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  •  toussaint
      toussaint
Quando i morti votano...
#1
Sono certo di non sapere
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Il falso massacro di Srebenica

Il “Massacro di Srebrenica” inventato da Bill Clinton e Alija Izetbegovic

Ricordate, con il pretesto della presunta strage di Sebrenica gli USA hanno messo le mani sul cuore indomito dell’Europa facendo scoppiare e poi disgregando la Yugoslavia. Il piano perverso si sarebbe poi concluso con il terrificante bombardamento con proiettili all’uranio impoverito di Belgrado. L’epilogo arriva con il distacco forzato del Kossovo e la sua annessione all’impero USA che ha provveduto ad installare qui la più grande base navale del Mediterraneo…

“Dopo 14 anni che investigo i fatti che ebbero luogo a Srebrenica nel 1995 posso attestare che in quella enclave non vi è stato nessun genocidio di musulmani — il mito sul massacro di musulmani è stato inventato dallo scomparso leader di guerra musulmano bosniaco Alija Izetbegovic e dall’allora presidente USA Bill Clinton“, ha affermato in una esclusiva intervista alla stampa quotidiana di Belgrado il ricercatore svizzero Alexander Dorin, autore del libro Srebrenica — La storia del razzismo da salotto.


Ha aggiunto che, contrariamente alla mitologia popolare che ancora domina i media mainstream occidentali, i musulmani che persero la vita a Srebrenica erano degli uomini cresciuti piuttosto che dei “ragazzi“, e sono stati colpiti mentre combattevano contro l’esercito serbo bosniaco. Il che, come osserva, non può essere in nessun modo uguagliato ad un massacro, per non parlare di “genocidio“.
- Dopo molti anni che investigo gli eventi bellici a ed attorno a Srebrenica, ho raggiunto la conclusione definitiva che non vi fu nessun genocidio. Nel luglio del 1995, mentre la città veniva conquistata dalle forze serbe, persero la vita circa 2.000 musulmani — non 8.000 come pretende la macchina della propaganda musulmano bosniaca, con il sostegno di certi politici e media occidentali. Quei 2.000 caddero in battaglia contro l’esercito serbo, mentre stava sfondando verso Tuzla. Il “genocidio di Srebrenica” è un’invenzione di Izetbegovic e Clinton, – ha dichiarato Dorin.

D: Su che cosa basate le vostre asserzioni che il “massacro” di Srebrenica è stato inventato da Izetbegovic e Clinton?
R: Si dovrebbe tenere in mente che persino i media americani scrissero abbastanza sul fatto che gli Stati Uniti stavano armando da anni le forze di Izetbegovic. L’amministrazione Clinton era molto ostile verso i serbi — i generali di Clinton erano persino coinvolti nell’operazione croata “Tempesta”, l’espulsione e l’eliminazione della nazione serba dalla Repubblica della Krajina serba e da parti occidentali della Bosnia-Herzegovina.
Allo stesso tempo, uno dei signori della guerra di Srebrenica — Hakija Meholjic — continua ad asserire che dal 1993 Clinton offriva ad Izetbegovic un massacro fabbricato contro i musulmani di Srebrenica, come una manovra che avrebbe posto fine alla guerra civile in Bosnia-Herzegovina [a vantaggio dei musulmani bosniaci].

D: Cosa ci dice questo?
R: Ci dice che hanno avuto due anni per avviare quella manovra, il tempo durante il quale Izetbegovic e Clinton venivano mitizzati ed elevati alla posizione di eroi attraverso i più influenti media occidentali.

Le “vittime di Srebrenica” votano
D: Questo libro offre prove aggiuntive?
R: Il libro presenta inoltre le prove che dimostrano che 2.000 musulmani che hanno perso la vita a Srebrenica sono caduti in battaglia. Per essere in grado di pretendere che fu commesso il “genocidio” e dal momento che non avevano i corpi sufficienti per sostenere la pretesa iniziale di presumibilmente 8.000 musulmani uccisi, hanno elencato come vittime di Srebrenica numerosi combattenti musulmano bosniaci che sono morti molto prima della conquista di Srebrenica o che vennero uccisi in altre battaglie durante la guerra civile, dal 1992 al 1995. La lista delle presunte vittime di Srebrenica contiene anche i nomi di quelli che sono ancora vivi.

D: Intendete quelli che più tardi votavano alle elezioni…?
R: Esatto. Nelle elezioni bosniache del 1996, le liste elettorali contenevano circa 3.000 musulmani bosniaci che erano anche elencati come “vittime di Srebrenica“. Ciò sottolinea ulteriormente il fatto che il cosiddetto Tribunale dell’Aia non ha ancora nessuna prova del “genocidio di Srebrenica“. Invece, conta sulle affermazioni del croato Dražen Erdemovic, provate essere assolute menzogne, come ha dimostrato nel suo ultimo libro il giornalista bulgaro Germinal Civikov.

D: Il Tribunale dell’Aia non ritiene così…?
R: L’ex portavoce della NATO Jamie Shea nel 1999 ha enfatizzato che, senza la NATO, tanto per cominciare, non vi sarebbe nessun Tribunale dell’Aia. Ha asserito che la NATO ed il Tribunale dell’Aia sono “alleati ed amici“. Tra gli altri, l’esempio che conferma la sua affermazione è il caso del [Colonnello] Vidoje Blagojevic, condannato ad un lungo periodo di prigione a causa dei fatti di Srebrenica anche se è assolutamente innocente e non ha fatto del male a nessuno. Così, la NATO punisce i suoi avversari attraverso il Tribunale dell’Aia mentre, allo stesso tempo, protegge i suoi alleati.

La storia della guerra civile jugoslava è stata scritta dagli aggressori
D: Perché hanno premuto sui serbi?
R: I serbi non si sono mai alleati con forze aggressive. Nei secoli passati, i serbi combatterono contro tutti gli aggressori e le forze fasciste. Invece di rispetto e gratitudine, sono stati ricompensati con sanzioni e bombe dalla comunità internazionale e con una meticolosa e completa demonizzazione da parte dei media occidentali. Il mondo di oggi è dominato dai criminali e dagli psicopatici che chiamano se stessi democratici.

D: Cosa vi ha motivato ad investigare i fatti di Srebrenica?
R: Da 14 anni interi investigo Srebrenica ed il presunto genocidio che l’esercito serbo bosniaco apparentemente commesso contro i musulmani bosniaci perché, già verso la fine della guerra in Bosnia-Herzegovina, è divenuto evidente che l’occidente non ha intenzioni oneste verso le nazioni di quel paese. Non potevo accettare il pensiero che il mondo sarà lasciato con un quadro di quella guerra che si accorda esclusivamente con gli interessi della NATO. Sfortunatamente, questo è precisamente ciò che è avvenuto.

D: Perché siete restio a promuovere personalmente il vostro libro?
R: A questo punto, dopo una scrupolosa ricerca che ha preso molti anni, quando ho scoperto prove irrefutabili su quello che è realmente successo a Srebrenica di cui il vasto pubblico è inconsapevole, non voglio attirare l’attenzione su me stesso. E’ il libro che è importante, il libro dice tutto.

D: “Srebrenica — La storia del razzismo da salotto” sarà presto pubblicato in tedesco. Sarà tradotto in serbo o in qualche altra lingua?
R: L’editore del mio libro, Kai Homilius - di Berlino, intende pubblicarlo in entrambe le lingue serba ed inglese. Abbiamo deciso che venga prima pubblicato in tedesco, dal momento che il pubblico di lingua tedesco non ha veramente nessuna idea della propaganda sul quale è basato il mito di Srebrenica. L’edizione tedesca del libro sarà pubblicata attorno alla metà del prossimo mese.
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"Siam del popolo le invitte schiere c'hanno sul bavero le fiamme nere ci muove un impeto che è sacro e forte morte alla morte morte al dolor. Non vogliamo più assassini non vogliamo più briganti come un dì gridiamo: avanti!" Arditi del Popolo 1921
Inviato il: 14/9/2013 16:37
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  •  toussaint
      toussaint
Re: Quando i morti votano...
#2
Sono certo di non sapere
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La mafia dell'UCK

Lupi nella nebbia: Usa-Kosovo, l’impero dell’eroina

Il Kosovo? Un narco-Stato, dove l’ex Uck – nata come esercito di liberazione anti-serbo e ora alleata con la ‘ndrangheta calabrese – si trova al centro di un network criminale internazionale, sotto la tacita protezione degli Usa. L’eroina arriva dall’Afghanistan e, una volta a Pristina, viene smistata sul mercato europeo. L’eroina e non solo quella: i clan mafiosi al governo del Kosovo campano anche di altri business pericolosi, armi e persino traffico di organi. Lo denuncia il primo libro-inchiesta pubblicato in Italia a 10 anni dalla “liberazione” del Kosovo: un’indagine giornalistica esemplare, che illumina una realtà sconvolgente, che le autorità fingono di ignorare.

«La nostra inchiesta – afferma Giuseppe Ciulla, autore del reportage insieme a Vittorio Romano – prova come per 10 anni l’amministrazione dell’Onu in Uck 1Kosovo ha prodotto solo miseria e povertà, legittimando inoltre una classe dirigente legata a doppio filo alla criminalità organizzata: lo provano rapporti segreti di Intelligence, che abbiamo scoperto e deciso di pubblicare». Giornalisti freelance e collaboratori di svariate trasmissioni della Rai, Ciulla e Romano hanno scavato sotto la superficie dell’ufficialità, scoprendo verità imbarazzanti. «La mafia vuole la nebbia, come i lupi»: la frase, pronunciata da un poliziotto di Mitrovica, fotografa la situazione: è proprio la “nebbia” dell’indeterminatezza quella nella quale si muovono i “lupi”, i nuovi signori del Kosovo: sono gangster internazionali contro cui l’Onu è impotente, perché godono della protezione americana.

Il libro parte dal 1999, con l’intervento della Nato e i 78 giorni di bombardamento sulla Serbia per “liberare” quella che, per Belgrado, era solo una provincia meridionale dell’ex Jugoslavia. Col ritiro delle truppe serbe si insedia l’Onu, che ristabilisce l’ordine, ricostruisce strade, governa la giustizia e, con la forza di 14.000 soldati, amministra una regione grande quanto l’Abruzzo. Dieci anni, nei quali le Nazioni Unite – con funzioni di polizia militare – hanno provato, in teoria, a debellare la più grande piaga del Kosovo: il crimine organizzato. Risultato? «Tutti gli attuali leader del Kosovo sono dei mafiosi, appartengono a dei clan che trafficano in eroina, in organi addirittura», dice Romano. Secondo un rapporto citato nel libro, l’ex Giuseppe Ciulla 1premier Ramush Haradinaj è il più importante trafficante di eroina del Paese.

C’è un’enorme scia di sangue che sotto l’amministrazione Onu ha coinvolto tutta la politica kosovara: sono morti tutti i testimoni dei processi contro Ramush Haradinaj ma anche contro altri esponenti. Un pentito, Nazim Blaca, già alle dipendenze dei servizi segreti del partito del premier Hashim Thaçi, si è auto-accusato di 17 omicidi politici: attentati, bombe e agguati mirati, sotto gli occhi dell’Onu e della Nato. Dopo anni di «gestione ultra-fallimentare», l’Onu ha formalmente ceduto il controllo alla missione europea Eulex, composta da 2.000 operatori, tra giudici e poliziotti, con il compito di debellare i clan. Due anni dopo il bilancio è magro: una sola inchiesta, sui ministri dei trasporti, già pressoché arenata.

«Chi ha provato a fare indagini serie è stato bloccato dalle Nazioni Unite», dice un rapporto dell’Osce, che denuncia «pressioni fortissime» da parte dei vertici Onu: non solo nei confronti dei giudici locali, ma anche degli stessi magistrati delle Nazioni Unite incaricati, in teoria, si investigare sul crimine organizzato. «In particolare – spiega Ciulla – venivano bloccate le indagini sensibili, a carico dei più importanti politici kosovari, dal primo ministro in giù». Un esempio? Sami Lushtaku, già combattente Uck e poi sindaco di Skenderaj, villaggio dell’area di Mitrovica. Prima del 1999, per gli Usa, era lupi nella nebbia covernella “black list” dei terroristi. Ma visto che Washington aveva bisogno di alleati per l’operazione di terra, hanno riabilitato l’Uck.

Problema: la milizia kosovara si autofinanziava attraverso la vendita di eroina, armi e organi. «Questa pratica – afferma Ciulla – è continuata anche una volta che il Kosovo è stato “liberato” attaverso l’intervento della Nato». Così, l’ex sindaco Sami Lushtaku ora «gira impunemente, minaccia di morte i giudici e nessuno lo arresta». Vengono ordinate delle perquisizioni, «ogni volta bloccate dagli alti vertici delle Nazioni Unite». Per la popolazione albanese del Kosovo, gli ex combattenti restano eroi: «Per noi prima viene Dio, ma subito dopo l’Uck», dicono gli albanesi commossi davanti alle tombe di Meje, dove il 27 aprile 1999 i serbi trucidarono centinaia di civili innocenti. «Il nostro non è un libro contro gli albanesi – dicono Ciulla e Romano – ma semmai contro l’Occidente, che si è affidato alla peggiore criminalità kosovara».

La domanda di fondo è: perché? «Perché per 10 anni l’Onu ha chiuso gli occhi di fronte al crimine organizzato kosovaro e perché ha messo i boss al potere?». I due reporter dicono di non avere «una risposta sicura al 100%», ma un’idea se la sono fatta: il “numero due” delle Nazioni Unite, spiegano, è sempre stato un americano, col potere di bloccare le inchieste. «Nel libro pubblichiamo e-mail che dovevano restare riservate: rivelano le pressioni dei “numeri due” dell’Onu in Kosovo per bloccare i processi». In questo momento, proprio il Kosovo ospita una delle più grandi basi militari americane fuori dai confini. «Non sappiamo cosa facciano dentro questa base, non ci si può avvicinare». Però un dato è certo: «E’ stato fatto un accordo con la parte peggiore degli assassini mafiosi, trafficanti di eroina. Li abbiamo messi al potere in cambio di qualcosa».

(Il libro: Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano, “Lupi nella nebbia – Kosovo: l’Onu ostaggio di mafie e Usa”, JacaBook, 151 pagine, 14 euro).
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  •  toussaint
      toussaint
Re: Quando i morti votano...
#3
Sono certo di non sapere
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solo due post per ricordare l'annientamento dell'entità statuale jugoslava attuata grazie agli aerei certo, ma soprattutto grazie alla fervente collaborazione dell'industria della menzogna, la stessa che agisce per scatenare una guerra contro la Siria.
questo thread è dedicato alla guerra dell'Occidente contro la Jugoslavia e alle menzogne dette a tale scopo...
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Inviato il: 14/9/2013 16:45
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