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  Il male di vivere della gioventù

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  •  Red_Knight
      Red_Knight
Re: Il male di vivere della gioventù
#31
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 31/10/2005
Da
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In merito alla questione dei disagi psichici, il fenomeno non è peggiore che in altre ere. È solo più evidente per il fatto che oggi se ne ha consapevolezza: una volta uno socialmente ansioso era un fifone imbranato, un autistico era un tipo strambo, un depresso era un menagramo, un dislessico era considerato tonto e gli omosessuali, per fare un esempio di categoria disagiata, si suicidavano in silenzio. Oggi c'è più individualismo e quindi, non senza eccessi nella direzione opposta (cioè vedere disagi gravi ovunque e spesso giustificare qualsiasi comportamento a causa di ciò), si dà più importanza agli stati mentali più intimi delle persone in giovane età.

Prendete il fenomeno hikikomori in Giappone.
Inviato il: 7/7/2011 14:12
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  •  tommasso
      tommasso
Re: Il male di vivere della gioventù
#32
Mi sento vacillare
Iscritto il: 12/5/2006
Da ZENA
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Cercando di trovare qualche differenza tra oggi e 30 anni fa voglio chiedervi, quando voi andavate alle superiori parlavate mai con i vostri amici del vostro futuro? Parlavate mai della vita lavorativa, se volevate farvi una famiglia ecc.?

Non so se è sempre stato così, ma oggi noi non pensiamo al futuro proprio perchè non ce l'abbiamo, mai fatto un discorso che va più in là di uno-due anni.
Che senso ha oggi pensare a cosa farò dopo l'università? L'incertezza è così grande che potrebbe essere successo di tutto, e quello che so fare probabilmente sarà considerato inutile od obsoleto.

Ripeto, voglio capire, è sempre stato così?


salud!
_________________
"I nostri nemici sono creativi e pieni di risorse, e lo siamo anche noi. Loro non smettono mai di pensare a nuovi modi per danneggiare il nostro paese e la nostra gente, e nemmeno noi." 5 agosto 2004 G.W.Bush
Inviato il: 7/7/2011 14:18
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  •  RedPill
      RedPill
Re: Il male di vivere della gioventù
#33
Mi sento vacillare
Iscritto il: 23/5/2011
Da
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@ peonia
chiaramente i responsabili (come ho già detto nel post precedente) sono la società in genere e la famiglia nello specifico.

@ rekit
Chiaramente non stiamo dicendo che tutti i ragazzi sono disagiati, stiamo cercando di capire perchè i ragazzi disagiati lo siano.

@red_Knight
In merito agli abiti firmati:
Chiaramente il contesto è diverso tra classi sociali, ma ti assicuro che quello dell'abbigliamento firmato è un problema molto diffuso anche tra i ragazzi della classe media. Il problema sta proprio nella necessità del giovane di conformarsi alle mode per non doversi costruire un personaggio da solo. Avere gli abiti firmati è il modo più semplice per essere accettato per quello che appari e non per quello che sei.
Questo significa che il ragazzo non deve per forza avere una personalità spiccata per essere accettato dal gruppo perchè questa non è una discriminante.

In merito al cellulare:
Il cellulare è solamente una questione di moda.
Un ragazzo di 12 anni non è indipendente nei suoi spostamenti e quindi è sempre seguito da un adulto. Non confondiamo il progresso tecnologico con le mode. Ad un dodicenne il telefonino non serve per comunicare con i suoi coetanei, anzi rischia di diventare un oggetto altamente alienante nel momento in cui si preferisce inviare un sms piuttosto che parlare di persona.
Se è una tecnologia disponibile non significa che debba essere fornita a ragazzini che non ne hanno bisogno e che la utilizzano in maniera sicuramente poco produttiva.

In merito all'interazione con gli adulti:
Quando dico che le scelte devono essere prese dagli adulti intendo dire che gli adulti sanno cosa è meglio per i figli e che quindi non si deve risolvere sempre tutto con la pretesa che "il bambino deve decidere cosa è meglio per sè stesso".
E soprattutto l'adulto deve scegliere ciò che è giusto (considerato che altrimenti il figlio sceglierebbe sempre la strada più semplice) LASCIANDO POI CHE IL FIGLIO SUPERI LE AVVERSITA' CON LE SUE FORZE.
(non mi sembrava un concetto tanto strampalato)

Per quanto concerne la tua osservazione sul fatto che ho parlato di bambini-giovani-ragazzi indistintamente:
Se vuoi essere solo provocatorio ok. Comunque è lapalissiano che ciò che condanna un ragazzo di 16-18 anni ad essre un disadattato è l'educazione che gli è impartita da bambino. Quindi è normale parlare delle varie fasi in cui un carattere si forma.

Peace
RedPill
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People are bloody ignorant apes.
Inviato il: 7/7/2011 14:35
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  •  Red_Knight
      Red_Knight
Re: Il male di vivere della gioventù
#34
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 31/10/2005
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@RedPill

Citazione:
Chiaramente il contesto è diverso tra classi sociali, ma ti assicuro che quello dell'abbigliamento firmato è un problema molto diffuso anche tra i ragazzi della classe media. Il problema sta proprio nella necessità del giovane di conformarsi alle mode per non doversi costruire un personaggio da solo.


Vero ma è un problema sempre esistito, quello delle mode. La maggior parte delle persone è conformista. A dirla tutta, negli ultimi anni, gli abiti firmati hanno perso importanza, perché l'anticonformismo paradossalmente "va di moda". Esistono infatti dozzine di mode (tutte deprecabili in quanto tali) diverse fra di loro. Prendi i metallari, i goth, etc. Penso che non sia cambiato nulla rispetto al passato ma se è cambiato qualcosa è cambiato leggermente in meglio.

Citazione:
Il cellulare è solamente una questione di moda.
Un ragazzo di 12 anni non è indipendente nei suoi spostamenti e quindi è sempre seguito da un adulto. Non confondiamo il progresso tecnologico con le mode. Ad un dodicenne il telefonino non serve per comunicare con i suoi coetanei, anzi rischia di diventare un oggetto altamente alienante nel momento in cui si preferisce inviare un sms piuttosto che parlare di persona.
Se è una tecnologia disponibile non significa che debba essere fornita a ragazzini che non ne hanno bisogno e che la utilizzano in maniera sicuramente poco produttiva.


Io ho avuto il mio primo cellulare per il mio dodicesimo compleanno, proprio all'inizio del boom. Lo usavo con criterio e molta parsimonia, e così la quasi totalità dei miei coetanei. Mi serviva proprio per essere indipendente negli spostamenti: i miei genitori erano molto ansiosi, col cellulare potevano permettersi di lasciarmi allontanare un po' più da casa con la sicurezza di potermi trovare in qualsiasi momento. Altrimenti sarei dovuto rimanere a casa a girarmi i pollici per non farli preoccupare. E telefonare ai coetanei via cellulare è indispensabile nel momento in cui esiste una rete che lo permette, vale per qualsiasi mezzo di comunicazione e le tecnologie in generale (anche nel 1800 il telefono non serviva, ma non averlo una volta inventato significava essere tagliati fuori). Non è affatto una questione di moda (esiste la moda del cellulare, naturalmente, ma non è una questione specificatamente giovanile).

Citazione:
Per quanto concerne la tua osservazione sul fatto che ho parlato di bambini-giovani-ragazzi indistintamente:
Se vuoi essere solo provocatorio ok. Comunque è lapalissiano che ciò che condanna un ragazzo di 16-18 anni ad essre un disadattato è l'educazione che gli è impartita da bambino. Quindi è normale parlare delle varie fasi in cui un carattere si forma.


O__o non vedo proprio cosa ci fosse di provocatorio, comunque era un'osservazione generale. Si parla di "giovani d'oggi" includendo nel mucchio bambini nati nel 2005 e i nati negli anni '80 come se appartenessero alla stessa fascia d'età... si tratta di generazioni diverse e molto distanti, occorre prenderne in considerazione una alla volta.
Inviato il: 7/7/2011 16:08
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  •  peonia
      peonia
Re: Il male di vivere della gioventù
#35
Sono certo di non sapere
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Da Roma
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per curiosità ma voi avete letto l'articolo in questione e sopratutto i miei post? perchè non sembrerebbe...
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...Non temete nuotare contro il torrente. E' di un'anima sordida pensare come il volgo, solo perche' il volgo e' in maggioranza... (Giordano Bruno)
Inviato il: 7/7/2011 16:56
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  •  Red_Knight
      Red_Knight
Re: Il male di vivere della gioventù
#36
Sono certo di non sapere
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Scusa Peonia, forse stiamo andando off-topic... io ho letto l'articolo e ho già detto che non lo condivido.
Inviato il: 7/7/2011 18:13
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  •  Makk
      Makk
Re: Il male di vivere della gioventù
#37
Mi sento vacillare
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Citazione:

tommasso ha scritto:
Cercando di trovare qualche differenza tra oggi e 30 anni fa voglio chiedervi, quando voi andavate alle superiori parlavate mai con i vostri amici del vostro futuro?

Poco e con incosapevolezza. Erano pochi che vedevano la propria strada tracciata con chiarezza.
Era una cosa del tipo "qualche cosa farò" ed era demandata alla scelta dell'università (che all'epoca era data pressocché per scontata, anche se poi non si realizzava sempre).
E anche scegliere la branca era considerata una scommessa (sarà davvero quello che voglio? Mi darà da lavorare?)

Le storie del "laureato che fa lo spazzino" giravano anche da noi.

Citazione:
Parlavate mai della vita lavorativa, se volevate farvi una famiglia ecc.?

Beh, di sicuro c'era che il posto fisso e/o il lavoro "appagante" erano visti come una cosa per niente facile.
Si parlava di raccomandazioni e di leccare il culo per fare carriera. Sempre senza avere idea che quelle cose sarebbero sì esistite ma in modi differenti e molto più leggere o pesanti di come le immaginavamo.
Il mondo degli adulti (e quindi del lavoro) era una cosa lontana, comunque cupo, routinario, noioso.
Di contro si lavorava spesso e volentieri: i "lavoretti estivi", piccoli part-time, baby-sitteraggi... era un continuo (tranne per quelli di noi benestanti, ovvio). E ne parlavi sempre come di una bella esperienza: ti sentivi grande ad avere soldini tutti tuoi in tasca e sorvolavi sulle cose negative perché tanto "non era il TUO lavoro". Anche la più schifosa delle mansioni era comunque passeggera.

Di famiglia non se ne parlava mica tanto. Non era un assillo e si dava per scontato che "sarebbe successo". Oggi più che altro se non sei in due hai poche possibilità di pensare a una qualche autonomia.
Ma la "condanna" alla coppia mi sembra altrettanto scontata.

Citazione:
Non so se è sempre stato così, ma oggi noi non pensiamo al futuro proprio perchè non ce l'abbiamo, mai fatto un discorso che va più in là di uno-due anni.

In verità non si facevano questi discorsi perché il posto fisso era talmente la norma che non si pensava tanto a quello, quanto a "non finire come Fantozzi".

Citazione:
Che senso ha oggi pensare a cosa farò dopo l'università? L'incertezza è così grande che potrebbe essere successo di tutto, e quello che so fare probabilmente sarà considerato inutile od obsoleto.

Si però calma. Questo è del tutto scoraggiante.

L'uni continua ad essere una grossa chance lavorativa. A differenza che in passato la meritocrazia è molto più importante perché non c'è più quella fame di laureati che c'era una volta e la concorrenza è agguerrita.
Quindi l'uni và affrontata con l'idea di massacrare quei bastardi dei prof e conquistarsi dei voti brillanti. Non di uscire e trovare lavoro "perché hai la laurea".
Diciamo che una volta si "sceglieva" di eccellere per avere i posti migliori, oggi si "deve" eccellere per avere un posto qualsiasi. E non dare per scontato che sia in Italia (questa è una differenza grossa).
Inutile no e obsoleto neppure. Tenere d'occhio il mercato del lavoro durante gli studi diventa indispensabile, per correggere il tiro ai piani di studio, aggiungere master e corsi, prendere in mano la propria formazione e non fidarsi dell'istituzione scolastica (tradizionalmente scollegata dal mondo del lavoro).

L'uni non sarà più il periodo dorato di "moratoria dal diventare adulti" che è stato dal XV secolo agli anni '90, questo no. Chi la affronta così, ieri se la cavava lo stesso, oggi è destinato all'estinzione (delle sue speranze, intendo).

Citazione:
Ripeto, voglio capire, è sempre stato così?

Sì e no. Sono cambiati i tempi. E non solo per i giovani.

Quello che vedo, giudicando da mia nipote (oggi ha superato gli orali) e dai suoi amici, è che hanno ancora dalla loro l'idea di essere immortali. Come noi. Energia a quintali. Và messa a frutto prima possibile, perché questa società non è più tenera coi timidi e gli indecisi come lo era una volta.
I mansueti non erediteranno un bel niente. Ai capaci potrebbe essere consentito di essere mansueti.
Inviato il: 7/7/2011 23:12
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  •  incredulo
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Re: Il male di vivere della gioventù
#38
Sono certo di non sapere
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Citazione:

tommasso ha scritto:
Cercando di trovare qualche differenza tra oggi e 30 anni fa voglio chiedervi, quando voi andavate alle superiori parlavate mai con i vostri amici del vostro futuro? Parlavate mai della vita lavorativa, se volevate farvi una famiglia ecc.?

Non so se è sempre stato così, ma oggi noi non pensiamo al futuro proprio perchè non ce l'abbiamo, mai fatto un discorso che va più in là di uno-due anni.
Che senso ha oggi pensare a cosa farò dopo l'università? L'incertezza è così grande che potrebbe essere successo di tutto, e quello che so fare probabilmente sarà considerato inutile od obsoleto.

Ripeto, voglio capire, è sempre stato così?


salud!


Si',
l'incertezza del futuro, il dubbio su quale scuola scegliere dopo la terza media, il dubbio su quale facoltà scegliere dopo la maturità, la paura di entrare in un mondo che giudichi pieno di pazzi, la convinzione assoluta che tu non farai gli stessi errori dei tuoi genitori, dei tuoi conoscenti, che per te SARA' DIVERSO, il tutto supportato da una carica ormonale stratosferica e l' illusione di essere MIGLIORI.

Queste sensazioni sono UNIVERSALI, sono caratteristiche della condizione di "giovane", un'essere umano che ha di fronte una vita intera da RIEMPIRE.

Ogni epoca da ai giovani GLI STRUMENTI per sfangarla.

Sono i vecchi, che quando si guardano indietro dicono con nostalgia o con preoccupazione: "il mondo è cambiato", non rendendosi conto che per i giovani quel mondo è nelle loro mani, nel loro cuore nel loro cervello.

Con questo devono affrontarlo e lo faranno egregiamente come ABBIAMO FATTO NOI.

Sono pieni di forza, coraggio ed incoscienza, dubbi e paure, esattamente come lo eravamo noi.

Un saluto
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Inviato il: 8/7/2011 0:13
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  •  peonia
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Re: Il male di vivere della gioventù
#39
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La questione è il MALE DI VIVERE dei giovani di oggi.
Che i giovani siano sempre radicali, idealisti, pieni di slanci e insicurezze, ok ma, ripeto, oggi la società che dovrebbe aiutarli, sostenerli, indirizzarli è frantumata, corrotta, inadeguata, da questo volevo partire per prenderci carico ognuno delle proprie resposanbilità passate, presenti e future....

Anni fa, a proposito delle "stragi del sabato sera", lessi varie tesi di psicologi che dicevano che erano inconsci suicidi...
Le morti per droga, i suicidi sono gli stessi della nostra generazione di 60nni? non credo, non credo a chi dice sempre: "c'è sempre stato", è una frase che detesto perchè chiude i discorsi, alla Ponzio Pilato....
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Inviato il: 8/7/2011 8:48
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  •  Red_Knight
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Re: Il male di vivere della gioventù
#40
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Citazione:
Le morti per droga, i suicidi sono gli stessi della nostra generazione di 60nni? non credo, non credo a chi dice sempre: "c'è sempre stato", è una frase che detesto perchè chiude i discorsi, alla Ponzio Pilato....


È vero, le morti per droga, gli incidenti del sabato sera e i suicidi una volta non c'erano. Ma c'erano la morte in trincea, la carcerazione in manicomio, la clausura monacale e le famiglie di 12 figli che non lasciavano trapelare gli inenarrabili orrori che si consumavano al proprio interno.

In ogni epoca ogni società rispetto alle aspettative dei propri membri è frantumata, corrotta e inadeguata, nella stessa intensità ma in maniera diversa.

I nostri tempi sono individualisti e uno dei risultati è che chi non si adatta non può più trovare un proprio spazio andando a ricoprire un ruolo predefinito in cui trovare una socialità, per quanto non genuina, ma rimane solo e in maniera più evidente (e quindi più dolorosa). Pensa per esempio al fatto che il matrimonio al giorno d'oggi non è più un'opzione ovvia.
Inviato il: 8/7/2011 13:04
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  •  incredulo
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Re: Il male di vivere della gioventù
#41
Sono certo di non sapere
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Citazione:

peonia ha scritto:
La questione è il MALE DI VIVERE dei giovani di oggi.
Che i giovani siano sempre radicali, idealisti, pieni di slanci e insicurezze, ok ma, ripeto, oggi la società che dovrebbe aiutarli, sostenerli, indirizzarli è frantumata, corrotta, inadeguata, da questo volevo partire per prenderci carico ognuno delle proprie resposanbilità passate, presenti e future....

Anni fa, a proposito delle "stragi del sabato sera", lessi varie tesi di psicologi che dicevano che erano inconsci suicidi...
Le morti per droga, i suicidi sono gli stessi della nostra generazione di 60nni? non credo, non credo a chi dice sempre: "c'è sempre stato", è una frase che detesto perchè chiude i discorsi, alla Ponzio Pilato....


Cara Peonia hai perfettamente ragione, oggi la società si sta spingendo rapidamente verso la DISUMANIZZAZIONE e la SPERSONALIZZAZIONE, questo causa disperazione e confusione soprattutto nelle persone che stanno cercando un loro ruolo, i cosiddetti "giovani".

Ti ricordo però che il male di vivere ERA PRESENTE anche negli anni nostri.

Ho caterve di amici che si sono buttati sulle droghe pesanti, che hanno condotto un percorso di AUTODISTRUZIONE per l'incapacità di adeguarsi al modello sociale imperante.

Adolescenti suicidatisi dopo un brutto voto a scuola per l'incapacità di rapportarsi a un genitore TROPPO ESIGENTE, migliaia di vittime sensibili che non sono mai riusciti ad integrarsi.

Anche allora esistevano i pedofili, i rapimenti di minorenni, figli che sterminavano i famigliari, tragedie varie ed assortite.

Conosco molti "giovani", ho un figlio di 27 anni e una figlia di 11, ASCOLTARLI e PASSARE MOLTO TEMPO CON LORO, mettermi nei loro panni, mi hanno fatto comprendere che sono ESATTAMENTE come eravamo noi, hanno solo problemi DIVERSI da affrontare rispetto ai nostri.

Un saluto
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Inviato il: 9/7/2011 0:00
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  •  peonia
      peonia
Re: Il male di vivere della gioventù
#42
Sono certo di non sapere
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Infatti non volevo dire che sono "diversi" da noi, ma è peggiorata molto la situazione, il terreno, nella quale crescere e confrontarsi, aumentando così le insicurezze e conseguente malessere....io pensavo ad un futuro meraviglioso, loro hanno la mancanza del lavoro, la difficoltà di formarsi una famiglia ed emanciparsi, le catastrofi naturali in aumento, il cancro che colpiusce uno su 3, il global warming (anche se non è vero), l'effetto serra, la recessione economica, il 2012....insomma una bella prospettiva....senza presente e senza futuro...
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Inviato il: 9/7/2011 8:39
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  •  mangog
      mangog
Re: Il male di vivere della gioventù
#43
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

incredulo ha scritto:


Conosco molti "giovani", ho un figlio di 27 anni e una figlia di 11, ASCOLTARLI e PASSARE MOLTO TEMPO CON LORO, mettermi nei loro panni, mi hanno fatto comprendere che sono ESATTAMENTE come eravamo noi, hanno solo problemi DIVERSI da affrontare rispetto ai nostri.

Un saluto


Insomma più che un padre sei un amico ?
Io mi ricordo che negli anni 50 e 60 i ragazzi davano quasi del lei al padre.
Un mio amico, incallito fumatore dall'eta di 17 anni, non riusciva ad accendersi la sigaretta quando era in presenza del padre nonostante fosse sposato e con figli.
Il 68 non è riuscito a far felici i giovani ma si sono emancipati ( sai che roba essere emancipati a 13-15 anni... difatti sono solo viziati perchè quasi sempre figli unici .....invece i poveri sono disgraziati come i poveri di sempre, emancipati o meno che possano essere... )
Inviato il: 9/7/2011 9:09
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  •  NiHiLaNtH
      NiHiLaNtH
Re: Il male di vivere della gioventù
#44
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Citazione:
che sono ESATTAMENTE come eravamo noi


quando nella seconda metà degli anni novanta avevo 12-13 anni le ragazzine si comportavano e si vestivano normalmente adessso invece sono quasi tutte delle zoccole

noi abbiamo iniziato a bere a 18-19 anni i giovani di adesso iniziano a 14 e a 15-16 già si drogano

ai miei tempi i ragazzi avevano ancora un minimo di rispetto verso gli adulti adesso è scomparso pure quello

e non ti sto parlando di 20-30 anni fa

un primo grande cambiamento c'è stato all'arrivo dei coatti moderni verso la fine degli anni 90 quando avevo 14-15 anni
era come se la stronzaggine e la stupidità andassero di moda come se fossero tutti impazziti improvvisamente

quando andavo in prima e seconda media quelli di 14-15 anni non erano così


Citazione:
Io mi ricordo che negli anni 50 e 60 i ragazzi davano quasi del lei al padre.


stiamo passando da un estremo all'altro non è certo una cosa positiva
Inviato il: 9/7/2011 9:39
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  •  mangog
      mangog
Re: Il male di vivere della gioventù
#45
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Citazione:

NiHiLaNtH ha scritto:



noi abbiamo iniziato a bere a 18-19 anni i giovani di adesso iniziano a 14 e a 15-16 già si drogano



Per la droga ( roba anglosassone che faceva molto figo allora ) dobbiamo aspettare i primi anni 70 ma per quanto riguarda l'alcool ti assicuro che si beveva molto anche una volta. Si beveva molto di più vino e grappa e meno cocktail all'americana e birra ( il potere di Hollywood ed il fascino della musica rock e disco .... e gli anglosassoni sanno benissmo come sono fatti i polli ... )
Era naturale anche per i bambini di 8-10 anni bere vino al posto dell'acqua a pranzo. Io inzuppavo la polenta ed il pane nel vino e bevevo latte caldo con dentro un bicchierino di grappa.


E' il 68 ( "roba" importata o portata dall'america...che in Italia è terminato nel 73 ) il confine tra una società prima, in cui il ragazzo era il ragazzo, ed una società dopo, in cui il ragazzo è solamente un moccioso fino a 25-30 anni viziato cresciuto a suon di musica e di immagini anglosassoni.
Inviato il: 9/7/2011 10:23
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  •  peonia
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Re: Il male di vivere della gioventù
#46
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e qui casca l'asino.....tutto vero, ma chi è che li ha CRESCIUTI??? sempre gli adulti.....
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Inviato il: 9/7/2011 10:27
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  •  mangog
      mangog
Re: Il male di vivere della gioventù
#47
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Citazione:

peonia ha scritto:
e qui casca l'asino.....tutto vero, ma chi è che li ha CRESCIUTI??? sempre gli adulti.....


Mica tanto.. io imparavavo dai ragazzi più vecchi di me come hanno fatto tutte le generazioni precedenti fin dai tempi antichi......invece oggi i bambini- mocciosi-fino-30-anni possono accendere la tv e vedere le tette a tutte le ore ( per non dire di internet.. MOLTO DIVERSO IL CONTESTO ) e converrai con me che crescere IMPARANDO non dalla generazione precedente, ma magari da un sito blog, è ben diverso.
Inviato il: 9/7/2011 10:37
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  •  incredulo
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Re: Il male di vivere della gioventù
#48
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Citazione: NiHiLaNtH

quando nella seconda metà degli anni novanta avevo 12-13 anni le ragazzine si comportavano e si vestivano normalmente adessso invece sono quasi tutte delle zoccole noi abbiamo iniziato a bere a 18-19 anni i giovani di adesso iniziano a 14 e a 15-16 già si drogano ai miei tempi i ragazzi avevano ancora un minimo di rispetto verso gli adulti adesso è scomparso pure quello e non ti sto parlando di 20-30 anni fa

Scusami NiHiLaNtH, ma i giovani che tu conosci SONO TUTTI COSI'???

I "giovani" prendono in prestito i modelli che la società gli propone, non SONO COSI'.

C'è una differenza SOSTANZIALE.

Questo stato sociale non è difficile solo per i "giovani" ma per TUTTI NOI.

Buttare tutto in un enorme calderone non aiuta a vedere le cose per ciò che sono.

Un saluto
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Inviato il: 9/7/2011 11:46
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  •  peonia
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Re: Il male di vivere della gioventù
#49
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scusa Mangog ma chi permette a quei "mocciosi" quel comportamento?????
se fossero meno disattenti e permissivi i genitori, i ragazzi crescerebbero meglio!!!
Noi genitori dobbiamo svolgere il ruolo di "contenitore sicuro", anche essendo severi quando serve!!!!!
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...Non temete nuotare contro il torrente. E' di un'anima sordida pensare come il volgo, solo perche' il volgo e' in maggioranza... (Giordano Bruno)
Inviato il: 9/7/2011 13:15
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  •  peonia
      peonia
Re: Il male di vivere della gioventù
#50
Sono certo di non sapere
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Incredulo, oggi sono più come descrive NihiLanTH, che come li vedi tu, o comunque il fatto che una grande parte lo sia è già di per sè agghiacciante, secondo il mio punto di vista.
Nell libro, citato sopra, quelle storie sono di ragazzini i cui genitori sono totalmente ignari della loro "seconda vita"......aggiungerei forse di troppe cose!
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Inviato il: 9/7/2011 13:18
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  •  Makk
      Makk
Re: Il male di vivere della gioventù
#51
Mi sento vacillare
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Citazione:

peonia ha scritto:
Che i giovani siano sempre radicali, idealisti, pieni di slanci e insicurezze, ok ma, ripeto, oggi la società che dovrebbe aiutarli, sostenerli, indirizzarli è frantumata, corrotta, inadeguata

Sbagli prospettiva, Peonia.

La società ha sempre avuto come scopo "irregimentare" i giovani e normalizzarli nel "buon cittadino", salvo espellere nell'emarginazione, la malattia mentale o la delinquenza incallita (compresa quella politica) quelli che non si adattano.
Questo naturalmente con l'esclusione delle élites, dove i giovani fanno (come sempre hanno fatto) il cazzo che vogliono perché, quando viene il momento, non c'è dubbio che li si può "comprare" alla vita di "normale classe dirigente" (nel senso che soldi e benefit sono int ale abbondanza che non si pone il problema che resistano al farsi comprare).

Aiutare, sostenere e indirizzare è sempre stato un compito rivolto ai "futuri buoni cittadini", non a tutti i giovani.
Questo è il modo in cui il potere si esprime e la società (società nell'accezione di "guida" in cui la stai usando in questa occasione) fa sostanzialmente questo.

Ci sono delle finestre temporali in cui le società cambiano il loro modo di rapportarsi col problema di integrare i giovani nella vita adulta.

L'andamento di una società "sana e robusta" è sostanzialmente "reazionario": la società ha delle sfide da raccogliere (conquiste militari, boom economici, dittature) e coccola (= indirizza) i giovani, dandogli grande impulso e importanza (e grazie al c#@$%! Sono la carne da cannone dell'obbiettivo "magnifico e progressivo").
Ma è anche il momento in cui la la funzione di indirizzo (conformizzante) si fa brutale, poche ciance e al lavoro (o al fronte).
Sono periodi in cui c'è un ottimismo contagioso e cieco, che raramente ripagherà il sacrificio fatto (= rinunciare alla moderazione nel "ricondurre all'ovile" i giovani e derubarli della libertà di sentirsi ribelli e progettuali).


Ci sono periodi in cui la società è in crisi sistemica (perdere una guerra, subire un tracollo economico grave). Qui la stretta conformistica della società sul controllo del giovane non si allenta, più che altro cessa di esistere: si ha quello che tu chiami "abbandono" del giovane a sé stesso, privilegiando il si salvi chi può.
Il conformismo diventa più un rifugio che un obbligo, per i giovani. Il messaggio è "fate quello che vi pare, siete liberi" (traduzione: arrangiatevi).


Ci sono periodi in cui la società diventa particolarmente oppressiva e allora la reazione di rifiuto dei giovani è specialmente dirompente. In quei periodi riescono a esprimersi con una generale sensazione di vitalità e di "frizzantezza" e la tendenza è "progressista".
Ma questi periodi coincidono con le società in stagnazione, cioè quando si indebolisce, per stanchezza, la stretta della società sul controllo del giovane: non avendo stimoli da offrire, la società si irrigidisce in lacciuoli e stilemi consunti e obsoleti, facili da vedere, bersagli agevoli per la volontà dei giovani. Che a loro volta si fanno strumento del cambiamento (positivo o negativo? Non si sa in anticipo!)

Come vedi, per i giovani esiste raramente un periodo "positivo" (secondo la mia analisi, dal loro punto di vista solo quello di stagnazione lo è).


Noi stiamo attraversando varie fasi, dal dopoguerra ad oggi:
l'esplosione del boom economico (poche palle e rimboccatevi le maniche).
La stagnazione e rivolta verso il cambiamento (anni '60/70)
La restaurazione in una finta società sana (anni '80/90), con una spinta verso un presunto "sol dell'avvenire capitalista", che li ha reclutati in massa al Dio denaro (purché facile e "da furbi").
L'immancabile crisi economica che stiamo vivendo, sistemica perché fondata sui piedi d'argilla che "caduto il muro tutto andrà bene", anche le peggiori cazzate, bruciando una generazione sull'altare dell'individualismo, per definizione non costruttivo e quindi che non lascia in eredità niente: né una stagnazione da troppa opulenza né una sfida al futuro, ma solo la melma recessiva in cui ci stiamo dibattendo.

Come si uscirà da questa situazione... ci vorrebbe la boccia di cristallo.
La mia impressione è che si avrà una nuova fase "reazionaria", perché il barcollare dell'Impero nordamericano rende probabili sfide per la supremazia da parte delle potenze concorrenti.
Per i giovani un'altra fase "pochi grilli per la testa e pedalare".

Ma questo è domani. L'oggi?

Citazione:
da questo volevo partire per prenderci carico ognuno delle proprie resposanbilità passate, presenti e future....

Dolorosa questione...

Allora, peonia, se viviamo in una fase di "cari i miei giovani, arrangiatevi", cosa possono fare loro per sé stessi e cosa noi adulti per loro?

Poco, molto poco... se quel po' po' che è la società, con tutta la sua potenza persuasiva e per quanto desiderosa di irregimentarli, non ne ha la forza, non trasmette valori, né trasmette troppi valori costringendoli alla ribellione... cosa possono mai fare dei piccoli, impotenti singoli individui?

Però...


Però, se la società non ha la forza di opprimerli con la sua tendenza normalizzatrice, significa anche che sono liberi di scegliersi una strada. Di coltivarsi, di procurarsi dei valori che la società non trasmette, dei valori loro.

E questo è un suggerimento e una linea-guida: aiutare non "tutti i gggiovani", ma i giovani che hai a portata di mano, con cui sei a contatto.

Spingerli a crearsi una personalità, anche se non si vede lo sbocco lavorativo (che ce n'è davvero poco, adulti o giovani che siano/siamo).

Ricordargli che c'è una spessore nella vita, che è la nostra storia, la nostra capacità di guardarci indietro e imparare dal passato, per essere pronti al futuro.

Cercare di infondergli l'ottimismo che studiare, imparare, fare esperienze, crescere, amare, non portano quattrini a breve ma sono importanti lo stesso, perché una persona completa è comunque più adatta alle sfide di una che ha rinunciato a coltivarsi "perché tanto non c'è futuro".

Incoraggiarli a leggere, viaggiare, a credere-nelle/costruirsi-le amicizie (altro valore in picchiata, ma possibile "paracadute" nei frangenti più cupi),
perché...
perché...
perché non te lo posso spiegare, giovane parente, figlio di amico, giovane semisconosciuto con cui chiacchero per caso... ma volerti bene, autostimarti, ti aiuterà nei momenti difficili più che stare qui depresso a pensare a un futuro rispetto al quale non tu, ma neanche i "grandi" (ironico) della politica e della finanza sanno un cazzo di cosa ci aspetta.


Diceva (son quasi sicuro fosse lui) Don Milani:
studiare è come comprarsi gli occhiali. Non ti porta niente nel piatto, ma quando devi attraversare la strada (la vita) e rischi che ti tirano sotto, hai più possibilità con gli occhiali che da miope.

E diceva anche (e qui sono sicuro, invece): se tu hai 500 parole e quell'altro 2.000, quello ti fregherà quando vuole.

"Studiare" io lo estendo a "imparare" (anche da/su sé stesso).
Inviato il: 9/7/2011 14:33
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  •  Makk
      Makk
Re: Il male di vivere della gioventù
#52
Mi sento vacillare
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Dimenticavo:
l'importante è non farsi mettere "nelle scatolette"






Scatolette sulla collina [del sobborgo, ma anche del cimitero],
scatolette di cartapesta, tutte uguali,
Ce n'è una verde e una rosa e una blu e una gialla
E sono tutte fatte di cartapesta e sembrano proprio tutte uguali.

E la gente nelle case [=scatolette] va tutta all'università
Dove viene messa in scatolette e ne escono fuori tutti uguali
E ci sono dottori e avvocati e uomini d'affari
E sono tutti fatti di cartapesta e sembrano proprio tutti uguali.

E giocano tutti sul campo da golf e sorseggiano il loro Martini dry
E hanno tutti graziosi bambini e i bambini vanno a scuola
E i bambini vanno al campo scuola e poi all'università
Dove vengono messi in scatolette e ne escono fuori tutti uguali

E i ragazzi vanno al lavoro e si sposano e mettono su famiglia
In scatole fatte di cartapesta e che poi sembrano tutte uguali
Ce n'è una verde e una rosa e una blu e una gialla
E sono tutte fatte di cartapesta e sembrano proprio tutte uguali.
Inviato il: 9/7/2011 14:56
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  •  NiHiLaNtH
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Re: Il male di vivere della gioventù
#53
Sono certo di non sapere
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Citazione:
cusami NiHiLaNtH, ma i giovani che tu conosci SONO TUTTI COSI'??? I "giovani" prendono in prestito i modelli che la società gli propone, non SONO COSI'. C'è una differenza SOSTANZIALE. Questo stato sociale non è difficile solo per i "giovani" ma per TUTTI NOI. Buttare tutto in un enorme calderone non aiuta a vedere le cose per ciò che sono. Un saluto



Non SONO così ma ce li fanno diventare

i genitori moderni sono più scemi dei figli e li abbandonano davanti alla tv fin da piccoli
la scuola non insegna niente

essere un bravo genitore è davvero difficile
Inviato il: 9/7/2011 18:47
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  •  mangog
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Re: Il male di vivere della gioventù
#54
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Citazione:

Makk ha scritto:

La società ha sempre avuto come scopo "irregimentare" i giovani e normalizzarli nel "buon cittadino", salvo espellere nell'emarginazione, la malattia mentale o la delinquenza incallita (compresa quella politica) quelli che non si adattano.



Come si fa espellere uno dalla "società" non mi è tanto chiaro..... il criminale giustamente lo si mette per un pò di tempo in galera....il matto vive in una dimensione propria e dell'integrazione nella società non sa cosa farsene.... ma tutti gli altri emarginati dove si trovavano prima di essere espulsi se non nella società ? Espellere qualcuno emarginandolo è un processo che richiede una qualche analisi .... e sarebbe utile individuare chi sono gli emarginati, escludendo i criminali ed i pazzi, e risaliire alla loro condizione prima dell'emarginazione.
Chi sono gli emarginati ? I poveri !! ( che ovvio ). Poveri i poveri.. non sono voluti da nessuno ( tranne che da Maurizio Costanzo sempre in cerca dei casi umani ).. servono a poco o niente ( se non per far capire ai non poveri di come non bisogna vivere, in analogia agli attori che recitano da cani che servono per capire come NON SI DEVE RECITARE )... dunque vivono ai margini quasi in maniera parassitaria. Speriamo che la condizione di povero non sia sempre irreversibile.
Gira e rigira il problema è la quantità di denario a disposizione o la voglia di fare soldi e la consapevolezza che i soldi bisogna sudarseli ? ( non necessariamente i milioni di euro.. bastano 35.000 euro all'anno per vivere più che dignitosamente ...)
Ecco il punto.. la società ( Stato o famiglia ) che non permette o non aiuta i giovani a fare i soldi ( e parliamo chiaramente una volta ogni tanto.. anche se "aiutare fare i soldi" mi fa venire in mente colui che vuole farsi aiutare "a far l'amore" sperando di partecipare al godimento del gigolò che gli sta scopando la moglie.... guardoni esclusi )
PS.. questa generazione si troverà per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale a godere di un benessere ridotto rispetto alla generazione precedente..... è come da sempre i giovani sono il futuro al quale passare il testimone .
Inviato il: 10/7/2011 8:50
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  •  benitoche
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Re: Il male di vivere della gioventù
#55
Dubito ormai di tutto
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Caro amico, molti anni fa, un amico mio che di figli ne aveva cinque, grande osservatore di fenomeni vegetali ma anche di tutto il resto, con un sospiro rassegnato mi disse: «Fare il genitore è l’unica professione
in cui quello che fai si rivela giusto o sbagliato dopo vent’anni o piú». Per quello che ho visto lungouna vita concordo abbastanza con la sua saggezza.

Estroflettendosi in cerca di regole, si scopre sempre dopo che queste erano troppe o troppo poche, e che alcune, per noi importanti, scivolano sulla prole come acqua sul manto delle foche. Gli alberelli crescono per forza propria e, a questo proposito, crescevano pure
benissimo quando era assente la cultura del bambino e del fanciullo. Poi un attento giardiniere può certamente aiutare una sana crescita con qualche tutore. E, alle volte, nemmeno lui può far molto. In generale
un tempo l’educazione del bambino, seppure discutibile, era piú facile: i binari erano stabili e non sciabolavano impazziti come durante un terremoto.

Bimbi e bimbe erano considerati come adulti in embrione e importava solo che crescessero per diventare infine adulti per bene. Del resto le lusinghe pericolose erano poche, e l’immoralità era lontana dal venire assunta come status sociale: pressoché impensabile... come i lussi e le alternative di qualsiasi genere. In un batter di ciglia, diciamo in cinquant’anni, tutto è cambiato, ma l’uomo è per sua natura adattogeno: peccato che in genere non abbia consapevolezza di quello che perde e di ciò che acquista.

Ora, insieme al Dottore, anche bypassando la giustificazione esoterica che lei e i lettori conoscono, arriviamo subito alle linee guida che valgono, che funzionano alla prova della realtà. Steiner indica per il
primo settennio del tutto essenziale l’ambiente fisico, cioè tutto quello che il bambino può vedere ordinariamente (non ideali o contenuti interiori ma ciò che vede con i sensi) poiché nel primo settennio egli è
soprattutto un imitatore.In questo periodo il bimbo è straordinariamente plastico.Ho visto in una famiglia buona ma attraversata da rancori e litigi, un bambino che cresceva troppo lentamente e sembrava quasi
deperito.Quando, e per fortuna, ci furono chiarimenti e una restaurata armonia, il fanciullo – questione di mesi – fiorí in maniera visibile e crebbe di statura. Senza dottori e integratori.

Dunque, nel primo settennio l’ambiente circostante plasma il bambino. Le parole magiche sono: imitazione ed esempio.
Divergo da lei sul giudizio di valore: i primi sette anni sono fondamentali poiché formano tutto. Organi, carattere ecc. È per noi adulti che essi sembrano piú ‘scarsi’ poiché è minore la nostra soddisfazione per
l’interazione cosciente con il piccolo. Tutto qua.
Nel secondo settennio si cambia binario, e le rotaie si chiamano: autorità e imitazione morale. Poiché lei ha due figli, uno di 7 e una bambina di 11, converrà che siamo dentro questo parametro.Però vorrei considerare le sue parole. Se sua moglie ha detto veramente che “ solo con la dolcezza protettiva si forma un carattere sereno e non aggressivo”, ciò varrebbe soprattutto per il primo settennio, ed è terribilmente semplicistico, poiché il bambino non è la somma passiva delle vostre caratteristiche.

La frase indicherebbe piuttosto un buon principio pedagogico per l’allevamento di un cane con il quale calma, dolcezza e non aggressività (del padrone o capo branco), faranno crescere lui con le medesime virtú.
Mentre il bambino è ‘altro’ da voi, e assai spesso crescerà con caratteri molto o del tutto diversi dai vostri.
Nel bene o nel male sono il suo patrimonio individuale.
) )
Talvolta occorre tener fermo a fronte di capricci passeggeri. Il ‘no’ non deve spaventare i genitori: una ragionevole austerità fa bene ai ragazzi: è solo questione di buon senso, ossia di dedicarsi ad un sano rapporto con la realtà senza le deformazioni date dalle rappresentazioni e astrazioni o dalle ideologie pedagogiche. Certo che rifiutare il gelato ai ragazzi e comprarselo per sé sarebbe stolto o criminoso...
Bisognerebbe vincere la paura subconscia che sorge nell’anima quando ci si trova davanti il gravoso compito di educatori, e questo vale sia per i genitori che per gli addestratori di cani. In tal senso, la minor sensibilità dei nostri nonni verso i nostri padri era, per certi versi, migliore di una attenzione e sensibilità che nasce e cresce nel timore della propria insufficienza. Non bisogna aver paura dei propri figli!
È questo che genera tutta l’insufficienza odierna. Il Padre e la Madre rimangono archetipi celati nell’anima per l’intera vita: per il bambino i genitori sono di un’importanza gigantesca, anche quando
non venga espressa, e un pochino di forza e dignità non guasterebbe affatto (ascoltate di Giorgio Gaber I Padri miei e I Padri tuoi).

L’antroposofia è una realtà sua e non dei suoi figli, se vuole usarla meglio sarebbe che essa fluisse nella misura in cui è divenuta contenuto vivo di lei stesso e non come schema di pensieri. Le racconto questa: conoscevo due antroposofi, ambedue medici e di cultura medio-alta. Avevano due figli a cui era stato proibito tutto il pensabile secondo una visione astratto-restrittiva della pedagogia e didattica antroposofica.
Mi limito al cibo. Mi accorsi che i bambini, messi a dieta stretta dallo svezzamento in poi, divenivano sempre piú grassocci. E non sembrava un retaggio, con genitori belli e magri. Feci qualche piccola indagine e scoprii che a scuola e con gli amichetti, cioè lontani dallo sguardo dei genitori, facevano tutto quello che era loro stato proibito e con avidità trangugiavano merendine, salumi, cioccolate ecc.

Spazzolavano tutto il possibile. Questi sono i risultati delle astrazioni prive di buon senso, cioè di realtà.
Non dissi nulla ai genitori perché una parte del mio cuore batte sempre per le minoranze oppresse.
Massimo diceva che “la concentrazione non ha mai ucciso nessuno”. Nel suo caso io direi che una minima severità pacata farebbe bene a tutti. E spieghi a sua moglie che le incomprensioni subite da lei nel passato non hanno alcuna parentela col soddisfacimento dei capricci dei figli. Basta fondarsi sulla realtà, cosa che dovrebbe essere uno dei frutti dell’antroposofia. Mentre l’antroposofia pensata può respingere molte persone del tutto sane. Non travasi antroposofia nei bambini, piuttosto mostri loro la bellezza di un architrave o il mistero della forma (diversa) delle foglie. In questo senso il mondo è pieno di meraviglie e misteri: educhi la loro attenzione in questa direzione. Racconti loro le storie degli eroi mitici, antichi o moderni. Se non le ricorda, trovi racconti del genere e inizi lei a leggere con entusiasmo e rispetto. Dia loro materia degna di interesse (se poi uno si innamora di Ercole e l’altra di Jacques
Cousteau, vanno bene ambedue).

Inoltre: i bambini sono molto prudenti con gli adulti, e si potrebbe dire
che bambineggiano per una istintiva forma di autodifesa. Parli con loro come avessero due anni di piú ciascuno. Vedrà come a poco a poco si paleseranno con momenti di saggezza e maturità da restare a
bocca aperta. Dia loro da leggere storie e saggi per ragazzi piú grandi. Poi inizi a chiedere notizie esatte (faccio un esempio: la bambina potrebbe leggere la Storia della Marina e lei potrebbe chiederle, come
fosse ovvio, i nomi delle navi. Al bimbo, con le avventure degli Dei olimpici, chieda con interesse nomi, avvenimenti ecc.) Va bene tutto: Salgari, Verne, Dante. Scelgano loro. Lei porti e non spinga, ma sostenga
le loro inclinazioni. Sarebbe splendido che entusiasti di qualcosa (potrebbe essere anche la botanica delle piante lungo i muretti abbandonati) incominciassero a memorizzare per il piacere di farlo; la
comprensione come la intendiamo noi importa poco, molto invece l’imparare a memoria. Mi ricordo che in IV elementare, avendo letto Viaggio al centro della terra di Verne, imparai spontaneamente a memoria il misterioso scritto in latino che indicava la via ai coraggiosi personaggi.
Il mestiere di genitore è piuttosto ingrato, e se trovano uno zio o un conoscente da ammirare o persino da adorare, seppure con occhi ben aperti, sappiate fare un passo indietro. Difficilmente si vedono eroi e
superuomini nella propria casa. Però infiammarsi per qualcuno o qualcosa è il nutrimento dell’anima nel secondo settennio. Ai genitori rimane l’infinito compito di amare, che sarebbe la cosa piú facile del mondo se non fosse invischiata nei mille distinguo dettati dai fantasmi suscitati dal sé personale.

Vorrei aggiungere ancora che nel processo di individuazione dei ragazzi è spesso poi inevitabile un invisibile o palese respingimento dell’ordinario sperimentato nell’ambiente familiare. Circa i fondamenti dell’antroposofia sarebbe proficuo, nel terzo settennio, avvicinare i giovani a qualcuno che la conosca e sia estraneo alla famiglia e che, soprattutto, sia dotato di autorevolezza, pazienza e di sincero amore per lo Spirito. Da padre a padre la saluto e le auguro buona fortuna.
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la religione è indispensabile
soltanto a un’umanità rescissa dal mondo divino-spirituale.
Inviato il: 11/7/2011 1:38
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  •  Lestaat
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Re: Il male di vivere della gioventù
#56
Dubito ormai di tutto
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Prometto che domani argomento meglio il concetto ma intanto giusto per rispondere in modo diretto e senza giri di parole alla domanda fondamentale che ponete (Cosa possiamo fare per aiutare i giovani?)
Chiudere quella dannata bocca e levarvi tutti quanti dalla scatole lasciando la gestione del potere a chi ha voglia di creare un cazzo di futuro, e soprattutto a chi non ha già comprovatamente fallito sotto tutti gli aspetti della vita come la vostra generazione e quella che vi ha preceduto.

Un po' troppo "radicale"?

Per voi di sicuro.
Parlo di voi poi, solo perchè non so bene in che categoria mettermi data la mia età a metà strada tra il "ggiovane" e l'Adulto.
Non so se le idee dei giovani ci sono, non so, nel caso, se sono giuste ma una cosa la so per certa: le vostre sono sbagliate.
La società che scaturisce dalla vostra morale, dalla vostra etica e dalle vostre idee di organizzazione sociale hanno fallito miseramente. Tutti quanti voi, ma proprio tutti, direttamente o indirettamente, siete responsabili della creazione di questo schifo di mondo e non solo vi ostinate a voler gestire, aiutare, comandare, dominare la società e i vostri "ggiovani" ma lo fate con l'arroganza di chi è convinto di aver capito qualcosa in più....perchè voi avete vissuto...certo.....avete esperienza, ovvio...e soprattutto, guardandovi attorno, non si sa come, vi sembra anche di aver fatto un buon lavoro.
Il male di vivere della gioventù?
Beh...come minimo.
Senza prospettive, senza l'elementare capacità alla ribellione perchè sopita da una valanga di "VALORI" sempre pronti da fargli usare quando alzano troppo la testa...
E mi basta vedere VOI, in questo momento tragico, guardarvi mentre vi deprimete senza ritegno, attoniti di fronte alla vita perchè la pensione non vi fa arrivare alla fine del mese, perchè lo stipendio copre a malepena il mutuo....con i vostri sguardi vuoti a fare la fila agli hard discount dove vi sentite spaesati di fronte alle etichette strane e mai viste in tv. Mentre mugugnate contro il "governo ladro" di turno e vi scandalizzate poi per le sassaiole in val di susa....eh.....la violenza è male eh.....
Eh già, perchè non lo sanno che è male quelli che tirano i sassi. Lo ignorano. Come gli arabi che ci odiano a prescindere, che sono malvagi per il gusto di esserlo.
Dicevo mi basta guardarvi adesso, depressi, quasi automi, per capire quanto sia TUTTO e DEL TUTTO sbagliato ciò che pensate della società e del mondo. Quanto sia limitata la vostra capacità di elaborare una visione di insieme lucida e priva di schemi precostituiti.
Sono sempre stati i giovani, in ogni epoca, quelli che hanno salvato il culo a quelli come voi, ogni volta che si sono presi il potere, ogni volta che sono riusciti ad influenzarlo, ogni volta che hanno dato la vita per un mondo diverso, perchè è il loro essere radicale che muove le cose, perchè è quando si ribellano alle vostre morali, al vostro aiuto, alla vostra etica che il mondo cambia.
Forse per poi tornare uguale sempre per lo stesso motivo: perchè chi contribuisce ad un cambiamento crede di aver capito come vanno le cose e crede di aver ragione per sempre.....
ah già....dimenticavo che la vostra di generazione non ha cambiato niente....inutili da giovani e arrogantemente prepotenti da adulti...
Avete fatto proprio un gran bel lavoro. E' giusto che siate voi a spiegare la vita a questi "ggiovani" bamboccioni.

http://www.youtube.com/watch?v=IVnPotcVkFQ

PS
Ovviamente il tono è volutamente irriverente e irriguardoso...
è scritto di getto così mam mano che pensavo perchè è un argomento che mi tocca nel profondo e mi piacerebbe che badaste al succo più che alla forma...non mi sono rivolto a nessuno in particolare ovviamente

PPS
Mi sarebbe piaciuto inserire direttamente il video youtube ma non riesco....che diamine di tag si usa?
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In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.
Inviato il: 11/7/2011 3:42
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  •  Lestaat
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Re: Il male di vivere della gioventù
#57
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rimosso perchè duplicato
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Inviato il: 11/7/2011 3:42
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  •  peonia
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Re: Il male di vivere della gioventù
#58
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Bimbi e bimbe erano considerati come adulti in embrione e importava solo che crescessero per diventare infine adulti per bene. Del resto le lusinghe pericolose erano poche, e l’immoralità era lontana dal venire assunta come status sociale: pressoché impensabile... come i lussi e le alternative di qualsiasi genere. In un batter di ciglia, diciamo in cinquant’anni, tutto è cambiato, ma l’uomo è per sua natura adattogeno: peccato che in genere non abbia consapevolezza di quello che perde e di ciò che acquista.

direi con precisione che è avvenuto con la "liberazione" americana.....ah! c'avessero mai salvato!!!!


Ottimo pensiero Benitoche, non ho capito però con chi dialogavi dandogli del lei....
ma le tue argomentazioni fanno parte di un'altra cultura, quella che cercherei di recuperare...più europea e meno mericana! giusto alcuni saggi anziani le possono capire...
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Inviato il: 11/7/2011 14:35
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  •  peonia
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Re: Il male di vivere della gioventù
#59
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Leestat io percepisco questo malessere e mi sono presa tutte le responsabilità di questo mondo, e non avrei aperto l'argomento se così non fosse....però una cosa la devo dire.
Noi siamo sempre co-responsabili di cio che accade ma ci sono andati giù pesanti anche altri poteri oscuri, che non siamo stati capaci di vedere dalla loro insorgenza e ci siamo cascati come pere.....se pensi che c'è gente che ancora va a votare pensando di influire .....capisci molte cose....
sono per i giovani, con i giovani, che vanno da 1 giorno a 30-40 anni....
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Inviato il: 11/7/2011 14:41
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  •  Lestaat
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Re: Il male di vivere della gioventù
#60
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Citazione:

peonia ha scritto:
Leestat io percepisco questo malessere e mi sono presa tutte le responsabilità di questo mondo, e non avrei aperto l'argomento se così non fosse....però una cosa la devo dire.
Noi siamo sempre co-responsabili di cio che accade ma ci sono andati giù pesanti anche altri poteri oscuri, che non siamo stati capaci di vedere dalla loro insorgenza e ci siamo cascati come pere.....se pensi che c'è gente che ancora va a votare pensando di influire .....capisci molte cose....
sono per i giovani, con i giovani, che vanno da 1 giorno a 30-40 anni....


Mi rendo perfettamente conto peonia.
Come speravo di far comprendere con il PS era uno sfogo generico con giudizi assolutamente generici su una generazione che di solito oltre ad aver combinato un gran casino rompe anche i cosiddetti.
Vorrei però sottolineare quanto ritengo importante una "vostra" inazione per una volta. Non fate nulla, anzi andate dietro a loro senza pregiudizi e senza pensare, per una diamine di volta, ad aiutarli, a spiegargli o a fare voi, quel che sono capacissimi di fare da soli anche se non lo credete possibile. E' un fallimento epocale, quello delle ultime due generazioni, che si è ormai palesato. E il significato è uno soltanto, pur con tutti i se e tutti i ma del caso, avete sbagliato. E da tutti i punti di vista. Dalla morale, che se è pur vero che discende da qualcosa di peggio e non gli si poteva chiedere troppo, ha generato delle perversioni che, mascherate sotto il manto di ipocrisia del perbenismo, vi ha trasformato in qualcosa del tutto simile a quello che anche voi in gioventù avversavate. E avevate ragione eh.
Passando poi per l'etica, che vi ha reso schiavi e nulla più, di una società disumana, incapaci a pensare fuori da certi schemi.
E finendo poi con la struttura sociale assunta a nuova e unica religione.
Quello che è mancato è lo scontro generazionale, sotto qualsiasi forma, violenta o meno.
I giovani hanno ragione a prescindere invece. Abbiate fede nella natura umana, è più che sufficiente, non state a scervellarvi su cosa potete fare, non pensate proprio a queste cose, o se lo fate, fatelo come esercizio intellettivo personale e basta. Per quanto un valore o un principio possa sembrarvi fondamentale e giusto, dovete essere pronti a metterlo in discussione, comprendere che il mondo cambia e sebbene anche voi cambiate con esso, siete più impegnati nel presente per natura, impegnati a "dare una base per il futuro", quindi nell'oggi. E per di più molti principi a voi cari, sebbene condivisibili, hanno generato con il tempo e il modificarsi della società, degli effetti collaterali che sono sia devastanti che inevitabili. Non dovete nemmeno "ascoltarli"...dovete dar loro il potere e basta. Sono loro che devono decidere. Sono loro che sanno più di chiunque altro comprendere il presente e pensare alle sue soluzioni. Quanto sono più privi di ideali e valori meglio è.....lo ripeto, abbiate fiducia nell'umanità, siamo un animale buono e portato alla tranquilla collaborazione. Sono pochi i prepotenti tra noi ed ogni volta, grazie alla prepotenza appunto, agguantano il potere in mezzo alla maggioranza pacifica...
Anche quando i giovani usano, secondo voi immotivatamente, violenza non giudicate, non potete, non ne avete più il diritto. Forse è perchè non gi avete colpevolmente lasciato altro da fare. Non potete vivere perennemente nella speranza che prima o poi il "mondo prenda coscienza" e che tutto si risolvi per semplice buonsenso. E' da tutta la vita che sperate accada, e i più giovani sono perfettamente consapevoli che ciò non può accadere nè durante la vostra vita e probabilmente nemmeno durante la loro.
Insomma, non ascoltate i giovani, obbedite loro, voi avete sbagliato ed evidentemente c'è qualcosa che non va nella vostra mentalità, nel vostro punto di vista...
"Non insegnate ai bambini la vostra morale,
è così stanca e malata, potrebbe far male"
...
"non insegnate ai bambini,
non divulgate illusioni sociali,
non gli riempite il futuro di vecchi ideali,
l'unica cosa sicura è tenerli lontano dalla nostra cultura"
...
"Giro, giro tondo, CAMBIA il mondo"

e come dice sempre Gaber, accettate, a differenza di quanto hanno fatto i vostri genitori con voi, che "La vostra generazione ha perso"
_________________
In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.
Inviato il: 11/7/2011 21:52
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