Ah uhmm..
ho chiesto l'iscrizione a questo sito, che poi conosco da anni, solo perchè ho letto questo topic.
Inizialmente avevo intenzione di scrivere molto mentre ora, a dire il vero, non so neppure io cosa scrivere.
Non saprei da dove partire non datemi del pazzo, leggete e poi tirate voi le somme.
Beh anni fa, alcuni anni fa per lo meno, ero molto stressato e soffrivo realmente, anche se esternamente magari non ci si faceva caso, per la piega che stava prendendo la mia vita.
Ero frustrato e incavolato con il mondo, così un amico mi propose di darmi alla meditazione, e di dedicarmi un pò di tempo, cosa che realizzai poi, in effetti, era ben lontana dalle mie abitudini.
Fatto sta che iniziai a osservarmi, ora so che quella che praticavo non era certo meditazione e
che sedersi concentrandosi sul respiro in silenzio non è proprio proprio meditazione, ma allora ero ignorante sull'argomento e anzi, tanto ignorante quanto scettico sugli effettivi benefici.
Non avevo mai preso in considerazione nulla della vita, a parte quello che mi circondava e del suo valore pratico, e cioè, di quanto questo potesse rendermi felice o meno, così come potrebbe rendermi più o meno felice terminare un cruciverba o comperare una rivista con un articolo che aspettavo da tempo.
Tutte cose molto materiali.
Però, proseguendo con la "non meditazione" efettivamente mi rilassavo, andai avanti per alcune settimane, anche contro voglia, e poi, una sera, mi capitò di cadere inavvertitamente in uno stato alterato di coscienza.
(Beh... uno stato profondo di alterazione, altrimenti mi sarebbe bastato chiudere gli occhi)
Ebbi una visione e...
niente di assurdo,
vidi una fiamma vivida avvicinarsi a me, e provai varie sensazioni anche di tipo prettamente sensoriale; non è mai semplice dirlo a voce, la gente ti guarda male e, cavolo, lo capisco, anche io prenderei per matto uno che mi uscisse con questi discorsi.
Fatto sta che qui non conosco nessuno in grado quindi di ferirmi o annichilire la mia vita sociale e, forse, la mia esperienza potrebbe dare un contributo; non mi sono iscritto se non per questo fine.
Ci sono due punti che voglio approfondire perchè, conosco ormai da tempo persone che
meditano, o che hanno seguito anche corsi specifici per farlo, ma nessuno che abbia mai provato nulla di simile alla mia esperienza.
Da un lato comprendo che ognuno vedrebbe o sentirebbe immagini ed esperienze solo proprie e per ciò la diversità renderebbe forse complicato capire cosa mi fosse successo o
il suo reale valore psicologico.
So che però tornai "indietro" da quello stato di trance perchè avvertii paura, e fu questa emozione a ricatapultarmi nella mia stanza con un effettivo e reale batticuore.
Il fatto è che avevo anche sentito (mai letto, tanta era la veridicità che attribuivo a simili fenomeni) di viaggi astrali, ma non sapevo dire se ne avessi fatto uno realmente o se avessi solo "sognato"
Nella mia visione nulla aveva a che fare con quello che solitamente viene descritto dei viaggi astrali, non vedevo il mio corpo, né meno cordoni ombelicali di Sandra Bullock, né meno avvertivo la presenza di un corpo, se dovessi descriverlo, ero pura coscienza.
Ecco, ciò che causò il mio "rientro" è stato quel fuoco, ma è meglio spiegare.
Non era un fuoco, era vivo ed è qui che le cose si complicano.
In quello "stato" in cui mi ero ritrovato le cose le percepivo all'istante, quindi nel vedere il fuoco istantaneamente pensavo sì al fatto che somigliasse a un fuoco, ma allo stesso tempo
una parte più profonda di me "sapeva" da sé che quella cosa era viva, e non una mera combustione qualsiasi.
Quindi, il primo punto era il livello emotivo e percettivo dell'esperienza.
Sognavo, ma allo stesso tempo sapevo di non sognare, e la fiamma che vedevo si avvicinava a me lentamente, ma intorno a noi non c'era nulla, non vedevo che lei, e tutte le emozioni o sensazioni quindi provenivano esclusivamente da lei.
Ebbi paura, come detto, ma questo è anche più arduo da descrivere, non so se "paura" sia il termine più giusto.
Provai un forte senso di rispetto e venerazione verso quella fiamma, ero cosciente, in qualche modo" di avere a che fare con qualcosa di spirituale;
soprattutto, sentii in me crescere un amore spassionato a un tale livello che il mio corpo biologico non avrebbe mai sopportato.
Questa è una cosa su cui insisto, perchè allora ero totalmente acerbo su questo genere di fenomeni o argomenti, poi avrei scoperto che in effetti nella "new age" in molti parlano di questo amore incondizionato che, nella maggior parte delle persone fa l'effetto di heidi, troppo smielato per essere credibile.
Tuttavia io non sapevo nulla di tali cose, eppure fu esattamente quello il sentimento principale della mia esperienza.
Allo stesso tempo direi che, se capitasse da svegli, non si direbbe mai che è davvero amore, era solo in quello stato che possedevo la coscienza per definirlo tale.
Era come se tutto il mio corpo venisse attraversato da un'energia fortissima, vibrante e che qualcosa in me identificava con consapevolezza che tale energia era amore.
Allo stesso tempo è assurdo cercare di spiegarlo, per quanto sarebbe bello poterlo fare; parlo infatti di "tutto il mio corpo" ma non avevo un corpo, nell'istante stesso in cui quell'energia mi penetrò non percepii comunque la presenza di una forma a cui fare appello, non avevo corpi, era come se io stesso fossi sia l'osseratore di quel fenomeno, e quindi beneficiassi delle sensazioni che causava, sia il fenomeno stesso che stavo osservando.
La paura che mi riportò nel conforto delle mura domestiche, infatti, non era legata alla fiamma che mi si avvicinava e che sentivo viva, ma proprio all'esperienza in sé, al fatto che per quanto fosse bellissima, non la conoscevo e non sono ruscito ad abbracciarla totalmente.
La fiamma stessa, come detto, la percepivo viva, ma... la percepivo anche come qualcosa di separato da me, con una propria volontà in quello spazio.
Allo stesso tempo, come le sensazioni dell'esperienza, mi sentivo un tut'uno con lei, come se osservassi uno specchio e cercassi di comunicare con chi vi è riflesso.
In pratica, in quello stato c'ero io, ma, tutto, tutto quanto, ero io.
(guardate, perdonatei, ma di meglio non riesco a fare)
Quando si è avvicinata a me, (e sebbene non abbia avuto punti di riferimento direi che distanziava sui trenta quaranta cm), ho sentito una vampata di calore al petto; la fiamma mi illuminava, anche se di fatto non c'era nulla da illuminare, ma la sua luce scottava senza bruciarmi.
per un attimo, un attimo prima che mi spaventassi e "riavvolgessi il nastro" io e la fiamma eravamo diventati una cosa sola e, non appena aperti gli occhi mi è stato istintivo riportare subito la mano a massaggiarmi il petto.
Ora perchè racconto questa cosa?
Perchè io stesso non la capivo fino in fondo al tempo, fatto sta che pur non avendo mai dato peso alle questioni spirituali ero certo di aver vissuto un'esperienza esclusivamente di quel tipo.
Più ci pensavo e più ero convinto che quella fiamma fosse la mia stessa anima.
Questa cosa che mi è successo ebbe delle conseguenze, di cui parlerò poi, essendo queste il secondo punto su cui voglio approfondire, ora invece mi soffermerei nel dire quanto fossi spaventato al rientro, quando in effetti realizzai che ad un tratto potevo ancora sentire il peso del mio corpo, il cuore battere, il solleticare del respiro nelle narici, e l'aria nei polmoni, i suoni, i colori, tutto era di nuovo lì intorno a me, e il mio petto era ancora tiepido, come se davvero fosse stato toccato da quel fuoco.
Ma dovrei parlare della sensazione predominante, che è invece correlata con ciò che successe in seguito.
In qualche modo nell'essere di nuovo nella stanza dopo quell'esperienza non riuscivo più a considerare la stanza come prima, me ne accorsi subito;
Era come se mi rendessi conto della sua inconsistenza, per quanto visivamente non fosse cambiata, lo ero io, e percepivo la stanza, ma in seguito tutto il resto del mondo, come un
"qualcosa" che esisteva solo in misura tale a quanto non esisteva.
Ciò coinvolgeva tutto, persone e situazioni varie incluse, il mondo per me non era più così "reale" era molto più come un "modo di essere" che non escludeva assolutamente altre nature differenti da quelle che i miei occhi potevano vedere.
Non capivo questa sensazione, (anzi, percezione) iniziai a cercare informazioni e non nego di aver letteralmente cambiato gran parte delle mie abitudini, delle mie passioni, e dei miei modi di vivere per "convivere" con tale "rivelazione"
Il secondo punto che approfondisco è il seguente:
quel che ho descritto fin qui, o che almeno ho provato a fare, è legato al fenomeno e all'esperienza in sé, quello che però si protrasse per sei mesi da allora (più o meno sei mesi) fu ancora più sconcertante per me, e perfino più a favore del fatto che forse, in effetti, era vero che il mondo era solo l'ombra inconsistente di qualcos'altro.
Fui, letteralmente, ma quando dico letteralmente intendo proprio "letteralmente" sommerso da coincidenze.
La mia vita era diventata un susseguirsi di situazioni che a loro volta erano correlate sempre ai pensieri che potevo aver formulato in precedenza.
Questo fenomeno si intensificò giorno dopo giorno, arrivando letteralmente a sbalordirmi.
Inizialmente non era nulla di ché, ricordo che rientrando da una passeggiata mi sentivo di cattivo umore, così formulai l'idea "non succede mai niente di bello"
e dopo pochi passi mi ha tagliato la strada una farfalla.
Ora in sé la cosa può sembrare una sciocchezza ma, non fu la situazione in sé, quanto il modo in cui io percepii quella situazione.
Migliaia di volte un insetto mi aveva tagliato la strada ma non ci avevo mai dato peso, invece quella volta la seguii con lo sguardo e più la osservavo volarmi accanto e più mi sentivo sollevato, rilassato, liberato dal peso dei problemi del giorno.
Si, era solo una farfalla, ma la vedevo con occhi diversi, senza il filtro di sufficienza che fino a quel momento aveva dato per scontato la possibilità di coesistere con il suo habitat.
Sul subito non diedi peso alla cosa, nè l'avevo correlata ad altri eventi, ma come detto, giorno dopo giorno la situazione si diramò in direzioni che non avrei mai previsto, con intensità sempre maggiori.
Io stesso ero cambiato, e i miei colleghi non mancarono di farmelo notare; ero sereno, energico, rilassato e soddisfatto, non c'era nulla che mi turbava, come se fossi perennemente innamorato.
In quel periodo le sincronicità mi piovevano addosso, mi capitò di fare sogni in comune con altre persone, sognare cifre e lettere che regolarmente facevano irruzione nella mia vita a seguire, di notare numeri e cifre che poi, tre volte di seguito li avessi giocati avrei fatto due terni e un ambo, maledetta quella volta...
tutto sembrava ruotare letteralmente intorno a me, immaginavo disinteressato amici o colleghi vestiti in un certo modo e dopo qualche giorno eccoli presentarsi davanti a me vestiti esattamente come avevo immaginato, e a dirmi le stesse identiche cose che avevo immaginato, parola per parola.
Il culmine fu quando uscii di casa una mattina presto e rimasi estasiato dal cielo stellato,
pensai "mancherebbe solo una stella cadente" e quella mi ha attrversato il cielo proprio dove stavo guardando.
Ora, sebbene già così sia difficile crederlo, non si deve pensare che io controllassi questa "condizione" a mio piacere.
Ho notato infatti che tutto accadeva sempre quando non ci pensavo, quando ero distratto da altro; è vero che camminavo pensando al fatto che forse dovevo rivalutare l'ipotesi di vivere in un grosso matrix, ma... questo non mi permetteva di decidere cosa doveva succedermi, io lo notavo, e notavo la connessione con i miei pensieri solo DOPO che questa si era manifestata.
La sensazione di avere un immenso potere, è inutile negarla, la ebbi.
Quando le persone iniziano a parlarti esprimendo i pensieri con la stessa grammatica con cui li avevi immaginati qualche sera prima, magari giusto per prendere sonno nel tuo letto, diciamo che non può passarti inosservata come cosa.
Le parole, i gesti, tutto corrispondeva alle mie immaginazioni.
In quel periodo venni per caso (vabbè, ormai no, per me il caso non esiste proprio) a conoscenza della legge d'attrazione, e sebbene un tempo l'avrei bollata come una idiozia senza sé e senza ma, ora non posso pensarlo, anche se il modo in cui io "usassi" quasta legge, o lei "usasse" me, non azzecca nulla con le questioni economiche o tragicomiche descritte in quei libri, né con i metodi che descrivono, salvo forse qualcuno.
La cosa andò avanti per alcuni mesi, cinque o sei, dopodichè tutto tornò alla normalità esattamente come prima.
Rimane però il fatto che quando medito in effetti noto il giorno dopo molti più fattori coincidenti ché se non meditassi.
Il fatto importante, però, nonostante la lunga descrizione, senza la quale sarebbe stato impossibile per me rendervi partecipi della questione, è che quello che ho vissuto in quel periodo è davvero arduo collocarlo nell'odiernità, o nell'attuale paradigma dell'universo.
Quindi, chi siamo o cosa siamo veramente... è un'ottima domanda, a cui mi sento di rispondere con un "veramente credo che poco importi chi o cosa siamo"
Nl vivere queste esperienze, infatti, non c'è più spazio per il dubbio su quanto poco conti quello che è materiale rispetto al mondo interiore dell'uomo.
Magra consolazione per chi non le ha vissute, lo so.
Non penso, nel modo più assoluto, che noi si sia quello che vediamo, nè conta, in verità, ciò che pensiamo degli altri.
Se ho vissuto tutti in una botta quei miracoli, infatti, non riesco a scinderli dal fattore per cui io stesso ero diverso.
Amavo il prossimo, ma più che il prossimo, la vita, in modo incondizionato, e se a un certo punto le cose sono cambiate lo spiego proprio con il fatto che
nuovamente
mi sono fatto coinvolgere da quello che poco conta, dal mondo, dal lavoro, dalle malelingue o dai fatti più o meno importanti che ti succedono intorno.
E' perchè ho preferito questo mondo, in cui ho delle maggiori certezze, alla possibilità di essere io il creatore del mio mondo, che ho perso quelle facoltà che mi permettevano di vedere o esperenziare in un certo modo.
Non puoi desiderare il materiale, se vuoi esperenziare lo spirituale, o l'una, o l'altra.
D'altro canto se poi segui il materiale e magari ti fai incatenare alla terra da un paio di occhi da gatta, non puoi prendertela che con te stesso.
Fino ad allora però, ero io a gestire le cose, ma era... il vero me, un me che osservava il mondo, e non che se ne faceva coinvolgere.
Era questo a permettermi di rimanere in quello stato.
Ho letto una montagna di libri, di psicologia, filosofia e roba new age su cui ancora nutro seri dubbi, mi sono confrontato con persone informate e con profani, e ormai mi è chiaro che quello che ho vissuto, è da vedersi solo come risultato di qualcosa di mistico.
Ma appunto, le mie conoscenze in quella direzione di sono ampliate, e mi si è aperto letteralmente un mondo di conoscenza davanti, di cui gran parte l'ho letteralmente attratta nella mia vita attraverso percorsi talmente sottili che spesso pure io fatico a scorgere alle volte.
Cosa siamo veramente, o chi siamo?
Posso dire solo questo, e poi lo si prenda come si vuole.
Per me, questo mondo è solo l'ombra di qualcosa d'altro, e noi stessi siamo ombre e parte di quell'ombra.
Non possiamo rispondere guardandoci intorno e basandoci solo su quello che vediamo, le cose vanno "sentite" con altri sensi, non si può credere che nel guardarci allo specchio la persona che vediamo sia realmente noi.
Per me il cercare la verità dietro a questioni anche di carattere mondiale, come l'11 settembre, o la vita sugli altri pianeti è davvero cosa di poco interesse, è una perdita di tempo prezioso.
Questo perchè, quando vivi esperienze come la mia, anche più lunghe o anche più brevi, la tua vita non può non cambiare, e non può cambiare il modo stesso in cui intendi la vita.
Non ho interesse nel giudicare gli atti del nuovo papa, non ho interesse a giudicare qualsivoglia organizzazione segreta, sono cose in verità marginali.
Quello che ho capito è che "il regno di dio" se così lo si vuole chiamare, è in noi, e finchè è lì niente ce ne può privare. Non credo possa esistere uno scopo più grande che il cercarlo e/o trovarlo, e questo anche se abbiamo passato la vita a sturare cessi.
Il trucco sta tutto nel guardare gli altri, chiunque essi siano, senza cercare di giudicarli, senza farsi coinvolgere.
Tutto quello che ti coinvolge, ho capito che ti allontana dal tuo obiettivo. Questo sia che si parli di materialismi come nel mio caso il sesso (sono caduto nella più blanda delle trappole da quando l'uomo ha calcato 'sta terra) sia che si parli della stessa fede religiosa.
Tutto quello che ti coinvolge in realtà diventa una droga che occupa i tuoi pensieri, ti porta a riflettere, a ragionare sul perchè delle cose, è questo l'errore, bisogna realizzare che non serve ragionare nè interrogarsi sul perchè delle cose.
Questo non vuol dire che da domani si deve tutti diventare come Madre Teresa, né che dobbiamo farci venire le stigmati o miracolare col pianto le statuette della chiesa, significa solo capire che i beni "terreni" o materiali hanno importanza solo fin lì.
Non significa nemmeno che dobbiamo far apparire stelle cadenti a comando, o che si debba controllare i pensieri delle altre persone usando la miglior conoscenza del nostro essere spirituale.
Senz'altro, ne ho avuto prova che tutto è possibile, anche questo, però se lo faccio vuol dire che sto cercando una gratifica di tipo materiale, e nonè questo lo spirito giusto, .
Le persone sono persone e allontanarle dalle loro questioni materiali non spetta a noi, è una scelta che devono fare da soli, ma questo non significa che io debba giudicarle come "positive" o "nagative" questo in realtà ci allontana dallo stato di cui ho parlato sopra.
Io credo che tutti si possa avere gli interessi che vogliamo, ma questi sono la conseguenza diretta del nostro livello spirituale.
Possediamo tutti uno spirito, ma questo ci permette di fare solo determinate cose, più confidenza abbiamo con la nostra parte spirituale e più acquisiamo il potere di capire.
Per questo a ognuno è giusto lasciare il suo, e questo livello cambierà solo e se ci sarà un giorno un impegno di qualche tipo da parte nosta nella direzione dello spirito; ma non vuol dire che "sia la direziona giusta" questo dipende da persona a persona e dai suoi stessi interessi.
Io, seguo un percorso in quella direzione, ma a tutto serve il giusto tempo e le giuste conoscenze, sviluppare lo spirito non è come "farsi o accettare una nuova idea" è qualcosa che impegna, che esige una certa disciplina.
Posso decidere di seguire il più classico vangelo, così come la chiesa di guerre stellari, il mezzo non è importante, è la costanza, l'interesse, il continuo restare lì con la testa, sono importanti i valori e le emozioni.
Se oggi penso a quello che diceva Gesù, e domani mi incavolo perchè non hanno messo la senape nel mio hamburger, vuol dire che non sono pronto a quel passo.
nè più nè meno di questo.
Ora, scusate se ho scritto un poema, ma...
in base alla mia testimonianza, (e al fatto che dò per scontato che non mi si dia del mitomane) come dite che questo possa influenzare l'andamento delle vostre idee in proposito?
Colgo l'occasione per scusarmi di eventuali errori ma non ho mai preso confidenza con questa tastiera.
Comunque la pensiate, è stato un piacere