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  Voilà, l’offensiva liberista

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  •  Ribelle
      Ribelle
Voilà, l’offensiva liberista
#1
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 16/9/2008
Da
Messaggi: 216
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Voilà, l’offensiva liberista

lunedì, agosto 22, 2011

Da un lato è un paradosso: proprio nel momento in cui il sistema economico globale mostra tutti i suoi limiti, conseguenza di difetti intrinseci che in quanto tali non si possono correggere e di vizi operativi talmente radicati e diffusi da essere ormai pressoché ingovernabili, l’establishment liberista lancia un’offensiva teorica e pratica che mira ad accentuare ancora di più i caratteri tipici di quel modello, sacrificando il welfare sull’altare del debito pubblico e del Pil.

Il messaggio che viene lanciato, speculando cinicamente sulla situazione di estrema difficoltà che accomuna gli Usa e la Ue e agitando lo spauracchio del default, è che la responsabilità di quanto sta accadendo è degli Stati, ovverosia delle rispettive popolazioni. Governi inefficienti, se non proprio corrotti, hanno male amministrato le finanze nazionali e accumulato un indebitamento non più sostenibile, che va ridotto al più presto e senza andare per il sottile; pertanto, nel capzioso presupposto che di quegli abusi abbia beneficiato la generalità dei cittadini, è necessario che il lassismo precedente venga controbilanciato da misure durissime, che vengono adottate in nome dell’emergenza ma che sono destinate a essere definitive.

Dall’altro lato, invece, si tratta di una strategia largamente prevedibile. E infatti prevista, e anticipata con dovizia di particolari, da chi come noi aveva compreso fin dall’inizio che la crisi esplosa nel 2008 non era affatto un fenomeno passeggero, cui sarebbe seguita una “inevitabile” ripresa, ma lo spartiacque permanente tra un prima e un dopo. Un prima all’insegna delle illusioni (ovverosia della manipolazione e dell’inganno) riguardo alla possibilità di accrescere indefinitamente i livelli di benessere materiale, sul doppio binario dei redditi personali e delle previdenze collettive: illusioni alimentate creando enormi flussi di capitali fittizi, attraverso una serie di bolle speculative, e facendo aumentare a dismisura il disavanzo pubblico, allo scopo di diffondere una visione consumistica dell’esistenza e di assicurare alle classi dirigenti un sostegno vastissimo e, col tempo, assimilabile a un riflesso condizionato che non c’è più verso di rimuovere. Un dopo, che è quello in cui siamo sprofondati adesso, in cui si scopre che quelle mirabolanti promesse vanno drasticamente ridimensionate, dal momento che “qualcosa” non ha funzionato come avrebbe dovuto e che i guasti sopravvenuti hanno reso impossibile proseguire nella medesima direzione. O piuttosto: proseguire nella medesima direzione per tutti, dal momento che invece, ed eccoci al cuore del paradosso, le oligarchie che detengono il potere si guardano bene dal mettere in discussione i presupposti su cui poggia l’intero edificio economico e politico.

Quello cui stiamo assistendo, perciò, è un immane tentativo di rovesciamento della realtà. Invece di risalire alle effettive cause di quanto accade, ossia alle tare genetiche del liberismo imperniato sullo sviluppo illimitato, sul massimo profitto e sulla speculazione finanziaria, ci si ferma ai dati contabili dei singoli Stati, trattandoli alla stregua di aziende in dissesto che si sono indebitate per loro colpa esclusiva e che ora, innanzitutto a doverosa tutela dei creditori e in subordine al fine di evitare la catastrofe del proprio fallimento, devono accettare qualunque imposizione e soggiacere a qualsiasi diktat.

La pretesa, insomma, è di addebitare il disastro alla mancanza di una piena libertà economica, anziché ai suoi deliranti obiettivi e alle sue pratiche spietate. Le parole d’ordine, a loro volta, riecheggiano quelle lanciate trent’anni fa da Ronald Reagan e da Margaret Thatcher e condensate nella famigerata “deregulation” che lasciava mano libera agli imprenditori e alle banche: ridimensionare al massimo il sistema di welfare e i diritti dei lavoratori, privatizzare i servizi pubblici, (s)vendere i beni collettivi. Linee guida che si traducono in una miriade di provvedimenti concreti, e fatali, su cui ci soffermeremo ampiamente nei prossimi giorni.

Detto in sintesi, l’obiettivo è ridurre lo Stato al garante dello statu quo. Con interi popoli che chinano la testa e avallano l’iniquità generale come un dato di fatto necessario e a suo modo utile, lieti di poter ottenere, in cambio del proprio assenso, i cascami del consumismo e una vaga, indeterminata, seducente possibilità di uscire dalla miseria e di ascendere più o meno rapidamente lungo la scala sociale.
La ricompensa di pochi. La schiavitù di tutti.

Federico Zamboni
Inviato il: 2/9/2011 10:51
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Re: Voilà, l’offensiva liberista
#2
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 11/4/2009
Da Freedonia
Messaggi: 1463
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Citazione:
Le parole d’ordine, a loro volta, riecheggiano quelle lanciate trent’anni fa da Ronald Reagan e da Margaret Thatcher e condensate nella famigerata “deregulation” che lasciava mano libera agli imprenditori e alle banche


Sarebbe interessante sapere anche cosa abbia "deregolamentato" Reagan. Ma tutta questa brodaglia ha l'orrendo puzzo di cose già masticate e vomitate da quel demente di Stiglitz. Zamboni ha tutta l'aria di essere l'ennesimo cane da riporto che va a leccare il vomito altrui.
Inviato il: 2/9/2011 12:31
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  •  Ribelle
      Ribelle
Re: Voilà, l’offensiva liberista
#3
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 16/9/2008
Da
Messaggi: 216
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Lezik85
Citazione:
Ma tutta questa brodaglia ha l'orrendo puzzo di cose già masticate e vomitate da quel demente di Stiglitz. Zamboni ha tutta l'aria di essere l'ennesimo cane da riporto che va a leccare il vomito altrui.

Sentire dare a qualcun altro del “cane da riporto” da chi nel suo blog sostanzialmente si limita a riportare scritti di terzi, magari fa un po’ ridere...
Inviato il: 2/9/2011 14:42
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Re: Voilà, l’offensiva liberista
#4
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 11/4/2009
Da Freedonia
Messaggi: 1463
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Questo tizio fa parte di quella risma di cani da riporto (Ohibò! Ma questo l'ho scritto io!) che hanno scritto sulla medaglietta "Il Mercato Ha Fallito" e vengono sguinzagliati (guarda un pò le coincidenze...) quando tutti i media mainstream (leggi: i minchioni Keynesiani) iniziano a latrare a favore di un intervento del governo e della banca centrale perché il "mercato ha fallito", "il libero mercato (????) ha fallito", "l'oro è in bolla ed ha fallito", ecc.

Ovviamente, che stiano mentendo spudoratamente non ce ne frega un cazzo dato che appena i babbei odono le parole "il mercato ha fallito" subito scatta un applauso e viene bruciata l'effige dell'imprenditore.
Inviato il: 2/9/2011 18:07
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  •  Ribelle
      Ribelle
Re: Voilà, l’offensiva liberista
#5
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 16/9/2008
Da
Messaggi: 216
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Lezik85
Citazione:
Questo tizio fa parte di quella risma di cani da riporto (Ohibò! Ma questo l'ho scritto io!) che hanno scritto sulla medaglietta "Il Mercato Ha Fallito" e vengono sguinzagliati (guarda un pò le coincidenze...) quando tutti i media mainstream (leggi: i minchioni Keynesiani) iniziano a latrare a favore di un intervento del governo e della banca centrale perché il "mercato ha fallito", "il libero mercato (????) ha fallito", "l'oro è in bolla ed ha fallito", ecc.

Se citi i media mainstream a supporto della tua tesi(?), ho idea che questo tizio sia la prima volta in vita tua che lo senti nominare e che il riflesso condizionato di tipo pavloviano sia più probabilmente il tuo. Mi rendo conto che ogni sillaba che, anche apparentemente, contraddica le Sacre Scritture Austriache urti insopportabilmente la sensibilità dei fedeli di quel culto e li spinga all’esorcismo automatico, ma un filo di discernimento in più, da chi tanto si bea della più pura razionalità in relazione all’argomento economico-sociale, verrebbe da aspettarselo. Spesso invano, purtroppo.
Inviato il: 2/9/2011 21:51
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