Le limitate dimensioni delle ossa fanno pensare a un individuo affetto da microcefalia
Quando nel 2003 gli scienziati trovarono le ossa fossilizzate, datate a 18.000 anni fa, di una piccola creatura dalle fattezze umane sull’Isola indonesiana di Flores conclusero che si trattasse di una nuova specie e coniarono il nome scientifico di Homo floresiensis. Questa interpretazione è stata largamente accettata dalla comunità scientifica e divulgata dalla stampa internazionale. A causa della sua piccola statura, H. floresiensis fu subito soprannominato lo “Hobbit”, facendo riferimento all’omonimo personaggio dei racconti di Tolkien. Sempre più tuttavia questa conclusione è stata al centro di un acceso dibattito. L’ultimo intervento in ordine di tempo è apparso ora sulla rivista "Science” come “Technical Comment” ed è firmato da Robert D. Martin del Field Museum di Chicago. Il famoso primatologo sostiene che le ossa in questione non appartengono affatto a un esemplare di una nuova specie. Una spiegazione molto più probabile – continua – è che si trattasse di un individuo appartenente a Homo sapiens affetto da microcefalia, una patologia caratterizzata dalla dimensione ridotta del cervello, spesso associata con la piccola statura.
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