Il presidente ceco Václav Klaus ha tenuto un discorso il 28 ottobre in occasione del 92. anniversario della nascita della Repubblica Cecoslovacca.
Come forse sapete, Klaus è stato l’ultimo degli oppositori al trattato di Lisbona ed è un critico ferreo dell’Unione Europea.
Provo a trascrivere alcuni passaggi del discorso che mi sembrano degni di nota.
“...probabilmente molti di voi si aspettano un mio consueto proloquio contro Bruxelles, tuttavia vi deluderò. Non perché non ci siano argomenti da trattare in maniera critica, ma perché ci sono almeno due motivi per i quali oggi non parlerò di Unione Europea in modo profondo. E anche perché i problemi, rischi e pericoli dell’artificiale e avventata integrazione europea, che sto ammonendo da diversi anni, e i quali la crisi finanziaria ed economica hanno accentuato, sono diventati sotto molti aspetti realtà ben visibile...si è dimostrato anche che la solidarietà e l’altruismo proclamati dal progetto dell’Unione Europea sono soltanto auspici, piuttosto che realtà. Che ogni Stato, grande o piccolo, ha i suoi interessi che in occasione di qualsiasi problema mette immediatamente davanti agli interessi della comunità internazionale...questi sono i motivi, per i quali ho subito forti critiche sia in casa che fuori, che sono oggi sentiti da molti in Europa, per cui non ritengo necessario discuterne qui ora. Tuttavia il secondo, ancora più grave motivo per il quale non parlarne oggi, in chiave di ragionamento sull’ulteriore esistenza e posizione dello stato Ceco nel contesto internazionale, è un altro: voglio mettervi in guardia davanti al problema che la nostra politica, i media ma nemmeno i cittadini percepiscono, ma che ha, per il nostro futuro nazionale e per la libertà e democrazia in tutto l’occidente un significato fondamentale. Non è possibile non accorgersi che gli sforzi per l’integrazione delle elite dei più grandi paesi del mondo si stanno sempre più e più velocemente spostando da una progettazione socio-ingegneristica in ambito di stati e continenti su scala intercontinentale, cioè mondiale, e sotto questo aspetto gli attuali problemi economici emersi in molti luoghi sono un catalizzatore di uno sviluppo assai problematico. Siamo testimoni del fatto che la comunità degli stati economicamente e politicamente più potenti del mondo si sta sforzando di diventare il precursore informale di un governo mondiale. Un governo del tutto staccato dalla legittimazione democratica dei cittadini. Un governo, avente una qualsiasi cornice formale, di fatto deciderà delle nostre vite senza la nostra partecipazione e possibilità di influenza. In un tale ordinamento il termine cittadinanza si attenuerà rapidamente. La democrazia senza i cittadini è un controsenso e la cittadinanza mondiale proposta è soltanto una mistificazione, un termine confusionale e una manipolazione. La storia ci insegna che un popolo può esistere senza stato, ma uno stato non può esistere senza popolo.”
Poi continua ma è tardi e sono cotto e mi scuso per la traduzione un po' bislacca
So che non è niente di originale, ma quanti in Unione Europea si permettono di portare a galla questi argomenti in pubblico?