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  il cibo che manca

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  •  padegre
      padegre
il cibo che manca
#1
Mi sento vacillare
Iscritto il: 28/11/2007
Da
Messaggi: 496
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-il cibo che manca-
a cura di Paolo De Gregorio, 21 aprile 2008

Quando si parla di “imperialismo delle multinazionali” e del loro potere globale, i soliti giornalisti della libera stampa virgolettano sempre queste frasi, togliendo credibilità a queste affermazioni, e subito dopo seminano tutti i dubbi possibili, quasi sempre inventati, per non andare mai a fondo delle questioni.
La questione si pone perché ieri Jean Ziegler, relatore speciale dell’ONU per il diritto al cibo, ha dichiarato che l’aumento dei prezzi dei generi alimentari sta spingendo i paesi più poveri verso: “un omicidio di massa silenzioso, che è un crimine contro l’umanità”.
Dal gennaio 2007 i prezzi dei prodotti alimentari di base sono aumentati a livello mondiale del 55%, a causa di decisioni che sono state prese da organizzazioni multinazionali in concerto con la politica, dove è stato scelto di puntare sulla produzione di biocarburanti da realizzare con i cereali, sottraendo all’agricoltura per i bisogni umani imponenti quantità di ettari, appoggiati da incentivi statali (UE compresa), e di far calare la domanda di petrolio con lo scopo di farne scendere il prezzo.
Una strategia decisa in circoli ristretti, con una preponderanza degli interessi USA, che sono i più grandi produttori al mondo di cereali, per la immensa gioia dei grandi gruppi, anche finanziari, che controllano il commercio internazionale, che hanno visto le loro scorte di cereali raddoppiare di valore.
Anche se questa politica ha già prodotto rivolte di massa in Africa e in altri paesi poveri, e anche in Europa gli aumenti di pane e pasta si fanno sentire, nessuno dei grandi difensori della vita punta il dito sui responsabili veri, che sono ben identificabili, persone ed interessi che decidono della vita e della morte di milioni di persone, per non mettere in crisi un modello di sviluppo basato sull’autotrazione, a cui sono destinati i biocarburanti.
Però i giornalisti e i preti si stracciano le vesti per il genocidio culturale in Tibet, di questo scandalo del potere delle multinazionali e della politica succube e subalterna al potere economico, frutto della follia della globalizzazione, non si occupano molto, anzi per niente, forse perché dire la verità su chi comanda veramente equivale alla morte civile, licenziato o tacitato se sei un giornalista, emarginato dalla Chiesa come fu per quei preti che in America Latina si schierarono con la “teologia della liberazione”.
Ci sono delle concause di cui è giusto tenere conto, la siccità, l’aumento del costo del petrolio per i trattori, l’aumento del consumo di carne con la conseguente richiesta di mangimi, ma la riflessione che esce chiara e limpida è che la globalizzazione è un cancro da estirpare, e che ogni paese deve per prima cosa provvedere a produrre in proprio il cibo di cui ha bisogno, ristrutturando l’agricoltura per i consumi interni, e non producendo più nelle monocolture da vendere alle multinazionali.
Questa è una scelta politica strategica insieme a quella della limitazione delle nascite, perché non sarà più possibile emigrare per risolvere i problemi. Ciascun paese sarà bene che sia autosufficiente perché la grande crisi energetica che arriverà con la fine del petrolio non permetterà né emigrazioni né rifornimenti.
Se alla crisi energetica si sommerà un inasprimento dei cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento globale, anche se avremo capito di chi è la colpa non sarà una grande consolazione, bisogna da ora cambiare modello di sviluppo: sostenibilità, autosufficienza energetica (con il solare), autosufficienza alimentare, decrescita industriale e demografica.
Questo detta la ragione. I pazzi sono tutti gli altri.
Paolo De Gregorio
Inviato il: 21/4/2008 17:15
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Re: il cibo che manca
#2
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 25/6/2004
Da
Messaggi: 3996
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Anche se questa politica ha già prodotto rivolte di massa in Africa e in altri paesi poveri, e anche in Europa gli aumenti di pane e pasta si fanno sentire, nessuno dei grandi difensori della vita punta il dito sui responsabili veri, che sono ben identificabili, persone ed interessi che decidono della vita e della morte di milioni di persone, per non mettere in crisi un modello di sviluppo basato sull’autotrazione, a cui sono destinati i biocarburanti.

Era andato quasi bene fin qui... e poi...

Però i giornalisti e i preti si stracciano le vesti per il genocidio culturale in Tibet, di questo scandalo del potere delle multinazionali e della politica succube e subalterna al potere economico, frutto della follia della globalizzazione, non si occupano molto, anzi per niente, forse perché dire la verità su chi comanda veramente equivale alla morte civile, licenziato o tacitato se sei un giornalista, emarginato dalla Chiesa come fu per quei preti che in America Latina si schierarono con la “teologia della liberazione”.

..."capitalisti e preti"...

Questa è una scelta politica strategica insieme a quella della limitazione delle nascite, perché non sarà più possibile emigrare per risolvere i problemi.

Cucù: in Europa le nascite sono già limitate. Dobbiamo fare altro, tipo gettare i pargoli da una rupe, oppure è sufficiente così?

Ciascun paese sarà bene che sia autosufficiente perché la grande crisi energetica che arriverà con la fine del petrolio non permetterà né emigrazioni né rifornimenti.

..."la fine del petrolio"...

Se alla crisi energetica si sommerà un inasprimento dei cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento globale, anche se avremo capito di chi è la colpa non sarà una grande consolazione, bisogna da ora cambiare modello di sviluppo:

..."il riscaldamento globale causato dall'uomo"... (since 1998)

sostenibilità, autosufficienza energetica (con il solare), autosufficienza alimentare, decrescita industriale e demografica. Questo detta la ragione. I pazzi sono tutti gli altri.

E' sempre molto interessante quando la ragione detta se stessa a forza di slogan, senza fornire alcun ragionamento.

Così ieri potevamo minacciare la glaciazione, oggi il global warming. Possiamo dire che le multinazionali controllano il prezzo del petrolio, che sta finendo, evitando però di spiegare perché oggi il petrolio costa 117 dollari mentre prima ne costava 80. Se stesse finendo, logicamente, le multinazionali avrebbero già imposto da un pezzo un costo di 200 dollari al barile. In caso contrario sarebbe il primo caso di monopolio solidale: il prezzo sale, ma non troppo: sale casualmente quando andiamo a rompere i coglioni agli arabi per liberarli, per dirne una a caso. Però possiamo comunque affermare che siamo andati fin là per rubar loro il petrolio, e cosa cazzo abbiamo rubato mai se il prezzo è salito? Mistero: forse gli imperialisti hanno veramente rubato il petrolio, ma lo stanno portando alla raffineria di Haifa una scodella alla volta, perché all'oleodotto hanno già fatto la festa i cecchini.

A forza di slogan possiamo ignorare qualsiasi legame tra aumento dei prezzi e caduta nel cesso del dollaro a forza di mutui subprime (rifilati a messicani analfabeti appena sbucati dal fiume) e "spese per la difesa", così come possiamo ignorare l'inflazione generata dalla BCE per salvare le banche fottute dai suddetti mutui rifilati come investimento. Possiamo parlare di global warming senza disturbarci a guardare una - dico una - tabella di dati, possiamo ignorare la farsa della curva con "l'hockey stick", possiamo credere che dal 1998 faccia sempre più caldo.

Per riassumere, a forza di slogan "capitalisti e preti", ci possiamo dedicare a ciò che il Sommo Maestro Feynman chiamò cargo cult science, ovvero la promozione della più becera superstizione a "ragione che si detta", in modo da poter bere tutte le cagate sul socialismo, sulla decrescita, sul global warming, sulla riduzione delle nascite, sui "capitalisti" che ci prescrivono l'uso del denaro di carta colorata (i capitalisti sono felici quando il capitale si logora a forza di inflazione, perché hanno studiato il capitalismo su Topolino), il tutto condito dai preti, l'unica cosa che dopo Berlusconi riesce a riunire compatti gli allegri minchioni della banda arcobaleno. E' una bella parola, prete, perché oggi si può usare con lo stesso tono con cui si usava la parola negro in Alabama. Vale come giusto sfogo dopo una giornata trascorsa a timbrare carte in qualche ufficio comunale.

E mentre l'altrettanto Sommo Maestro Lakatos si rivolta giustamente nel sepolcro, noialtri malcapitati andiamo avanti a farci spiegare cosa sia la ragione a forza di suppostoni solidali ai quali non crede più nessuno, tant'è che perfino gli operai più incancreniti dal "comunismo" (di bassa lega) si sono ridotti a tale disperazione da votare nientemeno che BOSSI E CALDEROLI, pur di non avere tra i coglioni il consueto stuolo di ambientalisti con l'orecchino, feccia che promette "più soldi e servizi" e poi girato l'angolo cerca di escogitare il modo migliore per fotterli in modo che non si mettano a figliare con troppa disinvoltura.

Per carità: va bene, va bene tutto, va bene anche proporre di sterilizzare tutti i nati dopo il 2009 per ridurre le nascite, va benissimo, ma abbiate almeno la decenza di non nascondervi dietro la ragione, perché è proprio dalla ragione che solitamente incassate calci in culo in quantità industriale.

Questa boiata della Madre Terra e del global warming e della decrescita chiamatela piuttosto religione, così potrete finalmente fare il paio con i preti nel romperci i coglioni con la favoletta del giorno.
Inviato il: 21/4/2008 21:21
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  •  mpi
      mpi
Re: il cibo che manca
#3
Mi sento vacillare
Iscritto il: 5/3/2007
Da
Messaggi: 329
Offline
La carenza di prodotti cerealicoli sul mercato internazionale, notizia che rimbalza su tutti i giornali da qualche giorno, non è un fenomeno inaspettato.

Da tempo analisti polito-economici paventavano una crisi alimentare a seguito di due fattori:

1 _Il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni del sud est-asiatico ( cina e india aumentando la propria ricchezza aumentano la domanda di beni di consumo a livello mondiale )

2 la desertificazione di vaste aree del globo


Indiani e cinesi producono sempre di più, guadagnano e quindi aumentano la loro domanda di beni di consumo ; questo rientra nella logica dell' economia di mercato.
Aree sempre più vaste vengono coltivate per sopperire alla domanda in crescita.
Lo sfruttamento massiccio di queste terre porta ad un impoverimento delle stesse nonchè delle risorse idriche.

Ora come si è potuto arrivare a questo punto ?
L' onu praticamente dichiara che non ha più scorte per il prossimo anno e se dovesse esserci un'altra crisi 'umanitaria' non avrebbe i mezzi per sfamare la gente.

Molti affermano che il problema è da additare all'uso dei biocarburanti, che in pratica sottraggono le terre alla produzione a scopi alimentari...
Mentre in europa viviamo il paradosso di un'agricoltura sovvenzionata dai governi che va avanti a quote prestabilite con i contadini che non riescono a competere con le mele sudafricane o cinesi;mentre il brasile che è il principale produttore di biodisel dichiara di non aver alcun problema per la produzione cerealicola...

ora ho cercato di riassumere i vari elementi che possono servire come spunto per disegnare un quadro quanto più realistico ancorchè semplicistico di quella che potrebbe essere la prima delle grandi carestie dell'economia globalizzata.

La mia opinione per adesso è che la colpa di ciò che accadrà non è da addebitare al sistema industriale quanto al mercato finanziario che tratta i prodotti alimentari alla stregua di qualsiasi altro bene di consumo permettendo alle multinazionali azioni speculative di portata mondiale dirottando, in assenza di veri organismi di controllo super-partes, gli alimenti verso realtà consumiste da iper-consumo a scapito delle aree più povere della terra.




Quale sia poi l'opinione della chiesa a proposito .. basta ascoltare il silenzio delle gerarchie su di un fenomeno che , ripeto, non è una novità per nessuno.
Inviato il: 23/4/2008 17:08
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  •  vernavideo
      vernavideo
Re: il cibo che manca
#4
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 29/3/2006
Da Lussemburgo
Messaggi: 1200
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Citazione:

padegre ha scritto:
...decrescita industriale e demografica.
Questo detta la ragione. I pazzi sono tutti gli altri.

Chissa’ perche’ mi e’ tornato in mente un romanzo di philip dick dove la risposta al problema della sovrapopolazione veniva identificato nella soppressione delle persone anziane. Cosa che ha molto piu’ senso di un controllo delle nascite che al contrario si provocherebbe tutta una serie di problematiche legate ad un inversione della piramide sociale
Paolo, tu quanti anni hai?

Ciao,
Stefano
_________________
Ogni critica circostanziata e tecnicamente pertinente sarà utile a tutti per capire meglio i termini della questione
Inviato il: 23/4/2008 18:01
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  •  BlSabbatH
      BlSabbatH
Re: il cibo che manca
#5
Mi sento vacillare
Iscritto il: 10/9/2005
Da Bergamo
Messaggi: 837
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Citazione:
Chissa’ perche’ mi e’ tornato in mente un romanzo di philip dick dove la risposta al problema della sovrapopolazione veniva identificato nella soppressione delle persone anziane

chissà, magari un giorno in caso di necessità si supererà il tabù, come è stato per il trapianto di organi o la trasfusione di sangue. Dipende tutto da cosa l'uomo scaricherà o terrà come zavorra morale: l'attuale sistema consumistico, la contraccezione, l'eliminazione del soggetto anziano..
I romanzi distopici sono tali proprio perchè ipotizzano scelte respinte dalla totalità dei valori (odierni).

e comq sia, Philip Dick è un grande
_________________
-- Under capitalism, man exploits man. Under communism, it's just the opposite. -- J.K. Galbraith
Inviato il: 23/4/2008 21:50
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Re: il cibo che manca
#6
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 3/4/2005
Da Atene
Messaggi: 8134
Offline
Secondo me quelli che giungono alla consapevolezza che siamo in troppi dovrebbero immediatamente suicidarsi.

Se non altro per coerenza.
Inviato il: 23/4/2008 23:27
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