Salve a tutti,

sono nuovo del forum e anche se non ho mai partecipato ad alcuna discussione o dibattito sui vari forum o blog di siti italiani o esteri riguardo l’11 settembre, leggo oramai da quasi tre anni e mezzo tutto il possibile riguardo l’argomento. L’altra sera come tutti voi ho visto quella specie di pagliacciata mandata in onda dal TG1 sul Pentagono. Sapevo già in partenza che doveva esserci sotto qualche tranello visto che Mimum=Berlusconi e Berlusconi=Bush, ma mi aspettavo comunque un dibattito in contraddittorio, magari a forze impari, ma almeno un contradditorio, dove quelle poche domande e quei pochi, superficiali argomenti trattati potessero avere il giusto e democratico sostegno da due opposte fazioni! Nulla di tutto questo, semplicemente una “one direction” con qualche piccolo assaggio interessante, peraltro subito posto in secondo piano dalla forza unilaterale della trasmissione, ma nulla di più.
Ora, al di là del fatto che, come tutti abbiamo sentito, i due piloti hanno ammesso fra le righe la quasi impossibilità della manovra, mi sorgono spontanee un paio di domande, forse ancora vergini, che derivano proprio dalle affermazioni dei due piloti messe in relazione all’abbattimento dei pali:

1. Ipotizzando per assurdo che il pilota del Boeing sia anche riuscito a impostare quel tipo di approccio al Pentagono “raso-suolo”, mi chiedo come sia possibile che lo scontro delle ali o della carlinga o dell’aereo nel suo complesso contro i pali della luce, non abbiano influito negativamente nel mantenimento costante della successiva e difficilissima traiettoria prevista. Nelle conclusioni finali, infatti, i due piloti hanno ammesso che a quella velocità un lievissimo movimento della “cloche” provoca notevoli spostamenti e variazioni repentine di rotta in qualsiasi direzione, anche di cento metri. E’ vero che la consistenza dei pali è “a occhio” ben poca cosa rispetto alla massa “visiva” del Boeing, ma nella pratica sono pali in ferro cementati al terreno che, prima di essere abbattuti, fanno una determinata e prevista resistenza all’urto, compreso quello della carlinga di un aereo che si dice talmente vulnerabile da disintegrarsi fino a scomparire nel nulla, ma che al contrario non avrebbe subito danni dallo scontro contro i pali, soprattutto in prossimità dei “flap” direzionali posizionati proprio sulle ali e sul timone di coda. Altro che lievissimo movimento della “cloche”! Ciononostante l’aereo avrebbe proseguito la sua perfetta e incontrastata corsa in obliquo raso-suolo verso l’obiettivo. E’ oggettivamente difficile da accettare e credo anche tecnicamente impossibile, soprattutto in considerazione del fatto che tale volo raso-suolo è da considerare ancora “più impossibile” – passatemi il termine – per via del terrapieno dello svincolo autostradale frontistante quella precisa facciata del Pentagono.
2. I pali sdradicati alla base, ma colpiti con le ali o con la fusoliera, avranno riportato si o no qualche piccola ammaccatura in prossimità della parte mediana o sono caduti rimasti tutti intonsi come quelli che già conosciamo e che ci hanno anche fatto vedere l’altra sera? Non vorrei dire delle stupidaggini ma dalle foto e dai filmati disponibili sembrano solo distaccati alla base….. Se così comunque fosse, ossia se i pali fossero rimasti intonsi, allora sarebbero state le ali ad aver riportato seri danni a quasi cento metri dall’obiettivo e ritornando alla famosa “cloche” non saprei proprio come l’aereo abbia potuto compiere in perfetta diagonale quegli ultimi cento metri con le ali danneggiate!
A me sa che questa storia dei pali divelti, tirata in ballo dalla versione ufficiale per comprovare il crash di un Boeing, possa tranquillamente trasformarsi in un vero e proprio boomang.

Qui è un pò come il gatto che si mangia la coda, ossia la versione ufficiale sull’11 settembre fa acqua da tutte le parti e lo dico oggettivamente senza inclinazioni di tipo politico, ideologico, di presa di posizione personale o quant’altro!

Per non parlare poi delle torri e del WTC 7!

Scusate la dilungazione ma era necessaria.

Grazie per l’attenzione.

Marco.