L'Imminente Conflitto nell'ArticoRussia e US si dividono le Riserve Energetiche Artiche
Vladimir Frolov Global Research
http://www.globalresearch.ca/, 17 luglio 2007
Il Presidente Russo Vladimir Putin e il Presidente degli USA George W. Bush hanno passato parecchio del loro tempo al “summit dell'aragosta” a Kennebunkport, Maine, discutendo come prevenire l'accrescere delle tensioni tra i loro due paesi.
I media e gli esperti di affari internazionali hanno dipinto la questione della difesa antimissile in Europa e lo status finale del Kosovo come i due maggiori contenziosi tra Russia e Stati Uniti, con mutue recriminazioni sullo “standard della democrazia” che forniscono la base per gli assai anticipati prodromi di una nuova Guerra Fredda. Ma mentre ciò potrebbe essere vero oggi, lo situazione ha silenziosamente raggiunto un assai grave confronto in un non-così-distante futuro tra Russia e USA – assieme a Canada, Norvegia e Danimarca.
La Russia ha recentemente reclamato una estensione di 1191000 kmq (460800 miglia quadrate) di fondali marini coperti dal ghiacciato Oceano Artico. Il reclamo non riguarda in realtà un territorio, ma piuttosto una enorme riserva di idrocarburi che è nascosta nel fondale coperto dalla cappa di ghiaccio Artico. Tale nuova scoperta di riserve energetiche giocherà un cruciale ruolo nell'equilibrio globale dell'energia, come le esistenti riserve di petrolio e gas in via di esaurimento per i prossimi 20 anni.
La Russia ha la riserva di gas più grande del mondo, è il secondo esportatore mondiale di petrolio dopo l'Arabia Saudita, ma la sua produzione di petrolio e gas è destinata a declinare dal 2010 se le attuali riserve operative scendessero. Il Ministero delle Risorse Naturali della Russia stima che le attuali riserve petrolifere del paese si esauriranno entro il 2030.
Il BP World Energy Survey del 2005 prevede che le riserve petrolifere degli USA dureranno altri 10 anni, se l'Arctic National Wildlife Refuge non sarà aperto all'esplorazione petrolifera, le riserve della Norvegia sono buone per sette anni e le riserve del Mar del Nord britannico non avranno più di cinque anni – ecco perché le riserve dell'Artico, che sono ancora largamente inesplorate, saranno di cruciale importanza per il futuro energetico del Mondo. Gli scienziati stimano che il territorio contenga depositi per più di 10 miliardi di tonnellate di gas e petrolio. La crosta è di circa 200 metri profonda e la sfida dell'estrazione di petrolio e gas qui appari essere sormontabile, particolarmente se il prezzo del petrolio resta dov'è adesso – sopra i 70 dollari a barile.
Il Kremlino vuole assicurare alla Russia un lungo dominio sul mercato globale energetico. Per assicurarsi ciò la Russia deve trovare nuove fonti di carburanti e l'Artico sembra il solo posto possibile. Ma vi è un problema: il Diritto Internazionale no riconosce alla Russia il diritto a tutto il fondale Artico, a nord della costa Russa.
La Convenzione Internazionale sulla Legge del Mare del 1982 stabilisce a 12 miglia le zone per le acque territoriali e una più ampia zona economica di 200 miglia in cui un paese ha l'esclusivo diritto a sfruttare gli idrocarburi e altre risorse.
La Russia reclama l'intero fondale Artico nel triangolo che termina al Polo Nord con base sulla Russia, ma il Comitato delle Nazioni Unite che amministra la Convenzione sulla Legge del Mare ha rifiutato di riconoscere la richiesta della Russia su tutto il fondale Artico.
Allo scopo di dichiarare legalmente che la zona economica della Russia nell'Artico si estenda ben oltre la zona delle 200 miglia, è necessario presentare una valida prova scientifica che mostri che il fondale dell'Oceano Artico a nord delle coste Russe siano una continuazione della piattaforma continentale Siberiana. Nel 2001, la Russia presentò dei documenti alla commissione dell'ONU sui limiti della zolla continentale, cercando di spingere i confini marittimi della Russia oltre la zona delle 200 miglia. Vennero respinti.
Adesso gli scienziati Russi asseriscono che vi è una nuova prova che la regione settentrionale Artica della Russia sia direttamente collegata al Polo Nord tramite il fondale sottomarino. La scorsa settimana un gruppo geologi Russi è tornato da un viaggio di sei settimane sulla cresta Lomonosov, una zolla sottomarina nel remoto Oceano Artico orientale della Russia. Hanno dichiarato che la cresta è collegata con il territorio della Federazione Russa, spingendo la dichiarazione della Russia sul triangolo ricco di petrolio e gas.
L'ultima scoperta ha spinto la Russia a presentare un'altra richiesta all'ONU per assicurare il proprio diritto sul fondale dell'Artico. Se nessun'altra potenza sfiderà le richieste della Russia, procederà senza ostacoli.
Ma Washington sembra avere un visione differente e cerca di bloccare le anticipate richieste della Russia. Il 16 maggio 2007, il Senatore Richard Lugar (R-Indiana), Repubblicano presso il Senate Foreign Relations Committee, ha fatto una dichiarazione che incoraggia il Senato a ratificare la Convenzione sulla Legge sul Mare, come vuole l'amministrazione Bush. L'amministrazione Reagan negoziò la Convenzione, ma il Senato si rifiutò di ratificarlo per paura che avrebbe limitato la libertà d'azione degli USA sugli oceani.
Lugar ha usato la seguente giustificazione nella sua petizione agli Stati Uniti per la ratifica della convenzione: “la Russia ha usato i suoi diritti nella convenzione per dichiarare una larga parte dell'Oceano Artico con la speranza di reclamare un potenziale deposito di petrolio e gas che potrebbe divenire disponibile se la cappa di ghiaccio polare dovesse ritirarsi a causa del global warming. Se gli Stati Uniti non ratificano la convenzione, la Russia potrà premere per le sue richieste senza che gli USA siano al tavolo dei negoziati. Ciò danneggerebbe gli interessi nazionali degli USA.” Il Presidente Bush ha invitato il Senato a ratificare la convenzione durante la corrente sessione, che termina nel 2008.
Gli Stati Uniti sono stati gelosi dei tentativi della Russia di proiettare la sua influenza nel settore dell'energia e ha cercato di limitare le opportunità per la Russia di controllare le vie dell'export e i depositi energetici esterni al territorio della Russia. Ma la zolla Artica è qualcosa che la Russia ha tradizionalmente visto come sua. Per decenni, le potenze internazionali hanno respinto le richieste della Russia sul settore Artico, e per ovvie ragioni di lontananza e inospitabilità, ma non per molto.
Adesso, con le maggiori potenze economiche del Mondo che accendono la battaglia per l'ultimo barile di petrolio, non è sorprendente che gli Stati Uniti cerchino di introdursi nel giardino della Russia. É ovvio che Mosca cerchi di resistere a tale intrusione egli USA e veda in ogni sforzo degli USA, di bloccare le richieste della Russia sul suo settore Artico, come ostile e apertamente provocatorio. Tuttavia, tale politica attualmente aiuterebbe il Kremlino a giustificare la sua linea dura. Certamente proverà la giustezza delle asserzioni di Mosco che la politica USA verso la Russia è in realtà diretto dal desiderio di garantirsi un accesso privilegiato alle risorse energetiche della Russia.
Ciò promette essere uno scontro comunque.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://www.aurora03.da.ru/Eurasia/artico1.htmhttp://sitoaurora.altervista.org/Eurasia/artico1.htm
I complotti non esistono, ... tranne quando ci sono