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   Scienze Economiche
  Adriano Olivetti

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  •  Al2012
      Al2012
Adriano Olivetti
#1
Dubito ormai di tutto
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Il mio intento è di ricordare un personaggio di rilievo della nostra storia industriale, ma non solo industriale.
Personaggio a più sconosciuto, anche se molti sanno cosa sia l’Olivetti, penso che tra i più giovani risulti poco noto quello che si potrebbe definire “il sogno di Adriano Olivetti” .

Io che sono un po’ meno giovane sapevo che l’Olivetti era una azienda d’Ivrea, che aveva attuato delle iniziative a sostegno della sua mano d’opera, per esempio costruendo case, aprendo asili nido per i figli dei suoi dipendenti. Un’azienda con una “idea sociale” un modo differente di rapportarsi con chi vi lavorava.
Ma questo è veramente poco rispetto a quello che ho imparato facendo una mia piccola ricerca sul fondatore di quest’azienda.
Vi assicuro che conoscendo un po’ di più questo personaggio, non a caso dimenticato o poco noto, non posso che trovare un senso d’ammirazione per il suo pensiero e la sua opera.
Per l’umanità che ha saputo esprimere non si può che volergli bene.

Forse molti penseranno che la sua idea d’impresa industriale è inattuabile, anche se era una cosa reale, era una “UTOPIA”, ma io penso, specialmente in questo caso, che questa parola sia solo un modo per etichettare qualcosa di realizzabile, per far sì che diventi non realizzabile.

“Beh, ecco, se mi posso permettere, spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare.
Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande”.


Adriano Olivetti ha sognato, e in parte realizzato per un certo periodo, un modo nuovo di pensare, che non riguardava solo l’impresa industriale chiusa tra mura di profitto, ma anche il sociale, la vita degli uomini e delle donne che lavorano, la comunità di persone che condividono spazi e tempi.

Una visione olistica dove impresa, sociale e comunità si fondono.

“La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia.
Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica, giusto?
Occorre superare le divisioni fra capitale e lavoro, industria e agricoltura, produzione e cultura.
A volte, quando lavoro fino a tardi vedo le luci degli operai che fanno il doppio turno, degli impiegati, degli ingegneri, e mi viene voglia di andare a porgere un saluto pieno di riconoscenza.


La fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica.
Parole che dovrebbero essere scritte all’ingresso di ogni fabbrica.
Parole che dovrebbero essere presenti in ogni ufficio dirigenziale.

Nella fabbrica di Adriano Olivetti non c’era solo il profitto che doveva crescere, ma c’era anche il desiderio di far crescere la cultura di chi vi lavorava

“Abbiamo portato in tutti i paesi della comunità le nostre armi segrete. I libri, i corsi culturali, l’assistenza tecnica nel campo della agricoltura.
In fabbrica si tengono continuamente concerti, mostre, dibattiti.
La biblioteca ha decine di migliaia di volumi e riviste di tutto il mondo.
Alla Olivetti lavorano intellettuali, scrittori, artisti, alcuni con ruoli di vertice.
La cultura qui ha molto valore”.


Nel 1960 in merito ai partiti disse:
“Alla fine del fascismo la maggior parte degli intellettuali vedeva nei partiti uno strumento di libertà. Io no.
Sono organismi che selezionano personale politico inadeguato.
Un governo espresso da un Parlamento così povero di conoscenze specifiche non precede le situazioni, ne è trascinato.


Come dargli torto in questa affermazione. Politici che sono una palla al piede, incapaci di precedere la situazione, ma che si fanno trascinare costringendo il paese a vivere in una situazione di emergenza cronica.
E poi propone o sogna:

“Ho immaginato una Camera che soddisfi il principio della rappresentanza nel senso più democratico; e poi sappia scegliere ed eleggere un senato composto delle persone più competenti di ogni settore della vita pubblica, della economia, dell’architettura, dell’urbanistica, della letteratura”.

Adriano Olivetti nato a Torino nel 1901 e morto all'improvviso, il 27 febbraio 1960, a causa di una trombosi cerebrale che lo stronca sul treno Milano-Losanna.

Edit : per correzioni
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“Capire … significa trasformare quello che è"
Inviato il: 19/2/2013 2:03
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  •  Al2012
      Al2012
Re: Adriano Olivetti
#2
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 25/10/2005
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Ora passo al copia/incolla, mi limiterò a evidenziare qualche passaggio.

°°°
Olivetti, l’utopia felice del capitalismo dal volto umano

«Le cose nuove si fanno solo con i giovani. Solo i giovani ci si buttano dentro con entusiasmo, e collaborano in armonia senza personalismi e senza gli ostacoli derivanti da una mentalità consuetudinaria».
Era il 1955, mille anni fa. Così parlava Mario Tchu, figlio di un diplomatico cinese e padre del primo computer mondiale, l’Elea.
Una macchina rivoluzionaria, prodotta dall’industriale più eretico e geniale di tutti i tempi, Adriano Olivetti.

Il suo credo: «I lavoratori sono persone: bisogna premiarli, dar loro fiducia».
Riletta oggi, la vicenda di Olivetti sembra fantascienza. Fatturati record, operai felici, prodotti d’avanguardia.
Per i ras del capitalismo italiano, che invece puntavano sull’industria pesante – auto e chimica – l’eretico di Ivrea era «un bubbone da estirpare».

E così fu: come tutti i grandi italiani, Adriano Olivetti fu incompreso, isolato e poi dimenticato.

Padre ebreo, madre valdese, fede socialista. Ingegnere con studi in America, debutta come operaio nella fabbrica paterna.
Attivo antifascista, deve riparare in Svizzera per non finire in galera, ma prima fa in tempo a mettere in salvo il padre del socialismo italiano, Filippo Turati: è Olivetti a guidare personalmente l’auto che trasporta Turati, ricercato dalla polizia fascista, fino al porto di Savona dove il leader socialista sarà imbarcato per la Francia.

A guerra finita, Olivetti torna a Ivrea con un progetto rivoluzionario.
Vuole far crescere l’impresa con la partecipazione diretta dei dipendenti: il profitto va reinvestito per il bene della comunità.
La fabbrica di Ivrea è costruita a misura d’uomo: abbandonata l’alienazione della catena di montaggio, si lavora attorno a “isole” produttive.

I dipendenti dispongono di mense, biblioteche, ambulatori medici, asili nido.
Nasce un welfare avanzato, con decenni di anticipo.

«L’idea di Adriano – racconta un lungo servizio televisivo realizzato da “La Storia Siamo Noi” – è che l’incremento della produttività sia strettamente legato alla motivazione personale del lavoratore ed alla partecipazione degli operai alla vita dell’azienda.

Il modello Olivetti, criticato da molti come contrario ad ogni logica economica, si mostra presto una ricetta di successo; in poco più di un decennio la produttività cresce del 500% e il volume delle vendite del 1300%.
La Olivetti raggiunge rapidamente una notevole fama internazionale e la macchina da scrivere “Lettera 22”, disegnata da Marcello Nizzoli nel 1950, viene definita da una giuria internazionale “il primo dei cento migliori prodotti degli ultimi cento anni”.
E’ la prima volta in Italia che si introduce il design e l’estetica come aspetti fondamentali del prodotto industriale».

La rivoluzione continua: nel 1948 negli stabilimenti di Ivrea viene costituito il Consiglio di Gestione, per molti anni unico esempio in Italia di organismo paritetico con poteri consultivi sulla destinazione dei finanziamenti per i servizi sociali e l’assistenza.
Si costruiscono quartieri per i dipendenti e nuove sedi per i servizi sociali.
Vengono ingaggiati i migliori architetti italiani: Figini, Pollini, Zanuso, Vittoria, Gardella, Fiocchi, Cosenza.

La fabbrica di Ivrea è moderna e spaziosa, luminosa, tutta vetri.
Adriano Olivetti vuole che gli operai lavorino «circondati e avvolti dalla luce».
I dipendenti godono di benefici eccezionali per l’epoca: salari superiori del 20% della base contrattuale, servizi sociali gratuiti, maternità retribuita per 9 mesi, settimana corta col sabato libero, orario lavorativo ridotto.

Per Olivetti il lavoratore è innanzitutto un essere umano, deve essere produttivo perché la realtà industriale possa essere competitiva, ma per farlo la contropartita non è l’alienazione ma la partecipazione, il coinvolgimento, la crescita sociale.
L’efficienza del lavoratore non va imposta con il suo iper-utilizzo, ma migliorando le condizioni di lavoro: è un’idea di sviluppo industriale sociale e sostenibile.

Il Rinascimento di Ivrea recluta i migliori intellettuali.
A organizzare la vita in fabbrica intervengono sociologi, storici, architetti, scrittori, poeti, scienziati della politica e dell’organizzazione industriale, psicologi del lavoro: Franco Momigliano, Paolo Volponi, Giovanni Giudici, Geno Pampaloni, Bobi Bazlen. E poi Luciano Gallino, Franco Fortini, Bruno Zevi, Furio Colombo, Franco Ferrarotti, Tiziano Terzani.

La Olivetti diventa un cenacolo, un crocevia intellettuale, qualcuno la definisce “la Atene degli anni Cinquanta”.
Ad affrescare un’officina viene chiamato Renato Guttuso, mentre gli operai assistono a uno storico concerto di Luigi Nono.

Il centro di formazione è in una villa medicea, perché Olivetti crede che la bellezza possa salvare il mondo.

La fabbrica di Ivrea è un fiorire di eventi culturali, mostre, proiezioni di film.
Si spende, si investe, si sperimenta: nasce una sorta di socialismo aziendale, che punta sulla cultura e insegue la felicità.

Olivetti estende alla cittadinanza di Ivrea il suo modello di welfare, mette a disposizione servizi sociali, diventa sindaco, disegna il piano regolatore della città, crea persino un movimento politico comunitario e nel ‘58 viene eletto deputato con 178.000 voti.

Sperava di promuovere le sue idee, il suo capitalismo dal volto umano, ma viene completamente ignorato.
«Andava solo, con il suo passo randagio», lo ricorda Natalia Ginzburg in “Lessico famigliare; «Gli occhi perduti nei suoi sogni perenni, che li velavano di nebbie azzurre. Era vestito come tutti gli altri, ma sembrava, nella folla, un mendicante; e sembrava, nel tempo stesso, anche un re. Un re in esilio».

Il sogno finisce con la sua morte improvvisa, nel febbraio 1960, dopo due anni critici nei quali Olivetti si è indebitato fino al collo per rilanciare ancora una volta la sua èscommessa eretica – l’alleanza fra capitale e lavoro – e giocare la carta mondiale dell’informatica, acquistando l’americana Underwood.

La crisi si avvita, ricorda Paolo Bricco sul “Sole 24 Ore”: tre anni dopo, i debiti ammontano al doppio del patrimonio netto dell’azienda.
Il gruppo di intervento organizzato da Mediobanca insieme con Fiat, che non ha mai approvato la politica di Olivetti, salverà un’impresa ricca di prodotti, competenze, estetica e cultura internazionale, ma povera di capitali e molto indebitata.

Per la Fiat, l’elettronica di Ivrea è un tumore da estirpare; per Enrico Cuccia, l’Italia deve puntare sulla chimica.
Tuttavia, il seme di Adriano Olivetti avrebbe ancora generato nel 1965 il “Programma 101”, il primo personal computer da tavolo.

Già alla metà degli anni ’60, scrive Giuseppe Mariggiò su “data Manager”, fu chiaro che la famiglia non era in grado di sostenere lo sviluppo dell’azienda: la Olivetti si tenne le macchine per scrivere ma cedette l’elettronica alla General Electric.

Nel 1978 Carlo Debenedetti erediterà una situazione pre-fallimentare, fra debiti ed esubero di manodopera; manovrando in Borsa riuscì a reinserire la Olivetti tra i principali produttori di computer, ma la ristrutturazione degli anni ’90 condannò l’azienda, oggi incorporata dalla Telecom dopo l’ultima spettacolare operazione finanziaria targata Colaninno, Pirelli e Benetton, nell’epoca delle speculazioni finanziarie che avrebbero portato alla “bolla” della new-economy, «nulla di più lontano – annota Mariggiò – dalla filosofia industriale di Adriano Olivetti».

Cosa resta del sogno?
«Molti, oggi, sono “olivettiani” e non lo sanno. Le idee camminano adagio, talvolta sotto mentite spoglie», dice ancora Mariggiò.

Sembra incredibile, scrive Andrea Chirichelli su “Wired”, che un paese come l’Italia oggi così rattrappito, lento e quasi neoluddista nel suo rapporto con le tecnologie (cellulari a parte) abbia ospitato un’azienda come la Olivetti, leader nell’innovazione tecnologica e capace di realizzare prodotti a dir poco avveniristici.

Valorizzazione del lavoro, ricerca, fiducia nei giovani, responsabilità sociale, cultura, attenzione per l’ambiente.
«Può l’industria darsi dei fini?», si domandava il grande eretico di Ivrea. «Si trovano questi fini semplicemente nell’indice dei profitti?».
Olivetti inseguiva «una trama ideale, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica».


Negli anni ’50, ricorda “Wired”, le calcolatrici e le macchine per scrivere Olivetti erano l’emblema mondiale della nascente Information Technology: oggetti di culto, come oggi lo sono i prodotti Apple, Microsoft e Google.
E mentre i “padroni delle ferriere” – Fiat in testa – con l’aiuto della cattiva politica dettavano i tempi dell’industrialismo pesante a basso contenuto tecnologico che avrebbe devastato la società, sfigurato il territorio e preparato le crisi, l’eretico di Ivrea costruiva il suo modello antagonista, la sua utopia realizzata e poi circondata, assediata, costretta alla resa.

Natalia Ginzburg rievoca il giorno in cui Adriano Olivetti la andò a soccorrere dopo l’arresto di suo marito, Leone Ginzburg, incarcerato dalla polizia fascista:
«Ricorderò sempre, tutta la vita, il grande conforto che sentii nel vedermi davanti, quel mattino, la sua figura che mi era così familiare, che conoscevo dall’infanzia, dopo tante ore di solitudine e di paura, ore in cui avevo pensato ai miei che erano lontani, al Nord, e che non sapevo se avrei mai riveduto; e ricorderò sempre la sua schiena china a raccogliere per le stanze i nostri indumenti sparsi, le scarpe dei bambini, con gesti di bontà umile, pietosa e paziente.
E aveva, quando scappammo da quella casa, il viso di quella volta che era venuto da noi a prendere Turati, il viso trafelato, spaventoso e felice di quando portava in salvo qualcuno».


°°°
Tratto da qui
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Inviato il: 19/2/2013 2:07
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  •  Al2012
      Al2012
Re: Adriano Olivetti
#3
Dubito ormai di tutto
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Segnalo due filmati:

Il primo è un documentario della Rai con un’intervista ad Adriano Olivetti, realizzata poco prima della sua morte

Documentario Rai su Adriano Olivetti
http://www.youtube.com/watch?v=MNtB9T0oa18

Il secondo è una puntata di “la storia siamo noi” dedicato a lui.
Play list di 4 video
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Inviato il: 19/2/2013 2:10
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  •  ivan
      ivan
Re: Adriano Olivetti
#4
Sono certo di non sapere
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Da Bronx
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Altri tempi, altri tipi di persone.

Oggi si legge solo di cose come questa qui :
link Landini: Monti ha lincenziato più di Berlusconi - VideoDoc

Altro che salari sopra la media qui è già un miracolo sopravvivere e la tutela del lavoro è la grande assente nei discorsi dei politici specialmete i nuovi arrivati che parlano solo di chiudere e smantellare e togliere .
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The undeserving maintain power by promoting hysteria F. Herbert

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La verità raramente è pura e non è mai semplice
Inviato il: 19/2/2013 8:09
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  •  ivan
      ivan
Re: Adriano Olivetti
#5
Sono certo di non sapere
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Citazione:

Al2012 ha scritto:
La fabbrica di Ivrea è moderna e spaziosa, luminosa, tutta vetri.
Adriano Olivetti vuole che gli operai lavorino «circondati e avvolti dalla luce».
I dipendenti godono di benefici eccezionali per l’epoca: salari superiori del 20% della base contrattuale, servizi sociali gratuiti, maternità retribuita per 9 mesi, settimana corta col sabato libero, orario lavorativo ridotto.

Per Olivetti il lavoratore è innanzitutto un essere umano, deve essere produttivo perché la realtà industriale possa essere competitiva, ma per farlo la contropartita non è l’alienazione ma la partecipazione, il coinvolgimento, la crescita sociale.
L’efficienza del lavoratore non va imposta con il suo iper-utilizzo, ma migliorando le condizioni di lavoro: è un’idea di sviluppo industriale sociale e sostenibile.l]


Questo era il pensiero di Olivetti.

Questo è quel che leggiamo oggi nella cronaca di Pronvincia

link lager
Lunedì 18 Febbraio 2013 23:05


Pino Nuzzaci
TORCHIAROLO – Ha parlato e ora la deve pagare. Il Comune lo ha licenziato, gli ha inibito l’accesso a tutte le strutture municipali e invitato gli altri Enti a non dargli lavoro presso luoghi di pertinenza del Comune. Questa è la pena inflitta all’uomo che si è ribellato. Il castigo stabilito per Giuseppe Nuzzaci. Il suo delitto consiste nell’aver svelato l’orrore del “Rinalda”.


Ossia c'è l'abisso tra le due situazioni.

Anzi, ormai siamo nell'abisso se leggiamo queste cose.

Ora io sono poco ferrato in diritto ma a quel sindaco chi dà il diritto di dire fare quelel cose lì?

E la politica, che a suo dire è sempre schierata alla parte com'è che non dice nulla in merito ?
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Inviato il: 19/2/2013 14:43
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  •  peonia
      peonia
Re: Adriano Olivetti
#6
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Questa storia, che conoscevo solo per grandi linee è la dimostrazione lampante di come fossero l'Italia e gli Italiani prima della massiccia intrusione americana...che ha devastato tutto, cultura, uomini, valori, in sostanza il Paese....
Olivetti un uomo esemplare, anche lui distrutto per profitto, a cui i manager di oggi non potrebbero nemmeno pulire le scarpe...
che pena...rimpiango l'Europa colta che insegnava al mondo....
posso girare questo link?


edit: oggi Grillo in diretta ne ha parlato, l'hai sentito?
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...Non temete nuotare contro il torrente. E' di un'anima sordida pensare come il volgo, solo perche' il volgo e' in maggioranza... (Giordano Bruno)
Inviato il: 22/2/2013 23:44
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  •  Al2012
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Re: Adriano Olivetti
#7
Dubito ormai di tutto
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@ Peonia

Si l’ho sentito.

Era andato anche qua, ma c’erano “4 Gatti”

IVREA contestazione a De Benedetti
http://www.youtube.com/watch?v=axHjCXL41OQ

In questo topic il mio contributo è molto piccolo, se pensi che merita segnalalo pure.
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Inviato il: 23/2/2013 0:18
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  •  peonia
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Re: Adriano Olivetti
#8
Sono certo di non sapere
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già fatto....
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Inviato il: 23/2/2013 9:26
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  •  mangog
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Re: Adriano Olivetti
#9
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Citazione:

peonia ha scritto:
Questa storia, che conoscevo solo per grandi linee è la dimostrazione lampante di come fossero l'Italia e gli Italiani prima della massiccia intrusione americana...che ha devastato tutto, cultura, uomini, valori, in sostanza il Paese....
Olivetti un uomo esemplare, anche lui distrutto per profitto, a cui i manager di oggi non potrebbero nemmeno pulire le scarpe...
che pena...rimpiango l'Europa colta che insegnava al mondo....
posso girare questo link?


edit: oggi Grillo in diretta ne ha parlato, l'hai sentito?


Basta un nome: De Benedetti, tessera n° 1 del PD e burattinaio del giornale la Repubblica. ( che sia lui "l'americano intrusore" ? )
Inviato il: 23/2/2013 9:52
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  •  peonia
      peonia
Re: Adriano Olivetti
#10
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Mangog,
il primo burattino in mano ai Burattinai....possibile, anzi sicuro! ma troppi ne hanno sguinzagliati!
Non sapevo ceh avesse la tessera n.1 del PD (se è vero) però so ormai per certo che la mia INTUIZIONE, istintiva repulsione, verso D'Alema e C. era giusta ....hanno lavorato per l'Elite...
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Inviato il: 23/2/2013 21:23
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  •  mangog
      mangog
Re: Adriano Olivetti
#11
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Citazione:

peonia ha scritto:
Mangog,
il primo burattino in mano ai Burattinai....possibile, anzi sicuro! ma troppi ne hanno sguinzagliati!
Non sapevo ceh avesse la tessera n.1 del PD (se è vero) però so ormai per certo che la mia INTUIZIONE, istintiva repulsione, verso D'Alema e C. era giusta ....hanno lavorato per l'Elite...


Peonia Peonia... ma se ha pure il fratello che è stato deputato del PDS e dei DS...
Il centro sinistra sarebbe più credibile solamente se sul palco insieme a Bersani non fosse mai salito nessuno con il 740 oltre i 100-150.000 euro.
Come si può parlare dei problemi dell'Italia da ricchi.. ah si.. si parla e basta. Non c'è cosa più odiosa del radical-chic snob ed annoiato insieme ovviamente all' intellettuale da salotto ( o da pianerottolo se non gli hanno ancora aperto la porta le sciure ricche della borghesia bene )
Forse è una tattica dei riccastri far finta di essere progressisti e così facendo ti ritrovi un De Benedetti che comanda completamento un partito.
Slogan: Solo i marxisti riescono a metterlo nel culo al povero facendolo godere.
D'altronde i poveri se sono poveri un motivo ci sarà...ma cazzo.. votano...ed i voti contano...
Inviato il: 24/2/2013 9:15
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  •  peonia
      peonia
Re: Adriano Olivetti
#12
Sono certo di non sapere
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Non mi sono mai interessata del PD, perché come detto, ho avuto sempre una istintiva repulsione...
sapevo che De Benedetti era uno dil oro, ma di striscio....
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Inviato il: 24/2/2013 9:24
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  •  mangog
      mangog
Re: Adriano Olivetti
#13
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

peonia ha scritto:
Non mi sono mai interessata del PD, perché come detto, ho avuto sempre una istintiva repulsione...
sapevo che De Benedetti era uno dil oro, ma di striscio....


Grillo non risolverà i problemi dell'Italia perchè porterà solamente caos. Ma solo da un caos NECESSARIO si potrà ripartire ? con il piede giusto per il 30% e con il piede sbagliato il 70% .....vale la pena di correre questo rischio?.. peggio di così possono andare le cose?.. per i primi due o tre anni certamente sarà un tragedia ... ma la speranza per un ridimensionamento lillipuziano dello stato resterà solo un sogno oppure no?
Inviato il: 24/2/2013 9:40
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  •  Stampella
      Stampella
Re: Adriano Olivetti
#14
Ho qualche dubbio
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Da Repubblica del web
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Grazie Al2012

UOMINI così sono un dono del cielo.

Una mente come quella di Olivetti sarebbe stata avanti perfino ai giorni nostri.
Inviato il: 24/2/2013 14:09
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