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  Il Peccato di Hubris

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Il Peccato di Hubris
#1
Dubito ormai di tutto
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(o traslitterato in "hybris")

Non è traducibile facilmente dal greco.

E', piuttosto, un termine che si traduce con la somma tra diversi termini italiani: "Tracotanza", "arroganza", "orgoglio", ecc...

In realtà, la parte interessante di questo "peccato" non sta tanto nel definire lo stato d'animo o il comportamento dell'uomo "incriminato", ma quanto nell'indivduare la "parte lesa" dal reato.

In effetti, il peccato di Hubris è quello che l'uomo commette quando si sente uguale o perfino superiore a Dio (o agli Dei).

Viene a rilievo, insomma, non tanto l'uomo arrogante in sé e per sé, per esempio nei confronti di un altro uomo, ma piuttosto l'uomo che si confronta con Dio.

Di fatto, viene stigmatizzato quell'atteggiamento di un uomo che non sa riconoscere i propri limiti. Che si crede Dio. Che ritiene (lo stolto!) di poter padroneggiare il mondo che lo circonda, la Natura. Che si ribella alle leggi della Natura e persino alla Morte.

Esempi evidenti di questo genere di peccato li troviamo già nella Bibbia, a bizzeffe.

Uno dei più eclatanti è quello dell'aver mangiato il "Frutto della Conoscenza", cosa che ha comportato, immediatamente, dei problemini di sfratto dal magnifico condominio Eden, oltre che di parti dolorosissimi e di faticoso lavoro della terra.

Ma ce ne sono altri disseminati ovunque, nel Librone: vedasi, a mo' d'esempio, la faccenda della Torre di Babele.

Costruire troppo (fino a pretendere di raggiungere il Cielo) costò, a quegli omuncoli, un duro prezzo: tutto crollo' e da quel dì smisero di capirsi tra loro (e la faccenda dura tutt'ora).

Critiche, poi, ai Sommi Peccatori di Hubris piovono tutt'ora in mille modi.

Da quelli che esortano ad accogliere con filosofìa il destino (quand'anche fosse esiziale) che la sorte ci riserva, e che considerano "ribellione" anche le cure mediche (vedi alcune interpretazioni dei Testimoni di Geova) a quelli che, benevolmente, chiedono: "Ma tu, chi t' cred' d'esse, nù Ddije?" (Totò, ne "A' Livella").

Pensate alla Divina Commedia: Ulisse decide di non porsi più alcun limite nel suo spirito di esplorazione e nella sua sete di conoscenza, ma anzi, decide di violare il limite (divino) delle colonne d'Ercole e di varcarle.

"Io e ' compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov'Ercule segnò li suoi riguardi, acciò che l'uom più oltre non si metta"

Per convincere i suoi (poco consapevoli) compagni di sventura, rivolge loro uno dei discorsi più belli, quasi un inno all'Uomo: "Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza".

E, ovviamente, Dante il Guelfissimo Dante, prende Ulisse e i suoi "Frati" (come li chiama lui) e li seppellisce sotto un muro d'acqua che manco uno tzunami....

In una discussione sui trapianti di organi, oramai spentasi, ho letto alcuni interventi che rispecchiano molto da vicino questo modo di leggere la Hubris.

E' un modo di pensare che mi è intimamente estraneo.

E mi piacerebbe, in tutta sincerità, comprenderne i meccanismi.

Perché si sviluppa questo modo di pensare?

Che beneficio se ne trae?

E, cosa ancor più anomala, come mai attecchisce anche qui, tra noi che, tutto sommato, condividiamo una comune avversione per le "versioni ufficiali" indimostrate e indimostrabili?
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(Stefano Bartezzaghi)
Inviato il: 30/8/2010 13:21
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Re: Il Peccato di Hubris
#2
Mi sento vacillare
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Citazione:
E' un modo di pensare che mi è intimamente estraneo.

E mi piacerebbe, in tutta sincerità, comprenderne i meccanismi.

Si potrebbe provare con un bel trapianto...
Inviato il: 30/8/2010 14:16
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Re: Il Peccato di Hubris
#3
Sono certo di non sapere
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Dizionario Filosofico
Hybris

Termine greco traducibile come “ingiustizia, prevaricazione”. Hybris, per il pensiero greco, è ogni situazione in cui si assiste ad un oltrepassamento del giusto, una prevaricazione della legge dell'armonia. Se il pensiero greco, soprattutto presocratico, è la riflessione sul carattere armonico della realtà necessario a mantenere in equilibrio l'intero universo, l'hybris rappresenta allora quella prevaricazione degli elementi che conduce ad uno strappo nel tessuto armonico della realtà.


http://www.riflessioni.it/dizionario_filosofico/hybris.htm


Citazione:
Si potrebbe provare con un bel trapianto...

di quale organo?
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C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di se (Oscar Wilde)
Inviato il: 30/8/2010 14:17
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Re: Il Peccato di Hubris
#4
Dubito ormai di tutto
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La domanda è legittima ma richiede una indagine profonda della natura umana.
Da una parte vi può essere un problema organico: squilibrio in eccesso del gran simpatico (sistema neurovegetativo).
Da una altra un problema psichico: sopraffazione del prossimo come istinto di sopravvivenza.
Da un'altra ancora un problema spirituale: non c'è nulla oltre tanto vale prendersi tutto su questa terra.
Infine un problema di equilibrio: ora che ho scoperto che non sono stato fatto per viver come un bruto sono anche il migliore di tutti.
Penso che ci sarebbero da scrivere centinaia di pagine per far emergere quelli che in definitiva sono i limiti della natura umana.
Inviato il: 30/8/2010 18:06
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  •  redna
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Re: Il Peccato di Hubris
#5
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Esempi evidenti di questo genere di peccato li troviamo già nella Bibbia, a bizzeffe.

Uno dei più eclatanti è quello dell'aver mangiato il "Frutto della Conoscenza", cosa che ha comportato, immediatamente, dei problemini di sfratto dal magnifico condominio Eden, oltre che di parti dolorosissimi e di faticoso lavoro della terra.


lo sfratto è come ce lo racconta la bibbia.Tale sfratto ha riempito la letteratura di tutti i tempi compresa la nostra con l'evidente scopo di tenere le donne sottomesse agli uomini (come ci riferisce la bibbia...) e gli uomini conseguentemente sottomessi al padrone.
Evidentemnte la letteratura biblica ce la vogliamo tener d'acconto senza sapere nemmeno se esiste una bibbia orginale (che non è ancora stata trovata) e in quale maniera è stata tradotta e da chi.
I parti dolorosissimi non ci sarebbero stati se qualcuno non si fosse prodigato perchè fossero tali, come nessun uomo avrebbe lavorato se qualcun altro non avesse voluto essere il suo padrone.
Pertanto dire che questo è un 'peccato' degli uomini ce ne vuole.
Non sussistono prove reali di questo, evidentemente.

Citazione:
Per convincere i suoi (poco consapevoli) compagni di sventura, rivolge loro uno dei discorsi più belli, quasi un inno all'Uomo: "Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza".


che poi non ha fatto altro che dire quello che nel 1969 hanno detto quelli della NASA: è stato un piccolo passo per l'uomo ma un grande balze per l'umanità.
La luna per il resto dell'umanità piena di guerre, fame e povertà non aveva tanto il sapore di conquista ma quasi di una beffa.
Al tempo di Ulisse che si fossero passate o meno le colonne d'ercole non interessava a nessuno.Casomai mai fossero stati avvertiti.

Peccato che si parli di Ulisse e di Dante ma non dell'Hibrys di questo tempo.
Glissare su questo da da pensare molto.


Citazione:
Penso che ci sarebbero da scrivere centinaia di pagine per far emergere quelli che in definitiva sono i limiti della natura umana.


ma sono proprio quelli che pensano di non aver limiti che non temono l'hyrbris, ragion per cui il karma planetario prosegue indisturbato arricchendosi ulteriormente a nostra insaputa.
Non ci sono gli strumenti per misurarlo per questo, per molte persone, non esiste.
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Inviato il: 31/8/2010 9:31
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Re: Il Peccato di Hubris
#6
Sono certo di non sapere
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Citazione:

Notturno ha scritto:
(
Esempi evidenti di questo genere di peccato li troviamo già nella Bibbia, a bizzeffe.

Uno dei più eclatanti è quello dell'aver mangiato il "Frutto della Conoscenza", cosa che ha comportato, immediatamente, dei problemini di sfratto dal magnifico condominio Eden, oltre che di parti dolorosissimi e di faticoso lavoro della terra.

Ma ce ne sono altri disseminati ovunque, nel Librone: vedasi, a mo' d'esempio, la faccenda della Torre di Babele.

Costruire troppo (fino a pretendere di raggiungere il Cielo) costò, a quegli omuncoli, un duro prezzo: tutto crollo' e da quel dì smisero di capirsi tra loro (e la faccenda dura tutt'ora).



In verità, in verità ti dico...

ciò che scrivi é interessante, ma credo che tu abbia beccato due esempi sbagliati.
L' episodio dell' albero dell' Eden é mal interpretato: adamo ed eva vengono puniti per la disobbedienza, non per aver mangiato dell' albero. Certo, non dovevano mangiarne, ma il loro peccato é stato disobbedire. Quindi non un peccato di 'voler essere come dio', ma di aver disobbedito.

Nell' episodio della torre di babele, altrettanto... il racconto biblico é la trasposizione di un racconto babilonese, in cui l' evento avviene 'tra pari': Enlil e Marduk, due dei... questa la frase di Enlil


‘Non più egli (Marduk) dovrà offendere il nostro potere, se ora il suo popolo lo eleggerà sovrano niente più potrà essergli impedito’


questo a cosa é legato? Al fatto che in sumer esistevano solo luoghi di culto dedicati alla famiglia di Enlil, e quello di Marduk, se costruito, sarebbe stato un affronto, ma non di 'eleggeresi a loro pari' (già lo era inquanto dio egli stesso) piuttosto di rivendicare 'questa é anche la mia terra'.
Infatti Anu, il padre di Enlil, dà ragione a Marduk. Allora Enlil cerca l' intercessione di Damkina, la madre di Marduk, per convincerlo a desistere, ma lei rifiuta:


‘Il suo numero […] il suo nome io sceglierò, al suo fianco starò’


L' unica cosa che Enlil potè fare fu un atto di forza:


‘Durante la notte il Signore del Cielo scese sulla terra ma gli uomini contro lui si scagliarono […] Egli rase allora al suolo la città, e il suo comando fu che fossero dispersi e le loro menti confuse’.


Ora, al sunto del tuo discorso, non ho capito se tu ti chiedi perchè qualcuno di vuole 'elevare a dio', o perchè si demonizza chi ha questo atteggiamento.
Inviato il: 31/8/2010 10:15
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Re: Il Peccato di Hubris
#7
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Notturno, complimenti per il tuo intervento!
Mi sovviene ora che Guido Ceronetti ha usato spesso questa parola, ma, all'epoca in cui leggevo i suoi libri, mi sfuggiva il senso.
Incontro spesso persone pervase dalla Hybris: si tratta di cacciatori orgogliosi della loro pratica, di carnivori orgogliosi della loro alimentazione, ma anche altre categorie specializzate nel fare del male agli animali o agli altri uomini, che mai e poi mai accetterebbero di mettere in discussione i loro comportamenti. Spesso mi chiedo se c'è un modo per rompere la loro corazza e entrare nella loro fortezza. Tu ne conosci qualcuno?
Inviato il: 31/8/2010 12:02
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Re: Il Peccato di Hubris
#8
Mi sento vacillare
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Citazione:
Incontro spesso persone pervase dalla Hybris: si tratta di cacciatori orgogliosi della loro pratica, di carnivori orgogliosi della loro alimentazione, ma anche altre categorie specializzate nel fare del male agli animali o agli altri uomini, che mai e poi mai accetterebbero di mettere in discussione i loro comportamenti. Spesso mi chiedo se c'è un modo per rompere la loro corazza e entrare nella loro fortezza. Tu ne conosci qualcuno?

Inviato il: 31/8/2010 17:51
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Re: Il Peccato di Hubris
#9
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Citazione:

In verità, in verità ti dico...

ciò che scrivi é interessante, ma credo che tu abbia beccato due esempi sbagliati.
L' episodio dell' albero dell' Eden é mal interpretato: adamo ed eva vengono puniti per la disobbedienza, non per aver mangiato dell' albero. Certo, non dovevano mangiarne, ma il loro peccato é stato disobbedire. Quindi non un peccato di 'voler essere come dio', ma di aver disobbedito.





Questa è una lettura di primo livello.
In realtà il loro peccato è aver capito che esiste una conoscenza diversa e più profonda, che viene negata all'uomo per poterlo sottomettere più facilmente.
In tal senso, la colpevole è la donna, ma solo perchè è dotata dell'intelligenza intituitiva, che la mette al di sopra dell'uomo almeno di una spanna, ieri come ancora oggi.
Inviato il: 31/8/2010 21:04
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Re: Il Peccato di Hubris
#10
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Citazione:

Questa è una lettura di primo livello.
In realtà il loro (di Adamo ed Eva - ndr) peccato è aver capito che esiste una conoscenza diversa e più profonda, che viene negata all'uomo per poterlo sottomettere più facilmente.


Concordo. E' quello il senso.

Il loro peccato è consistito nell'aver denegato l'autorità e la supremazia a Dio.

Ambire alla Conoscenza significava portarsi allo stesso livello di Dio.

E per questo sono stati puniti.

Il fatto che la Bibbia sia (o possa essere) una raccolta, una summa rielaborata di storie pre-esistenti è cosa che ritengo estremamente probabile. Ma non sposta il problema.

Che continua a essere questo: perché il "sentirsi uguali a Dio" si deve considerare peccato?

Perché l'ambizione di un uomo di evolversi, di conoscere e scoprire l'ignoto, di superare i propri limiti, dovrebbe generare sensi di colpa e provocare l'ira degli dei?

Che senso ha, per l'uomo, fissarsi confini nella conoscenza, fondare nuove "colonne d'Ercole" nella sua storia di evoluzione e di aumento smisurato di potere?

Redna ha inteso che io volessi limitare la mia indagine a Dante o a Ulisse e ai loro tempi, ma non è così.

Al contrario, è proprio ai nostri giorni che guardo. Forse i miei esempi erano fuorvianti, in questo senso.

Per farne altri più vicini a noi (ma anche meno "nobili") prendiamo l'album Titanic", di De Gregori e la canzone "I muscoli del Capitano" (peraltro splendida!) o "La Torre di Babele" di E. Bennato.

Tutti e due rappresentano l'uomo come tronfio e pieno di sé, mentre si avvia alla distruzione.

"Guarda i muscoli del capitano, tutti di plastica e di metano.
Guardalo nella notte che viene, quanto sangue ha nelle vene.
Il capitano non tiene mai paura, dritto sul cassero,
fuma la pipa, in questa alba fresca e scura che rassomiglia un pò alla vita.
E poi il capitano, se vuole, si leva l'ancora dai pantaloni
e la getta nelle onde e chiama forte quando vuole qualcosa,
c'è sempre uno che gli risponde.
Ma capitano non te lo volevo dire,
ma c'è in mezzo al mare una donna bianca,
così enorme, alla luce delle stelle,
che di guardarla uno non si stanca.

Questa nave fa duemila nodi, in mezzo ai ghiacci tropicali,
ed ha un motore di un milione di cavalli
che al posto degli zoccoli hanno le ali.
La nave è fulmine, torpedine, miccia,
scintillante bellezza, fosforo e fantasia, molecole d'acciaio,
pistone, rabbia, guerra lampo e poesia.
In questa notte elettrica e veloce, in questa croce di Novecento,
il futuro è una palla di cannone accesa e noi la stiamo quasi raggiungendo.
E il capitano disse al mozzo di bordo
"Giovanotto, io non vedo niente.
C'è solo un pò di nebbia che annuncia il sole.
Andiamo avanti tranquillamente".


Ci crediamo così forti e cazzuti, ma stiamo andando verso il disastro.

Ebbene, se questo fosse un richiamo all'irresponsabilità di chi cavalca la tecnologia ma distrugge l'ambiente e il pianeta, come un palestratissimo e decerebratissimo Hulk, allora potrei anche sottoscrivere questa sorta di "warning".

Ma se, al contrario, fosse un ulteriore richiamo all'inanità degli sforzi dell'uomo di sollevarsi al di sopra della sua condizione attuale, allora sarebbe un'ulteriore evocazione del peccato di Hybris.

E, in questo caso, continuerei a chiedermi: perché quest'auto-limitazione?

E la successiva domanda continuerebbe ad esser questa: Come mai una concezione così ossequiosa dell'Autorità alligna anche tra noi, che, al contrario, siamo abituati a discutere qualsiasi "versione ufficiale" ci venga propinata come "Vera" e "Perfetta"?

Dovremmo essere abbastanza adusi a mettere in discussione il Potere e le sue presunte "Verità", eppure alcuni di noi continuano a manifestare quell'atteggiamento quasi di "immiserimento" dell'uomo stesso.

Faccio un esempio pratico: nella discussione sui trapianti (non voglio ritornarci qui, per carità! Mi serve solo come spunto di riflessione) qualcuno sosteneva che i trapianti sono una sorta di "aberrazione" di una presunta legge naturale, per cui se qualcuno vi ricorre, poi dopo vive poco e male e, di conseguenza traspare (diciamo "velatamente") il messaggio: "Che senso ha tentare di violare le leggi della Natura? Chiniamo il capo, sottomettiamoci a queste leggi, quand'anche comportino la massima conseguenza per noi, la morte."

Ma che cazzo di logica è mai, questa?
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(Stefano Bartezzaghi)
Inviato il: 1/9/2010 11:57
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Re: Il Peccato di Hubris
#11
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Citazione:
Il fatto che la Bibbia sia (o possa essere) una raccolta, una summa rielaborata di storie pre-esistenti è cosa che ritengo estremamente probabile. Ma non sposta il problema.

Che continua a essere questo: perché il "sentirsi uguali a Dio" si deve considerare peccato?

Perché l'ambizione di un uomo di evolversi, di conoscere e scoprire l'ignoto, di superare i propri limiti, dovrebbe generare sensi di colpa e provocare l'ira degli dei?


perchè gli dei hanno fatto gli uomini (la bibbia lo afferma: ..facciamo (plurale) l'uomo a nostra (plurale) immagine e somiglianza
...........a immagine e somiglianza cioè COME gli dei ma non DEI STESSI.

Gli uomini se vogliano arrivare ad essere dei devono passare dagli stessi dei a chiederne il permesso. Permesso che è stato negato fin dalla loro origine.
Tutto hanno dato all'uomo meno che l'immortalità, dono esclusivo degli dei.
Chi è degno, lo scrive la bibbia, entra nella congrega degli dei e con loro vive.Lontano dagli uomini, appartato da essi.
E questo era stato deciso fino dalla loro nascita.





Citazione:
Redna ha inteso che io volessi limitare la mia indagine a Dante o a Ulisse e ai loro tempi, ma non è così.

Al contrario, è proprio ai nostri giorni che guardo. Forse i miei esempi erano fuorvianti, in questo senso.

Per farne altri più vicini a noi (ma anche meno "nobili") prendiamo l'album Titanic", di De Gregori e la canzone "I muscoli del Capitano" (peraltro splendida!) o "La Torre di Babele" di E. Bennato.

Tutti e due rappresentano l'uomo come tronfio e pieno di sé, mentre si avvia alla distruzione.


Direi che la distruzione non è in se ma è una distruzione derivante dall'aver lasciato le proprie origine 'divine' incamminandosi per strade senza nessuno e con delle regole scritte da se stesso ma che non sono le regole fissate dalla creazione.
L'uomo pieno di se è l'uomo che ha smarrito le proprie radici, causa stessa di tutti i disastri e fonte continua di sofferenza a causa dell'errato pensare e conseguente agire.

Citazione:

Faccio un esempio pratico: nella discussione sui trapianti (non voglio ritornarci qui, per carità! Mi serve solo come spunto di riflessione) qualcuno sosteneva che i trapianti sono una sorta di "aberrazione" di una presunta legge naturale, per cui se qualcuno vi ricorre, poi dopo vive poco e male e, di conseguenza traspare (diciamo "velatamente") il messaggio: "Che senso ha tentare di violare le leggi della Natura? Chiniamo il capo, sottomettiamoci a queste leggi, quand'anche comportino la massima conseguenza per noi, la morte."

Ma che cazzo di logica è mai, questa?


I trapianti a che cosa servono?
rapire un organo ad una persona per trapiantarla in un altra che senso ha?
Rubare qualcosa a qualcuno è sempre essere dei ladri e per questo si paga.
Non è perchè lo dice la scienza o le leggi dello stato che la sostanza cambia.
La medicina sa che non supera le leggi della natura ma sa solo che se non da l'illusione di questo alla gente in breve tempo verrà scalzata dalla gente stessa che capisce che la medicina non può nulla o al massimo maschera quello che è sempre stato evidente: la morte è una realtà alla quale tutti siamo sottoposti.
La medicina avrebbe senso solo avessimo l'immortalità ma portare avanti la vita delle persone solo perchè 'appaiano' ma che in sostanza 'non sono più' è solo per far denaro.
Oltrettutto non è umano far soffriere le persone perchè poco più tardi muoiano delle stesse sofferenza.
La natura si comporta diversamente e fa in modo che la morte stesssa non faccia male.Alla fine la stessa morte è più umana della medcina ideata da uomini senza scupoli e creduta da altri uomini che non hanno più sentimenti umani.
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Inviato il: 1/9/2010 13:25
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Re: Il Peccato di Hubris
#12
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

perchè gli dei hanno fatto gli uomini (la bibbia lo afferma: ..facciamo (plurale) l'uomo a nostra (plurale) immagine e somiglianza
...........a immagine e somiglianza cioè COME gli dei ma non DEI STESSI.

Gli uomini se vogliano arrivare ad essere dei devono passare dagli stessi dei a chiederne il permesso. Permesso che è stato negato fin dalla loro origine.
Tutto hanno dato all'uomo meno che l'immortalità, dono esclusivo degli dei.
Chi è degno, lo scrive la bibbia, entra nella congrega degli dei e con loro vive.Lontano dagli uomini, appartato da essi.
E questo era stato deciso fino dalla loro nascita.




I creatori e gli oggetti della creazione (anche se somiglianti in tutto e per tutto) non potranno mai divenire uguali.
Si entrerebbe nel paradosso che il creato è creatore di sè stesso.
Quindi non siamo dei a livello dei nostri creatori, ma possiamo diventare dei ad un livello più basso del loro, ed essere comunque potentissimi se esiste una gerarchia delle divinità.
Quella dell'immortalità è una sciocchezza perchè se non lo abbiamo già questo dono, poco ci manca.
Il vero divenire della vita fisica è quello delle reincarnazioni reiterate fino al ritorno all'immortalità, e non la fesseria cattolica, propedeutica alla sottomissione, di una vita unica in cui giocarsi il tutto per tutto (secondo le volontà del clero).
Infatti il nostro corretto livello di divinità è quello degli angeli "decaduti", cioè divinità di rango inferiore al dio creatore che sono caduti nella condizione imperfetta della materia densa.
In realtà, poi, siamo extraterrestri (la razza bianca) caduti dal cielo di Marte, distrutto da eventi astrofisici artificiali, e giunti profughi sul pianeta Terra.
L'Eden (Marte), l'albero della conoscenza (la civiltà marziana), la cacciata (il disastro planetario) sono tutte informazioni mitizzate dalla civiltà (Dio) che ha distrutto Marte e che ora perseguita i figli di Marte (e il loro nuovo mondo) con la sofferenza e l'imposizione di non poter più evolvere all'antico splendore marziano.
Inviato il: 1/9/2010 15:13
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Re: Il Peccato di Hubris
#13
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Per capire se l’Hybris è buona o cattiva, cioè per capire se il peccato di Hybris è una limitazione all’intelligenza umana o il giusto monito che il Creatore fa alla creatura, bisognerebbe sapere cosa vogliono da noi gli Dei. Cioè, cosa vuole da noi Dio. Ammettendo che esista un creatore, ha delle esigenze, delle pretese nei nostri confronti, o ci lascia fare tutto ciò che vogliamo? A giudicare dal fatto che, nel mondo, gli uomini si sono dati codici civili e penali, verrebbe da pensare che ci sono, da qualche parte, delle leggi non scritte, di cui i codici sono la trascrizione o l’interpretazione. Si potrebbe anche dire che il Creatore (o i creatori) non c’entrano nulla e l’esigenza di avere un ordinamento giuridico, cioè di avere ordine e pulizia, sia tutta e unicamente umana. In tal caso, se l’esigenza è umana e umane sono le leggi che gli uomini si sono dati, ne consegue che non c’è un’autorità superiore, trascendentale, che coordini tutto l’ambaradan e, di conseguenza, io, come singolo individuo refrattario e ribelle, me ne frego delle leggi degli uomini, faccio quello che mi pare e cerco di incarnare la figura del superuomo nietzschiano. In altre parole, c’è bisogno di un Dio, giudice severo e terribile, affinché gli uomini vivano in pace l’un l’altro senza sbranarsi? E’ forse la crisi moderna della religione, dopo che Nietzsche disse che Dio è morto, la causa della criminalità e del degrado morale in genere? Sono più morali le società teocratiche, rispetto alla nostra decadente società occidentale? Gli iraniani, per esempio, che vivono, se non sbaglio, in una società teocratica, hanno alti livelli di criminalità come noi, o sono un popolo più pacifico, pacificato e sottomesso? Quanto, di ciò che ci dicono i telegiornali, è propaganda antiaraba e quanto corrisponde a verità?
Se Hybris significa tracotanza e mancanza di umiltà nel voler riconoscere che le proprie convinzioni sono errate, allora è sicuramente negativa, ma se Hybris significa sfidare le convinzioni delle masse e i luoghi comuni accettati ciecamente dalla società, allora è sicuramente positiva. Spiegatemi, vi prego, se l’Hybris ha una doppia natura, ambigua, o se io non ho capito bene il significato di questa parola. Grazie.
Inviato il: 1/9/2010 18:23
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Re: Il Peccato di Hubris
#14
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Freeanimal ha scritto:
Per capire se l’Hybris è buona o cattiva, cioè per capire se il peccato di Hybris è una limitazione all’intelligenza umana o il giusto monito che il Creatore fa alla creatura, bisognerebbe sapere cosa vogliono da noi gli Dei. Cioè, cosa vuole da noi Dio. Ammettendo che esista un creatore, ha delle esigenze, delle pretese nei nostri confronti, o ci lascia fare tutto ciò che vogliamo?


Ritengo che se Dio esistesse sarebbe ovvio che:

1) Egli sarebbe superiore a noi in tutto;
2) gli sarebbe DOVUTO rispetto assoluto e riconoscimento della Sua superiorità.

Ne conseguirebbe che il peccato di hubris sarebbe del tutto corretto nelle sue fondamenta, perché esso vìola la gerarchia divina.

Il problema sta nel fatto che ho riscontrato questo stesso identico modo di pensare anche in chi in Dio non crede.

Citazione:

A giudicare dal fatto che, nel mondo, gli uomini si sono dati codici civili e penali, verrebbe da pensare che ci sono, da qualche parte, delle leggi non scritte, di cui i codici sono la trascrizione o l’interpretazione. Si potrebbe anche dire che il Creatore (o i creatori) non c’entrano nulla e l’esigenza di avere un ordinamento giuridico, cioè di avere ordine e pulizia, sia tutta e unicamente umana. In tal caso, se l’esigenza è umana e umane sono le leggi che gli uomini si sono dati, ne consegue che non c’è un’autorità superiore, trascendentale, che coordini tutto l’ambaradan e, di conseguenza, io, come singolo individuo refrattario e ribelle, me ne frego delle leggi degli uomini, faccio quello che mi pare e cerco di incarnare la figura del superuomo nietzschiano.


Non so quanto Nietzsche c'entri in questo, ma forse in quel che dici c'è un salto logico.

L'espressione di regole e la loro codificazione sono figlie dirette della convivenza.

Ogni aggregato sociale ne fissa, in misura maggiore o minore.

Servono a dirimere le controversie tra conviventi.

Se io e te prendessimo un appartamento assieme, magari per viverci durante l'università, ecc..., prima o poi dovremmo decidere chi e quando dovrà fare le odiose pulizie, chi butta la monnezza, se fumare nell'appartamento, se ascoltare musica a tutte le ore ad alto volume oppure no, e cose simili.

Lo stesso vale, un po' più allargato, via-via, per i regolamenti di condominio, per quelli di club e associazioni, per le società commerciali, per le città, gli Stati, l'ONU, ecc...

Le regole sono figlie della convivenza e non dell'esistenza di Dio.

E' l'uomo che si autoregola.

Spesso funziona. Spesso no.

Ma questo non sposta la questione che stiamo esaminando.

Citazione:

In altre parole, c’è bisogno di un Dio, giudice severo e terribile, affinché gli uomini vivano in pace l’un l’altro senza sbranarsi? E’ forse la crisi moderna della religione, dopo che Nietzsche disse che Dio è morto, la causa della criminalità e del degrado morale in genere? Sono più morali le società teocratiche, rispetto alla nostra decadente società occidentale? Gli iraniani, per esempio, che vivono, se non sbaglio, in una società teocratica, hanno alti livelli di criminalità come noi, o sono un popolo più pacifico, pacificato e sottomesso? Quanto, di ciò che ci dicono i telegiornali, è propaganda antiaraba e quanto corrisponde a verità?


Sicuramente la mia è solo un'opinione e non pretendo che sia per forza condivisa. Fatta questa premessa, io mi sono formato questa teoria:

La Religione è la più elementare e potente forma di regolazione della convivenza umana.

Il fatto stesso di presupporre l'esistenza di un Essere Superiore costituisce il marmoreo fondamento della sua stessa forza: qualunque regola nasca da un ordinamento religioso trae origine e genesi da Dio. E Dio è inconfutabile e la Sua parola è Legge e non può essere negata, contraddetta o violata.

Ecco che dalla religione nascono le prime regole di convivenza: non uccidere, non rubare, lascia in pace le donne di altri, eccetera, ma poi anche non mangiare maiale, non mangiare carne tutti i giorni e mai di venerdì, lavati le mani prima di mangiare, seppellisci i morti lontani dalle abitazioni, e via discorrendo.

La provenienza divina dava forza indiscutibile alle norme.

Ma noi, sebbene tutt'ora miseri e spesso stronzissimi, siamo un po' progrediti.

Non abbiamo bisogno più necessariamente di un Dio per regolamentare le nostre strutture sociali.

Siamo lontanissimi dall'esser perfetti, anzi!

Però le basi (purtroppo quasi solo teoriche) delle nostre società moderne si basano sul reciproco riconoscimento di pari dignità.

Il cammino è ancora lungo, anzi, lunghissimo, ma la strada oramai comincia a delinearsi.

Speriamo bene.

Citazione:

Se Hybris significa tracotanza e mancanza di umiltà nel voler riconoscere che le proprie convinzioni sono errate, allora è sicuramente negativa, ma se Hybris significa sfidare le convinzioni delle masse e i luoghi comuni accettati ciecamente dalla società, allora è sicuramente positiva. Spiegatemi, vi prego, se l’Hybris ha una doppia natura, ambigua, o se io non ho capito bene il significato di questa parola. Grazie.


Un termine può avere molteplici riflessi, nel suo significato.

Quel che a me ha colpito è il senso di "orgoglio" e "Tracotanza" verso Dio.

Mi stupisco, cioè, che un uomo dica a se stesso o a un altro uomo: "Non andar oltre, fermati! Quello è il campo di Dio. Solo lui può fare/dire/pensare/conoscere/decidere in questa materia! Se prosegui, verrai punito."

Forse per un credente è normale.

Ma per chi non crede?

Come mai anche tra questi ultimi ho trovato quel "metus autoritatis"?
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Inviato il: 1/9/2010 20:21
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Re: Il Peccato di Hubris
#15
Mi sento vacillare
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Da Codroipo (UD)
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Anzitutto ti ringrazio per la dettagliata risposta e mi complimento per il tuo limpido modo di ragionare, privo di zone oscure. Sei laureato in filosofia?
Ora mi è chiaro che le leggi sono nate dal bisogno di convivere pacificamente, senza che per questo sia stata necessaria la presenza di un Dio. Che però, successivamente, è entrato in gioco come suggello, ovvero per rendere determinate leggi indiscutibilmente valide e senza che vi ci si possa ribellare. Penso ai nostri cugini babbuini che vivono nella savana e che hanno regole strettamente gerarchiche, basate sui rapporti di forza, e mi rincresce quotidianamente constatare che anche noi abbiamo, nei nostri geni, un TOT percentuale di….babbuinità, che convalida la frase di Nietzsche (salta fuori sempre lui!) che disse: “L’uomo è una corda tesa fra la scimmia e il superuomo”.
L’aspetto della Hybris (tracotanza verso Dio, ma anche verso le leggi morali) che mi piacerebbe sviluppare e capire meglio è quello connesso con l’impossibilità di….convincere antagonisti sul web, come sta avvenendo nella discussione del “Cibo s.p.a.”, nella pagina principale. Vai a dargli un’occhiata, per favore, se puoi.
Giacché, se gli esseri umani non fossero così ostinati e pervicaci nei propri errori (che loro purtroppo non percepiscono come tali), l’educazione sarebbe veramente un valido strumento nelle mani degli educatori per rendere questo mondo migliore di quello che è. E non sarebbe cosa da poco! Ovvero, si potrebbe pian piano, senza far ricorso a rivoluzioni e spargimento di sangue, mettere le cose a posto. Sarebbe il sogno di tutti i riformatori, riuscire a raddrizzare le convinzioni errate che stanno alla base di errati comportamenti antisociali e antimorali. Mi spiego: se eliminando il peccato di superbia si potesse far diventare vegetariana l’umanità, un’immensa mole di ingiustizie e di dolore verrebbe eliminata, per gli animali ma non solo. Conosci quell’antico detto che afferma “Chi semina grano, semina giustizia”? Spero di essermi spiegato a sufficienza. Grazie.
Inviato il: 2/9/2010 7:13
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  •  redna
      redna
Re: Il Peccato di Hubris
#16
Sono certo di non sapere
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Citazione:
I creatori e gli oggetti della creazione (anche se somiglianti in tutto e per tutto) non potranno mai divenire uguali.

La legge della natura prevede che non fa nulla di uguale.
Le nostre produzioni in serie non hanno nulla a che vedere con la creazione che non fa uguale nemmeno un filo d'erba.

Non è che dovranno divenire uguali, la realtà è che NON sono stati fatti per essere uguali.



Citazione:
Quindi non siamo dei a livello dei nostri creatori, ma possiamo diventare dei ad un livello più basso del loro, ed essere comunque potentissimi se esiste una gerarchia delle divinità.


casomai potessimo ambire alla divinizzazione dovremo innanzitutto lasciar perdere la mentalità di supremazia o di potenza, cosa assai difficile all'uomo, ma vera causa di tutti i male del pianeta.
Un requisito necessario per poter ambire allo status di dei è proprio quello di NON NUOCERE all'intera creazione. Le continue reincarnazioni hanno lo scopo di far in modo che gli uomini capiscano questo e conseguentemente agiscano. E'stato dato anche il libero arbitrio e conseguentemente dei limiti entro i quali possono agire, per questo il male (quale noi lo intendiamo...) non ha mai superato il bene (quale noi lo intendiamo) ma c'è sempre stato una armonica alternanza fra di essi.

Se si sospetta che non esiste una gerarchia delle divinità allora il nostro mondo, che è un mondo riflesso, da chi avrebbe preso questa forma piramidale che fin dalle prime civiltà esiste? chi avrebbe detto agli uomini di fare sempre civiltà simili?

Citazione:
Le regole sono figlie della convivenza e non dell'esistenza di Dio.

E' l'uomo che si autoregola.

Spesso funziona. Spesso no.


le regole sono la base stessa alla quale tutto l'universo è soggetto.
Alcune regole degli uomini vengono cambiate nel corso del tempo ma ci sono delle regole sempre esistite e le regole stesse provano invece l'esistenza di dio, di un essere superiore, proprio perchè 'rispeccchiano' quelle dell'intera creazione.

Che l'uomo si autoregoli non è affatto vero e in occidente questo non è nemmeno possibile proprio perchè tutto è impostato diversamente.
I regolamenti e le leggi sono fatte proprio perchè l'uomo non arrivi ad autoregolarsi. Se si autoregolasse non vorrebbe macchine sempre più grandi e case enormi e nemmeno tanto denaro.
Capirebbe che sarebbe necessario poco per vivere e questo è in contrasto proprio per la mentalità occidentale che ha fatto la società dei consumi con conseguente disastro del pianeta (che esiste sul principio dell'economia...)
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Inviato il: 2/9/2010 9:54
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Re: Il Peccato di Hubris
#17
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Citazione:

Alcune regole degli uomini vengono cambiate nel corso del tempo ma ci sono delle regole sempre esistite e le regole stesse provano invece l'esistenza di dio, di un essere superiore, proprio perchè 'rispeccchiano' quelle dell'intera creazione.


Quest'argomentazione sull'esistenza di Dio (in senso lato, non necessariamente il Dio di Abramo) l'ho sentita spesso.

C'è chi la riassume in "Massimo Architetto", come sostengono i massoni, o chi semplicemente si sgomenta di fronte alle interazioni complesse che tengono l'universo in equilibrio ed esclama: "Tutto questo non può esistere senza che Qualcuno l'abbia voluto/creato/disegnato!!!".

A me, francamente, l'esistenza delle leggi della fisica o della chimica o dell'evoluzione non fa quest'effetto.

Non me la sento di desumere l'esistenza di un Dio per il sol fatto che esistono queste leggi.

Ma riconosco che si tratta di una reazione soggettiva, per cui non ritengo di detenere alcuna "Verità", in proposito.

Certo è che, se Redna avesse visto giusto, allora un Dio esiste ed in quel caso violarne le leggi e/o ambire a migliorarsi oltre il limite umano costituirebbe senz'altro peccato di Hubris.

Ma stiamo parlando di un "se....".

Citazione:

Alcune regole degli uomini vengono cambiate nel corso del tempo ma ci sono delle regole sempre esistite e le regole stesse provano invece l'esistenza di dio, di un essere superiore, proprio perchè 'rispeccchiano' quelle dell'intera creazione.


Tu ne sei convinta ed io rispetto la tua idea.

Citazione:

Che l'uomo si autoregoli non è affatto vero e in occidente questo non è nemmeno possibile proprio perchè tutto è impostato diversamente.
I regolamenti e le leggi sono fatte proprio perchè l'uomo non arrivi ad autoregolarsi. Se si autoregolasse non vorrebbe macchine sempre più grandi e case enormi e nemmeno tanto denaro.
Capirebbe che sarebbe necessario poco per vivere e questo è in contrasto proprio per la mentalità occidentale che ha fatto la società dei consumi con conseguente disastro del pianeta (che esiste sul principio dell'economia...)

Questo è un argomento che mi piace moltissimo!

In effetti è vero: l'uomo si mostra spessissimo egoista e non tiene in alcun conto i propri simili nel valutare gli effetti delle proprie azioni.

Figuriamoci, poi, quanto possa tenere da conto altri soggetti meno "simili" a lui, come gli animali o, in generale, l'ambiente in cui vive.

Ed è doppiamente stupido perché così agendo non solo danneggia il prossimo o l'ambiente, ma alla fine peggiora il suo stesso stile di vita!

Egoista e non solo, anche cieco!

I parassiti peggiori sono quelli che non soltanto vivono alle spalle dell'organismo che li ospita, ma quelli che alla fine lo uccidono, così distruggendo anche se stessi.

E l'uomo, in questo senso, è il peggiore dei parassiti.

Detto questo, però, va riconosciuta all'uomo la sua migliore qualità: l'ambizione a migliorare.

Ecco perché nascono i Mozart o i Socrate o Madre Teresa o Louis Armstrong.

Quando mi sento veramente oppresso dalle mille e mille carognate che vedo compiere all'uomo, l'unica soluzione contro la depressione la trovo in loro.

Li consiglio anche a voi, come terapia.

Ma anche per intravvedere un filo di quella luce cui l'uomo, malgrado tutto può ambire.

Senza sentirsi in colpa.

Alla facciaccia dell'Hubris.
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(Stefano Bartezzaghi)
Inviato il: 2/9/2010 12:37
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Re: Il Peccato di Hubris
#18
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

redna ha scritto:


Citazione:
Quindi non siamo dei a livello dei nostri creatori, ma possiamo diventare dei ad un livello più basso del loro, ed essere comunque potentissimi se esiste una gerarchia delle divinità.


casomai potessimo ambire alla divinizzazione dovremo innanzitutto lasciar perdere la mentalità di supremazia o di potenza, cosa assai difficile all'uomo, ma vera causa di tutti i male del pianeta.
Un requisito necessario per poter ambire allo status di dei è proprio quello di NON NUOCERE all'intera creazione. Le continue reincarnazioni hanno lo scopo di far in modo che gli uomini capiscano questo e conseguentemente agiscano. E'stato dato anche il libero arbitrio e conseguentemente dei limiti entro i quali possono agire, per questo il male (quale noi lo intendiamo...) non ha mai superato il bene (quale noi lo intendiamo) ma c'è sempre stato una armonica alternanza fra di essi.

Se si sospetta che non esiste una gerarchia delle divinità allora il nostro mondo, che è un mondo riflesso, da chi avrebbe preso questa forma piramidale che fin dalle prime civiltà esiste? chi avrebbe detto agli uomini di fare sempre civiltà simili?







Il mio concetto di potenza non è riferito alla supremazia, ma alla capacità e potesta di creare mondi.
Gesù esprimeva il concetto di Dio come quello di Re dei re.
Il prossimo(/i) ci parlerà del Creatore dei creatori.
Inviato il: 2/9/2010 13:59
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