Sono certo di non sapere
Iscritto il: 12/6/2009
Da roncello (mi)
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Riferendomi ai miei post nel 3d Intervista a Edward Griffin del 15/4/2010 5:08, del 15/4/2010 14:51 e del 17/4/2010 3:57 Vorrei fare alcune considerazioni filosofiche. La prima č sul concetto di valore, soprattutto riferito al denaro, che si identifica nel il valore del denaro. Ho cercato di esprimere il concetto di realtą , di concretezza, di fisicitą del concetto di valore, e della continua azione di comparazione che facciamo tra valore/prezzo dei beni e valore del denaro. Aggiungo ora che in tale acquisizione di consapevolezza č importante anche il criterio di disponibilitą che ha la persona,ovvero al suo capitale ed al suo reddito. Se potessi esprimere con un valore il grado di consapevolezza del valore del denaro, in funzione della disponibilitą ne traccerei una curva a forma di campana, il cui massimo si trovi ad una frazione della disponibilitą. Con un esempio pratico, dirņ che io e la maggior parte delle persone avrą il massimo della consapevolezza tra lunitą e la decina di euro, mentre un Del Vecchio o un Berlusconi avranno tale massimo attorno al milione di euro, e per loro 1 o 10 euro rappresenteranno dei valori pochissimo distinguibili. Li considereranno entrambi spiccioli, mentre io considero spiccioli i centesimi o al massimo i decimi di euro. Passando ad un altro discorso, penso che dimostrare di poter passare da valutazioni ordinali a cardinali (con precise precondizioni) sia stato un errore di prospettiva da parte mia. Avrei invece dovuto aspirare a esprimere in modo ordinale i valori cardinali. E qui mi rifaccio al principio da poco elaborato. Tutte le teorie economiche tendono ad esprimere grandezze economiche con leggi algebriche. Io credo che questo venga fatto per prevedere determinati risultati in funzione di dati o andamenti misurati. Bene ritengo che luso dellalgebra in formule che interessino dati dipendenti , anche indirettamente, dai comportamenti umani, sia lerrore per il quale ogni teoria ha dei momenti in cui si dimostra o si dimostrerą errata. Tali formulazioni sarebbero valide se i comportamenti umani fossero SEMPRE razionali, o almeno seguissero la stessa logica. Io credo che nessuno potrą mai accettare tale fatto anche solo per poche esperienze si puņ sempre osservare comportamenti apparentemente irrazionali o comunque illogici, secondo la logica normalmente accettata. E questo perché la logica di ogni individuo risente in ogni momento delle prioritą che percepisce, o che ritiene pił appropriate alla situazione che vive. Per esprimermi con un esempio banale, direi che passare col rosso č oltre che criminale per il rischio che si corre, anche economicamente rischioso, pensando a possibili multe, ma prendiamo un individuo che stia correndo per una questione che ritiene molto importante se non vitale, che viaggi di notte con poco traffico e possa vedere che nella strada attraversata non vi siano auto in arrivo, ecco che allora la scelta di attraversare col rosso puņ apparire anche giustificata. Dunque, se i comportamenti umani non sono sempre prevedibili e scontati,qualsiasi considerazione che li includa dovrebbe esser sempre fatta in termini ordinali, o statistici o probabilistici, ma mai definiti. La matematica include branche che possono permettere di esprimere grandezze con una data probabilitą di avverarsi, oppure proporzionali o inversamente proporzionali, o statisticamente verificati sino ad ora che non implica che lo saranno in futuro. Tutte le formulazioni , quindi, andrebbero riviste in questottica, per cui ben poche certezze si salverebbero delle teorie sino a qui espresse. la discussione č aperta.
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