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  La Croce di Ferro

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  •  Calvero
      Calvero
La Croce di Ferro
#1
Sono certo di non sapere
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Se c'è un regista che riesce a mettere in soggezione gli appassionati di Cinema, questo è Sam Peckimpah...



Come si può mettere a fuoco un opera in cui il suo autore continua in maniera strabiliante a cavalcare uno stile "pacchiano" quando si avvicina a situazioni surreali ?; a cavalcare uno stile infantile quando si avvicina a situazioni virili? ..ma, soprattutto, a trasformare il tutto in un film eccezionale?

Purtroppo non sono riuscito a vederlo in lingua originale, quindi sicuramente non ho la capacità totale di averlo messo a fuoco debitamente.

Ma tutto il "vissuto" che lo spettatore assapora è assolutamente immersivo. Direbbe qualcuno: se quelli erano tedeschi, io sono babbo natale. E non avrebbe torto... Direbbe qualcun'altro: se un militare dicesse a un suo superiore con tono amichevole <<non si crucci, mi prendo io quest'incombenza>> in quelle situazioni, dirottando un ordine in maniera così impossibilmente diplomatica, allora sì.. che sono babbo natale; fantastiche le pettinature poi ....

Eppure, con il suo inizio espositivo a voler già dipingere da subito, con toni cavallereschi epici e anche forzati l'introduzione del Caporale Rolf Steiner (James Coburn) alla platea ..Peckimpah inizia eccentricamente ad aprire il sipario sul modo che lui aveva di raccontare le sue favole. Una favola sull'uomo d'altri tempi, forse mai esistiti. La delicatezza sottintesa del Regista nell'ammirazione per il senso dell'Onore, per una gerarchia legata alla meritocrazia (come lui la fantasticava) dona a questa pellicola una magia che trascende ogni rappresentazione della violenza. L'interazione col bambino, vissuta nel silenzio come in una pantomima e, come in una pantomima, neutralizzata dall'atrocità della sorte, è significativa della sua sensibilità; del suo modo di trasfigurare la morte, il sangue, la Vita.



Nell'olimpo delle sequenze impareggiabili, va messa quella del Caporale Steiner nella sua pausa dal Fronte quando è degente nell'ospedale militare dopo essere stato ferito (ma perché a Senta Berger gli hanno fatto fare una particina così piccola? quella sì che è un infermiera ). Nulla di più onirico e genialmente psicologico è stato mai rappresentato così efficacemente sull'ipocrisia della guerra; un montaggio allucinato (altro che effetti speciali di adesso!!) e un angoscia cavalcante che non riesce ad abbandonarci facilmente, nei minuti che ancora seguono quel passaggio: eravamo tutti dentro la mente di Coburn, che quando ritorna al Fronte ...si comprende, o meglio si intuisce, come drammaticamente certi traumi possono impossessarsi della nostra ragione; dei nostri sentimenti.

La capacità descrittiva di Peckimpah di gestire il Rallenty mira a un sovvertimento di quello che il rallenty stesso, suole mediocramente rappresentare nel mondo del cinema. La geniale tecnica di Peckimpah ne La croce di ferro è quella di spostare le nostre emozioni per i protagonisti (che continuano ad avere il naturale crescendo nelle sequenze d'azione) anche attraverso la "vivisezione" rallentata di altri personaggi di contorno. Così, mentre i protagonisti - in tempo reale - ci portano verso un epilogo cronologico, le immagini al rallentatore aprono un percorso psicologico "distaccato" che ferma nel tempo le nostre riflessioni. Come un mantra a cui non si può fuggire. Poi, di colpo, netto, feroce, lo stacco su degli animali da cortile in fuga - per dirne una - ..e poi di nuovo a seguire le gesta dei protagonisti che a questo punto sembra corrino più veloce a dispetto dei rallenty. Un grandissmo "escamotage" per rivelare la frenesia della "velocità" reale del tempo: un espressione, un viso contorto dal dolore, un ricordo, e arriva un esplosione al rallenty che non viene seguita in tutti i suoi passaggi ma, quasi rubata di sfuggita.

Peckimpah riusciva a mettere ordine al Caos!

Questa maniera "infantile" di dirigere i personaggi rifilati spartanamente nei loro ruoli, crea un meccanismo che porta il film ad essere oltre il genere di <<guerra>>, il film si trasforma piano in un quadro impressionista moderno. Peckimpah potrebbe essere onorato quale piccolo Van Gogh per questa pellicola del "77. Metodicamente, poi, di fronte alle tragedie sembra che vi sia come un insensibilità che viene repressa volutamente da Peckimpah, per farla esplodere al momento giusto.



Non lo considero pienamente riuscito come film, a volte cede banalmente verso una stereotipata mentalità western. Insomma qualche colpo lo perde qua e là.

Vorrei chiedere invece a chi lo ha visto:

1) in lingua originale, cosa mi sono perso?

2) ma il finale, proprio negli ultimi secondi, quale sensazione vi ha lasciato? e... cosa è accaduto secondo voi? ..la risata, fuori campo!, di Steiner ...come la interpretate? se è da interpretare ..mmhh

Per quel che può valere consegno questa a Peckimpah....

...........

.....


e non certo per il suo "valore" intrinseco e/o iconografico: ma a memoria simbolica di quel che Lui volle dirigere, in riconoscimento di un regista che, come pochi, sapeva veramente osare.
_________________
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Inviato il: 30/3/2010 3:37
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Re: La Croce di Ferro
#2
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Vorrei chiedere invece a chi lo ha visto:

1) in lingua originale, cosa mi sono perso?

Niente.
A parte il fatto che e' difficile capire quale sia la lingua originale, visto che gran parte degli attori sono tedeschi (un fatto che stranamente viene sempre dimenticato nelle recensioni) la versione italiana tradotta dall'inglese e' uno degli ultimi esempi di doppiaggio fatto bene.
Chi sa il tedesco mi dice che anche in Tedesco il film funziona benissimo, anzi meglio.
Citazione:
2) ma il finale, proprio negli ultimi secondi, quale sensazione vi ha lasciato? e... cosa è accaduto secondo voi? ..la risata, fuori campo!, di Steiner ...come la interpretate? se è da interpretare ..mmhh

Il finale e' stato un incidente, un incidente fortunato, a mio parere, ho visto finali peggiori.
Secondo le ricostruzioni di Peckinpah e di Coburn e di altri coinvolti con la produzione del film, il budget era di 4 milioni di dollari e 60 giorni di riprese. Al giorno 86, quando ripresero la famosa scena rallentata (a mio parere un capolavoro) di Steiner che cerca di rientrare nelle linee tedesche, la spesa aveva oramai superato i 6 milioni. Wolf Hartwig, un produttore che si era fatto i soldi con pellicole pornografiche e grande ammiratore di Peckinpah, non aveva capito la scala dell'impresa e neanche la maniera bizzarra e costosa in cui Peckinpah era uso lavorare, senza contare i problemi personali e familiari: il poveretto era stato tutto orgoglioso del fatto che per fare il "suo" film Peckimpah avesse rinunciato alle offerte per King Kong e Superman, ma a quel punto era nella disperazione piu' nera indebitato fino al collo con la malavita tedesca. I soldi erano definitivamente finiti (e in realta' i 4 milioni non erano mai stati posseduti da Hartwig, per colpa del quale molte scene erano in ritardo per mancanza di soldi) e la sceneggiatura mancava totalmente di un finale. A quanto pare Hartwig aveva tempo prima telefonato a Peckinpah chiedendogli di sbrigarsi e saputo che aveva problemi di sceneggiatura era cascato dalle nuvole pensando che stessero semplicemente seguendo il libro che aveva tanto affascinato Peckimpah dopo che lui glielo aveva mandato.
In ogni caso Peckinpah si rese conto della situazione, e studio' un finale da girarsi in 3 giorni, apprestando tutta la coreografia.
La mattina del 6 luglio 1976 tutto era pronto per il gran finale quando Hartwig e Winitsky, il suo vice, arrivarono personalmente sul set. Winitsky passo' a Peckinpah una copia del finale che la produzione aveva preparato, da finire in un giorno, perche' i fornitori stavano radunandosi proprio quella mattina per reimpossessarsi dei props entro il giorno dopo. Peckinpah diede un'occhiata al nuovo finale pomposo e verboso e vago' per qualche minuto per il set, la cui coreografia era a detta di tutti veramente fantastica, un canto del cigno. All'improvviso scoppio' a piangere incontrollabilmente, con di fianco un sorpresissimo James Coburn che si era allontanato assieme a lui. Coburn comincio' a farsi prendere da una rabbia cieca (Coburn era la persona piu' pacifica e piu' dolce del mondo del cinema ma chi lo conosceva diceva che era puro terrore panico per chiunque le rarissime volte che aveva perso la pazienza) proprio quando i produttori stavano venendo a cercarli. Sembra che Coburn abbia puntato la sua pistola (probabilmente caricata a salve, ma nei film di Peckinpah non era una scommessa che si poteva prendere alla leggera perche' per realismo molte armi erano caricate con munizioni vere) ai produttori urlando come un ossesso di andare affanculo, togliersi dai coglioni e lasciare che finissero il loro lavoro.
A questa scena Peckinpah passo' dal pianto ad una risata maniacale ed incontrollabile. Che ammutoli' Coburn per un attimo, per poi risolversi in una prolungata risata fra i due, con i produttori che se la davano a gambe temendo di essere uccisi.
Peckinpah ritorno' alla postazione, fece a pezzi ambedue le sceneggiature e comincio' a girare. Quattro ore dopo il film era finito e la risata di James Coburn entrava nell'Olimpo della storia del cinema.

La post-produzione lavoro' giorno e notte per sette mesi per preparare un film che nonostante le difficolta' avesse un senso.

Una cosa che difficilmente si fa notare sono le sequenze di apertura e di chiusura del film, probabilmente il vero capolavoro di Peckinpah e della sua cerchia di fedelissimi in quella occasione. Il team aveva speso 3 mesi di pre-produzione guardando documentari tedeschi e russi per svariate ore al giorno e di quel lavoro, oltre che nel resto dell'ambientazione, si possono vedere i frutti nell'apertura del film. Una sequenza imitata migliaia di volte ma mai eguagliata.

Citazione:
Una favola sull'uomo d'altri tempi, forse mai esistiti.


In ultimo, nel 1978, quando vidi il film al cinema, lo andai a vedere con un vecchio amico, ora defunto, che aveva combattuto in Russia nelle SS e cultore di film sulla WWII. Non riusci' a resistere fino alla fine ed ando' a piangere nei cessi del cinema: la verosimiglianza del film con quello che aveva vissuto era stata troppo per lui. Questo per quelli che dicono che il film e' un fumettone...
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Inviato il: 30/3/2010 9:25
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Re: La Croce di Ferro
#3
Sono certo di non sapere
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Citazione:
perché a Senta Berger gli hanno fatto fare una particina così piccola?

La parte della Berger era ancora piu' piccola. Fu ampliata e totalmente modificata proprio in virtu' del fatto che Senta Berger, sapendo dall'amico Maximilian Schell che il regista per cui aveva lavorato tanti anni prima in Major Dundee (Sierra Charriba) stava girando un film in Europa, si era offerta per una parte qualsiasi. Peckinpah aveva una grande stima ed un grande affetto per Senta, cosicche' fece cambiare la sceneggiatura anche su indicazioni dell'attrice austriaca.
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Inviato il: 30/3/2010 9:41
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Re: La Croce di Ferro
#4
Sono certo di non sapere
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Un'altra nota: per chi volesse vederlo nelle dimensioni originale in Widescreen, l'unica scelta - che io sappia - e' il DVD edizione cinese (in inglese e sottotitoli in cinese) che possiedo.
Ogni altra versione non ha le dimensioni originali, cosi' gran parte dell'effetto scenico e dell'inquadratura e' perso.
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Inviato il: 30/3/2010 11:02
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Re: La Croce di Ferro
#5
Sono certo di non sapere
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C'e' di piu', per i piu' curiosi.

Il personaggio di Rolf Steiner e' ispirato ad un vero caporale tedesco pluridecorato nella Seconda Guerra Mondiale Johann Schwerdfeger.
Ho letto qualche forum in rete e sembra che il caporale Schwerefeger fosse molto simile se non identico (un alpinista filosofo autodidatta con tendenze anarchiche ma risoluto leader del suo plotone) al personaggio del libro.

Non so se sia vivo o no, ma nel '44 fu ritirato dal fronte per una ferita grave, il che combacia col finale del libro.

EDIT

Una parte della musica che accompagna le sequenze introduttorie del film e' la famosa "Giovannino" (la prima canzone che ho imparato a suonare col piano cantando in tedesco da bambino e che ora e' indissolubilmente legata al film) e a lui sono dovute le sequenze con la Hitler Jugend che pratica alpinismo.

Hänschen klein
Geht allein
In die weite Welt hinein.
Stock und Hut
Steht im gut,
Ist gar wohlgemut.
Aber Mama weinet sehr,
Hat ja nun kein Hänschen mehr!
"Wünsch dir Glück!"
Sagt ihr Blick,
"Kehr' nur bald zurück!"

Sieben Jahr
Trüb und klar
Hänschen in der Fremde war.
Da besinnt
Sich das Kind,
Eilt nach Haus geschwind.
Doch nun ist's kein Hänschen mehr.
Nein, ein großer Hans ist er.
Braun gebrannt
Stirn und Hand.
Wird er wohl erkannt?

Eins, zwei, drei
Geh'n vorbei,
Wissen nicht, wer das wohl sei.
Schwester spricht:
"Welch Gesicht?"
Kennt den Bruder nicht.
Kommt daher die Mutter sein,
Schaut ihm kaum ins Aug hinein,
Ruft sie schon:
"Hans, mein Sohn!
Grüß dich Gott, mein Sohn!"


Che in italiano piu' o meno dovrebbe essere:

Giovannino e' andato a vedere il mondo da solo, col bastone ed il cappello, guarda com'e' contento.
Ma la mamma piange sempre ora che non ha piu' Giovannino.
"Cerca la fortuna ma ricorda di tornare dalla tua famiglia.

Sette anni, gioia e pianti, Giovannino e' stato in molti posti.
Un giorno penso' che avrebbe dovuto tornare a casa e lo fece.
Ma ora non e' il piccolo Giovannino
ora e' Gianni, grande e grosso,
alto ed abbronzato sulla faccia e sulle mani: lo riconosceranno?

Un, due e tre, passa e vedi, nessuno sa chi sia quest'uomo.
La sorella dice "chi e'?" e non sa chi sia.
Ma arriva la mamma, che e' appena capace di vedere e dice:
"Figlio mio, bentornato a casa, che Dio ti benedica, figlio mio.
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Inviato il: 30/3/2010 11:16
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Re: La Croce di Ferro
#6
Mi sento vacillare
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Ottimo film, l'ho visto qualche anno fa e per rispondervi debitamente dovrei riprenderlo, comunque sia l'ho sinceramente apprezzato per la trama. ER' uno dei pochissimi film che non mostra i tedeschi come un esercito di assassini e macellai, ma fondamentalmente per quello che sono... esseri umani (se poi vogliamo parlare di crimini di guerra non mi sembra questo il caso). Esseri umani che combattono altri esseri umani, nella guerra non c'è poesia, ma solo morte e miseria umana. In questo Peckinpah è stato bravissimo, non ha preso le parti di nessuno ha solo mostrato l'immensa umana idiozia.
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Ribellatevi al mondo corrotto di Babilonia, emancipate la vostra razza, riconquistate la vostra terra. (Bob Marley)
Inviato il: 30/3/2010 13:21
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Re: La Croce di Ferro
#7
Sono certo di non sapere
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Altro aggiornamento.

All'uscita fu un flop tranne che in Germania, in cui fu un grande successo. La ragione e' semplice e allo stesso tempo disarmante: verso la fine degli anni '70 i mercati di riferimento per film in lingua inglese non erano piu' minimamente interessati a film sulla seconda guerra mondiale e specialmente non erano interessati a film che fossero empatici con l'esercito tedesco che era ed andava visto come il male assoluto.

Percio il film incasso, nonostante gli occasionali estimatori ed i fan di Peckinpah, solo 635.000 dollari in US e UK e fu immediatamente gettato per poche settimane e senza pubblicita' in cinema di seconda visione. Io stesso ricordo che il film fu proiettato solo in seconda visione e basta, non nelle terze, quarte e cosi' via, senza passare dalla prima e con un pubblicita' minima, in Italia.
Il film che Peckinpah aveva rifiutato per girare La Croce di Ferro, Superman, incasso 81.000.000 di dollari alla prima tornata.

Quindi la sensazione che tutti ebbero fu quella di un film fallito, un flop da non vedere, un filmaccio. L'unica voce nel desero fu Orson Welles che spedi' un telegramma a Peckinpah (che non conosceva) dopo avere visto il film: "Mr Peckinpah, il suo e' il miglior film contro la guerra che sia mai stato realizzato nella storia del cinema. Firmato Orson Welles."

Nel 1990 all'UCLA, a Los Angeles, il presidente dell'associazione dei critici di film che l'aveva visto all'uscita nelle sale, decise di riproporlo agli studenti come un capolavoro trascurato. Si mise alla ricerca di una copia da proiettare e scopri' che non ve ne erano!!!
Hartwig, fallito per colpa del film, aveva vendute tutte le copie , i diritti e la copia originale ad una compagnia a sua volta fallita: i diritti passarono da compagnia a compagnia, tutte fallite. Vi erano parecchie copie su video, ma nessuna copia su film.

Alla fine trovo' una copia e la proietto' all'Universita'. La risposta degli studenti di cinematografia fu incredibile: alla seconda proiezione c'era cosi' tanto pubblico da riempire la sala svariate volte. Gli studenti furono scandalizzati e vi fu un dibattito pubblico in cui si chiese come mai questo film non si potesse rimettere in circolazione nelle sale.
Sfortunatamente il business del Cinema non consentiva niente di tutto questo.

"Voglio tornare a fare qualcosa al livello del Mucchio Selvaggio" disse Peckinpah prima di cominciare La Croce di Ferro. Se avesse avuto ancora lo stesso supporto che aveva avuto per quel film, probabilmente ci sarebbe riuscito. Ma il cinema ormai era gia' morto...
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Inviato il: 30/3/2010 22:41
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  •  Calvero
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Re: La Croce di Ferro
#8
Sono certo di non sapere
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Grazie Pike per le tue perle.
Ho apprezzato molto.


La cosa che adesso mi strugge di più è sapere che non vedrò mai la versione cinematografica nel suo formato originale. Mi auguro una riedizione magari di qualche Major che vorrà riproporre i suoi lavori magari in HD, la speranza è l'ultima a morire.

Nell'introduzione del film mi è tornata alla mente, la sequenza finale di Full Metal Jaket con i soldati che canticchiavano i ritornelli della "canzone" che dipingeva una contraddizione e allo stesso tempo un infantilismo atroce che - forse - chiamava <<mamma>> ....


..che Kubrick si sia "ispirato"?

Magnifica nel film l'espressione di Coburn che lascia alle donne <<l'IMBECILLE>> che si è fatto evirare. Una contorsione filosofica in quei frangenti mai più ripetuta credo. Il nemico donna, che poi viene affrancato e legittimato di un sopruso che si distaccava dal contesto Nemico-guerra-missione .. la morte ineluttabile del soldato giovane che si accascia nel silenzio glaciale di donne che - questa volta - erano soldati.

L'irriprensibilità della virilità di Steiner che si confronta con l'etica della guerra e con l'onore di essere uomini. Nessuna enfasi. Nessuna sottolineatura. E ci si rimette in marcia per la retroguardia...

PS EDIT

..quel che hai riportato delle sue vicende private, collima perfettamente con quanto approfondito dal bellissimo documentario che ho comprato allegato al DVD del Mucchio Selvaggio
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Inviato il: 30/3/2010 23:04
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Re: La Croce di Ferro
#9
Mi sento vacillare
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La cosa che adesso mi strugge di più è sapere che non vedrò mai la versione cinematografica nel suo formato originale. Mi auguro una riedizione magari di qualche Major che vorrà riproporre i suoi lavori magari in HD, la speranza è l'ultima a morire.

Quando Dick Cheney e Donald Rumsfeld faranno "outing" sull'9/11 allora e solo allora avrai la tua copia in hd dalle Major
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Inviato il: 30/3/2010 23:39
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Re: La Croce di Ferro
#10
Dubito ormai di tutto
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"Tutto quello che sei lo puoi diventare solo col benvolere dei tuoi superiori"

"Lo terrò sempre presente, signore. Ma vorrei aggiungere che un uomo, di regola, resta fedele alla sua personalità"


C'è bisogno di aggiungere altro a questa aurea battuta a corona di un film altrettanto stupendo?
Inviato il: 31/3/2010 0:39
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Re: La Croce di Ferro
#11
Sono certo di non sapere
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Tratto dal copione originale (che e' stato abbreviato non con tagli ma con autocensure dovute a mancanza di fondi, ma questa parte e' nel film):

BRANDT
(sternly, to Steiner)
Listen to me. You know I've always
shown a great deal of understanding
for you. But I am beginning to
get tired of battling with your
superiors over you.
STEINER
(defiantly)
I didn't ask you to.
AS soon as the words are out, it is obvious from Steiner's
expression that he regrets going that far, but it is too
late. Brandt rises and leans on his desk. His voice is
hoarse with rage.
BRANDT
Didn't ask me to! You didn't ask
me to! Have you gone clean out
of your mind? Do you have any
idea what you're saying?
KIESEL
Steiner -- you ungrateful idiot --

For a second, Steiner closes his eyes. Se is struggling
not to let the words out -- but they come pouring forth
violently.
STEINER
What are you asking me, Captain
Kiesel? To love Colonel Brandt?
Do you think that I love you just because you're kinder to me than the rest of the officers?
I hate Colonel Brandt. I hate
you, Captain Kiesel, and Stransky
and Triebig, and ever since I've
put on this damn uniform I've hated
everybody and anybody connected
with it. If I get into any trouble,
if I have any problem with anything
or anybody, I'll solve them myself --!
Thank you very much!

Steiner pauses, shaking. There is a dead silence in the room.
Brandt is breathing heavily. His unsteady hands grope
across the top of his desk.
BRANDT
(his voice broken)
Get out. Get out of here at once!

Steiner doesn't move for a split second, then he GOES OUT.
Brandt tries to regain control of himself. Kiesel looks
at the floor.

Volete la traduzione?
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Inviato il: 31/3/2010 10:23
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