possibile che Andreotti mirasse, nello sfruttamento dell'indagine sul golpe Borghese, ad aggredire indirettamente Moro attraverso il generale Miceli?…

MALETTI. Non so cosa dirle, non so veramente se ci fosse questa intenzione o no. Questo è inutile che lo dica io: non c'erano rapporti estremamente lisci tra i due uomini dì Stato, ma non posso dirle se l'azione di Andreotti mirasse a colpire di rimbalzo Moro. Per quanto riguarda le indagini sul generale Miceli, devo dire che Andreotti proprio non me le ordinò…

FRAGALA’. Le ordinò quelle sul golpe Borghese…

MALETTI. Sul golpe Borghese, sì: più che ordinare quelle indagini, ordinò di consegnarle alla magistratura: ma il rapporto stesso venne fatto di mia iniziativa, anzi di iniziativa del tenente colonnello Romagnoli che era venuto a conoscenza degli eventi che non si potevano insabbiare e che quindi vennero poi, prodotti in forma di ‘malloppo’ e dati all'onorevole Andreotti…


Certo anche qui il ‘generale kippah’ ogni tanto se la cava dicendo: ‘… non so… non ricordo…’… nella sostanza però conferma tutto

Oggi abbiamo fissato altri bei ‘paletti’… domani forse ne fisseremo altri… per cui non mancate!…

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 2/10/2008 20:00  Aggiornato: 2/10/2008 20:04
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Ora è prassi comune che se un tizio scrive ‘qualcosa’ su un giornale a tiratura nazionale i casi sono due… a) questo ‘qualcosa’ viene smentito da ‘qualcuno’ oppure, se ciò non è… b) questo ‘qualcosa’ si deve ritenere vero ... terzium non datur..



e chi dovrebbe smentire ? il mossad?
i servizi nostrani?
non vedo nè gli uni nè gli altri intreressanti a smentire questo.


Citazione:
Ora per evitare di ‘scantonare’ in discussioni perditempo suggerirei di adottare il semplice e usuale criterio che è il seguente: se si deve confutare una affermazione riportata da una fonte si cita un’altra fonte che smentisca la prima. In tal caso è ovvio è necessario quanto meno approfondire la questione. In caso contrario però è evidente che si perde solo tempo…


Le discussioni perditempo quali sarebbero? anzi di chi sarebbero?

Come si può smentire una fonte quando gli interessati stessi NON smentiscono? anzi, forse non gli interessa nemmeno smentire...
Se il problema è il tempo che perdi, sigmatau, nessuno ci può far nulla e non sei obbligato a perderlo.Perchè lo fai, allora?

Vorrei concludere dicendo che la discussione si è ridotta solo ad un monologo. Quando si propongono cose 'diverse' si dirotta subito altrove la discussione prendendo in considerazione SOLO quello che le varie commissioni e processi hanno scritto.


Citazione:
In via Fani, mascherati da brigatisti, c'erano due sottufficiali e un ufficiale dei carabinieri.


E'noto a tutti che i carabinieri vestiti da avieri parlano uno strana lingua.
Lo sanno tutti.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Drago55
Inviato: 2/10/2008 22:23  Aggiornato: 2/10/2008 22:23
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
sul
caso moro

c'e questa dichiarazione spontanea

Nella lunga intervista con Aldo Cazzullo Sogno ammetterà che era stato fatto un patto per “sparare a chiunque avesse fatto accordi con i comunisti”. Sembra la fotografia del caso Moro…


Non c'è bisogno di ulteriori commenti.

redna
Inviato: 2/10/2008 22:47  Aggiornato: 2/10/2008 23:11
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
dal link citato da Drago55



Citazione:
La tesi di Flamigni , ribadita in tutte le edizioni della “Tela del ragno” è che all’agguato in via Fani avrebbero partecipato terroristi tedeschi della RAF. Ciò sarebbe avvalorato da testimoni che avrebbero udito parlare in tedesco e dalla presenza a Roma proprio in quei giorni di Willy Peter Stoll , uomo della RAF , già coinvolto nel sequestro Schleyer. Se le BR non avevano grande considerazione per la linea “politica” della RAF , invece ammiravano i tedeschi per la capacità militare mostrata nel sequestro del Presidente della Confindustria tedesca. E’ dimostrato che proprio in quel periodo i brigatisti ebbero contatti con elementi della RAF a Milano probabilmente in vista di azioni comuni , ma forse anche per avere una sorta di “consulenza” per l’operazione Fritz (che infatti è un nome tedesco). Non può non colpire il fatto che l’operazione Schleyer e l’operazione Moro si assomiglino molto dal punto di vista militare e non si può escludere che elementi tedeschi avessero partecipato sia all’organizzazione ed ideazione che all’esecuzione dell’agguato di via Fani.


da 'eseguendo la sentenza' pag. 186

Sereno Freato, un altro collaboratore di Moro, ha contattato un avvocato svizzero, Denis Payot, con studio a Ginevra.
In Germania si è occupato del sequestro del presidente della confindustria tedesca Hanns Martin Schleyer a opera dei 'combattenti della Raf.
Al telefono il legale si è detto disponibile .....
Freato chiama il sottosegretario Lettieri che, avvisato Andreotti, si dice disponibile ad un incontro.
L'avvocato svizzero e il sottosegretario si vedono nello studio di Freato; il legale confida di poter arrivare ai rapitori di Moro e chiede che cosa può offrire loro a nome del governo.
Lettieri risponde che bisogna prima vdere se davvero il contatto può avvenire e che informazioni può portare, poi si valuterà.
Il sottosegretario informa Andreotti, menre Payot torna in Svizzera assicurando che si rifarà vivo.
Trascorso del tempo, in assenza di notizie, Freato va a cercarlo a Ginevra.Non lo trova. Lo chiama più volte ad un numero di telefono privato e quando finalmente riesce a parlarci l'avvocato si scusa, ma con tono che al collabortore di Moro pare addirittura spaventato dice: - Non posso occuparmi di questa vicenda, il mio ministro della giustizia me l'ha proibito -.

interessante un commento dell'articolo citato sopra:


Citazione:
Anonimo ha detto... Ma come fa un killer a sparare in un agguato, ben 49 colpi con un arma automatica (cal. 9 parabellum) quando tutti i caricatori (dell' epoca)al massimo ne contenevano 40 ? Avrebbe dovuto ricaricare. Ma non ne aveva il tempo. Inoltre nessun testimone ha visto farlo....


...quando si mettono in tanti a dire una cosa, va a finire che poi tanti ci credono...

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sigmatau
Inviato: 3/10/2008 12:28  Aggiornato: 4/10/2008 20:02
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna: Anonimo ha detto... ma come fa un killer a sparare in un agguato ben 49 colpi con un arma automatica (cal. 9 parabellum) quando tutti i caricatori (dell' epoca) al massimo ne contenevano 40 ?… avrebbe dovuto ricaricare… ma non ne aveva il tempo… inoltre nessun testimone ha visto farlo....

...quando si mettono in tanti a dire una cosa, va a finire che poi tanti ci credono...

Certo che finchè questo ‘Anonimo’ continua a frequentare blog di nome… cloroalclero





… penso che non farà altro che accrescere la sua confusione. Se posso dargli un modesto consiglio gli raccomanderei di frequentare siti un pochino più qualificati come ad esempio Luogocoune… Qui infatti un utente di nome sigmatau in un messaggio postato in data 28 marzo 2008 alle ore 11.28 a.m. ha segnalato un’arma automatica già da tempo in uso nel 1978 e descritta in...

http://it.wikipedia.org/wiki/Mitragliatore_Uzi

Riportiamo la seguente 'introduzione'…

Gli Uzi compongono una famiglia di armi da fuoco appartenenti alla cosiddetta seconda generazione delle pistole mitragliatrici. La prima mitragliatrice Uzi fu progettata dall'israeliano Uziel Gal nella seconda metà degli anni Quaranta e fu prodotta dalle Industrie Militari Israeliane e dalla Fabrique Nationale de Herstal. La caratteristica principale è la manegevolezza d'uso…

… e qui di seguito le ‘specifiche tecniche…

Nazione: Israele
Tipo: mitragliatrice
Era: 1948 - presente
Data di progettazione: 1948
Progettista: Uziel Gal
Periodo di produzione: 1948 - presente
Esemplari prodotti: n/d
Durata in servizio: 1948 - presente
Paesi utilizzatori: Israele, Belgio, Colombia, Cile, Filippine, Germania, Indonesia, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Sri Lanka, Stati Uniti, Sudafrica
Guerre: Guerra dei sei giorni, Guerra del Kippur, Guerra coloniale portoghese, Guerra civile dello Sri Lanka etc.
Varianti: Mini Uzi, Micro Uzi, Pistola Uzi

Specifiche tecniche

Tipo: arma automatica
Calibro. 9mm
Munizioni: 9 mm Parabellum, .45 ACP
Azionament: massa battente
Cadenza di tiro: 600 colpi/min
Velocità alla volata: 400 m/s
Gittata: n/d
Lunghezza: 650 mm
Lunghezza della canna: 260 mm
Larghezza: n/d
Altezza:n/d
Peso: 3,5 kg
Alimentazione: nastri contenuti in caricatori da 10, 16, 20, 32, 40 o 50 colpi

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
redna
Inviato: 3/10/2008 12:46  Aggiornato: 3/10/2008 12:51
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Se posso dargli un modesto consiglio gli raccomanderei di frequentare siti un pochino più qualificati come ad esempio Luogocoune…


ovviamente il sito è più qualificato perchè scrive sigmatau (?)



Citazione:
Alimentazione: nastri contenuti in caricatori da 10, 16, 20, 32, 40 o 50 colpi


Ovviamente sigmatau è al corrente che il caricatore er a 50 colpi. Perchè supporre cose diverse?

Pare comunque che siano stati sparati in via fani molti più colpi.
Da dove arrivano? qualcuno li avrà sparsi per terra? (magari erano contenuti in qualche valigetta?)

PS-perchè invece:


Citazione:
In via Fani, mascherati da brigatisti, c'erano due sottufficiali e un ufficiale dei carabinieri.


non riscuote in benchè minimo interesse?Probabilmente perchè la storia diventa troppo 'nostrana' e da ragione a chi dice che il caso Moro è una storia maledettamente 'italiana'?

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sigmatau
Inviato: 3/10/2008 14:25  Aggiornato: 3/10/2008 14:29
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Redna: ... ovviamente sigmatau è al corrente che il caricatore era a 50 colpi... perchè supporre cose diverse?...

La perizia tecnica afferma che 49 bossoli ritrovati in via Fani sono stati sparati da una stessa arma di calibro 9 mm. Dal momento che il testimone Lalli ha affermato che 'Tex Willer' non ha cambiato caricatore si deduce che l'arma doveva necessariamente avere un caricatore da 50 colpi. A questo punto i casi sono due...

a) qualcuno segnala un'arma di calibro 9 mm con associato caricatore da 50 colpi in uso nel 1978 diversa da quella da me indicata e allora si deve naturalmente 'discutere e approfondire'...
b) diversamente si perde solo del tempo...

Redna:... in via Fani, mascherati da brigatisti, c'erano due sottufficiali e un ufficiale dei carabinieri... [perchè l'affermazione] non riscuote il benchè minimo interesse?...

Perchè manca la fonte e gli elementi che dovrebbero rendere plausibile un'affermazione del genere. Senza questi dati discutere di questa effermazione significa anche qui niente altro che perdita di tempo...

saluti!...

--------------

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redna
Inviato: 3/10/2008 16:28  Aggiornato: 3/10/2008 21:20
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
La perizia tecnica afferma che 49 bossoli ritrovati in via Fani sono stati sparati da una stessa arma di calibro 9 mm. Dal momento che il testimone Lalli ha affermato che 'Tex Willer' non ha cambiato caricatore si deduce che l'arma doveva necessariamente avere un caricatore da 50 colpi.



Chi è il testimone Lalli?

edit


Citazione:
E’ strano, ma se dici a qualcuno quali sono i fatti veri di una mitica frottola, non s’indigna con chi l’ha raccontata, ma con te. Gli altri non vogliono che si buttino per aria le loro idee. Provano un vago senso di disagio e te ne serbano rancore. Così respingono la verità e rifiutano di pensarci.
(Da “La figlia del tempo” di Josephine Tay, 1951)

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 6/10/2008 9:59  Aggiornato: 6/10/2008 12:04
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… oggi esamineremo in dettaglio altre fasi della ‘audizione’ del nostro ‘generale kippah’ da parte della Commissione stragi…

http://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/maletti1.htm

Mentre il presidente Pellegrino, secondo il solito copione, preferisce ‘glissare’ le questioni più scabrose, così non è per altri due commissari, vale a dire il deputato di An Enzo Fragalà e il senatore ‘rifondarolo’ Fausto Cò. Il primo, del quale conosciamo assai bene la ‘tenacia’, non perder tempo e prova a cavar fuori al ‘generale kippah’ quello che sa sulle stragi del periodo 1969-1974…

FRAGALA’. Cosa sa sulla compilazione della famosa velina del 16 dicembre 1969 sulla strage di piazza Fontana?…

PRESIDENTE. Per memoria della commissione, la velina di cui abbiamo parlato a lungo in commissione che vedeva una pista anarchica e faceva i nomi di Delle Chiaie, della Aginterpress, ci si è domandati a lungo se fosse un parziale depistaggio o la prova in realtà che la pista di destra fosse già nota all'epoca al servizio…

MALETTI. Mi dispiace, ma non ricordo questa velina del 1969…


Bene!… non appena il discorso si fa ‘scottante’ il ‘generale kippah’ è svelto a tirar fuori il solito ritornello : non so… non ricordo… Naturalmente Fragalà non demorde e prova a far tornare la memoria all’ex-‘numero due’ del Sid…

FRAGALA’. Signor generale, le dico anche un'altra cosa, vediamo se lei si ricorda, perché probabilmente l'intervento del Presidente, che ha riportato alla memoria della commissione una serie di circostanze dei nostri lavori, magari ha obnubilato la sua su un altro aspetto. Noi adesso continuiamo ad acquisire, dopo il crollo del muro di Berlino, dopo la fine del Partito comunista in Italia che si è trasformato in Pds, dopo la polverizzazione di tutti gli esponenti dei gruppuscoli extraparlamentari di sinistra, dalle Br a Potere operaio, a Lotta continua, eccetera, che sono andati in tanti posti; cominciamo ad acquisire l'arresto di Sofri per Calabresi, eccetera; cominciamo ad acquisire delle notizie interne a quei fatti. Per esempio, non so se lei l'ha saputo dalla stampa italiana, qualche anno fa in una trasmissione radiofonica che si chiama Videomusic il capo storico delle Br, Renato Curcio, ha rivelato che le Br fecero un'indagine interna ai gruppuscoli extraparlamentari sia per la strage di piazza Fontana, sugli autori e le responsabilità sia per il suicidio di Pinelli, arrivando alle conclusioni che nella strage di piazza Fontana la pista di sinistra non era peregrina, per usare un eufemismo, la pista degli anarchici non era peregrina e che Calabresi non c'entrava nulla nel volo del Pinelli dalla questura di Milano, bensì Pinelli nei pochi minuti che lo lasciarono solo era stato travolto dal rimorso e si sarebbe buttato giù da quella finestra. Adesso Sofri dal carcere lancia segnali su frodi processuali e depistaggi ai danni di Fioravanti e Mambro per la strage di Bologna, scrivendo articoli sul settimanale ‘Panorama’ - non so se lei lo ha letto - e sul quotidiano ‘II Foglio’. Quindi cominciano a venire a galla un certo mondo e certe informazioni che prima, per una certa ‘fratellanza’ a sinistra, erano proibite e non sarebbero mai potute uscire. Ora, su questa velina di cui le parlo, questa del 16 dicembre 1969 sulla strage di Piazza Fontana, evidentemente avere la verità sulla sua compilazione da parte del servizio sarebbe un'acquisizione enorme per i lavori di questa commissione, perché naturalmente ci darebbe una chiave di lettura per tanti fatti che poi sono stati, per motivi di propaganda politica o di competizione ideologica, adulterati, obliterati, cancellati, rimossi e via dicendo. Lei su questa velina non ha mai assunto nessuna informazione in diretta; lei non era a capo del servizio. Quando è diventato capo del servizio, nel 1971, rispetto a questa velina del 1969 lei l'ha letta?… questa è la mia domanda…

MALETTI. E’ passato un quarto di secolo, quasi, e di veline ne ho avute veramente tante, importanti come quelle di piazza Fontana, di cui non mi ricordo assolutamente il contenuto, e meno importanti. Quindi con la miglior buona volontà non le posso dare una risposta…


Non so… non ricordo… si badi bene che queste parole non sono pronunciate da un ‘pirla qualsiasi’ bensì da colui che per quattro anni è stato il massimo responsabile della sicurezza del nostro paese. Spero di non annoiare il lettore se prendo spunto dalle affermazioni di Fragalà per chiarire gli stretti legami che legami vi sono tra la la strage di piazza Fontana e il rapimento e successiva uccisione di Aldo Moro, avvenuta nove anni dopo. Fragalà ha citato il ritrovamento a Robbiano di Mediglia del materiale della ‘controinchiesta’ fatta dalle Brigate rosse sulla strage di piazza Fontana, sulla morte di Pinelli e sull’attività dei gruppi armati di ‘Giangi’ Feltrinelli. Come si è visto in precedenza la parte del materiale della ‘controinchiesta’ relativa alla strage di piazza Fontana è stata fatta sparire da una cricca di magistrati di sentimenti un po’ troppo ‘democratici’ e poi, nell’ottobre del 1978, nel covo delle Brigate rosse di via Montenevoso ‘a sopresa’ spunta fuori il Memoriale di Aldo Moro, ossia quello che il presidente della Dc avrebbe ‘confessato’ ai suoi carcerieri in via Montalcini. Dal momento che il ‘Memoriale’ fornisce una ‘ricostruzione’ della strage di piazza Fontana del tutto opposta a quella della ‘controinchiesta’ fatta dalle stesse Brigate rosse anni prima, è del tutto ovvio che uno degli scopi raggiunti dalla ‘operazione Moro’ è stata la totale manomissione di elementi probatori decisivi per l’individuazione dei responsabili della strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. E’ chiaro ora lo scopo della domanda di Fragalà al generale kippah’: che cosa c’era scritto sulla ‘velina’ sulla strage di piazza Fontana che doveva stare nella cassaforte del Sid e che fine ha poi fatto questa ‘velina’?… Interviene a questo punto [senza molta convinzione però…] il senatore Pellegrino…

PRESIDENTE. Tornando al problema della velina, preso atto che lei non ne serba memoria dopo tanti anni, ma dell'Aginter Press può dirci niente?… Dei rapporti tra la Aginter Press e Delle Chiaie, fra la Aginter Press e Merlini, almeno in termini di verosimiglianza, che cosa era agli atti del servizio, a conoscenza del servizio, allora, di questa cellula estera e che ruolo può aver avuto sulle vicende italiane?…

MALETTI. Senatore, io parlo in termini di verità, non in termini di verosimiglianza e quando dico che non mi ricordo qualche cosa non me la ricordo, quindi anche sulla Aginter Press e sul ruolo di questa organizzazione nella eversione nazionale o meglio nella sovversione italiana, non posso aggiungere proprio niente a quello che immagino loro sappiano, più di me perché io non ho letto i documenti da 23-24 anni. La Aginter Press, poi, è stata oggetto di diversi rapporti dei centri di controspionaggio che dovrebbero essere agli atti. Più di questo io non posso fornire…


Niente da fare!… è ovvio che qui ci vorrebbe la ‘macchina della verità’… cosa che purtroppo non è consentita dai nostri regolamenti giudiziari… o almeno non ancora… Le domande di Fragalà si spostano su altri argomenti [senza molto successo per la verità…] e la ‘audizione’ [con relative spese di viaggio…] sembra destinata a non dare risultati. Ad un certo punto però prende la parole il senatore ‘rifondarolo’ Fausto Cò, che prova a ‘stuzzicare’ il ‘generale kippah’ cercando di ‘prenderlo in castagna’…

CO’. L'attentato alla questura di Milano sembra ormai appurato che fosse diretto contro l'allora ministro dell'interno Rumor e Vinciguerra sostiene di essere stato contattato nel 1971 per un attentato contro lo stesso onorevole Rumor; secondo lei a che cosa si deve questa particolare attenzione nel confronti di tale onorevole?… Per quello che lei sa, è ipotizzabile che l'ex Presidente del Consiglio abbia avuto, e in che modo, un ruolo nella strategia della tensione?…

PRESIDENTE. Mi intrometto per sottolineare che lei poco fa, rispondendo ad un'altra domanda, ha dato consistenza all'ipotesi della strategia della tensione…

MALETTI. Senatore, mi dispiace, non ho dato consistenza all'ipotesi della strategia della tensione, ho usato solo l'espressione ‘strategia della tensione’ e l'ho fatto per semplicità, poichè è molto usata, ma non ho dato consistenza a questa strategia che comunque ammetto ci potesse essere. Per rispondere al senatore Cò, forse l'attentato era diretto contro il ministro dell'interno Rumor per il fatto stesso che rivestiva tale ruolo. Non so se fosse collegato o collegabile a quella che è definita strategia della tensione…


Attentato alla questura di Milano?… non so… non ricordo… Proviamo allora a sondare altrove…

CO’. Ci può dire se il Servizio militare abbia svolto un lavoro di indagine non solo sull'attentato alla Banca dell'Agricoltura, ma anche sugli altri attentati, in particolare quello alla Comit?… se è così che cosa era emerso da queste indagini?…

MALETTI. I vari centri di controspionaggio avevano certamente svolto indagini e ciò dovrebbe risultare dalla documentazione agli atti. Vorrei però ricordare che questi grossi fatti eversivi erano più che altro zona e settore di azione delle forze di polizia, e quindi dei carabinieri e della pubblica sicurezza, e non tanto del Servizio data anche la limitatezza del personale dei vari centri di controspionaggio. Bisogna tenere presente che nei principali centri di controspionaggio, escludendo quindi ad esempio Cagliari, il personale era costituito da due, massimo tre, ufficiali e da dieci, massimo quindici, sottufficiali (inclusi gli autisti, i dattilografi e così via) buoni, seri, ma spesso anziani. Le indagini da noi svolte, quindi, erano veramente di carattere secondario e miravano soprattutto a sfruttare quelle fonti di cui disponevamo e che spesso non erano in grado di fornire molte notizie. L'azione del Servizio quindi e del Reparto D, in quasi tutti questi attentati è stata modesta, non per cattiva volontà, ma per mancanza di elementi validi ai quali appoggiarsi e anche di mezzi…

CO’. Tuttavia, nonostante la limitatezza dei mezzi e degli strumenti cui faceva cenno, qualche elemento di indagine è stato ricavato e qualcosa è emerso dall'attività svolta?…

MALETTI. Ritengo che siano stati ricavati elementi di indagine e che qualche cosa sia emerso, però a distanza di molti anni non ricordo cosa sia stato ottenuto nei vari casi (Piazza della Loggia, Comit, ed altri); comunque deve risultare dagli atti del Servizio che certamente non sono stati distrutti…


Attentato alla Comit?… non so, non ricordo… A questo punto il presidente Pellegrino prova a giocare ‘pesante’ e butta giù un vero e proprio ‘asso di bastoni’…

PRESIDENTE. Durante la sua direzione del Reparto D, quindi, avvengono due grandi stragi che dal 1974 sono rimaste impunite, quella di Piazza della Loggia e quella dell'Italicus. In sede pubblicistica è stata avanzata l'ipotesi che lei abbia ritenuto i due attentati tutto sommato coerenti alla logica dell'attentato del 1969 e quindi come voluti per determinare una richiesta di ordine da parte della società favorevole ad un pronunciamento militare e di questo lei avrebbe informato l'onorevole Andreotti… può confermare o smentire questa circostanza?…

MALETTI. Confermo questa circostanza


Quando si tratta di ‘portar acqua al mulino’ di quelli che gli fanno arrivare l’assegno mensile [e chi sarà mai? …] ecco che al ‘generale kippah’ la memoria rifiorisce! … per poco però

PRESIDENTE. Non può dirci qualcosa di più?…

MALETTI. Se io ricordassi qualcosa di più la direi senatore, non è certamente per cattiva volontà che non lo faccio, ma perché è passato molto tempo e sono trascorse molte vicende, anche familiari, su di me che mi hanno occupato diversamente. Quello che non dico non so…


La cosa comincia a stancare e già i quattro pensano alla ‘pausa pranzo’ allorchè il senatore Fausto Cò tira fuori inaspettatamente un ‘coniglio dal cilindro'… leggete con attenzione ragazzi…

CO’. Può dire qualcosa sulla strage di Brescia?…un'informativa del Sid che è stata ritrovata recentemente sostiene che Ordine Nero altro non fosse che una copertura dell'ufficio Affari riservati: lei ricorda qualcosa in proposito?…

... Ordine nero una copertura dell’Ufficio Affari Riservati!!! l’ufficio cioè comandato dal nostro ‘sbirro gran gourmet’!!! … Ragazzi qui siamo di fronte ad un vero ‘colpo di scena’ come quelli che si trovano nei migliori romanzi di Tom Clancy… omettiamo di riportare l’ennesimo ‘non so, non ricordo’ del ‘generale kippah’ che per un po’ lasceremo in pace per vedere di ‘curiosare’ un poco sulla informativa del Sid cui ha accennato il senatore Cò… che per chi non lo sapesse è ‘piacentino doc’…



Bravo senatore!… ti sei proprio guadagnato lo stipendio! … e voi ragazzi… non perdete le prossime puntate!…

saluti!…

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sigmatau
Inviato: 6/10/2008 17:05  Aggiornato: 8/10/2008 8:46
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… allorché ho intrapreso la ricerca della informativa del Sid del 1974 nella quale si diceva dei lagami esistenti tra il ‘fantomatico’ movimento ‘Ordine nero’ e il Ministero degli Interni vi devo confessare che nutrivo un certo ‘ottimismo’. Man mano che la ricerca è proseguita però l’entusiasmo da parte mia si è molto affievolito, soprattutto allorché ho appurato che il documento in questione è stato ‘scoperto’ dal Ros dei Carabinieri e da qui è stato trasmesso alla Procura di di Brescia impegnata nelle indagini ‘interminabili’ sulla strage di piazza della Loggia. In questo non ci sarebbe nulla di strano se non fosse per un elemento che definire sconcertante è veramente riduttivo: l’informativa del Sid di cui stiamo parlando allo stato attuale è ancora secretata. La cosa che sconcerta è che il prossimo 25 novembre avrà inizio un nuovo processo [il decimo!…] per la strage di piazza della Loggia e tra gli imputati figurano anche Pino Rauti e il generale Delfino…

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=261780

Così ancora una volta, nell’assoluto rispetto di una lunga e consolidata tradizione di ‘giustizia democratica’ , del materiale documentale che potrebbe scagionare gli imputati viene di fatto occultato o quanto meno reso inaccessibile. Ragazzi… voi non so… per me la riforma della giustizia da parte del ministro Alfano costituisce un autentico imperativo non procrastinabile

Tornando alla mia ricerca tuttavia devi dirvi che non è stata del tutto ‘infruttuosa’ poiché parte del contenuto di quella famosa ‘informativa’ sono riuscito a rintracciarlo… dove direte voi?… l’ho rintracciata qui…

http://www.almanaccodeimisteri.info/relazioneDsparteprimaIII.htm

… vale a dire nella relazione finale stesa dagli ex-comunisti a proposito dei lavori della Commissione stragi… evidentemente per loro, a differenza che per i ‘comuni mortali’ , tutte le porte sono aperte e non vi è segreto che tenga … Pare che si possa affermare con certezza che…

- l’informativa è stata stilata nel 1974, non è però specificato il giorno e il mese…
- non si conosce il nome dell’estensore

Non è molto d’accordo… però è sempre meglio di niente … Dal momento che non interessa granchè la ‘interpretazione’ che i Ds hanno dato alla nota del Sid e che è meglio andare subito al sodo, ecco l’unico ‘testo originale’ dell’infomativa che i Ds sio sono degnati di far conoscere… non preoccupatevi perché basta e avanza!…

La manovra non è sfuggita al Ministero dell’Interno che, nel contesto di una politica dell’antifascismo opportunamente orchestrata anche con forze politiche estranee alla D.C., ha inteso colpire:

· lo strumento divulgativo delle idee (ANNO ZERO, presentato non come giornale ma come movimento politico nato, solo per cambiamento di nome, da Ordine Nuovo);
· il movimento stesso, creando un ‘Ordine Nero’ (indicato come il braccio violento di ‘Anno Zero’) cui si debbono attribuire una serie di atti violenti ed antidemocratici.

Nel contesto di quanto sopra vanno interpretate tutte le azioni delittuose etichettate da organi di governo e stampa come iniziative dell’extraparlamentarismo di destra…


Sulla gravità del contenuto che avete appena letto non mi pare ci siano commenti da fare… i miei ‘commenti’ sul resto li farò assai presto ...



saluti!…

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sigmatau
Inviato: 7/10/2008 17:53  Aggiornato: 8/10/2008 8:43
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… inutile vi dica quanto mi sta a cuore questa ‘mininchiesta’ dopo le ultime ‘scoperte’ relative a quanto è accaduto nel ‘lontano’ 1974 [chi scrive ha oggi… due volte e mezzo gli anni che aveva allora…]. La cosa più ‘sconcertante’ che mi è capitato di vedere è stata la scoperta della informativa del Sid [sulla quale state certi ritorneremo…] che fa risalire gli attentati di piazza della Loggia a Brescia e del treno ‘Italicus’ al Ministero degli Interni di allora…. Sconcertante soprattutto per il fatto che essa pare sia stata secretata dalla Procura di Brescia mentre si sta per aprire un nuovo processo a Brescia [il decimo!…] che vede come imputati [tanto per cambiare…] ex-appartenenti ad ‘Ordine nuovo’ . Tenendo a mente [fra le tante ‘porcate’ messe in opera dai magistrati cosiddetti ‘democratici’, vedi ad esempio nei processi contro Previti e Berlusconi…] quello che è successo del materiale relativo alla strage di piazza Fontana trovato nel covo di Robbiano di Mediglia, materiale che poi è stato fatto sparire in modo che non potesse essere usato dalla difesa nei processi istituiti dal giudice [comunista] Guido Salvini contro gli ex-ordinovisti Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Carlo Digilio, è lecito supporre che anche nel processo che si aprirà a Brescia il prossimo 24 novembre esiste concreta possibilità che venga occultato materiale di prova decisivo per la difesa. Non so voi ragazzi… per quello che mi riguarda sono ben deciso a fare tutto quello che mi è possibile affinché ciò non accada…

Tornando a botta mi sono ‘dato da fare’ e per prima cosa ho pensato bene di raccogliere ‘notizie’ sul tizio che allora occupava la poltrona di ministro dell’interno: Paolo Emilio Taviani. Andando sulla solita ‘wiki’…

http://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Emilio_Taviani

… vediamo che costui si è ‘guadagnato i galloni’ nel corso della ‘Guerra di Liberazione’ al punto che nell’aprile del ’45 ‘ebbe l’onore di assistere alla resa di una intera divisione tedesca… dal momento che non si tratta di un termine spregiativo mi auguro che nessuno abbia da ridire se lo qualificherò d’ora in poi come ‘Partigiano’… con la ‘P’ maiuscola oltretutto!… Il ‘Partigiano’ è passato a miglior vita abbastanza di recente, nel giugno 2001 cioè un mese dopo il ‘trionfo’ del Berluska che fin dal primo momento della sua discesa in campo ha considerato come un ‘nemico da abbattere’ e la cosa evidentemente deve aver stroncato le sue ultime energie. Di lui ci rimangono, oltre ad una notevole mole di studi su Cristoforo Colombo di cui era considerato il massimo esperto a livello mondiale, un opuscolo intitolato Breve storia dell'insurrezione di Genova e un ‘libro di memorie’ pubblicato postumo dal titolo Politica a memoria d'uomo. Riguardo quest’ultima opera il nostro amico ‘Belzebù’ , che ha condiviso con il ‘Partigiano’ oltre cinquant’anni di militanza democristiana, ha pensato bene di scrivere un editoriale sulla rivista mensile 30giorni da lui stesso diretta…

http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=76



Certo che i due ne devono aver combinate il oltre cinquat’anni!… o no? … L’editoriale di presenta assai curato per quanto riguarda la 'veste editoriale' come qui potete vedere…



Notevole in bellavista il seguente passaggio…

… c’è una pagina di Taviani da sottolineare, relativa ai servizi deviati. Racconta che, come corollario della liquidazione coatta dei neofascisti, mandò a casa agenti di complemento e confidenti che erano stati assunti nel periodo ministeriale di Restivo….

Ma che bravo il nostro ‘Partigiano’!… oltre che aver ‘mandato a casa’ quei farabutti di fascisti ha ‘mandato a casa’ anche un sacco di ‘spie infiltrate’ di cui il suo predecessore poco prudentemente aveva fatto uso … proprio una bel ‘colpo di ramazza’ per cui lo chiameremo d’ora in poi ‘Partigiano ramazza’

Nella seconda pagina è data ampia enfasi al seguente altro passaggio…



Dopo il ‘generale kippah’ ecco un altro ‘ammiratore della cultura ebraica’ che si duole per lo spiacevole incidente capitato ad ‘Argo16’ … bene, bene!… A leggere un po’ in fretta dunque sembra che ‘Belzebù’ abbia tratteggiato il profilo di un personaggio davvero ‘adamantino’, un vero concentrato di ‘purezza di ideali’… Leggendo però nell’interno con un poco di attenzione ecco che qua e là una qualche stonatura salta fuori. Osservate qui…



Qui salta fuori che Aldo Moro non era affatto d’accordo con ‘Partigiano ramazza’ sui ‘provvedimenti speciali’ da lui predisposti contro ‘Ordine nuovo’. Non mi si venga a dire per favore che Aldo Moro si voleva ergere a ‘paladino della democrazia’… non siamo qui a prenderci per i fondelli!… Il fatto è che Aldo Moro aveva capito che cosa ‘bolliva in pentola’ e che la guerra in atto tra lui e ‘Belzebù’ era iniziata senza esclusione di colpi… e che in questa guerra , che vedrà l’epilogo finale quattro anni dopo in via Fani e via Caetani, lui era già condannato in partenza… Il clou però arriva due righe più oltre e lo potete vedere qui…



la strage dell’Italicus è stata opera di ‘schegge impazzite’ legate al Ministero degli Interni!!! … Informazione davvero preziosa caro ‘Belzebù’! … vedremo di approfondire ancora la cosa!

saluti!…

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
Drago55
Inviato: 10/10/2008 12:16  Aggiornato: 10/10/2008 12:16
So tutto
Iscritto: 28/8/2008
Da:
Inviati: 17
 Re: Indagine sul caso Moro
@redna

Ma pensi che sia possibile che A.M. sia stato prelevato da un elicottero e quindi il corteo di auto si sia mosso per il centro di Roma, senza A.M.?

Anche Gabriella Carlizzi propende per la teoria di corteo di auto in via Fani senza A.M.

Io non ho elementi oltre a queste supposizioni.

Grazie per le diiscussioni

Otello
Inviato: 11/10/2008 0:14  Aggiornato: 11/10/2008 0:17
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Lo ripeto per l'ennesima volta e per chi voglia rileggere un pò più attentamente questa frase (scritta da Moro a Zaccagnini) ...

“è doveroso aggiungere, in questo momento supremo, che SE LA SCORTA NON FOSSE STATA, per ragioni amministrative, del tutto al disotto delle esigenze della situazione, IO FORSE NON SAREI QUI'!” ...

e con questa, se la analizzate per bene, comprenderete che cade, nella maniera più evidente, IL TEOREMA della NON PRESENZA DI MORO in Via Fani, la mattina del 16 Marzo "78 ...!

Certo che poi, volendo, possiamo perfino pensare ad un Aldo Moro "cinico" ma realista ... oppure, possiamo tornare (a nostro comodo) alla strategica formula della "sindrome di Stoccolma", oppure ancora, al fatto che quelle lettere indirizzate a famigliari ed amici, non le ha scritte lui, ma il "suo" alter ego brigatista ... oppure un Chicchiarelli a tempo pieno, e quant'altro ...

Cordialmente da Anastasio

Colui che sa leggere, porta con se,
il potere di valorizzare se stesso,
di moltiplicare i suoi modi di esistere
e di fare della propria vita, un'entità,
piena di interesse e significato !

>>>------> Aldous Huxley

>

redna
Inviato: 11/10/2008 9:44  Aggiornato: 11/10/2008 15:47
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
Ma pensi che sia possibile che A.M. sia stato prelevato da un elicottero e quindi il corteo di auto si sia mosso per il centro di Roma, senza A.M.?

Anche Gabriella Carlizzi propende per la teoria di corteo di auto in via Fani senza A.M.

Io non ho elementi oltre a queste supposizioni.


Non saprei dire quali modalità fossero state adottate per il prelevamento.
La Carlizzi ha scritto un articolo che ho riportato da disinformazione.it dove non dice granche, ma lascia intendere che non si deve sapere...
Certamente fare delle ipotesi contrarie alla VU è andare controcorrente ma, a onor del vero, non ho mai nemmeno avuto UNA PROVA che AM fosse nell'auto.
Infatti chi stava per dire qualcosa al riguardo (Pecorelli) è stato 'zittito'.

Non si sa che cosa facesse l'elicottero che volteggiava su via fani a quell'ora....non si sa che cosa facesse un' auto usata per il rapimento vicino a forte braschi, non si sa nulla....ma quello che è certo è che AM era in auto. In mezzo all'incertezza assoluta una certezza, l'unica chiara e netta. AM era in auto.
Le unche foto che potevano dimostrarlo sono sparite. Proprio quelle?

Propongo di rispondere a delle domande che mi sembrano fondamentali:
1-quali sono le prove che AM era in macchina quella mattina?
2-quali sono le prove che AM non si trovava in quel posto quel giorno?


Citazione:
Lo ripeto per l'ennesima volta e per chi voglia rileggere un pò più attentamente questa frase (scritta da Moro a Zaccagnini) ...


Otello
perchè proprio ad AM si è fatto in modo di far scrivere (e recapitare...)tutte queste lettere?
A parte quello che scrive è inverosime questo per un prigioniero,non trovi?


edit
http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/10/il-caso-moro-secondo-gabriella-pasquali.html

Citazione:
Dunque chiedo: CHE PROVE ABBIAMO CIRCA IL FATTO CHE MORO FOSSE NELLA MACCHINA CON LA SCORTA IN VIA FANI, LA MATTINA DELLA STRAGE? E CHE PROVE ABBIAMO CHE A GUIDARE L'AUTO CON IL "PRESUNTO" MORO SEQUESTRATO, FOSSE IL CAPO DELLE BR, MORETTI?E' in questa risposta la chiave segreta del "Caso Moro".


Quali prove processuali hanno indotto i Giudici a stabilire con certezza che Moro, in via Fani, durante la strage, si trovava insieme alla sua scorta? Ne consegue che se le prove appaiono insufficienti, dobbiamo decidere se credere agli imputati brigatisti o se non dare credito alle loro dichiarazioni. Sulla base di ciò che ci convincerà, possiamo arrivare a mettere almeno in dubbio la presenza di Moro in via Fani durante la strage. Chiarito questo punto, vedremo invece quali documenti dimostrano che Moro della strage non seppe mai nulla. Ma desidero che a certe conclusioni ci si arrivi per gradi, e pertanto dobbiamo prima rispondere alla mia domanda di base.




Citazione:
Egli stesso testimonia di non sapere nulla, quando in una di queste lettere scrive:" Sto facendo del tutto con i miei carcerieri e con i destinatari istituzionali delle mie missive, affinchè questa storia possa andare a buon fine senza spargimento di sangue..." Dunque lui del sangue già versato, nulla sapeva, e per non saperne nulla l'unica spiegazione è che durante la strage Moro fosse da un'altra parte. Già, ma dove, con chi e perchè questa tragica sceneggiata?



Citazione:
.In quello stesso libro, si afferma, che Moro, in tutta la sua vita, non ha mai omesso un solo giorno di recarsi al mattino presto alla Santa Messa.In tal senso vi è ragione di pensare che anche la mattina della strage, si recò alla Santa Messa delle 7 , o 7.30, per poi proseguire verso il Parlamento, passando sotto casa per lasciare il nipotino Luca. E quindi, verso le nove, proseguire per andare in Parlamento, ove proprio quella mattina avrebbe fatto passare la cosidddetta "apertura a sinistra". Sempre la mattina della strage, incomprensibilmente Moro non portò a Messa con sè il nipotino, e invece delle solite tre borse, ne portò ben cinque, di cui in una vi erano delle medicine, e in un'altra degli abiti.Doveva forse partire? No. La madre di Luca, spiegò che quella mattina fu lei a non mandare il bambino con il nonno alla Santa Messa, perchè aveva un brutto presentimento, e giunta a casa, mentre Luca era sul pianerottolo con il nonno, in procinto di uscire, lei lo prese in braccio e lo riportò in casa, mentre il bambino piangeva e diceva tra le lacrime "nonno... nonno..".Ma questo avveniva alle sette del mattino, non alle nove. Infatti come avrebbe potuto arrivare in tempo, se la seduta parlamentare iniziava alle dieci, qualora fosse andato a Messa alle nove ?




Citazione:
Si è sempre parlato di "scorta", ma non è mai stato detto, pur essendo noto istituzionalmente, che Moro aveva due scorte: una di Stato, per intenderci quella che finì trucidata, e l'altra, composta da uomini da lui stesso scelti nella Gladio, la struttura creata da lui e Cossiga.Per tale motivo, lo Stato tardava, nonostante le sue richieste, a cambiare le auto della scorta ufficiale che non avevano i vetri blindati, ma non se ne preoccupavano più di tanto, sapendo appunto che Moro aveva anche l'altra scorta. Moro non si consegnò a nessun "carceriere", poichè dal momento in cui fu informato che era in preparazione il suo "sequestro", al fine di rappresentare una pressione forte sulla parte conservatrice del Governo e della DC, che si opponevano all'apertura a sinistra, dopo aver moto riflettuto e dopo aver avuto determinate garanzie per se e la propria famiglia, accettò "l'operazione", "in nome della Ragione di Stato", come ebbe a scrivere a Padre Gabriele Maria Berardi, in una accorata lettera. La sua garanzia era anche quella di sapere che il piano non si originava dalle BR, che pure avevano il ruolo e l'interesse a rivendicare l'azione per dimostrare il loro potere, ma Moro seppe dalla persona che partecipò alle riunioni tra BR e anelli di congiunzioni, che tutto era sotto l'attento controllo dell'amico Bettino.


fra tutti i commenti ho tratto questo che penso riassuma il tutto:


Citazione:
Rispondo all'anonimo che fa una battuta apparentemente divertente...
querelare la Carlizzi così si ascolterà la verità in un tribunale.

La verità in un tribunale non verrà mai fuori, perchè quando questa viene portata, immancabilmente tutto viene insabbiato.
I magistrati che se ne occupano conoscono bene la verità sul caso Moro, sul mostro di firenze, e su altre realtà.
Ma, semplicemente, questa non deve venire fuori mai, per nessun motivo.

Ne sappiamo qualcosa anche noi.
Ora, siccome la Carlizzi si è probabilmente stancata di andare per tribunali senza che poi la gente conosca la verità, probabilmente ha deciso di metterla per iscritto sul blog.

Come del resto abbiamo fatto anche noi.

Quindi credimi, nessun tribunale tirerà mai fuori la verità, anche perchè se per avventura un magistrato la volesse mettere per iscritto, morirebbe un attimo prima.


il commento è di Paolo Franceschetti.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
redna
Inviato: 14/10/2008 13:44  Aggiornato: 14/10/2008 13:54
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/10/il-caso-moro-secondo-gabriella-pasquali_12.html


Citazione:
Ora, nel 1990 vi fu una nobile testimone, tale E.N. che dichiarò quanto segue.
La distinta signora, durante la prigionia di Moro, si trovava insieme a sua sorella, ospite in pensione presso i locali della Chiesa ad angolo tra via del Teatro Marcello e via Margana, le cui mura laterali finivano con un passo carrabile che si ricongiungeva ad uno stabile in uso ai Servizi Segreti, di forte alla Scuola di Francese gemellata con l’Yperion di Parigi, ove spesso si recava Moretti A pochi metri, c’è via Caetani, dove lo Statista fu appunto trovato morto.
La signora E.N. mentre si lavava le mani nel bagno a piano terra della Chiesa, sentì da sotto il pavimento un lamento e una voce che diceva: “sono qui, liberatemi”, e riconobbe la voce di Aldo Moro. A gitata andò dal Parroco e riferì l’accaduto, ma il Parroco le intimò di tacere e di non dire nulla a nessuno. Pochi giorni dopo la morte di Moro, quella Chiesa fu dissacrata.Tutto questo lo verbalizzai, ma non seppi più nulla.


Molti hanno testimoniato ma pare che le testimonianze valide erano quella che supportavano lo scenario stabilito.


Citazione:
Ma anche Berlusconi , pochi lo sanno ebbe una “parte” nella vicenda Moro.
Infatti, verosimilmente col suo “Maestro” Craxi prestò il proprio aereo privato alla moglie di Moro, signora Eleonora, quando costei manifestò il desiderio di andare a parlare con Gheddafi, affinchè premesse sul Governo dati anche i rapporti tra Gheddafi e Andreotti.


Quindi gli elicotteri in questa vicenda sono già diventati due.
Uno era quello che volteggiava su via fani il 16marzo nel momento del massacro della scorta e poi l'altro 'gentilmente fornito' alla signora moro da un anonimo industriale del nord, guardacaso amico di craxi che guardacaso 'gestiva' il sequestro moro.
Come a Cossiga è stata data la presidenza della repubblica, ad altri, col tempo sempre meno anonimi grazie alle tv, è stata data la presidenza del consiglio, intervallata da un governo prodi che (guardacaso) era quello della seduta spiritica di via gradoli.
Quando si dicono le coincidenze!



Citazione:
Per farvi un esempio, quando Moro, il 29 marzo 1978 scrisse a Cossiga, e riferendosi alla sua condizione attuale, si era espresso “mi trovo sotto un dominio di un unico predominio…”, questa frase, proprio perché sembrò mettere sulle sue tracce persone intelligenti, fu cambiata nella seguente: “… sulla mia attuale condizione, che io mi trovo sotto un dominio assoluto e incontrollato…”.
Non di certo le BR potevano rappresentare il dominio assoluto e incontrollato, la cosa fa sorridere.
L’unico dominio incontrollato per la natura stessa dell’apparato sono i Servizi e quando si dice “assoluto” si vuole significare “tutti i Servizi”, e quando si dice “sotto”, si vuol significare “sotterraneo”.
E chissà perché Cossiga si autoaccusa di essere stato lui a fare uccidere Moro? Poi non parliamo delle lettere che Moro inviò a Flaminio Piccoli, quando gli ripeteva sottolineandolo, a proposito di come si erano svolti i fatti: “…e tu che sai tutto….”…..!


Anche le lettere vengono manovrate a dovere ma mai nessuno,perchè non sono in pochi che sanno realmente come sono andate le cose, che abbia svelato la menzogna.
Chi stava dicendo qualcosa (Pecorelli e Varisco..) sono stati sistemati a dovere. Tutti gli altri hanno senza dubbio recepito il messaggio...





C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 14/10/2008 14:20  Aggiornato: 14/10/2008 14:20
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… dopo alcuni giorni di assenza dovuti a improvvisi impegni di lavoro e di altro tipo, oggi ho qualche minuto per riprendere il discorso da dove lo si era lasciato… vale a dire dall’esame della figura [assai ambigua…] del nostro ‘Partigiano ramazza’… o se si vuole di Paolo Emilio Taviani. Per prima cosa sono andato a rivedere di tutto il materiale da me portato alla discussione che cosa c’è che lo riguarda… e ho scoperto di è trattato di tempo ben speso!…

La prima volta che il ‘Partigiano ramazza’ è comparso sulla scena è stato a proposito della ‘lettera n. 13’ scritta dAldo Moro dal ‘carcere del popolo, recapitata il il 9 aprile [insieme al comunicato n. 5…] e indirizzata proprio al personaggio in questione…

http://www.archivio900.it/it/documenti/doc.aspx?id=206

Prima di esaminarne il contenuto è opportuno ricordare che il ‘Partigiano ramazza’ nel 1978 aveva lasciato da circa quattro anni [precisamente dal novembre 1974…] ogni incarico governativo di qualsiasi tipo ed era stato ‘parcheggiato’ in senato dove rimarrà per lungo tempo… Cossiga infatti gli riserverà la gentilezza di promuoverlo ‘senatore a vita’ nel 1991. Ci si potrebbe chiedere perché mai Aldo Moro abbia ritenuto necessario, nelle diffcilissime condizioni in cui si trovava, inviare una lettera al ‘Partigiano ramazza’ se questi era da tempo rimasto lontano dal ‘ponte di comando’. La spiegazione potrebbe venire proprio dal contenuto della lettera da cui traiamo le righe seguenti…

… l'inopinata uscita del Sen. Taviani, ancora in questo momento per me incomprensibile e comunque da me giudicata, nelle condizioni in cui mi trovo, irrispettosa e provocatoria, m'induce a valutare un momento questo personaggio di più che trentennale appartenenza alla D.C. Nei miei rilievi non c'è niente di personale, ma sono sospinto dallo stato di necessità. Quel che rilevo, espressione di un malcostume democristiano che dovrebbe essere corretto tutto nell'avviato rinnovamento del partito, e la rigorosa catalogazione di corrente. Di questa appartenenza Taviani è stato una vivente dimostrazione con virate così brusche ed immotivate da lasciare stupefatti. Di matrice cattolico-democratica Taviani è andato in giro per tutte le correnti, portandovi la sua indubbia efficienza, una grande larghezza di mezzi ed una certa spregiudicatezza. Uscito io dalle file dorotee dopo il '68, avevo avuto chiaro sentore che Taviani mi aspettasse a quel passo, per dar vita ad una formazione più robusta ed equilibrata, la quale, pur su posizioni diverse, potesse essere utile al migliore assetto della D.C. Attesi invano un appuntamento che mi era stato dato e poi altri ancora, finché constatai che l'assetto ricercato e conseguito era stato diverso ed opposto. Erano i tempi in cui Taviani parlava di un appoggio tutto a destra, di un'intesa con il Movimento Sociale come formula risolutiva della crisi italiana. E noi che, da anni, lo ascoltavamo proporre altre cose, lo guardavamo stupiti, anche perché il partito della D.C. da tempo aveva bloccato anche le più modeste forme d'intesa con quel partito. Ma, mosso poi da realismo politico, l'On. Taviani si convinse che la salvezza non poteva venire che da uno spostamento verso il partito comunista. Ma al tempo in cui avvenne l'ultima elezione del Presidente della Repubblica, il terrore del valore contaminante dei voti comunisti sulla mia persona (estranea, come sempre, alle contese) indusse lui e qualche altro personaggio del mio Partito ad una sorta di quotidiana lotta all'uomo, fastidiosa per l'aspetto personale che pareva avere, tale da far sospettare eventuali interferenze di ambienti americani, perfettamente inutile, perché non vi era nessun accanito aspirante alla successione in colui che si voleva combattere. Nella sua lunga carriera politica che poi ha abbandonato di colpo senza una plausibile spiegazione, salvo che non sia per riservarsi a più alte responsabilità, Taviani ha ricoperto, dopo anche un breve periodo di Segretario del Partito, senza pero successo, i più diversi ed importanti incarichi ministeriali. Tra essi vanno segnalati per la loro importanza il Ministero della Difesa e quello dell'Interno, tenuti entrambi a lungo con tutti i complessi meccanismi, centri di potere e diramazioni segrete che essi comportano. A questo proposito si può ricordare che l'Amm. Henke, divenuto Capo del Sid e poi Capo di Stato Maggiore della Difesa, era un suo uomo che aveva a lungo collaborato con lui. L'importanza e la delicatezza dei molteplici uffici ricoperti può spiegare il peso che egli ha avuto nel partito e nella politica italiana, fino a quando è sembrato uscire di scena. In entrambi i delicati posti ricoperti ha avuto contatti diretti e fiduciari con il mondo americano. Vi è forse, nel tener duro contro di me, un'indicazione americana e tedesca

Dunque dunque… occorre rilevare innanzitutto che la ‘inopinata uscita’ attribuita al ‘Partigiano ramazza’ si fierisce alla sua presa di posizione nettamente contraria ad ogni tipo di trattativa con le Brigate rosse che tenevano prigioniero Aldo Moro. Molto interessante invece l’accenno alla ‘virate brusche da lasciare stupefatti’ attuate dal nostro in trent’anni di militanza scudocrociata, fatto che lo accomuna strettamente ad un altro ‘democristiano.doc’ di nostra vecchia conoscenza: ‘Belzebù’. E a questo punto non è superfluo ricordare che al tempo della loro ‘brusca sterzata verso sinistra’ questi due personaggi nel ‘fatidico anno’ 1974 ricoprivano rispettivamente gli incarichi di ministro degli interni e ministro della difesa e quindi detenevano il controllo di tutte le forze di sicurezza del paese insieme con i loro servizi informativi che per l’interno era il già citato ‘Ufficio Affari Riservati’ e per la difesa il Sid. A questo proposito è assai interessante la citazione da parte di Aldo Moro dell’ammiraglio Henke, presentato come ‘uomo di fiducia’ del ‘Partigiano ramazza’. Che cosa si può sapere di più su questo ammiraglio?… Andiamo a leggere su…

http://www.cedost.it/news/Personaggi/henk.htm

Eugenio Henke (Genova 15/11/1909-Roma 4/2/1990), genovese di origine austriaca, dopo essere stato nominato comandante di squadra e comandante del Mediterraneo centrale, l’ammiraglio Henke fu chiamato a guidare il Sid dal 1966 al 1970. Nell’assumere l’incarico Henke tentò di far dimenticare le ombre della gestione precedente di De Lorenzo, denunciando la scomparsa di alcuni fascicoli ma, nel giugno 1968 Il suicidio del colonnello Renzo Rocca, che guidava il Rei, l’ufficio economico, segnò però l’inizio di una stagione di misteri. Fu proprio da uno dei due centri di contro spionaggio creati da Henke che venne ingaggiato Guido Giannettini, figura chiave nell’inchiesta sulla strage di Piazza Fontana. Un’indagine che portò, nel luglio del 1970, all’interrogatorio dello stesso Henke. I magistrati lo interrogarono poi numerose altre oscure questioni: sul ‘golpe Borghese’, sulla ‘Rosa dei Venti’, sul Mar di Fumagalli, ma lui si dichiarò sempre all’oscuro di tutto. Nel 1972 venne nominato capo di stato maggiore della difesa, carica che mantenne fino al 1975, ma venne ancora interrogato sullo ‘scandalo petroli’ e sull’omicidio Pecorelli. Nell’aprile 1989 Henke venne incriminato dal giudice Mastelloni perché accusato di aver occultato la verità riguardante l’aereo Argo 16 precipitato nel novembre del 1973 al largo di Marghera. E’ morto a Roma il 4 febbraio del 1990…

E così, dopo il ‘generale kippah’ ecco un ammiraglio anche lui preoccupato di ‘coprire’ le ‘malefatte’ del Mossad!… Da notare che questo ammiraglio è stato direttore del Sid al tempo della strage di piazza Fontana e capo supremo di stato maggiore al tempo delle stragi di piazza della Loggia e dell’Italicus. Ragazzi… siccome una certa curiosità comincia a solleticarmi voglio andare a curiosare su chi era al comando dell’Arma dei Carabinieri alla fine degli anni ‘60 e nella prima metà degli anni ’70… sapete com’è… Curiosando curiosando mi è capitato di finire sul sito seguente [tra l’altro ‘di sinistra che più non si può’… così che nessuno avrà da ridire …]…

http://italy.indymedia.org/news/2003/01/144275.php

dove si legge quello che segue… niente paura, non avete le traveggole!



… l’Arma che per antonomasia si continua a chiamare ‘benemerita’ è stata la sola ad avere per dieci anni, dal luglio 1967 a quello del 1977, una continuità di comando nella persona del generale Arnaldo Ferrara, capo di Stato maggiore dell’Arma. Nominato a questa carica con il grado di colonnello, Ferrara, fratello di un deputato repubblicano, israelita, diverrà generale di corpo d’armata senza mai muoversi dal suo posto, in spregio ad ogni regolamento militare che esige un periodo di comando operativo ad ogni passaggio di grado. Il mistero di questa permanenza decennale al comando effettivo dei carabinieri, di questa carriera anomala da parte di Arnaldo Ferrara rimane ancora oggi tale. Nessuno ha mai inteso approfondire l’argomento. Nessuno ha mai osato chiedere spiegazioni ai ministri della Difesa, ai presidenti del Consiglio, ai capi di Stato maggiore dell’Esercito e della Difesa o allo stesso interessato. Un muro di silenzio è stato eretto da tutti, nessuno escluso, politici di destra, di centro e di sinistra, compreso ‘Manifesto’ ecc. attorno a quest’uomo che la magistratura non ha mai osato interrogare, sia pure come testimone, perché venisse chiarito come mai si è ritenuto di dover dare all’Arma dei carabinieri nel periodo più sanguinoso della storia recente una unicità di comando per l’arco di dieci anni concentrata nelle sole mani di un colonnello che ha asceso, per meriti sconosciuti, tutti i gradi della carriera militare senza mai muoversi dalla sua poltrona di capo di Stato maggiore dell’Arma ‘benemerita’. Nessuno ha osato chiedere ad Arnaldo Ferrara perché tanti ufficiali e sottufficiali dei carabinieri sono rimasti, a vario titolo, coinvolti in episodi ‘eversivi’ che hanno avuto come protagonisti ‘eversori’ di destra

Ragazzi… mi rendo conto che a questo punto ogni commento suonerebbe come offesa alla vostra intelligenza e perciò mi guarderò bene dal commentare … invece vi invito a non cambiare canale perché vi assicuro che ne vedremo ancora delle belle!!!…

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
gudarian
Inviato: 14/10/2008 14:48  Aggiornato: 14/10/2008 14:48
Mi sento vacillare
Iscritto: 16/9/2008
Da:
Inviati: 979
 Re: Indagine sul caso Moro
@Otello
“è doveroso aggiungere, in questo momento supremo, che SE LA SCORTA NON FOSSE STATA, per ragioni amministrative, del tutto al disotto delle esigenze della situazione, IO FORSE NON SAREI QUI'!” ...


Non riesco a credere che AM sapendo come era stata trucidata la scorta, recriminasse sul fatto che se non fosse stata al disotto delle esigenze, lui non si sarebbe trovato lì.
Nessun accenno al fatto che delle persone fossero morte per difenderlo, comportamento molto strano...

Continuo a credere che AM non fosse in auto, o meglio non c'era nel momento in cui la scorta è stata eliminata.

Per la serie cerca la differenza....

Fico: "Per me Beppe Grillo è patrimonio mondiale dell'umanità come le Dolomiti, la Costiera Amalfitana o la musica".
Biancofiore: «Se fosse possibile, Berlusconi lo farei patrimonio dell'UNESCO".
Otello
Inviato: 14/10/2008 16:45  Aggiornato: 14/10/2008 16:50
Ho qualche dubbio
Iscritto: 1/4/2008
Da: Perugia - Umbria -
Inviati: 69
 Re: Indagine sul caso Moro
Toglimi una curiosità caro Gudarian,
ma se è stato Moro a scrivere questa frase (indipendentemente dal fatto che voleva "sembrare" cinico ...per meglio far comprendere altre cose ...) come puoi credere che non fosse in quell'auto ... quella mattina?

Infine, leggi attentamente queste altre frasi di Moro a Cossiga, come le consideri?

“PRESCINDO VOLUTAMENTE DA OGNI ASPETTO EMOTIVO E MI ATTENGO AI FATTI !”

“PENSARE QUINDI FINO IN FONDO, PRIMA CHE SI CREI UNA SITUAZIONE EMOTIVA E IRRAZIONALE !”

"QUESTE SONO LE ALTERNE VICENDE DI UNA GUERRIGLIA, CHE BISOGNA VALUTARE CON FREDDEZZA, BLOCCANDO L'EMOTIVITA' E RIFLETTENDO SUI FATTI POLITICI !"

e poi, queste alla moglie ...

“Mia Carissima Noretta, vorrei dirti tante cose, ma mi fermerò alle essenziali. Io sono qui in discreta salute, beneficiando di un’assistenza umana ed anche molto premurosa […] Intuisco che altri siano nel dolore. Intuisco, ma non voglio spingermi oltre sulla via della disperazione. Riconoscenza e affetto sono per tutti coloro che mi hanno amato e mi amano, al di là di ogni mio merito, che al più consiste nella mia capacità di riamare.”

Infine, ma poi chiudo definitivamente con questo argomento, ci sono altre testimonianze, che Moro si trovava in quell'auto.

1^) esiste una testimonianza oculare dei fatti – una testimonianza che ritengo attendibile – la quale ci dice che: “Sono residente a Roma in via Mario Fani n. 123. Questa mattina, verso le ore 9, mi trovavo nel bagno della mia abitazione e stavo vestendomi. A un tratto ho sentito due colpi e subito dopo una serie di colpi in rapida successione […] Sono corsa ad affacciarmi alla finestra del salone […] Erano ferme tre autovetture, vicino all’autovettura di centro si trovava un individuo che indossava una divisa blù scuro che a me è sembrata quella dell’Alitalia. Costui impugnava un mitra, con il calcio del quale ha infranto il vetro anteriore sinistro dell’autovettura stessa. Ciò fatto ha sparato ripetute raffiche […] Subito dopo, guardando verso in centro dell’incrocio, HO VISTO una ragazza con le spalle rivolte alle macchine descritte, che impugnava un mitra corto con entrambe le mani. Quasi contemporaneamente HO VISTO l’on. Moro sorretto da due sconosciuti che indossavano la stessa divisa da me descritta. Qualche istante dopo HO VISTO salire l’on. Moro con i suoi due accompagnatori su un’autovettura che era ferma al centro dell’incrocio, che è ripartita su via Stresa in direzione via Trionfale …”
(e siccome l’On. Moro era ed è tutt’ora un personaggio molto famoso e riconoscibilissimo, ovvero un personaggio che non passava per nulla inosservato … deduco che questa testimonianza è più che credibile!

2^) una ulteriore testimonianza, riportata sulla Rivista OP di Pecorelli il 28 Marzo “78; una testimonianza che segue di qualche minuto l’avvenuto massacro … [[* tra il poco o il niente, gli investigatori sono però riusciti a ricostruire qualche particolare di rilievo. Dopo l’agguato in Via Mario Fani alle 9,10 di giovedì mattina la 132 con a bordo Aldo Moro, preceduta e seguita dalle due 128 del comando del terrore, ha imboccato Via Stresa, percorso un tratto di Via Trionfale, superato l’incrocio di Via Igea e girato a destra per una Via privata, Via Carlo Belli. In fondo a questa strada, dove inizia Via Casale De Bustis, c’è un ostacolo naturale, un cancelletto metallico chiuso da una pesante catena. Quì la 132 si ferma, scende una donna che con un paio di cesoie, recide la catena, apre il cancello e consente il passaggio del convoglio delle “brigate”. A quel punto Aldo Moro era ancora nella 132. Lo ha visto distintamente un testimone, coperto parzialmente da un plaid di lana scozzese. * ]]

Saluti da Ermione

>

C’è troppa gente a questo mondo, che perde la maggior
parte del proprio tempo disponibile,
per parlare dei problemi … mentre ne
basterebbe molto meno, per tentar di comprenderli e di risolverli!

>>>-----> Henry Ford

>

gudarian
Inviato: 14/10/2008 17:02  Aggiornato: 14/10/2008 17:02
Mi sento vacillare
Iscritto: 16/9/2008
Da:
Inviati: 979
 Re: Indagine sul caso Moro
@Otello


Mia Carissima Noretta, vorrei dirti tante cose, ma mi fermerò alle essenziali. Io sono qui in discreta salute, beneficiando di un’assistenza umana ed anche molto premurosa […] Intuisco che altri siano nel dolore. Intuisco, ma non voglio spingermi oltre sulla via della disperazione. Riconoscenza e affetto sono per tutti coloro che mi hanno amato e mi amano, al di là di ogni mio merito, che al più consiste nella mia capacità di riamare.”

in particolare il punto, "...Intuisco che altri siano nel dolore...", rende l'idea che AM non abbia visto uccidere la scorta ma intuisce, appunto, che possa essere successo qualcosa dopo il suo trasbordo su un'altra auto, come avevo ipotizzato nel post del 17/9/2008 14:04

Saluti

Per la serie cerca la differenza....

Fico: "Per me Beppe Grillo è patrimonio mondiale dell'umanità come le Dolomiti, la Costiera Amalfitana o la musica".
Biancofiore: «Se fosse possibile, Berlusconi lo farei patrimonio dell'UNESCO".
redna
Inviato: 14/10/2008 18:34  Aggiornato: 14/10/2008 18:45
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Citazione:
quel punto Aldo Moro era ancora nella 132. Lo ha visto distintamente un testimone, coperto parzialmente da un plaid di lana scozzese. * ]]




Per sapere se una testimonanza è attendibile occorre sapere CHI è il testimone.

C'è anche chi testimonia il falso! (per dire...)

Pertanto dire che un testimone ha visto è dire un bel nulla, perchè molti altri hanno testimoniato e nessuno ha messo a verbale.Sono state messe SOLO alcune testiomonianze e vedi caso solo quelle che dicevano che era AM in quel luogo e in quella macchina.

Ma chi di questi lo conosceva di persona?A nessuno è passato per la mente che qualcuno si fosse camuffato per AM? e che qualche testimone, dopo imbeccate varie di 'altri', si sia messo a raccontare qualche frottola? Ne hanno dette talmente tante anche le BR che non stupisce più nulla, ormai...

Otello
arrivati a questo punto le lettere non hanno alcun valore perchè sono state manomesse.
Ma chi è stato a fare questo? Dietro chi c'è a questa manomissione...?!


:roll

gudarian

Citazione:
è doveroso aggiungere, in questo momento supremo, che SE LA SCORTA NON FOSSE STATA, per ragioni amministrative, del tutto al disotto delle esigenze della situazione, IO FORSE NON SAREI QUI'!” ..


ma di quale dell due scorte potrebbe parlare?

se le scorte erano due, perchè pensare che stia parlando di quella di via fani?
Non starà dicendo che che forse avrebbe dovuto essere portato da un'altra parte ? infatti aveva una borsa con dentro dei vestiti da viaggio...perchè?

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 15/10/2008 14:47  Aggiornato: 15/10/2008 19:50
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… oggi riporteremo una ‘verità’ sulla stagione delle stragi abbastanza autorevole in quanto fornita dall’ex-terrorista che vedete nell’immagine seguente…



… il cui nome è Vincenzo Vinciguerra. Il 31 maggio 1972, a Peteano (Gradisca d'Isonzo) una 500 abbandonata con due fori di proiettili esplode uccidendo i carabinieri Donato Poveromo, Franco Bongiovanni e Antonio Ferraro. Una telefonata anonima aveva avvisato i carabinieri dell'auto sospetta in sosta. Avvicinatisi erano stati investiti dall'esplosione e uccisi. Anni dopo Vincenzo Vinciguerra, ex-appartenente ad Avanguardia Nazionale e a Ordine Nuovo, confesserà di essere l’autore dell’attentato e in seguito a questo sta scontando ancora oggi la condanna all’ergastolo. A differenza dei ‘compagni che sbagliano’ come nel caso delle Brigate rosse, per i ‘militanti neri’ non è prevista per definizione alcuna forma di amnistia o condono… ovvio! … In seguito Vinciguerra produrrà molto materiale, per iscritto o rilasciando interviste, che aiutano a far luce su quelli che sono chiamati ancora oggi gli ‘anni di piombo’ . Da poco Vinciguerra è anche divenuto opinionista del quotidiano indipendente on-line ‘La Voce’…

http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=15966

… e bisogna pur dire che, quale che sia l’opinione sul personaggio che ognuno di noi ha, a scrivere è bravo… Sul sito della Fondazione Luigi Cipriani [marcatamente ‘di sinistra’…] è consultabile il file seguente…

http://www.fondazionecipriani.it/12_dicembre.htm

… di cui riporto l’intestazione…

Il file qui esposto rappresenta la condivisione di una tesi sulla strage di piazza Fontana, e più in generale la strategia della tensione, avanzata da Vincenzo Vinciguerra al quale pertanto spetta la paternità della tesi indicata. Materialmente questo pezzo è stato scritto a due mani, al tempo in cui questo Autore ha collaborato con la Fondazione. Crediamo però che la sua formulazione originaria risalga già agli anni ‘80. La cronologia che segue è un estratto dalla ‘Storia d’Italia dal 25 luglio 1945 ad oggi’. Si può completare per eventi seguenti digitando nella mascherina di ricerca sotto l’indice di quest’ultima la parola chiave Stragi- Piazza Fontana…

Non resta dunque che leggere la ‘tesi’ di Vincenzo Vinciguerra sulla ‘strategia della tensione’ e confrontarla con la ‘tesi’ che chi scrive sta portando avanti per vedere che cosa vi può essere di ‘valido’… non si sa mai ragazzi!… Già il titolo iniziale è assai significativo: ‘Perché la strage ovvero Palestina, terra nostra’… Che c’entra mai la Palestina con piazza Fontana e tutte le stragi successive?… L’unico modo per dare una risposta è proseguire nella lettura e quindi proseguiamo…

… gli Stati uniti avevano condotto una politica di decolonizzazione che, giustamente secondo i loro calcoli, era destinata ad indebolire i paesi europei ma, in Medio Oriente, si erano sempre più sbilanciati in difesa dello Stato di Israele inimicandosi i paesi arabi, consapevoli che solo la protezione americana consentiva ai sionisti di mettere a ferro e fuoco la Palestina frustrando la loro reazione militare. La guerra dei sei giorni, iniziata il 5 giugno 1967, aveva fornito la prova evidente, l’ultima in ordine di tempo, che gli Stati uniti in Medio Oriente contavano su un solo alleato ed amico: Israele. E che non lo sostenevano per garantire la sopravvivenza ma al fine di rafforzarlo e potenziarlo, a spese dei paesi confinanti, per farne una gigantesca base militare a difesa dei propri interessi nel controllo delle risorse energetiche dell’intera regione. C’è una data che segna una svolta cruciale nello scontro in atto fra Est e Ovest in Europa, in modo particolare in Italia, introducendovi la necessità di un inasprimento e di un incrudelimento che apparirà evidente solo nel 1969. Una data che gli storici e i magistrati non hanno registrato nei loro atti e non hanno mai collegato agli eventi tragici del 1969 e a quelli successivi degli anni ’70…

L’autore quindi fa coincidere l’inizio della ‘guerra dei sei giorni’ [5 giugno 1967…] con l’avvio di quella che sarà da noi la ‘strategia della tensione’ e subito dopo indica una delle prime mailstone di questa ‘strategia’…

… il secondo, e ancor oggi negletto segnale della gravità eccezionale del momento si evidenzia il 1 novembre 1967, quando a capo di Stato maggiore dell’Arma dei carabinieri viene nominato il colonnello Arnaldo Ferrara. Non è un personaggio da poco. Fratello di un deputato repubblicano, di razza e religione israelita, Ferrara resterà fermo nel suo incarico per ben dieci anni, fino al 31 luglio 1977. Per dieci lunghi anni, sarà quest’uomo a dirigere l’Arma dei carabinieri ascendendo lentamente tutti i gradi della carriera militare senza mai muoversi dalla sua poltrona, fino al grado di generale di corpo d’armata. Nessuno ha mai protestato o posto domande, allora come dopo. Eppure, la permanenza nell’incarico di capo di Stato maggiore dell’Arma dei carabinieri è perentoriamente fissata in due anni, non oltre. Perché l’israelita Arnaldo Ferrara, ufficialmente senza titoli particolari, senza meriti di rilievo, senza una ragione apparente vi è rimasto invece per dieci lunghi anni, i peggiori della storia del dopoguerra italiano?…

Ecco dunque individuato, e non ci dovrebbero essere ragionevoli dubbi, una delle ‘pedine’ della ‘strategia’ che dovrà trasformare l’Italia nel paese mediterraneo più ‘compiacente’ [un eufemismo per non dire servile…] nei confronti di Israele. E le altre?… è presto detto…

… la risposta la troviamo nella situazione determinatasi nel Mediterraneo dopo la guerra dei sei giorni, nella necessità di sventare la minaccia politica rappresentata dal Pci, ‘quinta colonna sovietica’ in Italia, nel coordinamento svolto dalla centrale Cia di Roma, responsabile per tutto il bacino del Mediterraneo della guerra clandestina in Europa, in particolare in Italia. E a capo della sezione Cia a Roma, troviamo un nome nefasto, quale responsabile delle operazioni speciali e del controspionaggio, per l’Italia e per gli italiani: James Jesus Angleton. Angleton ha due caratteristiche: è legato ai servizi segreti ebraici dal 1944 ed è il nume tutelare della cosiddetta destra neofascista in Italia, vale a dire il suo protettore nel senso deteriore del termine dal 1945, da quando si portò su una jeep vestito in divisa americana in compagnia del commissario di Ps Umberto Federico D’Amato, il principe Junio Valerio Borghese, comandante della divisione di fanteria di marina ‘Decima’ della Repubblica Sociale Italiana, che non volle morire per l’Italia ma scelse di vivere per l’America. I due poli della destra italiana: i carabinieri guidati dall’israelita Arnaldo Ferrara, gli americani rappresentati da James Jesus Angleton, ‘l’amico del neofascismo’. Perché non c’è ‘neofascista’, o presunto tale, che non sia stato coinvolto, consapevolmente o meno, nella strategia del terrore in Italia bisognerebbe chiederlo al generale Arnaldo Ferrara (Angleton è morto), vivo e muto come un pesce, dimenticato da tutti, primi quelli che hanno la pretesa di aver cercato la verità sulla strage di piazza Fontana e le successive…

Dunque dunque… se abbiamo inteso bene un’altra ‘pedina’ sarebbe questo James Jesus Angleton, il quale avrebbe prestato i suoi servigi ai ‘servizi segreti ebraici’ addirittura già nel 1944, in piena seconda guerra mondiale… però!… Un’altra sarebbe poi il nostro amico [purtroppo dipartito…] ‘sbirro gran gourmet’ Umberto Federico D’Amato. Per chi non lo sapesse costui al tempo è stato funzionario dell’Ovra, la polizia segreta fascista e, al pari di tanti suoi colleghi, dopo il 25 luglio del ’43 è passato dalla ‘parte dei vincitori’, così che nel dopoguerra ha potuto continuare la sua brillante carriera come niente fosse nella Pubblica Sicurezza della Repubblica Italiana… imparate come si fa ragazzi! … La cosa che turba non poco è tuttavia constatare chi sia stata un’altra ‘pedina’ , vale a dire l’ex-comandante della ‘Decima Mas’ Junio Valerio Borghese… mai dire mai ragazzi!… Ce ne sono altre?… ovviamente e di seguito Vinciguerra le elenca in modo minuzioso…

… la risposta la troviamo in quella che è stata definita la ‘strategia della tensione’, quell’azione cioè intesa a destabilizzare l’ordine pubblico per stabilizzare quello politico, operativa in Italia da tempo, almeno dal 1964 ma senza quelle connotazioni sanguinose che la distingueranno a partire dalla primavera del 1969. In quel momento la catena di comando è ben salda e amalgamata: il generale Arnaldo Ferrara per l’Arma dei carabinieri, l’ammiraglio Eugenio Henke, passato dal comando del Servizio segreto militare alla direzione dello Stato maggiore della Difesa, il capo della polizia Angelo Vicari, in carica dal 1960 al 1973, e il questore Umberto Federico D’Amato, dirigente dei Servizi segreti civili e tramite unico con gli americani e la Nato. Pochi uomini al comando reale, moltissimi gli interpreti di secondo e terzo livello, comparse e burattini che la disinformazione giornalistica e giudiziaria ha trasformato nei principali protagonisti della stagione delle stragi. I Freda, i Delle Chiaie, i Maggi, gli Zorzi, i Rognoni, i Ventura, i servi fedeli ed ottusi delle altrui strategie. Mentre il silenzio è calato sulle responsabilità politiche. Paolo Emilio Taviani ha rotto parzialmente il muro dell’omertà, da morto, confermando nel libro di memorie pubblicato postumo che piazza Fontana fu strage di Stato, chiamando addirittura in causa (e non meraviglia) un colonnello dei carabinieri e il servizio segreto militare. Ma invece di maledirne la memoria e la reticenza, lo hanno dichiarato uomo onesto ed illustre, a cominciare da quei post comunisti che tante cose sanno e tante hanno taciute: come Taviani ed i suoi colleghi democristiani…

Non che le cose che afferma Vinciguerra già non le conoscessi… o per lo meno non le avessi ‘intuite’… certo è che leggersele così, vale a dire ‘nero su bianco’, fa comunque una certa impressione… E come avrebbero ‘operato’ i membri di questa ‘squadra affiatata’?… ecco come…

… nella fase operativa iniziata il 27 febbraio 1969, vediamo come comprimari movimenti ed uomini che mai sono entrati nelle indagini sulla strage di piazza Fontana e nemmeno nelle ricostruzioni giornalistiche e storiche. Vediamo l’interlocutore di James Jesus Angleton, Junio Valerio Borghese ed il suo ‘Fronte nazionale’ essere presente in informative del Sid come attivo per giungere alla costituzione di un regime autoritario, ma nessuno lo ha mai collegato alla strage del 12 dicembre 1969. Ed appare grottesco come per anni- almeno venti anni- il nome del suo fedele braccio destro, Stefano Delle Chiaie, sia stato affiancato, insieme a quello di Mario Merlino, alla strage senza che nessuno abbia osato ricordare che costui prendeva ordini da Junio Valerio Borghese. E nessuno ha rilevato che Junio Valerio Borghese era ancora un militante del Movimento sociale italiano. E’ la destra unita, quella che compare nell’operazione che porta a piazza Fontana, con i suoi legami di dipendenza dagli apparati segreti dello Stato e dall’Arma dei carabinieri, non come appare a chi legge oggi la storia di quegli eventi, ora una ‘cellula nera’ padovana, ora un gruppo di ‘anarco- nazisti’ romani, ora un gruppo non bene definito di ordinovisti veneziani collegati ai servizi segreti americani ed israeliani… al di là della volontà e degli sforzi fatti dall’ultimo magistrato che si è occupato delle indagini sulla strage di piazza Fontana con onestà intellettuale e coraggio civile, come Guido Salvini (sottoposto per questo motivo ad un autentico linciaggio morale), bisogna convenire che la verità sulla strage del 12 dicembre 1969 è ancora lontana. Non è stata scritta se non parzialmente e anche quel poco non è stato ancora compreso… la partita fra Stati uniti ed Unione sovietica, giocata sulla pelle dei popoli del mondo, ha nel Mediterraneo il nome di Israele, la sua politica è l’imperialismo aggressivo, i suoi simboli la bandiera a stelle e strisce e la stella di David… non ci hanno coinvolti solo per impedire un altro autunno, o che Longo e Berlinguer prendessero in Italia quel potere, che già i patti di Yalta rendevano impossibile. Ci hanno coinvolti in primo luogo per difendere gli interessi americani nello scacchiere medio orientale e perché Gerusalemme tornasse ad essere la capitale ‘eterna e indivisibile’ dello Stato d’Israele… abbandonata la ‘soglia di Gorizia’ che mai nessun invasore avrebbe attraversato, gli americani hanno una base come Sigonella dalla quale possono controllare tutto il Medio Oriente e l’Italia è oggi la sentinella a presidio di un mare israeliano, un paese ostile al mondo arabo, ansioso di mandare a morire i suoi soldati per Gerusalemme e il ‘grande Israele’, governato da quella destra che oggi ha potuto – e dovuto- gettare la maschera e rendere omaggio ai rabbini

Beh!… il lettore mi auguro non se ne avrà a male se a questo punto inserisco una immagine la quale, secondo me almeno, dovrebbe rendere a dovere l’ultima frase scritta da Vinciguerra…





Terminata la ‘ricreazione’, torniamo alle cose serie e finiamo di leggere Vinciguerra…


… l’Italia è come hanno voluto che fosse a partire dall’estate del 1967, passando per piazza Fontana e le bombe successive, che ne hanno fatto la Palestina di Europa, dove gli attori erano italiani, i morti erano italiani, ma i burattinai americani ed israeliani. Non si offendano i morti affermando che ‘la verità c’è’, non si offendano con l’ostinato rifiuto di capire chi sono stati gli stragisti, gli stessi che continuano le stragi in quei paesi, come la Palestina in primo luogo, che si rifiutano di sottostare alla servitù devastante imposta dal colonizzatore. Ecco perché è terra anche nostra la Palestina, anche nostra la sua battaglia di resistenza e libertà. Chi vuole capire quanto è accaduto, e condivide queste espressioni, faccia dunque del 12 dicembre 1969 anziché la solita risibile invocazione di verità agli apparati di uno Stato che davvero non la può dare - mai la darà!- una giornata di lotta e ricordo dei caduti, italiani e palestinesi, vittime della stessa mano imperialista e dello stesso disegno di colonizzazione del Mediterraneo

Che dire di ulteriore commento?… l’unica cosa che mi sento di dire è che quella di Vinciguerra è una analisi in buona parte condivisibile ma che ha bisogno di ulteriori accertamenti… e che quindi quanto prima noi accerteremo

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 21/10/2008 17:21  Aggiornato: 21/10/2008 17:21
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… credo non vi siano dubbi sul fatto che lo scenario descritto dal ‘terrorista nero’ Vincenzo Vinciguerra nel decennio 1967-1977, scenario che poi è sfociato nel ‘delitto Moro’, è talmente raccapricciante da imporre in modo categorico la ricerca di elementi che possano confermarlo oppure smentirlo. Uno di questi elementi [e mi dolgo se a qualcuno la cosa non farà piacere…] è certamente il ‘Dossier San Marco’ , una vasta e articolata relazione stilata dal nostro ‘Agente Z’ [Guido Giannettini…] al tempo della sua permanenza a Parigi nei primi sei mesi del 1973, alla quale grazie alla giornalista Mary Pace possiamo avere accesso. Dal momento che il ‘Dossier San Marco’ è alquanto esteso, esso verrà riportato [con brevi commenti intercalati…] in parte e ‘a puntate’. Ciò che vedete sottolineato nel testo è sottolineato anche nel testo originale. Non resta che iniziare…



Quadro generale

I più drammatici avvenimenti italiani degli ultimi anni e precisamente:

- ondata terroristica del 1968-69 caratterizzata da rivolte studentesche e sindacali e da attentati
- attività di guerriglia del gruppo Feltrinelli durante gli anni 1969-72
- eliminazione di GianGiacomo Feltrinelli a Segrate il 15 marzo 1972
- eliminazione del commissario Luigi Calabresi a Milano il 17 maggio 1972
- montatura dell’affare ‘piste nere’ e sua proliferazione in molteplici direzioni

Nulla di tutto questo è avvenuto per caso, né si tratta di eventi di semplice routine, tali da non meritare particolare attenzione. Al contrario essi sono il risultato di un complotto ordito contro lo stato italiano, programmato e attuato con il preciso scopo di condizionare le scelte politiche interne ed esterne. In tale complotto sono implicate forze estranee, legate ad interessi stranieri o a più ampie manovre a carattere internazionale e, in Italia, ad ambienti di potere diversi. Anche se i protagonisti che operano in primo piano sono di sinistra, le forze che animano il complotto in profondità non si definiscono abitualmente tali e ciò ha reso particolarmente difficile la loro individuazione. Le operazioni programmate e attuate da queste forze, nella loro prima fase, hanno investito al tempo stesso l’Italia e altre nazioni, soprattutto europee. In seguito, dalla fine del 1971, si sono concentrate quasi esclusivamente sull’Italia e solo recentemente si assiste ad un ritorno dell’interesse per altri paesi (Spagna, Argentina, …). L’origine degli avvenimenti citati all’inizio si trova nella spinta impressa nel corso degli ultimi anni, in Italia come altrove, a due forze politiche di sinistra evocate in funzione antisovietica (cfr. documenti B e C)…

- i partiti socialisti
- i gruppi della sinistra extraparlamentare

I partiti socialisti hanno tentato (spesso riuscendo) la scalata al potere attraverso le ‘aperture a sinistra’ puntellando poi il potere acquisito attraverso sue strumenti principali di ricatto…

- i gruppi della sinistra extraparlamentare come minaccia di ricorso alla piazza nei confronti dei partiti di centro
- come attuazione della liquidazione fisica progressiva dell’opposizione di destra una serie di manovre di provocazione e di montature propagandistiche (in Italia ‘piste nere’) per colpire le principali forze capaci di opposizione efficace (estrema destra e ambienti militari), accusate a getto continuo di atti di terrorismo e per ricattare gli ambienti favorevoli a svolte centriste o di centro-destra mediante l’agitazione della minaccia di accusa di connivenza con l’estrema destra, a cui si attribuisce ogni crimine e ogni illegalità

Si tratta di una forma di terrorismo gangsteristico che tende ad imporre all’Italia e ad altri paesi scelte obbligate in politica interna e politica estera…


Alcuni di questi argomenti erano stati trattati, sia pure di sfuggita, nella lettera inviata dal nostro ‘agente Z’ Guido Giannettini al ‘generale kippah’ GianAdelio Maletti nel febbraio 1972. Qui gli stessi argomenti vengono ulteriormente sviluppati in aggiunta a nuovi argomenti assai ‘scottanti’, quali la morte del ‘Giangi’ a Segrate, la morte del commissario Luigi Calabresi e la montatura delle ‘piste nere’. Certemente l’interesse non potrà mancare…

Documento A

L’Italia, obiettivo numero uno di complotti stranieri

Nel corso dell’anno 1969 due opposte linee di pressione venivano esercitate sull’Italia da forze estranee, secondo gli schemi seguenti…

- i servizi tedesco-occidentali si impegnavano ad estendere l’area di potere dei socialisti operando su due direttrici principali: 1) sostenendo il PSI ( Partito Socialista Italiano) e 2) fornendo nuovo impulso al movimento della sinistra extraparlamentare (cfr. Documento B)
- al contrario la frazione atlantica della CIA e i quadri del Dipartimento di Stato americano perseguivano l’obiettivo opposto di indebolimento del partito socialista, obiettivo da ottenersi attraverso la secessione socialdemocratica

Obiettivi principali della line tedesca…

- stringere un’alleanza tra i principali partiti socialisti europei : 1) SPD tedesca, 2) SPO austriaca, 3) PSI italiano, 4) LP(Labour Party) britannico, 5) LCY jugoslava
- rilanciare l’azione della sinistra extraparlamentare europea, intesa come appoggio di piazza ai partiti socialisti, con doppia funzione di opposizione alle tendenze di destra (o centro-destra) e di opposizione/concorrenza ai partiti comunisti ortodossi di stampo sovietico
- utilizzare l’alleanza dei partiti socialisti europei e l’azione delle sinistre extraparlamentari come strumento di pressione per far gravitare l’Europa occidentale nella sfera di influenza tedesca…


Appare chiaro che alla fine degli anni ’60 il nostro paese era divenuto l’oggetto di obiettivi profondamente divergenti fra loro, quello tedesco tendente a rafforzare il potere dei partiti socialisti europei in generale e del Partito Socialista Italiano in particolare e quello americano tendete ad indebolire proprio quest’ultimo al fine di dividere le forze di sinistra in Italia. Alla fine, come doveva per forza essere, l’obiettivo americano sarà quello vincente. Come vedremo più avanti però non erano solo Stati Uniti e Germania Occidentale a guardare con interesse alle nostre vicende interne. Senza però mettere il carro davanti ai buoi proseguiamo…

… la scissione socialista si verificava nel luglio 1969 e per la seconda volta il PSI (Partito Socialista Italiano) si scindeva in due gruppi. Uno conservava la vecchia sigla, l’altro assumeva la denominazione di PSDI (Partito Socialista Democratico Italiano). L’operazione era finanziata dalla CIA e dal Dipartimento di Stato americano attraverso il canale dei sindacati americani. Artefice della scissione: Giuseppe Saragat… la sinistra extraparlamentare durante tutto il corso del 1969 rilanciava la contestazione nelle università e nelle scuole ed estendeva la rivolta nelle fabbriche con il cosiddetto ‘autunno caldo’ sindacale. Su questo sfondo di violenza generalizzata, che sconvolgeva la società e l’economia italiana, si verificavano i primi attentati dinamitardi, che costituivano le punte più estreme della pressione esercitata sul paese. L’Italia si trasformava in un teatro di disordini, di azioni di guerriglia urbana, di atti di terrorismo che le pubblicazioni incitavano apertamente, fornendo inoltre dettagli tecnici per l’istruzione di apprendisti terroristi e guerriglieri. Nessuna reazione si verificava da parte delle autorità preposte a garantire l’rodine e la sicurezza del paese. Dietro i gruppi della sinistra extraparlamentare, utilizzando anche elementi selezionati filtrati attraverso di essi, si organizzavano per la lotta armata clandestina le BR/GAP (Brigate rosse) di Feltrinelli (cfr. par. I/B4)…

E’ oggi del tutto evidente che la genesi del terrorismo di sinistra che ha caratterizzato i cosiddetti ‘anni di piombo’ sia stata il ‘mitico ‘68’ , che lo scrivente ha avuto la fortuna di ‘vedere da vicino’… nei suoi aspetti positivi ma soprattutto nei suoi aspetti negativi… e tra questi è da annoverare l’inizio della ‘stagione degli attentati’ …

Gli attentati del 1969

Per molti ambienti politici di sinistra e centro-sinistra l’assunzione da parte di Fanfani di una linea di tipo gollista sembrava avvicinare la prospettiva di una svolta autoritaria, svolta che per altro trovava larghe masse favorevoli nel paese in conseguenza della disastrosa situazione politica, economica e di ordine pubblico. In particolare Feltrinelli e i suoi seguaci, messi in allarme dai servizi tedeschi ovviante ostili all’apertura di Fanfani verso la Francia, si convincevano dell’imminenza di un colpo di stato militare in Italia e decidevano di concentrare tutte le proprie energie alla creazione di basi per la guerriglia prima che questo avesse luogo, in modo da avere il tempo di installare le strutture di base di un movimento partigiano costituito appunto dalle BR/GAP (Brigate Rosse/Gruppi di Azione Partigiana). Ma tuttavia la creazione di un movimento partigiano non è possibile senza un clima di tensione estrema e tale clima si ottiene in genere con atti di terrorismo.

Su una situazione di questo tipo si innestava la vicenda degli attentati del 1969, attentati in realtà iniziati nella primavera del 1968, cioè in corrispondenza con l’esplosione rivoluzionaria del movimento della sinistra extraparlamentare nelle università e nelle piazze italiane. Gli attentati compiuti nei venti mesi compresi tra il maggio 1968 e il dicembre 1969 furono…

- 26 maggio 1968: Milano, sede della Citroen
- 16 giugno 1968: Milano, Banca d’Italia
- 22 luglio 1968: Milano, Biblioteca Ambrosiana
- 25 settembre 1968: Milano, sede della Montedison
- 3 dicembre 1968: Genova, sede Ufficio Annona
- 25 dicembre 1968: Livorno, Palazzo di Giustizia
- 3 gennaio 1969: Pisa, Campo Derby Forze NATO
- 10 gennaio 1969: Milano, Caserma S. Ambrogio
- 26 gennaio 1969: Milano, Ufficio del Turismo
- 26 gennaio 1969: Padova, Palazzo di Giustizia
- 27 gennaio 1969, Torino, Chiesa di S. Cristina
- 1 febbraio 1969: Milano, Casa Discografica RCA
- 28 febbraio 1969: Roma, Senato
- 27 marzo 1969: Roma, Ministero Pubblica Istruzione
- 29 marzo 1969: Padova, sede del MSI
- 31 marzo 1969: Roma, Palazzo di Giustizia
- 25 aprile 1969: Milano, Fiera e Stazione Centrale
- 9 agosto 1969: attentati ai treni
- 8 dicembre 1969: Reggio Calabria, Questura
- 12 dicembre 1969: Milano e Roma, banche e Altare della Patria

Salvo un diradamento nell’estate-autunno 1969, si tratta di una ‘escalation’ cominciata con l’inizio della rivolta contestatrice nelle università (primavera 1969) e accelerata nel corso del 1969, parallelamente al rilancio della sinistra extraparlamentare, all’intensificazione dell’azione estremista e alla esplosione dell’autunno caldo sindacale.

In relazione agli attentati del 12 dicembre 1969 che, per costituire il punto culminante della serie, piccono meglio indicare gli obiettivi e di conseguenza i responsabili, va rilevato quanto segue…

- in ordine alla ricerca del movente un’attenta analisi della formula scelta per gli attentati indica chiaramente che essa non era affatto tale da favorire l’enuclearsi di una soluzione di tipo autoritario auspicata negli ambienti di destra, cioè un colpo di stato militare, e ciò non doveva essere ignoto agli attentatori, vista la grande cura dedicata alla preparazione degli attentati stessi
- se gli organizzatori degli attentati del 12 dicembre 1969 avessero voluto favorire una reazione che sfociasse in un colpo di stato, invece di colpire le banche, avrebbero colpito le caserme, i comandi militari o esponenti delle Forze Armate. Al contrario le installazioni militari, dopo i due attentati del gennaio 1969, sono state rispettate e ciò in conformità con le direttive impartite più o meno nella stessa epoca dai quadri dirigenti dei movimenti di sinistra allo scopo di evitare ad ogni costo attriti con le Forze Armate
- gli attentatori del dicembre 1969 dunque, invece di colpire direttamente gli ambienti militari e spingerli così ad una reazione contro le violenze della sinistra e il regime che le tollerava, colpivano le banche, simbolo del ‘potere borghese’ dei ‘padroni’ e dello ‘establishment’, e colpivano psicologicamente l’intera opinione pubblica, sgomentandola ed inducendola ad isolare gli estremisti. In tal modo l’ondata rivoluzionaria studentesca e sindacale subiva una brusca battuta di arresto, il vacillante governo Rumor si rafforzava e il clima favorevole ad una reazione autoritaria sotto forma di colpo di stato militare, invece di estendersi veniva meno

In breve gli attentati del 12 dicembre 1969 favorivano unicamente il mantenimento della status quo, cioè della formula Saragat/Rumor. In ordine a questa finalità si dimostravano tremendamente efficaci


La parte che segue non costituisce una ‘novità’ in quanto molte cose sono state già trattate nella già citata ‘lettera’ scritta dal nostro al ‘generale Kippah’ nel febbraio 1972. Siccome però ‘repetita juvant’ , non sarà male un piccolo ‘ripasso’…


… per l’esecuzione materiale degli attentati non restava che l’imbarazzo della scelta poiché l’Italia del 1969 contava decine di organizzazioni terroristiche e di guerriglia di sinistra che chiedevano solamente di essere poste in condizione di passare all’azione e dunque risultavano disponibili a qualsiasi tipo di manipolazione. L’organizzazione di guerriglia più spregiudicata e più atta a svolgere un compito di questo genere era il gruppo BR/GAP (Brigate Rosse/Gruppi di Azione Partigiana) di GianGiacomo Feltrinelli, GiovanBattista Lazagna e Giuseppe Saba. Su questo gruppo conducono gli indizi più pesanti, ovviante trascurati da un potere giudiziario ‘a senso unico’ che vuole solo e ad ogni costo ‘piste nere’. Gli indizi raccolti sulle BR/GAP in ordine di responsabilità agli attentati del 12 dicembre 1969 indicano i seguenti elementi…

- è noto che dal 1969 Feltrinelli considerava la guerriglia come la sola alternativa valida per le sinistre al temuto colpo di stato militare e sapeva anche che le azioni terroristiche (‘strategia della tensione’) favoriscono il crearsi nel paese di un clima adatto alla guerriglia
- è provato che nel 1969 Feltrinelli aveva cominciato a creare bande armate e che queste avevano compiuto, e compiranno ancora, attentati dinamitardi e sequestri di persona in molte località dell’Italia del Nord, che la prima centrale clandestina del gruppo BR/GAP era la villa di Feltrinelli a Grizzano, nell’Appenino tosco-emiliano, che dalla deposizione di Fabi, rilasciata ai Carabinieri di Trento, risulta che nel corso di una riunione segreta delle BR/GAP in Liguria nella primavera del 1969 uno dei collaboratori di Feltrinelli (a quel tempo a Parigi), Lazagna e Saba aveva chiesto a due guerriglieri del gruppo di essere printi a portare delle borse cariche di esplosivo in alcune banche
- nel luglio 1969 Lazagna affittava una cascina a Sisola, sull’Appennino ligure-piemontese, che diventava la centrale di guerriglia delle BR/GAP , a Milano l’organizzazione si valeva dei locali siti in via Delfico, via Boiardo, via Subiaco e via Romili
- il 9 dicembre 1969, tre giorni prima degli attentati, Feltrinelli scompariva dai suoi domicili abituali ed entrava in clandestinità
- lo stesso giorno 12 dicembre 1969, tre ore prima degli attentati, il cognato di Feltrinelli Carlo Melega affermava di fronte ad alcuni amici in un locale pubblico di un paese del Veneto che il giorno successivo avrebbero letto sui giornali ‘notizie tremende’. Interrogato il 28 dicembre 1969 sul significato di questa sconcertante previsione, Carlo Melega si giustificava dicendo di aver avuto un ‘presentimento’ e veniva immediatamente creduto e rilasciato
- il 13 dicembre 1969 il giudice Paolillo rifiutava l’autorizzazione per la perquisizione dell’ufficio di Feltrinelli, richiesta dal commissario Antonino Allegra
- solo il 20 dicembre 1969 l’autorizzazione veniva concessa e il giorno stesso si disponeva il ritiro del passaporto di Feltrinelli, una misura questa talmente grave da provare l’esistenza di precisi indizi di colpevolezza
- tra il 1969 e il 1972 il gruppo BR/GAP eseguiva numerosi attentati e sequestri di persona e tra il 1970 e il 1971 organizzava emissioni clandestine di ‘Radio GAP’ che erano ascoltate in molte zone della Liguria…


Tutto questo, come abbiamo appena detto, già lo si sapeva ‘più o meno’. Ora però attenzione che ‘salta fuori’ qualcosa d’altro che si può definire una vera e propria ‘bomba’. Leggete qui… questa volta la sottolineatura è mia!…



… questi stessi indizi avevano attirato l’attenzione di organismi investigativi come quello rappresentato dal commissario Luigi Calabresi, convinto della matrice di sinistra degli attentati del 12 dicembre 1969 (‘è in questo settore che dobbiamo puntare: estremismo, ma estremismo di sinistra’) e incaricato di indagare sulla attività terroristica delle BR/GAP e sulla morte di Feltrinelli. L’esistenza di tali indizi aveva reso Feltrinelli troppo vulnerabile a possibili manipolazioni e ciò contribuiva, insieme ad altre cause, a determinarne l’eliminazione fisica. Quando Calabresi giungerà alle medesime conclusioni anch’egli sarà posto definitivamente in condizioni di non parlare

Ed ecco inserirsi nella vicenda, strettamente collegate tra loro non solo dal punto di vista temporale, la morte di ‘Giangi’ e la morte del commissario Luigi Calabresi… la preda e il cacciatore tolti di mezzo uno subito dopo l’altro…

Ragazzi, inutile vi dica quanto i vostri ’commenti’ sono benvenuti!…

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 24/10/2008 15:53  Aggiornato: 24/10/2008 15:54
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… prima di riprendere l’esame del notevole materiale preparato a suo tempo dal nostro ‘Agente Z’ [Guido Giannettini] e che la giornalista Mary Pace ha pubblicato, facciamo una specie di ‘pausa’ andando a leggere un articolo di estremo interesse reperibile qui…

http://www.archivio900.it/it/articoli/art.aspx?id=5865

Si tratta di una riassunto di alcuni dei fatti di casa nostra avvenuti nel dopoguerra nei quali il Mossad ha sicuramente giocato un ruolo preminente. Naturalmente non mancano precisi riferimenti alle Brigate rosse e ad Aldo Moro, ma questo non è il solo scenario nel quale i servizi segreti dello stato di Israele sono stati presenti. In particolare sono citate le stragi dell’estate del 1980, una sui cieli di Ustica e l’altra alla stazione di Bologna e a questo proposito si lascia chiaramente intendere che si tratta di due episodi collegati tra loro che vedono il Mossad giocare un ruolo di primo piano. Vorrei suggerire al proprietario del sito di inaugurare una ‘indagine collettiva’ simile alla presente anche per le stragi dell’estate del 1980 convinto che anche qui ci siano molti ‘nuovi dettagli’ che potrebbero saltare fuori. Riporto di seguito l’interessantissimo articolo a beneficio dei lettori sottolineando i punti che a mio avviso sono particolarmente importanti…

saluti!…



Il Mossad in Italia

di Stefano Vernole

‘… i legami con le comunità ebraiche sparse per il mondo forniscono inoltre al Mossad un retroterra -non solo logistico- di ineguagliabile valore informativo e operativo…’ (1)

’… non bisogna credere, tuttavia che il Mossad si sia limitato ad utilizzare la Penisola esclusivamente come terreno di scontro o retrovia nella quale scovare ed eliminare i propri nemici (palestinesi e terroristi alleati). In realtà la presenza dell'Istituto si è rivelata molto più significativa, permeando e condizionando in una certa misura persino la vita politica italiana e i nostri corpi di sicurezza. Sintomi tangibili di questo condizionamento si ritrovano lungo tutto il corso di quest'ultimo trentennio del secolo appena concluso, come fatti gravissimi e testimonianze autorevoli dimostrano e confermano…’. (2)

’… i fatti dell'Achille Lauro misero in luce alcune grosse carenze tecniche del Sismi: per le intercettazioni del traffico delle comunicazioni nel Mediterraneo orientale eravamo completamente dipendenti dal Servizio americano e dal Servizio israeliano, i quali avevano mezzi superiori ai nostri, ma avevano anche interessi diversi…’ (3)

Il Natale 2003 è passato fortunatamente senza attentati, malgrado l'allarme lanciato dai servizi segreti israeliani -prontamente raccolto dai media nostrani- relativamente a possibili atti terroristici contro l'Italia. Fortemente scossa dall'11 settembre e dalla strage di Nassirya, l'opinione pubblica nazionale ha ormai accolto in toto la strategia statunitense dello «scontro di civiltà», senza peraltro ricordare che finora tutte le inchieste contro il presunto terrorismo islamico hanno fatto flop. Ma come negli anni settanta un magistrato balzava agli onori delle cronache dando la caccia ai ‘terroristi fascisti’ oggi lo schema sembra ripetersi con le cosiddette ‘trame islamiche’ al posto delle ‘trame nere’. Grazie a ciò lo Stato di Israele assurge al ruolo di baluardo occidentalista nel Vicino Oriente e sicuro alleato dell'Italia nel Mediterraneo, tanto da mettere in guardia la nostra nazione da possibili attentati ai suoi danni. Però, a chi è un po' troppo ansioso di approvare questo schema, è forse utile ricordare tutte le vicende nelle quali i servizi segreti di Tel Aviv sono stati invischiati nell'Italia del dopoguerra. Un riassunto né esaustivo né definitivo, perché tante ipotesi meriterebbero ben altro spazio, a conferma però del ruolo svolto dal Mossad ai danni della nostra sovranità nazionale.

- 1948: nel porto di Molfetta viene bloccato il ‘Lino’, un mercantile italiano carico di armi dirette ai siriani. Regista dell'operazione è l'ebrea Ada Sereni, che con una opera di disinformazione riesce a impedire la partenza della nave, consentendo così a un commando sionista di affondarla (4)

- 1964: all'aeroporto di Fiumicino viene sequestrato e rinchiuso in un baule Mordechai Luk, ebreo marocchino reo di aver collaborato con gli egiziani (5)

- 1970: nascono le Brigate Rosse dopo l'assemblea costitutiva del Collettivo politico metropolitano (CPM) tenutasi a Chiavari l'anno precedente. Ad esso partecipano Duccio Berio, figlio di un medico milanese legato al Mossad, così come un certo Israel che oggi lavorerebbe in ambienti della Confindustria (6)

- 1974: subito dopo il sequestro del giudice Sossi, agenti israeliani contattano Alberto Franceschini e offrono alle BR aiuto e protezione a patto che esse inaspriscano la loro azione di destabilizzazione dell'Italia. Rifiutato l'appoggio sionista, Curcio e Franceschini vengono arrestati, mentre Mario Moretti -avvisato da una tempestiva telefonata- non si presenta all'appuntamento con i due e la fa franca (7)

- 1978:insieme a Prospero Gallinari, Moretti è uno dei protagonisti del sequestro e dell'uccisione di Aldo Moro, gradita a Tel Aviv per le forte tendenze dello statista democristiano a creare un rapporto privilegiato tra Italia e mondo arabo (8). Sia Gallinari che Moretti sono entrati nelle Brigate Rosse attraverso la mediazione di Corrado Simioni, uno dei fondatori della scuola di lingue ‘Hyperion’, punto d'incrocio tra servizi segreti dell'Ovest e dell'Est, certamente permeabile all'influenza israeliana (9)

- 1972: due agenti del Mossad uccidono a Roma, nella sua abitazione di Piazza Annibaliano, il palestinese Wael Zwaiter, considerato da tutti ‘un poeta senza un soldo, un innocuo intellettuale, un profugo’ (10)

- 1973: all'aeroporto di Fiumicino, allertati dal generale del SID Ambrogio Viviani, agenti del Mossad scatenano un conflitto a fuoco nel tentativo di eliminare alcuni membri palestinesi di ‘Settembre Nero’, catturati successivamente dalla polizia italiana (11)

- 1973: il 17 maggio avviene una strage davanti alla Questura di Milano, in via Fatebenefratelli: 4 morti e 45 feriti per il lancio di una bomba a mano. L'esecutore materiale, Gianfranco Bertoli, si qualifica come anarchico individualista, giunto in Italia da un kibbutz israeliano per vendicare l'assassinio di Giuseppe Pinelli. Secondo l'ipotesi del Procuratore Generale, Laura Bertolè Viale ‘l'ingresso di Bertoli in Israele avviene senza controlli, senza visita medica, senza attese, con un passaporto privo delle firme e dei bolli regolamentari. Bertoli viene fatto fuggire dall'Italia dal SID e da uomini legati al Mossad’ (12) La stessa arma usata da Bertoli è di chiara provenienza israeliana

- 1973: il 23 novembre 1973 un bimotore dell'Aeronautica militare italiana, Argo 16, precipita a Marghera. I quattro militari dell'equipaggio muoiono, il possibile disastro ecologico viene solo sfiorato. A distanza di 25 anni dall'attentato, il giudice istruttore di Venezia Carlo Mastelloni rinvia a giudizio 9 persone. Tra di esse vengono accusati di strage Zvi Zamir, ex-capo del Mossad ritenuto il mandante del sabotaggio dell'aereo e Aba Léven, ex-responsabile del servizio di sicurezza israeliano in Italia. Di favoreggiamento aggravato viene invece accusato Giorgio Lehmann, ex-consulente giuridico del Sismi, di chiara origine ebraica. Motivo dell'attentato: un monito di Tel Aviv contro la politica filo-araba del governo italiano. L'Argo 16 aveva infatti trasportato 2 dei 5 palestinesi arrestati il 5 settembre 1973 con l'accusa di progettare un attentato alle linee aeree israeliane in Italia, probabile ritorsione araba per l'abbattimento di un aereo civile libico con a bordo 109 persone ad opera dell'aviazione sionista agli inizi dell'anno (13)

- 1980: Ustica chiama Bologna?… che l'abbattimento del DC9 dell'Itavia sui cieli di Ustica fosse avvenuto per errore degli israeliani, impegnati ad impedire il rifornimento di 24 chili di uranio arricchito dalla Francia all'Iraq, è la tesi sostenuta nel libro di Claudio Gatti ‘Il quinto scenario’, Rizzoli, 1994, acquisito agli atti del processo dal giudice istruttore Rosario Priore. Già nel marzo 1980 un Tir che trasportava per conto della Snia 23 tonnellate di materiale destinato all'ente nucleare iracheno scompare con il suo carico insieme all'autista, Edoardo Pancaldi, ricomparso misteriosamente un mese dopo (14)

- 1981: l'8 ottobre viene fatto saltare in aria all'Hotel Flora, insieme a tutta la sua camera, Abu Sharar, membro del Comitato centrale dell'Olp. Che il Mossad si permetta di far esplodere una stanza d'albergo a meno di 100 metri dall'ambasciata degli Stati Uniti a Roma in Via Veneto, è possibile grazie alla schiacciante maggioranza filo-israeliana del Sismi. Numero due del Servizio è allora il generale Pasquale Notarnicola, ‘un ufficiale di assoluto gradimento dei comunisti, i quali non perdevano occasione per battersi il petto a favore della gloriosa lotta del coraggioso popolo palestinese’ (15). Decisivi per la completa svolta filo-sionista dei nostri Servizi furono l'avvento di Giovanni Spadolini a Palazzo Chigi e la nomina del generale Lugaresi alla direzione del Sismi

- 1984: il 23 dicembre una bomba esplosa sul rapido 904 Napoli-Milano provoca 15 morti e più di 100 feriti. E’ la cosiddetta ‘Strage di Natale’. Il capogruppo alla Camera del Partito Socialista Italiano, Rino Formica, accusa dell'attentato ‘una potenza occidentalista mediterranea legata agli Stati Uniti’(16). Per la strage vengono invece condannati due esponenti della mafia siciliana

- 1986: il 5 ottobre, appena messo piede fuori dall'aeroporto di Fiumicino, viene sequestrato, narcotizzato e portato ad Ostia dal Mossad il tecnico israeliano Mordechai Vanunu, colpevole di aver rivelato alla stampa britannica il programma nucleare di Tel Aviv. Imbarcato al porto di La Spezia, Vanunu viene condotto in Israele e chiuso in cella d' isolamento fino al 1998 (17)

Annotazioni − (1) Giorgio Boatti, ‘Enciclopedia delle spie’, Rizzoli, 1989, p. 257

(2) Aldo Musci-Marco Minicangeli, ‘Breve storia del Mossad’, Datanews, 2001, p. 96.

(3) Fulvio Martini, ‘Nome in codice Ulisse’, Rizzoli, 1999, p. 116

(4) Cfr. Musci, op. cit., p. 98

(5) Cfr. Musci, op. cit., p. 99

(6) Cfr. Alberto Franceschini, ‘Storia inedita delle Brigate Rosse’, Dagospia.com

(7) Giuseppe De Lutiis, ‘Storia dei servizi segreti in Italia’, Editori Riuniti, 1994

(8) Cfr. Mauro Bottarelli, 19 Marzo 1999, www.lapadania.com.

(9) Fasanella-Rocca, ‘Il misterioso intermediario’, Einaudi, 2003

10) Francesco Pazienza, ‘Il disubbidiente’, Longanesi, 1999, p.114

11) Cfr. Musci, op. cit., pp. 100-104

12) Cfr. Saverio Ferrari, ‘Liberazione’, 28 settembre 2002

13) Israele aveva tentato di accreditare la tesi che l'apparecchio abbattuto non avesse obbedito alle ingiunzioni dei caccia, ma tale versione non venne confermata dai fatti, tanto più che il pilota del Boeing 727 libico era di nazionalità francese. La liberazione degli arabi era avvenuta su richiesta dell'OLP di Arafat, che si era impegnata nella circostanza a non porre più in atto condotte di terrorismo in territorio italiano. Cfr. Appunti trasmessi dalla Presidenza del Consiglio con missiva del 27/01/1998, su www.arci.it.

14) Centro Studi Orion, ‘Strage di Ustica e Strage di Bologna. E se fossero collegate?’, SEB, 1997, p. 32. Per l'ipotesi del collegamento, Centro Studi Orion, op. cit., pp. 55-59 e Dossier Fare Fronte, ‘Ustica il Silenzio’, Roma, 1993

15) Cfr. Pazienza, op. cit., p. 372

16) Cfr. Gabriele Adinolfi, ‘Nuovo ordine mondiale tra imperialismo e impero’, SEB, 2002, p. 229

17) Cfr. Pazienza, op. cit., p. 81. Ma per i metodi del Mossad cfr. il libro di un ex-agente israeliano: Hoy-Ostrowsky, ‘Attraverso l'inganno’, Interno Giallo, 1991


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sigmatau
Inviato: 27/10/2008 16:58  Aggiornato: 27/10/2008 16:58
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… dopo la parentesi del fine settimana oggi esaminiamo altre pagine del ‘Dossier San Marco’ , preparato dal nostro ‘Agente Z’ durante il suo ‘soggiorno’ a Parigi del 1973. Si tratta come vedremo di materiale assai ‘scottante’ che per anni è stato deliberatamente occultato e che solo oggi, per iniziativa di chi sappiamo, è venuto alla luce. Oggi focalizzeremo il discorso sul ‘colpo di stato dell’Immacolata’ e sui suoi ‘retroscena’ che definire sconcertanti èp, certamente riduttivo… buona lettura!…

Dietro il putch del 1970

A seguiti dei mutamenti intervenuti nel settembre 1969 nei piani delle centrali internazionali di agitazione… dopo il fallimento dell’operazione sulla Cecoslovacchia, i servizi inglesi e israeliani programmavano una operazione (che qui viene convenzionalmente denominata ‘Operazione 3947’) tendente a rafforzare le posizioni occidentali e israeliane in Europa e in Mediterraneo. Gli obiettivi della ‘Operazione 3947’ sono tuttora sconosciuti salvo i due seguenti…

- ridurre, e possibilmente annullare, lo scarto di forze navali di Israele nei confronti dei suoi avversari recuperando le cinque vedette lanciamissili classe ‘Sa’ar’ bloccate a Cherbourg dall’embargo francese e al contempo accelerando il programma di costruzione di nuove vedette lanciamissili classe ‘Reshef’ nei cantieri israeliani
- rafforzare la situazione politico-strategica occidentale e iraeliana in Mediterraneo, rovesciando il regime italiano (troppo debole nei confronti delle sinistre) mediante un colpo di stato militare

Fra i principali organismi impegnati nella ‘operazione 3947’ vi erano…

- il servizio inglese DI-6 (Defence Intelligence 6), operante principalmente attraverso un ufficiale in sede presso l’Ambasciata di Roma, ‘Thimoty’, e un uomo d’affari inglese in sede a Milano, ‘Y’
- il servizio informazioni militari israeliano AMAN (Agaf Modiin)
- ambienti legali legati alla Grande Loggia Unitaria d’Inghilterra e alla Grande Loggia Nazionale della Massoneria italiana
- le banche inglesi ‘Hambro’ e ‘Barclay’s’


Già da queste prime righe si comprende fino a che punto alla fine degli anni ’60 il nostro paese fosse alla mercè dei servizi segreti di potenze straniere di per sé assai meno potenti ed influenti degli stessi Stati Uniti. Di fatto anche uno ‘piccolo stato’ come Israele [allora abitato da non più di quattro milioni di abitanti…] poteva permettersi a suo piacimento di fare tutto quello che voleva in casa nostra, perfino un colpo di stato. Anche se notevolmente interessante non è il caso ci si dilunghi sul ‘colpo di mano’ che ha permesso ad Israele di impadronirsi delle vedette ‘bloccate dall’embargo’ a Cherbourg [operazione alla quale per altro ha notevolmente contribuito il nostro Sid …] , mentre è importante esaminare la parte della ‘operazione 3947’ che riguarda specificatamente l’Italia…

… per il secondo obiettivo della ‘Operazione 3947’ (mutamento di regime in Italia) si trovava in Italia la collaborazione dei seguenti elementi…

- il ‘Fronte Nazionale’ di Junio Valerio Borghese
- ‘Avanguardia Nazionale’ , che aveva aderito al ‘Fronte’ di Borghese
- ambienti militari
- organizzazioni di ex-combattenti

Alla preparazione del putch andrebbe collegato un episodio verificatosi verso la fine del settembre 1969 (citato dal settimanale comunista italiano ‘Vie Nuove’, nr 43 e 44, ottobre 1969), l’istruzione cioè presso il centro addestramento del MAD di Bad Ems (Koblenz) di ufficiali NATO fra cui molti italiani trasportati sul luogo da un aereo dell’USAF adibito al movimento di personale dei servizi speciali americani. Durante il corso, dedicato ad operazioni speciali di carattere politico, almeno una lezione era tenuta da ufficiali dei servizi inglesi. Nella seconda metà dell’anno 1970 si stabiliva un contatto fra ambienti del Ministro degli Interni controllati dall’Ufficio AR e gli uomini del putch. Il capo dell’Ufficio AR tramite un medico, Drago, conosciuto come uomo di destra (il fratello si era arruolato della X-Mas di Borghese durante la RSI) e tramite elementi di ‘Avanguardia Nazionale’, si impegnava in favore del progettato putch. Tuttavia le sue intenzioni erano esattamente opposte: far fallire il colpo di stato e in conseguenza di ciò condizionare i gruppi di destra e gli ambienti militari coinvolti nella congiura[/u]
[l’enfasi questa volta è mia…-n.d.r.] . Era comunque questa complicità (promessa non mantenuta fino in fondo) che nella notte tra il 7 ne l’8 dicembre 1970 consentiva ad un commando di Valerio Borghese di penetrare nei sotterranei del Ministero degli Interni (Palazzo del Vicinale) e di occuparne i locali con la collaborazione del personale interno…

… ed ecco fare la sua comparsa, e davvero ‘alla grande’, del compianto ‘sbirro gran gourmet’… un personaggio davvero ‘fuori di ogni norma’ niente da dire… ma vediamo invece alcuni ‘dettagli’ del ‘fallito golpe’…

… nel corso di riunioni segrete tenute a Roma tra il 5 e 6 dicembre 1970 si decideva di attuare il putch nella notte tra il 7 e l’8 dicembre. Secondo alcune fonti i congiurati, sia i politici sia i militari, sarebbero stati indotti a passare all’azione proprio dal capo dell’Ufficio AR, il quale avrebbe fatto credere di avere la copertura del ministro degli interni Restivo, di quadri governativi e delle amministrazioni statali, del presidente Saragat e del governo degli Stati Uniti. La manovra tendeva ad acquisire precise prove di responsabilità per condizionare e più tardi colpire la destra e gli ambienti militari. Ciò si inquadrava non solo in un gioco politico socialista, ma anche nella tradizionale rivalità della Polizia nei confronti dell’Arma dei Carabinieri e dell’Ufficio R nei confronti del SID… come è noto, a movimenti già iniziati, il putch rientrava rapidamente. Ciò si verificava quando i congiurati si rendevano conto del doppio gioco del Ministero degli Interni e della mancata copertura delle alte sfere politiche e militari. E’ comunque sconcertante rilavare che, malgrado la notizia del putch rientrato con tutti i suoi dettagli si sia rapidamente diffusa tra l’8 e il 10 dicembre 1970, in molti ambienti politici e giornalistici della capitale (essa era ovviamente nota ad ambienti militari e agli organi di polizia e di sicurezza) essa non erqa divulgata e nulla trapelava fino al marzo 1971. Mai gli italiani hanno saputo custodire così gelosamente un segreto. Poi, dopo oltre tre mesi di silenzio assoluto, il 17 marzo 1971 il quotidiano comunista ‘Paese Sera’ divulgava la notizia del colpo di stato rientrato di dicembre. Mantenendo un certo equivoco sulla data onde far apparire il pericolo ancora incombente, le sinistre si mobilitavano per ‘difendere la legalità repubblicana’ , iniziavano gli arresti e le perquisizioni massicce negli ambienti della destra e il ministro degli interni Restivo riceveva il testo di una dichiarazione ufficiale contenente le tesi del governo qualche minuto prima di essere obbligato a prendere la parola nell’aula parlamentare per rispondere alle interrogazioni dei deputati della sinistra. Mancavano meno di tre mesi alle elezioni parziali del 13 giugno 1971, e in questo senso la manovra di provocazione contro la destra era perfettamente riuscita…

Secondo la ‘ricostruzione’ operata dal nostro ‘Agente Z’ quindi il ‘golpe dell’Immacolata’ sarebbe stato bloccato una volta che i congiurati hanno compreso che lo ‘sbirro gran gourmet’ aveva preparato un ‘astuta trappola’ per loro… si tratta di una ricostruzione certamente ‘plausibile’ che però sarebbe opportuno fosse sostenuta da altre testimonianze. Sia come sia Israele e i suoi alleati britannici non demordono dalla loro intenzione di ficcare il naso nella nostra politica interna…

… agli inizi del 1971 alcuni ambienti inglesi e israeliani che avevano curato la ‘Operazione 3947’ riprendevano i contatti con l’Italia, ripiegando questa volta su una operazione legalitaria per spostare verso destra l’asse politico del paese attraverso un appoggio massiccio al MSI in occasione delle elezioni politiche del 7 maggio 1972. I principali ambienti operanti in tal senso erano…

- il servizio inglese DI- 6 ancora operante attraverso ‘Timothy’ e ‘Y’
- il servizio informazioni militari israeliano AMAN
- le banche inglesi ‘Hambo’ e ‘Barclay’s’
- ambienti dello Stato Maggiore di Israele, tra cui i generali Moshe Dayan, Izhtak Rabin e Arik Sharon
- ambienti dello Stato Maggiore NATO, principalmente di AFSOUTH (Allied Forces Southern Europe)

A questi si univano anche ambienti americani in grado di esercitare influenza sulla destra DC e su gruppi di potere locali in Sicilia, punto chiave delle elezioni parziali del 13 giugno 1971. I risultati della manovra erano i seguenti…

- 13 giugno 1971. clamoroso successo elettorale del MSI
- 24 dicembre 1971, elezioni di Giovanni Leone alla presenza della Repubblica
- 15 gennaio 1972, fine del governo di centro-sinistra in seguito alle dimissioni del governo di Emilio Colombo
- 1 febbraio 1972, incarico a Giulio Andreotti per la formazione di un governo di centro (in realtà centro-destra)
- 13 marzo 1972, adesione al MSI dell’ammiraglio Gino Birindelli, esponente dello Stato Maggiore NATO…


E’ certo che si resta allibiti di fronte alla facilità con la quale nel nostro paese è possibile per uno stato estero ‘decidere’ quale sarà l’esito delle elezioni politiche… e come è avvenuto allora si è autorizzati a ritenere sia avvenuto in precedenza e [soprattutto] in seguito… c’è proprio motivo di essere orgogliosi!…

Sia come sia oggi abbiamo appreso parecchio dal nostro ‘Agente Z’… e vi assicuro che non è finita!… per cui… non mancate alle prossime puntate!…

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 2/2/2009 15:08  Aggiornato: 2/2/2009 15:11
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… una lunga serie di motivi mi ha obbligato a trascurare il discorso relativo al ‘Caso Moro’ e oggi finalmente trovo il tempo di riprendere il discorso fino a portarlo a una sorta di ‘conclusione preliminare’. Prima cosa da fare è quella di completare l’esame del ‘Dossier San Marco’ , scritto dal nostro ‘Agente Z’ [Guido Giannettini…] durante il suo ‘esilio’ a Parigi del 1973. Si tratta di quello che è il capitolo più importante, quello relativo alle ‘[false] piste nere’, una ‘operazione collaterale’ alla assai più vasta operazione organizzata negli anni ’70 dal Mossad con lo scopo di acquisire il controllo dei più delicati ingranaggi dell’apparato politico-militare italiano allo scopo di ‘utilizzarlo’ al servizio di Israele. Ciò creerà le premesse non solo per il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, ma anche per i succesivi episodi di sangue avvenuti in italia nel decennio successivo, a cominciare dalla ‘Notte di Ustica’ e dalla ‘Strage alla Stazione di Bologna’ dell’estate del 1980. Andiamo però per gradi e lasciamo la parola a Giannettini…



Dietro le ‘piste nere’

Tra la fine del 1971 e gli inizi del 1972 l’operazione in corso tendente a spostare verso destra l’asse politico italiano si arenava a causa del ritiro di alcune forze impegnate e dell’intervento di altre forze in senso contrario. Ciò portava al ridimensionamento del successo elettorale del MSI/DN (Movimento Sociale Italiano / Destra Nazionale) il 7 maggio 1972 e all’inversione totale della tendenza in corso con un rilancio massiccio della spinta a sinistra. L’origine di questo mutamento radicale va ricercata nel ‘Piano Nixon’ per il Mediterraneo e soprattutto nelle reazioni politiche che tale piano provocava fra le forze politiche da esso danneggiate.
Il ‘Piano Nixon’ per il Mediterraneo, elaborato tra la fine del 1971 e gli inizi del 1972, era volto a scongiurare il temuto embargo sulle forniture arabe di petrolio attraverso l’adozione di una nuova politica americana da attuarsi gradualmente attraverso le seguenti fasi…

- creazione di una alleanza mediterranea legata agli Stati Uniti ma tendenzialmente filoaraba formata da Spagna, Italia, Grecia e Turchia
- interventi economici crescenti degli Stati Uniti nei paesi arabi, anche in quelli direttamente impegnati nel conflitto con Israele come l’Egitto (cfr. la concessione agli Stati Uniti della costruzione dell’oleodotto SUMED, Suez-Alessandria, il 1 ottobre 1973, alla vigilia della quarta guerra arabo-israeliana)
- assunzione di una linea politica equidistante nei confronti del conflitto in Medio Oriente e di collaborazione con l’URSS per il conseguimento della pace nella regione

Il ‘Piano Nixon’ urtava contro cinque ostacoli principali…

- gli interessi dello Stato di Israele, o di una parte importante della sua classe dirigente
- le linea politica e il prestigio di Henry Kissinger che venivano messi seriamente a repentaglio da nixon nel novembre 1972 in occasione delle trattative di pace per il Vietnam (v sarà un vero e proprio tentativo presidenziale di ridimensionare l’ingombrante consigliere per gli affari della sicurezza)
- la linea politica della frazione della CIA operante sulla sinistra (cfr. documento B)
- la linea degli ambienti ebraici e filo-ebraici americani e internazionali
- gli interessi della Cina, principalmente in relazione ai riflessi sulla situazione politico-strategica in Asia e nell’Oceano Indiano

Per conseguenza erano messe in atto delle contromanovre destinate a provocare il fallimento del ‘Piano Nixon’ per il Mediterraneo basate su due principali operazioni…

- all’interno degli Stati Uniti
- nell’area mediterranea

L’operazione interna agli Stati Uniti consisteva nella montatura dell’affare Watergate attraverso il quale si sacrificavano i migliori collaboratori presidenziali, si affidavano poteri eccezionali ad Henry Kissinger e si impegnavano i dirigenti del partito repubblicano a presentare quest’ultimo come candidato alla Casa Bianca nella successiva elezione.
Nell’area mediterranea la reazione al ‘Piano Nixon’ interessava in primo luogo l’Italia, paese chiave della progettata alleanza regionale. Infatti il modo migliore per provocare il fallimento della progettata alleanza prevista dal ‘Piano Nixon’ consisteva nel bloccare ogni manovra tendente a spostare a destra l’asse politico italiano, riportandolo al contrario verso sinistra. Solo un’Italia spostata a sinistra avrebbe rifiutato la progettata alleanza con paesi ‘fascisti’ come Spagna,Grecia e Turchia. Un’alleanza di questo tipo senza l’Italia infatti sarebbe stata irrealizzabile. Per condurre una tale manovra si rendeva necessario rilanciare la sinistra e soprattutto i suoi gruppi già attivamente impegnati come il PSI e gli extraparlamentari, sostenerne le tesi propagandistiche e infine montare la cosiddetta ‘pista nera’, la più efficace a metter in difficoltà la destra. Altro ostacolo ad uno spostamento a sinistra era rappresentato dalle Forze Armate, in genere ben disposte nei confronti della destra.

In breve l’operazione iniziava secondo lo schema seguente…

- lo Stato Maggiore israeliano e l’AMAN venivano indotti a ridurre progressivamente il loro appoggio alla destra italiana
- gli ambienti americani di cui al par. IV e quelli inglesi si comportavano in modo analogo
- si indicevano Giorgio Almirante e la direzione del MSI/DN a condurre una campagna elettorale (7 maggio 1972) in tono minore e non atta per un movimento politico che voglia presentarsi come alternativa di regime
- il MOSSAD israeliano assumeva (e non solo per motivi concernenti la situazione italiana) il controllo della sinistra extraparlamentare europea (fine 1971) nel momento stesso in cui essa veniva abbandonata dai servizi tedesco-occidentali (cfr. documento B)
- il MOSSAD interveniva a fondo nella manovra di provocazione della sinistra sulla cosiddetta ‘pista nera’ imprimendole un ritmo sempre più serrato

Un altro avvenimento di grande portata internazionale influiva indirettamente sulle vicende che dovevano interessare l’Italia: l’accordo russo-tedesco di Oreanda dell’agosto 1971. Esso era alla base dell’assunzione del controllo della sinistra della sinistra extraparlamentare da parte del MOSSAD. Ad Oreanda infatti Leonid Brezhev induceva il cancelliere tedesco Willy Brandt ad abbandonare la linea filo-cinese e l’appoggio alla sinistra extraparlamentare europea. In servizi tedeschi erano così rilevati dal MOSSAD israeliano e ciò provocava una epurazione dei quadri della sinistra extraparlamentare europea non trotzkisti e non assimilabili.

In particolare questa epurazione comprendeva anche due operazioni di liquidazione fisica dei quadri della sinistra extraparlamentare non assimilabili. Esse non erano eseguite dal MOSSAD ma affidate ad elementi dei servizi tedesco-occidentali operanti in collaborazione con la frazione pro-israeliana della CIA (cfr. documento C). I servizi tedeschi erano tra l’altro interessati alla sparizione di pericolosi testimoni della passata collaborazione tra la sinistra extraparlamentare europea e la SPD di Willy Brandt. Le due operazione erano…

- 15 marzo 1972: liquidazione di GianGiacomo Feltrinelli a Segrate, preso Milano. Feltrinelli era irrecuperabile perchè in contatto con organizzazioni arabe. Inoltre era considerato pericoloso e manipolabile poiché aveva lasciato indizi che avrebbero potuto collegarlo agli attentati del 12 dicembre 1969 (cfr. par. II/D, II/D1, II/D), indizi che avevano attirato l’attenzione di organismi investigativi come quello rappresentato dal commissario Luigi Calabresi
- 1 giugno 1972: neutralizzazione della RAF (Rote Armee Faction), meglio conosciuta come ‘Banda B&M’ (Baader-Meinhof) da parte della brigata speciale GSG9 agli ordini del ministro federale tedesco degli interni Hand-Dietrich Genscher

L’eliminazione del commissario Calabresi, 17 maggio 1972, è legata a queste vicende. Calabresi nelle settimane precedenti alla sua morte stava indagando sulla liquidazione di Feltrinelli e sulle attività dell’organizzazione di guerriglia creata da quest’ultimo, le BR/GAP. Tali indagini lo avevano portato su una pista precisa, i collegamenti relativi ad un passato recente tra la SPD di Brandt e la sinistra extraparlamentare europea, compresa l’organizzazione BR /GAP di Feltrinelli, su cui pesavano precisi indizi che sembravano collegarla agli attentati del 12 dicembre 1969. Questa pista, se percorsa fino in fondo, avrebbe reso fatale la strumentalizzazione politica degli elementi di indagine emersi producendo questi risultati…

- coinvolgere Brandt in un colossale scandalo di proporzioni internazionali
- far crollare in Italia la montatura della cosiddetta ‘pista nera’ e quindi capovolgere radicalmente la situazione politica provocando la fine dell’apertura a sinistra

Si trattava di un rischio davvero troppo elevato, sia per la Germania sia per le forze interessate allo spostamento dell’Italia verso sinistra. In breve i servizi tedeschi armavano la mano di un killer professionista che il 17 maggio 1972 uccideva Luigi Calabresi davanti alla sua abitazione di via Cherubini. La liquidazione di Calabresi eliminava uno dei maggiori ostacoli allo sfruttamento indiscriminato della montatura sulla cosiddetta ‘pista nera’. Calabresi infatti indagava in direzione delle BR/GAP, sulle loro attività e sulle forze che dietro di esse si muovevano con lo scopo di spostare l’Italia a sinistra, ed inoltre era convinto della matrice di sinistra degli attentati del 12 dicembre 1969. Le sue dichiarazioni in proposito, rilasciate la sera stessa dei fatti, erano inequivocabili: ‘…è in questo settore che dobbiamo puntare: estremismo ma estremismo di sinistra…’


Dobbiamo certamente essere grati a Mary Pace per averci fatto conoscere queste ‘memorie postume’ del nostro ’Agente Z’, che ovviamente riscrivono in maniera drastica tutta la storia dei primi ‘anni di piombo’. Così, come se niente fosse, si viene a sapere che a togliere di mezzo prima il ‘Giangi’ e poi il commissario Calabresi [‘affossando’ così definitivamente ogni possibile progresso nelle indagini sulla ‘vera pista’ di Piazza Fontana…] sono stati… i servizi segreti della Germania Occidentale d’intesa col Mossad… non male ragazzi!… non ci resta che andare avanti…

Allo scopo di rendere praticamente inattuabile il ‘Piano Nixon per il
Mediterraneo’ il Mossad lanciava in Italia due oprazioni…

- tra la fine del 1971 e gli inizi del 1972 stabiliva contatti operativi indiretti con gli ambienti interessati alla montatura della cosiddetta ‘pista nera’ contro la destra e le Forze Armate e principalmente con 1) il Partito Socialista, 2) la sinistra extraparlamentare, 3) la centrale militare segreta antifascista del Veneto, 4) le strutture della CIA operanti in Italia nbello stesso senso, 5) l’Ufficio AR e altri ambienti del ministero degli interni ad esso collegati, 6) il gruppo ‘Il Mondo’ (Pietro Sanavio), 7) il gruppo ‘Magistratura Democratica’ (Bianchi D’Espinosa, GianCarlo Stiz, Gerardo D’Ambrosio)
- tra il dicembre 1972 e il gennaio 1973 un funzionario dell’Ambasciata israeliana a Roma, Bonney, prendeva contatti con la stampa di destra nel tentativo di indurla a rendere pubblica e quindi ‘bruciare’ la notizia dell’alleanza mediterranea prevista dal ‘Piano Nixon’

Mentre la seconda operazione falliva per ragioni di rodine subalterno che qui non è necessario specificare, la prima otteneva pieno successo rendendo per altro superflua la seconda. Infatti la perdita di ogni iniziativa da parte della destra e la sua costrizione in una situazione di accusa e disagio, risultato della campagna propagandistica sulle cosiddette ‘piste nere’ , rendeva indisponibile l’Italia alla attuazione del ‘Piano Nixon’ e quindi votava il piano stesso, così come era stato formulato, all’insuccesso.

Per la montatura della cosiddetta ‘pista nera’ veniva scelto come bersaglio il gruppo di estrema destra del Veneto diretto da Freda. Motivi principali di questa scelta erano i seguenti…

- molti dei personaggi interessati alla proscrizione conoscevano bene l’ambiente veneto: 1) Mariano Rumor, 2) Luigi Bianchi D’Espinosa, 3) GianCarlo Stiz, 4) il generale della centrale militare segreta antifascista, 5) Lembo, 6) Sartori, 7) Juliano, 8) Mangano, 9) Sanavio (‘Il Mondo’), 10) Saviane (‘l’Espresso’)
- sul gruppo Freda si era già appuntata l’attenzione del commissario Juliano (cfr. par. III/B)
- Freda si era esposto con manifestazioni di propaganda antiebraica, organizzando tra l’altro nel marzo del 1969 nella Sala della Guardia a Padova una manifestazione pubblica in collaborazione con esponenti dell’organizzazione palestinese ‘al Fatah’ e acquistando per tale organizzazione (senza curarsi di prendere le più elementari misure per conservare l’la sua intenzione di incognito, il che esclude l‘intenzione di utilizzarli personalmente per atti di terrorismo) uno stock di timers
- Freda aveva inserito un elemento informatore all’interno del partito comunista filocinese e in altri ambienti dell’estrema sinistra, e questo inserimento era stato rilevato dal MOSSAD, che si interessava già a Freda in quanto anti-israeliano e filo-arabo

Dalla fine del 1971, e cioè dal momento dell’inserimento del MOSSAD nell’operazione, la montatura sulla cosiddetta ‘pista nera’ assumeva un ritmo sempre più serrato, sviluppandosi attraverso una incredibile serie di ‘coincidenze’ e di episodi logicamente aberranti…

- 14 settembre 1971: il giudice Gerardo D’Ambrosio chiedeva di essere incaricato dell’inchiesta per la morte di Giuseppe Pinelli, ottenendo l’accoglimento della stessa
- 5 ottobre 1971: dopo appena 21 giorni dall’ottenimento dell’incarico, D’Ambrosio accusava i commissari Calabresi e Allegra (quest’ultimo aveva richiesto l’autorizzazione a perquisire gli uffici di Feltrinelli il 13 dicembre 1969) e altri funzionari minori della morte di Pinelli. Mai la magistratura italiana ha agito con tanta speditezza
- 8 dicembre 1971: Luigi Bianchi D’Espinosa avocava a sé l’inchiesta sulla ricostruzione del partito fascista, diretta contro il MSI
- 15 dicembre 1971: il giudice Stiz e il capitano dei Carabinieri Lembo ‘scoprivano’ che gli attentati del 1969 non erano da attribuire ad una ‘pista rossa’ (gruppo Valpreda) ma al contrario ad una ‘pista nera’ formata da un legale di Padova (Freda) e da un libraio di Castelfranco Veneto (Ventura) che venivano arrestati
- per dare corpo alla montatura il 3 marzo 1972 veniva coinvolto e arrestato il dirigente del MSI Pino Rauti. L’accusa però non reggeva e gli inquisitori si vedevano obbligati a liberarlo il 24 aprile 1972
- 15 marzo 1972: il cadavere di Feltrinelli era ritrovato presso Segrate e su tale traccia si scopriva l’organizzazione BR/GAP che aveva compiuto numerosi atti di terrorismo e altri si apprestava a compiere. Dopo l’eliminazione fisica del commissario Calabresi però tutti i membri dell’organizzazione erano rimessi in libertà e ogni indagine in tal senso cessava
- nella primavera del 1972 qualcuno (probabilmente il capitano Lembo) informava segretamente Stiz che il giudice triestino Serbo era sul punto di avocare a sé il caso Freda e Stiz, con uno scarto di tempo di appena qualche ora, riusciva a trasferire la pratica al giudice D’Ambrosio di Milano. In effetti Stiz e Lembo consideravano Serbo un nemico personale (aveva già fatto fallire una precedente manovra di provocazione), comunque non un uomo di sinistra e non soggetto a possibile manipolazione
- nella primavera del 1972 veniva sciolto il Comando della III-a Armata (di sede a Padova) su segnalazione dei servizi jugoslavi (sembra informati dalla centrale segreta antifascista del Veneto) perché esso sarebbe stato controllato da ‘elementi fascisti’
- il 17 maggio 1972 era assassinato il commissario Calabresi
- verso la metà del 1972 e gli inizi del 1973 il settimanale di destra ‘Candido’ svolgeva in Germania una inchiesta a proposito dei ‘timers’ degli attentati acquisendo: 1) una dichiarazione firmata e autenticata da un notaio in cui il responsabile della ditta tedesca costruttrice affermava che i ‘timers’ del tipo utilizzato negli attentati e venduti in Italia fino al dicembre 1969 non erano 57 (come sosteneva il giudice istruttore) ma alcune centinaia; 2) la prova fotografica che i ‘timers’ acquistati da Freda erano diversi da quelli impiegati negli attentati del 12 dicembre 1969
- sebbene queste prove demolissero interamente l’accusa e confermassero le dichiarazioni di Freda e della testimone presente alla consegna dei 50 ‘timers’ di Freda ad ‘al-Fatah’, il giudice istruttore non ne teneva alcun conto
- verso il febbraio del 1973, ‘K’ apprendeva confidenzialmente da ambienti di vertice dei servizi israeliani che detti servizi collaboravano alla ricerca di prove a carico degli elementi di destra per la cosiddetta ‘pista nera’
- agli inizi di marzo del 1973 una persona vicina ai servizi israeliani annunciava a ‘BH’ una futura estensione della manovra di provocazione, citando nomi di persone che saranno effettivamente coinvolte alcuni mesi dopo
- 17 maggio 1973: GianFranco Bertoli, appena rientrato da un kibbutz israeliano, lancia una bomba a mano di ordinanza della Tsahal (Israeli Defence Force) contro il ministro Rumor a Milano in occasione della commemorazione di Calabresi
- meno di tre mesi dopo, il 12 agosto 1973, nelle pagine de ‘l’Espresso’, Sergio Saviano racconta una rocambolesca storia dalla quale si apprende che dalla fine di aprile il giornalista trotzkista milanese Sergio D’Asnash, collaboratore dell’ANSA, avrebbe insistito a più riprese si poter raccontare al conte Pietro Loredan (elemento extraparlamentare di sinistra abitante a Venegazzù, presso Treviso) di aver previsto l’attentato di Bertoli prima che questo avesse luogo. La manovra mirava a ricordare che Loredan conosceva Ventura e quindi a legare anche il caso Bertoli alla ‘pista nera’ per renderla più consistente e credibile
- 15 maggio 1973: il giudice D’Ambrosio coinvolgeva nella montatura sulla cosiddetta ‘pista nera’ come testimone (erano già dodici i ‘testimoni’ deceduti in circostanze poco chiare: Giuseppe Pinelli, Cornelio Rolandi, Alberto Muraro, Vittorio Abrostini, Armando Calzolari, Dante Baldari, Angelo Casile, Gianni Aricò, Annalisa Borth, Mario Della Savia, Edgardo Ginosa, Adrano Romualdi…) un giornalista di destra, Guido Giannettini, consentendo così alla stampa di sinistra di presentarlo come ‘agente del SID’ e di coinvolgere così nella ‘pista nera’ i servizi di sicurezza dello Stato e le Forze Armate
- 18 ottobre 1973: il capo dell’ufficio politico della Questura di Padova, Giosuè Salomone ritrovava ‘per caso’ un dossier del 1969 contenente rivelazioni su un preteso ‘complotto fascista’
- 12 novembre 1973: a Ortonovo di Lunigiana un oscuro elemento, GianPaolo Porta Casucci, faceva in modo che un voluminoso dossier su un preteso ‘colpo di stato fascista’ entrasser in possesso del capo della squadra mobile di La Spezia, Rodolfo Venezia, noto ‘ammiratore di Israele’ operante probabilmente in collaborazione con il MOSSAD
- il dottor Venezia, senza aver neppure il tempo di esaminare il dossier, ‘intuiva’ che il complotto era ‘collegato’ a Padova e qui trasferiva automaticamente il caso
- 14 dicembre 1973: GianPaolo Porta Casucci era liberato senza troppo clamore, mentre il nuovo ‘complotto’ legato alla ‘pista nera’ restava un caso acquisito
- 6 gennaio 1974: i giornali di sinistra riprendono gli attacchi alle Forze Armate preannunciando arresti di ufficiali nel quadro del nuovo ‘complotto’
- 13 gennaio 1974: è arrestato il tenente colonnello Amos Spiazzi
- 5 marzo 1974: la magistratura riesuma l’accusa a Gianni Nardi per l’uccisione di Calabresi. La credibilità della cosa è talmente debole da provocare scetticismo perfino sulla stampa comunista


Molto bene ragazzi!… direi proprio che a questo punto, dopo aver ancora una volta appreso delle precise responsabilità… anzi del totale coinvolgimento del Mossad nella strage alla questura di Milano del 17 maggio 1973, operata materialmente da GianFranco Bertoli ma ancora oggi attribuita ai ‘fascisti’, ci si è potuti fare un quadro abbastanza chiaro dello scenario che ha caratterizzato gli anni ’70 e possiamo tributare un caloroso ‘ban fatto’ a Giannettini, che da ora in poi lasceremo tranquillo. Restano ancora solo pochi punti da fissare prima di trarre le ‘debite conclusioni’ sul ‘Caso Moro’ e creare le premesse per altre successive ‘indagini’…

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
sigmatau
Inviato: 16/2/2009 16:54  Aggiornato: 16/2/2009 16:54
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… oggi proverò a ‘tirare le fila’ del discorso iniziato quasi un anno fa accennando ad un ‘paragrafo’ che fino a questo momento è rimasto, almeno da parte mia, alquanto ‘in ombra’: il ruolo giocato dai nostri ‘servizi informativi’ nella ‘Vicenda Moro’. Al riguardo rimarcherei il fatto che ho usato il verbo accennare in quanto un esame appena un poco approfondito richiederebbe uno spazio ben maggiore e ‘strumenti investigativi’ assai più adeguati. La lettura dei rapporti scritti a suo tempo dal bravo nostro ‘Agente Z’ [Guido Giannettini] e le successive ‘rivelazioni’ fatte dal nostro [assai meno bravo] ‘Generale kippah’ [GianAdelio Maletti] hanno rivelato assai bene la epurazione, eseguita a partire dalla prima metà degli anni ’70, nelle Forze Armate e nei Centri di potere italiani di tutti gli elementi ‘non graditi’ ad Israele, operazione avvallata e sostenuta dal quel ‘Belzebù’ che ritroveremo poi, e non può essere questo un caso, assiso a Palazzo Chigi in occasione della ‘Vicenda Moro’. Domanda ovvia: che cosa ne è stato dei nostri servizi informativi dopo il ‘siluramento’ del generale Vito Miceli avvenuto nel ‘74 nell’ambito della ‘inchiesta patacca’ su ‘Golpe Borghese’, ‘Rosa dei Venti’ e ‘farloccate’ varie?… Si è già visto che a succedere a Vito miceli al vertice del Sid venne chiamato nel ’74 l’ammiraglio Mario Casardi e questi conserverà l’incarico fino al gennaio del ’78, allorché l’ente da lui diretto avrà cambiato nome in seguito alla ‘riforma organica’ dei servizi segreti avvenuta nel 1977. E’ estremamente significativo il fatto che a tale ‘riforma’ abbia dato un contributo determinante anche il Pci, sempre più vicino alla cosiddetta ‘area di governo’, attraverso il senatore Ugo Pecchioli. Nell’ambito di questa ‘riforma’ la ‘figura responsabile’ dell’attività dei servizi segreti di fronte al Parlamento diveniva il presidente del consiglio, il quale si avvaleva della cooperazione di un ‘organismo interministeriale’ chiamato Censis. Nell’ambito dei servizi stessi si realizzava anche una ‘sdoppiatura’ dalla quale sortivano il Sismi [Servizio Informativo per la Sicurezza Militare], rispondente al Ministero della Difesa, e il Sisde [Servizio Informativo per la Sicurezza Democratica], rispondente al Ministero dell’Interno. Al di là delle ‘buone intenzioni’ che avevano animato i ‘riformatori’ , è chiaro che una siffatta ‘riorganizzazione’ non mutava nella sostanza la situazione degli anni precedenti in quanto il Sismi ereditava di fatto le medesime funzioni svolte in precedenza dal Sifar e dal Sid e il Sisde le funzioni del famigerato ‘Ufficio Affari Riservati del Ministero dell‘Interno’ retto a suo tempo dal ben noto ‘sbirro gran gourmet’. Con il completamento della ‘riforma organica’ l’ammiraglio Casardi era ‘pensionato’ e a succedergli era nominato il 13 gennaio ’78, due mesi prima della ‘Vicenda Moro’, il generale Giuseppe Santovito… chi era costui?… Nato il 12 agosto 1918, Giuseppe Santovito aveva ultimato i corsi in Accademia in tempo per prendere parte alla guerra come comandante di un reparto controcarri sul fronte nordafricano, guadagnandosi la medaglia di bronzo al valor militare. Dopo la guerra, laureatosi in giurisprudenza, Santovito percorreva una rapida carriera che lo portava a comandare unità sempre più grandi fino a raggiungere nel ’77 il ‘prestigioso incarico’ di Comandante della Regione Militare Centrale. Nel gennaio ’78 era scelto [pare per esplicito desiderio dell’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga] a dirigere il Sismi, incarico da lui mantenuto fino all’agosto dell’81. Diciamo pure che, oggi come oggi, pronunciare il nome del generale Giuseppe Santovito causa come una sorta di ‘riflesso condizionato’ l’associazione con la Loggia Massonica P2 di Licio Gelli e con i più brutali episodi di terrorismo che hanno insanguinato il nostro Paese: l’uccisione di Aldo Moro e della sua scorta, la strage di Ustica e la strage alla stazione di Bologna. Pur valutando i fatti con la dovuta ‘imparzialità’, non si può disconoscere che la nomina al vertice del Sismi di Giuseppe Santovito, iscritto alla P2 con la tessera nr. 1630, da inizio ad una sorta di ‘Catena di Sant’Antonio’ che porterà la P2 a mettere le mani sui più delicati gangli dello Stato. Se era ‘naturale’ che il servizio segreto militare fosse assegnato ad un generale, doveva essere altrettanto ‘naturale’ che la direzione del Sisde spettasse ad un civile. Nella fattispecie la persona più indicata a ricoprire tale ruolo era senza dubbio l’ispettore generale di pubblica sicurezza Emilio Santillo. Il ministro dell’interno Francesco Cossiga non sarà però di questo parere e gli preferirà il generale dei carabinieri Giulio Grassini… ‘casualmente’ anch’egli iscritto alla P2 con tessera nr. 1920… Uno dei primi effetti del duo Santovito-Grassini sarà la ‘rimozione’ del direttore del Censis, il prefetto Gaetano Napoletano, e la sua sostituzione [sempre con il ‘beneplacito’ di Francesco Cossiga…] con il prefetto Walter Pelosi… iscritto alla P2 con tessera 1979… Né la cosa si arresta qui… in poche settimane la ‘piovra’ estende i suoi tentacoli in modo impressionante… Giuseppe Santovito chiama a dirigere il nuovo ‘Ufficio Protezione e Sicurezza’ il generale dei carabinieri Pietro Musumeci… iscritto alla P2 con tessera 487… Pietro Musumeci a sua volta ‘recluta’ il colonnello Giuseppe Belmonte… iscritto ancjh’egli alla P2… Per farla breve, oltre a quelli nominati, saranno ‘coinvolti’ con ‘importanti incarichi’ nella gestione della ‘Vicenda Moro’ i seguenti ‘piduisti’: Franco Ferracuti, Ferdinando Gruccione, Antonio Geraci, Giuseppe Siracusano, Giovanni Torrisi, Raffaele Giudice, Donato Lo Prete, Elio Coppa, Corrado Terranova, Francesco Bernasconi, Vincenzo Rizzati, Domenico Scoppio, Sergio Di Donato, Antonio Viezzer, Antonio Cornacchia…

Allo scopo di farci una sia pur vaga idea del ruolo giocato dai nostri ‘sevizi informativi’ nella ‘Vicenda Moro’ sarà assai istruttiva la lettura del capitolo seguente della già citata opera di Rita Di Giovacchino Il libro nero della prima Repubblica, capitolo ambientato non già a Roma bensì a Firenze. Alcuni ‘commenti’ dello scrivente saranno inseriti per chiarire un poco di più il contesto…




I segreti di Firenze

Nelle prossime pagine ci sposteremo a Firenze per esaminare alcune vicende che si sono svolte nel capoluogo toscano durante i cinquantacinque giorni del sequestro Moro e che per lungo tempo sono rimaste nell’ombra. Non che oggi sia completamente chiaro quale sia stato il ruolo del ‘comitato esecutivo delle Br’ che si riuniva a Firenze o per quale motivo questa città sia stata scelta come ‘cabina di comando’ dell’intera operazione, e neppure quali altri terminali si fossero messi in moto nel capoluogo toscano in appoggio alla gestione del sequestro. Sono stati però fatti passi avanti grazie al lavoro di inchiesta svolto dalla commissione parlamentare presieduta da Giovanni Pellegrino nel corso di due legislature, anche rispetto alle risultanze del processo di Perugia, nel tentativo di accertare la verità che ancora si cela dietro l’oscura strategia della ‘Operazione Moro’. Ad esempio è stata la Commissione stragi a scoprire dove si è riunito durante i cinquantacinque giorni il comitato esecutivo delle Br… era la casa di un architetto, GianPaolo Barbi, membro del comitato toscano delle Br, che in quel periodo sembra fosse costituito da brigatisti ‘irregolari’, ovvero non identificati e per questo ‘non latitanti’. Nella vita di tutti i giorni svolgevano normale attività lavorativa e periodicamente si incontravano nell’appartamento di Barbi. Durante il sequestro però in questo appartamento sarebbe stato ospitato anche il comitato esecutivo, delegato dalle Br a prendere ogni decisione relativa alla vicenda Moro. L’appartamento era stato individuato dal Pm fiorentino Gabriele Chelazzi all’interno di un’indagine giudiziaria mai trasmessa al processo Moro…


Altre volte si è parlato di Firenze e delle ‘riunioni’ di questo fantasmagorico ‘comitato esecutivo’ delle Br e del fatto che Mario Moretti ritenesse tali ‘riunioni’ talmente ‘essenziali’ nell’ambito della ‘strategia’ brigatista da giustificare gli enormi rischi connessi alle sue ‘trasferte’ da Roma a Firenze e ritorno allo scopo di prendervi parte. E’ giunto il momento però di domandarci due cose…

a) da chi era composto all’epoca questo ‘comitato esecutivo’?…
b) è stato tale comitato ad esercitare effettivamente durante il sequestro di Aldo Moro il ruolo di ‘cabina di comando’ attribuitogli successivamente?…

A tali quesiti prova a fornire una risposta il parlamentare [ex]comunista Sergio Flamigni nel suo La tela del ragno , dove leggiamo da pag. 260 in poi …

… la ‘operazione Moro’ era gestita dal ‘comitato esecutivo’ delle Br, formato da Mario Moretti, Lauro Azzolini, Franco Bonisoli e Rocco Micaletto. L’esecutivo si riuniva in una sede nei pressi di Firenze… questa almeno è la versione fornita dai ‘dissociati’ Faranda, Morucci e Azzolini… La direzione della colonna romana, formata da Morucci, dalla Faranda, Seghetti, dalla Balzerani, Gallinari e dallo stesso Moretti [unico rappresentate del ‘comitato esecutivo’…] non si sarebbe mai riunita per discutere dell’operazione, pur avendone sostenuto il maggior ruolo… il ‘comitato esecutivo’ ha ‘diretto’ in pratica l’operazione esclusivamente attraverso i comunicati. A ogni riunione al vertice Moretti presentava una bozza di comunicato già preparata, che gli altri ‘discutevano’, magari 'integravano’, ma che fondamentalmente ratificavano. I comunicati venivano poi dattiloscritti con la macchina Ibm custodita nella sede del ‘comitato esecutivo’ e distribuiti per la loro diffusione contemporaneamente a Roma, Milano, Torino e Genova. Non verranno mai individuati né ‘la sede’ del ‘comitato esecutivo’, né il proprietario dell’immobile, né il custode della macchina Ibm e della testina rotante che conferiva ‘autenticità’ ai comunicati brigatisti… tutto concorre a far sì che la gestione dell’intera ‘operazione Moro’ sia stata quasi esclusivamente nelle mani di Moretti, con gli altri brigatisti in pratica ridotti ad esecutori delle sue direttive e dei suoi ordini

Beh!… diciamo pure che da un autorevole membro della Commissione stragi ci si poteva anche aspettare un poco più di conoscenza specifica delle cose, cosa che invece bisogna riconoscere ad una ‘semplice cornista’ come la Di Giovacchino!… pur con le sue conclusioni decisamente ‘ovvie’ tuttavia quanto affermato dal senatore Flamigni ci convince a pieno di una conclusione incontrovertibile: stando così le cose, e cioè che il cosiddetto ‘comitato esecutivo’ non avrebbe avuta altra funzione che quella di ratificare decisioni prese il altra sede, le ‘trasferte’ di Moretti a Firenze per partecipare alle riunioni di detto comitato non avrebbero assolutamente giustificato i rischi elevatissimi che comportavano. Al che, in base al più elementare buon senso, due sono le alternative possibili…

c) Moretti non si è mai allontanato da Roma per l’intera durata del ‘sequestro Moro’…
d) Moretti si è recato più volte a Firenze in quel periodo per motivi reali che nulla avevano a che fare con il cosiddetto ‘comitato esecutivo’ e nel corso di tale ‘trasferte’ ha potuto valersi di ‘accompagnatori’ idonei a fargli ‘superare indenne’ qualsiasi tipo di controllo

Per capire quale delle alternative c) o d) preferire seguiamo ancora Rita Di Giovacchino…

… noi cercheremo di scoprire che cosa è accaduto a Firenze nella primavera-estate del ’78 per poi tornare di nuovo a Roma, dove concluderemo questa terribile storia là dove si è realmente conclusa, e cioè in via Michelangelo Caetani. Nelle carte scoperte in via Gradoli c’era già un filo che portava a Firenze, ma l’indicazione era stata ignorata dagli inquirenti. Nel covo vicino alla Cassia erano stati trovati documenti, sui quali non ci dilungheremo, del Fronte Logistico Nazionale delle Br [di cui solo Moretti faceva parte] che indicavano stretti contatti tra il capo delle Br e il Comitato Rivoluzionario Toscano. Quest’ultimo, a quanto se ne sa, contava su di una struttura più vasta rispetto alle altre colonne brigatiste. Aveva sede a Firenze con diramazioni a Pisa, Livorno e Massa Carrara. Ne facevano parte personaggi come Stefano Bombaci, Paolo Banchieri e Dante Cianci. La cellula era attiva già nel 1976. L’Esecutivo Nazionale aveva demandato a Moretti l’esclusivo compito di tenere i rapporti con l’organizzazione toscana. Tra tutti i ruoli che il capo delle Br aveva tenuto per sé in quel periodo questo era il più importante perchè costruiva l’unico anello di congiunzione tra la colonna romana che gestiva operativamente il sequestro e la ‘direzione strategica’ del sequestro stesso, ovvero quel ‘comitato esecutivo’ che si riuniva in casa di Barbi…

Ecco dunque emergere di nuovo la misteriosa ‘colonna toscana’ delle Br cui apparteneva il ‘pentito’ Elfino Mortati che aveva ‘confidato’ al giudice Imposimato alcuni ‘indiscrezioni’ rigurado ai ‘misteri’ del Ghetto ebraico di Roma salvo più tardi ‘pentirsi del pentimento’ e ritrattare tutto quanto. Quali altri ‘personaggi illustri’ ne facevano parte?… vediamo un poco…


… tra i personaggi di maggior rilievo che facevano capo a Comitato Rivoluzionario Toscano c’era il criminologo Giovanni Senzani, il cui ruolo è rimasto a lungo nell’ombra. Di lui all’epoca si sapeva soltanto che era consulente del ministero di Grazia e Giustizia, un esperto di problemi carcerari stimato anche negli USA per le sue analisi su nuove forme di detenzione. Di tutti i capi Br Senzani è forse la figura più enigmatica ed ambigua. Assurse alla notorietà solo un paio di anni dopo il sequestro Moro quando, con la scissione dell’organizzazione, si troverà a capo dell’ala movimentista delle Br [contrapposta all’ala militarista]. Quando fu arrestato a Roma nell’81 in via Ugo Pesci, un giovane che era in sua compagnia da poco tempo reclutato nelle Br, Roberto Buzzati, raccontò di aver accompagnato Senzani ad Ascoli Piceno e di aver assistito ad incontri con un ‘personaggio piuttosto austero’ che in un primo tempo ritenne di riconoscere nella foto del generale Musumeci. Buzzati poi ritrattò, ma indagando nella biografia del criminologo contatti con il Sismi emergono in più occasioni…

Ed ecco saltar fuori un ‘personaggio’ che non può definirsi ‘pesce piccolo’, essendo l’allora reposnsabile dell’Ufficio R del Sismi: il generale Pietro Musumeci. Di costui ‘anticipiamo’, a titolo ‘puramente informativo’ , quanto riportato da ‘Wiki’…

Pietro Musumeci è stato indagato e condannato per aver tentato di depistare le indagini sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Per lo stesso reato furono indagati anche il colonnello dei carabinieri Giuseppe Belmonte [anch'egli iscritto alla P2…] il terrorista Carminati, l'ex direttore del centro SISMI di Firenze colonnello Federigo Mannucci Benincasa, l'agente del Sismi Francesco Pazienza e Licio Gelli. Il principale tentativo di depistaggio [ma non fu l'unico operato dagli indagati…] fu messo in atto sistemando una valigia carica di armi, esplosivi, munizioni, biglietti aerei e documenti falsi sul treno Taranto-Milano del 13 gennaio 1981. Di seguito sono riportate le fasi principali del processo in cui è stato coinvolto Musumeci...

- 11 luglio 1988: In merito al processo per la strage di Bologna Musumeci è condannato in primo grado a 10 anni per calunnia pluriaggravata
- 18 luglio 1990: gli anni di condanna sono ridotti a tre in Appello, e condonati. Il 12 febbraio 1992 la Corte di Cassazione annulla la sentenza di Appello e il processo ricomincia
-16 maggio 1994: la Corte di Appello di Bologna condanna Musumeci ad 8 anni e 5 mesi di reclusione per calunnia aggravata
-23 novembre 1995: la Corte di Cassazione conferma la condanna in Appello …



Ciò detto proseguiamo…

… ad esempio risulta che Senzani abbia diviso per tre anni l’appartamento in via della Vite a Roma, dove abitava, con un collaboratore del servizio segreto militare, tal Luciano Bellocci. Ed è accertato il suo coinvolgimento nel sequestro Cirillo. Il rapimento dell’assessore napoletano della Dc costituisce forse il punto più basso dell’inquinamento della vita politica italiana. Per la liberazione di Cirillo lo stato scese a patti con le Br e pagò un riscatto, rinnegando la ‘linea della fermezza’ che due anni prima era stata fermamente mantenuta in occasione del sequestro del presidente della Dc. All’ala capeggiata da Senzani toccarono cinquecento milioni, somma ingentissima a quel tempo. Per ragioni mai chiarite poi, durante il sequestro Cirillo i contatti con il capo della Nuova Camorra Organizzata, Raffaele Cutolo, furono sottratti al Sisde e gestiti dal Sismi e poi delegati alla ‘supercellula’ del colonnello Adalberto Titta denominata ‘Anello’. Durante la detenzione Senzani haq condiviso la cella con Alì Agca, il giovane turco che attentò alla vita di Giovanni Paolo II, gli ha insegnato l’italiano e lo avrebbe convinto a collaborare con la Giustizia. Si tratta evidentemente di una operazione ispirata dal controspionaggio. Nel covo di via Ugo Pesci furono trovate prove di suoi frequenti viaggi a Parigi, dove risultò in contatto con Hyperion, e anche prove di uso da parte sua di tecniche di comunicazione tipiche dell’intelligence, come ad esempio messaggi miniaturizzati scritti con ‘inchiostro simpatico’ e nascosti all’interno di penne stilografiche. In una cassapanca fu rinvenuto anche il filmato della ‘esecuzione’ di Roberto Peci, fratello di Patrizio, una ‘vendetta trasversale’ compiuta con modalità simili a quelle della criminalità organizzata, una condanna a morte decisa dal gruppo di Senzani per motivi mai del tutto chiariti. L’inchiesta della procura di Roma ha escluso la presenza di Senzani in Italia durante tutto il sequestro Moro. A Roma in effetti non c’era, ma molti pensano che fosse invece a Firenze per svolgere un compito molto importante partecipando alle riunioni del ‘comitato esecutivo’. Che quest’ultimo abbia assunto un ruolo di reale ‘direzione strategica’ durante il sequestro Moro è stato confermato da brigatisti del calibro di Franco Bonisoli, Lauro Azzolini e Patrizio Peci. Valerio Morucci, della colonna romana, racconterà: ‘… tutti i comunicati emessi dalle Br durante il sequestro Moro ci vennero dati dal responsabile del comitato esecutivo, nel cui ambito erano discussi…’. Moretti si recava a Firenze ogni settimana e se ne tornava con i comunicati già scritti. Questi venivano letti ma non potevano essere messi in discussione dai membri della colonna romana. Quando però, nell’ottobre ’78 ossia cinque mesi dopo, la Digos di Firenze farà irruzione nell’appartamento di Barbi non vi troverà nulla. Tutto il materiale cartaceo era stato trasferito in via Montenevoso a Milano. Risulta anche che Mario Moretti e Barbara Balzerani nell’estate del ’78 si sono trasferiti a Firenze dove hanno alloggiato, fino a ottobre, in un appartamento di via Unione Sovietica affittato da Sandro Ciucci, un brigatista ‘incensurato’. Evidentemente il capo delle Br riteneva che Firenze garantisse maggiore sicurezza. C’ è infine un ‘giallo’ che collega le riunioni toscane con via Montenevoso e il ritrovamento del ‘Memoriale’. L’irruzione nel covo milanese da parte degli uomini di Dalla Chiesa fu resa possibile dalle chiavi trovate in un borsello smarrito da Lauro Azzolini (poi arrestato con Bonisoli e Nadia Mantovani proprio in via Montenevoso). Nel borsellino c’erano, oltre le chiavi, una pistola, un documento falso, la fattura di un dentista. Sul giallo del borsello, soprattutto sui tempi e le modalità di smarrimento, esistono quattro o cinque versioni diverse. Fornite dagli ufficiali coinvolti nell’operazione e dallo stesso Azzolini. Secondo il colonnello Niccolò Buozzo, stretto collaboratore di Dalla Chiesa, il borsello fu lasciato su un autobus dell’ATAF, linea 28, alla fine di luglio. Azzolini raccontò invece di averlo perso su un treno in agosto. Di fatto l’irruzione è avvenuta pochi giorni dopo che Bonisoli, come poi ha raccontato, aveva trasferito a Milano tutta la documentazione del sequestro, tra cui anche i verbali dell’interrogatorio di Aldo Moro. Per dirla con Pecorelli, il generale aveva aspettato che ‘l’uva fosse matura’…

Tutto ciò è assai eloquente … il ‘bello’ però deve ancora venire… Parecchi anni dopo la vicenda, come nel caso di via Montenevoso a Milano, alcuni ‘lavori di ristrutturazione’ poerteranno alla luce alcuni ‘elementi singolari ed inaspettati’

… molti anni dopo nel monolocale di un palazzo nobiliare di Firenze sito in via Sant’Agostino 3, grazie ai soliti ‘lavori di ristrutturazione’ che ogni tanto consentono svolte improvvise nelle indagini coperte dal ‘segreto di Stato’, salteranno fuori da un soppalco armi da guerra avvolte in carta da giornale, caricatori di fucili mitragliatori, una notevole quantità di munizioni ancora chiuse nei sacchetti di plastica e confezioni di esplosivo vuote. Era il 3 marzo 1993, una data molto vicina al terremoto che sconquasserà l’Italia e che nel giro di poche settimane avrebbe portato all’incriminazione di Giulio Andreotti. Proprietario dell’immobile era il marchese Bernardo Pianetti Lotteringhi della Stufa. Il padre Alessandro, ormai defunto, parecchi anni prima aveva messo l’appartamento a disposizione di un amico molto ‘speciale’ : Federigo Mannucci Benincasa, capocentro del controspionaggio di Firenze [Sismi], incarico che l’alto ufficiale ha ricoperto per vent’anni, dal 1971 al 1991, prima di passare alla direzione nazionale del Sismi di Roma…

Federigo Mannucci Benincasa… altro ‘personaggio eccellente’ di cui riportiamo alcune ‘note’ da

http://www.sisde.it/sito%5CRivista2.nsf/servnavig/7

La vicenda di Federigo Mannucci Benincasa

Inquietante ed a suo modo emblematica appare la vicenda del colonnello Federigo Mannucci Benincasa, responsabile del centro di controspionaggio di Firenze dal 29 gennaio 1971 al 28 febbraio 1991. È vicenda singolare per l'inamovibilità di questo funzionario nonostante gli interrogativi che hanno contrassegnato il suo incarico di alta responsabilità; per un ventennio egli è stato capocentro in una città che è delicato e primario punto geografico di incontro di notevolissimi interessi e di interscambi a raggio internazionale, entro un'area tradizionalmente ad altissima densità massonica. Si è accertato che il colonnello Federigo Mannucci Benincasa è stato, di concerto con un ufficiale del Servizio informativo dell'aeronautica, il colonnello Umberto Nobili, l'autore di una lettera anonima al Procuratore della Repubblica di Roma (preceduta da una telefonata ugualmente anonima del Nobili), con la quale si indicava Licio Gelli quale mandante dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Sempre in collaborazione con il colonnello Nobili egli fece pervenire un'altra lettera anonima al giudice istruttore Gentile, titolare dell'inchiesta sulla strage alla stazione di Bologna, segnalando il coinvolgimento di Gelli nella strage compiuta sul treno Italicus e in quella del 2 agosto 1980. Mannucci Benincasa risulta essersi ingerito in varie maniere nel processo relativo a quest'ultima strage, trovandosi a Bologna nei momenti cruciali delle indagini, violando il segreto circa gli accertamenti sugli esplosivi e stabilendo un rapporto diretto con gli inquirenti, al fine di orientarne l'attività. Deve essere inoltre ricordato il modo del tutto anomalo con cui ha gestito il patrimonio informativo su Licio Gelli agli atti del suo centro di controspionaggio (del quale Gelli è peraltro sospettato di essere un informatore), garantendo una sorta di cordone sanitario intorno alla figura del maestro venerabile della loggia P2. Il Mannucci Benincasa non trasmetteva le informazioni in suo possesso agli altri organi di intelligence o investigativi richiedenti (pregiudicando gravemente, negli anni 70, i tentativi di far luce sull'identità e sulle attività svolte dal capo della loggia P2), ma preferiva farne un uso del tutto personale. La sentenza istruttoria del dottor Grassi evidenzia i rapporti del colonnello Mannucci con le vicende gelliane e il gruppo di potere che ha operato dal 1970 al 1981 all'interno del Servizio segreto militare. La ricordata sentenza ordinanza del dottor Grassi ha disposto la trasmissione del provvedimento, nonché degli atti più rilevanti, alla Procura della Repubblica di Roma, affinché proceda nei confronti di Mannucci Benincasa e di altri (trattasi di Maletti, La Bruna, D'Ovidio, Nobili, Musumeci, Belmonte e Gelli) per i delitti di cui agli articoli 283 e 305 c.p. Si deve inoltre ricordare che, nell'istruttoria relativa alla strage di Ustica, il Mannucci Benincasa ha ricevuto comunicazione giudiziaria per i delitti di cui all'articolo 476 c.p., in relazione agli articoli 490 e 351 c.p. Attorno al colonnello è infine in corso un'investigazione per accertare l'eventuale suo coinvolgimento nella organizzazione e custodia di un deposito d'armi e munizioni da guerra fortuitamente ritrovato nel marzo 1993 in un locale che, a detta del proprietario, è stato per anni nella disponibilità appunto del responsabile del centro SISMi di Firenze. Concludendo, c'è da chiedersi quali protezioni abbiano consentito, nel lungo arco di venti anni, la permanenza, in un incarico così delicato, di un soggetto che ha operato in modo tanto anomalo e con una visione così personale degli interessi del Servizio...



Ok ragazzi!… proseguiamo!…

… il nucleo dei Carabinieri di Firenze fu incaricato di inventariare le armi. Stranamente però ciò fu fatto solo il 10 marzo, una settimana dopo. Nel frattempo i giornali che avvolgevano le armi erano spariti e con essi la possibilità di risalire alla data del loro occultamento. Nel corso del processo a suo carico Mannucci Benincasa sosterrà che il monolocale era stato utilizzato ‘per attività estranea al servizio e diversa dalla raccolta di informazioni sul fenomeno terroristico’. Di fatto erano state detenute illegalmente armi e munizioni che non hanno mai costituito dotazione del Sismi o dell’Arma dei Carabinieri. Questa ammissione costerà all’ex-capocentro Sismi di Firenze una condanna a tre anni per detenzione e porto abusivo di armi e munizioni da guerra. La lettura della motivazione della sentenza, emessa il 23 aprile 1997, è ‘illuminante’: ‘… l’imputato ha spiegato che nel ’77 il centro Sismi di Firenze ebbe la possibilità di realizzare contatti con una persona che si riteneva vicina alle Brigate rosse. Per questa attività si richiedeva particolare riservatezza, per cui si rese necessario acquisire la disponibilità di un luogo specifico con adeguate misure di sicurezza…’. Quel luogo fu individuato nel monolocale di via Sant’Agostino. Era lì che l’informatore lasciava i suoi messaggi ad una segreteria telefonica cui era possibile accedere dall’esterno componendo un numero di codice. Poiché però l’apparecchiatura era assai rumorosa, a seguito dell’intervento del personale tecnico di Roma si era dovuta trasferire al primo piano, dove abitava lo stesso marchese Pianetti Lotteringhi e qui fu collocata all’interno di un armadio. La segreteria fu disattivata alcuni anni dopo, nel 1982, ma risulta da altre testimonianze che il Sismi ha mantenuto la disponibilità di questa ‘sede occulta’ (anche se ‘ufficialmente autorizzata’…) per circa tredici anni, dal 1977 al 1990, a partire dunque dai mesi precedenti il sequestro Moro fino a quando non si rese necessario smantellare le strutture di ‘Gladio’ a seguito delle ‘rivelazioni’ di Andreotti in Commissione stragi. Il centro di controspionaggio di Firenze disponeva dunque di un infiltrato di alto livello, rimasto attivo per tutto il tempo del sequestro Moro e che aveva probabilmente la possibilità di accedere alle riunioni del ‘comitato esecutivo’ delle Br. Per facilitare gli incontri riservati con questa persona fu allestita la ‘sede occulta’. Mannucci non ha mai rivelato l’identità di questo ‘informatore’. Gli indizi però fanno ritenere si trattasse proprio di Giovanni Senzani, che in quel periodo abitava in Borgo Ognissanti, a pochi passi da via Sant’Agostino. Il ‘contatto’ si è interromperà (e anche la segreteria telefonica sarà smantellata…) nel 1982, l’anno in cui il brigatista è stato arrestato… Antonio Savasta, all’epoca capo della colonna romana delle Br, racconterà che Senzani si è trasferito a Roma nel ’79 poichè ‘… aveva problemi di clandestinità legati a una situazione famigliare. Precedentemente aveva dato un contributo di approfondimento teorico sulla strategia di differenziazione del carcerato avvalendosi degli studi che aveva svolto per la sua attività lavorativa…’. Per questa attività il criminologo è stato molto sospettato negli anni ’80-’81 co0me possibile ‘talpa’ negli omicidi dei giudici Palma, Minervini e Tartaglione, magistrati che si occupavano del sistema carcerario. I suoi ‘problemi logistici’, a quanto sappiamo, furono poi risolti in via della Vite, dove per tre anni coabitò con l’informatore del Sismi fino al trasferimento in via Ugo Pesci, dove fu arrestato. In ogni caso l’esistenza di uno o più infiltrati in stretto contatto con il ‘comitato esecutivo’ è confermato dal fatto che l’irruzione nel covo di via Montenevoso , preparata da settimane, fu attuata ai primi di ottobre, solo quando Dalla Chiesa ebbe lqa conferma che Bonisoli aveva trasferito lì l’intera documentazione su Moro in possesso delle Br…

Very good boys!... ulteriori 'commenti' al materiale che ho postato questa volta richiederebbero centianaia di pagine per cui... per cui penso che il 'lavoro' possa dirsi a questo punto terminato... le 'conclusioni' sono rimandate ai sucessivi capitoli, allorchè si parlerà di quello che è stato certamente 'l'11 settembre di casa nostra': la 'notte di Ustica' e la successiva 'bomba alla stazione di Bologna'...

saluti!...

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... chè perder tempo a chi più sa più spiace... Dante Alighieri, Divina Commedia, Purghatorio, III, 78

… men of few words are the best men… William Shakespeare King Henry V
segreto
Inviato: 22/8/2009 17:03  Aggiornato: 22/8/2009 17:03
Ho qualche dubbio
Iscritto: 15/5/2008
Da: Latina
Inviati: 46
 Re: Indagine sul caso Moro
A proposito delle riunioni a Firenze durante il sequestro Moro, c'è un interessante contraddizione emersa nei vari procedimenti giudiziari concernenti l'uccisione del leader Dc.
Il 18 aprile 1978, giorno in cui fu scoperto il covo di Via gradoli, sembrava che Moretti, che abitava in quel covo, stesse ritornando a casa dopo esser uscito la mattina presto e, avendo visto tutto l'assembramento di persone e polizia vicino l'edificio che ospitava il suo appartamento ( appunto in Via Gradoli 96) abbia fatto marcia indietro e sia ritornato sui suoi passi, a bordo di un motorino. Questo sembrava esser emerso nel processo.
Successivamente, però, è venuto fuori che Moretti quella mattina si sia recato a Firenze alla riunione del comitato esecutivo, e che vedendo le immagini al tg della scoperta del covo abbia esclamato "ma quella è la casa dove sto io!".
Queste due versioni possono da sole già nn render credibile quasi nessuna affermazione dei brigatisti riguardo alle riunioni e al caso Moro in generale, nel quale loro han sempre fatto dichiarazione nell'intento di dimostrare di aver fatto tutto da soli. Secondo altri brigatisti le riunioni avvenivano a Rapallo, ma visto che le BR erano compartimentate, nn si capisce come potessero sapere brigatisti nn appartenenti al comitato esecutivo ove avvenissero le riunioni. Anche la fiction trasmessa su canale 5 a maggio 2008 mostra le riunioni in un luogo vicino al mare, sottintentendo che potesse essere Rapallo.

edo
Inviato: 22/8/2009 17:17  Aggiornato: 22/8/2009 17:17
Sono certo di non sapere
Iscritto: 9/2/2006
Da: casa
Inviati: 4529
 Re: Indagine sul caso Moro
Moretti.
Ultimo a entrare nelle br, ne prende il controllo e determina la svolta militare del'organizzazione dopo il provvidenziale arresto di Curcio e Franceschini.... e poi è anche il primo a uscire di galera!
Che culo! Gli manca solo di vincere al superenalotto.

A proposito chi sa che cosa faccia (davvero) oggi il paperoga del terrismo di stato? Mi riferisco a Moretti, ovvio.

redna
Inviato: 22/8/2009 20:16  Aggiornato: 22/8/2009 20:46
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
L'anno scorso (quando si aggiornava questo forum...)il nostro eroe era un perfetto impiegato della regione lombardia settore informatica....


Per tornare ai giorni nostri è del tutto irrilevante notare che Mario Moretti ha avuto le 'attenzioni' dei Casati Stampa (quelli dell'omicidio suicidio...) tanto che lo hanno fatto studiare (ma solo studiare?!...) e che la villa di Arcore
dell'attuale premier italiano è stata tolta all'unica erede (...ma pagava le tasse...) da Previti per una cifra irrisoria...?!
Mario Moretti conosceva i Casati Stampa (e anche l'erede unica...)

EDIT

Moretti studente di destra mantenuto dai marchesi Casati Stampa II libro raccoglie varie testimonianze di ex studenti dell'istituto Montani di Fermo, univoche nel descrivere il giovane Moretti come attiguo alla destra neofascista e clericale. Mantenuto agli studi dai marchesi Casati Stampa, il futuro capo delle Br appena diplomato si trasferisce a Milano (settembre 1966), con residenza nel Palazzo Soncino dei Casati Stampa; poi viene assunto dalla Sit-Siemens su raccomandazione dei marchesi, e si iscrive all'Universita Cattolica con un attestato di «sane idee religiose e politiche» firmato dai viceparroco di Porto San Giorgio. II più brillante esame sostenuto dal Moretti studente universitario è in "Esposizione della dottrina e della morale cattolica", docente don Luigi Giussani (ideologo-fondatore del movimento integralista Comunione e liberazione)
http://www.casomoro.it/La%20sfinge.htm



Moretti nasce a Porto San Giorgio nelle Marche il 16 gennaio 1946. A finanziare i suoi studi la famiglia nobile, vicina a posizioni fasciste, Casati Stampa di Soncino. Quei Camillo e Anna protagonisti nel 1970 di un clamoroso caso di cronaca, quando il marchese Camillo uccise la bellissima moglie e il giovane amante di lei, prima di suicidarsi. La loro villa a San Martino di Arcore sarà poi acquistata da un giovane imprenditore, tale Silvio Berlusconi. Diplomatosi come perito industriale, all'inizio del 1968 Moretti è a Milano in cerca di lavoro. Ha con sé due lettere di raccomandazione: una di Ottorino Prosperi, rettore del Convitto di Fermo, per un posto all'università Cattolica, l'altra proprio della marchesa Anna Casati, per un impiego alla Sit-Siemens. Lo assumono in fabbrica.
http://www.valeriolucarelli.it/Moretti.htm

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
sigmatau
Inviato: 23/8/2009 18:16  Aggiornato: 24/8/2009 10:09
Mi sento vacillare
Iscritto: 18/9/2007
Da: Provincia di Piacenza
Inviati: 705
 Re: Indagine sul caso Moro
Ragazzi buondì…
… vedo con piacere che ogni tanto questo spazio si ‘arricchisce’ con qualcosa di interessante… anche se decisamente non una novità in quanto la storia della marchesa che si divertiva un mondo a farsi trombare da Mario Moretti [vent’anni più giovane…] sotto gli occhi del marchese è piuttosto vecchiotta…

Non so se quello che vi propongo io sarà altrettanto interessante… se non altro contiene alcune novità… o che per me almeno tali sono…


http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=376548

Si tratta dell’intervista di Stefano Lorenzetto a Gianni Cantù, militante quando aveva sedici anni nella Rsi e successivamente divenuto ‘cronista specializzato in questioni che scottano’… un po’ come Mino Pecorelli insomma, con l’unica differenza che è campato fino alla soglia dei novant’anni. Interessanti sono le ‘rivelazioni’ da lui fatte riguardo la ‘strategia della tensione’ e qui ne riporto due. La prima di riferisce al ritrovamento di ‘Giangi’ Feltrinelli sotto il famoso traliccio…


… davanti al cadavere straziato di quell’uomo barbuto, con addosso l’eskimo d’ordinanza dell’ultrasinistra, la polizia brancolava nel buio. Ma io sapevo che Giangi era tornato dalla Carinzia e aveva partecipato a una riunione preparatoria a Milano per qualcosa di grosso. Sotto il traliccio di Segrate tutto mi fu chiaro: i rossi volevano provocare la paralisi di uffici, industrie, ospedali, tram, ascensori facendo saltare i due tralicci che da est e da ovest portavano l’energia elettrica in città. Ma l’ordigno difettoso aveva dilaniato l’editore…

La seconda riguarda l’identità del ‘fattorino’ che ha deposto la bomba alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980…

… in seguito all’attentato rimase per 9 ore sotto le macerie un tossicodipendente di 25 anni, B.S., nativo di Terni ma residente a Verona. Ebbe la gamba destra spappolata e riportò gravi ustioni al volto. Agli inquirenti raccontò che tornava da Roma e che doveva raggiungere Parma. A me invece disse: ‘… volevo proseguire per Rimini…’. In realtà era sceso alla stazione di Bologna per lasciarvi una valigia che gli era stata consegnata nella capitale… da chi, non lo so, ma dove, sì: all’Eur. Fu lui a confessarmelo. Sul fatto che fosse l’inconsapevole corriere della valigia contenente probabilmente l’esplosivo si sarebbe dovuto indagare a fondo. Per prudenza non scrissi nulla e avvisai il capitano Gennaro Scala, del nucleo investigativo dei carabinieri, il quale a sua volta informò la magistratura. E sai quale fu il risultato?… L’ufficiale venne accusato di depistaggio. Da Roma, dal ministero degli Interni, era arrivato infatti l’ordine d’indagare soltanto fra gli extraparlamentari di destra, non fra i tossicomani. Il presunto fattorino della bomba ebbe dallo stato 100 milioni di lire d’indennizzo, rivalutati oggi sarebbero 215.000 euro, che dissipò in droga nel giro di un mese. Venne ospitato per oltre un anno da un parroco veronese. Il prete fu rapinato in canonica da due complici di B.S., un balordo torinese e un minorenne padovano. Poi il terzetto cominciò a inviare lettere minatorie al sacerdote, con richieste di denaro. Smascherato e processato, B.S. fu condannato a 4 anni e mezzo di reclusione…

niente male ragazzi, non è vero?…

saluti!…

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redna
Inviato: 23/8/2009 21:21  Aggiornato: 23/8/2009 21:29
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
Innumerevoli coincidenze fra Mario Moretti e i "Comitati" anticomunisti di Sogno-Dotti-Cavallo. II futuro capo delle Br frequenta il palazzo di via Gallarate 131 [sede dell'attivita di Cavallo]; abita a pochi metri da Dotti [in via delle Ande] e conosce benissimo Corrado Simioni [in rapporti con Dotti]. Non solo: dei "Comitati" fa parte il senatore liberale Giorgio Bergamasco, amico storico dei marchesi Casati Stampa, nonché tutore della marchesina minorenne Annamaria; figlia di primo letto del marchese Camillo, Annamaria Casati Stampa conosce bene Moretti [secondo la moglie del futuro capo brigatista, i due avrebbero avuto un flirt, e andavano a sciare insieme].



A Roma, domenica 30 agosto del 1970, sull’attico al 9 di via Puccini, verso Villa Borghese, il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, quarantatré anni, abbatte con un fucile da caccia la moglie Anna Fallarino, quarantun anni, e lo studente Massimo Minorenti, venticinque anni, suo amante; quindi s'ammazza.

Chi dei due coniugi è morto per ultimo? Da un respiro dipende la destinazione dell'eredità [i giornali favoleggiano di tre-quattrocento miliardi] che comprende una villa in Brianza: la villa di Arcore. Se per ultima è morta Anna Fallarino, sua sorella e i genitori erediteranno la loro parte. Se per ultimo è morto il marchese, erediterà tutto la marchesina Annamaria Casati Stampa, nata nel 1951 dal primo matrimonio con Letizia Izzo.

La sorella di Anna Fallarino è una buona conoscente del giovane avvocato Cesare Previti, trentasei anni, nato a Reggio Calabria ma romano dall'infanzia, che l'incarica di patrocinare gli interessi dei Fallarino. Le perizie medico-legali tolgono presto ogni dubbio: l'ultimo a morire è stato il marchese, tutto andrà alla giovane figlia Annamaria.

Compiuti i ventun anni il 22 maggio 1972, l'ereditiera è libera ormai di occuparsi delle proprie cosa da sé; ma per la difficoltà obiettiva di amministrare il patrimonio in Italia da Brasilia, crede di trovare una soluzione nominando il 27 settembre 1972 procuratore generale, "rimossa ogni limitazione di mandato", l'ex-tutore Giorgio Bergamasco. L'ex-pro tutore Previti resta suo avvocato. Gli si rivolge nell'autunno del 1973 incaricandolo di vendere villa san Martino.

Il compratore è presto trovato. In una telefonata a Brasilia, Previti annunzia tripudante, e confidando nell'esultanza della marchesina, il nome dell'acquirente, il magnate Silvio Berlusconi, largo il prezzo, 500 milioni [largo? per una villa settecentesca di 3 mila 500 metri quadri, completa, in difformità dall'incarico, di pinacoteca con tele del Quattrocento e del Cinquecento, di biblioteca con diecimila volumi antichi e d'un parco immenso?]. Il valore di un comune appartamento nel centro di Milano. Un raggiro; tanto più che Berlusconi dilazionerà il pagamento negli anni, e le tasse continua a pagarle la marchesina. Tra lei e Previti i primi dissapori.

Il 4 maggio 1977 è costituita a Roma l'Immobiliare Idra, della galassia berlusconiana. Entrano nel collegio sindacale Umberto Previti e, sino al 28 giugno 1979, il figlio Cesare. Alla Immobiliare Idra sarà intestata la villa di Arcore. Previti è sì l'avvocato di fiducia della venditrice marchesina Casati Stampa, ma, al tempo stesso, e all'insaputa della sua assistita, ha diretti interessi nel gruppo berlusconiano.

L'atto pubblico di vendita innanzi a notaio è sottoscritto sei anni dopo la cessione, il 2 ottobre 1980. Rappresenta Annamaria, parte venditrice, il procuratore generale Giorgio Bergamasco; rappresenta l'Immobiliare Idra, parte acquirente, il suo amministratore unico, Giovanni Del Santo, commercialista prestanome. La villa settecentesca già residenza dei conti Giulini e dei marchesi Casati Stampa è così indicata nel rogito: "Casa d'abitazione con circostanti fabbriche rurali e terreni a varia destinazione". Subito dopo la "casa di abitazione" pagata mezzo miliardo a rate sarà ritenuta dalla Cariplo garanzia congrua per un finanziamento di 7 miliardi 300 milioni [fidejussione dell'Immobiliare Idra in favore della Cantieri Riuniti Milanesi: da Berlusconi a Berlusconi] e dal Monte dei Paschi di Siena per un ulteriore finanziamento di 680 milioni all'Immobiliare Idra.

http://ethos.ilcannocchiale.it/?TAG=anna%20fallarino

Mario Moretti non era solo interessato alla marchesa ma anche alla erede Annamaria che vedi caso era l'UNICA erede e anche minorenne!
Il tutto avrebbe avuto un altro corso se la Fallarino fosse morta per ultima . Ma chi potrebbe dire, oggi, che realmente andò così?
Con quali sistemi si stabilì la morte dell'ultima persona e perchè poi i Fallarino non ricorsero perchè venisse fatta una controprova dell'esame?
Quello che successe realmente quel giorno ai Casati Stampa è ancora oscuro.

Intanto dalla Villa dei Casati Stampa ad Arcore, per qualcuno iniziò la scalata verso palazzo Chigi .Mario Moretti , nel frattempo, ' fu illuminato' verso le Brigate Rosse (qualcuno, anche in questo caso, scrisse qualche lettera di 'raccomandazione'?)

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redna
Inviato: 5/10/2009 10:25  Aggiornato: 5/10/2009 10:25
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
"Io boss, cercai di salvare Moro"


Il pentito della 'ndrangheta Francesco Fonti rivela come, dietro richiesta di parte della Democrazia cristiana, cercò la prigione di Aldo Moro durante il suo rapimento: dai contatti con il Sismi a quelli con la banda della Magliana e Cosa Nostra. Fino all'incontro con il segretario Dc Benigno Zaccagnini. Tutto lavoro inutile, perché...

La mattina dopo, quella di domenica 9 aprile (o di lunedì 10, non vorrei sbagliarmi), lascio la Capitale e mi precipito a San Luca da Sebastiano Romeo. Sono soddisfatto perché non soltanto so dove probabilmente sono nascosti i brigatisti, ma c'è anche il preannuncio datomi dal colonnello Santovito della futura liberazione del presidente Moro. Quando però incontro Sebastiano, lui ascolta con attenzione il mio resoconto per una mezz'ora, dopodiché mi stronca: "Sei stato bravo", riconosce. "Peccato che da Roma i politici abbiano cambiato idea: dicono che, a questo punto, dobbiamo soltanto farci i cazzi nostri".

Poco dopo, il 18 aprile 1978, il covo di via Gradoli 96 viene scoperto per una strana perdita d'acqua. Dei brigatisti, come logico viste le premesse, non c'è traccia. E a questo punto so bene il perché: non c'è stata la volontà di agire. C'è invece, molti anni dopo, nel 1990, il mio incontro nel carcere di Opera (provincia di Milano, ndr) con il capo delle Br Mario Moretti, colui che ha ammesso di avere ucciso il presidente Moro, assieme al quale frequento casualmente un corso di informatica. I nostri rapporti si fanno presto cordiali, piacevoli; lui sa esattamente chi sono e mi rispetta. Io pure. Finché un giorno, mentre armeggiamo al computer, una guardia gli consegna una busta e annuncia: "Moretti, c'è la solita lettera". Lui la apre senza nascondersi, estrae un assegno circolare, lo firma sul retro per girarlo all'ufficio conti correnti che permette l'incasso, e mi dice: "Questa, Ciccio, è la busta paga che arriva puntualmente dal ministero dell'Interno". Frase che all'istante scambio per una battuta, per uno scherzo tra carcerati: sbagliando. Qualche tempo dopo, un brigadiere che credo si chiami Lombardo mi confida che, per recapitare soldi a Moretti, lo hanno fatto risultare come un insegnante di informatica, e in quanto tale è stato retribuito. L'ennesimo mistero tra i misteri del caso Moro, dico a me stesso; l'ennesima zona grigia in questa storia tragica.

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Fabyan
Inviato: 12/2/2010 16:45  Aggiornato: 12/2/2010 16:45
Mi sento vacillare
Iscritto: 29/7/2008
Da: nowhere
Inviati: 671
 Re: Indagine sul caso Moro
Da: http://www.unita.it/news/italia/94962/ciancimino_jr_non_intervenimmo_per_salvare_moro

Ciancimino Jr: «Non intervenimmo per salvare Moro»

Una delle ultime rivelazioni rese da Massimo Ciancimino ai pm di Roma confluite nel processo al senatore del Pdl Marcello Dell'Utri riguarda Aldo Moro: «Nel 2000 mio padre mi disse che i cugini Salvo e l'onorevole Rosario Nicoletti, ex segretario della Dc siciliana, si erano rivolti a Salvo Lima dicendo di essere in grado di dare indicazioni sul luogo in cui era tenuto prigioniero Aldo Moro». «In seguito - prosegue - a mio padre era stato chiesto di impedire la liberazione dello statista dal segretario della Dc Zaccagnini attraverso Attilio Ruffini. Analoga richiesta gli era giunta da appartenenti a Gladio, nella cui struttura mio padre era inserito, e dai servizi segreti». «Mio padre - conclude il testimone - mi ha detto di avere incontrato Pippo Calò che gli disse che era stato interessato per individuare il covo di Moro, attività che aveva svolto servendosi dei suoi amici della banda della Magliana e che aveva consentito di stabilire che Moro era in via Gradoli. Disse a Calò che non si sarebbe più dovuti intervenire per la liberazione.

I pizzini con Berlusconi
C'è anche il nome del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, su uno dei “pizzini” depositati oggi dall'accusa al processo a carico del senatore Marcello Dell'Utri (Pdl), accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Su un documento, prodotto ai magistrati da Massimo Ciancimino, e che sarebbe stato scritto, secondo Ciancimino, dal padre Vito Ciancimino, si legge: «Berlusconi-Ciancimino-Marcello Dell'Utri», e sotto ancora. «Milano, truffa e bancarotta. Ciancimino-Alamia». Infine, sull'ultima riga si legge: «Dell'Utri Alberto».

Di Berlusconi vengono menzionate anche le società che costruirono Milano 2: «Nel 1970 mio padre investì 150 milioni di lire in operazioni gestite dalla società Lu.ra.no, riconducibile a Salvatore Buscemi e Franco Bonura. Nel '76 i frutti di questi investimenti erano rappresentati da un miliardo e mezzo di lire e da una serie di appartamenti costruiti nella zona Don Orione di Palermo. Su indicazione di Buscemi il denaro venne depositato nella banca Rasini e nella banca del Gottardo, per poi essere investite nelle società Edilnord e Immobiliare Sammartino che curarono la trasformazione di terreni posti alla porte di Milano, dando vita all'operazione Milano 2».

La richiesta del processo a Dell'Utri
Le rivelazioni di Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito potrebbero finire agli atti del processo d'appello al senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, accusato di associazione mafiosa. L'audizione di Ciancimino al processo Dell'Utri è stata infatti chiesta dal Pg Antonino Gatto all'apertura dell'udienza che si svolge davanti alla corte d'Appello di Palermo presieduta da Claudio Dall'Acqua. L'accusa ha prodotto anche nuovi verbali resi da Ciancimino junior davanti ai magistrati ma anche la trascrizione dei verbali degli interrogatori resi al processo Mori in cui il figlio dell'ex sindaco di Palermo ha parlato, tra l'altro, di «rapporti diretti tra Provenzano e Dell'Utri», ma anche di investimenti di Vito Ciancimino a Milano 2 negli anni 70, attraverso dei prestanome di boss. Allegati anche diversi “pizzini” scritti dal boss Bernardo Provenzano e altri da Vito Ciancimino. Ciancimino Jr, il 12 gennaio scorso proseguiva così: «Bontade e Teresi (due capimafia palermitani ndr), per il tramite di Marcello Dell'Utri, hanno investito 3 miliardi e mezzo nella stessa operazione. Roberto Calvi, presentato a mio padre da Salvatore Buscemi, si occupò di prelevare parte del profitto - 3 miliardi - dell'investimento che consegnò a mio padre a Losanna per realizzare un investimento in brillanti per il tramite di Leos Gluths, di origine ebrea, di cui ho consegnato la foto ai pm di Palermo».
12 febbraio 2010

Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso... E pubblica il falso. (Mark Twain)
redna
Inviato: 12/2/2010 17:08  Aggiornato: 12/2/2010 17:08
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/23852/48/


Caso Moro: Ciancimino, servizi chiesero di non fare intervenire boss


12 gennaio 2010 Palermo.

I servizi segreti italiani si sarebbero opposti a un eventuale intervento dei boss mafiosi, in particolare di Bernardo Provenzano... ...nella trattativa per la liberazione dello statista Aldo Moro. E per riuscirci si sarebbero rivolti a Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo vicino a Cosa nostra. È quanto racconta, in un verbale di interrogatorio, Massimo Ciancimino, figlio di don Vito, depositato oggi agli atti del processo al generale dei carabinieri Mario Mori, ex vicecomandante del Ros, alla sbarra per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Interrogato dai pm della Dda di Palermo il 21 giugno del 2008, Ciancimino junior spiega i rapporti che intercorrevano tra il padre e gli 007 italiani. «I rapporti con i Servizi - spiega - mio padre li ha sempre avutì». «I Servizi hanno avuto un ruolo sempre chiave, specialmente dopo il sequestro Moro. La prima volta che si è parlato di Servizi, realmente, all'interno di Cosa Nostra, avvenne nel sequestro di Aldo Moro. Perchè, una volta sempre in occasione di appunti che prendevo per la stesura di questo mio ipotetico libro, mio padre mi disse che era stato pregato per ben due volte, di non dar seguito a delle richieste pervenute per fare pressione su Bernardo Provenzano perchè si attivassero per potere interferire, per quantomeno aiutare lo Stato nella ricerca del rifugio di Moro». Ciancimino aggiunge: «Mio padre diceva che tali richieste potevano pervenire al suo paesano Riina da altri gruppi o esponenti politici, se ciò fosse avvenuto, mio padre doveva convincere il Provenzano a non immischiarsi in questo affare». Complessivamente i servizi sarebbero intervenuti «per due volte» su Ciancimino senior affinchè il boss Provenzano non intervenisse sul caso Moro. Adnkronos


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PALERMO
Mafia, politica, trame. Ciancimino jr continua con le rivelazioni, e questa volta tira in ballo il caso Moro. «Nel 2000 mio padre mi disse che i cugini Salvo e l’on. Rosario Nicoletti, ex segretario della Dc siciliana, si erano rivolti a Salvo Lima dicendo di essere in grado di dare indicazioni sul luogo in cui era tenuto prigioniero Aldo Moro» dice il figlio dell’ex sindaco di Palermo. Le carte con le dichiarazioni sono state inviate alla Dda di Palermo perchè contengono anche dichiarazioni su Dell’Utri e i pm del capoluogo le hanno inviate al pg che sostiene l’accusa nel processo al senatore.

«In seguito - prosegue - a mio padre era stato chiesto di impedire la liberazione dello statista dal segretario della Dc Zaccagnini attraverso Attilio Ruffini. Analoga richiesta gli era giunta da appartenenti a Gladio, nella cui struttura mio padre era inserito, e dai servizi segreti».

«Mio padre - conclude il testimone - mi ha detto di avere incontrato Pippo Calò che gli disse che era stato interessato per individuare il covo di Moro, attività che aveva svolto servendosi dei suoi amici della banda della Magliana e che aveva consentito di stabilire che Moro era in via Gradoli. Disse a Calò che non si sarebbe più dovuti intervenire per la liberazione».
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201002articoli/52166girata.asp

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
redna
Inviato: 20/2/2010 22:28  Aggiornato: 20/2/2010 22:28
Sono certo di non sapere
Iscritto: 4/4/2007
Da:
Inviati: 8095
 Re: Indagine sul caso Moro
http://www.infopal.it/leggi.php?id=13637

Il paradiso del Mossad.
SCRITTO IL 2010-02-18 IN NEWS
Il paradiso DEL MOSSAD
di Roberto Livi

In un libro appena uscito Eric Salerno racconta come il nostro sia sempre stato un paese in cui i servizi israeliani hanno potuto fare quel che han voluto (Zwaiter, Vanunu...).Fin dal 48 quando Ada Sereni disse a De Gasperi : «Il governo italiano deve chiudere un occhio e possibilmente due sulle nostre attività in questo paese»
Aprile 1948. Nel suo studio di Trento Alcide De Gasperi ha un incontro riservato e difficile. Di fronte a lui una donna decisa gli chiede in pratica carta bianca per le operazioni degli agenti di quell'«Istituto» che l'anno seguente diventerà il Mossad, il servizio segreto israeliano, quasi un mito per gli 007 del mondo intero. Il presidente del consiglio è titubante. Dal 1945, quando ancora non esisteva lo Stato di Israele, l'Italia era al centro di una battaglia geopolitica che segnerà tutta la seconda metà del '900. E i cui effetti continuano oggi. Decine di migliaia di profughi ebrei liberati dai campi di sterminio nazisti si dirigono nel nostro paese, le organizzazioni sioniste cercano di farle entrare nella Palestina sotto mandato inglese e soprattutto cercano appoggi logistici - acquisto di armi, addestramento - per preparare l'inevitabile guerra fondativa dello Stato di Israele. Londra resiste, non vuole inimicarsi gli arabi ed essere esclusa dal business del petrolio, gli Stati uniti, leader degli Alleati, si apprestano a scalzare la Gran Bretagna come potenza egemone in Occidente e appoggiano il nazionalismo israeliano, l'Unione sovietica di Stalin gioca le sue carte per contrastare l'influenza americana in Medio Oriente. L'Italia è ancora un paese a sovranità debole. De Gasperi capisce che deve schierarsi e accetta la richiesta di Ada Sereni, ebrea romana emigrata nel 1927 nel «focolare ebraico» in Palestina e tornata nel paese natale come dirigente del Mossad: «Il governo italiano deve chiudere un occhio e possibilmente due sulle nostre attività in questo paese». Da quel momento l'Italia diventa una sorta di terra promessa per gli agenti israeliani. Dall'immigrazione clandestina di ebrei sopravvissuti all'olocausto al traffico di armi, dagli attentati anti-inglesi al sabotaggio di navi e fabbriche che lavoravano per paesi arabi, dagli assassinii mirati di palestinesi a extraordinary rendition ante-litteram, dai tentativi di destabilizzazione politica a operazioni coperte nel quadro della guerra fredda. Per oltre 60 anni gli uomini del Mossad hanno agito nelle loro basi italiane con la complicità dei servizi di casa nostra - deviati o meno - e dei governi che hanno chiuso entrambi gli occhi fino a mettere in causa la sovranità nazionale italiana. Come si vede è un tema che scotta quello trattato da Eric Salerno nel suo ultimo libro, Mossad base Italia (Il Saggiatore, pagine 258, 19 euro), appena uscito. Raccontare e ricostruire «le azioni, gli intrighi, le verità nascoste» , di questi 60 anni significa non solo doversi immergere nella palude delle trame italiane, col rischio di affondarvi tra dossier manomessi o vuoti, servizi deviati, intrecci tra poteri e mafie, sabbie mobili delle operazioni coperte, disinformazione sparsa a piene mani. Comporta anche affrontare di petto l'intreccio tra politica mediorientale, Stato di Israele e questione ebraica. Uno dei nodi politici più difficili. Specialmente dopo l'11 settembre e la guerra senza quartiere al terrorismo che è diventato, per antonomasia, terrorismo islamico o «scontro di civiltà» tra l'Occidente democratico e organizzazioni e regimi che vogliono minarne le fondamenta democratiche. Parlare laicamente di Israele comporta spesso da noi dover affrontare la scontata l'accusa di antisemitismo (come è già capitato a Salerno in occasione del suo illuminante libro Israele, la guerra dalla finestra, uscito nel 2002), ovvero di voler minare il baluardo mediorientale al terrorismo islamico. Salerno, invece, vi riesce grazie alla sua conoscenza della materia - come inviato e poi corrispondente del Messaggero a Gerusalemme negli ultimi 30 anni- e a una professionalità laica ma non cieca, ormai rara nel giornalismo italiano. Se la scrittura è sciolta, colorita, quasi con un passo da romanzo, Mossad base Italia non è una fiction. L'asse portante del libro, oltre che la scintilla da cui è partita l'inchiesta, nasce dal contatto con Mike Harari, uno degli uomini chiave del Mossad in Italia insieme a Yeuda Arazi, personaggio-chiave del romanzo Exodus, nell'omonimo film impersonato da Paul Newman. L'ex-capo degli 007 israeliani accetta di raccontare la sua verità. Uno scoop senz'altro, ma Salerno è consapevole che racconti e rivelazioni contengono insidie. Del resto «Mike» mette in chiaro che se dicesse tutto quello che sa, poi sarebbe costretto « a uccidere» il suo interlocutore. Dietro di sé, in Italia, Harari ha lasciato una storia di complotti, assassinii politici, di alleanze eticamente difficili da accettare, con fascisti duri e puri della X Mas, con l'organizzazione Odessa delle ex-SS naziste, di operazioni che hanno violato la sovranità italiana. Per questa ragione le lunghe conversazioni con «Mike» sono il punto di partenza, cui seguono complesse indagini personali, negli archivi di Stato, nei quotidiani, negli archivi Usa della Cia e in quelli di Palmach e Haganah in Israele, interviste a personaggi-chiave. Il tutto accompagnato da attente riflessioni per evitare le insidie della disinformazione o del linguaggio ideologico. I fatti raccontati non ne hanno bisogno. Si entra in storie difficilmente immaginabili e mai prima non rivelate, almeno con la serietà e la documentazione di questo libro. Dopo le richieste avanzate da Ada Sereni, De Gasperi le risponde: così ci chiedete di aiutarvi a vincere la guerra contro gli arabi. Poi però accetta, perché il suo partito (la Dc) e la sua Italia repubblicana (formata però anche grazie alla Resistenza) non può sopravvivere senza gli Stati uniti. E la guerra arabo-israeliana ha le sue propaggini in Italia, paese che ha sempre avuto un ruolo-chiave nel Mediterraneo. Nell'aeroporto dell'Urbe verrà istituita una vera e propria base di formazione e addestramento per i piloti della nascente aviazione ebraica. A Catania vi sarà una pista utilizzata per un traffico - illegale -di armamenti provenienti dagli Usa. La Marina non è da meno e nel 1954 accetta di formare cadetti israeliani nella sua accademia, chiedendo solo che tutto «rimanga riservato». I servizi italiani collaborano o voltano le spalle . Attraverso l'Italia passa un flusso clandestino di armi (compresi carri armati, motori di aereo e i famosi maiali, i mini-sommergibili armati di esplosivo della X Mas) dirette nella Palestina ormai divisa tra Israele e Giordania. Flusso che non si interrompe durante le tregue dichiarate dall'Onu. Gli agenti ebraici (anche prima della costituzione ufficiale del Mossad nel '49) possono colpire industrie italiane che vendono armi agli arabi, sabotare navi che trasportano rifornimenti al nemico. Nel '48, su ordine di Ada Sereni, la nave Lino, carica di armi italiane acquistate dalla Siria, è bloccata da una bomba messa da sub ebraici. Poi altri sabotaggi e attentati. L'Italia è anche territorio privilegiato per la guerra di spionaggio. Si sperimentano extraordinary rendition ante-litteram: nel settembre 1980 il tecnico nucleare israeliano Mordechai Vanunu, reo di aver denunciato la costruzione di ordigni nucleari nella centrale di Dimona, è rapito a Roma da agenti israeliani. Per contrastare ogni manovra di avvicinamento di Roma con i paesi arabi il Mossad entra a pie' pari nella politica interna ed estera dell'Italia. Aldo Moro, uno dei dirigenti democristiani favorevoli a un accordo con i palestinesi, ne era consapevole. All'ex vice-segretario della Dc Giovanni Galloni confida: «La mia preoccupazione è questa: che io so per certa la notizia che i servizi segreti sia americani che israeliani hanno infiltrati nelle Brigate rosse, ma noi non siamo stati avvertiti di questo, sennò i covi li avremmo trovati». In precedenza i segnali non erano mancati. L'ex-presidente Francesco Cossiga afferma anche che furono agenti del Mossad nel novembre 1973 a far saltare, mentre era in volo, Argo 16, l'aereo utilizzato per i «trasporti clandestini» di Gladio, l'organizzazione anti-sovietica voluta dagli Usa. Fu una ritorsione per la liberazione, decisa proprio da Moro, dei due terroristi palestinesi che avevano tentato di colpire un aereo della compagnia israeliana El Al sulla pista dell'aeroporto di Fiumicino. Vendetta. La parola non compare mai nei dossier ufficiali d'Israele. Ma era la parola d'ordine lanciata dall'allora premier israeliano Golda Meir, «la donna con le palle». Vendetta per gli atleti della squadra israeliana sequestrati da militanti di Settembre nero durante le Olimpiadi di Monaco-'72 e uccisi nel corso dell'attacco delle forze speciali tedesche. La prima vittima della Vendetta cadrà a Roma, per mano di una squadra del Mossad guidata proprio da Harari. Wail Zwaiter intellettuale palestinese e rappresentante di Al Fatah viene crivellato di colpi nell'androne di casa sua. Poco importa che non avesse nulla a che fare col terrorismo, anzi fosse un feroce critico di Settembre nero. Quello che bisognava inviare era un segnale forte e chiaro che il braccio armato di Israele colpiva inesorabilmente. Proprio questo obiettivo costituì la debolezza dell'operazione descritta anche nel film di Spielberg. La Vendetta doveva essere esemplare e veloce. Così si colpisce anche a caso: in Norvegia il commando del Mossad uccise un cameriere marocchino che nulla aveva a che fare con i palestinesi, La polizia locale non voltò le spalle, e uno dei killer del Mossad catturato svuotò il sacco. E rivelò particolari dell'operazione con cui Israele importò tonnellate di uranio per fabbricare le sue atomiche. Per Harari fu un mezzo smacco. Il «modello Mossad», sperimentato anche in Italia, è vincente e diventa oggetto di esportazione. Ex-agenti sono riciclati come capi della sicurezza o «consiglieri» in mezzo mondo, dalle scorte alle navi alla vigilanza di aeroporti, da operazioni coperte e lucrose come l'Iran-contras-gate (armi ai terroristi anti-sandinisti in Nicaragua comprate con la coca fornita dai cartelli colombiani). Il caso dell'imam Omar rapito a Milano da agenti Cia - coperti dai servizi nostrani- dimostra che le extraodinary reddition devono molto alle tecniche del Mossad, mentre a Gaza e nei Territori gli omicidi mirati di dirigenti palestinesi sono ritenuti mezzi brutali, ma al fine di salvaguardare la democrazia.
Il Manifesto 16febb. 2010

Idem : STRALCI
La collaborazione con i nazi-fascisti della X Mas

«Il primo incontro con gli israeliani risale all'aprile 1948. Yehuda Arazi è in procinto di lasciare l'Italia e sta affidando tutte le operazioni nella penisola alla collega Sereni, considerata ormai capace di gestire l'organizzazione da sola. Si mettono d'accordo su tutto. E, dopo una serie di colloqui per definire i particolari dell'operazione sulla base di quanto veniva chiesto da Tel Aviv, va a parlare con Ephraim Ilin a Milano. L'uomo d'affari di origine russa aveva appena acquistato dalla Cabi Cattaneo, per conto del Mossad, sei motosiluranti Mas, residuati bellici. Capriotti, munito di passaporto e identità nuovi - adesso è il signor Katz - controlla i mezzi e autorizza la loro spedizione in Israele. La guerra, quella vera, era da poco cominciata e i "maiali", come erano chiamati nel gergo militare italiano i siluri a lunga corsa, sarebbero stati estremamente utili. Pochi giorni dopo Capriotti sbarca a Tel Aviv per incontrare i comandanti del primo gruppo israeliano dei mezzi d'assalto. Sono reduci da esperiente in Italia».

STRALCI/VANUNU
Il giudice Sica archivia il caso

«I servizi segreti britannici erano stati informati di tutto dai loro colleghi di Tel Aviv e non avevano problemi a collaborare. Unica richiesta: "Non ci mettete in difficoltà con un colpo di mano qui da noi". (...) Ed ecco l'idea di portare il traditore fuori dalla Gran Bretagna. Fu un viaggio tranquillo. Vanunu era felice. Cindy sapeva giocare bene il ruolo della donna mezza innamorata. (...) Arrivarono rapidamente all'appartamento "della sorella di Cindy" e, invece di trovare una donna, ad accogliere Vanunu c'erano tre agenti del Mossad. Si accorse appena della siringa nel braccio. Il potente sonnifero fece subito effetto, dando modo ai rapitori di legare il prigioniero, bendarlo, imbavagliarlo e trascinarlo fuori dall'appartamento in una "comoda" cassa. (...) La cassa fu adagiata in uno dei tre furgoni presi in affitto dal Mossad e trsaportata a La Spezia (...) La Spezia, Marsiglia, poi Israele. Il 9 novembre, a Tel Aviv, l'annuncio: Vanunu, il traditore è in un carcere segreto. (...) Quella frase scritta sul palmo della mano di Vanunu e ripresa dalla stampa di mezzo mondo indusse il giudice romano Domenico Sica ad aprire un fascicolo sul "presunto rapimento". Nell'estate del 1998 (...) il giudice fu costretto a spiegare perché aveva deciso di archiviare il caso. (...) L'avvocato di Vanunu non ha dubbi sulla collusione tra le autorità italiane e israeliane e sul fatto che il magistrato italiano deve aver agito per affossare il caso».
Eric SALERNO Mossadbase Italia Il Saggiatore, pag. 258, 19 ¤

C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)

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