La Spagna ultimamente si è distinta per due accaduti:
1) Averci "fregato" il Nobel Carlo Rubbia, che
se ne è andato oltre Pirenei, dopo essere stato
allontanato dall'ENEA, a sviluppare il suo progetto di solare termodinamico.
2) Aver decretato
per legge l'impiego obbligatorio del solare termico ai fini del riscaldamento di acqua per usi sanitari.
Il
solare termico è diverso dal
fotovoltaico: nel secondo si usano pannelli mono o policristallini di silicio la cui produzione è molto energivora ed il funzionamento consiste nel trasformare le radiazioni elettromagnetiche provenienti dal sole in flusso di cariche elettriche convogliate in cavi comuni.
Il solare termico invece consiste in un pannello rivestito di materiale fotoassorbente (nero) a contatto con una serpentina di tubo contenente un fluido; tale fluido, riscaldato dai raggi del sole, aumenta di temperatura e grazie a variazioni di densità circola nel circuito scambiando calore con l'acqua contenuta nei comuni serbatoi posti nei sottotetti o nei bagni. Dunque è un utilizzo "diretto" di energia, poichè a differenza del fotovoltaico si effettua un passaggio in meno tra la radiazione elettromagnetica incidente e l'utenza finale.
Ha anche fatto bene, a mio parere, a non estendere l'obbligo pure al fotovoltaico: il mercato dei componenti in silicio è molto tirato e un'impennata della domanda lascerebbe a secco i clienti causa un aumento di prezzo eccessivo e non competitivo. Attualmente infatti il silicio usato nei pannelli è procurato da rimanenze di lavorazioni dei componenti dell'industria microelettronica, favorendo perciò un basso costo all'ingrosso. Se la richiesta esplodesse, i produttori di silicio dovrebbero dedicare una linea apposita al mercato dei pannelli e di conseguenza non li venderebbero più sottocosto.