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   Religioni & Spiritualità
  Le limitazioni del Proprio Io

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Le limitazioni del Proprio Io
#1
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 30/8/2006
Da Lemuria
Messaggi: 153
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Le limitazioni del Proprio Io

In questi periodi molte più persone,in modo simultaneo iniziano a chiedersi cosa ci fanno qua,col proposito di ricevere risposte da chi si propone come pastore,vescovo,himam,maestro, maestro zhen,ricercatore,scienziato,politico,giornalista..e quant’altro…
A questo punto le persone un po’ più curiose e razionali trovano conforto nella meditazione,nel buddismo e nella new age.
Altri ancora rimbalzano da un’ideologia all’altra senza mai trovare la pace.
Poi..altri ancora trovano il proprio credere negli alieni,ed altri nelle sette occulte.

Ciò che accomuna questi punti di vista che nella normalità quotidiana consideriamo come opposti tra vari “credere”,ci portano appunto a credere in qualcosa di esterno rispetto al nostro più profondo Io,portando così il nostro sguardo lontano dal punto in cui dovremmo guardare per sapere la verità.

L’Uomo cerca continuamente pace e serenità,ma ormai è condizionato da tranelli che portano a vedere la propria indole in modo individuale allo scopo di trarne l’esclusivo beneficio personale,
anziché vederla come scopo per un obbiettivo di comune benessere posto alla sopravvivenza armonica tra essere umano e Gaia (Pianeta Terra).
Di conseguenza l’uomo continua a porgere lo sguardo verso strade che all’inizio gli catturano l’attenzione a causa del benessere o dall’anomalia proposta,ma che alla fine dei conti si dimostrano poste a farlo stare nel proprio e piccolo recinto ideologico,che prima di tutto dà benessere e miglioramento personale,ed di conseguenza rafforza il potere dell’ideologia in cui si crede.

Ognuno di questi recinti può esistere,ed in tal caso è stato architettato tramite appurato lavoro;
dando così all’architettura la possibilità di incrociare tali “credo” o “Recinti” allo scopo comune,che è quello di trarre vantaggio personale da ogni particella di energia che illumina i nostri pensieri e soprattutto,in questo caso;curiosità.

Ogni religione cerca di sciogliere quel nodo che ci lega alla Vita dandoci spiegazione alla primordiale paura di morire e soffrire.
Ognuna di queste spiegazioni porta a credere che ci sia un luogo fisico ad attendere dall’altra parte,e che ha questo luogo si possa accedere solo tramite il comportamento che ha caratterizzato la “vita terrena”.

La meditazione,è in se una preghiera che viene espressa in modo differente a seconda delle religioni,ed anch’essa,nonostante porti a riscontrare effetti positivi nella vita quotidiana;porta comunque a porre il Proprio Io a guardare in direzioni “Limitate”.

Le informazioni che l’ambito scientifico divulga,ci hanno portato a considerare e studiare sulla base dell’evidente ed indiscutibile fatto che l’essere umano è limitato sia a livello celebrale che genetico.
L’essere umano ha dunque un evidente handicap rispetto a ciò che dovrebbe essere se stesso.
La stato evolutivo in cui “vive”, è considerato apice dell’evoluzione Darwiniana,ma è evidente che si tratta di uno stato regresso rispetto all’apice dell’evoluzione umana.Il raggiungimento di questo “apice” dovrebbe dunque essere raggiunto da chiunque,in quanto il corpo umano ha le caratteristiche sia celebrali che genetiche già predisposte a contenere qualcosa di più grande rispetto a quello che si è.
L’evoluzionismo classico,insegna che si è arrivati all’evoluzione attuale tramite lo sforzo che ha portato l’uomo scimmia a mutare le caratteristiche genetiche per essere quello che è…
Ma se questo è vero,allora è normale chiedersi per quale motivo l’uomo invece di sforzare per raggiungere la relativa evoluzione,ora fa retromarcia.
Tempo fa l’uomo ha fatto retromarcia evolutiva,portandosi ad avere una capacità di uso celebrale pari al 10% circa,rispetto al 100% …Che è un punto già raggiunto per forza di cose,altrimenti non potrebbe esistere la percentuale posta.
Lo stesso discorso è identico nell’evoluzione genetica.
E’ come se Io avessi lavorato con lo scopo di costruire una Ferrari ,ed una volta raggiunto il primo scopo magari ci vado in giro per un po’,e poi, anzi che pormi un secondo scopo da raggiungere tramite l’uso del mezzo che ho creato;mi fermo,e pezzo per volta limito la mia Ferrari mettendoci flange al motore,e togliendole parti fondamentali,così da farla diventare una carcassa che non fa più di 50 Km/h…Ecco dove siamo…su una potente macchina alla quale sono stati tolti pedali e volante per essere messa in retromarcia su una rotaia che cerca disperatamente di controllarne la velocità.

Il riuscire a controllare e limitare ogni singola persona,è posto tramite le risposte che vengono date all’individuo che si pone domande sul proprio Io,e siccome non siamo tutti uguali e dobbiamo vivere insieme;vediamo che i vari credo sono posti per contenere il grado di “domanda” che l’individuo si pone,mischiandolo a quello degli altri individui distinti.
Per esempio,se poniamo il grado di domanda in riferimento alla pericolosità che un individuo possa uscire dalle rotaie,e lo proviamo a classificare con i vari “credo” o limitatori;
potrebbe essere espresso così:

- 1° Religioni monoteiste e politeiste
Impongono al credente nell’esistenza di esseri e/o entità superiori.
Essendo questi i Credo più seguiti nel globo,sono per ora i più efficienti ,in quanto offrono al praticante uno scopo da seguire per un fantomatico benessere oltre vita,il quale porta un individuo ad avere un solo scopo da portare a termine pur a costo di appoggiare dittature.
Ogni credo ha delle gerarchie da rispettare,le quali vengono proposte anche in un eventuale paradiso od inferno.
Sono quelle che hanno portato l’uomo alla situazione attuale,e che contengono tutti quegli individui che molti definiscono come pecore.

-2°Religioni percettive-
Una volta che l’individuo ha passato il primo grado,
inizia a rendersi conto che non tutti sono dove è lui,e di avere qualcosa di grande dentro se;ovvero Anima
Per riuscire a contenere l’evoluzione,ora vengono proposte altre possibilità di scelta che appaiono più concrete rispetto alle religioni di primo grado.
Una di queste può essere la meditazione Zhen,che propone all’individuo la possibilità di comunicare con Anima allo scopo di migliorare la propria Vita quotidiana,quella delle altre persone,e soprattutto quella della comunità buddista (non in senso di lucro,ma di potere).
E’ forse l’unica che se viene capita porta ad intendere un aldilà spirituale tramite il Nirvana,ma la reincarnazione che viene genericamente pubblicizzata,parla di reincarnazione a livello fisico e non di proseguimento a livello Animico. (Qui iniziarono le mie ricerche)
Qua si possono collocare new age ed altre culture che prendono in considerazione l’esistenza di Anima proponendo varie meditazioni allo scopo di adagiarla.

-3°La scienza-
Ora Anima,Mente,e Spirito iniziano a rendersi conto della trascendenza che li fa divenire “proprio Io”.Di conseguenza l’individuo inizia a porsi domande sempre più complicate ed indirizzate per dare spiegazione a ciò che vede ogni volta che apre gli occhi.
A questo punto inizia lo studio delle reazioni;
Si parte dalla fisica di Newton per avere le risposte basilari,poi ci si rende conto che i concetti espressi hanno anomalie,così si passa allo studio della fisica quantistica e della chimica,ed il grado di pericolo aumenta,come aumenta la complessità delle reazioni che ora si possono studiare.
La quantistica da la possibilità di mettere in discussione la reale consistenza di ciò che ci circonda.
Le basi sulle quali è strutturata,portano a poter cambiare la percezione della reazione che si nota,a seconda del punto da cui si osserva,dando così possibilità infinita di domanda e relativa risposta.
Molti si fermano qui,presi da ricerche che gireranno su se stesse in eterno.
mentre altri fermano un attimo le ricerche per vedere cosa c’è sopra.


-4°Le cospirazioni ed intrecci ideologici-

A questo punto si arriva a capire che esiste un limite da passare per trovare le vere risposte.
Ora l’individuo può diventare un pericolo per l’architettura,ed ha capito che i primi tre gradi che ha dovuto superare,sono scritti e dettati da questo.
Qua vengono collocate politica e multinazionali,sistemi di controllo e chemtrails;
ed il materiale che si ha a disposizione pone sempre infinite domande…infinite perché le risposte rimangono sempre circondate dal segreto ed ambiguità.

Ci sono “sette famose” che mischiano religione,scienza e cospirazione;
come ad esempio gli “scientologi”,che dicono che l’uomo è mente-corpo e basta,
e lo dicono facendo presente che ciò lo disse “Platone”…
Ma chiunque abbia studiato o letto qualcosa su Platone,ha ben presente il fatto che Platone fu uno dei primi a menzionare la trinità che lega Anima-Mente-Spirito,mentre gli scientologi non vogliono far vedere Anima,perché la vogliono pienamente controllare.

Ci sono grandi giornalisti che operano al di fuori dei media,come ad esempio Icke;
ci fan notare le varie cospirazioni;ce le rilegano in una storia più consona rispetto a quella proposta.
Ci danno un grande imput su quella che può essere la virtuosità della vita,ci fanno capire tramite semplici termini l’esistenza di una matrice o programma superiore…
Stranamente ciò accade nel mentre l’individuo cerca spiegazione a quel che stà scoprendo,e di conseguenza arriva la risposta alla domanda che per ora è solo inconscia tramite un libro o un articolo.
Infatti alla fine,dopo un’analisi più lunga ed apparentemente involontaria,viene da notare che l’obbiettivo di Icke è opposto a quel che predica,in quanto propone di esprimere sentimento infinito senza farsi domande…ed il sentimento espresso và dunque alla matrice che lui combatte.

Sempre qua ci metterei anche un grande ricercatore scientifico che ammiro molto.
Il Prof Corrado Malanga,il quale svolge ricerche e studi posti a dimostrare che gli alieni esistono,come esiste una frequenza di rapimenti a scopi che rimangono “segreti ed ambigui”.
Esattamente come le risposte che dobbiamo sentire a questo grado…
Poi se lavora in buona fede o per qualcuno non lo so,ma rimane comunque un punto di distrazione posto a non farci uscire dal fatidico 10%.



In questi quattro punti ho cercato di dare spiegazione a ciò che limita la nostra possibilità di crescita. L’evoluzione,a qualunque stato si trovi,è sempre in movimento,e ciò che la può far avanzare,è solo il volere del proprio Io.
Ora ci siamo resi conto del fatto che il nostro guscio è fatto per vedere molto oltre rispetto alle barriere che ci impongono,e cerchiamo di capire per quale motivo ci hanno o ci siamo imposti dei limiti.

Adesso è il momento di chiedere solo a se stessi,solo alla indole che ci accomuna,
…e la risposta più assurda,sarà uno spiraglio di luce in un universo buio…
_________________
L'Apice della realtà è basato sull'inconsistenza di Essa.
- Davy-
Inviato il: 3/9/2007 15:17
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  •  aras74
      aras74
Re: Le limitazioni del Proprio Io
#2
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 21/5/2006
Da il mondo dei sogni
Messaggi: 105
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Citazione:
La meditazione,è in se una preghiera che viene espressa in modo differente a seconda delle religioni,ed anch’essa,nonostante porti a riscontrare effetti positivi nella vita quotidiana;porta comunque a porre il Proprio Io a guardare in direzioni “Limitate”.


Non sono d'accordo con questa tua affermazione....

Da "L'arte di vivere in risonanza"- Jasmuheen-

La meditazione è una pratica antica, usata da migliaia di anni per rilassare il corpo fisico, calmare le emozioni, zittire la mente e aprirci ai mondi spirituali e ad una comprensione superiore.
Molti in questa epoca sono consapevoli del bisogno di altro nella vita oltre l'agio materiale ed il successo economico.
Una volta soddisfatti i bisogni della "mente inferiore" riguardo la sopravvivenza, cominciamo a a rispondere al richiamo interiore della "mente superiore", cercando delle risposte a domande che riguardano lo scopo dell'esistenza.
La meditazione, passare ogni giorno del tempo dentro al Grande Silenzio, è la maniera più potente per intonarsi con Dio dentro di noi, e anche per accedere al Piano Divino personale.
Questo "copione" non detiene solo il vero scopo della vita e le informazioni riguardo al nostro destino, ma anche il Piano Maggiore per tutta l'umanità in questo periodo.

Salut!
_________________
Non vi sono al mondo che due tipi interessanti:
quelli che sanno tutto e quelli che non sanno nulla.

(Oscar Wilde)
Inviato il: 3/9/2007 21:15
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  •  jataka
      jataka
Re: Le limitazioni del Proprio Io
#3
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 30/5/2006
Da casa mia
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citazione:
La meditazione,è in se una preghiera che viene espressa in modo differente a seconda delle religioni,ed anch’essa,nonostante porti a riscontrare effetti positivi nella vita quotidiana;porta comunque a porre il Proprio Io a guardare in direzioni “Limitate”.

uhmmm, io faccio meditazione
non seguo religioni
la meditazione non dà alcuna indicazione al proprio <io>, al limite cerca di abbatterlo e, in ogni caso non pone limiti
_________________
Ho accarezzato il cielo con la mano. Era terso, un azzurro fantastico che diceva: senti come sono morbido. Lo era davvero e ho deciso di sdraiarmici sopra. E mi sono ritrovato in volo, trasportato dal respiro del cielo stesso verso l’ultimo orizzonte, ...
Inviato il: 3/9/2007 21:40
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#4
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 30/8/2006
Da Lemuria
Messaggi: 153
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Entrambi parlate di meditazione spontanea,
la quale non segue regole,ma solo il proprio Io.
Sono daccordo con entrambi,in quanto è grazie ad essa che sono arrivato qua.
E giusto che di fronte a questa frase abbiate obbiettato,perchè è rivolta a quelli che meditano guardando in un solo luogo.

Quando alla fine dico di porre domanda solo a se stessi,lo intendo a mezzo della meditazione spontanea.

Una delle prime risposte che si hanno,è proprio quella che ci porta ad estraniarci.
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L'Apice della realtà è basato sull'inconsistenza di Essa.
- Davy-
Inviato il: 3/9/2007 22:06
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  •  fiammifero
      fiammifero
Re: Le limitazioni del Proprio Io
#5
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 28/2/2005
Da ROMA
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Tempo fa mi ero imbattuta in questo articolo che pone molti interrogativi soprattutto leggendo : I maestri esoterici e spirituali sanno da millenni che il nostro corpo si può programmare con il linguaggio, le parole e il pensiero. Ora questo è stato provato e spiegato scientificamente.
Evidentemente la natura " umana " di alcuni ha prevaricato e soggiocato altre ed indirizzato il tutto per proprio scopi personali,sfruttando le debolezze e le paure.
La meditazione,è stata sempre incoraggiata e usata per "annullare" mentre la "riflessione" ossia lo spirito critico è stato sempre osteggiato,ci sarà un perchè?
Credo che millenni di angherie,sopraffazioni ,tradizioni,religioni,(guarda caso sempre a braccetto con il potere di turno ) abbiano affossato certe capacità innate nell'uomo .
Solo ad alcuni è stato concesso di esercitarle,leggasi elites,tanto per perpetuare il potere di pochi su molti.
Nell'epoca moderna,sempre più persone incominciano a farsi domande sul "proprio io" perchè non affllitte dal lavoro di 12/18 ore in condizioni bestiali ,avendo più tempo a disposizione per "divagarsi" ed ecco che la manipolazione interviene con le distrazioni di massa quali lo sport,i media,la scuola delle nozioni e non del sapere,con i mega raduni religiosi,tanto per non perdere il controllo,e chi riesce a resistere viene bollato antisociale,terrorista,complottista e così via.
Capire che le "limitazioni" del proprio io sono guidate è un'altra cosa,che i limiti ci sono stati imposti da retaggi culturali è ancora un'altra cosa,che il nostro pensiero è frutto del vissuto anch'esso condizionato,è altro ancora,a mio parere.
_________________
Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
Inviato il: 3/9/2007 22:28
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#6
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 30/8/2006
Da Lemuria
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Anche te Fiammifero hai inteso quel che voglio esprimere.
Non menziono lo stato che si può raggiungere tramite la meditazione spontanea,per il semplice fatto che aspetto qualcuno che dica a cosa si arriva senza dover dire la mia tecnica e nemmeno i miei risultati.
Il mio silenzio che parte dalla tecnica che avete menzionato,non pone alcun risultato,anzi ... E'posto a far parlare...
Quando cerchi persone simili a te,non metti il cucchiao nella minestra per mangiare qualunque cosa viene su,ma con una piccola forchetta,cerchi di trovare l'unico buon frutto che la minestra può dare.

Per quanto riguarda i "lavoratori"...
Sono uno degli schiavi che hai menzionato.
Trovo il mio spazio di ricerca e divulgazione solo durante la notte,in quanto lavoro da mattina a sera per uno stipendio che non mi permette di arrivarere a fine mese.
Non sono di certo la persona che scrive e ricerca perchè non sà cosa fare.
Ma sono una persona che invece di sfruttare la notte per riposarsi;la sfrutta per divulgare le proprie idee e ricerche,per il solo scopo di "svegliare" più gente possibile.
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L'Apice della realtà è basato sull'inconsistenza di Essa.
- Davy-
Inviato il: 3/9/2007 22:46
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  •  fiammifero
      fiammifero
Re: Le limitazioni del Proprio Io
#7
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 28/2/2005
Da ROMA
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Di meditazioni ce ne sono di diverso tipo,ma tutte improntate verso un filo comune " religione e/o filosofia di vita" quindi mirate ad ottenere lo scopo che si prefiggono,quella libera sinceramente non la conosco forse perchè di veramente libero non c'è niente.
Conosco la riflessione,il partire da un certo tema che sviscerato porta a tanti altri,in un susseguirsi incessante (il famoso gioco del perchè ) che porta al nocciolo ed il più delle volte ti lascia l'amaro in bocca perchè ti accorgi che sono tutte cause e concause di fattori esterni estranei al proprio sentire ed essere e ti fanno rimettere in gioco il tutto.
Ci vuole coraggio,voglia e soprattutto tempo a disposizione,ecco perchè insisto su "i lavoratori schiavi" che dopo una giornata di stressante lavoro fisico,psichico,non vedono altro che il letto ( ne so qualche cosa quando le ore rubate al sonno erano per stirare o preparare il pranzo del giorno dopo e altre faccende che non potevo fare durante il giorno perchè lavoravo fuori casa )
Le meditazioni ,quelle canoniche,servono a rilassarsi,a distrarsi,a riempire dei vuoti che debordano,ad ingoiare tranquillamente i rospi,a sopire l'aggressività e sinceramente li trovo strumentali a chi li promuove,tanto vale prendersi il Ritalin o altro psicofarmaco e non farsi pippe mentali illusorie perchè fuori c'è il mondo che se ne frega delle meditazioni
_________________
Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
Inviato il: 4/9/2007 23:48
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  •  jataka
      jataka
Re: Le limitazioni del Proprio Io
#8
Ho qualche dubbio
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Citazione:

fiammifero ha scritto:
Di meditazioni ce ne sono di diverso tipo,ma tutte improntate verso un filo comune " religione e/o filosofia di vita" quindi mirate ad ottenere lo scopo che si prefiggono,quella libera sinceramente non la conosco forse perchè di veramente libero non c'è niente.
Conosco la riflessione,il partire da un certo tema che sviscerato porta a tanti altri,in un susseguirsi incessante (il famoso gioco del perchè ) che porta al nocciolo ed il più delle volte ti lascia l'amaro in bocca perchè ti accorgi che sono tutte cause e concause di fattori esterni estranei al proprio sentire ed essere e ti fanno rimettere in gioco il tutto.
Ci vuole coraggio,voglia e soprattutto tempo a disposizione,ecco perchè insisto su "i lavoratori schiavi" che dopo una giornata di stressante lavoro fisico,psichico,non vedono altro che il letto ( ne so qualche cosa quando le ore rubate al sonno erano per stirare o preparare il pranzo del giorno dopo e altre faccende che non potevo fare durante il giorno perchè lavoravo fuori casa )
Le meditazioni ,quelle canoniche,servono a rilassarsi,a distrarsi,a riempire dei vuoti che debordano,ad ingoiare tranquillamente i rospi,a sopire l'aggressività e sinceramente li trovo strumentali a chi li promuove,tanto vale prendersi il Ritalin o altro psicofarmaco e non farsi pippe mentali illusorie perchè fuori c'è il mondo che se ne frega delle meditazioni


non è detto che tutte le meditazioni siano improntate verso un determinate cose, almeno non per me, puoi tranquillamente meditare per il gusto di farlo.
forse è vero, azi, è vero, che in certi momenti riempiono dei vuoti, ma ciò non significa che si accetti di ingoiare rospi enormi e schifosi, così come è megio non farsi troppo di ritalin, visti gli effetti collaterali
se poi il mondo se ne frega delle meditazioni e di chi medita, beh, me ne frego del mondo che se ne frega
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Inviato il: 5/9/2007 14:17
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#9
Mi sento vacillare
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X La dolce Fiammifero

Tratto da http://www.lameditazionecomevia.it/meditare.htm

[Cosa significa meditare?

È difficile dare una risposta a quella che potrebbe sembrare una domanda piuttosto semplice. Si potrebbe anzi dire che il buon meditante, più pratica e maggiormente si rende consapevole di quanto l’essenza della meditazione stessa sia sfuggente, inafferrabile, indefinibile.

Possiamo tuttavia dire che la meditazione è uno stato di puro essere, di chiara consapevolezza, di attenzione osservante: uno stato originariamente naturale, ma per il quale è necessario un lavoro su di sé. Si ritorna alla condizione normale del corpo e della mente: uno stato di unità, precedente a qualsiasi dualità. Attraverso una serie di esercizi di indagine della propria meccanica fisica e mentale (dalle sensazioni e dai pensieri più grossolani a quelli più sottili), si è pienamente presenti, consapevoli, qui ed ora: si realizza la pienezza della pura attenzione.

La meditazione è attenzione: non si tratta di cosa stai facendo, ma di come lo fai.

La meditazione è la tua natura: non è un risultato – è una condizione reale. Non deve essere raggiunta, deve solo essere riconosciuta. È la tua essenza: non puoi averla e non puoi non averla. Non può essere posseduta, non è una cosa.

La meditazione è osservazione: non fare niente, non ripetere dei mantra, non ripetere il nome di dio – semplicemente osserva la tua mente. Non disturbarla, non ostacolarla, non reprimerla.

La meditazione non è un credo, non è un dogma, non è un culto, non è una religione, non è una morale, non è un giudizio: è un’esperienza evidente in se stessa.

La meditazione è non-fuggire: è rilassarsi ed essere nel momento, nel presente. È permanere nel qui e ora.

La meditazione è chiarezza di visione. È uno stato di pienezza, di vuoto e di unità.

La meditazione è l’arte della consapevolezza: è una resurrezione dalla cecità di ciò che è, è essere presenti.

La meditazione non è una tecnica, non è un pensiero particolare, non è uno sforzo, non è concentrazione: è comprensione ed equilibrio, è equanimità e silenzio, è ascolto e stabilità.

La meditazione non è staccare la spina: è lo stato naturale della mente, la sua semplicità, è il lasciare andare la presa, la quiete originaria.

Meditare è addestrarsi in ciò che è stato chiamato ‘il miracolo della presenza mentale’: si scopre che quella che ritenevamo all’inizio una pratica circoscritta in tempi e luoghi prestabiliti (la palestra, la nostra camera, ad esempio) diventa via via una macchia d’olio che si espande sempre più, in grado di mutare radicalmente il nostro stare nel mondo, il nostro vivere la vita. Meditare non significa rifugiarsi nel proprio paradiso mentale, bensì avere un contatto semplice e diretto con la realtà (interiore - noi stessi - ed esteriore), liberi dagli innumerevoli filtri che si interpongono tra la mente e il vero. Meditare vuol dire fare piazza pulita delle innumerevoli teorie psicologiche, filosofiche, affascinanti quanto pretestuose, fare piazza pulita di parole e spiegazioni, e volgersi verso il Sé, la propria natura, in direzione di una conoscenza non più meramente intellettuale, bensì autentica e diretta.]

Buon Risveglio
_________________
"Il vero Big Bang è la nascita di una coscienza"

"Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem"
Inviato il: 5/9/2007 15:45
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#10
Mi sento vacillare
Iscritto il: 14/11/2005
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Le parole sono già state dette.

I racconti narrati.

Ma l'esperienza sta ancora sbocciando; nel mio universo in espansione.

http://it.wikipedia.org/wiki/Advaita_Ved%C4%81nta
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"Il vero Big Bang è la nascita di una coscienza"

"Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem"
Inviato il: 5/9/2007 15:53
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#11
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 30/8/2006
Da Lemuria
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Sia la Dolce Fiammifero,che lo Stimato Timor,ed anche jataka e tutti quelli che partecipano alla discussione;hanno ragione

Fiammifero giustamente menzionava il fatto che la meditazione può essere oggi compensata dagli psicofarmaci,e non penso che Lei ne usufruisca,anzi...nonostante alcune incongruenze che possiamo avere,è di sicuro una grande persona.

Stiamo parlando di meditazione senza chiederci da dove inizia tale attività psitica...

Le varie ideologie che la Vita ci ha messo di fronte,hanno sempre portato l'individuo a "meditare" una volta arrivato alla concentrazione...

Ma se la "vera" meditazione iniziasse ogni qualvolta chiudiamo gli occhi?
Se la meditazione spontanea fosse attiva ogni qualvota sbattiamo le palpebre?
Se ogni istante in cui chiudiamo gli occhi fosse la chiave di un nuovo vedere?

Forse il mio discorso reggerebbe...

Ogni volta che chiudiamo gli occhi,facciamo una specie di reset rivolto al nostro cervello,se Noi chiudiamo gli occhi per qualche minuto,notiamo che i nostri pensieri iniziano ad andare ovunque...ci portano a pensare cosa stiamo per fare,ma anche ad un nostro lontano ricordo come ad un compagno di classe elementare che non vediamo da decenni.
A quel punto si cerca di dare direzione ad i propri pensieri,e per molti è questo l'inizio della meditazione,ma in effetti la meditazione inizia nel momento stesso in cui chiudiamo gli occhi,e la direzione che poi si prende col pensiero,non è altro che un punto canalizzatore e ladro dei Nostri voleri e pensieri.

Ora Vi espongo un esempio che è ora dimostrabile:

In un periodo della mia Vita,fui intercettato dalla comunità buddista...
I loro ideali erano simili ai miei,ma più mi avvicinavo alle radici degli antichi maestri,e più mi veniva detto che i maestri "moderni"hanno lavorato per esprimere la meditazione altrui in un solo punto.
Ora quando si parla dell'oltre Vita buddista,viene solo menzionata la reincarnazione e la causa-effetto che menzionano anche gli scientologi, e nessun buddista menziona più il Nirvana...ed anzi... se chiedi a qualcuno cos'è il Nirvana,ti dice che è stato un gande gruppo rock!

Il buddismo,in principio ha catturato tutte quelle persone con luce e grande energia,ed nuna volta che ha apportato benessere personale e tranquillità psicologica a tali persone,ha anch'esso preso una piega negativa dovuta al "potere" accumulato in tale ideologia.

Cosa succede oggi?

Che il governo di Pechino ha imposto che il nuovo Daelama (scusate ortografia) sia eletto dal governo allo scopo di controllare anche l'aldilà,e che qualunque buddista e di conseguenza cittadino cinese,si trovi a scrivere un articolo come questo,sia immediatamente contattato dalla polizia locale,tramite un polizziotto virtuale che lo avverte sul monitor.

Cari buddisti...(se ce n'è qualcuno),
evitate il nanmiooreghekio in direzione est,come impone il vostro maestro,perchè state dando potere ad una dittatura ignorante!!!
_________________
L'Apice della realtà è basato sull'inconsistenza di Essa.
- Davy-
Inviato il: 5/9/2007 21:51
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  •  fiammifero
      fiammifero
Re: Le limitazioni del Proprio Io
#12
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 28/2/2005
Da ROMA
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Citazione:
Fiammifero giustamente menzionava il fatto che la meditazione può essere oggi compensata dagli psicofarmaci,

,no il mio era un paradosso per stare a significare che gli stessi risultati Lo (chi propone) ottengono con uno psicofarmaco,praticamente quello che ha più compiutamente sintetizzato davy "evitate il nanmiooreghekio in direzione est,come impone il vostro maestro,perchè state dando potere ad una dittatura ignorante!!! .
Lungi da me assumere droghe e/o psicofarmaci,voglio essere sempre vigile,coscente e presente
Sia in occidente che in oriente la meditazione è suggerita e proposta caldamente dal pensiero religioso,dalla credenza in un'altra forma di vita dopo la morte e quindi è già " viziata ed indirizzata " sul nascere proprio perchè tendente al divino,quale esso sia non ha importanza,mentre per me la meditazione è lasciar fluire i pensieri ed analizzarli per raggiungere il mio benessere ed armonia su questa terra,trarne insegnamenti sul come evitare conflitti esterni (inevitabili perchè nessuno è uguale all'altro) o per lo meno riuscire ad uscirne indenne,forse è più simile a una sorta di "diplomazia" o di "compromesso" tra quello che sono,che voglio e la realtà che mi circonda.
Questo credo sia il succo del "conoscere i propri limiti" analizzare il perchè di certi atteggiamenti,il perchè delle reazioni incontrollate,il perchè dei sensi di colpa (quasi sempre indotti ),il come e perchè siamo arrivati al punto in cui si è e voltare pagina una volta che si è appreso che la vita va vissuta in prima persona e non per conto terzi ,per accontentare gli altri
Rispetto a molti altri,il mio è un percorso inverso che dall'altruismo mi ha portato ad un sano "egoismo " che mi rende più altruista di prima .
Può sembrare un controsenso,ma amandomi do più amore
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Inviato il: 5/9/2007 23:08
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  •  jataka
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#13
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fiammifero ha scritto:
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Rispetto a molti altri,il mio è un percorso inverso che dall'altruismo mi ha portato ad un sano "egoismo " che mi rende più altruista di prima .
Può sembrare un controsenso,ma amandomi do più amore



sai, forse ti parrà strano, ma ho fatto lo stesso percorso e mi trovo nella medesima situazione
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Ho accarezzato il cielo con la mano. Era terso, un azzurro fantastico che diceva: senti come sono morbido. Lo era davvero e ho deciso di sdraiarmici sopra. E mi sono ritrovato in volo, trasportato dal respiro del cielo stesso verso l’ultimo orizzonte, ...
Inviato il: 6/9/2007 10:40
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#14
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jataka ha scritto:
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fiammifero ha scritto:
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Rispetto a molti altri,il mio è un percorso inverso che dall'altruismo mi ha portato ad un sano "egoismo " che mi rende più altruista di prima .
Può sembrare un controsenso,ma amandomi do più amore



sai, forse ti parrà strano, ma ho fatto lo stesso percorso e mi trovo nella medesima situazione


Può sembrare assurdo ma è così davvero.

C'è chi parte dalla conoscenza dei fatti esterni per arrivare a conclusioni schematiche che ne diano spiegazione...
E poi c'è chi guarda prima dentro sè,
E che ora cerca di spiegare le conclusioni schematiche che già si sanno partendo dalla parte opposta per arrivarere al principio.
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- Davy-
Inviato il: 7/9/2007 19:36
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  •  fiammifero
      fiammifero
Re: Le limitazioni del Proprio Io
#15
Sono certo di non sapere
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Evidentemente un conto è la teoria ed altro la pratica .
La felicità è benefica per il corpo, ma è il dolore che sviluppa i poteri della mente. (Marcel Proust)
Molte persone credono di pensare ma in realtà stanno solo riorganizzando i loro pregiudizi (William James)
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Inviato il: 7/9/2007 22:35
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  •  Al2012
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#16
Dubito ormai di tutto
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Ciao Davy.
Rispondo al tuo invito.
Questo topic l’avevo già notato e letto, e cercavo di prender il paso per entrare, quando ho visto il topic aperto da “nessuno” ed mi sono inserito in quel topic ritrovando più o meno gli stessi utenti.

Molti interventi sono stati concentrati sulla meditazione che tu hai paragonato ad una “preghiera”

<< La meditazione è in se una preghiera che viene espressa in modo differente a seconda delle religioni,ed anch’essa,nonostante porti a riscontrare effetti positivi nella vita quotidiana;porta comunque a porre il Proprio Io a guardare in direzioni “Limitate”.>>

Personalmente sarei più per definire la preghiera (quella sincera, quella che parte dall’ “Anima”) come qualcosa di paragonabile ad una meditazione (quella sincera, quella che parte dall’”Anima”)

Non ho esperienza diretta di meditazione, ho provato in qualche modo a meditare in modo “naif”, senza entrare in gruppi o altro, un po’ perché sento odore di “soldi”, e la cosa mi infastidisce pur capendo che nella nostra società i soldi sono una necessità, ma anche perché so di essere un pessimo allievo, facile alla critica, e anche un po’ anarchico, e non mi piace l’idea di essere “massificato”, “etichettato” come discepolo, mi rendo conto che questo può essere utile, ma allo stesso tempo mi rendo conto che può essere dannoso, perché sicuramente ho bisogno di trovare un appoggio in qualcuno.

Trovo profondamente significativa questa frase: “Per indicare la luna in cielo basta un dito, ma una volta trovata la luna non occorre più guadare il dito”. Probabilmente la luna non l’ho vista, ma sono sicuro che c’è, perché ne percepisco la presenza anche se non la vedo splendere chiara nel cielo.

Quindi il massimo delle mie meditazioni avvengono stando sdraiato e riflettendo sui pensieri che mi passano in mente. Non ho mai staccato la spina con i miei pensieri, ho per meglio dire con quelli che penso siano i “miei” pensieri.

Ho la sensazione di essermi sempre chiesto che cosa fosse il “senso” della vita, e soprattutto perché un essere umano finisca prima o poi con il porsi una domanda simile.

Posso sbagliarmi, ma non credo che un animale, una pianta, si ponga mai questa domanda, anche se, come noi esseri umani, lottano per la sopravvivenza e per la riproduzione nelle eterno cerchio di creazione e distruzione, nascita e morte.

L’essere che si pone questa domanda è un essere cosciente della propria individualità, fortemente cosciente della propria individualità, della propria esistenza presente racchiusa tra un passato e un futuro.

Con questo non intendo dire che l’umanità è superiore al resto della natura, perchè l’umanità è una parte di essa e quindi non può sentirsi superiore, perché senza di essa non potrebbe esistere, ed esiste grazie ad essa.

L’umanità ha un “compito” da svolgere, come un battere ha il suo, e questo è proporzionale alla coscienza dell’essere stesso.

A questo punto mi verrebbe da chiedere il perché della coscienza, andando fuori tema, lo so è un chiodo fisso, quindi cerco di controllarmi e rientrare in tema.

Cito davy:

<
A questo punto le persone un po’ più curiose e razionali trovano conforto nella meditazione,nel buddismo e nella new age.

Altri ancora rimbalzano da un’ideologia all’altra senza mai trovare la pace.

Poi..altri ancora trovano il proprio credere negli alieni,ed altri nelle sette occulte.

Ciò che accomuna questi punti di vista che nella normalità quotidiana consideriamo come opposti tra vari “credere”,ci portano appunto a credere in qualcosa di esterno rispetto al nostro più profondo Io,portando così il nostro sguardo lontano dal punto in cui dovremmo guardare per sapere la verità.>>


Dal mio punto di vista penso che ci siano tre verità in quello che hai enunciato:

1) La domanda della perché esisto e del senso della vita sta crescendo. Il desiderio di trovare delle ragioni che vadano oltre al benessere materiale di una società che si basa sul consumismo materiale.

2) Il pericolo di cadere e di appoggiarsi a nuovi “beni di consumo”, meno materiali, ma che non escono fuori dalla logica consumistica, perché anch’essi creano una “massificazione” tipica dei beni di consumo

3)Alienazione della individualità, che anch’essa è una caratteristica della “massificazione”.

Il primo punto, come dice “Fiamma” potrebbe essere dovuto dal fatto, che l’aumento del “benessere”, il maggior tempo libero, la maggiore possibilità di informazione, da la possibilità di potersi porre certe domande. Non le si può dare torto.

In effetti sei io fossi nato in Uganda, o in una baraccopoli metropolitana, forse avrei altre priorità più materiali e minor tempo e desiderio ricerca, è altrettanto vero che non tutti i benestanti si pongo domande “spirituali”, e molti restano dentro il vortice consumistico convinti che sia il modo migliore per realizzare la propria esistenza, come molti miei amici o conoscenti.

Il secondo punto, che si potrebbe identificare con certa corrente New Age, dove l’individuo cerca di scarica il proprio malessere, su una nuova moda, senza rendersi conto che in realtà è entrata in un nuovo “super mercato” pieno di oggetti da possedere, come se la spiritualità fosse una nuova tipologia di merce da comprare.

Il terzo punto, che è comune ai precedenti, è sicuramente il più profondo e il più pericoloso per la nostra evoluzione.

Anche se questa nostra società sembra esaltare le potenzialità dell’individuo, in realtà non esalta la individualità, ma l’individualismo.

Per non cadere in errori semantici provo a spiegare la differenza (secondo il mio punto di vista)

Individualismo: è sentirsi una unità separata e indipendente dal contesto, il proprio benessere è indipendente dal benessere altrui e il più delle volte giustifica qualsiasi atto se finalizzato ad un amento dello stesso.

Individualità: è sentirsi una unità collegata al contesto, il proprio benessere è collegato al benessere degli altri, perché la nostra unicità è parte non separata del “tutto”.

La limitazione del proprio Io, penso che stia nell’individalismo.

Gli animali, secondo me, non conoscono l’individualismo, ma hanno un “naturale senso individuale” che spiega l’istinto di sopravvivenza, che non è frutto di un ragionamento cosciente, ma è istintivo, seguono leggi legate alla loro specie di appartenenza, la loro individualità è istintivamente legata alla loro specie che è istintivamente legata alla natura del loro ambiente.

La materie, i batteri, le piante, gli animali sono i gradini su cui è salita la coscienza per arrivare all’essere umano formando così un essere vivente cosciente della propria esistenza individuale, che non essendo più istintiva diventa libera e quindi soggetta alle capacità individuali (in pratica è la cacciata dal paradiso terrestre)

Questa libertà è un arma a doppio taglio, perché ci rende responsabili delle nostre decisioni e delle nostre azioni che non sono più governate da leggi istintive, che pur essendo presenti non sono predominanti.

Come di dice Davy, non dobbiamo cercare la verità fuori dal nostro essere, la ricerca deve iniziare dentro di noi, è soprattutto una ricerca interiore che può farci comprendere l’unità tra le cose.

Concludo lasciando il solito link, spero che sia in tema. Comunque vede voi !!

Cos'è l'ego? Intervista a James Hollis su Jung
QUI

Un saluto a tutti.
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“Capire … significa trasformare quello che è"
Inviato il: 22/9/2007 17:03
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  •  jataka
      jataka
Re: Le limitazioni del Proprio Io
#17
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Al2012 ha scritto:

Molti interventi sono stati concentrati sulla meditazione che tu hai paragonato ad una “preghiera”
Personalmente sarei più per definire la preghiera (quella sincera, quella che parte dall’ “Anima”) come qualcosa di paragonabile ad una meditazione (quella sincera, quella che parte dall’”Anima”)


dal mio personalissimo punto di vista puoi anche paragonare le due cose e, tutto sommato, una meditazione spontanea può diventare una preghiera che esce dall'anima

Citazione:

Non ho esperienza diretta di meditazione, ho provato in qualche modo a meditare in modo “naif”, senza entrare in gruppi o altro, un po’ perché sento odore di “soldi”, e la cosa mi infastidisce pur capendo che nella nostra società i soldi sono una necessità, ma anche perché so di essere un pessimo allievo, facile alla critica, e anche un po’ anarchico, e non mi piace l’idea di essere “massificato”, “etichettato” come discepolo, mi rendo conto che questo può essere utile, ma allo stesso tempo mi rendo conto che può essere dannoso, perché sicuramente ho bisogno di trovare un appoggio in qualcuno.


io medito da anni e posso dirti che ci sono luoghi in cui, effettivamente, lo sfondo è economico (sfruttare il buon proposito di tante persone per fare un pò di soldi), ma ce ne sono tanti dove il vero pensiero è proprio cercare di progredire e far progredire spiritualmente, senza interessi che non siano il rimborso delle spese vive


Citazione:

Quindi il massimo delle mie meditazioni avvengono stando sdraiato e riflettendo sui pensieri che mi passano in mente. Non ho mai staccato la spina con i miei pensieri, ho per meglio dire con quelli che penso siano i “miei” pensieri.


il rendersi conto di avere pensieri e che non ti abbandonano mai è già un bel passo, il secondo dovrebbe essere proprio quello di <cercare> di staccare la spina e non di rifletterci sopra


Citazione:



Per non cadere in errori semantici provo a spiegare la differenza (secondo il mio punto di vista)

Individualismo: è sentirsi una unità separata e indipendente dal contesto, il proprio benessere è indipendente dal benessere altrui e il più delle volte giustifica qualsiasi atto se finalizzato ad un amento dello stesso.

Individualità: è sentirsi una unità collegata al contesto, il proprio benessere è collegato al benessere degli altri, perché la nostra unicità è parte non separata del “tutto”.

La limitazione del proprio Io, penso che stia nell’individalismo.

Gli animali, secondo me, non conoscono l’individualismo, ma hanno un “naturale senso individuale” che spiega l’istinto di sopravvivenza, che non è frutto di un ragionamento cosciente, ma è istintivo, seguono leggi legate alla loro specie di appartenenza, la loro individualità è istintivamente legata alla loro specie che è istintivamente legata alla natura del loro ambiente.

La materie, i batteri, le piante, gli animali sono i gradini su cui è salita la coscienza per arrivare all’essere umano formando così un essere vivente cosciente della propria esistenza individuale, che non essendo più istintiva diventa libera e quindi soggetta alle capacità individuali (in pratica è la cacciata dal paradiso terrestre)

Questa libertà è un arma a doppio taglio, perché ci rende responsabili delle nostre decisioni e delle nostre azioni che non sono più governate da leggi istintive, che pur essendo presenti non sono predominanti.

Come di dice Davy, non dobbiamo cercare la verità fuori dal nostro essere, la ricerca deve iniziare dentro di noi, è soprattutto una ricerca interiore che può farci comprendere l’unità tra le cose.

parli bene e concludi meglio (sempre secondo me): dobbiamo cercare dentro di noi, è l'unico posto dove di solito non si vuole guardare per paura di trovare chissà cosa, chissà quali risposte, ma è anche l'unico posto dove, una persona che lo vuole, trova l'infinito
ciao
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Inviato il: 22/9/2007 17:29
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#18
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Ciao Jataca

Piacere d’averti incontrato.



<…. ma ce ne sono tanti dove il vero pensiero è proprio cercare di progredire e far progredire spiritualmente, senza interessi che non siano il rimborso delle spese vive>>

Senza ombra di dubbio …. Il problema è in me, nella mia diffidenza e incostanza.

< di staccare la spina e non di rifletterci sopra>>

Vero !! << cercare >>

Noi pensiamo di essere padroni del nostro pensiero, ma in realtà è più facile il contrario.

Per esempio alla mattina, quando ci alziamo, oltre che alle vesti indossiamo anche i pensieri, che non ci appartengono, non interamente, ma seguono uno schema consolidato, uno schema pensiero precostituito

Se provassimo veramente a pensare di essere in connessione con tutto quello che ci circonda, come una rete internet, o una rete neurale, forse i limiti del “Io” sparirebbero, e diventerebbe più naturale comprendere il significato “individualità nell’unità”.

Un saluto a tutti.

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Inviato il: 23/9/2007 23:51
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  •  jataka
      jataka
Re: Le limitazioni del Proprio Io
#19
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Citazione:


Noi pensiamo di essere padroni del nostro pensiero, ma in realtà è più facile il contrario.

Per esempio alla mattina, quando ci alziamo, oltre che alle vesti indossiamo anche i pensieri, che non ci appartengono, non interamente, ma seguono uno schema consolidato, uno schema pensiero precostituito

Se provassimo veramente a pensare di essere in connessione con tutto quello che ci circonda, come una rete internet, o una rete neurale, forse i limiti del “Io” sparirebbero, e diventerebbe più naturale comprendere il significato “individualità nell’unità”.

Un saluto a tutti.



è il pensiero che è il nostro padrone, nel senso che ci tiene sotto controllo, non abbandonandoci mai
dovremmo provare ad entrare in connessione con la nostra interiorità, accettandola e vivendola; allora l'<Io> sparirebbe, ma non è così facile

ciao
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Inviato il: 24/9/2007 11:03
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#20
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Ciao AL2012,
grazie mille per aver accettato il mio invito e per aver espresso un ottimo parere che faccia riflettere.
Ci tenevo molto ad avere una tua opinione a riguardo…e quindi grazie di nuovo.

Grazie anche a jataka che ha espresso la sua opinione,la quale merita,ma che rimane discutibile in questo passaggio:


è il pensiero che è il nostro padrone, nel senso che ci tiene sotto controllo, non abbandonandoci mai
dovremmo provare ad entrare in connessione con la nostra interiorità, accettandola e vivendola; allora l' sparirebbe,
ma non è così facile.


Il pensiero è il mezzo che connette Anima al settore materiale.
E’ il settore mediano tra Inconscio e Conscio (Che è parallelo al concetto di immateriale – materiale) e viene espresso col termine Subconscio.

A mio parere il pensiero non è direttamente padrone in quanto funge da traduttore del linguaggio di Anima al Corpo e Spirito/Carma.
Molti esperimenti di PNL (Programmazione Neuro Linguistica) dimostrano che una persona posta sotto ipnosi diviene malleabile nello stato subconscio tramite l’ipnotizzatore che Le propone un’emozione ed un ambiente da vivere in quel momento di stallo psichico.Questa tecnica sta portando risvolti nella cura di malattie psicosomatiche tipo l’anoressia,in quanto un eventuale “interlocutore” posto come filtro tra inconscio e subconscio,riesce a tradurre informazioni “guidate” (ed eventualmente utili) al cervello “Conscio” che esprime la realtà chimica del corpo.
Riuscire ad entrare in connessione con la nostra interiorità non porta all’estinzione dell’ IO,ma porta all’estinzione e rivalutazione dell’esterno…dei circuiti chiusi.
Questo è quello che Io sto analizzando.

AL2012 mi ha fatto molto riflettere nell’esprimere il senso opposto tra due parole che vengono percepite da molti come uguali.

Individualismo: è sentirsi una unità separata e indipendente dal contesto, il proprio benessere è indipendente dal benessere altrui ed il più delle volte giustifica qualsiasi atto se finalizzato ad un aumento dello stesso.

Individualità: è sentirsi un’ unità collegata al contesto, il proprio benessere è collegato al benessere degli altri, perché la nostra unicità è parte non separata del “tutto”.


E noi dove siamo?
Se siamo in entrambi i punti come possiamo essere definiti?

Se Io mi dovessi definire individualista od individuale…non saprei come definirmi in quanto penso questo:
Mi sento un’unità separata dal contesto umanistico “globale”,ma collegato al contesto materiale,il quale è collegato anche al benessere altrui sotto il profilo materiale,ma è assolutamente indipendente nel contesto del proprio Essere.
La nostra profonda individualità è sicuramente staccata dal tutto inteso come società,ma allo stesso tempo è congrua e convivente all’individualità materiale che ci lega al “tutto” stesso.

Vorrei approfondire…e lo farò…

Comunque ottimo spunto AL.

Ultimamente ho dovuto staccare un po’ la spina,ed è per questo che ho risposto con relativo ritardo..sorry…


Jataka:
dal mio personalissimo punto di vista puoi anche paragonare le due cose e, tutto sommato, una meditazione spontanea può diventare una preghiera che esce dall'anima



Nell’articolo ho espresso male il concetto “meditazione” in quanto molte persone credono che la recitazione di un mantra sia appunto meditazione quando è in effetti preghiera…era espresso in quel senso…

La meditazione spontanea è a mio parere uno sfogo dell’Anima…Non una preghiera;
in quanto (per quel che mi riguarda) porta ed estraniarsi da ogni possibile concezione fisica e chimica del proprio IO,e porta appunto a “VEDERE” (nel vero senso della parola) il cambio di percezione sia fisica che visiva di quello che viene definito come esterno al se;ed in quel punto non si esprime energia verso un qualcosa,ma si è direttamente quel qualcosa che è oltre alla percezione normalmente disponibile.

La meditazione guidata al benessere materiale è stato il mio punto di partenza,
ma nonostante le mie assidue difficoltà economiche,ho direzionato il mio “volere” non all’economico,ma alla verità…
Ed ora sono qua senza un euro,ma con un bagaglio spirituale da poter vendere…

Un caro saluto e buona Vita a tutti.
A presto.
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Inviato il: 25/9/2007 22:13
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#21
Dubito ormai di tutto
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Individualismo: è sentirsi una unità separata e indipendente dal contesto, il proprio benessere è indipendente dal benessere altrui ed il più delle volte giustifica qualsiasi atto se finalizzato ad un aumento dello stesso.

Individualità: è sentirsi un’ unità collegata al contesto, il proprio benessere è collegato al benessere degli altri, perché la nostra unicità è parte non separata del “tutto”.

<< E noi dove siamo?
Se siamo in entrambi i punti come possiamo essere definiti?>>


Noi siamo immersi nell’individualismo, viviamo in un cultura che esalta l’individualismo.
“Morte tua, vita mia” è un pensiero che fa da sfondo in compagnia col la paura.

La stessa scienza paragona la vita ad una lotta, il solo più forte e quello che si ambienta meglio evolve. La natura è cruenta e non ha pietà.

Ma è così ??
Oppure si può interpretare in un altro modo quello che a noi appare una lotta per la sopravvivenza ?

Da come la vedo io noi siamo una individualità cosciente in evoluzione, che passando attraverso l’individualismo, ovvero verso la coscienza del nostro corpo fisico (ego?) che si deve rapportare con l’ambiente e con la cultura dei suoi simili e con la paura della morte.

Cito dal link,

Amy Edelstein: Cos’è l’ego, secondo Jung?

James Hollis: L’ego, così come è stato definito da Jung, è il complesso centrale della consapevolezza.
Quando sentiamo la parola complesso, siamo portati a pensare a qualcosa di patologico, mentre in realtà un complesso non è altro che un grappolo di energia affettivamente carico.
Il complesso dell’ego comincia a formarsi quando ci stacchiamo dall’altro primario, che in genere è nostra madre; cioè, quando ci stacchiamo dal seno.
E se da un lato questa separazione è necessaria per la formazione dell’individuo, dall’altro è molto dolorosa, perché rappresenta la perdita di quella primitiva esperienza di unità e sensazione di appartenenza.
Jung considerava essenziale per la consapevolezza la formazione dell’ego. La consapevolezza implica la divisione tra soggetto e oggetto: per diventare conscio, devo conoscere ciò che non sono.
Ho bisogno di percepire ciò che è là come opposto a ciò che è qui. Inoltre, egli vedeva l’ego come un elemento necessario dell’intenzionalità, della concentrazione e della risolutezza.
In che modo io e te siamo riusciti a combinare un incontro per parlare dello stesso argomento?
Grazie alla “risolutezza dell’ego”, un elemento che ha fatto sì che questa conversazione accadesse.
L’ego, in quanto complesso, è estremamente malleabile e “occupabile”. Quando viene occupato dai contenuti dell’inconscio, quando è sotto il controllo di altri complessi, diventa insicuro, manipolato ecc.
Vedi, ciò che spesso chiamiamo ego è in realtà l’ego posseduto da uno o più complessi, per esempio il complesso dei soldi, del potere, del sesso, dell’aggressività.
Tali complessi non sono la natura essenziale di un individuo, ma hanno il potere di usurpare o possedere l’ego

<
James Hollis: Come ho già detto, l’ego è una formazione necessaria per lo sviluppo dell’identità, della consapevolezza, dell’intenzionalità e della risolutezza: elementi tutti positivi.
L’ego in sé non è un problema.
Ma quando è posseduto dalle nostre insicurezze, quando è sotto il controllo del nostro passato, diventa per così dire nevrotico, si trasforma in un ostacolo.
Quindi, il problema non è l’ego; il problema è ciò che accade all’ego.
L’equilibrio perfetto – se mai potessimo raggiungerlo – sarebbe uno stato di ego aperto, in dialogo con le altre parti del mondo esteriore e interiore, in cui possiamo assorbire messaggi dalla cultura (senza necessariamente farci incorporare da quest’ultima) e anche dialogare con l’inconscio.>>


L’individualismo porta l’ego a chiudersi su se stesso, sul suo corpo fisico, o per meglio dire su una visione limitata, parziale del proprio essere.

I piaceri del corpo diventano predominanti, e come una droga chiedono d’essere esauditi, (se non sbaglio il piacere fisico corrisponde a determinate sostanze chimiche prodotte dall’organismo, per così dire “droga fatta in casa”).
Ma oltre ai piaceri ci sono i dolori, l’invecchiamento e la paura della morte è la ciliegina sulla torta.

Io mi definirei individualista dalla nascita, perché sono stato indottrinato da una cultura individualista, che non unisce ma divide, classifica, giudica e condanna. La spiritualità è anch’essa governata in modo gerarchico, e dobbiamo aver fede nella parola di qualcuno, tutto è separato.

La nostra mente razionale non può concepire ed immaginare un “non tempo” e un “non spazio” perché il nostro ego è fortemente “incarnato”.
E’ come una forza di gravità che attrae e vincola la coscienza alla materia.

Questo (secondo me) è un processo evolutivo o più figurativamente una “danza”, oppure sono esami che la nostra coscienza deve superare per raggiungere un grado di consapevolezza maggiore.

Per tornare in tema le “limitazioni del Proprio Io” sono una serie di esami che dobbiamo ancora sostenere.

Un saluto a tutti gli studenti.
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Inviato il: 27/9/2007 23:29
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#22
Mi sento vacillare
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Un altro caro saluto a tutti da Trichy (tamil nadu, India).
Caro Al2012 concordo con tutto il tuo ultimo post.
Per me (per come me la racconta la mente ), ogni individuo e` intessuto nella realta` che sperimenta e non potrebbe mai essere separato, poiche` altrimenti non avrebbe cognizione di alcunche`.
Anzi in ultima analisi il percettore e` il creatore di cio` che sperimenta, come inevitabile espressione di se stesso, com manifestazione del suo essere.
Poiche` non esiste una realta` esterna al soggetto, poiche` noi siamo il centro del mandala, infiniti centri di un`unica esistenza.
Senza la mia coscienza, non esisterebbe il mondo per come lo conosco, ed ogni notte infatti lo distruggo per ricrearlo ogni mattina. Quando l`idea che ho del corpo morira` anche quest`universo, con tutte le idee che avevo su di esso, verra`trascinato via come in un big crunch: e allora saro` consapevole di essere cio` che sono sempre stato, cio` che e` al di la`di ogni pensiero o idea. Poi sicuramente nell`eternita` tornero` a sognare.
Ciascuno in questo momento sta creando, nella sua mente (il corpo e` nella mente cosi` come tutto il resto) un universo in cui e`immerso come in un sogno e dal suo sogno si dipartono sensazioni, emozioni e idee che avvolgono il Se` come le nuvole il sole generando infiniti giochi di luce.
Crediamo di essere divisi da cio` che percepiamo, ma questo e` impossibile, e` solo un inganno della mente. Cio` che percepiamo e` espressione di noi stessi, per questo e` cosi` meschino il giudizio che separa poiche` falsifica la nostra vera natura che e` amore e unita`con tutto cio` che esiste.
Noi siamo uniti pur sognando ciascuno un suo mondo, perche` anche se le menti costruiscono steccati, mappe e definizioni con infiniti colori, colui che percepisce esiste oltre alla mente e al giudizio, ed esiste come Uno oltre a tutti i colori.

Buon Risveglio
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"Il vero Big Bang è la nascita di una coscienza"

"Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem"
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#23
Ho qualche dubbio
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davy ha scritto:

Grazie anche a jataka che ha espresso la sua opinione,la quale merita,ma che rimane discutibile in questo passaggio:


è il pensiero che è il nostro padrone, nel senso che ci tiene sotto controllo, non abbandonandoci mai
dovremmo provare ad entrare in connessione con la nostra interiorità, accettandola e vivendola; allora l'<Io> sparirebbe,
ma non è così facile.


Il pensiero è il mezzo che connette Anima al settore materiale.
E’ il settore mediano tra Inconscio e Conscio (Che è parallelo al concetto di immateriale – materiale) e viene espresso col termine Subconscio.

A mio parere il pensiero non è direttamente padrone in quanto funge da traduttore del linguaggio di Anima al Corpo e Spirito/Carma.
Molti esperimenti di PNL (Programmazione Neuro Linguistica) dimostrano che una persona posta sotto ipnosi diviene malleabile nello stato subconscio tramite l’ipnotizzatore che Le propone un’emozione ed un ambiente da vivere in quel momento di stallo psichico.Questa tecnica sta portando risvolti nella cura di malattie psicosomatiche tipo l’anoressia,in quanto un eventuale “interlocutore” posto come filtro tra inconscio e subconscio,riesce a tradurre informazioni “guidate” (ed eventualmente utili) al cervello “Conscio” che esprime la realtà chimica del corpo.
Riuscire ad entrare in connessione con la nostra interiorità non porta all’estinzione dell’ IO,ma porta all’estinzione e rivalutazione dell’esterno…dei circuiti chiusi.
Questo è quello che Io sto analizzando.

nulla da eccepire sugli esperimenti di pnl o ipnosi, sono tecniche funzionali ma, appunto, sono tecniche, per di più subite (accettate, ovviamente) e non direttamente eseguite; il pensiero può essere definito, come dici tu, il settore mediano tra conscio ed inconscio, e il problema essenziale della maggior parte di noi è che è fuori controllo
mi spiego meglio (o almeno ci provo): durante una meditazione (una qualsiasi, o anche un bel momento di silenzio) ti rendi conto che ti stanno arrivando migliaia di pensieri, sono gli stessi, come numero, che arrivano in ogni momento della giornata, la differenza sta nel fatto che, mentre mediti, sei consapevole che arrivano, mentre nella maggior parte del tempo non ci fai caso, semplicemente te li ritrovi
questo perchè la mente è abituata a lavorare in continuazione e, se provi a quietarla, si ribella, lavorando ancora di più (e tu sei a livello inconscio)
la soluzione sta nel riuscire ad essere tu il padrone della mente, facendola lavorare quando ce n'è il bisogno, non sempre.
i pensieri possono sorgere ancora, sempre e comunque, ma se la mente è sotto controllo, semplicemente arrivano e se ne vanno, come le nuvole nel cielo
siamo in un mondo che va di fretta, troppo di fretta, e i momenti di silenzio per alcuni sembrano inconcepibili, per altri difficoltosi, per altri ancora irraggiungibili, ma si possono trovare
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Ho accarezzato il cielo con la mano. Era terso, un azzurro fantastico che diceva: senti come sono morbido. Lo era davvero e ho deciso di sdraiarmici sopra. E mi sono ritrovato in volo, trasportato dal respiro del cielo stesso verso l’ultimo orizzonte, ...
Inviato il: 1/10/2007 17:24
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  •  jataka
      jataka
Re: Le limitazioni del Proprio Io
#24
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Timor ha scritto:
Un altro caro saluto a tutti da Trichy (tamil nadu, India).
Caro Al2012 concordo con tutto il tuo ultimo post.
Per me (per come me la racconta la mente ), ogni individuo e` intessuto nella realta` che sperimenta e non potrebbe mai essere separato, poiche` altrimenti non avrebbe cognizione di alcunche`.
Anzi in ultima analisi il percettore e` il creatore di cio` che sperimenta, come inevitabile espressione di se stesso, com manifestazione del suo essere.
Poiche` non esiste una realta` esterna al soggetto, poiche` noi siamo il centro del mandala, infiniti centri di un`unica esistenza.
Senza la mia coscienza, non esisterebbe il mondo per come lo conosco, ed ogni notte infatti lo distruggo per ricrearlo ogni mattina. Quando l`idea che ho del corpo morira` anche quest`universo, con tutte le idee che avevo su di esso, verra`trascinato via come in un big crunch: e allora saro` consapevole di essere cio` che sono sempre stato, cio` che e` al di la`di ogni pensiero o idea. Poi sicuramente nell`eternita` tornero` a sognare.
Ciascuno in questo momento sta creando, nella sua mente (il corpo e` nella mente cosi` come tutto il resto) un universo in cui e`immerso come in un sogno e dal suo sogno si dipartono sensazioni, emozioni e idee che avvolgono il Se` come le nuvole il sole generando infiniti giochi di luce.
Crediamo di essere divisi da cio` che percepiamo, ma questo e` impossibile, e` solo un inganno della mente. Cio` che percepiamo e` espressione di noi stessi, per questo e` cosi` meschino il giudizio che separa poiche` falsifica la nostra vera natura che e` amore e unita`con tutto cio` che esiste.
Noi siamo uniti pur sognando ciascuno un suo mondo, perche` anche se le menti costruiscono steccati, mappe e definizioni con infiniti colori, colui che percepisce esiste oltre alla mente e al giudizio, ed esiste come Uno oltre a tutti i colori.

Buon Risveglio


beh, timor, complimenti, ti sei ben espresso e, sostanzialmente, accetto ciò che scrivi.
salutami il tamil nadu, terra di gente stupenda e profonda spiritualità
jataka
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Inviato il: 1/10/2007 17:28
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#25
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Ciao Timor

Da simil scettico, riesco a comprendere tutto cio' che dici, talmente tanto che mi piace abbastanza come punto di vista.

L'unica cosa che non digerisco e' l'eternita'.
COsa ti spinge in particolare verso quel tipo di idea? Cos'e' che ti porta a questa conclusione di ripetitivita'? Perche' mai non dovremmo concludere quest'esperienza con la fine del nostro corpo?
Quali sono gli "indizi" che ti permettono di affermare cio'?


p.s.: E' chiaro che, per me, rifiutare l'eternita' offerta in dono ai "fedeli" dai religiosi e' vincolante nell'impormi, per coerenza, un rifiuto anche per qualsiasi altra visione che porti alle stesse determinate conclusioni.
Ma i dubbi non si limitano a cio', ma vanno oltre. Soprattutto nel fatto di non riuscire a trovare un nesso tra centralita' universale della propria percezione e l'esistenza della stessa per l'eternita'.

mc
Inviato il: 3/10/2007 12:56
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  •  Al2012
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#26
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Un saluto a tutti ed un saluto viaggiante al “viaggiatore Timor”

“mc” citazione:

<< L'unica cosa che non digerisco e' l'eternita'.

Il concetto di “eternità” penso che sia difficile da immaginare come pure “infinito”, anche se con il secondo, forse, ci limitiamo ad immaginare qualcosa di molto grande come “spazio”dimenticandoci del “tempo”.

Per digerire il concetto di eternità ci può aiutare un principio fondamentale della fisica: L’energia non si crea e non si distrugge, ma si trasforma in modo da mantenere costante la sua sommatoria, (qualcosa del genere).

La sommatoria dell’energie è costante e immutabile, mentre tra gli addendi c’è un gran “casino” di mutazioni, tutto è dinamico, in movimento,

<< COsa ti spinge in particolare verso quel tipo di idea?

Difficile da inquadrare “cosa”, un perché di certe domande, sicuramente l’idea è frutto di determinate letture, compagnie, discorsi, pensieri e un certo malessere interno, o più semplicemente perché è giunto il “momento” di certe Domande.

<< Cos'e' che ti porta a questa conclusione di ripetitivita'?

Io non vedo ripetitività, ma una continua trasformazione evolutiva non casuale, un divenire più che una ripetizione.

<< Perche' mai non dovremmo concludere quest'esperienza con la fine del nostro corpo?

Perché il corpo è una parte del nostro “essere”, se ricordo bene, ogni otto anni sostituiamo tutte le nostre cellule,fatta eccezione per le neurali, che comunque variano continuamente la loro configurazione, ogni otto anni in pratica siamo un clone di noi stessi.

<

Penso che di indizi ci siano in abbondanza, basta andarli a cercare in tutti quei misteri relativi alla esistenza umana, sappiamo così poco in realtà che c’è spazio per molte congetture.

Vedi fenomeni definiti “paranormali” e le “NDE” che ci fanno capire che la nostra definizione di “normalità” è provvisoria e figlia di una cultura, frutto del nostro livello di coscienza.

Le religioni, come quella cattolica, hanno dei limiti culturali, e sono soggette a dogmi anch’essi culturali.

L’eternità non è un dono “è”, non è una creazione “è”, l’eternità non è un premio, ma una conquista della coscienza, è il divenire della coscienza che prende consapevolezza dell’eternità.
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“Capire … significa trasformare quello che è"
Inviato il: 3/10/2007 16:24
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#27
Sono certo di non sapere
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Citazione:
L’eternità non è un dono “è”, non è una creazione “è”, l’eternità non è un premio, ma una conquista della coscienza, è il divenire della coscienza che prende consapevolezza dell’eternità.

Chiaro e puntuale, anche per il resto del post.

Il prendere consapevolezza dell'eternita' non e' propriamente lo stesso che farne in qualche modo parte. Ma soprattutto, un individuo e', in quanto corpo, non solo una manifestazione fisica, non solo l'aspetto biologico: e' quella struttura energetica che in questa "configurazione umana" fornisce la possibilita' di pensare di se' stessa (e molto altro, ovviamente).

Citazione:
Perché il corpo è una parte del nostro “essere”, se ricordo bene, ogni otto anni sostituiamo tutte le nostre cellule,fatta eccezione per le neurali, che comunque variano continuamente la loro configurazione, ogni otto anni in pratica siamo un clone di noi stessi.

Non e' solo una parte, secondo me, "e' il nostro essere", da cui scaturisce il nostro Modo di essere.
Senza la struttura cellulare non c'e' possibilita' di pensarsi e, quindi, nemmeno di essere.

A livello Individuale:
Scomposti in altre strutture non "saremo" piu'. La consapevolezza di eterno, svanira' insieme alla nostra struttura di coscienza.
Dopo la morte del corpo, ci sara' una dispersione di energia che andra' ad invadere ciclicamente l'universo, e proprio perche' sotto altre forme non sara' mai la continuazione di quello che era prima.

Questo non ci dovrebbe dare nessun aggancio con il resto dell'universo dopo la nostra scomparsa. Nessun legame, nessun controllo, nessuna consapevolezza tra noi e quello che diventeremo post mortem.

A livello Universale:
La nostra coscienza non puo' realmente "configurarsi" e capire, ma nemmeno intuire direi, la consapevolezza di una unica entita' energetica, quello di cui tutto fa parte, perche' non e' possibile proprio in virtu' di una propria coscienza... Cioe' una coscienza maturata nella visione relativista delle proprie percezioni...


mc
Inviato il: 4/10/2007 14:36
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  •  Al2012
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#28
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Ciao mc

Scusa se ti rispondo a rate, avevo già scritto quello che segue, mai poi non postato (vado ad umore), ora ho visto che hai già replicato !

Che faccio ? Per il momento posto il già confezionato e poi leggo con calma quello che hai scritto.

Scusa la confusione.


Ma i dubbi non si limitano a cio', ma vanno oltre. Soprattutto nel fatto di non riuscire a trovare un nesso tra centralita' universale della propria percezione e l'esistenza della stessa per l'eternità.

Le domande nascono dai dubbi, non dalle certezze.

(citazione)

La via della conoscenza unitaria

La nuova cultura planetaria si caratterizza in ogni parte del pianeta per la sua profonda convinzione che la via alla conoscenza debba necessariamente rivelarsi una via unitaria, una comprensione dell'unità dell'esistenza che ci circonda e ci anima.

Oggi, in un tempo in cui migliaia di culture umane si affacciano con pari dignità alla soglia di un'unica vasta cultura planetaria, la conoscenza unitaria, di cui conosciamo tracce e limitati esempi nelle tradizioni antiche e moderne, è certamente un punto di arrivo, il frutto di un processo di unificazione, in atto da decenni, basato sull'accettazione di una serie di principi e logiche comuni.

E’ comune considerazione che la cultura unitaria, oltre che per una serie di necessità storiche, può nascere solo nel momento in cui l'essere umano, ora disperso nella logica dello spettacolo del mondo, ritrova se stesso e le radici profonde che lo legano alla natura e all'esistenza, e si reintegra con il proprio centro interiore di coscienza.

-- Se attuato collettivamente, questo processo di reintegrazione interiore produrrebbe un salto verso un più elevato livello di integrazione globale, verso una coscienza planetaria.

In questa enciclopedia si cercherà di sostenere che la matrice di ogni visione unitaria è la coscienza e che -- la realizzazione individuale di questo centro, o "unità di coscienza", produce l'esperienza e le condizioni interiori indispensabili affinché si sviluppi un'attitudine epistemologica unitaria, ossia una tendenza a unificare i vari aspetti del conoscere.
Le varie conoscenze unitarie, in cui è evidente una matrice spirituale, negli ultimi duemila anni sono state lentamente soppiantate da una logica analitica e meccanicista, in apparenza più semplice e certamente più efficace nella quantificazione e nella predizione dei fenomeni, basata sulla frammentazione dei campi di conoscenza.
-- La cultura della frammentazione, contrariamente alle antiche culture unitarie, non richiede nessuna particolare evoluzione interiore per essere afferrata, ma solo uno sforzo di comprensione intellettuale; essa sembra rispecchiare un'analoga frammentazione della psiche e del nostro modo di vivere.
Cercare di realizzare l'unità nella coscienza interiore e nella conoscenza del mondo dovrebbe essere il principale scopo della nuova cultura internazionale.
tratto da “Enciclopedia Olistica”
QUI

Riprendendo il discorso degli “indizi” in merito ad una esistenza oltre la carnalità o materia :

(citazione)

<< Ci sono oggi innegabili prove scientifiche che supportano l'esistenza dell'Aldilà.
Sono un uomo di legge scettico ma dalla mentalità aperta, un ex procuratore formalmente qualificato in tutta una serie di discipline universitarie.
Le argomentazioni che seguono non sono soltanto argomentazioni legali astratte, teoriche e accademiche. Da investigatore dalla mentalità aperta, mi sono deciso a indagare sulle prove esistenti riguardo alla sopravvivenza dopo la morte e, insieme ad altri, ho ricreato le condizioni per verificare di persona le affermazioni in base alle quali è possibile una comunicazione con le intelligenze dall'Aldilà. …………

(continua)

Tratto da
QUI

In questo sito si possono trovare altri indizi !!!



Lo so, continuo a ripete “link” già menzionati, ma fanno tutti parte di quel “puzzle” che sto cercando di mettere insieme.

Perché ??

Perché farsi certe “seghe mentali” quando il mondo reale, il mondo del lavoro, e quello del non lavoro; il mondo dei rapporti personali, il mondo del rapporto con i figli, tutto questo mondo frenetico ti coinvolge ??

Perché perdere tempo ed energia, in pensieri che difficilmente potrai provare sopra ogni ragionevole dubbio ??

La nostra esistenza è puramente carnale, finita la benzina la macchina si ferma ed arrugginisce.

L’esistenza è una inutile lotta per la sopravvivenza, visto che la morte è inevitabile, ma l’istinto di sopravvivenza ci spinge a lottare.

Bisogna “godere” il più possibile l’attimo della nostra “casuale” esistenza fisica, perché con la fine del corpo cessa anche quel “epifenomeno” del cervello che è la coscienza di esistere e la consapevolezza di essere coscienti, del nostro io unitario.

Ovviamente questo spaventa a “morte” e quindi nasce il “bisogno” di credere il una vita oltre la morte; poi occorre anche dettare delle regole morali per la convivenza, dare premi e castighi.
In questo caso il corpo diventa la casa dello “spirito” di uno spirito che ha già peccato e che deve redimersi per potersi riunire al “Creatore” entrando nel paradiso, altrimenti dannerà in eterno all’inferno.

Siamo proprio ben messi !!

Da un lato siamo macchine organiche, biologiche, frutto di una evoluzione casuale e rara, dispersa su un sassolino in un universo con infinito vuoto. Da l’altro siamo stati creati per essere messi alla prova, liberi di scegliere tra male e bene, per essere giudicati dal nostro creatore ed essere premiati o puniti.

Ma è così ???

Ciao.

Al
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Inviato il: 4/10/2007 21:47
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#29
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Citazione:
L'unica cosa che non digerisco e' l'eternita'.COsa ti spinge in particolare verso quel tipo di idea? Cos'e' che ti porta a questa conclusione di ripetitivita'? Perche' mai non dovremmo concludere quest'esperienza con la fine del nostro corpo?


Semplicemente l'idea di nascere e morire è non solo contro la logica ma anche contro l'esperienza. Puoi solo dire che gli spettri del tuo universo (gli altri) entrono ed escono di scena con ciò che hai imparato a definire come nascita e come morte.
Ma TU ( e lascia perdere quello che dicono gli spettri del tuo mondo), come coscienza sei mai nato o solo non ricordi? come non ricordi la maggior parte del tuo sonno e del tempo delle migliaia di giorni che apparentemente hai consumato nel tempo. Perchè altrimenti se veramente la coscienza nasce e muore, cosa ti permette di andare così serenamente a dormire la sera? in base a quale assurda credenza la coscienza che credevi svanita la notte dovrebbe riapparire durante il giorno? Ma è svanita o solo non ricordi?
E cmq la ripetitività è solo della mente, l'eterno che è fuori dal tempo semplicemente è.
Ma finchè crederai di essere un corpo-mente (ah il potere della fede ) sei destinato ad essere nel tempo e l'eternità rimarrà nascosta.

Ps: è un piacere dirvi che infin sono tornato dal mio solitario peregrinare.
Un abbraccio a tutti
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Inviato il: 5/10/2007 19:50
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Re: Le limitazioni del Proprio Io
#30
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Perchè altrimenti se veramente la coscienza nasce e muore, cosa ti permette di andare così serenamente a dormire la sera? in base a quale assurda credenza la coscienza che credevi svanita la notte dovrebbe riapparire durante il giorno?

...solo non ricordi... In realta' probabilmente nasce la prima volta che usi un "ricordo" per intraprendere una azione (o di fare qualcosa di attivo) e da li' in poi esiste.

Nessuna credenza mi porta a credere che la coscienza svanisca, questo lo affermi tu. Se affermassi una cosa del genere dovrei anche affermare che i sogni non esistono. Ed invece mi capita di sognare durante un il riposo del sonno.

Posso affermare al massimo che come ogni azione anche il pensare ha bisogno di energia, di azione, di attivare dei meccanismi. Proprio come una qualsiasi altra azione, una qualsiasi attivita', ad un certo punto ha bisogno di cessare per non usurare troppo velocemente i suoi meccanismi di funzionamento. Il recupero avviene in assenza di consumo di energia, appunto, ed e' esperienza diretta questa non una comune credenza... a meno che tu non riesca a dimostrarmi di poter fare il giro del mondo a piedi senza mai fermarti. . Questo basterebbe a convincermi, in effetti, del fatto che in realta' niente e nessuno ha bisogno di riposare per rigenerarsi, e quindi che l'alternanza cosciente-subcosciente del ciclo giorno-notte possa rappresentare una vera e propria interruzione effettiva e rinascita della propria coscienza: in quel caso mi spaventerebbe addormentarmi, in effetti.

Quindi, al massimo, dicevo, posso affermare che la coscienza svanisca per permettere agli organi coinvolti nel suo funzionamento di recuperare una condizione ottimale di salute.

Citazione:
E cmq la ripetitività è solo della mente, l'eterno che è fuori dal tempo semplicemente è.

Ma noi non siamo l'eterno. Noi siamo al massimo costituiti di eterno.
Questo "eterno" si accumula in diverse forme e in quei cumuli esiste nelle stesse forme in cui si e' formata. Nel corso di quest'esistenza si continua ad accumulare "eterno" ma e' il cumulo di esso che crea coscienza, e senza cumulo l'eterno continua ad esistere sotto altre forme per l'eternita'. . (... ma che cazzo ho detto??? ... ... scherzo ... vedrai che ha un senso.. ).

Citazione:
Ma finchè crederai di essere un corpo-mente (ah il potere della fede ) sei destinato ad essere nel tempo e l'eternità rimarrà nascosta.


Vedi sopra:
Secondo me, l'eternita' non e' a portata di mano.
E' alla nostra portata immaginarsela. E' alla nostra portata convincersi di averla intuita ed e' anche alla nostra portata godere del compiacimento per l'impresa in maniera entusiastica (peraltro giustamente: E' una "RISPOSTA" al mistico umano veramente rilevante!). Ma credo sia "tutto qui", per quanto mi riguarda... e non dico che e' poco, comunque!!!
Non come le cose stanno, ma un modo plausibile di come le cose potrebbero essere.

Bentornato.

mc
Inviato il: 8/10/2007 18:41
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