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  Il rifiuto dell’autorità

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  •  prealbe
      prealbe
Il rifiuto dell’autorità
#1
Mi sento vacillare
Iscritto il: 10/1/2007
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L’aspetto dell’organizzazione sociale che è attualmente più fortemente soggetto ad un viscerale rifiuto e ad una avversione radicale è, senza dubbio alcuno, l’idea di autorità. Qualunque sia la forma, teorica o pratica, in cui essa si manifesti, le espressioni di rigetto che provoca sono senza compromessi. Si tratta, praticamente, di un tabù contemporaneo, uno dei cui logici corollari é il rifiuto di ogni struttura gerarchica. L’ipotesi di società che ne consegue è quella di una organizzazione essenzialmente orizzontale, in cui lo stato è visto con una funzione di fornitore di servizi o poco di più.

Ciò dipende dall’affermazione di una visione dell’essere umano non più soggetto ad una scala di valori ‘oggettiva’ e condivisa, tramite cui sia possibile ‘pesarlo’ e determinarne la posizione nella piramide sociale. Si tratta di una rottura sostanziale con un lunghissimo passato. Il prezzo che ciò concretamente comporta è una atomizzazione sociale senza precedenti, con una perdita di direzione e di senso pressoché assolute, in cui ognuno è lasciato di fatto a reinventarsi da zero ogni parametro del proprio vivere. Ciò viene spesso presentato come una conquista, come una forma di rispetto dell’individuo.

A me appare viceversa come una forma spesso spietata di ‘abbandono a se stessi’ del proprio prossimo, un crudele ‘politically correct’ del vivere, nell’assurda convinzione che il ‘rispetto dell’altro’ si concretizzi nella ‘non interferenza’ con le sue scelte, qualunque esse siano; nel rimanerne sostanzialmente spettatori, rinunciando a passargli, nel timore di condizionarlo e quindi ‘deformarlo’, le proprie convinzioni, i propri valori, le proprie conquiste nel vivere.

Io sono invece convinto che la sostanza dei rapporti umani stia propriamente nello scambio continuo, nell’interferenza anche forte, anche invadente, con ‘l’altro’ da noi. Certo, la possibilità di interazione negativa aumenta, ma altrettanto quella di interazione positiva; come in qualunque espressione umana ci vuole coscienza, attenzione, cura, e l’accettazione preventiva della possibilità di sbagliare. Ma sempre meglio della gelida, disumana infallibilità dell’astenersi, del non interferire per non sbagliare: alla larga!

E così dovrebbe fare una società di uomini: esprimere una scala di valori, e su tale base relazionarsi con i propri membri, dirigendo, decidendo, interferendo, premiando e punendo. Certo, è rischioso, difficilissimo, come no; ma credo che fare diversamente porterebbe solo a disumani limbi sociali, asettici laboratori sociologici a cielo aperto. Rimedi assai peggiori del male.


Prealbe


P.S. Starò cercando di farmi notare?
Inviato il: 26/3/2007 1:06
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  •  LoneWolf58
      LoneWolf58
Re: Il rifiuto dell’autorità
#2
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 12/11/2005
Da Padova
Messaggi: 4861
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Citazione:
P.S. Starò cercando di farmi notare?
Nooo.... hai appena acceso un fiammifero dentro una polveriera...
Adesso è tardi... la mia parte di benzina l'aggiungo domani...
_________________
La storia, come un'idiota, meccanicamente si ripete. (Paul Morand)
Il problema, però, è che ci sono degli idioti che continuano a credere che la storia non si ripeta. (LoneWolf58)
Inviato il: 26/3/2007 1:23
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#3
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 1/11/2005
Da Tavistock Square, Camden, London WC1H, UK
Messaggi: 6263
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Citazione:
E così dovrebbe fare una società di uomini: esprimere una scala di valori, e su tale base relazionarsi con i propri membri, dirigendo, decidendo, interferendo, premiando e punendo.

Preferisco relazionarmi con quelli che mi schiacciano la faccia sotto i loro stivali chiodati cacciandogli uno spiedo nel polpaccio: avremo cosi' ambedue una posizione orizzontale che non sara' il massimo del rispetto per la sua superiorita' sociale ma che mi consentira' di cercare di respirare e, chissa, con un po' di fortuna di provare anche a infilargli con violenza i pollici negli occhi.

Signur!
_________________
Il Portico Dipinto Network Nanopublishing
E' dall'uso (mancato) del Congiuntivo, che li riconoscerete.
Inviato il: 26/3/2007 1:38
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  •  Dorian
      Dorian
Re: Il rifiuto dell’autorità
#4
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/1/2007
Da
Messaggi: 1275
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Chi decide cosa è giusto e cosa no? Esiste o è esistito davvero questo "duce illuminato" alla base della tua nazione ideale?
Come fai a essere sicuro a priori di essere d'accordo con le sue decisioni?
Se si tratta allora di una serie di valori condivisi, che ragione ci sarebbe di imporre tali valori con la forza? Serve a qualcosa?
Se i valori del duce non sono invece condivisi dal popolo allora perchè non lo sono? Può esserci divergenza di interessi?
Inviato il: 26/3/2007 1:41
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#5
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 13/10/2004
Da Sud Europa
Messaggi: 5123
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Ciao Prealbe
non riesco a capire perchè il rifiuto di un'autorità debba collegarsi al rifiuto di collaborazione e interazione tra gli individui.

Le due cose non sono legate.
Inoltre l'interazione ha valore solo se liberamente scelta, mentre se è imposta dall'alto allora sì che diviene deleteria e controproducente.

L'autorità tirannica impedisce la naturale interazione tra gli esseri umani, portati a collaborare naturalmente tra loro.
In tutto questo il potere che cala dall'alto fa solo da ostacolo.

Blessed be
_________________
-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
Inviato il: 26/3/2007 1:45
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  •  fiammifero
      fiammifero
Re: Il rifiuto dell’autorità
#6
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 28/2/2005
Da ROMA
Messaggi: 5691
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Con il termine autorità (dal latino auctoritas, da augeo, accrescere) si intende quell'insieme di qualità proprie di una istituzione o di una singola persona alle quali gli individui si assoggettano in modo volontario per realizzare determinati scopi comuni.
Spesso è usato come sinonimo di potere ma in realtà i due termini afferiscono ad accezioni diverse. Il "potere" si riferisce all'abilità nel raggiungere determinati scopi mentre in concetto di "autorità" comprende la legittimazione, la giustificazione ed il diritto di esercitare quel potere.

fatte queste presse,ancora parli di autorità?
Siamo ancora al bambino che ha bisogno del tutore?

Citazione:
Io sono invece convinto che la sostanza dei rapporti umani stia propriamente nello scambio continuo, nell’interferenza anche forte, anche invadente, con ‘l’altro’ da noi.

quindi ti piace lo stato di fatto?
La notte porta consiglio,riflettici
_________________
Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
Inviato il: 26/3/2007 2:40
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  •  Pausania
      Pausania
Re: Il rifiuto dell’autorità
#7
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 6/4/2006
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Messaggi: 3872
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Prealbe Citazione:
L’aspetto dell’organizzazione sociale che è attualmente più fortemente soggetto ad un viscerale rifiuto e ad una avversione radicale è, senza dubbio alcuno, l’idea di autorità.

Potresti portare alcuni esempi per capire in che senso parli da un lato di autorità dall'altro di avversione radicale?

Citazione:
Qualunque sia la forma, teorica o pratica, in cui essa si manifesti, le espressioni di rigetto che provoca sono senza compromessi. Si tratta, praticamente, di un tabù contemporaneo, uno dei cui logici corollari é il rifiuto di ogni struttura gerarchica. L’ipotesi di società che ne consegue è quella di una organizzazione essenzialmente orizzontale, in cui lo stato è visto con una funzione di fornitore di servizi o poco di più.

Spiegheresti come sia possibile rifiutare radicalmente ogni autoritá e insieme legare le idee di società e di Stato?

Citazione:
E così dovrebbe fare una società di uomini: esprimere una scala di valori, e su tale base relazionarsi con i propri membri, dirigendo, decidendo, interferendo, premiando e punendo. Certo, è rischioso, difficilissimo, come no; ma credo che fare diversamente porterebbe solo a disumani limbi sociali, asettici laboratori sociologici a cielo aperto. Rimedi assai peggiori del male

Poichè la società non può fare niente, in quanto non esiste un soggetto dotato di pensiero e coscienza e voce propria chimato società, diventa a questo punto interessante capire chi, materialmente e concretamente, dirige-decide-interferisce-premia-punisce.

La risposta metterà in luce alcuni punti senza dubbio interessanti.
Inviato il: 26/3/2007 12:21
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  •  franco8
      franco8
Re: Il rifiuto dell’autorità
#8
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 6/12/2005
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son d'accordo con Santurina e con fiammifero.
Nel termine autorità c'è una certa confusione.
Ma anche nell'uso comune del termine, "autorità" non implica "imposizione forzata e violenta" (cosa che è per lo più legata al significato di "potere" - e "potere sugli altri" , "potere di manipolazione" ecc.
Pensiamo all'espressione "X è un autorità in materia"... L'autorità in senso ampio è generalmente riconosciuta pacificamente da tutti... e non necessariamente è imposta a chi non la riconosca...)

Probabilemnte c'è una colpevole (più o meno volontaria) tendenza a confondere i diversi significati...
Forse la cosa andrebbe approfondita...

(Che si riallaccia un po' a vecchi argomenti del tipo "libertà non vuol dire fare quello che ci pare")

Oltre a ciò non vedo perché mai "mancanza di autorità" implichi "mancanza di organizzazione e di ordine"...

(??)

prealbe
Citazione:

L’aspetto dell’organizzazione sociale che è attualmente più fortemente soggetto ad un viscerale rifiuto e ad una avversione radicale è, senza dubbio alcuno, l’idea di autorità. Qualunque sia la forma, teorica o pratica, in cui essa si manifesti, le espressioni di rigetto che provoca sono senza compromessi. Si tratta, praticamente, di un tabù contemporaneo, uno dei cui logici corollari é il rifiuto di ogni struttura gerarchica.

A quale "attualmente" ti riferisci in particolare?
Mentre "struttura gerarchica" implica una qualche "autorità imposta", il contrario non vale.
"Autorità"(in senso ampio) non implica necessariamente "struttura gerarchica".
Citazione:

L’ipotesi di società che ne consegue è quella di una organizzazione essenzialmente orizzontale, in cui lo stato è visto con una funzione di fornitore di servizi o poco di più.

Citazione:

Ciò dipende dall’affermazione di una visione dell’essere umano non più soggetto ad una scala di valori ‘oggettiva’ e condivisa, tramite cui sia possibile ‘pesarlo’ e determinarne la posizione nella piramide sociale.

Mi pare tutto il contrario:
E' proprio perchè ciascun individuo possiede dei valori "oggettivi" e naturalmente condivisa, che può convivere senza nessuno che glielo debba "imporre".
L'essere umano non è "soggetto" (da "sub- jectum") a nessuna scala "oggettiva"... Di "oggettivo" non c'è nulla nel concetto di "autorità", se non la violenza dell'imposizione della gerarchia e della piramide sociale.

Dove vedi la rottura col passato? In cosa consiste
Potresti specificare meglio?
Citazione:

Si tratta di una rottura sostanziale con un lunghissimo passato.

- Sai di Spartaco ?
- Cosa?!
- .. E' morto!

Citazione:

Il prezzo che ciò concretamente comporta è una atomizzazione sociale senza precedenti, con una perdita di direzione e di senso pressoché assolute, in cui ognuno è lasciato di fatto a reinventarsi da zero ogni parametro del proprio vivere. Ciò viene spesso presentato come una conquista, come una forma di rispetto dell’individuo


Ma descrivi una realtà , o ti stai riferendo ad un ipotetico quadro futuro?
(se ti riferisce alla realtà: a cosa in particolare? basandoti su quali osservazioni?)
_________________
.... ....io non mi definisco affatto volentieri ateo, non più di quanto io sia a-MickeyMouse.
..
(detto, fatto)
Inviato il: 26/3/2007 12:48
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  •  carloooooo
      carloooooo
Re: Il rifiuto dell’autorità
#9
Dubito ormai di tutto
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Citazione:
Poichè la società non può fare niente, in quanto non esiste un soggetto dotato di pensiero e coscienza e voce propria chimato società


Nemmeno un sasso è un soggetto dotato di pensiero e coscienza e voce propria, però se ti cade in testa qualcosa te lo fa, eccome.

Anche tu co 'sta storia che "la società non esiste?"

Carlo
_________________
Bicarlonato.
Inviato il: 26/3/2007 13:07
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  •  florizel
      florizel
Re: Il rifiuto dell’autorità
#10
Sono certo di non sapere
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Citazione:
L’aspetto dell’organizzazione sociale che è attualmente più fortemente soggetto ad un viscerale rifiuto e ad una avversione radicale è, senza dubbio alcuno, l’idea di autorità.

Scusa, la presunta attualità del rifiuto delle autorità è una tua constatazione personale o l'hai letto da qualche "fonte" che non hai citato?
Perchè, considerando quanta presa ancora faccia il richiamo alle "istituzioni" (che sono di fatto un'autorità) , tale auspicabile ipotesi parrebbe (ahinoi) del tutto campata in aria.
Citazione:
Si tratta, praticamente, di un tabù contemporaneo, uno dei cui logici corollari é il rifiuto di ogni struttura gerarchica.

Quindi, se è un "tabù", ne conseguirebbe che il suo rifiuto tanto "attuale" come si afferma, in realtà non lo sia.
In secondo luogo, far discendere il rifiuto "viscerale" dall'intoccabilità dell'argomento (il tabù, appunto) escluderebbe ogni ipotesi di un processo di comprensione del "potere" e dell'autorità.
Staresti, sostanzialmente, affermando che l'opposizione all'autorità ed al potere che esprime, sarebbe dovuta unicamente all'impossibilità di "comprenderli"?
Citazione:
Ciò dipende dall’affermazione di una visione dell’essere umano non più soggetto ad una scala di valori ‘oggettiva’ e condivisa, tramite cui sia possibile ‘pesarlo’ e determinarne la posizione nella piramide sociale.

Se la tua ipotesi fosse vera, dovremmo oggettivamente essere "governati" dal fior fiore di benefattori dell'umanità...A meno che con il termine "pesare" tu non ti riferisca alle note caratteristiche che contraddistinguono le attuali autorità che "governano" il (e sul) pianeta.
Citazione:
Il prezzo che ciò concretamente comporta è una atomizzazione sociale senza precedenti

Fermo restando che attualmente ci si trova perennemente sull'orlo del baratro della nuclearizzazione sociale (grazie alle "autorità) io sostituirei il termine "atomizzazione" con "sacrosanto diritto di sgusciare via dal gregge".
Citazione:
nell’assurda convinzione che il ‘rispetto dell’altro’ si concretizzi nella ‘non interferenza’ con le sue scelte, qualunque esse siano; nel rimanerne sostanzialmente spettatori, rinunciando a passargli, nel timore di condizionarlo e quindi ‘deformarlo’, le proprie convinzioni, i propri valori, le proprie conquiste nel vivere.

Volendo essere "oggettivi", le uniche ad "interferire" nella vita di miliardi di essere umani, e nelle loro scelte, sono appunto le autorità, di cui stai parlando dando per assodato in partenza che siano esse a permettere l'interazione tra gli individui.
Lo vediamo ogni giorno che invece il loro primario obiettivo è "dividere", "frammentare" e spezzare sempre più eventi ed esperienze sociali di comunanza e di condivisione.
E' attualmente che le autorità fanno di tutto per rendere l'individuo sempre meno bisognoso del suo prossimo, dotandolo dell'illusione dell'autonomia.
Citazione:
Ma sempre meglio della gelida, disumana infallibilità dell’astenersi, del non interferire per non sbagliare: alla larga!

Siamo per caso in periodo pre-elettorale e non me sono accorta...?
_________________
"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 26/3/2007 13:14
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  •  Pausania
      Pausania
Re: Il rifiuto dell’autorità
#11
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 6/4/2006
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Citazione:
Anche tu co 'sta storia che "la società non esiste?"

Certo che esiste: ci sono società stanziali, società nomadi, di agricoltori, di cacciatori-raccoglitori.

Ci sono società dedite al commercio, altre all'industria.

Non è che non esista la società. Dipende da cosa si intende per società. Se é una parola descrittiva, che serve a delineare un certo tipo di struttura, è un conto.

Se invece con "società" si comincia ad intendere una specie di fantasma che impone o dovrebbe imporre certe cose a certe persone, non credo sia sufficiente a descrivere e comprendere la realtà, quindi non esiste, in questo senso.
Inviato il: 26/3/2007 14:41
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  •  nichilista
      nichilista
Re: Il rifiuto dell’autorità
#12
Mi sento vacillare
Iscritto il: 20/9/2006
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questa citazione l'avevo fatta anche in un alto thread , ma la ripropongo, è di von mises .

Con una natura umana che è quello che è, lo Stato è una istituzione necessaria e indispensabile. Lo Stato è, se correttamente amministrato, il fondamento della società, della cooperazione e della civiltà umane. Esso è lo strumento più benefico e utile negli sforzi dell'uomo per promuovere la felicità e il benessere umani. Ma è soltanto uno strumento e un mezzo, non il fine ultimo

quello che volevo sottolineare è la prima frase:

in essa si danno per scontate alcune cose:
- la natura umana "che è quella che è". cosa avrà voluto intendere?

- "lo Stato"(notare l'uso della maiuscola , quasi a farne un'entità antropomorfizzata, nonostante la sua abbiezione per tali operazioni di umanizzazione degli organismi collettivi). cosa si intende per esso?

- infine : " è una istituzione necessaria e indispensabile". in che modo si pone o si dovrebbe porre lo stato ( e quindi le istituzioni) all'interno dei meccanismi che regolano le interazioni tra individui ?quele è il suo limite?


credo che non si possa proseguire nel discorso prima di aver creato un punto di connessione dato dalla risposta a tali domande, che prendono spunto dall'autore di socialismo, lo stato onnipotente, ed altri saggi che stanno alla base del successivo pensiero rotherbardiano (anarcocapitalista), e della rinascita dell'individualismo nella sua eterna lotta contro il collettivismo e le sue forme.
_________________
"Questa istanza può tuttavia dar luogo ad un’altra
convinzione ERRONEA, la seconda e più rilevante
opinione di cui occorre sbarazzarsi. Essa può
denominarsi TEORIA SOCIALE DELLA COSPIRAZIONE." K.POPPER
Inviato il: 26/3/2007 15:44
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  •  carloooooo
      carloooooo
Re: Il rifiuto dell’autorità
#13
Dubito ormai di tutto
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Da marca gioiosa et amorosa
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Citazione:

Se invece con "società" si comincia ad intendere una specie di fantasma che impone o dovrebbe imporre certe cose a certe persone, non credo sia sufficiente a descrivere e comprendere la realtà, quindi non esiste, in questo senso.


"Impone" forse non è esatto, però nessuno può negare di essere fortemente condizionato dal fattori sociali, a partire dal suo stesso modo di esprimersi, di parlare, di vestirsi, la sua cultura, ecc.

Ora, ad Auburn ti direbberero che non è "la società" che crea il condizionamento x nel soggetto y, ma sono gli individui A, B, C. Questo è ovvio: senza gli individui la società non esisterebbe.

Ma ha senso parlare di individuo a prescindre dal suo contesto sociale di costituzione? La persona era la maschera utilizzata dagli attori teatrali: la persona trova la propria identità con sé stessa solo nel rapporto con gli altri, solo nel rapporto sociale.

Però mi sa che sono OT. Vabbè, chiudo qui.

Carlo


PS: ovviamente, ciò non significa che se io sono un pazzo violento e ammazzo qualcuno è colpa della società, come non è colpa delle eventuali violenze che ho subito da piccolo. Nessun giustificazionismo.
_________________
Bicarlonato.
Inviato il: 26/3/2007 16:01
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  •  neuro
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#14
Ho qualche dubbio
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il mio "rifiuto" (rigetto) incomicia da una cravatta....
p.s. é vero!
Inviato il: 26/3/2007 16:09
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  •  prealbe
      prealbe
Re: Il rifiuto dell’autorità
#15
Mi sento vacillare
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Questo primo veloce giro di risposte mi consola alquanto, perché mi conferma fortemente la correttezza delle premesse del mio post.


Ad esempio il buon Pike reagisce prontamente (con la consueta espressività, pacatezza e profondità di analisi ) evocando 'stivali chiodati sulla sua faccia' nonché 'spiedi nei polpacci' e 'pollici negli occhi' dei titolari di quegli stivali; a leggerlo, viene in mente un reduce (malconcio) dell'Ungheria del '56 o di qualche analoga circostanza. Siccome però dubito che ciò possa essere, direi che in realtà ci sta parlando di ciò che la parola 'autorità' ISTINTIVAMENTE gli provoca: "viscerale rifiuto" e "avversione radicale". Per l'appunto.


Dorian, invece, solleva il più classico (ed elementare ) dei quesiti relativi alla questione: "Chi decide cosa è giusto e cosa no?". Che è una bella domanda, senza dubbio. Solo che ha il difetto di presupporre che, in mancanza di una soluzione OGGETTIVA al quesito, venga inficiata la possibilità di esprimere un sistema di valori socialmente vincolante. Ora, sia detto una volta per tutte, 'sta maledetta questione dell'oggettività applicata al contesto umano E' IMPROPRIA PERCHE' SEMPLICEMENTE ILLUSORIA. (In sintesi, una caxxata. ). Di più. Trattandosi di un problema senza soluzione (mescola categorie incompatibili), l'unica funzione che può svolgere qualora lo si prenda sul serio è quella di paralizzare chi pretenda di risolverlo. La realtà umana, e quindi sociale, non è basata sull'oggettivo ma sull'INTERPRETAZIONE della realtà, e si capisce dal termine stesso che stiamo parlando quindi di SOGGETTIVITA'. Però, attenzione: parlare di soggettività non significa assolutamente parlare di arbitrio incondizionato e capriccioso. C'è un ampio territorio psicologico, emotivo ed esistenziale comune che unisce SOSTANZIALMENTE gli esseri umani, sulla cui base è possibile (come è sempre - 'sto 'sempre' mi costerà caro - stato fatto) costruire sistemi di valori condivisi.


A Santaruina (Che SERIAMENTE stimo per lo stile davvero sempre misurato e rispettoso dei suoi post. Grazie davvero.) rispondo che il punto centrale non è il rifiuto dell'autorità – che in certi casi è perfettamente legittimo se non doveroso – ma è il rifiuto aprioristico di ogni scala di valori su cui l'autorità dovrebbe basarsi. Tra l'altro percepisco tra le righe il concetto sottinteso della sostanziale equivalenza tra un individuo e l'altro, laddove ogni e qualunque osservazione obiettiva del contesto umano dice, qualunque sfaccettatura si voglia prendere in esame, qualcosa di profondamente diverso, cioè che la qualità delle persone, il loro valore (concetto 'verticale'), è profondamente differente. E io ritengo che questo lo sappia perfettamente, se appena appena si permette il pensiero 'eretico', anche ognuno dei qui partecipanti.

Inoltre, riguardo al "valore dell'interazione" che sussisterebbe solo se "liberamente scelta" (e sorvolo su quel 'liberamente', ché mi pare che 'libertà' sia un termine parente di 'oggettivo' quanto a reale applicabilità all'uomo) ciò semplicemente non è vero; aggiungo anzi che spesso sono proprio le interazioni non "liberamente scelte" che rivestono una significatività elevata, se non per altro perché ci costringono a confrontarci con situazioni ed aspetti della realtà e del nostro prossimo (e di noi stessi, naturalmente) che per mille motivi, compresa la paura o la semplice incapacità di coglierne gli aspetti costruttivi per noi, eviteremmo con cura.

Infine, l'introduzione dell'aggettivo 'tirannica' nella discussione laddove nel mio post non era presente né implicitamente né esplicitamente, rimanda ulteriormente all'"avversione" e al "rifiuto" di cui sopra.


Fiammifero fa una precisazione semantica ed un paio di osservazioni. La prima non contrasta minimamente con ciò che sostengo e anzi lo riconferma. Le osservazioni le trovo semplicemente improprie (mai parlato positivamente dello "stato di fatto") e, senza polemica, spero che la notte possa essere stata consigliera ad entrambi.


[Ironic mode ON]
Pausania sa perfettamente che non gli rispondo mai. Ma mai mai mai. Anzi, che gli rispondo solo che gli ho già risposto. Quindi, che interviene a fare? Gli ho certamente già risposto, per definizione! Si vada a rileggere i post!
[Ironic mode OFF]

Comunque poi FORSE gli rispondo.


BREVE INTERMEZZO

A rispondere punto per punto - a tutti e ad ognuno - non ce la posso fare (già così ho un po' il fiatone ); penso però di stare sviscerando adeguatamente il mio punto di vista - oltre al fatto che alcune osservazioni paiono ripetersi – per cui, per favore, ognuno cerchi di recepire le mie risposte anche da ciò che ho risposto agli altri. Grazie.

PROSEGUIAMO


Franco8, in particolare, è "d'accordo con Santaruina e con Fiammifero". Per la maggior parte delle questioni lo rimando quindi alle risposte che ho dato loro.

Specifico in più che:

1) quando dico "attualmente" intendo "attualmente" (già da un po' di anni, si capisce, e sempre di più); ciò riguarda anche l'atomizzazione sociale

2) che se l'autorità che viene riconosciuta a qualcuno riguarda la sfera della gestione del potere, la "struttura gerarchica" ne consegue di suo; il che NON implica una qualche "autorità imposta" ma una autorità operativa, che si attua.

3) Inoltre (magari se su questo punto non ci caschiamo ogni volta, è meglio... ) non è che se un gruppo esprime certi valori OGNI INDIVIDUO di quel gruppo abbia od esprima quegli stessi valori o ne sia automaticamente all'altezza; sarebbe come dire che siccome la nostra cultura esprime un alto contenuto tecnologico ognuno di noi sa progettare e realizzare un computer.

4) la rottura col passato riguarda il fatto che il relativismo etico odierno è, appunto, odierno (adesso per favore non mi si chieda cosa intendo con "odierno" ).


[Ironic mode ON]
Florizel ha sempre la usuale affascinante prosa che già le riconoscevo. Solo che si rifà ad un ceppo della lingua italiana che non mi risulta comprensibile; ho proprio delle difficoltà logico-simbolico-sintattico-semantiche.
[Ironic mode OFF]

Seriamente. La comunicazione presuppone la condivisione di almeno alcuni postulati di base. In mancanza, comunicare è, sic et simpliciter, impossibile. Con Florizel io mi trovo in questa imbarazzante situazione. Ogni volta che leggo ciò che mi risponde non trovo alcuna attinenza di significato con ciò che scrivo io; al limite c'è qualche superficiale aggancio ad alcune parole, ma al significato mai. Non importa. Certamente limite mio.


E adesso recuperiamo Pausania, và.

Citazione:

Potresti portare alcuni esempi per capire in che senso parli da un lato di autorità dall'altro di avversione radicale?

HO GIA' RISPOSTO in riferimento a Pike.

Citazione:
Spiegheresti come sia possibile rifiutare radicalmente ogni autoritá e insieme legare le idee di società e di Stato?

HO GIA' RISPOSTO quando dico "L'ipotesi di società che ne consegue è quella di una organizzazione essenzialmente orizzontale, in cui lo stato è visto con una funzione di fornitore di servizi o poco di più."
Aggiungo senza polemica che sarebbe bello superare il livello letterale delle parole, se no diventa un po' duro comunicare. "Avversare radicalmente" si riferisce ad un sentimento di insofferenza profonda; la parte fattuale è un altro discorso. Poi magari ci torniamo su.

Citazione:
Poichè la società non può fare niente, in quanto non esiste un soggetto dotato di pensiero e coscienza e voce propria chiamato società, diventa a questo punto interessante capire chi, materialmente e concretamente, dirige-decide-interferisce-premia-punisce.

HO GIA' RISPOSTO quando... No, a questa non ho già risposto. Allora: dirige-decide-interferisce-premia-punisce chi nella piramide sociale occupa posizioni superiori.


Per Nichilista: "rotherbardiano" ci sarai tu e tre quarti della palazzina tua!!!

A parte gli scherzi, apprezzo l'apporto culturale di livello, ma ho paura che se diciamo che
Citazione:
non si possa proseguire nel discorso prima di aver creato un punto di connessione dato dalla risposta a tali domande, che prendono spunto dall'autore di socialismo, lo stato onnipotente, ed altri saggi che stanno alla base del successivo pensiero rotherbardiano (anarcocapitalista), e della rinascita dell'individualismo nella sua eterna lotta contro il collettivismo e le sue forme.

in realtà stiamo dicendo semplicemente che (qui) NON SI PUO' proseguire nel discorso. Magari ci vediamo alla sala conferenze dell'università ("Segue dibattito.").


Infine, visto che (ormai) conosco i miei polli: io 'oggettiva' (nel post iniziale) l'ho messo rigorosamente fra virgolette; che nessuno ignori la cosa, altrimenti rischiamo serie incomprensioni ed un traffico superfluo di bit.


Prealbe


P.S. Nessuno si offenda per l'ironia. E' per me una seconda pelle, non intendo sbeffeggiare nessuno.
Inviato il: 26/3/2007 20:43
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  •  Dorian
      Dorian
Re: Il rifiuto dell’autorità
#16
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Prealbe:

Dorian, invece, solleva il più classico (ed elementare ) dei quesiti relativi alla questione: "Chi decide cosa è giusto e cosa no?". Che è una bella domanda, senza dubbio. Solo che ha il difetto di presupporre che, in mancanza di una soluzione OGGETTIVA al quesito, venga inficiata la possibilità di esprimere un sistema di valori socialmente vincolante. Ora, sia detto una volta per tutte, 'sta maledetta questione dell'oggettività applicata al contesto umano E' IMPROPRIA PERCHE' SEMPLICEMENTE ILLUSORIA. (In sintesi, una caxxata. ). Di più. Trattandosi di un problema senza soluzione (mescola categorie incompatibili), l'unica funzione che può svolgere qualora lo si prenda sul serio è quella di paralizzare chi pretenda di risolverlo. La realtà umana, e quindi sociale, non è basata sull'oggettivo ma sull'INTERPRETAZIONE della realtà, e si capisce dal termine stesso che stiamo parlando quindi di SOGGETTIVITA'. Però, attenzione: parlare di soggettività non significa assolutamente parlare di arbitrio incondizionato e capriccioso. C'è un ampio territorio psicologico, emotivo ed esistenziale comune che unisce SOSTANZIALMENTE gli esseri umani, sulla cui base è possibile (come è sempre - 'sto 'sempre' mi costerà caro - stato fatto) costruire sistemi di valori condivisi.

Sebbene in modo un po' contorto cadi in ovvi paradossi: infatti cerchi una funzione (ovvero un "sistema di valori condivisi") che oltre ad essere oggettivamente inaccettabile ha sopratutto il difetto di produrre essa stessa equazioni intrinsecamente irrisolvibili.
Mi spiego meglio.
E' proprio questa duplice natura del dogma di partenza (ovvero l'oggettiva inaccettabilità estrinseca unita all'intrinseca irrazionalità soggettiva) a sottrarre quel termine noto logico che, nell'equazione da te proposta identifichi facilmente con l'arbitrio incondizionato, potrebbe (o dovrei dire... "dovrebbe"? ) produrre una soluzione condizionatamente implicita ovvero incondizionatamente esplicita SOLO SE le categorie di confronto fossero comparabili. Non essendo le categorie comparabili ecco palesarsi il paradosso! Abbiamo infatti una inevitabile indeterminazione generata da una sorta di induzione ricorsiva inversa qualora uno o più termini di partenza (mi riferisco ovviamente all'oggettività illusoria) siano irriducibili tra loro o rispetto al "termine noto" sottratto (in questo caso non può che essere necessariamente l'arbitrio "capriccioso").

Sebbene la dimostrazione indiretta per assurdo sia meno immediata di quella a deduzione diretta (come potrebbe essendoci due insiemi sociali, quello oggettivo-intersezione e quello soggettivo-unione, inconciliabili con una ipotetica funzione di valori accettabili?) è altresì evidente che il cosiddetto "rifiuto dell'autorità" non può che essere una scelta soggettiva - MA NON SOLO! non ci sorprende nemmeno più che sia ANCHE equivalente a un dovere oggettivo! - affinchè l'equazione sociale data sia risolvibile incondizionatamente (come si intuisce ciò permette di "interrompere" la catena ricorsiva che genera il paradosso che a sua volta è tale perchè SOLO apparentemente irriducibile in modo condizionato).
Quindi il rifiuto dell'autorità è sì una scelta ma, implicitamente, è soprattutto un DOVERE.
Inviato il: 26/3/2007 22:20
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  •  Pausania
      Pausania
Re: Il rifiuto dell’autorità
#17
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Prealbe Citazione:
L’ipotesi di società che ne consegue è quella di una organizzazione essenzialmente orizzontale, in cui lo stato è visto con una funzione di fornitore di servizi o poco di più.

Pausania Spiegheresti come sia possibile rifiutare radicalmente ogni autoritá e insieme legare le idee di società e di Stato?

Prealbe Citazione:
HO GIA' RISPOSTO quando dico "L'ipotesi di società che ne consegue è quella di una organizzazione essenzialmente orizzontale, in cui lo stato è visto con una funzione di fornitore di servizi o poco di più."
Inviato il: 26/3/2007 22:43
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  •  carloooooo
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#18
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E poi dicono a me di parlare come mangio...

Carlo
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Inviato il: 26/3/2007 22:52
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#19
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#20
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Ciao Prealbe
il tema che proponi è degno di interesse, essendo uno dei più dibattuti su luogocomune.
Proprio per questo occorrerebbe impostare la discussione su toni il più possibile "rispettosi" nei confronti dei propri interlocutori.
Innanzitutto, l'articolazione complessa ed ermetica degli enunciati non giova allo svolgimento della discussione.
Questo è solo un consiglio, ovviamente, che si può prendere o meno in considerazione.

Quello che invece è qualcosa di più di un semplice consiglio è l'invito ad evitare ogni riferimento personale, anche minimo.
Siamo tutti adulti per conoscere dove finisce il limite tra il semplice buon umore e la deliberata ricerca dello scontro personale.

Non occorrono gli insulti, a volte basta una esasperata e reiterata "ironia", che in alcuni contesti appare fuori luogo.
Come moderatori è nostro compito fare in modo che le discussioni procedano in maniera tranquilla e siano fonte di arricchimento reciproco, e il tuo atteggiamento di sicuro non aiuta allo scopo.

E non è nemmeno questione di fare i maestrini andando alla ricerca del momento esatto in cui "il limite è stato superato".
Non voglio aprire una discussione su dove stia questo limite.

La questione è un'altra: se si arriva qui con la voglia di discutere, bisogna fare in modo che i propri interventi mirino a questo.
Se invece si vuole fare sfoggio di sottile ironia a carico dei propri interlocutori, forse si è interpretato male il senso di questo luogo.

Blessed be
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Inviato il: 26/3/2007 23:59
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  •  prealbe
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#21
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Gli argomenti nel mio ultimo post non mancano. La complessità è in certi casi strutturale agli stessi. Se necessario, nel seguito cercherò di semplificare. Non ho intenzione di dibattere altro che non riguardi il titolo della discussione.


Prealbe
Inviato il: 27/3/2007 1:02
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  •  fiammifero
      fiammifero
Re: Il rifiuto dell’autorità
#22
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Citazione:
Fiammifero fa una precisazione semantica ed un paio di osservazioni. La prima non contrasta minimamente con ciò che sostengo e anzi lo riconferma. Le osservazioni le trovo semplicemente improprie (mai parlato positivamente dello "stato di fatto") e, senza polemica, spero che la notte possa essere stata consigliera ad entrambi.

La mia era una semplice domanda,visto che la realtà in cui vivo è di fatto ,< scambio continuo,nell'interferenza anche forte,anche invadente,con l'altro da noi > ,chiamata vezzosamente "democrazia" .
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Inviato il: 27/3/2007 1:16
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  •  florizel
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#23
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Citazione:
direi che in realtà ci sta parlando di ciò che la parola 'autorità' ISTINTIVAMENTE gli provoca: "viscerale rifiuto" e "avversione radicale". Per l'appunto.

Potrebbe anche trattarsi di maroni ormai "oggettivamente" arrivati ad una circonferenza insostenibile…ma lo spiegherà Pike molto più articolatamente, ne sono sicura.
Citazione:
aggiungo anzi che spesso sono proprio le interazioni non "liberamente scelte" che rivestono una significatività elevata, se non per altro perché ci costringono a confrontarci con situazioni ed aspetti della realtà e del nostro prossimo (e di noi stessi, naturalmente) che per mille motivi, compresa la paura o la semplice incapacità di coglierne gli aspetti costruttivi per noi, eviteremmo con cura.

Quindi, dal momento che TUTTA la nostra vita è una sequela di cose non scelte, se ne dedurrebbe che il confronto con esse sarebbe significativo. Potresti spiegare di COSA?
Citazione:
Con Florizel io mi trovo in questa imbarazzante situazione. Ogni volta che leggo ciò che mi risponde non trovo alcuna attinenza di significato con ciò che scrivo io

Strano. Perché ti avevo fatto una domanda comprensibilissima:
"la presunta attualità del rifiuto delle autorità è una tua constatazione personale o l'hai letto da qualche "fonte" che non hai citato?"
Citazione:
ognuno cerchi di recepire le mie risposte anche da ciò che ho risposto agli altri. Grazie.

Bene. Colgo al volo la ghiotta opportunità intravedendo una risposta che potrebbe andar bene:
Citazione:
quando dico "attualmente" intendo "attualmente" (già da un po' di anni, si capisce, e sempre di più)

E rilancio: potresti citare le fonti da cui si dedurrebbe che da un po’ di anni va delineandosi il rifiuto delle autorità?
O è una tua interpretazione soggettiva?
Spero che vada bene come impostazione sintattica delle domande.
Altrimenti cercherò di farmi capire coi simboli ed i disegnini.
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Inviato il: 27/3/2007 2:24
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#24
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Citazione:
Potrebbe anche trattarsi di maroni ormai "oggettivamente" arrivati ad una circonferenza insostenibile…

No, e' un'altra cosa: persino io, che la disciplina la debbo imporre oltre che subire obbedendo e tacendo tutti i giorni in una struttura gerarchica il cui capo supremo e' un essere quasi sovrumano per via del suo DNA , mai e poi mai mi permetterei di sostenere in principio che altri possano essere inferiori e per questa ragione debbano essere amministrati ed inevitabilmente disciplinati e puniti, come sostengono alcuni napoleoni in pantofole che si aggirano per i forum con l'intento di mostrare la propria supposta eccelsa levatura morale e civile e provocare volutamente reazioni da parte degli odiati "anarchici".

Non ho neanche difficolta' a riconoscere le persone che mi siano superiori in qualsiasi particolare abilita', ma debbo essere io a concederlo, altrimenti vale il trattamento gia' esposto in precedenza, trattamento che vale tantopiu' per tutti quelli che sostengono che alcuni debbano essere sottoposti ad altri (e mica pensano a loro stessi come sottoposti, bensi' gia' sbavano nell'immaginarsi nel ruolo del Duce, magnanimo e benevolo, ma duro con chi discute la sua superiorita'), gente che non esiterebbe un istante ad usare sugli inferiori il fatidico scarpone chiodato.

Che si ricordino di me ghignante in uniforme completa di bastone e fischietto, quando si troveranno in attesa del vagone bestiame dalla parte sbagliata della scala gerarchica che sognano di implementare per "intervenire" sugli altri.

Piu' che rottura di maroni, quindi, schifo e pena.
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Inviato il: 27/3/2007 6:49
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  •  Pausania
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#25
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Ultimo mio intervento nel thread, visto che non sono gradito*.

Faccio notare, non all'autore della discussione, ma a tutti gli altri partecipanti, alcuni passaggi chiave del discorso in questione, giusto per non perderci in un mare di parole.

Ora, sia detto una volta per tutte, 'sta maledetta questione dell'oggettività applicata al contesto umano E' IMPROPRIA PERCHE' SEMPLICEMENTE ILLUSORIA.

ogni e qualunque osservazione obiettiva del contesto umano dice, qualunque sfaccettatura si voglia prendere in esame, qualcosa di profondamente diverso, cioè che la qualità delle persone, il loro valore (concetto 'verticale'), è profondamente differente.

mi pare che 'libertà' sia un termine parente di 'oggettivo' quanto a reale applicabilità all'uomo

non è che se un gruppo esprime certi valori OGNI INDIVIDUO di quel gruppo abbia od esprima quegli stessi valori o ne sia automaticamente all'altezza

dirige-decide-interferisce-premia-punisce chi nella piramide sociale occupa posizioni superiori.


Tutto ciò mi ricorda vagamente qualcosa...
Ora, alla fine di questo discorso, da qualche centinaio di secoli la soluzione consiste del mettere qualcuno a capo della piramide sociale testé creata: i filosofi ci mettono i filosofi; i militari ci mettono i militari; i politici ci mettono i politici; i muratori sono più umili e ci mettono gli architetti (ben sapendo però che alla fine sono loro a dover fare il lavoro sporco).

L'unica vera questione interessante da porre al garrulo autore del thread è quella di sapere chi ci metterebbe lui a capo della piramide.

E magari sapere anche perché tutte le pretese di oggettività sono idiozie, tranne la sua, che – guardacaso – porta dritti dritti a parlare di mancanza di libertà dell'uomo, d gerarchie qualitative oggettive e di elite qualitativamente superioori che comandano sulle masse inferiori , cioé di piramidi. Mistero misterioso...




*Pausania sa perfettamente che non gli rispondo mai. Ma mai mai mai. Anzi, che gli rispondo solo che gli ho già risposto. Quindi, che interviene a fare? Gli ho certamente già risposto, per definizione! Si vada a rileggere i post!(Prealbe, post 15, 26/3/2007, 20:43)
Inviato il: 27/3/2007 8:44
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  •  franco8
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#26
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prealbeCitazione:
Gli argomenti nel mio ultimo post non mancano. La complessità è in certi casi strutturale agli stessi. Se necessario, nel seguito cercherò di semplificare. Non ho intenzione di dibattere altro che non riguardi il titolo della discussione.

Prealbe
Non nego che ci siano degli argomenti su cui riflettere
Ma più che altro mi pare che manca qualche risposta...
quei "HO GIA' RISPOSTO" non mi dicono nulla (e mi pare che non sono il solo a sentire questa "mancanza").
Prealbe, ti si può chiedere un piccolo sforzo?
Complimenti per lo stile, ma non riesco ad afferrare completamente il contenuto del discorso ovvero il senso complessivo...
Che penso vada sicuramente oltre il provocatorio:
Citazione:

P.S. Starò cercando di farmi notare?

o all'ironia di cui parla Santaruina.
Ma forse mancano dei distinguo fondamentali... O forse sono stato io poco attento. Non so.
Continuo a non capire quale "realtà-situazione" stai dipingendo.
------------------
Non ho capito, poim se sono stato abbastanza chiaro nel concetto che volevo esprimere:
- una cosa è vedere gli uomini secondo una o più "scale di valori" (che possono anche essere più o meno oggettivi)
- altra cosa è identificare una scala, una "piramide" che dia a quelli che stanno sopra un potere su quelli che stanno sotto

carlooooooCitazione:

Ma ha senso parlare di individuo a prescindre dal suo contesto sociale di costituzione?

secondo me no.
_________________
.... ....io non mi definisco affatto volentieri ateo, non più di quanto io sia a-MickeyMouse.
..
(detto, fatto)
Inviato il: 27/3/2007 11:21
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  •  florizel
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#27
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Citazione:
mai e poi mai mi permetterei di sostenere in principio che altri possano essere inferiori e per questa ragione debbano essere amministrati ed inevitabilmente disciplinati e puniti, come sostengono alcuni napoleoni in pantofole che si aggirano per i forum con l'intento di mostrare la propria supposta eccelsa levatura morale

CVD: risposta articolata e diretta. Spero possa servire d'esempio per tenere la discussione su livelli più umanamente accettabili.
PausaniaCitazione:
L'unica vera questione interessante da porre al garrulo autore del thread è quella di sapere chi ci metterebbe lui a capo della piramide.

Sarebbe interessante anche capire per quale recondito ed ancestrale motivo le diverse qualità degli individui darebbero automaticamente origine ad una scala di valori, e perchè mai essi esprimerebbero un concetto verticale.
Ricorda qualcosa anche a me...
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Inviato il: 27/3/2007 13:06
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#28
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Citazione:
L'unica vera questione interessante da porre al garrulo autore del thread è quella di sapere chi ci metterebbe lui a capo della piramide.

Mmm..non vorrei peccare di presunzione, ma credo che si capisca abbastanza bene. (Vedi il topic su Blondet).
Inviato il: 27/3/2007 13:14
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  •  prealbe
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Re: Il rifiuto dell’autorità
#29
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Allora: seguono risposte calme e ragionate. Spero anche semplici.



x fiammifero: "La mia era una semplice domanda"

Dopo le due domande precedenti

Citazione:
fatte queste presse,ancora parli di autorità?
Siamo ancora al bambino che ha bisogno del tutore?


la domanda

Citazione:
quindi ti piace lo stato di fatto?


mi era sembrata retorica; comunque ciò di cui parlo non è riferito allo "stato di fatto" (che non condivido assolutamente; consideriamolo assodato, da qui in avanti.). Per quanto riguarda le "interferenze", la "democrazia" non c'entra nulla di nulla col mio ragionamento, che era il seguente:

Citazione:
Io sono invece convinto che la sostanza dei rapporti umani stia propriamente nello scambio continuo, nell'interferenza anche forte, anche invadente, con 'l'altro' da noi. Certo, la possibilità di interazione negativa aumenta, ma altrettanto quella di interazione positiva; come in qualunque espressione umana ci vuole coscienza, attenzione, cura, e l'accettazione preventiva della possibilità di sbagliare. Ma sempre meglio della gelida, disumana infallibilità dell'astenersi, del non interferire per non sbagliare: alla larga!




FlorizelCitazione:
Quindi, dal momento che TUTTA la nostra vita è una sequela di cose non scelte, se ne dedurrebbe che il confronto con esse sarebbe significativo. Potresti spiegare di COSA?

Non ne capisco il senso come domanda. Se crede, può riformularmela.


Per quanto riguarda il rifiuto dell'autorità è una mia (mia = soggettiva) valutazione.



PikeBishopCitazione:
No, e' un'altra cosa:...

Non mi pare che porti nulla di simile ad un argomento. Riprendo atto della sua insofferenza.



PausaniaCitazione:
E magari sapere anche perché tutte le pretese di oggettività sono idiozie, tranne la sua,

Mai detto. Né sottinteso. Né pensato. In caso contrario, mi si citi pure.



Franco8Citazione:
quei "HO GIA' RISPOSTO" non mi dicono nulla (e mi pare che non sono il solo a sentire questa "mancanza").

Erano semplicemente un tocco di ironia verso Pausania che in un altro post in un altro 3D mi diceva
Citazione:
Mi sono sempre piaciuti quelli che in cento post scrivono solo che hanno già risposto. E' una tecnica diffusa e di certo efficace. C'è uno che conosco che sul thread delle scie chimiche fa lo stesso... vi conoscete?
Comunque, ironia o meno, ho risposto anche a lui.

Citazione:
Complimenti per lo stile, ma non riesco ad afferrare completamente il contenuto del discorso ovvero il senso complessivo...Che penso vada sicuramente oltre il provocatorio:
Citazione:
P.S. Starò cercando di farmi notare?
o all'ironia di cui parla Santaruina.

Va certamente oltre il provocatorio; anzi, nelle intenzioni l'ironia servirebbe ad alleggerire il tono di discussioni 'ponderose' e a stemperare gli eccessi di coinvolgimento emotivo nell'argomento. Dai risultati, in questo contesto non pare avere gli effetti sperati.

Per quanto riguarda lo stile, la fretta non ha consentito l'opportuna limatura. Ci farò più caso. Ma di sicuro non me la stavo tirando perché, mi si creda oppure no, non me ne può fregare di meno.


Citazione:
Continuo a non capire quale "realtà-situazione" stai dipingendo.

Non sto dipingendo nessuna "realtà-situazione"; sto semplicemente cercando di mettere in luce alcuni aspetti secondo me fortemente errati e pregiudiziali della percezione del concetto di autorità, secondo me perfettamente naturale nel contesto umano.

Citazione:
- una cosa è vedere gli uomini secondo una o più "scale di valori" (che possono anche essere più o meno oggettivi)
- altra cosa è identificare una scala, una "piramide" che dia a quelli che stanno sopra un potere su quelli che stanno sotto

Provo a chiarirmi.

Intanto le scale di valori, COME QUALUNQUE ALTRA COSA CHE SIA IL RISULTATO DI VALUTAZIONI UMANE, sono SOGGETTIVE. (su questo concetto spero di essermi espresso con chiarezza definitiva, perché mi sembra basilare per questo e qualunque altro ragionamento che riguardi il contesto umano). Quando nel primo post ho scritto Citazione:
scala di valori 'oggettiva'
(e l'ho anche sottolineato in chiusura del secondo post) il termine 'oggettiva' era tra virgolette, il che voleva significare che si trattava di un'oggettività relativa al contesto umano in cui veniva applicata e riconosciuta. Per dirla con altre parole, di una soggettività condivisa estesamente nella comunità.

Per quanto riguarda la "piramide" ed il "potere", che mi sembrano "parole detonatore" rispetto alla sensibilità di molti, ho l'impressione che qui (e altrove) aleggi un'idea di società molto simile ad una 'gita fuori porta', intendendo con ciò un contesto sostanzialmente pacifico, amichevole, rilassato, armonico, privo di qualsivoglia problematica legata alla sua gestione perché privo di obiettivi collettivi diversi dall'occupare tranquillamente il proprio tempo libero. Un'Arcadia, praticamente.

In un contesto così, l'"autorità", il "potere" e la "piramide sociale" li buttiamo serenamente nella prima discarica. Sono d'accordo anch'io. Anzi, dove si firma?

MA E' REALISTICA UNA VISIONE DEL GENERE?

Secondo me (e qualche millennio di storia) semplicemente no. E sinceramente trovo anche un po' intellettualmente presuntuoso prospettare il contrario.

OK. Allora diciamo che il quadro realistico è questo: un gruppo di persone disomogeneo per caratteristiche (intellettuali, morali, caratteriali, e chi più ne ha più ne metta) e degli obiettivi collettivi (probabilmente complessi ed onerosi) da raggiungere insieme: che si fa? Presumibilmente ci si organizza. Bene. Ma come? Già. Mmmmhh, fammi pensare un attimo.

Vabbé, penso che le mie conclusioni possano essere intuite: "si adotta una scala di valori e su tale base..." ecc. ecc.


Prealbe


P.S. Poi cercherò di riprendere e spiegare meglio altre parti a quanto pare ostiche del mio secondo post.
Inviato il: 27/3/2007 20:41
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  •  prealbe
      prealbe
Re: Il rifiuto dell’autorità
#30
Mi sento vacillare
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Florizel
Citazione:
Sarebbe interessante anche capire per quale recondito ed ancestrale motivo le diverse qualità degli individui darebbero automaticamente origine ad una scala di valori, e perchè mai essi esprimerebbero un concetto verticale.


Il motivo, forse, è implicito al concetto di ‘qualità’ e mi sembrerebbe una nozione base di dizionario (e anche di logica, se vogliamo). In che modo? Vediamo. La valutazione della ‘qualità’ di QUALUNQUE COSA sottintende un confronto rispetto ad un ‘valore di riferimento’ e implica la possibilità di un esito ‘inferiore’, ‘pari’ o ‘superiore’.
Ci siamo? Benone.
‘Inferiore’, ‘pari’ e ‘superiore’ introducono il concetto di ‘gradazione’ che ci riporta a ‘grado’ o ‘gradino’ che ci riporta a ‘scala’ che magari ci riporta a ‘dislivello verticale’ (in genere a questo servono le scale) mentre stavamo parlando di ‘valore di riferimento’; ora, a mio modo di vedere, sarebbe “interessante anche capire per quale recondito ed ancestrale motivo” non risulti COMPRENSIBILE perché “le diverse qualità degli individui darebbero automaticamente origine ad una scala di valori, e perchè mai essi esprimerebbero un concetto verticale.”, visto che una cosa implica NECESSARIAMENTE l’altra.
Spero però che la spiegazione, forse un po’ pedante e me ne scuso, ci permetta di considerare superato il problema e di affrontare aspetti forse più interessanti della discussione.


Prealbe
Inviato il: 27/3/2007 22:48
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