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  Il complotto delle lampadine

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Autore Discussione
  •  protoss
      protoss
Il complotto delle lampadine
#1
Mi sento vacillare
Iscritto il: 2/2/2010
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OBSOLESCENZA PROGRAMMATA - Il motore segreto della nostra società di consumo
Inviato il: 5/10/2011 23:00
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  •  benitoche
      benitoche
Re: Il complotto delle lampadine
#2
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 30/9/2006
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Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii BRAVOOOOO
Un video da oscar
Grazie protoss grazie
Questi sono i segni di un futuro radioso per l'umanità,la nuova epoca che irrompe nel vecchio ed oramai obsoleto sistema capitalistico

In Home nell articolo "'inizio della riforma monetaria" scrivevo :

La Tripartizione per realizzarsi ha bisogno di alcune premesse di tipo economico e tecnologico su scala continentale ed europea.

Le precondizioni industriali

a)Qualità dei manufatti.

Per prima cosa si deve provvedere a migliorare qualitativamente i manufatti industriali,affinché l’usura non logori gli oggetti.
Non piú quantità esagerate di beni di consumo,ma pochi oggetti altamente tecnologici,fatti per durare molto a lungo.
Questa è la nuova missione industriale europea entro cui riversare tutta la ricerca.
E' esattamente l’opposto di quanto viene progettato nella società dei consumi voluta dall’Impero d’Occidente e messa in opera dal capitalismo cinese.
Il surplus economico non deve essere risucchiato dal turbocapitalismo finanziario,dal marketing,dalla pubblicità,ma deve andare agli enti di ricerca che lavoravano per la qualità al posto della quantità.

b)Energie pulite e rinnovabili.

Il secondo punto riguarda lo sfruttamento scientifico delle energie naturali in difesa della terra:solo esaudendo questa precondizione di politica ecologica l’industria riuscirà a stare dalla parte dell’uomo e non contro l’uomo.

c)Piccoli servitori meccanici.
In terzo luogo tutta la forza industriale deve proiettarsi nella robotica industriale(non quella militare ), affinché nascano delle macchine capaci di servire l’uomo nei lavori piú usuranti e ripetitivi.
Grazie alla nanotecnologia,è possibile sviluppare questo esercito di piccoli e simpatici servitori meccanici.
Androidi adatti a migliorare la qualità del lavoro umano,strumenti meccanici simpatici e piacevoli alla vista

La Tripartizione può dunque attuarsi solo in Europa,e in un’Europa forte capace di emanciparsi su questi tre punti.
Solo cosí si può attivare un reddito vitale garantito.
Perché per attuare concretamente il progetto di Rudolf Steiner è indispensabile una dimensione continentale,dal Portogallo agli Urali,un assetto federale o confederale potente dal punto di vista politico internazionale.

Un soggetto libero dagli influssi asiatici ed americani
Inviato il: 6/10/2011 7:06
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  •  gronda85
      gronda85
Re: Il complotto delle lampadine
#3
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 2/12/2008
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grazie audisio per la segnalazione
Inviato il: 6/10/2011 11:48
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  •  protoss
      protoss
Re: Il complotto delle lampadine
#4
Mi sento vacillare
Iscritto il: 2/2/2010
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Si, infatti è anche merito di Audusio se ho trovato questo report; lui aveva proposto una pagina dove in prima battuta c'è un'articolo che introduce l'argomento in modo scherzoso su di un colapasta.

Dovrebbe far riflettere non poco il tutto.
Inviato il: 6/10/2011 12:39
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  •  audisio
      audisio
Re: Il complotto delle lampadine
#5
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 29/4/2008
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Salve, ragazzi!!!
L'articolo sul colapasta mi ha folgorato, per questo l'ho
riportato.
Sono perfettamente conscio del fatto che in un regime
capitalistico se uno produce un colapasta che dura 50
anni al prezzo in cui normalmente si vende un colapasta
è destinato al fallimento in tempi brevissimi.
Ma perchè produrre e vendere un colapasta che dura due
anni a 5 euro e non un colapasta che dura 50 anni a 25-30 euro?
Il consumatore ci guadagnerebbe comunque nell'arco di tempo
di durata del prodotto, l'impresa avrebbe il suo ritorno remunerativo
nel tempo necessario ad ammortizzare la linea di produzione e ci
sarebbero molti meno rifiuti pesanti in giro.
Qual è l'unico motivo per cui non si fa questo?
Pensateci.
Se le cose che comprassimo durassero più a lungo, passeremmo
meno tempo nell'atto del comprare, ossia nello shopping, liberando
tempo ed energie per altre attività.
E' questo che non va bene al sistema...
Inviato il: 6/10/2011 14:25
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  •  protoss
      protoss
Re: Il complotto delle lampadine
#6
Mi sento vacillare
Iscritto il: 2/2/2010
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Infatti questa tua osservazione è una conseguenza correlata.
Inviato il: 6/10/2011 14:51
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  •  benitoche
      benitoche
Re: Il complotto delle lampadine
#7
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 30/9/2006
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Citazione:

Se le cose che comprassimo durassero più a lungo, passeremmo
meno tempo nell'atto del comprare, ossia nello shopping, liberando
tempo ed energie per altre attività.
E' questo che non va bene al sistema...


Fosse solo il tempo dello shopping il problema Audisio,quì si tratta di saltare a piè pari non solo il sistema capitalistico ma anche e sopratutto il mercato del lavoro,affrancamento dal lavoro,questa è libertà,non si può non ci si deve far cooptare una vita intera per un cazzo di stipendio,ci hanno fregato letteralmente l'esistenza,te ne rendi conto?

Per quattro spicci ti succhiano via la vita,8 ore lavori 8 ore dormi,8 ore per pisciare mangiare e girare in macchina,ma scherziamo?

Bisogna fare dei capolavori di se stessi

Inviato il: 6/10/2011 15:42
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  •  audisio
      audisio
Re: Il complotto delle lampadine
#8
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 29/4/2008
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@ benitoche:
sono d'accordo, ma per quello ci vorrebbe un sistema
comunista, altrimenti col profitto devi lavorare in pochi
e tanto.
Mentre, gi oggetti duraturi puoi farli anche in un sistema
capitalistico non consumistico.
Del resto, una volta si facevano.
E una volta, si aveva un sacco di tempo in più, la concorrenza
non ci sbranava la vita...
Inviato il: 6/10/2011 15:55
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  •  protoss
      protoss
Re: Il complotto delle lampadine
#9
Mi sento vacillare
Iscritto il: 2/2/2010
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La cosa assurda è che quasi tutti oggi vogliono fare i manager
Inviato il: 6/10/2011 17:02
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  •  benitoche
      benitoche
Re: Il complotto delle lampadine
#10
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

audisio ha scritto:
@ benitoche:
sono d'accordo, ma per quello ci vorrebbe un sistema
comunista, altrimenti col profitto devi lavorare in pochi
e tanto.
Mentre, gi oggetti duraturi puoi farli anche in un sistema
capitalistico non consumistico.
Del resto, una volta si facevano.
E una volta, si aveva un sacco di tempo in più, la concorrenza
non ci sbranava la vita...


Il video fà vedere che in Russia si era scelta la strada del prodotto duraturo
Fatto stà che oggi l'industria capitalista occidentale e quella centralizzata statale Sovietica sono morte

Quest’ultima è stata la prima a fallire,proprio per la contraddizione insita nell’appiattimento di classe e la negazione della formazione di capitali;ma anche quella occidentale,a causa del completo assoggettamento alla finanza speculativa è sulla buona strada.

Dallo scontro/incontro i Cinesi, per primi,sono riusciti a sganciare la produttività da un processo statale: lo Stato“appiattisce” in forma socialista i lavoratori,solamente alla catena di montaggio,mentre la produzione si muove esattamente come un processo industriale occidentale, con tutte le regole legate al capitalismo.


Nasce un socialismo completamente privato del suo aspetto culturale(che invece in forma massima ha caratterizzato e caratterizza Cuba,pur rendendola completamente collassata ed isolata economicamente),ridotto solo ad un livellamento sociale per una piú ampia e massiccia produttività,che ora può finalmente fondersi con la concezione di un capitalismo spinto solo ad una logica di profitto.

Ma una luce si intravede:
Può un modello culturale imporsi su di uno economico?
La socialdemocrazia postmoderna Norvegese

http://www.tesionline.it/consult/preview.jsp?pag=3&idt=35696
Inviato il: 6/10/2011 20:56
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  •  inquisitor
      inquisitor
Re: Il complotto delle lampadine
#11
Ho qualche dubbio
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Sarebbe tutto molto bello... SAREBBE, in teoria, ma forse solo se si vuole vedere il lato 'positivo' della cosa senza guardare cosa comporterebbe di negativo.

Riporto queste frasi per rifletterci su:

"Non piú quantità esagerate di beni di consumo,ma pochi oggetti altamente tecnologici,fatti per durare molto a lungo.
Questa è la nuova missione industriale europea entro cui riversare tutta la ricerca.
E' esattamente l’opposto di quanto viene progettato nella società dei consumi voluta dall’Impero d’Occidente e messa in opera dal capitalismo cinese."



"In terzo luogo tutta la forza industriale deve proiettarsi nella robotica industriale(non quella militare ), affinché nascano delle macchine capaci di servire l’uomo nei lavori piú usuranti e ripetitivi.
Grazie alla nanotecnologia,è possibile sviluppare questo esercito di piccoli e simpatici servitori meccanici.
Androidi adatti a migliorare la qualità del lavoro umano,strumenti meccanici simpatici e piacevoli alla vista"


"Ma perchè produrre e vendere un colapasta che dura due
anni a 5 euro e non un colapasta che dura 50 anni a 25-30 euro?
Il consumatore ci guadagnerebbe comunque nell'arco di tempo
di durata del prodotto, l'impresa avrebbe il suo ritorno remunerativo
nel tempo necessario ad ammortizzare la linea di produzione e ci
sarebbero molti meno rifiuti pesanti in giro.
Qual è l'unico motivo per cui non si fa questo?"



Mi spiace dirlo (in particolare ad Audisio, il quale non so quanti anni abbia, ma mostra di non aver capito molto di come va il mondo) ma sono solo utopie ed esercizi di elucubrazione mentale. La realtà é un' altra.

Con l' aumento della popolazione, con l' allungarsi dell' aspettativa di vita, con il sistema economico basato sul denaro, su offerta e richiesta, quello che scrivete non sarà mai possibile.

Se un prodotto dura 2 anni, ne dovrà essere prodotta una certa quantità ogni 2 anni, dando lavoro continuativamente per tot tempo a tot persone, e soddisfacendo la richiesta (o creandola) di tot acquirenti.

Se lo stesso prodotto dura 15 anni, ne dovrà essere prodotta una quantità minore minore nello stesso numero di anni, dando lavoro a meno persone.

Tu chiedi: 'Qual è l'unico motivo per cui non si fa questo?'
E tu te lo sei mai chiesto?

Perchè per asfaltare le strade dagli anni 90 vengono utilizzati asfalti sdruciolevoli a bolle larghe anzi che il martellato degli anni 70 e 80, che era più compatto, dava maggiore tenuta di strada specialmente con la pioggia, e aveva una durata molto maggiore di quello attuale?

L' asfalto moderno dura meno, ha continuamente bisogno di manutenzione, dà continuamente lavoro sotto forma di commesse alle ditte appaltatrici per gli enti, dà più lavoro a più persone. Tutto questo con un asfalto che durasse 3 volte tanto non potrebbe succedere.
Avresti autisti più soddisfatti da un lato (io primo tra tutti) ma operai in meno che dovrebbero cercare altro lavoro. Ci sarebbe un crollo di tutto ciò che gira intorno alla manutenzione non solo delle strade ma anche delle macchine stesse. Avresti autisti più soddisfatti ma minore produzione di asfalti, e siccome gli asfalteni vengono non sono tecnicamente prodotti ma sottoprodotti di reazione, per produrne di meno dovresti smorzare la reazione principale.
Per produrre 1 tonnellata di asfalto fenolico ci vogliono 34 tonnellate di fenolo puro, dalle quali (tramite la trasformazione in bis-fenolo) produci la plastica fenolica equivalente per circa 8000 paraurti di macchina.

Per produrre quelle 34 tonnellate di fenolo ci vogliono circa 120 tonnellate di cumene.

Se tu dovessi ridurre a 1/3 la produzione di asfalti producendo asfalti che durano 3 volte tanto, ti rendi conto di cosa causeresti?

Parlate di 'robotini che servono l' uomo'.
E l' uomo poi cosa fa? Dovendo vivere acquistando beni, per cosa gli verrebbe pagato lo stipendio? A quanto calerebbe il suo stipendio se il lavoro giornaliero umano cala da 8 a 3 ore grazie ai simpatici robotini?

Sono io che chiedo a voi: ma voi i perchè delle cose ve li chiedete?
Inviato il: 7/10/2011 0:02
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  •  protoss
      protoss
Re: Il complotto delle lampadine
#12
Mi sento vacillare
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Ma che domanda sarebbe scusa il perchè ci si pone delle domande?

Secondo me Il denaro di perse è una cosa falsa e se ne potrebbe benissimo farne a meno, chiaramente bisognerebbe cambiare il sistema alle basi.

Esempo banale: Se tu fossi ad esempio gestore di una tenuta agricola e quest'ultima genera beni per la sopravvivenza tipo frutta / verdura / acqua, come compenseresti i tuoi collaboratori che mantengono il tutto te compreso? con i soldi? no perchè fra di loro è quantomai inutile, semmai con proprio quello che hanno prodotto come bene in misura equa.
Inviato il: 7/10/2011 0:21
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  •  benitoche
      benitoche
Re: Il complotto delle lampadine
#13
Dubito ormai di tutto
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E l' uomo poi cosa fa? Dovendo vivere acquistando beni, per cosa gli verrebbe pagato lo stipendio? A quanto calerebbe il suo stipendio se il lavoro giornaliero umano cala da 8 a 3 ore grazie ai simpatici robotini?

Dopo il superamento della schiavitú,la tappa che resta da superare è che nessun lavoro umano possa essere merce.
Questo il punto saliente che il nuovo cristianesimo risolverà.
La Triarticolazione dell’ordinamento sociale stacca la merce dalla forza lavoro;quindi in avvenire gli uomini compreranno e venderanno solo merce,solo prodotti esteriori,solo quanto è separato dall’uomo,e l’uomo lavorerà per il suo prossimo per amore fraterno.…
La via per arrivare a tale meta sarà magari lunga,ma nulla all’infuori di questo,e questo soltanto,potrà risolvere il problema sociale.


Rudolf Steiner, Esigenze sociali dei tempi nuovi,
Ed. Antroposofica, Milano 1971, p. 293.

Questa affermazione sottintende due cose che in questa periodo sembrano utopiche:
che si lavori volentieri per gli altri e che si percepisca un contributo economico indipendentemente dal lavoro svolto.

Ovvero:volontariato e reddito di fratellanza.
Il principio veterotestamentario del lavoro come dovere-sofferenza evolveva cristianamente trasfigurandosi sotto forma di amore-donazione

Oggi il lavoratore viene “pagato” per la propria prestazione lavorativa,ma si tratta di un processo fittizio.
Ciò che accade in realtà è che l’imprenditore acquista letteralmente dai suoi operai la merce che poi rivende.
Di fatto l’acquista fino all’ultimo centesimo,ma lo fa sfruttando una posizione privilegiata,poiché essi sono costretti a“vendere”le merci che
producono portandole in un solo mercato,il suo.

Il guadagno dell’imprenditore deriva poi dalla sua capacità di rivendere le merci acquistate dagli operai ad un prezzo superiore,sfruttando la congiuntura e il suo fiuto commerciale.
È questo“mercato del lavoro”,in cui la prestazione lavorativa viene mercificata al pari delle qualità spirituali degli esseri umani che vi partecipano,ad essere fonte per loro di sofferenza e disagio,ed essi non possono non sentirsi lesi nella propria dignità umana per essere costretti, per vivere,a vendere la propria forza lavoro per generare un profitto che alla fine intraprende strade che si perdono nell’acefalo mondo economico-finanziario fatto di borse,derivati e speculazione.

Un uomo non può essere pagato per la prestazione lavorativa che fornisce,e il suo sostentamento deve provenire da tutt’altra fonte che non attraverso il salario.Che sia cosí,ce ne possiamo rendere conto solo che si rifletta su questa domanda:«Grazie a cosa vive l’uomo?».
Potrebbe sembrare paradossale,ma la risposta non è il denaro,non si vive infatti di denaro.
Se fossimo trasferiti immediatamente su di un’isola deserta,del denaro non ce ne faremmo nulla,sopravvivrebbe solo chi ha le capacità di procacciarsi il cibo,vestirsi,crearsi un riparo,curarsi ecc.

Il denaro è dunque solo uno strumento di potere per costringere altri uomini affinché lavorino per noi,trasformando in merce le loro attitudini e capacità.

In un contesto economico "sano"l’imprenditore non trattiene per sé il profitto prodotto dall’azienda,il profitto non è suo,egli fornisce all’impresa le sue capacità esattamente come tutte le altre figure professionali coinvolte nella produzione.
Egli riceve la quota-parte stabilita per la sua prestazione allo stesso modo che i suoi collaboratori ricevono la propria.

I guadagni dell'azienda servono per la Spesa dello Stato,Reddito di cittadinanza compreso

Fonte :archetipo
Inviato il: 7/10/2011 2:12
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  •  inquisitor
      inquisitor
Re: Il complotto delle lampadine
#14
Ho qualche dubbio
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Citazione:

protoss ha scritto:
Ma che domanda sarebbe scusa il perchè ci si pone delle domande?

Secondo me Il denaro di perse è una cosa falsa e se ne potrebbe benissimo farne a meno, chiaramente bisognerebbe cambiare il sistema alle basi.

Esempo banale: Se tu fossi ad esempio gestore di una tenuta agricola e quest'ultima genera beni per la sopravvivenza tipo frutta / verdura / acqua, come compenseresti i tuoi collaboratori che mantengono il tutto te compreso? con i soldi? no perchè fra di loro è quantomai inutile, semmai con proprio quello che hanno prodotto come bene in misura equa.



e magari auspichi un ritorno a tecnologia quasi zero?
No perchè sai che il tuo esempio non si può applicare ad attività multinazionali e tecnologiche come la progettazione o costruzione di strutture, impianti, etc, che coinvolgono decine di contractor, vendor, etc?
Inviato il: 7/10/2011 7:08
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Re: Il complotto delle lampadine
#15
Ho qualche dubbio
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Una domanda, come spunto di riflessione, Inquisitor.

Oggi l'asfalto dura TOT, mentre una volta durava 3xTOT.
Allora, perchè non farlo durare TOT/2?
Si avrebbe tutto un incremento a partire dalla base.
Avremmo il doppio degli asfaltatori, il doppio dei lavoratori per produrre l'asfalto, etc...
Fino a che punto ci si puo' spingere?

E l'Uomo? Che fine fà?
Tutto ruota attorno a lavoro e denaro. Perchè?
Vivamo in un mondo FINITO, dalle risorse FINITE, per quanto grande e per quante possano essere, l'Uomo non è mai al centro delle attenzioni dell'Uomo. Solo soldi, lavoro, potere, denaro, soldi, al massimo sesso e calcio.

Un tempo si diceva che le macchine avrebbe ridotto la fatica dell'Uomo. E' davvero stato così? In caso contrario, non sarebbe forse il caso di rivedere qualcosa?

Ma si sà, "Il lavoro rende liberi", dicevano...

E ci ritroviamo con rare popolazioni "lontane" che vivono tranquillamente senza lavoro, denaro, etc...
Non hanno problemi di droga, alcolismo, violenza, etc... Vivono. Punto.
Ora, nessuno dice di "tornare" a vivere in quella maniera, ma quantomeno rivedere completamente le logiche e la "forma mentis" attuale. A me non interessa a fine mese avere 50 o 100, a me interessa Vivere, con tutto quel che ne consegue.
Che me ne faccio dei 50 in più, se non ho il tempo per "godermeli", se li butto tutti per "recuperare" salute e stress causati dal lavoro stesso?
Ma pare che questo non importi a nessuno, salvo mille "menate" futili ed inutili, salvo dover "produrre in quantità", schiavi inconsapevoli se non addirittura "volontari" e sostenitori dello schiavismo...

Ma capisco la tua contestazioni. Ad oggi "tornare" ad asfaltare le strade come una volta, non è possible. Perchè? Ma soprattutto è davvero così?
Se mi costasse il doppio e durasse il doppio, non potrei pagare gli operati (e tutta la catena) il doppio la metà delle volte? Non si avrebbe lo stesso "flusso di denaro", le stesse persone, alla metà del tempo? Non era questa la promessa dell' "industrializzazione"?

M.B.
Inviato il: 7/10/2011 10:34
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  •  audisio
      audisio
Re: Il complotto delle lampadine
#16
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 29/4/2008
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Inquisitor si risponde da solo e neanche se ne rende conto.
Dice una cosa giusta ma non ne trae le conseguenze.
Se negli anni '70-'80 si produceva un asfalto più duraturo (ed è
verissimo, ogni giorno a Roma qualcuno perde la vita per questo
asfalto di merda) e l'occupazione in questo, come in tutti i settori,
è diminuita e non aumentata, non pensi che ti sei contraddetto da
solo?
Poi ritorno all'esempio del colapasta, ho detto che quel colapasta
duraturo deve costare di più e ciò remunerebbe sia l'impresa che quei
lavoratori che potrebbero lavorre meno, guadagnando lo stesso
stipendio.
Invece, abbassando la qualità si abbassa il prezzo e devi per forza
spingere al massimo la produzione di queste cianfrusaglie e i lavoratori
si ammazzano di lavoro allo stesso stipendio.
Ma poi, è la storia che ce lo dice, una volta si facevano gli oggetti
duraturi, gli imprenditori guadagnavano e tutti lavoravano.
Punto.



P.S.: mi ricordo il primo televisore dei miei genitori, un glorioso Dumont
a valvole, spesero l'equivalente di un paio di stipendi di mio padre
dell'epoca, ma quel televisore è durato VENTICINQUE anni!!!
Oggi, un televisore non supera i 3-4 anni di vita, primo perchè non
vale un cazzo, secondo perchè ti spingono a comprarti l'ultimo in
12 D, rigorosamente a tasso 0...
Inviato il: 7/10/2011 12:15
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  •  Davide71
      Davide71
Re: Il complotto delle lampadine
#17
Dubito ormai di tutto
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Ciao a tutti:

grande video!
Inviato il: 8/10/2011 12:20
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  •  benitoche
      benitoche
Re: Il complotto delle lampadine
#18
Dubito ormai di tutto
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Obsolescenza programmata sui jeans
Le aziende puntano sui jeans consumati perchè si strappano prima e devi ricomprali
La sabbia rispetto al metodo chimico fà durare meno il tessuto del pantalone ed allora si preferisce come trattamento sbiancante
Il problema sorge nel momento in cui ci si accorge che il 100% dei lavoratori muore a causa delle inalazioni di sabbia

I jeans che uccidono

http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/250303/viviani-jeans-che-uccidono.html#tc-s1-c1-o1-p4

PS
Mi convinco ogni giorno di più che invece di andare a manifestare al Parlamento o a Wall Street sarebbe meglio andare sotto casa dei grossi imprenditori

PS
Dolce e Gabbana e Cavalli,due che se ne fottono della campagna contro la sabbiatura
Inviato il: 8/10/2011 20:16
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  •  protoss
      protoss
Re: Il complotto delle lampadine
#19
Mi sento vacillare
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Citazione:

benitoche ha scritto:
Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii BRAVOOOOO
Un video da oscar
Grazie protoss grazie


Di nulla, figurati. Sono realtà sconosciute a molti, il bello è che gliele fai presente, fra costoro c'è chi ti scambia per un idiota, un sovversivo nella migliore delle ipotesi perchè vai contro il sistema della falsa informazione di cui loro stessi sono plagiati. Per ora non si sono ancora fatti vivi qui, tuttavia si accontentano nell'intervenire in qualche discussione, scrivendo che posto solo idiozie e che sputtano il forum, fra di essi c'è pure un elemento qui in questo forum, che ha imprecato la mia bannatura già per la terza volta (rotfl).
Inviato il: 11/10/2011 20:37
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  •  Ingmar
      Ingmar
Re: Il complotto delle lampadine
#20
Ho qualche dubbio
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Da Cagliari
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Parole sante, ragazzi, è proprio il denaro che non serve, perchè l'economia deve essere al servizio dell'uomo per l'uomo, nel rispetto e nel benessere reciproco.
Il resto non avrei saputo dirlo meglio.
Altro punto è affinare il riciclaggio. Ci vuole un ciclo della materia che ritorna e si trasforma, un qualcosa che ha dello "zen" o qualcosa del genere, comunque che si confà alla filosofia orientale, correggetemi se sbaglio.
C'è un topic dove si parla della Fusione a freddo (ho visto anch'io su Rai News il servizio di Torrealta) che non riesce a prendere piede? Anchè lì si parlava di ottenere energia dalla materia senza distruggerla, a differenza che con il nucleare dove si scatena l'inferno per qualche gigaWatt con le note coseguenze. Nell'economia si dovrebbe fare propria questa filosofia, e i soldi asserviscono e non rendono un buon servizio alla comunità.
Quoto anche sulla competizione "sana".
A presto.
Inviato il: 15/10/2011 19:27
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  •  benitoche
      benitoche
Re: Il complotto delle lampadine
#21
Dubito ormai di tutto
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AMSTERDAM — Arrivano nell’ordine un disoccupato, un farmacista in pensione, un tappezziere, e prendono posto ai tavoli ricoperti di percalle rosso. A portata di mano cacciaviti e macchine da cucire. Non mancano caffè, tè e biscotti. Hilij Held, un’abitante del quartiere, trascina dentro una scatola a strisce su rotelle da cui estrae un ferro da stiro con l’aria vissuta. “Non funziona più” spiega. “Non esce il vapore”. La signorina Held ha scelto il posto giusto. Qui al primo Caffè delle Riparazioni di Amsterdam, una iniziativa partita dall’ingresso di un teatro, poi in una stanza di un ex albergo presa in affitto, e ora in un centro di quartiere due volte al mese, la gente può portare qualunque cosa per farsela sistemare gratis, da volontari che lo fanno per il gusto di aggiustare.

Pensato per aiutare chi vuole ridurre ciò che buttiamo, il Caffè della Riparazione ha funzionato bene da subito all'inizio un paio d’anni fa. La Repair Cafe Foundation ha ottenuto circa mezzo milione di euro dal governo olandese, oltre che da associazioni e offerte minori, che servono per il personale minimo, la promozione, e anche un Pulmino della Riparazione. Ci sono trenta gruppi diversi che hanno avviato dei Caffè della Riparazione in tutta l’Olanda, in cui i vicini uniscono competenze e disponibilità per offrire qualche ora al mese a ricucire strappi nella stoffa o ridar vita a qualche caffettiera, lampada, aspirapolvere o tostapane, praticamente qualunque apparecchiatura elettrica dalle lavatrici agli spremiagrumi.

“In Europa si buttano via tante cose” racconta Martine Postma, ex giornalista che ha ideato il concetto dopo la nascita del secondo figlio e qualche riflessione in più sull’ambiente. “È una vergogna, visto che si tratta di cose del tutto riutilizzabili. Al mondo c’è sempre più gente, e noi non possiamo continuare così. Volevo fare qualcosa di concreto, non solo scrivere”. E però la tormentava la domanda: “È possibile farlo come persona normale, nella vita quotidiana?” Ispirata da una mostra sui vantaggi culturali ed economici di riparazione e riciclaggio, ha deciso che per evitare sprechi inutili si potevano aiutare praticamente le persone a sistemare le cose. “Quando si parla di sostenibilità spesso ci si limita a prospettare degli ideali. Si fanno magari una serie di laboratori su come coltivarsi da soli i funghi, e la gente si stufa. Questo invece è un modo di impegnarsi molto immediato e concreto. Si fa qualcosa insieme, qui e ora”.

L’Olanda già contiene lo smaltimento in discarica a meno del 3% dei rifiuti urbani, ma si può fare anche di meglio secondo Joop Atsma, ministro delle infrastrutture e dell’ambiente. “Il Caffè della riparazione è un modo molto efficace di aumentare la consapevolezza del fatto che ci sono tante cose che buttiamo e invece funzionano benissimo” ha scritto Atsma in una e-mail. “La ritengo una ottima idea” aggiunge Han van Kasteren, professore all’Istituto di Tecnologia di Eindhoven specializzato nel settore rifiuti. “C’è anche un importante aspetto sociale. Quando si lavora insieme per l’ambiente si fa crescere la consapevolezza. Sistemare un aspirapolvere fa bene”. Di sicuro l’ha fatto alla signora che un giorno ha portato il suo aspirapolvere che aveva quarant’anni, comprato da sposina, qui al Caffè della Riparazione. “Sono contenta, tanto contenta” commenta mentre John Zuidema, 70 anni, sta eliminando il condotto spezzato. “Mio marito non c’è più, e restano in giro tutte queste cosec he un tempo lui riparava”.

Per qualcuno gli aspetti sociali vangono almeno tanto quanto quelli ambientali. “La cosa interessante è che si creano degli spazi di incontro, per chi magari abitava vicino da estraneo” commenta Nina Tellegen, direttrice della Fondazione DOEN che ha garantito dal progetto un finanziamento da più di 200.000 euro nel quadro dei programmi di “coesione sociale” iniziati dopo l’omicidio politico di Pim Fortuyn, nel 2002, e quello del regista Theo van Gogh, nel 2004. “Il fatto che si leghi anche alla sostenibilità lo rende ancora più interessante”. La Tellegen è convinta che serva soprattutto agli anziani. “Hanno delle conoscenze che stanno sparendo. Una volta si facevano tanti lavori manuali, mentre oggi c’è questa società dei servizi.”

Evelien H. Tonkens, professore di sociologia all’Università di Amsterdam, concorda. “È proprio un segno dei tempi”. Secondo Tonkens, il Caffè della Riparazione è anticonsumista, anti-mercato, propone un’etica del fai da te e si inserisce in una cultura in crescita nel paese, per migliorare la vita quotidiana a partire dal basso e dalla partecipazione. “Sicuramente non funziona come un’impresa” aggiunge la Postma. Ci si rivolge a chi considera costoso far riparare le proprie cose, non deve far concorrenza agli esercizi del genere che già esistono.La Repair Cafe Foundation dà informazioni per iniziare l’attività, gli strumenti necessari, dritte per i finanziamenti, la promozione. Sono arrivate richieste anche da Francia, Belgio, Germania, Polonia, Ucraina, Sud Africa e Australia.

Tijn Noordenbos, sessantaduenne artista di Delft, ha fondato un Caffè della Riparazione quattro mesi fa. “Mi piace aggiustare le cose” spiega, ricordando come i negozi del genere che c’erano un tempo siano tutti spariti. “Oggi se si rompe qualcosa e si prova a riportarlo al negozio, ti rispondono che va rispedito al fabbricante e costa cento euro solo il controllo, meglio comprarne uno nuovo”. L’architetto William McDonough continua “L’obsolescenza pianificata ha raggiunto un livello di pazzia, si deve buttar via tutto senza neppure pensarci”. Lui propone una filosofia progettuale “dalla culla alla culla” dove gli oggetti si possono anche smontare e riutilizzare per parti (o materie prime, non si deve per forza riparare ad nauseam), ed è servita a ispirare l’idea della signora Postma. “Col Caffè della Riparazione la gente capisce di avere un rapporto con quei materiali” conclude McDonough.

Come ad esempio la minigonna H&M di Sigrid Deters strappata. “Costa 5-10 euro” e lei è troppo goffa per provarci da sola a ricucirla. “Adesso non vale nulla, si potrebbe buttarla e comprarne una nuova. Ma se la riparano posso indossarla di nuovo”. Marjanne van der Rhee, volontaria in uno dei Caffè per far promozione e distribuire bevande calde, racconta: “Arriva tanta gente diversa. In qualche caso si può pensare che vengano perché sono davvero poveri. Altri hanno un aspetto più agiato, ma si preoccupano per l’ambiente. Altri ancora sembrano solo un po’ matti”.

Theo van den Akker, che normalmente fa il contabile, adesso deve occuparsi del ferro a vapore senza più vapore. Avvolto nella sua T-shirt con scritto “Mr. Repair Café”, van den Akker apre l’involucro di plastica, mettendo a nudo un intrico di fili elettrici colorati. Intanto la signora Held chiacchiera con la van der Rhee dei veli tradizionali del Suriname che lei, nata laggiù, vende. Una volta che van den Akker ha finito col ferro a vapore, avanzano due pezzi: magari non erano così importanti. Infila la spina, si accende una luce verde, gorgoglia dell’acqua rugginosa e finalmente inizia ad uscire il vapore.

Versione originale:

SALLY McGRANE
Fonte: www.nytimes.com
Link: http://www.nytimes.com/2012/05/09/world/europe/amsterdam-tries-to-change-culture-with-repair-cafes.html?_r=1
8.05.2012


Versione italiana:

Fonte: http://eddyburg.it
Link: http://eddyburg.it/article/articleview/18980/0/290/
13.05.2012

Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini CDC
Inviato il: 14/5/2012 14:48
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