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  Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati

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  •  sick-boy
      sick-boy
Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#1
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 18/10/2006
Da Leith
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via Comedonchisciotte mi piacerebbe commentare con voi l'ultimo articolo di Quaglia e la risposta indiretta - a seguito di un link - di un'altra tra le menti più brillanti della rete in lingua italiana, Uriel (wolfstep), che offre un primo importante feedback da parte dei Fiduciosi.

Da qualche anno mi capita di venire sistematicamente molestato da chi, soffrendo evidentemente di allucinazioni, mi da (più o meno esplicitamente) del complottista. Chiariamolo una volta per tutte: nonostante questo vocabolo apparentemente esista, esso non ha legami significativi con la nostra realtà. Dico “apparentemente esista”, poiché sul dizionario Zingarelli questa parola non c’è. E neppure sul Gabrielli. Il correttore ortografico del mio programma di scrittura me lo sottolinea in rosso – anche per lui la parola non esiste. Per migliaia di anni non è mai esistito un complottista – tanto è vero che mancava la parola. Poi c’è stato l’11 settembre e – come ci viene ripetuto in tutte le salse – da quel giorno nulla è come prima. Anche linguisticamente.
Quindi adesso la parola “complottista” esiste, neologismo del 21esimo secolo. E nella mente di chi la usa significa “chi vede complotti ovunque”. Insomma, per certi versi un paranoico, anzi, meglio, un paranoico da operetta, un figuro visionario da deridere così da potersi gongolare in un tronfio senso di goffa superiorità.



In effetti una parola già c’era, a rappresentare questo significato, ed è “complottardo”. Il fatto che nessuno la conosca la dice lunga sull’influenza storica dei complottardi nei nostri confronti. Inoltre, l’accezione principale di complottardo è “chi ordisce complotti, congiure, intrighi”, insomma, c’è sempre stata una certa confusione sul tema.

Il problema vero è alla radice. E’ il vocabolo “complotto” che mal si addice alle discussioni sull’11 settembre, sull’origine antropogenica dei nuovi virus che riempiono i telegiornali, sulla veridicità o meno dello sbarco sulla luna e sui molti altri fatti sui quali cresce il livello di controversia.

Cito dal dizionario Gabrielli:

“Complotto: Congiura, cospirazione, trama, maneggio, macchinazione, intrigo, intesa segreta per fini non buoni. Un complotto contro lo stato, un complotto di ammutinamento | Anche in senso non grave. Un complotto tra studenti per beffare un compagno.”

Il senso che emerge è quello di un intrigo fra pochi individui – cioè qualcosa lontano anni luce dalle complesse strategie delle grandi nazioni e dei cosiddetti poteri forti. Una nazione pianifica e agisce, non complotta. Il complotto si fa dal basso verso l’alto delle gerarchie, non dall’alto verso il basso. L’altro elemento che c’entra come i cavoli a merenda è il giudizio negativo implicito nella parola complotto. I complotti sono intrinsecamente malvagi. Mi rendo conto che molti non riescono a pensare se non in termini di Bene e di Male, ma quando si esaminano i moventi delle azioni delle grandi nazioni e/o dei grandi poteri le categorie del Bene e del Male c’entrano ben poco – per non dire nulla. A quel livello le cose vengono fatte in quanto necessarie o opportune, e comunque possibili. A quel livello il Bene e il Male sono solo ottimi e collaudati strumenti di marketing ad uso e consumo del grande pubblico, aventi però scarsissima relazione con la realtà delle motivazioni. L’individuo che ruba una mela può finire in carcere, ma la grande nazione che attacca militarmente una piccola nazione violando leggi internazionali che essa stessa ha contribuito a scrivere non viene punita, anzi, il suo leader viene eventualmente insignito del premio Nobel per la Pace, al discorso di accettazione del quale potrà esibirsi in un’elegante apologia della guerra, riscotendo meritati applausi. Il Bene e il Male qui si confondono in modo surreale proprio perché al di là delle convenzioni sociali utili alla convivenza civile delle persone, in realtà non esistono. Ma le convenzioni sociali, utili alla convivenza fra individui, mal si applicano alle grandi forze che fanno la storia.

Gli Stati Uniti bombarderanno l’Afghanistan finché vorranno e potranno, e questa è semplicemente storia del mondo – non è un complotto, né è la conseguenza di un complotto.

Perché l’11 settembre, che viene invocato a pretesto della guerra in Afghanistan, non è stato un “complotto”. E’ stata un’operazione militare di notevole complessità inquadrata in una strategia più vasta e lungimirante che l’emergere di milioni di “complottisti” non ha minimamente scalfito. E giudicarlo in termini di “Bene” e di “Male” (come tipicamente si fa con i complotti) è utile a farci eventualmente sentire buoni e pii e degni di improbabili ricompense celesti, ma ha un scarso (per non dire nullo) impatto sulla realtà degli eventi. Gli americani non fanno la guerra in Afghanistan perché sono cattivi. Lo fanno perché possono e ritengono che ad essi convenga. Può darsi che si sbaglino (Hitler e Mussolini a loro tempo sbagliarono i calcoli, ed indubbiamente la guerra non portò loro i risultati sperati), può darsi di no, solo il futuro ce lo dirà.

Dobbiamo chiarire tutto ciò per liberarci una volta per tutte del mito dei “complotti”, alla base degli orribili e fuorvianti neologismi “complottismo” e “complottista”.

Al livello delle azioni delle grandi nazioni e dei grandi poteri, non ci sono complotti. Ci sono invece elaborate strategie, e complesse e sofisticate operazioni militari e di psyop – operazioni di guerra psicologica.

Il segretissimo Progetto Manhattan, con il quale gli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale svilupparono e costruirono la prima bomba atomica, non era un complotto.

Gli attentati terroristici false flag (=compiuti sotto mentite spoglie, per incolpare un nemico e giustificare la propria “reazione”) così di moda oggi, l’ipotesi che i nuovi virus influenzali siano creati in laboratorio, il controllo ormai pressoché totale dei grandi media non hanno nulla a che fare con il concetto di “complotto”. Quando i nazisti e i fascisti controllavano completamente la stampa di Germania e Italia, questo non era il frutto di “un complotto”. Essi la controllavano, e basta! Quindi togliamoci questa parola dalla testa! E’ stata ficcata ad arte nelle nostre teste per confonderci le idee, mandiamola una volta per tutte a quel paese!

Paradossalmente, il più clamoroso complotto degno di tal nome è proprio quello teorizzato nella versione ufficiale del governo statunitense sugli eventi dell’11 settembre. Ditemi se non è questo un complotto esemplare: Un piccolo gruppo di individui molto malvagi (i 19 dirottatori), istruiti dentro a una caverna afgana dal capo di turno della Spectre… ehm, volevo dire di Al Qaeda (scusate il lapsus, ero abituato al fatto che ad avere le basi segrete nelle grotte di paesi esotici fossero solo i nemici di James Bond, utili soprattutto ad esplodere con gran spreco di fuochi d’artificio per fare capire allo spettatore che il film sta finendo), complotta per attaccare di sorpresa il paese più potente del mondo, l’11 settembre 2001, allo scopo di dargli una sonora lezione. Ecco, questo sì che si può chiamare complotto, secondo la definizione che della parola ne danno i dizionari della lingua italiana. Volendo quindi a tutti i costi usare l’orribile parola complottista, dovremmo concludere che gli unici complottisti in giro sono in realtà i sostenitori della versione ufficiale del governo americano sui fatti dell’11 settembre. Ricordiamo che complottista sarebbe “chi vede complotti ovunque”, e mi sembra che l’incessante reiterazione per anni ed anni di allarmi su “cellule dormienti di Al Qaeda” che sarebbero pronte ad entrare in azione ed attaccarci anche se poi questo non succede quasi mai (e quando invece avviene una minima analisi porta subito a sospettare il solito false flag), risponda al requisito “vedere complotti ovunque.” Anche perquisire a fondo per anni ed anni tutti i viaggiatori che negli aeroporti prendono innocentemente un aereo per le vacanze senza mai incappare in uno – dico uno – che stesse cercando di salire su un aereo per dirottarlo, mi pare che sia un ottimo sintomo del “vedere complotti ovunque.” Se in tutti questi anni milioni e milioni di sistematiche perquisizioni in tutti gli aeroporti non hanno trovato e bloccato un singolo terrorista che intendesse far casino sull’aeroplano, quando nel contempo e stato dimostrato che con un minimo di ingegno si riesce ugualmente a contrabbandare armi di ceramica a bordo (un giornalista di Repubblica lo ha fatto), una persona normale dotata di logica giungerebbe alla ovvia conclusione che semplicemente non esiste nessuno al mondo che in realtà voglia fare casino sugli aeroplani. Solo qualcuno che insiste a “vedere complotti ovunque” continuerebbe a perquisire ulteriori milioni di passeggeri, molestandoli con gli insensati sequestri di dentifrici, profumi e creme per la pelle con i quali si vaneggia che si potrebbero confezionare bombe nel cesso dell’aeroplano. Se qualche “complottista” esiste, è indiscutibilmente quindi proprio chi proietta su altri questa etichetta del cazzo. [Nota: Appena scritto questo articolo, è salito alla ribalta della cronaca l’idiota imbarcatosi su un aereo diretto negli Stati Uniti con un pacco di esplosivo malfunzionante nascosto tra i genitali. Chi si lascia impressionare da messe in scena del genere, ovviamente finalizzate a bombardare lo Yemen, si vada a sentire o a leggere l’opinione di Webster Tarpley a riguardo.]

...

Mentre i Fiduciosi continuano imperterriti a brucare innocentemente l’essenza del loro sapere del mondo dall’affezionato tubo catodico ed eventualmente dalle testate giornalistiche che da decenni tengono loro compagnia tutte le mattine a colazione, gli Sfiduciati sentono di essere stati sbattuti fuori a calci nel culo dall’Eden dell’informazione mainstream delle verità rivelate, alle quali non riescono più a credere.

Per il Fiducioso la vita rimane piuttosto semplice: il processo di comprensione e di filtraggio delle informazioni su quanto succeda nel mondo è ancora delegato ai propri telegiornali e giornali preferiti, il che libera l’animo dalla fatica, la perdita di tempo e lo stress di discernere le informazioni significative dalle bufale e dalle notizie irrilevanti.

Per lo Sfiduciato invece le cose si complicano. Sebbene Internet contenga oggi informazioni infinitamente più significative rispetto ai vecchi media, la Rete non contiene soltanto queste. Oltre che informazioni importanti ed analisi illuminanti, in Rete si trova anche una immensa quantità di immani cazzate. A volte, le informazioni utili sono addirittura mescolate alle cazzate, e ci vuole una certa abilità per riuscire ad estrarle dal contesto fuorviante per farne un utile uso.

Poiché il cervello umano ha una forte tendenza alle generalizzazioni, molte persone passate alla categoria degli Sfiduciati diventano semplicemente dei Fiduciosi indiscriminati di tutto ciò che di strambo trovano su Internet. Questo spiega perché molti Sfiduciati, dopo aver smesso di credere ai media tradizionali finiscano poi tristemente per prendere per oro colato i furbi vaneggiamenti di gente come David Icke (secondo il quale siano tutti governati da ibridi alieni rettiliani che hanno mescolato il loro DNA a quello dei potenti della Terra più di 1000 anni fa). In effetti, i personaggi alla Icke non sono affatto casuali, esistono proprio per attrarre i novelli Sfiduciati e trasformarli in una nuova categoria di inoffensivi Fiduciosi. Il vecchio sistema si difende anche così. Icke è soltanto un esempio eclatante, ma la lista dei falsi profeti è lunga assai. Ogni Sfiduciato che si rispetti dovrebbe stilare la propria lista nera di falsi profeti le cui rivelazioni non vanno prese troppo sul serio. (Assieme alle panzane, i falsi profeti mescolano anche informazioni vere, altrimenti chi mai si lascerebbe sedurre da loro?) Non è un caso che gli Sfiduciati opportunamente convertiti in Nuovi Fiduciosi Del Falso Profeta Di Turno siano spesso orgogliosi di riconoscersi in quell’etichetta di “complottista” che persone con maggior senno riconoscono come nettamente insultante. Cornuti e mazziati e contenti, insomma.

Senza arrivare a questi estremi, è tipica in ognuno che abbia perso ogni fiducia nell’informazione mainstream una fase in cui si tenda a credere il contrario di ciò che l’autorità traditrice comunica. Credere il contrario non è la stessa cosa che non credere più, e può condurre a svarioni anche notevoli. Un caso emblematico lo vediamo in occasione del fatto di cronaca dello psicolabile che ha lanciato un Duomo di pietra contro il volto di Berlusconi. Su Internet, si è notata nei forum di discussione una marea di Sfiduciati convinti che l’intero episodio, che pure si è visto bene in televisione, fosse una montatura.

Il sangue? Pomodoro. Il Duomo di pietra? Lo avrebbe appena sfiorato. Qualcuno ha addirittura azzardato che tutta la scena fosse stata manipolata digitalmente. Inoltre, si argomenta, chi è che ha tratto vantaggio politico dall’evento? Berlusconi. Quindi, come l’11 settembre “insegna”, vuol automaticamente dire che si è fatto anche lui l’autoattentato. Ecco, qui vediamo un caso esemplare di Sfiduciati che, anziché limitarsi a chiedere a loro stessi scetticamente se ciò che ci viene mostrato corrisponde al vero (ed in questo caso a rispondersi di sì, perché semplicemente è così) cadono nella trappola di credere per forza al contrario della versione ufficiale, prendendo così una cantonata madornale. Perché ogni tanto – ahimè – qualcosa accade per davvero così come ci viene mostrata. Ma nel suo percorso di emancipazione, lo Sfiduciato è come un bambino che attraversi la sua fase del “no”, ed il suo rifiuto per tutto ciò che giunge dall’autorità è assoluto e indiscriminato. E’ umano che questo fenomeno avvenga, tuttavia – come il bambino infine supera la sua fase del “no” – anche l’adulto Sfiduciato deve liberarsi di questa nuova schiavitù. Perché se prima era uno schiavo asservito a credere a tutto ciò che gli veniva detto, adesso è uno schiavo asservito a credere il contrario di tutto ciò che gli viene detto. Sempre schiavo rimane. Schiavo dell’irrealtà. Per non essere uno schiavo, l’adulto Sfiduciato deve giungere a saper scegliere la visione della realtà più plausibile e probabile, ogni volta, in modo critico e ponderato. E le opinioni preconcette non aiutano in questo processo.

La BBC ed il Time hanno cercato di spiegare ai propri Fiduciosi lettori perché il mondo intorno a loro si popoli di cotanti complottisti. Par condicio impone che ci si ponga anche la domanda inversa.

L’interrogativo che ogni Sfiduciato fatalmente si rivolge infatti è: come fa così tanta gente a rimanere Fiduciosa? Non c’è una risposta unica. Coloro che assorbono tutte le loro informazioni dalla televisione ed eventualmente dalla lettura di giornali sportivi o di gossip, vivono in un mondo illusorio a perfetta tenuta stagna, un Truman Show di massa a prova di bomba, il Mondo Nuovo profetizzato da Huxley più di mezzo secolo fa. Anche coloro che si spingono un passo più in là e leggono le pagine non sportive dei giornali sono confinati in una versione edulcorata della realtà. Essi sono convinti che i giornali (almeno quelli che leggono loro) siano più o meno liberi di scrivere ciò che vogliono, poiché viviamo in una democrazia anziché una dittatura. E fin qui non si sbagliano. Il loro madornale errore è sulla esatta stima di quel “più o meno”. Ciò che i giornali nascondono loro è di tale portata, che la loro percezione della realtà ne viene catastroficamente distorta (la mistificazione omertosa sui fatti dell’11 settembre ne è un emblematico esempio). Questa fascia di Fiduciosi è solitamente più radicata nelle proprie erronee credenze della fascia più sempliciotta che non legge affatto. La convinzione di essere bene informati agisce con forza contro l’opportunità di scoprire che tale certezza è infondata e c’è una resistenza fortissima ad ammettere che si sono sprecati anni ed anni della propria vita a farsi abbindolare su temi cruciali dai mezzi di informazione in cui si era riposta la propria fiducia. E’ inoltre insopportabilmente umiliante, per chi si pensa intelligente, scoprire di essere invece stato fatto fesso ad oltranza. Chi non ha la forza di inghiottire il rospo, rimane Fiducioso incallito.

La risonanza creativa fra le persone che su Internet collaborano nel tentativo di capire cosa succede al mondo meglio di quanto consentito dai media tradizionali è un fenomeno straordinario, che trova il paio solo con le grandi rivoluzioni culturali del passato. I giornali tradizionali osteggiano questo processo, ma continuando a mentire sui fatti essenziali del mondo perdono costantemente autorevolezza e sempre più lettori Sfiduciati li abbandonano. Le tirature dei giornali sono in forte declino costante in tutto il mondo occidentale. Una parte dei lettori perduti continua a sbirciare le versioni online dei giornali tradizionali. Ma quando è ad essi consentito esprimersi a commento degli articoli, se un giornale fa cadere dall’alto le proprie evidenti fregnacce (soprattutto sul tema della fiction “guerra al terrore”) poi si ritrova l’area dei commenti zeppa delle informazioni che esso ha censurato o distorto. Si giunge così al grottesco sublime: al di là delle apparenze, si inverte il flusso delle informazioni, i lettori comunicano all’articolista cosa si è dimenticato di scrivere. Mai nella storia si era visto qualcosa del genere.


Continua...

Uriel:

"Lo trovo un grosso ammasso di cazzate complottiste, onestamente. Cercare dietro le quinte ti fa perdere di vista quello che avviene sul palcoscenico. Il complottismo, in questo, e' il piu' efficente strumento di distrazione: ti costringe a non vedere i fatti, per inseguire la presunta spiegazione. Mi chiedo quanta realta' vi siate persi mentre inseguivate le spiegazioni: l'unica verita' sconvolgente e' che non esiste alcuna verita' sconvolgente, e l'unico vero complotto nascosto e' che non esiste alcun complotto nascosto."
Inviato il: 3/1/2010 15:02
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  •  Ashoka
      Ashoka
Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#2
Sono certo di non sapere
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Inviato il: 3/1/2010 15:24
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#3
Sono certo di non sapere
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La parte che suscitera' qui in questo sito piu' furore pero' e' questa:

Citazione:
Infatti il vero problema, alla resa dei conti, non è il superare la fiducia cieca nelle autorità viste come genitore, bensì diventare psicologicamente adulti così da non avere bisogno di questo surrogato istituzionale dei propri genitori. Mi spiego meglio: come forse saprete, esiste un notevole movimento popolare, negli Stati Uniti, ma anche in altre nazioni occidentali, che chiede a viva voce una nuova investigazione sui fatti dell’11 settembre. Ma a chi si chiede di effettuare questa investigazione? Beh, agli stessi che l’11 settembre lo avrebbero organizzato, naturalmente (non esattamente gli stessi individui, ma il senso è quello). Ma come? Dici che l’11 settembre è stato organizzato dal governo e poi chiedi al governo di investigare? E’ come un bambino che essendo giunto alla conclusione che suo papà gli ha rubato i soldi dal salvadanaio chiede al papà di aprire una commissione d’inchiesta sul furto, per indagare se stesso. Cosa si aspetta di ottenere il bambino? Qualsiasi siano le sue nobili aspettative, la cosa più concreta che riuscirà a ricavarne è un sonoro ceffone. Il potere non investiga se stesso. E se lo fa, lo fa per finta. Chiedergli di farlo è infantile come l’esempio del bambino che rompe le palle al papà ladro. In questo caso vediamo come molti Fiduciosi, divenuti Sfiduciati, rimangano tuttavia psicologicamente bambini (e quindi intrinsecamente Fiduciosi) che chiedono all’autorità cattiva e traditrice di tornare ad essere l’autorità buona ed onesta che essi credevano che fosse – ovvero in altre parole chiedono all’autorità di imparare a mentire meglio, a fingere meglio di essere un’autorità buona (i famigerati processi ai capri espiatori servono ben a questo), così che essi possano tornare in quella innocenza condizione di Fiduciosi dalla quale sono stati estromessi a calci nel culo e della quale hanno una dannata nostalgia. Tutto ciò è piuttosto risibile e patetico. Quando capisci che le cose non stanno come vorresti tu, i casi sono due: o ti dai da fare per esercitare tu il potere che secondo te altri stanno esercitando in modo sbagliato (approccio rivoluzionario), oppure sei pienamente appagato dal solo fatto di capire (approccio filosofico). Mugugnare è infantile, e se anagraficamente non sei più un bambino, ciò è anche patetico.


Quaglia - con l'eccezione della posizione di Robert Sheckley che a mio parere non e' diversa da una chiusura, solo argomentata meglio - non avrebbe potuto esprimere meglio qual e' il mio sentimento durante tutta questo tempo passato ad occuparci di "cospirazioni" che sono in effetti niente altro che la maniera in cui i governi hanno sempre - e sempre continueranno - agito.

Per quanto riguarda Uriel, l'essere brillanti ed essere dei bambinoni "fiduciosi" sono due cose che possono benissimo coesistere.
_________________
Il Portico Dipinto Network Nanopublishing
E' dall'uso (mancato) del Congiuntivo, che li riconoscerete.
Inviato il: 3/1/2010 15:28
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  •  sick-boy
      sick-boy
Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#4
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 18/10/2006
Da Leith
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La posizione di Sheckley è IMO, condivisibile, una volta capito l'andazzo. Specie alla sua età.

Ma si può anche decidere intenzionalmente di rimanere Fiduciosi, se si è saggi abbastanza. Negli ultimi anni della sua vita, il grande scrittore americano Robert Sheckley è stato un mio stretto amico. Assieme, abbiamo ripetutamente girato mezza Europa, e discusso di molte cose. A settembre del 2004, mentre stavo scrivendo il mio libro Il Mito dell’11 Settembre, andammo insieme ad un convegno letterario a San Pietroburgo, ed io non resistetti alla tentazione saggiare la sua opinione sui fatti dell’11 settembre. Per ovvi motivi, all’epoca avevo spesso questo tema per la testa. L’opinione di Sheckley a riguardo si rivelò molto convenzionale, il che mi stupì poiché Sheckley disponeva indubbiamente una mente ben poco convenzionale. Dissi solo un paio di frasi nella direzione che ben immaginerete, e poi tutto successe molto rapidamente. Mi guardò con occhi furbi e sorriso sospettoso e divertito. Io azzardai altre due frasi e poi lui mutò espressione e mi interruppe, dicendo: “Non voglio sapere altro. Conosco già questa storia. E’ la solita storia degli uomini e del mondo. E’ sempre la stessa storia. Non importa chi sia stato a fare cosa stavolta, chi abbia ucciso chi e perché. E’ in ogni caso esattamente sempre la stessa storia schifosa, e non mi interessa. Perché se inizio a sapere dei dettagli poi ne voglio conoscere altri e poi va a finire che mi arrabbio, e se mi arrabbio poi mi tocca perdere il mio tempo a pensare a queste porcherie invece che a ciò a cui io voglio pensare, a ciò che mi interessa davvero.”

Ah, secondo me Uriel nemmeno lo ha letto. Ormai tracima da ovunque la sua arroganza, che peccato (prova a commentare sul suo blog...è praticamente impossibile; e non parlo del farsi pubblicare). Tra l'altro usa una pessima analogia, visto che parla, appunto, di palcoscenico (e perciò di messinscena). Qui il suo articolo sul caso dello Yemenita dove si trova il commento che ho postato sopra

Sto vedendo la sequenza di attacchi che i terroristi stanno conducendo contro gli USA, e devo dire che onestamente mi sembra di vedere una toreada. Nel senso che gli americani sembrano non aver capito la natura dell’attacco stesso.Stando cosi’ le cose, la serie di azioni che Obama ha deciso per contrastare l’attacco e’ del tutto inutile: e’ come se una persona si mettesse a giocare a canasta perche’ ha un problema di cavallette. Non serve a nulla.


Quella che vedo in campo, da parte americana, e’ il solito motto da settimo cavalleggeri, “gli indiani sono astuti ma non intelligenti”. Il guaio e’ che oggi sembra esattamente il contrario, e nello scontro tra Al Qaeda e gli americani sembra che gli intelligenti siano tutti dalla parte dei terroristi. Inviare dei commando in Yemen puo’ essere una soluzione astuta, nel senso che un commando e’ in se’ un gruppo di soldati che agisce con astuzia, ma non e’ una mossa intelligente. E non lo e’ perche’ gli USA non hanno capito la natura dell’attacco che stanno ricevendo.

Facciamo un passo indietro: durante l’espansione coloniale occidentale, gli eserciti occidentali si espandevano senza troppi problemi, soggiogavano le zone in brevissimi tempi, e stroncavano le rivolte senza ansimare troppo. Gli imperi coloniali stessi sono diventati inutili al crescere dei costi militari (1), ma non e’ mai stato un eccessivo problema tenerli soggiogati.Sebbene una certa letteratura terzomondista abbia voluto mettere in risalto ad ogni costo le rivolte , la semplice verita’ e’ che le potenze coloniali hanno mollato l’osso quando hanno voluto, o perlomeno quando hanno deciso, a volte spinte dall’opinione pubblica del dopoguerra, a volte da semplici ragioni di bilancio.

Oggi vediamo che gli USA faticano a tenere sotto controllo paesi come l’ IRAQ, che durante il periodo coloniale era considerato poco piu’ di uno sputacchio di beduini, niente di cui le armate occupanti dovessero temere davvero. Cosi’ come vediamo che faticano a tenere sotto controllo le zone assegnate a loro. Eppure, si tratta di sforzi che le potenze coloniali hanno sempre trovato modesti: non parliamo dell’ India, parliamo dell’ IRAQ.

La verita’ e’ molto semplice: l’esercito americano e’ potente perche’ ha molti mezzi, ma non ha dei buoni soldati, ne’ li ha mai avuti. I famosissimi Marines sono, e sono sempre stati, dei mediocri adatti piu’ alla palestra che al terreno di scontro, e se gli stati uniti si trovassero a combattere una guerra continentale come quelle del passato europeo, sul LORO continente, con ogni probabilita’ verrebbero invasi in poche settimane. Manca loro la cultura della guerra: il soldato americano e’ semplicemente un tizio che spara, e vince perche’ lo fa con armi piu’ grosse di quelle del nemico.

Perche’ pensiamo che siano questa fine del mondo di soldati? Lo pensiamo perche’ per 50 anni abbiamo visto del FILM che ci mostrano quanto fighi siano. La catastrofica figura di merda di Montecassino non diventera’ MAI un film(2), eppure, insieme ad un altro centinaio di episodi, potrebbe aiutarci a capire per quale motivo gli americani non riescano a tenere sotto il tallone un paesello da 16 milioni di abitanti come l’ Iraq: finita la fase boom-boom, l’esercito americano mostra tutti i suoi limiti. Mancanza di intelligenza.

Ma torniamo al problema: perche’ pensiamo che siano questa incredibile manica di eroi e di ottimi combattenti? Lo pensiamo perche’ abbiamo visto un sacco di film. Lo stesso vale per la CIA. Sebbene abbia la fama di essere questo servizio segreto fichissimo, di per se’ la CIA non ha mai mostrato professionalita’ o capacita’ da lasciare a bocca aperta. Sono innumerevoli le volte in cui fecero delle figure di merda, come quando andarono a liberare gli ostaggi detenuti a Teheran, nel 1980, mandando degli elicotteri in giro dimenticando di chiedersi quali fossero le condizioni metereologiche.

Dopo aver lasciato la portaerei, la sabbia levata dal vento danneggiò il rotore di un Sea Stallion, che dovette perciò effettuare un atterraggio di fortuna nel deserto, costringendo gli altri elicotteri a prendere a bordo l’equipaggio dell’elicottero non più operativo. Un secondo elicottero fu poi costretto ad invertire la rotta quando, sempre a causa della tempesta di vento, le elevate temperature raggiunte misero fuori uso la strumentazione di bordo. Un terzo degli otto elicotteri originariamente partiti accusò un malfunzionamento dell’impianto idraulico dopo che il gruppo dei sei elicotteri rimasti riuscì a raggiungere Desert One ed anch’esso dovette essere abbandonato sul posto. Gli elicotteri rimasti funzionanti a quel punto della missione erano quindi solamente cinque.

Un’ulteriore complicazione derivò dalla decisione di installare il campo Desert One nei pressi di una strada a normale percorrenza da utilizzare come pista d’atterraggio per i C-130. Quando la prima squadra di marine atterrò a Desert One ed iniziò a mettere in sicurezza il perimetro, un contrabbandiere di carburante alla guida di un’autocisterna di gasolio, pensando che il blocco stradale fosse ad opera dalla polizia iraniana, tentò la fuga. I marine, temendo che l’allontanamento del mezzo potesse compromettere la missione, tentarono di farlo desistere aprendo il fuoco con un lanciarazzi, il quale andò a colpire l’autocisterna incendiandola; le fiamme che si sprigionarono, alimentate dal gasolio, furono così intense che illuminarono a giorno la base, rendendola visibile a miglia di distanza e rischiando inoltre di rivelare la posizione degli elicotteri e dei due C-130.

Rimasti oramai con soli 5 elicotteri, quando il numero minimo richiesto dalle specifiche della missione non doveva essere inferiore a sei, un nuovo ordine direttamente impartito dal presidente Carter impose l’abbandono della missione, con conseguente rientro immediato dei mezzi coinvolti rimasti. Nel tentativo di far decollare i due C-130 che avrebbero dovuto rifornire di carburante i Sea Stallion di ritorno, però, il pilota di uno degli elicotteri perse l’orientamento andando ad impattare contro uno dei due aerei, con conseguente perdita dei due mezzi e di 8 membri degli equipaggi che li occupavano. Gli equipaggi degli ultimi elicotteri, convinti di trovarsi sotto attacco, abbandonarono i loro mezzi per salire a bordo del secondo C-130, che evacuò il restante personale militare.

Ho sottolineato le parti che sottolineano l’incredibile imbecillita’ della vicenda; dall’ordine dato da Washington, senza sapere che ci fosse una tempesta di sabbia sul posto, alla decisione di aprire il fuoco durante una missione segreta usando un lanciarazzi, alla mancanza di comunicazioni , al dilettantismo e all’improvvisazione. Se pensiamo che solo 40 anni prima i tedeschi avevano liberato Mussolini da una prigione sulle montagne considerata inespugnabile con una serie di accorgimenti che avrebbero evitato la figura di merda di Carter , il confronto appare penoso.

Tuttavia, di questa inenarrabile serie di figure di merda sappiamo poco. Anzi, sappiamo sempre e solo di che genere di potenza siano capaci, e di quanto siano fighi e di quanto siano belli, ma tutto questo non e’ dovuto alla loro storia, bensi’ al loro cinema. Negli ultimi 30 anni le loro immense flotte navali non hanno dovuto sostenere alcuna battaglia navale vera e propria, se cosi’ fosse stato sarebbe passata loro la voglia di gigantismo che hanno nel costruire navi ; quello che non capiamo e’ che le loro navi e le loro flotte sono concepite piu’ per Hollywood che per la vera guerra.

In ultima analisi, possiamo dire che dopo la seconda guerra mondiale non abbiano mai brillato particolarmente(3), ma tutta un’industria hollywoodiana ci ha fatto credere il contrario. Negli ambienti militari c’e’ sempre molto scetticismo, riguardo alla capacita’ americana al suolo nel medio e lungo periodo, e c’e’ una ragione. Forse vedono film diversi.

Anche il giudizio che diamo agli USA in generale e’ piuttosto falsato. Noi vediamo CSI e pensiamo che la polizia scientifica americana sia chissa’ cosa, vediamo i polizieschi americani e pensiamo che siano chissa’ cosa; i risultati (il tasso di criminalita’ enorme) parlano molto diversamente. Lo stesso dicasi di FBI e dei famosi sceriffi, che nella realta’ sono poco piu’ di vigili urbani col piglio da caporale anziano degli alpini e una professionalita’ inesistente. Ma questo non ci viene mostrato da Hollywood.

Cosi’ come noi vediamo ER e pensiamo che gli ospedali americani siano chissa’ cosa, ma se inviassimo dei veri giornalisti nei veri ospedali, a fare inchieste “cattive” come quelle che si fanno contro la nostra sanita’, troveremmo situazioni spaventose, con le sole poche eccezioni di qualche clinica da ricchi.

Il concetto che voglio rappresentare, cioe’, e’ che la stragrande maggioranza della potenza americana e’ illusoria. E’ un miscuglio di una continua propaganda fatta da una Hollywood che non paga tasse perche’ fa propaganda, di un continuo bombardamento che non ci fa vedere nulla di quanto sia sul campo realmente.

Ed e’ qui la natura dell’attacco odierno agli USA. Il problema non e’ se l’attacco riesca, perche’ i terroristi sanno benissimo che uccidere otto agenti della CIA non pieghera’ certo gli USA (che specialmente con la disoccupazione che hanno oggi) troveranno file di persone che chiedono uno stipendio) , ma quello che hanno fatto e’ stato di mostrare che genere di cialtroni siano gli americani.

Cosi’ come la cialtroneria e’ emersa nei controlli aereoportuali: non credo proprio che Al Qaeda abbia usato un tizio arcinoto e strasegnalato per caso; lo scopo non era quello di far esplodere l’aereo (4) ma di far fare una figura di merda all’ FBI, che sostiene di controllare preventivamente le carte d’imbarco dei passeggeri, ed invece non lo fa. Probabilmente tutte le scartoffie che riempite per andare negli USA finiscono direttamente ad essere riciclate per farci la carta igienica.

Cosi come non e’ accettabile da un esercito moderno che un tizio palestinese dentro una base apra il fuoco in mensa : significa che in quel momento nessuno sapesse dove si trovassero di preciso i soldati. Ho fatto servizio per qualche mese alle scuole CEMM di Taranto, e una cosa simile non poteva succedere. I marinai erano implotonati tutto il tempo. Quando non erano implotonati erano in un certo numero fisso di posti, con un inquadratore che li seguiva. Per tornare in camerata occorreva un permesso. Dalla sala di ricreazione non si usciva, e c’era una scolta in tutte le porte. Gli armadietti vengono perquisiti piu’ o meno all’insaputa dei marinai. Otto assemblee sul piazzale , al giorno,per chi non aveva servizi da fare, rendevano impossibile muoversi liberamente. Le armi sono in un ampio sotterraneo (qualche Kmq, diciamo) che serve anche da poligono, e non c’e’ pericolo che qualcuno esca da li’ con un’arma in mano dopo il tiro. Si entra in mensa in fila indiana, con addosso la divisa da lavoro , le forchette e i coltelli (che sono personali) e basta. Il personale civile smamma quando ha finito, ed e’ limitatissimo.

Quando ho sentito del caso americano, ho pensato “ma chi gli ha insegnato a tenere una caserma, a quelli?”.

Lo stesso dicasi per l’attacco contro la CIA. Dire che si siano fatti fregare come dei polli e’ poco. E’ quella la CIA?. Si’, la risposta e’ che la CIA e’ quella, proprio quella. Un gruppo di agenti segreti che stanno in caserma. In gruppo. Roba da non crederci. Eppure e’ questo.

Obama ha poco da dire che apre le inchieste, mancano le cognizioni di base, e’ come avere a che fare con un tizio che vuole fare il chimico e ignora Mendelev, manca proprio la scolastica di base: cercate la “base” dell’ MI6, per dire. Cercate una base dell’ FSB.

Questa e’, esattamente , la natura dell’attacco che stanno subendo oggi gli americani: ad essere demolita non e’ tanto la loro forza militare (che si basa sull’economia di guerra e non sulle forze armate) , ma la loro propaganda. Quei 40 anni di propaganda hollywoodiana stanno venendo demoliti lentamente, non dalla potenza degli attentati ma dall’incredibile facilita’ con la quale vengono effettuati, e dall’incredibile inefficienza di chi e’ preposto a fermarli.

Con la crisi dei subprime abbiamo imparato che il famoso fisco americano si lascia scappare sotto il naso triliardi di dollari in bilanci falsi (roba che la nostra GdF sembra una genia di volpi, in confronto) , abbiamo imparato che ne’ la famosa Fed ne’ il tempio della finanza capiscono qualcosa della finanza (nel caso Parlamat l’allarme arrivo’ da Consob e da Bankitalia, ed erano 13 miliardi di euro. Nel caso di Fanny Mae e di Lehman Brothers, per piu’ di due triliardi di dollari complessivi, non se ne accorse nessuno fino all’ultimo. Roba da sprofondare dalla vergogna) , e cosi’ via.

Oggi, mano a mano che passa il tempo, vediamo erodere lentamente il resto del mito. Ed e’ questa la natura dell’attacco che gli USA non capiscono: non capiscono che i loro alleati si sono alleati con loro perche’ le loro opinioni pubbliche credevano al mito hollywoodiano, che i loro nemici li hanno temuti perche’ temevano piu’ il mito che la realta’; e non capiscono che al crollare del mito perderanno sia la fedelta’ degli alleati che il timore dei nemici.

Obama crede di fare un favore agli USA nell’ordinare un’inchiesta pubblica che denunci con esattezza che cosa sia successo; quello che ne emergera’ e’ che molti uffici americani hanno la posta elettronica ma non la usano, che molti impiegati non fanno i controlli richiesti, che non c’e’ alcun coordinamento. Sul piano della politica interna tutto questo puo’ essere un bene, ma sul piano dell’immagine , se foste la Georgia non vi sareste messi contro Putin con alleati simili. Questo e’ il punto.

Non credo che i terroristi possano distruggere materialmente un paese come gli USA; penso pero’ che possano distruggere il loro mito mostrandone la pomposa, crassa cialtroneria da cowboy.

Gli USA stanno soffrendo della sindrome di Buffalo Bill. Buffalo Bill, William Federick Coady, era il piu’ grande cowboy americano. A sentire i film su di lui, e i suoi spettacoli, era il migliore del mondo. Andava in giro con un baraccone di indiani d’america, bufali americani , ballerine e nani, per mostrare al mondo che fichissimi che erano i cowboy americani. Il guaio e’ che un certo Augusto Imperiali, ciociaro di ciociaria, non aveva mai visto i suoi film. Augusto e i suoi stracciarono, l’8 marzo del 1890 , il mitico Buffalo Bill ad una gara di monta dei puledri, per una semplice ragione: non avevano mai visto i suoi film, e scoprirono subito che i cavalli americani sono facilissimi da domare.(5)

Cosi’ il problema di oggi e’ il seguente: gli americani sono impegnati in una guerra che mira a demolirne il mito. I nemici degli USA hanno capito che se affrontare la nazione con le sue forze materiali puo’ essere controproducente, demolirne il mito e’ molto, molto, molto piu’ semplice.

Poiche’ gli americani sono condizionati dai loro meccanismi politici interni, quello che faranno sara’ di processare in pubblico chi sbaglia, faranno esibire ogni mancanza ed ogni errore in pubblico; questo giovera’ molto alla politica interna ma impattera’ negativamente su quella estera, rendendo chiara una semplice verita’: gli USA sono una nazione potente, come tante altre in un mondo multipolare. Non e’ detto che sia conveniente allearsi con loro, e solo chi ha subito 50 anni di bombardamento hollywoodiano puo’ pensare il contrario vedendo negli USA il dio della guerra, il dio della politica, il dio dell’economia.

E’ possibile che gli stati europei , le cui opinioni pubbliche sono ben indottrinate al mito americano, possano continuare a considerare fighissimo quel paese, e quindi a considerare quasi stolto chi decida di non allearsi con gli americani ; il problema e’ che non tutto il mondo ha visto gli stessi film, e quindi non tutto il mondo e’ portato a credere lo stesso.

In questo momento ad essere sotto attacco non sono gli USA, ma il loro mito. Ma gli americani non lo capiscono; non capiscono quello che i romani sapevano benissimo, e cioe’ che prima di sconfiggere un popolo devi sconfiggere i suoi dei, o costruire dei templi piu’ grandi a Roma per invitarli a spostarsi li’, privando il popolo dei propri dei. Ora che l’industria americana si e’ spostata fuori dagli USA con le delocalizzazioni, la finanza USA e’ globalizzata, si stanno attaccando gli ultimi miti americani, la CIA, l’ FBI e le forze armate.

Non so per quanto tempo gli USA possano ancora mantenere le telecamere ed i giornali lontani dalle sacche di poverta’ sempre piu’ grandi che si stanno creando nel paese, ma devono stare molto attenti: perche’ l’ultimo vero dio americano e’ la ricchezza, e se cade anche quello, nessuno avra’ mai piu’ un motivo per allearsi con loro o per cercare buoni rapporti con loro.

E la cosa incredibile e’ che gli americani non lo hanno capito. Essi sono chiusi nel materialismo del loro pensiero, e non conoscono il concetto di mito, che loro tradurrebbero con “immagine”, o con “brand”. Ma il mito non e’ solo un’immagine o un brand, bensi’ qualcosa di molto concreto, che spinge le masse ad agire piuttosto che a non farlo, che muove le opinioni pubbliche e con esse le democrazie.

Spogliata dai suoi miti, la famosa America rimane solo un paese mediocremente amministrato e discutibile nei valori , del suo esercito rimane solo la capacita’ distruttiva, ovvero la minaccia di rappresaglia, della sua polizia rimane il dilettantismo e l’improvvisazione meglio pagata del mondo, della sua finanza rimane poco piu’ di un gigantesco casino’, del suo popolo rimane un insieme di ignoranti imbottiti di TV e leggende metropolitane , della sua classe dirigente solo una casta di ricchi plutocrati e dinastie politiche tutt’altro che trasparenti.

Sicuramente una nazione materialmente potente, ma non sempre la prima scelta di chi cerca un alleato o un partner.

Ed e’ questa la ratio dell’attacco; demolire il mito.

E la reazione di Obama lascia capire che non si e’ capito proprio questo, che e’ sfuggita a tutti la vera natura dell’attacco. Alla luce di quanto si sta vedendo, se voi foste una Georgia, vi sareste messi contro Putin? E se foste Israele? E se foste giapponesi, preferisreste la Cina o gli USA?

Questo e’ il problema: caduto il mito, un governo democratico che si allei con gli USA dovra’ spiegare all’opinione pubblica il perche’; ed il perche’, senza il mito, non c’e’ piu’.

Per questo e’ il mito ad essere sotto attacco oggi.

Uriel



(1) Il costo dell’equipaggiamento per soldato e’ quasi decuplicato dal 1945 ad oggi, anche in paragone al PIL. Per non parlare dei costi delle strutture strategiche.

(2) Un semplice caporale tedesco avrebbe saputo cosa fare e non avrebbe mandato al macello 22.000 persone contro un centinaio di tedeschi. Invece loro hanno bombardato la collina fino a dimezzarne l’altezza, hanno mandato gente allo sbaraglio contro un centinaio di ratti verdi, per vederle falciare dal fuoco , e come unica risposta bombadavano ancora. Poiche’ la montagna era stracolma di grotte, il risultato fu una figura di merda catastrofica, prima di un massacro immane.

(3) Anche sulla IIWW potremmo discuterne, visto che non combatterono mai sul loro territorio e il contributo piu’ grande fu quello dei russi.

(4) Sul fatto che sarebbe stato sufficiente a far esplodere l’aereo ho molti, molti, molti dubbi. Contrariamente a quanto si crede, un aereo puo’ subire sollecitazioni spaventose, basterebbe fare due conticini sulle forze in gioco sulle ali e sulla carlinga per capire che e’ piu’ facile far deragliare un treno.

(5) Anche Buffalo Bill e i suoi affrontarono abbastanza bene i cavalli italiani e riuscirono a domarne alcuni. Il problema fu che i cavalli americani non erano nulla di speciale, anzi i famosi “indomiti mustang delle praterie americane” si domavano con una facilita’ enorme, per cui Imperiali e i suoi li montarono facilmente uno ad uno: nonostante il mito Buffalo Bill aveva sempre avuto a che fare con dei cavalli tutto sommato docili, se confrontati con quelli ciociari, e per questo motivo perse la sfida. Il mito di Buffalo Bill, in pratica, era costituito piu’ dai cavalli facili da domare che dalle sue abilita’.

Inviato il: 3/1/2010 15:47
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#5
Sono certo di non sapere
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Da Sud Europa
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Quello di Roberto Quaglia mi pare uno degli articoli più acuti scritti sull'argomento.
Ed è ancora più interessante perchè sottolinea bene anche il rischio della deriva opposta, quella del bambino tradito che pende dalle labbra dei genitori per poi considerare tutto falso quello che gli viene detto, a priori.

L'esempio che Quaglia fa dell'incidente di Berlusconi e delle inevitabili "inchieste" è emblematico, a tal riguardo.

Per quanto riguarda Uriel è sicuramente intelligente, e dimostra come l'intelligenza può a volte essere messa a servizio di una ottusità di fondo non scalfibile.

Il guaio di molte persone intelligenti che sanno di esserlo è che alla fine finiscono sempre e solo a parlare di loro stesse e di quanto sono intelligenti, e si fanno paladini del proprio pregiudizio.

A presto
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-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
Inviato il: 3/1/2010 15:58
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#6
Dubito ormai di tutto
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Da NiggahCity
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Seguo Quaglia da anni, in effetti credo sia stato uno dei primi in Italia a parlare dei punti oscuri nella c.d. "versione ufficiale" sull'11 settembre, in un suo famoso articolo divenuto poi libro.
La sua acutezza mi pare indiscutibile, ed anzi confermata dalla breve analisi espressa in questo articolo.
Sulle persone come questo Uriel, che preferiscono fare scempio della propria innegabile intelligenza annegandola in un mare di boria autoreferenziale, purtroppo è piena la rete.
Nelle sue lapidarie quanto ottuse e semplicistiche affermazioni manicheistiche espresse in coda all'articolo, dimostra di non averlo letto, perché non si rende nemmeno conto di dire le stesse cose affermate da Quaglia: "i complotti non esistono", appunto.

La ottusità delle posizioni precostituite di queste persone è indistruttibile, purtroppo, e la mia esperienza pregressa mi suggerisce che non vale la pena tentare di dialogare con loro: sulla linea di Riotta, neanche se prese in fallo a ripetizione con contraddizioni pesanti quanto ineludibili, ritratterebbero i loro dogmi.
"I complotti non esistono", se lo ripetono quotidianamente, come un mantra.

Manco si rendono conto che i concetti di "bene" e "male" vanno bene per l'ora di catechismo o per un momento "esopico", ma i governi e le grandi organizzazioni in genere non operano secondo i canoni e le categorie "morali" utilizzate dalla e per la gente comune, come sottolinea Quaglia: loro sono "oltre" questo modo così naif e terribilmente semplicistico di vedere il mondo.
Ma farlo capire agli "ottimisti" ottusi come Uriel è impresa impossibile...
_________________
"Non siamo noi a trovare la Verità. È la Verità a trovare noi. Dobbiamo solo prepararci. Si può invitare un ospite che non si conosce? No. Ma si può mettere la casa in ordine, così che, quando l'ospite arriva, si è pronti a riceverlo e a conoscerlo".
Inviato il: 3/1/2010 17:42
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  •  Nirav
      Nirav
Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#7
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 26/4/2009
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Definire “complottista” chi indaga sui grandi complotti della nostra storia, è una semplice presa per i fondelli. Solo in italiano esiste questa definizione. In lingua inglese si dice conspiracy theorists , ovvero, teoristi della cospirazione.
Il complottista è chi complotta non chi denuncia l’esistenza di complotti.

Ma non ci si fa scrupoli a ridicolizzare le idee altrui stigmatizzandole fin dal inizio con definizioni burlesche. Non c’è bisogno di consultare dizionari. Chi accetta di essere definito un complottista e un povero cretino senza rispetto per se stesso. Vi faccio solo un breve esempio: un gruppo di amici discute appassionatamente di economia e qualcuno dice: “l’aumento del debito finirà con il generare l’iperinflazione” e qualcun altro ribatte: “hei , iperinflazione, passami l’accendino”. E’ solo una presa per il culo, non vedo perché discuterne ancora.

L’11 Settembre non è un “complotto” ordito alle spalle degli americani e del mondo intero?
Beh! Chiamalo come cazzo ti pare, la sostanza non cambia, mica possiamo passare il nostro tempo con il dizionario in mano, che palle questi intellettuali attaccati più alle parole che alla sostanza.

I fiduciosi e gli sfiduciati, che belle le categorie, ora che abbiamo messo ognuno in una casella, tutto è più ordinato e chiaro, possiamo andare a dormire tranquilli.

L’autoattentato di Berlusconi è implausibile? E chi lo ha deciso? Ora abbiamo anche le autorità competenti per definire cosa è giusto indagare e cosa invece rappresenti una forma mentis.
Inviato il: 3/1/2010 18:23
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  •  sick-boy
      sick-boy
Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#8
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 18/10/2006
Da Leith
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I fiduciosi e gli sfiduciati, che belle le categorie, ora che abbiamo messo ognuno in una casella, tutto è più ordinato e chiaro, possiamo andare a dormire tranquilli.

L’autoattentato di Berlusconi è implausibile? E chi lo ha deciso? Ora abbiamo anche le autorità competenti per definire cosa è giusto indagare e cosa invece rappresenti una forma mentis


Non è implausibile, è una sciocchezza. Nell'articolo, che mi gioco le chiappe non hai letto per intero, dice anche perché, ce ne fosse bisogno.

Non capisco il senso del tuo intervento, per qualsiasi opinione potrei protestare ("Cassano non in nazionale?" E chi lo ha deciso? "Berlusconi uno stronzo?" E Chi lo ha deciso? "La vita è faticosa?" E dove sta scritto?? ecc ecc.....utilità?)
Inviato il: 3/1/2010 18:39
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  •  a_mensa
      a_mensa
Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#9
Sono certo di non sapere
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Da roncello (mi)
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forse è ot, ma riporto un commento fatto su "comedonchisciotte" visto che anche qui si parla di uriel:


se l'uriel di cui parli è quello di wolfstep, allora per prima cosa domandagli quanti uriel scivono (io ne ho identificati almeno 2 e saltuariamente anche un terzo, perchè lo stile con cui si scrive, certe allocuzioni ripetute, certe parole, etc.. sono una firma valida quanto la calligrafia), per cui se già si tratta di più di una persona che scrive e ricerca a tempo pieno, direi che già c'è da domandarsi chi li paga, poi chiedigli perchè il suo blog l'ha creato nelle isole cocon. paura che lo si incontrasse per strada ?

ps. temo che lo stronzo che ha cominciato a postare con la mia firma nel blog di Turani (repubblica) dove per la prima volta ho messo in dubbio l'identità (come singola persona) dell'uriel di wolfstep, fosse proprio lui... tanto per farmi capire che non gradiva! qui sarà un po più difficile rubarmi l'identità.
_________________
non vorrei mai appartenere ad un club che avesse me come socio.
Inviato il: 3/1/2010 23:16
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  •  manolete
      manolete
Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#10
Mi sento vacillare
Iscritto il: 6/2/2005
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Uriel?
Uriel!?
chi era costui?

suerte,
manolete
Inviato il: 4/1/2010 10:22
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  •  sick-boy
      sick-boy
Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#11
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 18/10/2006
Da Leith
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Chissàà perché, chissà percome, Uriel ci ha scritto un articolo intero ora sulla faccenda. Ma tu guarda come rimbalzano le notizie su internet..! LINK

DEMOCRAZIA IGNORANTE

Mi e’ stato postato, in un commento, un link ad un sito di quelli complottisti. Di per se’ conoscevo gia’ le pseudoragioni dei complottisti , ma osservo che ormai sono arrivati a dire esplicitamente cio’ che prima soltanto lasciavano intendere: la verita’ deve essere soggetta al vaglio dell’opinione pubblica; e’ vero cio’ che l’opinione pubblica chiede di sapere.


Di per se’ non c’e’ nulla di strano in questo: i giornali sono aziende, che vendono scritti. Essi pretendono di essere la verita’, ma rimane il fatto che tra il giornale e il lettore intercorra il rapporto tra negozio e cliente. Per perseguire meglio questo risultato, i giornali si sono segmentati per fascie di clientela (lo stesso capitale che possiede la rivista dei dalemiani possiede una rivista ferocemente di destra) , mirando a massimizzare il profitto soddisfando i gusti dei clienti.

Cosi’, un giornale come l’ Unita’ deve dire cose specifiche per compiacere i gusti di gente specifica, lo stesso la Repubblica, Il Giornale o il Foglio. Adesso pero’ una domanda diviene obbligatoria: se il giornale tenta di inseguire lo share, cioe’ di soddisfare i gusti del pubblico, e’ possibile per il pubblico richiedere a gran voce che un giornale scriva, che so io, che gli asini volano?

La risposta e’ abbastanza chiara, basta leggere il sito complottista in questione, o uno qualsiasi di tali siti: “un movimento popolare chiede al governo degli stati uniti di riaprire l’inchiesta sull’ 11 settembre, per stabilire le vere dinamiche dell’attentato”.

Ora,l’inchiesta sul crollo delle torri gemelle , con relativa perizia, fu effettuata dalla piu’ autorevole associazione di ingegneria edile del paese. Anche ammesso che si riapra l’inchiesta , come se in Italia si fosse chiesto all’ordine degli ingegneri di rispondere: e’ ovvio che l’unica alternativa , in caso di nuova inchiesta, sarebbe lo stesso ente (che darebbe la stessa risposta) o un ente meno credibile.

Qual’e’ il punto di tale richiesta? Il punto di tale richiesta e’ il rifiuto della scienza in se’, e di conseguenza la pretesa che “un movimento di milioni di cittadini”, in quanto milioni ed in quanto cittadini, ne sappiano di piu’ di persone che hanno passato la vita a studiare e costruire edifici.

Questa era una conseguenza inevitabile della stampa edicolante : se ammettiamo che Il Giornale e l’ UNita’ possano scrivere cose diverse per soddisfare i lettori, allora perche’ non dovrebbero scrivere, che so io, che si sia trattato di alieni, degli ebrei, degli ebrei alieni(1)? E specialmente, se ammettiamo che la stampa possa venire guidata dai lettori, o che il governo debba venire guidato dalla “gente”, alla fine dei conti la gente deve essere onniscente.

Tornano in auge, dunque, i paradigmi principali del “potere del popolo”, ovvero come la democrazia si condanna ad un’opinione pubblica sempre peggiore,la quale votando produce governi sempre peggiori.

Ecco la costituzione perfetta della democrazia ignorante che ci aspetta :

1) Il cittadino è onnisciente. Nonostante i fiumi di retorica da cui siamo inondati, la democrazia non è un valore in sé, bensì semplicemente un metodo mediante il quale un corpo sociale sceglie i propri valori, la proprie leggi, il proprio governo. Potrebbe sceglierli in mille altri modi; in regime democratico, il corpo sociale attua tale scelta attribuendo al cittadino la possibilità di esprimere il proprio volere in una determinata occasione (le elezioni) e con un determinato sistema (il voto). Ogni cittadino è chiamato a votare e col voto ogni cittadino esprime implicitamente una valutazione, un giudizio, sul governo esistente o su quello che auspicherebbe. Ed ecco che si nota qui il primo postulato dello spirito democratico: il cittadino è onnisciente, il cittadino ha conoscenze sterminate. Poiché infatti l’operato del governo, e della legge in generale, copre pressoché ogni aspetto dell’esistenza umana, poiché il governo avrà una politica estera, una politica della scuola, una politica economica, una politica della famiglia, una politica dello sport, una politica ambientale, ecc., il cittadino - chiamato a valutare su questi ambiti il suo governo - si suppone che sia pressoché onnisciente, che sappia esprimere un’opinione (e si può immaginare quanto fondata!) su una serie di fatti che va dalla guerra in Iraq all’inquinamento elettromagnetico, dai Parmalat bond agli asili nido, dai rapporti con la Russia alle politiche per incentivare l’occupazione. Si chiede insomma al cittadino comune di saperne di più di quanto ne sapevano i grandi statisti del glorioso passato europeo: in fondo Richelieu era un gran volpone in politica estera, ma in politica interna ed economica forse non era poi questo genio, forse Colbert era un mago dell’economia ma in politca estera si trovava un po’ spaesato; il cittadino moderno no, il cittadino moderno, lui, sa tutto, ma proprio tutto di tutto. Quanto questo aspetto dello spirito della democrazia sia in totale opposizione alla specializzazione crescente in ogni lavoro scientifico degno di tal nome, è superfluo notarlo.

Quello che voglio invece notare è un’altra cosa. Al cittadino hanno insegnato (e per primi glielo hanno insegnato quei tuttologi, quei sommi maestri dell’orbe universo che sono i giornalisti) che lui sa tutto: è facile allora che la convinzione di sapere tutto penetri in profondità nella sua mente, che lui si convinca di poter dare lezioni di storia agli storici e di scienza agli scienziati. Se io so tutto, ovunque la mia mente volga il suo occhio, troverò qualche vecchia idea da correggere, qualche nuova scoperta da fare, troverò qualcosa da innovare, da cambiare, da modificare; io so tutto, se non in atto certo perlomeno in potenza, e quindi ogni disciplina mi è aperta, in ogni disciplina posso dire la mia alla pari di chi in essa abbia trascorso una vita di ricerche.

2) Il voto è sintesi. Alle elezioni il cittadino è chiamato a dare una valutazione “tuttologa” sul governo passato e su quello che lui auspica. Vediamo ora come sia chiamato a dare questa valutazione. Lo strumento della democrazia è il voto, un singolo voto che il cittadino attribuisce al partito o allo schieramento di sua preferenza. Pensiamoci, si potrebbe votare in mille altri modi; si potrebbe ad esempio chiedere ai cittadini di esprimere delle “pagelle”, di dire “a Tizio attribuisco 7 voti su 10, a Caio attribuisco 2 voti su 10, a Sempronio attribuisco 0 voti”; lo strumento della democrazia è invece un voto unico, mediante il quale il cittadino sintetizza tutto il proprio giudizio sullo sconfinato campo della politica. Si tratta a mio parere di una sintesi impressionante: tutta quell’enorme serie di conoscenze di cui il cittadino si suppone in possesso, tutta quell’enorme serie di valutazioni che si suppone il cittadino compia, deve essere compressa, condensata, sintetizzata nella semplice nuda espressione di un unico voto. E tale sforzo di sintesi comporta che ogni percezione degli aspetti fini delle questioni, ogni lettura in filigrana degli eventi, debbano essere impietosamente sfrondate. Il voto è un impoverimento delle questioni; si trova idealmente al polo opposto rispetto allo spirito analitico che la cultura deve possedere, rispetto alla quieta paziente tenace analisi dei fatti; certo, le sintesi possenti sono uno degli aspetti più attraenti della scienza e della cultura, ma queste sintesi non sono mai gratuite, dietro di esse c’è sempre una meticolosa opera di analisi, di scomposizione, giù giù fino ad arrivare al banale number-crunching della fisica o alle tediose cronologie della storiografia. Le sintesi gratuite sono infondate, le sintesi gratuite sono la fuffa a cui ci ha abituato il sistema del voto unico. Superfluo dire che, nei loro giudizi trancianti e nelle loro sbandierate certezze sono fuffa anche tutta la pseudostoria e la pseudoscienza.

3) La democrazia non tollera i privilegi. Il metodo democratico non ammette privilegi, ma a ciascun cittadino senza distinzione attribuisce uno ed un solo voto; certo, il potere esiste in democrazia e non potrebbe non esistere, ma nell’urna non ci sono privilegiati, vige la più assoluta e rigorosa uguaglianza. Ogni voto ha lo stesso peso, lo stesso valore di ogni altro voto. L’estensione di questo concetto di uguaglianza, fondativo dello spirito democratico, all’ambito della cultura ha effetti devastanti. Se i privilegi non sono tollerati in democrazia, se non sono tollerate classi o caste, non lo devono essere neppure nel campo della cultura; se tutti siamo uguali, rigorosamente uguali, tutti dovremo avere la stessa voce in capitolo in materia di cultura, tutti avremo diritto (parola dall’aspetto alquanto arrogante) di dire la nostra, di essere ascoltati, di scrivere, di parlare. Il pensionato INPS in materia di mitologia indiana avrà la stessa voce in capitolo del docente di sanscrito: l’abbattimento dei privilegi, anche dei privilegi dello spirito, è il reale demone che anima questo miserabile giacobinismo. Ecco allora tutto il fiorire di queste leggende metropolitane, sia nel campo della storia (Virishna, il protocristianesimo) sia nel campo della scienza. Di solito il processo mentale che sta dietro tali fenomeni è semplice: la storia e la scienza sono difficili, sono discipline che richiedono una vita di studi, e quindi - implicitamente e naturalmente - la formazione di una casta di persone che, avendo operato questa scelta di vita, siano i professionisti della cultura. Ma l’uomo democratico non può tollerare ciò, non può tollerare la loro presenza, non può tollerare che loro ne sappiano più di lui, che loro non siano uguali a lui. Ecco allora che l’uomo democratico, mediante i due fattori descritti sopra (onniscienza e sintesi) si crea una sua storia, una sua scienza, belle belle, facili facili; storia e scienza fatte a suo uso e consumo, fatte di leggende metropolitane, di miti senza fondamento, di clamorose antiscientifiche bugie. Ma va bene, va bene così: l’importante è non dover ammettere che loro ne sappiano più di lui.

Voglio notare per inciso che la più antica delle democrazie, la polis di Atene, già conosceva questi abissi di volgarità che sono connaturati allo spirito stesso della democrazia: il famoso episodio dell’ostracismo di Aristide, che qui non descrivo perché lo racconto nel blog seguente, ne è un esempio lampante.

Ma la polis ateniese non conosceva ancora l’ultima delle caratteristiche della democrazia, peculiare alle nostre contemporanee democrazie di massa:

4) La rivoluzione come hobby. Fin qui abbiamo analizzato come l’uomo democratico, tra i tanti hobby che potrebbe scegliersi, anziché dedicarsi alla distillazione della grappa o alla coltivazione delle petunie, abbia deciso di dedicarsi alla storia. E fin qui nulla di riprovevole. Abbiamo anche analizzato come lo spirito democratico lo spinga a voler dare lezioni ai professionisti della storia elaborando una pseudostoria a suo uso e consumo ed atteggiandosi quindi a “storico” o a “ricercatore”. E questo è già molto più riprovevole. Assolutamente deprecabile, poi, è lo scopo che l’uomo democratico si prefigge nelle sue ricerche, nella continua elaborazione di nuove quanto infondate leggende metropolitane. Nonostante l’apparenza di potere democratico nella cui illusione si culla, l’uomo contemporaneo, in quanto infinitesimale frazione di un’enorme massa umana, si trova in condizioni di assoluta impotenza: nell’ancien régime poteva almeno decidere se e quando piantare un albero nella strada di fronte a casa, nella moderna democrazia non è libero neppure di prendere ed attuare questa banalissima decisione. La condizione di impotenza dell’uomo contemporaneo mi pare così evidente che non ci spendo altre parole. Vale la pena però analizzarne gli effetti sul nostro storico dilettante: perché ha elaborato tutta la sua pseudostoria, perché mai lo ha fatto? Semplice. Per giocare a fare il rivoluzionario, per illudersi che nella sua pseudostoria covino le scintille di una rivoluzione che le sue scoperte faranno scoppiare; il nostro storico ha messo così tanto ardore, così tanto impeto nella costruzione delirante dei suoi miti perché, a differenza della distillazione della grappa e della coltivazione delle petunie, in quei miti si immagina nelle vesti di rivoluzionario, come il portatore di verità sconvolgenti. Costretto all’impotenza, alla banalità e all’uniformità, spera di redimersi mediante la rivoluzione che scaturirà dalle sue teorie. E loro saranno abbattuti, e loro moriranno, e loro saranno schiacciati. Questa volta loro non sono più gli scienziati o gli storici di cui al punto 3), questa volta loro sono proprio i potenti, i potenti occulti, i misteriosi burattinai che tengono le fila di tutto; quelli, in definitiva, a cui il nostro storico dilettante attribuisce inconsapevolmente le responsabilità per la sua vita abortita. E scopriamo che in fondo storici e scienziati, nella sua visione del mondo, sono solo servi dei burattinai, servi di coloro che vogliono soffocare la verità per mantenere il potere. Per distruggere loro il nostro storico dilettante ha passato notti intere a navigare in internet, per distruggere loro ha inventato la storia che un alieno sia sbarcato a Roswell e sia conservato al sicuro dalla CIA, per distruggere loro ha inventato di sana pianta e dal nulla uno pseudoeroe indiano la cui vita somiglia a quella di Cristo.

E così nel tenace odio impotente del nostro pseudotecnico cittadino la democrazia di massa celebra il suo supremo trionfo, e la civilta’ umana celebra il suo supremo fallimento.

Uriel

P.S: scrivo poco perche’ scrivo molto. Oltre a lavorare ad un progetto personale da casa,mi e’ venuta un’ispirazione, e quando mi viene un’ispirazione scrivo libri di fantascienza, e questo mi ha dato cosi’ tanta ispirazione che uscira’ a Febbraio perche’ continuo a scrivere , scrivere, scrivere.

(1) Ci vogliono in media 212 rabbini per circoncidere Alien. 211 per tenere l’uccello, Sigourney Weaver convertita per fare zac.
Inviato il: 7/1/2010 0:25
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  •  sick-boy
      sick-boy
Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#12
Dubito ormai di tutto
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E la cosa che mi fa infuriare è che neppure ha letto l'articolo, palesemente.

EDIT: si potrebbe anche dire "ma chissene fotte di Uriel!". Il problema è che si tratta di uno dei blog migliori della rete IMO, ed ha anche una certa influenza. Così liquida la faccenda nei commenti e risponde a chi gli linka in seguito sito http://www.ae911truth.org/ (che personalmente non conosco, non mi è interessata troppo la parte tecnica visto che il rapporto del NIST è di un'arbitrarietà tale che trovo inutile perderci troppo tempo a "smontarlo". E poi il come interessa solo se aiuta a far capire il chi)

Tu hai le conoscenze per periziare che quel responso sia scorretto sul piano scientifico? I casi sono due: o quel rapporto dice il vero, o dice il falso.

O puoi dimostrare che dica il falso, o il rapporto dice il vero. E no, chi scriva le cose nel mondo scientifico conta poco; bisogna proprio prendere un rapporto e dimostrare che dica il falso, parlando di quel che c'e' scritto sopra in un modo preciso. E per fare questo devi aver studiato

Il resto e' fuffa.

C'e' un solo modo di dimostrare che quel rapporto dica il falso: prendere quello che c'e' scritto e periziare che sia falso, numeri alla mano. Se non puoi fare questo, puoi parlare di quel che c'e' prima, di quel che c'e' dopo, di quel che c'e' sopra e di quel che c'e' sotto.

Ma non di quel che c'e' scritto. Voglio vedere ingegneri qualificati che dimostrino, coi numeri e con le simulazioni al calcolatore, che quel palazzo doveva resistere. Tutto il resto e' fuffa.

-----------------------------------------------------------------------------------------


Quel sito dimostra solo che siete dei fessi. Per dirne una mquei cretini cercano di dimostrare che hanno trovato delle percentuali di termite nel palazzo. Piccolo problema: la termite viene usata abitualmente per saldare e fondere grossi pilastri di metallo, e la composizione menzionata nell'articolo, qui

http://911research.wtc7.net/essays/thermite/exp...

E' esattamente quello che mi aspetto di trovare nei rottami di un aereo misti a dei rottami di pilastri ferrosi.

Vi stanno vendendo merda sfruttando la vostra ignoranza. Meritate di essere spennati.

Comprala, quella merda, mi raccomando. Idiota. Che un ingegnere fallito ha bisogno dei tuoi soldi per pagarsi una troia nuova di zecca.


Anzi, ti diro' di piu' : tra le macerie della WTC c'erano delle macerie. Come succede dopo i borbardamenti. Dico, non e' la prova che le torri siano state bombardate?

Non c'e' un cazzo in quella pagina che, con il background di un liceo scientifico (pre-Berlinguer) non sia degno di derisione. Del resto, da quelle parti ci si laurea in ingegneria giocando bene a basket....

In ogni caso, forse nell'universita' di oggi quella merda li' sembra un lavoro accademico. Solo dieci anni fa, non lo portavi neanche all'esame di maturita' di un liceo.

La motivazione molto semplice: attaccare una teoria diversa e dimostrare la propria sono due cose diverse. Ma non pretendo che un complottista lo capisca.
Inviato il: 7/1/2010 0:27
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  •  sick-boy
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#13
Dubito ormai di tutto
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Attacchiamo pure l'ottima critica di maxpiano (sempre un grandissimo) al cosiddetto rapporto scientifico:

http://maxpiano.altervista.org/globalfakes/doku.php?id=911:wtc:critica_nist_jim_hoffman
Inviato il: 7/1/2010 0:47
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#14
Sono certo di non sapere
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Forse ho sbagliato nel dare dell'intelligente ad Uriel.
Lo trovo molto rancoroso, poco incline al ragionamento e troppo imprigionato nei sui personali pregiudizi, caratteristiche che con l'intelligenza mal si conciliano.
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-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
Inviato il: 7/1/2010 1:27
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  •  Nirav
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#15
Ho qualche dubbio
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Il cornuto incredulo ed il cornuto inconsolabile

Leggendo l’articolo di Uriel non ho potuto fare a meno di pensare a lui come ad un cornuto incredulo, che pur di non compromettere gli equilibri della sua vita sociale e famigliare, rinuncia ad indagare le centinaia di voci, indizi e rivelazioni che gli si presentano. Ricordate il vecchio detto:
occhio non vede cuore non duole? In sintesi è proprio questo l’atteggiamento di Uriel. La moglie lo tradisce da sempre, ancora da prima del matrimonio. Gli amici hanno cercato di parlagli, di metterlo in guardia, ma lui nega l’evidenza. Ama troppo sua moglie, la quotidianità, il conforto della casa, la famiglia e i figli. A guardar bene c’è molto stile e saggezza nella sua scelta. Lui non è certo il tipo da assumere un investigatore privato, nemmeno gli passa per la mente di pedinarla lui stesso. Niente scenate di gelosia, nessuna intromissione, non oserebbe nemmeno controllare il computer o il cellulare della moglie. Dopo tutto, se anche fosse vero, non ha forse sua moglie il diritto di essere felice? Amare una persona non significa forse renderla felice e augurarle di avere tanti amanti quanti ne desidera?

Al contrario noi siamo gli inconsolabili cornuti, l’abbiamo pedinata , controllata, abbiamo frugato tra le sue cose, origliato alle porte. Noi sappiamo, abbiamo le foto, le lettere d’amore che segretamente gli amanti si scambiavano. Ma il divorzio è ancora lontano, vogliamo che nostra moglie torni ad amarci, che si dimostri fedele e che ci chieda il perdono.
Nel frattempo conviviamo a malincuore, spesso si litiga e naturalmente, lei continua a tradirci.

Sempre cornuti siamo.
Inviato il: 7/1/2010 20:57
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  •  a_mensa
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#16
Sono certo di non sapere
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@ sick-boy
come puoi constatare Uriel è persona (persone) intelligente, un arrampicatore sui vetri formidabile.
ti sa girare le frittate in modo mirabile.
nota come da una osservazione generica sui media, termini con :
"E così nel tenace odio impotente del nostro pseudotecnico cittadino la democrazia di massa celebra il suo supremo trionfo, e la civilta’ umana celebra il suo supremo fallimento."

pensando di aver dimostarto che la verità è detenuta e confermata dal popolo ignorante.

ma per fortuna c'è Uriel che salva tutto e tutti !

sarebbe tanto bello sapere da chi è pagato, perchè una organizzazione come "gli uriels" (al plurale, come ho già fatto notare) costa.
la seconda cosa interessante sarebbe sapere perchè il suo sito l'ha aperto alle isole cocon, e non dove vive e lavora ( gia ma quale dei 2 o 3?)

non chiedergli comunque di leggere le contestazioni che vengono portate alla versione ufficiale, è troppoo impegnato a scrivere.
"P.S: scrivo poco perche’ scrivo molto. Oltre a lavorare ad un progetto personale da casa,mi e’ venuta un’ispirazione, e quando mi viene un’ispirazione scrivo libri di fantascienza, e questo mi ha dato cosi’ tanta ispirazione che uscira’ a Febbraio perche’ continuo a scrivere , scrivere, scrivere."

scrivesse un po meno e si informasse un po di più forse avrebbe meno seguito, ma non rientrerebbe platealmente nelle categorie da lui descritte.
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Inviato il: 7/1/2010 21:32
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  •  a_mensa
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#17
Sono certo di non sapere
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@ nirav
Uriel non è cornuto, è solo un pennivendolo prezzolato.
bravo, simpatico, abile, non c'è che dire, ma quello è e quello resta.
è colto, più poliedrico di wikipedia.
spazia dai prosciutti e la teoria del grasso dolce, all'informatica, all'ingegneria, passando per la politica italiana ed estera, (certo che dalle isole cocon dev'esserci una visuale del mondo straordinaria), economia, sociologia, e tutte le altre scienze che non ho menzionato.
lui sa, e ci ammannisce il suo distillato di sapere che sgorga dalle sue meningi fluente, senza interruzioni.
non si ferma mai a leggere ( non ne avrebbe il tempo materiale) non mangia, non dorme, scrive, scrive, di tutto e su tutto.
cita autori, scienziati, opere come se li avesse appena letti o conosciuti, dovremmo chiedergli la ricetta di come moltiplicare le ore di lavoro ( lavoro ? no, giammai, questo è solo il diletto, il lavoro occupa le ore da 25 a 32 della giornata).
beh, insomma se non l'avete ancora capito Uriel è DIO.
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Inviato il: 7/1/2010 21:43
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  •  a_mensa
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#18
Sono certo di non sapere
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@ santaruina

no caro, non hai sbagliato. Uriel è intelligente, e anche colto. (o almeno uno di loro)

l'unica cosa a suo demerito è che forse NON è troppo onesto, e vorrebbe far passare come uno sfogo personale e occasionale quanto scrive su wolfstep, quando per raccogliere le notizie, i riferimenti, postare, leggere i commenti (e censurare quelli che non gli vanno), rispondere a quelli che lo lodano, anche un computer di grosse dimensioni dovrebbe lavorarci a tempo pieno per più di 24 ore al giorno.
pertanto è una squadra, diretta sapientemente e intelligentemente, e chi scrive è al 70% una persona, quindi molto impegnato, ma tutto ciò costa, e allora vien logico domandare per chi lavori ?

ps. il pezzo sul mito americano è veramente notevole, di una sagacia e capacità di "leggere tra le righe" veramente notevole.
ma quello è UN uriel, un altro è quello che manco va a leggersi le obiezioni alla "versione ufficiale" dell'11/9, prima di pontificare.
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Inviato il: 7/1/2010 21:53
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  •  a_mensa
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#19
Sono certo di non sapere
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considerazione finale, sullo scritto riportato da sik-boy e scritto da Uriel.
dopo un panegirico sulla democrazia impossibile (e l'abilità di Uriel è sempre quella di inserire dei pezzi condivisibili ) per dimostrare la qual cosa spende una montagna di parole, quando basterebbe dire che votare senza le conoscenze e le competenze minime indispensabili per formarsi un'opinione, è solo una solenne presa per i fondelli, passa invece a cercare di dimostrare che dovremmo inchinarci in tutto e per tutto a "coloro che sanno" (in virtù di cosa , però non è specificato).
dimentica di dire che però non siamo tutti idioti, qualcosa lo conosciamo pure noi, un po per averlo imparato a scuola, un po per esperienza, un po per logica e razionalità applicata. (ad esempio che non si fonde l'acciaio con il kerosene)
e quindi, che deduzioni di esperti prezzolati, la cui convenienza a sostenere tesi improbabili è scontata, possano essere messe in dubbio sulla base di quelle stesse conoscenze che gli esperti citano, che possano esser messe in dubbio proprio perchè gli esperti stessi non sanno darne giustificazione, che possano esser messe in dubbio sulla base del semplice e puro buon senso, secondo lui non è possibile e se fatto significa solo ignoranza e malafede.
come se chi detiene il potere non avesse mai mentito , non avesse mai mistificato i fatti a suo uso e consumo.
no , per lui il potere è santo, saggio, intoccabile, salvo poi, quando entra in conflitto con un altro potere, scoprire che il perdente aveva sempre torto ed il vincente sempre ragione.
se questa è la razionalità e l'intelligenza che auspica, ripeto: "no grazie" preferisco la mia ignoranza".
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Inviato il: 7/1/2010 22:23
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  •  manolete
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#20
Mi sento vacillare
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Salud a_mensa,

ne approfitto per un augurio di buon 2010 e una battuta:

Citazione:
@ santaruina

no caro, non hai sbagliato. Uriel è intelligente, e anche colto.


forse meglio essere un po' più stupidi, ma "tutti di un pezzo" e soprattutto "onesti"...

suerte
manolete
Inviato il: 7/1/2010 23:02
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  •  a_mensa
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#21
Sono certo di non sapere
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@ manolete
anch'io apprezzo la sincerità e l'onestà sopra tutte le altre qualità
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Inviato il: 8/1/2010 9:07
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  •  audisio
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#22
Sono certo di non sapere
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Ecco, cazzo, lo sapevo.
Stimavo Quaglia e ora mi ritrovo di fronte Barnard 2 la vendetta.
Ma chi cazzo dice che il 911 può essere un complotto e il Duomo a Berluska no?
O il Moon Hoax no?
Quaglia ora ragiona come Barnard, i complotti sono solo quelli che hanno il loro avallo.
E chi sono loro per affibbiarsi questa patente?
Io dico, anzi urlo, che il Duomo in faccia a Berlusconi è un falso.
Perchè nessuna scorta ti fa avvicinare così e nessuno è stato punito.
Come per il 911, la difesa aerea avrebbe fallito?
E perchè i generali e colonnelli sono stati tutti promossi?
Perchè hanno fatto il loro lavoro.
I controlli agli aereoporti non hanno funzionato col nigeriano?
E perchè Obama dice che non pagherà nessuno?
Perchè in realtà gli agenti hanno fatto il loro lavoro, il tizio è arrivato con un distinto M.I.B che ha mostrato loro un tesserino dicendo di far passare il ragazzo, ci sono le testimonianze.
Dunque tutti hanno obbedito agli ordini, per questo nessuno sarà punito, altrimenti un domani nessuno obbedirà allo stesso modo.
E lo stesso vale per la scorta di Berluska, avranno tutti un'abbondante gratifica.
E sinceramente, mi sono rotto il cazzo dei soloni come Barnard e Quaglia.
Andassero a fare in culo anche loro...
Inviato il: 8/1/2010 16:06
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  •  audisio
      audisio
Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#23
Sono certo di non sapere
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Ah, e ovviamente io faccio pienamente parte di quelli che ritengono che una notizia fornita dai media ufficiali sia falsa a prescindere, salvo prova contraria.
Mi dispiace, ma il mio paradigma si è necessariamente rovesciato.
Comprereste più nulla da un negoziante che vi ha rifilato una "sola"?
Non credo, e allora non vedo perchè dovrei farlo io con i pennivendoli di regime, tra i quali ora includo anche Barnard e Quaglia.
Dunque, sul caso Duomo ho agito così: ho pensato subito che fosse una cazzata, poi sono andato a verificare e ad ogni particolare inpiù non ho potuto che confermare le mie convinzioni.
Un pazzo che beffa 25 uomini di scorta, superpagati e superaddestrati, colpisce il nano, nessuno viene punito, anzi Maroni ha addirittura elogiato la scorta, il nano si ritrovava miracolosamente in mano una grande busta nera con cui si è coperto il volto, entra in macchina poi ne riesce vilando ancora le norme sulla sicurezza, poi va in clinica, e adesso riemergerà intatto, giusto il tempo necessario per il suo periodico lifting.
A' Quaglia, ma vaffanculo và...
Inviato il: 8/1/2010 16:13
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  •  OneTimePad
      OneTimePad
Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#24
Ho qualche dubbio
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Citazione:
Ah, e ovviamente io faccio pienamente parte di quelli che ritengono che una notizia fornita dai media ufficiali sia falsa a prescindere, salvo prova contraria.

Una preda perfetta.
Inviato il: 8/1/2010 17:20
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  •  Pyter
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Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#25
Sono certo di non sapere
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Personalmente apprezzo molto Quaglia, e anche persone come Freda.
Del fatto successo a Berlusconi non me ne fotte prorprio nulla, perchè
secondo me non cambierebbe proprio niente nel caso sia vero o falso, dal mio punto di vista. E questo va a sostegno dell'ipotesi che sia tutto vero quello che è successo. Cui prodest, nel caso specifico?
Probabilmente è stato solo colpito di striscio e lui si è buttato a terra, fregando l'arbitro.

Però non ho visto finora nessun video che mi togliesse definitavamente un eventuale dubbio. Così come non ho capito a quale video chiaro si riferisse Quaglia.

Le parole di Sheckley dul 9/11 possono non essere condivisibili ( e per me non lo sono) ma all'autore di "Mai toccato da mani umane" e "Il matrimonio alchimistico di Alistair Crompton " perdono tutto questo e anche altro.
_________________
"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Inviato il: 8/1/2010 17:20
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  •  a_mensa
      a_mensa
Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#26
Sono certo di non sapere
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@ Pyter
bravo. hai espresso in sintesi quanto ho postato su comedonchisciotte, giusto stamattina.lo replico qui perchè esattamente in tema.

"beato quel popolo che non ha bisogno di eroi".
credo che questa frase riassuma egregiamente il mio pensiero riguardo a questo articolo. perchè, mi domando, c'è sempre bisogno di un leader da seguire ?
e se poi si scopre che ha le mutande sporche, allora non va più bene e bisogna cercarne un altro ?
ma è così difficile separare le azioni dagli attori ? tante lotte di travaglio, gabanelli, di pietro, grillo, costanzo, le iene, quaglia, freda, ecc... sono encomiabili, utili, interessanti e dissacranti, ma perchè pretendere da loro la perfezione ?
ricadiamo in quella idiosincrasia verso la responsabilità, in questo caso la responsabilità di valutare, che affligge noi come popolo.
per quanto lo detesti, ho persino apprezzato un articolo di Uriel (wolfstep) a riguardo del mito americano, ma mi domando, è così difficile separare le persone da quanto riescono ad esprimere ?
e qualche volta esprimono cose perfette, condivisibili, sacrosante, e qualche altra sbagliano, si sono umani anche loro, o comunque non condivisibili.
è così difficile prendere il buono di quanto viene espresso, e non mettersi ciecamente al seguito di chi lo esprime, per poi restare SEMPRE, e ripeto sempre, delusi ? non abbiamo ancora imparato che nessuno è perfetto e ognuno ha le proprie tare, i propri difetti, le proprie fisse, ma anche i pregi, la buona volontà, la capacità critica ed inevitabilmente prima o poi le esprime ?
sveglia signori.... è ora di crescere ! diventare adulti, essere responsabili delle proprie opinioni, delle proprie idee e anche valutare cosa ci viene proposto e non berci tutto proprio tutto in modo indiscriminato.
quand'è che sapremo finalmente valutare gli atti e non le persone ?
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Inviato il: 8/1/2010 18:39
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  •  Sandman
      Sandman
Re: Roberto Quaglia - I Fiduciosi e Gli Sfiduciati
#27
Mi sento vacillare
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Citazione:
Però non ho visto finora nessun video che mi togliesse definitavamente un eventuale dubbio. Così come non ho capito a quale video chiaro si riferisse Quaglia


prova questo
Inviato il: 8/1/2010 19:35
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