Avevo dato ascolto a quelli che dicevano “lascia stare, non vale la pena”, e non avevo letto Crono911, ma mi rendo conto di essermi perso uno dei documenti più spassosi, su milioni di pagine dedicate alla questione. Spassosi, si capisce, compatibilmente con la serietà e la drammaticità degli avvenimenti trattati.
Ho avuto l’impressione che gli autori facessero il tifo per i militari americani, Fbi, Cia ecc. anche conoscendo come sono andate a finire le cose.
Cioè, come se qualcuno guardasse una partita in differita e sperasse in un risultato diverso.
Per esempio.

E abbiamo visto come per alcuni di quei nominativi esistessero già delle segnalazioni in possesso dei servizi segreti: ad esempio, Mohamed Atta era stato segnalato alla CIA di Amburgo, il Mossad aveva segnalato poche settimane prima i nominativi dello stesso Atta, di Nawaf Al-Hazmi, Khalid Al-Mihdhar e Marwan Al-Shehhi.
Il collegamento tra i dirottatori ed Al-Qaida, quindi, fu chiaramente tempestivo. (p. 79)

Molto tempestivo, veramente.
Soprattutto molto preventivo.
Ma è l’atteggiamento degli autori di Crono911 che sbalordisce.
Come dire: “Visto? Gli americani sapevano e non hanno mosso un dito, prima, anche se gli arabi si sono imbarcati con nome e cognome, sono stati in albergo, hanno noleggiato macchine, frequentato scuole di volo ecc., però dopo sono stati bravissimi”.

(Ma poi Bin Laden non aveva deciso di adoperare solo nomi “puliti”, cioè “uomini che non fossero conosciuti dai servizi di intelligence”, “persone insospettate e insospettabili”, cfr. Crono911, p. 144)?