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   Scienze Economiche
  L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale

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  •  BlSabbatH
      BlSabbatH
L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#1
Mi sento vacillare
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Piccola premessa: Dell'articolo di Paxtibi sul pensiero anarchico di Rothbard non condivido assoluamente nulla, reputo tale teoria irrealizzabile, tuttavia non posso non ammettere che mi abbia coinvolto molto. Ecco quindi una specie di "risposta" all'utopia anarchica, ovvero un post sull'elitismo, sulle relative correnti di pensiero e sui principali fondatori, Vilfredo Pareto in testa.


===============================================================


L'elitismo è una teoria politica basata sul principio minoritario, secondo il quale il potere è sempre in mano ad una minoranza. Si fonda sul concetto di élite, dal latino eligere, cioè scegliere (quindi scelta dei migliori). Termini interscambiabili con quello di élite sono aristocrazia, classe politica, oligarchia.

Il punto di forza dell'élite è nell'atomizzazione della massa. Secondo l'elitismo la massa è confusa, dispersa, incapace di organizzarsi. Su questo caos si fonda la forza dell'élite, che è invece organizzata e in questo modo ottiene e mantiene il suo potere. C'è dunque una critica verso la democrazia, ma non è una critica che scaturisce da un giudizio di valore, bensì una critica quasi ontologica: la democrazia, semplicemente, non può esistere, poiché il popolo non ha le capacità di autogovernarsi e nel momento in cui si organizza esso porta automaticamente un'élite a prendere il potere. Si parla di a-democraticità dell'elitismo, non di anti-democraticità. Per forza di cose, gli elitisti criticano anche la visione del liberalismo basato sulla separazione dei poteri (appunto perché il potere è invece monopolizzato), e criticano il socialismo perché ritengono che la società - ben lungi dall'essere divisa in classi - sia frammentata e atomizzata. La visione elitista si contrappone infine radicalmente a quella del pluralismo: quest'ultimo infatti ritiene che il potere sia largamente distribuito (e non monopolizzato) tra gruppi che si equilibrano (senza quindi formare élite). Al momento della sua nascita la teoria dell’elitismo (se pur di matrice scientifica) era connotata da una forte valenza ideologica, in contrapposizione con le teorie della democrazia radicale e con il marxismo. Il fatto che i governanti fossero minoranza e i governati maggioranza non è una cosa nuova (lo stesso Saint-Simon lo afferma); l'elitismo però, conferisce dignità scientifica a questa costante storica già osservata. Il fenomeno è proposto come qualcosa di ineluttabile nella storia della politica: i vecchi modi di considerare il governo (tripartizioni di Aristotele e Montesquieu e bipartizione di Machiavelli) sono obsoleti: sostanzialmente il sistema politico si fonda sempre sulla dicotomia massa-elite.

Gli studiosi italiani del primo Novecento, Gaetano Mosca e Vilfredo Pareto, furono i fondatori dell'elitismo.

Mosca, che usava il termine classe politica per riferirsi all'élite, propose il criterio delle tre C per descrivere il funzionamento dei detentori del potere:

* Consapevolezza; i membri della classe politica sono infatti consapevoli delle loro comuni posizioni politiche, sociali ed economiche e dello stato frammentato della massa.
* Coesione; a differenza della masse, i membri della classe politica si alleano e si organizzano.
* Cospirazione; i membri della classe politica mascherano il loro governo sulla massa, nascondono il fatto che vi sia un'élite al potere.

Pareto, che operazionalizzò la teoria elitista anche in logica e in matematica, riteneva che i membri delle élite fossero davvero i membri migliori di una società e fossero quindi legittimati a governarla. Per questo egli utilizza il termine aristocrazia. A differenza di Mosca ritiene che il potere non sia monopolizzato da una sola élite, ma che in ogni ambito della società (in ogni sua sotto-struttura) via sia un'élite: in ambito economico, culturale, militare ecc. Pareto, inoltre, riprendendo una differenziazione già compiuta dal Machiavelli, distingue tra un'élite di leoni e un'élite di volpi. I primi usano la coercizione, la forza (la macht weberiana) per comandare; i secondi usano la persuasione e il mascheramento (la herrschaft). Alla lunga sono le élite di volpi a perdurare, perché il loro potere poggia su una legittimità più stabile e duratura. Più che dai problemi di formazione e di costituzione delle elites, Pareto è tuttavia interessato a come le élites vengono sostituite da altre elites. A suo parere esse non sono infatti destinate a durare nel tempo, ma ad essere sostituite; la storia è "cimitero di élites”.

Robert Michels fu il più controverso tra gli elitisti, ma i suoi studi diedero anche la prova dell'esattezza della tesi elitista. Allievo di Max Weber, fu socialista e membro del Partito socialdemocratico tedesco, nella corrente anarco-sindacalista. Tuttavia, nel suo studio Sociologia del partito politico (1912), egli afferma che persino nel partito socialdemocratico ci sono élite che comandano, perché ovunque vi sia organizzazione vi è anche oligarchia. È l'organizzazione stessa che produce oligarchia, è nel momento stesso in cui si tenta di dare ordine sociale al caos della massa che tende a prevalere un'élite. Lo studio di Michels, riscontrabile poi in molti altri partiti storici (anche se è stato poi criticato e rivisto in seguito) mostra poi come le oligarchie partitiche finiscono per diventare più moderate delle masse che rappresentano, diventano classiste e gelose del loro potere, si imborghesiscono e portano il partito alla moderazione e all'allontanamento dalle ideologie radicali di partenza. Michels si avvicinò poi al fascismo nell'ultima parte della sua vita, che trascorse in Italia. La tesi di Michels è stata denominata "legge ferrea dell’oligarchia": l’organizzazione è la madre del predominio degli eletti sugli elettori. Chi dice organizzazione dice oligarchia.

Da molti, soprattutto in seguito alla Seconda guerra mondiale, l'elitismo è stato criticato per una sua vicinanza ideologica ai fascismi. In realtà l'elitismo è una teoria politica descrittiva più che prescrittiva, cioè si limita a descrivere la realtà sociale senza proporre una sua visione. È innegabile tuttavia una vicinanza di pensiero. Michels, ad esempio, ebbe molti rapporti con Mussolini, esaltandolo anche in alcuni suoi scritti più tardi. Tuttavia Gaetano Mosca non aderì al fascismo, pur essendo un conservatore, ed anzi l'esperienza mussoliniana lo portò a moderare la teoria elitista. Nel secondo dopoguerra, tuttavia, l'elitismo classico fu sommerso da critiche di vicinanza al fascismo e rinacque in una corrente più moderata negli USA.

Traspare da questi autori un certo timore per il socialismo egualitario; si ha il sentore che la società stia correndo verso l’egualitarismo e si sente il bisogno di porre un freno all’iperdemocraticismo. Nella società si stanno affermando le istanze del darwinismo politico che inducono a considerare la politica secondo una visione ristretta. Le stesse rivoluzioni vengono spiegate e interpretate in chiave elitista: esse non sono altro che la sostituzione della classe dirigente; il popolo è solo strumentale a questa dinamica, le masse sono uno strumento di manovra in mano alle élites politiche in ascesa. Si vuole ribaltare la filosofia della storia la quale affermava che le masse stessero andando verso il potere (rivoluzione, moti del 1848, etc...): le rivoluzioni non sono l’avvicinamento delle masse al potere, bensì lo strumento per il ricambio dirigenziale utilizzato dalle élites. A partire dagli anni ’20, con la pubblicazione della seconda edizione ampliata degli Elementi di scienza della politica di Mosca, la teoria della classe politica viene imponendosi per il suo valore scientifico e non per la sua connotazione ideologica: non è più una teoria destinata a circoli ultraconservatori ma è avvicinata anche da sinceri democratici.

In seguito alla seconda stesura degli "Elementi di scienza politica" di Mosca prende via un nuovo approccio all'elitismo. Nella seconda edizione dell’opera moschiana si evidenzia come le classi politiche possano trarre alimento dalle classi inferiori: la teoria delle elites si può perciò conciliare con una visione democratica ; il potere si configura cioè come liberal-democratico (dal basso all’alto: classe politica allargata) e non come autocratico (dall’alto al basso).

La teoria elitista è un prodotto della scienza politica italiana, italiani sono anche i due maggiori interpreti democratici e liberali della teoria: Guido Dorso e Filippo Burzio. Dorso sostiene che in ogni società esista un elite e descrive quali rapporti debbano intercorrere tra classe politica e resto della popolazione. La classe politica deve essere sempre pronta ad accogliere in se nuovi elementi, essa deve essere scelta dal basso e l’autogoverno locale deve contribuire a questa selezione. Burzio esalta il ruolo delle minoranze, le quali però si devono proporre e non imporre.

Centrale rispetto alla teoria elitista è anche la figura di Harold Lasswell, il quale introduce la teoria all’interno del dibattito politologico americano. Egli pubblica nel 1936 “Chi ottiene che cosa, quando e come”; in questo libro sostiene che chi studia la politica si deve occupare esclusivamente delle elites. La massa non è di nessun interesse per uno studioso della politica. In “Potere e società” formula una scala gerarchica delle elites: l’elite più importante è quella che detiene il potere, esiste però anche un'elite di tecnici e probabilmente, visto che il mondo si sta sviluppando tecnologicamente, essa andrà ad acquisire sempre più importanza.

Una nuova versione dell'elitismo si è sviluppata dal secondo dopoguerra negli Stati Uniti. Il neo-elitismo parte dello studio di James Burnham dal titolo I neo-machiavellici, proponendo una visione anti-statalista. Burnham scrive “La rivoluzione dei manager”, qui riprende la teoria delle elites e prefigura che la futura classe al comando sarà la classe dei manager: non coloro che detengono la proprietà delle industrie ma coloro che hanno il brainpower per riuscire a portarle avanti deterrà il potere.

Altri studiosi hanno invece parlato di una power elite che usa i mezzi di comunicazione di massa per affermare e mantenere il proprio potere sulla massa passiva e confusa. Uno degli studi più brillanti del neo-elitismo fu svolto nel 1953 da Floyd Hunter nella città di Atlanta. Per scoprire chi fosse realmente al potere nella città, Hunter svolse un'analisi reputazionale, cioè andò a chiedere ai cittadini chi secondo loro fosse al potere. Ne emerse un quadro in cui le istituzioni locali, i posti di lavoro, le scuole ecc. facevano tutte in qualche modo riferimento a un'élite economica dominante.

Questa visione è stata poi criticata da un'analisi svolta nel 1961 da Robert Dahl nella città di New Heaven, che giunse a conclusioni opposte, vicine alle tesi del pluralismo (di cui Dahl era esponente).

Fondamentale è anche l'apporto di Charles Wright Mills il quale scrive “Le èlite del potere” (1956), qui muove contro l’idea dell’America come paradiso dell’uomo comune. La società usa è in realtà estremamente chiusa e i poteri reali sono nelle mani di poche persone. Esistono tre elites: quella politica, quella economica e quella militare. Esse si coalizzano per impedire l’accesso al potere a persone estranee a questa cerchia. Ad esempio: la figlia di un generale sposerà il figlio di un grande industriale; da un’elite, insomma, si passa ad un'altra (lampante è il caso di Eisenhower che da generale diventa Presidente degli Stati Uniti).


(corsivi e sottolineature sono di me medesmo meco tutto è stato preso da mamma Wikipedia )
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Inviato il: 20/7/2007 18:40
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#2
Mi sento vacillare
Iscritto il: 14/11/2005
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Complimenti, hai introdotto un ottimo argomento BlSabbath.

La forza argomentativa dell'Elitismo sta nel suo carattere esclusivamente descrittivo. E' autoevidente, per quello che conosciamo della storia e dei rapporti umani, che laddove si crea organizzazione sociale, si determina anche una classe dirigente che vuole convogliare le energie inconsapevoli delle masse. La classe dirigente può essere più o meno aperta e in conseguenza perdurare maggiormente a seconda che sia in grado di assorbire le energie consapevoli e intellettive che possono svilupparsi autonomamente dai singoli celati nelle masse.
Data questa evidenza, la domanda che ci si pone è come rendere questo principio sempre più aperto e virtuoso.
Chi dirige è in grado di lavorare su stesso al fine di non cercare di ostacolare il processo per meri scopi personali?.

L'insegnante avrà più a cuore la crescita (e il suo superamento) dell'allievo o l'autocelebrazione?

Solo una scrupolosa osservazione delle proprie singole motivazioni personali potrà chiarirci a quale tipo di elite vogliamo appartenere.
Poichè tutti ci immaginiamo validi e capaci e in grado di apportare nuovi elementi alla società in cui vogliamo essere riconosciuti uscendo dalla massificazione.
Ma queste capacità le desideriamo per ottenere un autocelebrazione e soddisfare il proprio narcisismo o le intendiamo come strumenti per favorire lo sviluppo e l'espressione dell'altro?
Alla fine il senso di una società si decide a partire dai cuori dei singoli.
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"Il vero Big Bang è la nascita di una coscienza"

"Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem"
Inviato il: 21/7/2007 9:04
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  •  yarebon
      yarebon
Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#3
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 25/10/2005
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E' il solito problema che da qualche secolo a questa parte ha il mondo occidentale, ossia universalizzare e generalizzare la propria condizione, come se le sue esperienze e categorie sociali valgano per tutti i popoli.
Il mondo senza elite è possibile, se in occidente o in quasi tutto il mondo non ci sia mai stato non vuol dire che non può esserci.
Le popolazioni che vivono in tribù, gli indiani d'America ed altri popoli hanno vissuto tranquillamente senza elite.
Il concetto di elite porta con se il fatto che un gruppo di persone debba avere più potere, più conoscenza e responsabilità del resto della "massa", cosa non per forza vera e io trovo appoggiare questa teoria squallido e non per forza realista, semmai fatalista. Proprio il prevaricare di pochi ci porta nella condizione di merda in cui viviamo, se no che parliamo a fare di NWO?
Inviato il: 21/7/2007 10:28
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  •  BlSabbatH
      BlSabbatH
Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#4
Mi sento vacillare
Iscritto il: 10/9/2005
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Citazione:
Timor: La forza argomentativa dell'Elitismo sta nel suo carattere esclusivamente descrittivo

è necessario sottolineare sempre questo aspetto, col tempo si tende a dimenticarlo
Citazione:
yarebon: Il mondo senza elite è possibile...Le popolazioni che vivono in tribù, gli indiani d'America ed altri popoli hanno vissuto tranquillamente senza elite.

soprattutto senza i concetti di proprietà privata, profitto e crescita infinita.
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Inviato il: 21/7/2007 11:05
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#5
Mi sento vacillare
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Ciao Yarebon sento quello che dici ma credo che dovremmo metterci d'accordo sul concetto di Elite anche se questo ci indirizzerebbe al quel famoso e stimolante thread sul rifiuto dell'autorità ove il tema è stato ampiamente sviscerato.

Personalmente sono contro il concetto di Elite come casta dominante. Le persone non riescono nemmeno a dominare se stesse e per far fronte a questa incapacità cercano di dominare gli altri e questo, credo, è un dato di fatto di continuo riscontro nell'unica società che ho conosciuto (la nostra)
Ma non sono contro al concetto di responsabilità differenziata secondo il grado di conoscenza, di esperienza e di sviluppo mentale-emozionale.
Il gioco insegnante-allievo è intrinseco a qualsiasi società come quello genitore- figlio.
Perchè le differenze esistono e sarebbe sciocco far finta di non vederle e credere che siamo, attualmente, tutti allo stesso livello di sviluppo.
Quindi c'è sempre qualcuno che si deve prendere la responsabilità di guidare e condurre gli altri attraverso determinati campi in cui ha maggiormente esperito ed è stato selettivamente preparato, magari come risposta adattativa a un'esigenza ambientale.
Dato questo, IMHO, dato di fatto il problema riguarda i fini di chi si pone come guida.
Sfortunamente, al contrario delle tribu che citi ove pure c'era una differenziazione di ruoli e responsabilità, viviamo in una società profondamente infelice e atomizzata, dove ciascuno persegue finti bisogni e illusioni di felicità attraverso il possesso e si è perso il senso della compartecipazione con gli altri che infine è il bisogno primario che inconsapevolmente perseguiamo e attualmente abbiamo limitato all'esclusivo rapporto con i familiari più steretti quando ci va bene
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Inviato il: 21/7/2007 11:57
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  •  BlSabbatH
      BlSabbatH
Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#6
Mi sento vacillare
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Citazione:
le differenze esistono e sarebbe sciocco far finta di non vederle e credere che siamo, attualmente, tutti allo stesso livello di sviluppo.

concordo nella diversità intrinseca dei singoli, tuttavia penso sia d'obbligo una condizione di substrato comune di partenza: stesse possibilità di istruzione e sanità per un perfetto ricambio d'elite partendo da qualsiasi posizione, soprattutto dal basso. Ecco perchè credo nell' (a-prima-vista-inefficiente) essenziale welfare state.
Citazione:
viviamo in una società profondamente infelice e atomizzata, dove ciascuno persegue finti bisogni e illusioni di felicità attraverso il possesso e si è perso il senso della compartecipazione con gli altri che infine è il bisogno primario che inconsapevolmente perseguiamo e attualmente abbiamo limitato all'esclusivo rapporto con i familiari più steretti quando ci va bene

ahimè è un pò come in fahrenheit 451 di Bradbury o come nel nuovo mondo di Huxley.. l'elite ha imparato che la repressione in salsa staliniana è poco performante per la propria conservazione. Meglio seguire i precetti della dottrina imperiale romana, ovvero "panem et circenses". Fornire costantemente alla massa dominata puro oppio consumista a pioggia, propinando quotidianamente attraverso il manganello mediatico, la propaganda del bisogno infinito. Non ci sarà nessun motivo per desiderare altro, si lavora per produrre, si guadagna per comprare. L'arte non si osteggia più, semplicemente la si trasforma in prodotto.
I pochi recalcitranti non "tossicodipendenti" (e che ahimè, rifiutando l'oppio si autocostringono ad un esilio sulla montagna.. ) saranno soggetti a frustrazioni lancinanti, visto che non potranno parlare in pubblico di argomenti che non sfiorino almeno i temi più sentiti del popolo-prolet orwelliano: calcio-wrestling-uominiedonne-veline-maria defilippi-beautiful..
Tali frustrazioni (in parte lenite da luogocomune.net misericordioso ) faranno leva sicura per una inevitabile aggregazione dei non-ottenebrati verso la classe dominante.

Per i duri e puri rimane l'alternativa dell'autoesclusione perenne nel limbo masochista dell'anarchia, con tutto l'accumulo di bile che ne consegue
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Inviato il: 21/7/2007 13:18
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#7
Sono certo di non sapere
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Spero di non fare rabbrividire nessuno dicendo che l'elite che decide per la "massa" e' una naturale, perche' molto diffusa in natura, ottimizzazione di energia. Dal girasole alle bolle di sapone, esiste una modalita' "risparmio energetico" che definisce il miglior modo di impiegare cio' che si ha a disposizione.
Quello che voglio dire, e' che, a mio modo di vedere, una minoranza che decide non e' di per se' un problema, il problema e' per chi stia prendendo le dicisioni.
Si dovrebbe definire meglio il potere di questa elite, riconducendolo ad una mera attuazione di cio' che viene deciso dal basso.
Si tratterebbe di impossessarsi del famoso "potere al popolo" tanto pubblicizzato ma mai affidato veramente alle masse.
Basterebbe, in fondo, richiedere di mettere in atto cio' per cui le elite di tutto il mondo sono chiamate a rendere conto, ma farlo in maniera diretta, dando il proprio parere individualmente in maniera referendaria ogni qualvolta fosse necessario... facile, no?
Gia' perche' il problema non e' pretendere che tutti dicano la propria, ma fare in modo che venga attuato il volere del popolo da chi ha il mandato in delega.
Anche se a qualcuno puo' causare allergia, la maggioranza e' la piu' adatta e indicata a parlare per la totalita'. Semmai il problema e' scegliere l'argomento su cui la maggioranza va a decidere, ma, mi rivolgo agli intolleranti verso il "potere di maggioranza", e' facile capire che sono due discorsi separati:
principio di maggioranza e campi d'azione legislativi.
Regolamentare si (a colpi di maggioranza) ma il meno possibile e solo ove vi sia la neccessita' di mediare e solo in ambiti strutturali, non certo etici, morali, medici, e per quanto riguarda i diritti umani.

Non e' una buona via di mezzo?
Lo snellimento delle leggi, aumenterebbe le liberta' individuali e forzerebbe al confronto tra le parti in ogni ambito. Pur mantenendo alcune regole fondamentali si potrebbe reimpostare, riconducendolo verso il basso, l'approccio civico delle masse, responsabilizzandole proprio per mezzo del confronto diretto.

... e' difficile dire tutto cio' che si potrebbe fare ...

Ancora piu' difficile organizzarsi per renderlo possibile ... Controindicazione numero Uno :
disomogeneita' e divisioni.
Eppure gli interessi fondamentali sono pressoche' gli stessi, non credo di forzare la realta' dicendo un cosa del genere.

mc
Inviato il: 23/7/2007 10:19
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  •  prealbe
      prealbe
Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#8
Mi sento vacillare
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Ciao a tutti.

Sono davvero contento che qualcuno abbia aperto questo 3D. Diciamo che mi riconsola un po’.

Posso partecipare?


Prealbe
Inviato il: 23/7/2007 20:03
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  •  BlSabbatH
      BlSabbatH
Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#9
Mi sento vacillare
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Citazione:
Posso partecipare?

certamente.
è aperto a tutti, anche ai sognatori di utopie dalla pillola blu facile
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Inviato il: 23/7/2007 22:19
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  •  prealbe
      prealbe
Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#10
Mi sento vacillare
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Ciao, mc. Mi ricordo di te. Positivamente.

Solo una precisazione volante, nell’ottica di mantenere la discussione su basi realistiche, concrete.
Citazione:
Gia' perche' il problema non e' pretendere che tutti dicano la propria, ma fare in modo che venga attuato il volere del popolo da chi ha il mandato in delega.

“Il volere del popolo” mi sembra un’entità piuttosto immaginaria, illusoria. Il “popolo”, come si diceva nel primo post, è tutt’altro che omogeneo e tutt’altro che consapevole (precisamente come la gran parte degli individui) sia dei propri voleri che delle proprie necessità (che spessissimo non hanno niente a che vedere con i propri “desideri”). Arrivare ad esprimere una volontà che abbia un rapporto con la propria necessità presuppone un grado di consapevolezza non proprio diffusissimo, né banale. Battere la strada della maggioranza non garantisce comunque nulla.


Prealbe
Inviato il: 24/7/2007 0:56
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#11
Sono certo di non sapere
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Spero che tu non stia confondendo "volubilita'" con "volere" del popolo.
Le "sfumature caratteriali" con i "bisogni":
non cadiamo nella trappola di sottovalutare il senso critico della maggior parte della popolazione, perche' "confuso politicamente" non e' "incapace di intendere e di volere". Spero ne convenga.

Inoltre, e' molto funzionale al sistema far passare un certo tipo di opinione sul "Popolo bestia" che ha bisogno continuo di guida illuminata... ... questo e' parte fondamentale della manipolazione in corso: forzare lo scorporo del proprio punto di vista da quello dell'opinione pubblica, difatto, manipolando proprio la percezione di quello che e' spacciato come senso comune.

Che la "massa" sia "facilmente" manipolabile, data la confusione creata ad arte, non ci piove, che con la manipolazione si possa perdere il senso delle proprie necessita', non lo trovo cosi' "facile".

Citazione:
Battere la strada della maggioranza non garantisce comunque nulla.

Beh, non si puo' negare che e' sicuramente meglio che "battere la strada della minoranza", di solito... io sostenevo che il volere della maggioranza e' piu' adatto e indicato all'ottimizzazione del livello di qualita' delle scelte, naturalmente, in relazione "ai piu'", non la soluzione definitiva e globale.

Mi sembra di essere abbastanza concreto, tutto sommato.



mc
Inviato il: 24/7/2007 10:29
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  •  fiammifero
      fiammifero
Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#12
Sono certo di non sapere
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se questa è una minoranza,stiamo messi proprio bene
Da notare che anche nel Medioevo esistevano,ma avevano altro nome "le corporazioni"
L'unica minoranza che conosco è quella dei non lavoratori,dei morti di fame,il resto si barcamena ad acchiappare e/o elemosinare dove può,in quanto anche i "sindacati" sono lobby,nel senso che hanno potere di influenzare decisioni socio-politiche settarie che di riflesso influiscono su altre.
E' tutto uno sgomitare per emergere dalla merda dal basso,e galleggiare dall'alto.
Triste ma è così da millenni
Sarebbe il caso di scrivere un manuale di sopravvivenza e di dritte,lasciando perdere ideali e morale,che non danno da mangiare
_________________
Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
Inviato il: 24/7/2007 22:58
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  •  BlSabbatH
      BlSabbatH
Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#13
Mi sento vacillare
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Citazione:
che con la manipolazione si possa perdere il senso delle proprie necessita', non lo trovo cosi' "facile".

un giro nella generazione odierna di teenagers, (dove necessità E' desiderio e viceversa), vale più di mille teorie sociologiche
Citazione:
il volere della maggioranza e' piu' adatto e indicato all'ottimizzazione del livello di qualita' delle scelte, naturalmente, in relazione "ai piu'", non la soluzione definitiva e globale.

chiaro. il volere dei più BILANCIA l'influenza egoistica delle elites, è tutta una questione di equilibrio.
Non vorrei sembrare ripetitivo ma urge ribadire che l'elitismo descrive la società presente, non teorizza regole per una società futura.
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Inviato il: 25/7/2007 9:24
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#14
Sono certo di non sapere
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Citazione:
un giro nella generazione odierna di teenagers, (dove necessità E' desiderio e viceversa), vale più di mille teorie sociologiche

I teenagers?
Non sono mai stati famosi per la chiarezza dei loro intenti e delle loro necessita'.
Spesso, non avendo grosse responsabilita', grazie ai genitori, tendono a seguire i propri desideri irresponsabilmente.
Parliamo dei genitori, piuttosto. Lo fanno per convinzione (il proteggerli dalle responsabilita') o per amore?

La famiglia e' o no un buon microesempio di elitarismo?

Dopotutto e' questo il punto :
i genitori (elite) decidono per i propri interessi (la propria tranquillita') o per il bene della famiglia? (... nn sempre coincidono...)
Siamo abituati a far decidere un "elite" sin dalla primissima infanzia.

Citazione:
Non vorrei sembrare ripetitivo ma urge ribadire che l'elitismo descrive la società presente, non teorizza regole per una società futura.

E mi unisco a te nel ribadirlo.
La descrizione calza a pennello.
La mia era un'osservazione sulla plausibilita' di questo determinato modello.
(era mica fuoriluogo, per caso?... )

mc
Inviato il: 25/7/2007 10:24
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#15
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Se, allora, la diseguaglianza naturale di abilità e di interesse fra gli uomini deve rendere le elite inevitabili, l'unico percorso ragionevole è abbandonare la chimera di uguaglianza e accettare la necessità universale dei capi e dei seguaci. Il compito del libertario, la persona dedicata all'idea della società libera, non è di opporsi alle elite che, come l'esigenza della libertà, fluiscono direttamente dalla natura dell'uomo. L'obiettivo del libertario è piuttosto di stabilire una società libera, una società in cui ogni uomo è libero trovare il suo livello migliore. In tale società libera, ognuno sarà "uguale" soltanto nella libertà, mentre vario e diseguale sotto tutti gli altri aspetti. In questa società le elite, come chiunque altro, saranno libere di alzarsi al loro livello migliore. Nella terminologia di Jefferson, scopriremo le "aristocrazie naturali" che raggiungeranno l'eccellenza e la leadership in ogni campo. Il punto è di permettere la crescita di queste aristocrazie naturali, ma non la legge delle "aristocrazie artificiali" – coloro che comandano per mezzo della coercizione. Gli aristocratici artificiali, gli oligarchi coercitivi, sono gli uomini che salgono al potere invadendo le libertà dei loro compagni uomini, negando loro la libertà. Al contrario, gli aristocratici naturali vivono in libertà ed armonia con il prossimo e crescono esercitando la loro individualità e le loro più alte abilità al servizio dei loro compagni, in un'organizzazione o producendo efficientemente per i consumatori. Infatti, gli oligarchi coercitivi giungono invariabilmente al potere sopprimendo le elite naturali, e con loro altri uomini; i due generi di leadership sono antitetici.

(Murray N. Rothbard)
Inviato il: 25/7/2007 12:11
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#16
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...il post nel 3d alla tua traduzione propone il passo successivo...

mc
Inviato il: 25/7/2007 13:30
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  •  prealbe
      prealbe
Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#17
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Paxtibi-Rothbard
Citazione:
…o producendo efficientemente per i consumatori.

Non ho molta ispirazione in questo momento per rispondere analiticamente. Mi limito a comunicare la mia diffidenza istintiva verso qualunque teoria che riesca a qualificare delle persone, simili e controparti dell’estensore della teoria stessa, come “consumatori”. Se l’autore concepisce tale categorizzazione dell’essere umano, per me già non ci siamo: c’è una tara a monte.


Prealbe
Inviato il: 25/7/2007 16:54
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#18
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A te "consumatori", a me "aristocrazia naturale" ... brrrr....
Presupponendo una sorta di ereditarieta' del titolo in delega... brrrr....
Rabbrividiamo....
Tu cosa ne pensi, Pax?


mc
Inviato il: 25/7/2007 16:58
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#19
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Mi limito a comunicare la mia diffidenza istintiva verso qualunque teoria che riesca a qualificare delle persone, simili e controparti dell’estensore della teoria stessa, come “consumatori”. Se l’autore concepisce tale categorizzazione dell’essere umano, per me già non ci siamo: c’è una tara a monte.

Questa è una fisima tutta tua, la frase completa era questa: Al contrario, gli aristocratici naturali vivono in libertà ed armonia con il prossimo e crescono esercitando la loro individualità e le loro più alte abilità al servizio dei loro compagni, in un'organizzazione o producendo efficientemente per i consumatori.

Dove si vede chiaramente che, mentre parlando delle relazioni umane (vivono in libertà ed armonia con il prossimo... al servizio dei loro compagni) usa il termine fellow men da me tradotto con prossimo e compagni (amo la varietà ), solo quando il discorso si sposta su un piano economico (producendo efficientemente) passa, correttamente, al termine consumatori.

Più che l'ispirazione, t'è mancata la lucidità, o almeno la pazienza di leggere per bene prima di criticare.

Presupponendo una sorta di ereditarieta' del titolo in delega... brrrr....

Mi pare che Rothbard escluda una simile eventualità in partenza, visto che tale "aristocrazia" dovrebbe e potrebbe sorgere solo in base a criteri meritocratici, decisa quindi dai fatti e dalle azioni, non certo decisa a priori.
Inviato il: 25/7/2007 19:00
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  •  BlSabbatH
      BlSabbatH
Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#20
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Citazione:
Al contrario, gli aristocratici naturali vivono in libertà ed armonia con il prossimo e crescono esercitando la loro individualità e le loro più alte abilità al servizio dei loro compagni, in un'organizzazione o producendo efficientemente per i consumatori

è la società degli elfi filantropi di granburrone per caso? dai cazzo Pax!

Citazione:
Non sono mai stati famosi per la chiarezza dei loro intenti e delle loro necessita'.
Spesso, non avendo grosse responsabilita', grazie ai genitori, tendono a seguire i propri desideri irresponsabilmente.

ma io intendevo manipolazione operata dal sistema elitario stile "il nuovo mondo" per capirci.. ho indicato i teenagers perchè pensavo fossero l'esempio più estremo di manipolazione da consumismo indotto e al tempo stesso, tipici esempi di de-culturizzazione di massa.. non tirarmi fuori i genitori, ormai non contano più nulla.. un elite comanda, non viene comandata.. fai un giro nei centri commerciali la domenica e osserva sociologicamente
p.s. ognuno ha i suoi passatempi perversi..
Citazione:
La mia era un'osservazione sulla plausibilita' di questo determinato modello.
(era mica fuoriluogo, per caso?... )

no no.. volevo solo riprendere un ottimo concetto con mie parole.. è uscito un pò pedante
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Inviato il: 25/7/2007 19:12
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#21
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è la società degli elfi filantropi di granburrone per caso?

Che cazzo dici?
Inviato il: 25/7/2007 19:20
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#22
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E' singolare come termine...
In un saggio le perole vanno pesate, pesate, e ripesate, per cui, vista la stima che provi per lui, il fatto che si sia usata una parola del genere potrebbe offrirti spunti di riflessione.
E' vero che la sfiducia che ho nei suoi confronti (da quel poco che sono riuscito a trovare... certo) puo' farmi non vedere o capire cose per disinteresse, ma a volte anche la fiducia fa fare analoghi errori.

Ha ragione, a mio avviso, BSabbath ad irrigidirsi dinnanzi ai termini che segnalava, perche' trattasi di uno scritto non di un discorso tra amici o su un forum e le parole sono messe li' per comunicare determinati concetti.

(questo e' uno degli aspetti che piu' mi inquieta, tra gli altri... mercatocentrismo, autoregolamentazioni, privatizzazioni totali, risolvere tutto con la "concorrenza"... fosse cosi' facile............)


mc
Inviato il: 26/7/2007 10:17
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#23
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In un saggio le perole vanno pesate, pesate, e ripesate, per cui, vista la stima che provi per lui, il fatto che si sia usata una parola del genere potrebbe offrirti spunti di riflessione.

Ma lo sai cosa significa "aristocrazia"? E la differenza tra "aristocrazia naturale" e "aristocrazia artificiale", ti è sfuggita?

Eppure mi pareva che la meritocrazia fosse un valore condiviso, almeno quello...

questo e' uno degli aspetti che piu' mi inquieta, tra gli altri... mercatocentrismo, autoregolamentazioni, privatizzazioni totali, risolvere tutto con la "concorrenza"...

Non vedo il problema, se si parla di attività umane che hanno a che fare con il mercato, ovvero con lo scambio di beni e di servizi, mi pare logico che lo si faccia usando termini adeguati.
Se parlassimo di relazioni umane, di amore, di amicizia, useremmo altri termini, perché i quei casi lo scambio non c'è, si dà senza aspettarsi di ricevere qualcosa in cambio, se non l'immediato piacere dell'offrire.
Ma questo tipo di rapporto ciascuno lo riserva a pochi intimi, a quei pochi con cui è riuscito nel tempo a stringere relazioni forti e di cui ha conquistato la fiducia.

Ecco, io piuttosto rifletto molto, e mi ci incazzo, quando mi tocca leggere teorie in cui i due piani – quello dello scambio e quello dei sentimenti – sono confusi in uno, in cui termini riservati alla sfera affettiva privata vengono usati per descrivere meccanismi economici: mi ci incazzo perché so bene che, quando ti mettono in mezzo il sentimento, stanno tirando a fregarti, e ancor di più perché questo distorce il senso delle parole, così la ridistribuzione forzata diventa solidarietà (imposta! La solidarietà imposta!), l'estorsione contributo, e via dicendo.

Poi arriva uno che usa le parole correttamente, e scoppia lo scandalo: EEEEEEEK! Aristocrazia! AAAAHHHRG! Consumatore! OOOOOOOH! Mercato!!!
Inviato il: 26/7/2007 12:59
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#24
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Aristocrazia :
s. f.
1) la classe che predomina o esercita il potere per privilegio ereditario; nobiltà | (estens.) il complesso delle famiglie nobili di una nazione, di una città: l'aristocrazia spagnola; l'aristocrazia fiorentina.


Aristocrazia naturale, non prevede meriti ma titoli (di delega per esempio) che per quanto ne so potrebbero essere intesi come ereditari, come da definizione.

Meritocrazia l'hai dichiarata tu...

Citazione:
Ecco, io piuttosto rifletto molto, e mi ci incazzo, quando mi tocca leggere teorie in cui i due piani – quello dello scambio e quello dei sentimenti – sono confusi in uno, in cui termini riservati alla sfera affettiva privata vengono usati per descrivere meccanismi economici: mi ci incazzo perché so bene che, quando ti mettono in mezzo il sentimento, stanno tirando a fregarti, e ancor di più perché questo distorce il senso delle parole, così la ridistribuzione forzata diventa solidarietà (imposta! La solidarietà imposta!), l'estorsione contributo, e via dicendo.

Ehehe... siamo d'accordo. Ma hai centrato cio' che mi preoccupa da quanto leggo di Rothbard. .
La questione giustizia per esempio: quello e' entrare nel merito dei diritti delle persone, nei sentimenti, nei rapporti, e decidere il tutto mossi da principi concorrenziali, mi suona tanto da 3x2 alla coop. Puoi biasimarmi?

Mi pare di aver sentito qualcosa del genere quando si liberalizzarono i prezzi alle pompe : la concorrenza spingera' il prezzo della benzina verso il basso a tutto vantaggio dei consumatori.

Come si risolse tutto ?
Un cartello dei distributori... (del tutto fuori legge anche per lo Stato, anche se poco e' stato fatto...).
E stiamo parlando di qualcosa di concreto non di qualcosa di astratto come la maggior parte delle dispute giurisprudenziali basate su sentimenti e principi.

mc
Inviato il: 26/7/2007 13:25
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  •  Ashoka
      Ashoka
Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#25
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Citazione:
Aristocrazia :
s. f.
1) la classe che predomina o esercita il potere per privilegio ereditario; nobiltà | (estens.) il complesso delle famiglie nobili di una nazione, di una città: l'aristocrazia spagnola; l'aristocrazia fiorentina.

Aristocrazia naturale, non prevede meriti ma titoli (di delega per esempio) che per quanto ne so potrebbero essere intesi come ereditari, come da definizione.

Meritocrazia l'hai dichiarata tu...


Ma se guardiamo l'etimologia greca vediamo che Aristoi vuol dire “i migliori” e kratos “potere” quindi la traduzione corretta sarebbe “governo dei migliori”. In questa accezione il termine avrebbe piena concordanza con “meritocrazia”

***

Piccolo O.T.

Citazione:
Mi pare di aver sentito qualcosa del genere quando si liberalizzarono i prezzi alle pompe : la concorrenza spingera' il prezzo della benzina verso il basso a tutto vantaggio dei consumatori


Peccato che per avere “concorrenza” sarebbe stato necessario che:

a) sia possibile a tutti quelli che vogliono (ed hanno i mezzi) aprire una pompa di benzina (il principio per cui la concorrenza produce prezzi più bassi è che vi è ancora un margine di guadagno ad entrare nel business offrendo il bene ad un prezzo minore) (* è possibile farlo o esiste una legge che lo vieta, ovvero serve una licenza?)

B) sia possibile acquistare le materie prime da fornitori in concorrenza tra di loro. Se questi formano un oligopolio e forniscono la materia prima, in questo caso il petrolio, al medesimo prezzo allora difficilmente il benzinaio potrà fare grandi ritocchi.(* metti che scopro un giacimento di petrolio sotto casa mia. Posso estrarlo e venderlo?)

C) non esista una imposta che incide sul prezzo del bene offerto in maniera preponderante, altrimenti i ritocchi, se anche ci saranno, saranno comunque percepiti come piccoli rispetto al prezzo totale. (* la benzina è esente da questa condizione oppure più del 60% del suo prezzo è costituito da tasse?)


E' un po' come per la California, dove si era “liberalizzata” l'energia fornendola in concessione (governativa) di monopolio alla Enron, che aveva anche la facoltà di far spegnere le centrali elettriche a piacimento!

Ashoka
Inviato il: 26/7/2007 14:01
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#26
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1) la classe che predomina o esercita il potere per privilegio ereditario; nobiltà | (estens.) il complesso delle famiglie nobili di una nazione, di una città: l'aristocrazia spagnola; l'aristocrazia fiorentina.

Questo per quanto riguarda l'aristocrazia storica.
Ma c'è anche questo significato:

2b insieme di persone che si distinguono in un dato campo, élite: al convegno era presente l’a. della letteratura.

Che è più attinente in questo caso, visto che Rothbard parla esplicitamente di personalità che si distinguono per le loro virtù, in contrasto con l'aristocrazia artificiale che è quella descritta in ciò che hai postato. Quindi, stava parlando di meritocrazia, non capisco come possa esserti sfuggito.

D'altra parte, l'etimologia del termine è piuttosto chiara:



Dove si vede che l'aristocrazia per nascita è relegata in ultima posizione, in quanto derivazione dal significato originale, che indica chiaramente il più idoneo e la sua capacità di affermarsi.

La questione giustizia per esempio: quello e' entrare nel merito dei diritti delle persone, nei sentimenti, nei rapporti, e decidere il tutto mossi da principi concorrenziali, mi suona tanto da 3x2 alla coop.

Forse dovresti andare oltre al "mi suona"... non è detto che ciò che "ti suona" in una certa maniera ad un'analisi approfondita non si riveli per qualcos'altro...

Comunque, anche la giustizia è un lavoro, dallo stato o da privati il giudice e tutti i membri della corte vengono pagati, quindi c'è uno scambio in atto, denaro/servizi. E ovviamente, mi aspetto dal giudice che agisca razionalmente e non seguendo il sentimento. E sinceramente, non vedo in cosa lo stato possa migliorare le sue prestazioni.

Un cartello dei distributori... (del tutto fuori legge anche per lo Stato, anche se poco e' stato fatto...).

A parte il fatto che liberalizzare i prezzi in un mercato che non è libero ma protetto da licenze non è certo un buon esempio di libero mercato, un cartello raramente è totale e compatto, ma soprattutto si può combattere, per esempio, così o così.

È ovvio che senza la barriera della licenza, sarebbe molto più facile combatterlo: un cartello che tiene alti i prezzi, in un mercato senza barriere, equivale a una grande occasione per chi volesse entrare in tale mercato, poiché tenendo il prezzo più basso di quello del cartello acquisterebbe moltitudini di clienti pur essendo l'ultimo arrivato.

Edit: preceduto alla grande da Ashoka!
Inviato il: 26/7/2007 14:10
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  •  prealbe
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#27
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Paxtibi
Citazione:
solo quando il discorso si sposta su un piano economico (producendo efficientemente) passa, correttamente, al termine consumatori.

Bon, Pax: se mi garantisci tu, così spassionato rispetto qualsivoglia parola scritta da Rothbard, che egli utilizza il termine “consumatori” correttamente, allora la questione è risolta.

Citazione:
Ecco, io piuttosto rifletto molto, e mi ci incazzo, quando mi tocca leggere teorie in cui i due piani – quello dello scambio e quello dei sentimenti – sono confusi in uno, in cui termini riservati alla sfera affettiva privata vengono usati per descrivere meccanismi economici: mi ci incazzo perché so bene che, quando ti mettono in mezzo il sentimento, stanno tirando a fregarti, e ancor di più perché questo distorce il senso delle parole, così la ridistribuzione forzata diventa solidarietà (imposta! La solidarietà imposta!), l'estorsione contributo, e via dicendo.

Caro Pax, a mio modo di vedere in un contesto umano quello che dici è semplicemente un’assurdità (con buona pace tua e dell’esimio Rothbard), ed è precisamente IL PROBLEMA contemporaneo: la suddivisione in sfere impermeabili - come se la cosa fosse mai realmente possibile - dell’essere umano che invece è e continua ad essere un tutt’uno in cui i diversi piani - razionale e emotivo e affettivo - sono inestricabilmente intersecati.

Anziché fantasticare di regole e regolette più o meno cervellotiche - e generalmente “fredde” - che dovrebbero risolvere l’interazione sociale umana, sarebbe il caso di pensare a recuperare tale senso di unicità della sfera umana ed esprimerla nel rapporto col proprio prossimo - cioè col proprio simile - rendendolo “caldo”; e molte delle aberrazioni che ci circondano e su cui siamo costretti a scervellarci perderebbero i loro presupposti ad esistere.


Prealbe
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#28
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Aristocrazia è uno di quei termini che produce dei riflessi immediati e incondizionati.

Come spiegato aristos significa "migliore", più idoneo in un campo.

L'aristocrazia per come la intendiamo noi, rifacendoci alle esperienze del passato, ha poco a che vedere con il reale significato del termine.

L'essere milgiori in qualcosa infatti non si eredita.

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Inviato il: 26/7/2007 14:45
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#29
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Bon, Pax: se mi garantisci tu, così spassionato rispetto qualsivoglia parola scritta da Rothbard, che egli utilizza il termine “consumatori” correttamente, allora la questione è risolta.

Io però, anche se tu palesemente cerchi di affibbiarmi l'etichetta del "seguace cieco e fedele", ho scritto il perché l'uso di quella parola è corretto. Ma andiamo oltre...

Caro Pax, a mio modo di vedere in un contesto umano quello che dici è semplicemente un’assurdità (con buona pace tua e dell’esimio Rothbard), ed è precisamente IL PROBLEMA contemporaneo: la suddivisione in sfere impermeabili - come se la cosa fosse mai realmente possibile - dell’essere umano che invece è e continua ad essere un tutt’uno in cui i diversi piani - razionale e emotivo e affettivo - sono inestricabilmente intersecati.

Quindi fammi capire: dovremmo fare la spesa guidati dal sentimento, un giudice dovrebbe giudicare seguendo il turbine delle sue emozioni, il pulotto manganellare solo chi gli sta antipatico?

E hai il coraggio di dire ad altri che scrivono assurdità???

Anziché fantasticare di regole e regolette più o meno cervellotiche - e generalmente “fredde” - che dovrebbero risolvere l’interazione sociale umana

Guarda che l'unico che fantastica qui sei tu, e lo dimostri con quello che scrivi appena sotto, le regole a cui fa riferimento Rothbard sono regole che esistono e che si sono affermate spontaneamente tra gruppi di uomini, che le hanno derivate dalle loro particolari esigenze. Piuttosto, se ci sono regole cervellotiche sono quelle dello stato, che agendo al di fuori da ogni ambito dell'azione umana, pretende di imporre le sue regole senza avere la conoscenza di chi a quelle regole dovrà sottostare.

sarebbe il caso di pensare a recuperare tale senso di unicità della sfera umana ed esprimerla nel rapporto col proprio prossimo - cioè col proprio simile - rendendolo “caldo”;

Lo vedi che vivi in un tuo mondo di fantasia? E che ne sai tu, ad esempio, del mio rapporto col prossimo, che ne sai dei rapporti di tutti gli altri? E in che modo pensi di poter cambiare l'intera società (!) in una società "calda" (!)? Farai scomparire i criminali, gli insensibili e gli individualisti con un colpo di bacchetta magica, à la Harry Potter?

Ma pensa te, l'incredibile poi è che dell'utopista me lo becco io, non questi che tirano fuori i "rapporti caldi" come soluzione ai problemi della società, non questi che "non-c'è-soluzione-finché-non-diventiamo-tutti-buoni", e allora teniamoci stato, miseria e guerra per l'eternità, o meglio ancora, "facciamoci impiantare tutti il chip tanto chi è onesto non ha nulla da temere"...

E l'utopista sono io, o Rothbard addirittura... ma rinfrescatevi, va', ch'è meglio!
Inviato il: 26/7/2007 14:52
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Re: L'Elitismo, a.k.a. la teoria del mondo reale
#30
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Per quanto riguarda l'elitismo, direi che ogni attività "collettiva" concreta umana si risolve con una divisione gerarchica dei compiti, naturalmente e fortunatamente, direi.

Nel costruire una casa, ad esempio, occorre chi sappia crearne la forma, calcolarne le strutture, chi sappia come posizionare gli impianti, chi faccia il lavoro manuale mattone su mattone.

Tutti concorrono, tutti in maniera essenziale, con compiti diversi.
E i vari muratori per lavorare in maniera corretta dovranno essere coordinati dai capisquadra, che avranno una visione dell'insieme del lavoro.

Le case si costruiscono così perchè è essenziale che stiano in piedi.

Se fossero stati i pianificatori illuministi a decidere come si costruiscono le case, probabilmente avremmo avuto gli architetti decapitati, i capisquadra malmenati, e i muratori che si riuniscono in assemblee per decidere come tirare su la casa, dividendosi in fazioni, senza che nessuno abbia le conoscenze per portare avanti l'opera.

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