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  Il furto della memoria

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Autore Discussione
Re: Il furto della memoria
#18
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Roma ha solo due linee di metro quando ogni altra grande capitale

E gli amerriccani c'avevano John Wayne mentre i romani solo Renato Rascel, bisognerebbe dare piu' fondi...
E da dove li prendi i soldi? Dagli stipendi degli operai della Fiatte, come al solito, perche' a loro non serve mica la tangenziale per le merci o magari pure per andare a lavorare in auto serve solo ai romani non si sa bene per cosa, e gli affitti ai romani devono essere ridotti perche' la Citta' Eterna non fu fatta in un giorno e si sa.

Citazione:
Lo Stato italiano dovrebbe spendere 10 volte quello che spende per
Roma sia perchè è la capitale, sia perchè è un patrimonio artistico
unico.
I francesi lo fanno con Parigi e gli inglesi con Londra e nessuno dice
nulla.

Nessuno dice nulla anche perche' quelle citta' producono molto di piu' di quanto non incassino dallo stato. Roma produce solo perche' c'e' l'odiato capo della chiesa che bisognerebbe abolire, ma che attira turisti da tutto il mondo che non verrebbero di sicuro per il patrimonio artistico: per quello possono anche andare altrove, ad esempio a Firenze o a Venezia. Il patrimonio artistico ce l'hanno anche tutte le altre grandi citta' in Italia, che non si puo' dire certo di quelle inglesi e nemmeno di quelle francesi.

Citazione:
Napoli era il centro culturale d'Europa

Dai, siamo seri. Napoli era una citta' alla periferia culturale d'Europa. I centri culturali, alla meta' del diciannovesimo secolo, erano appunto Parigi e Londra. Napoli era una citta' dove giravano soldi (i soldi fatti soprattutto con lo zolfo siciliano) e c'era un tenore di vita invidiabile soprattutto da tutti gli altri con le pezze al culo nel resto del regno , ma da qui a farne il centro culturale d'Europa... mi sa che e' come parlare con un tifoso di calcio della sua squadra del cuore.
Inviato il: 27/1/2011 4:20
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      benitoche
Re: Il furto della memoria
#17
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

audisio ha scritto:

P.S.: comunque, il Sud stava benissimo prima che la cricca sabauda
arrivasse a saccheggiarlo...
Napoli era il centro culturale d'Europa, questi sò fatti, non chiacchiere...


La storia si ripete apportando sempre qualcosa di nuovo,altrimenti non avrebbe senso,il problema potrebbe essere il periodo di transizione
Inviato il: 27/1/2011 3:54
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      audisio
Re: Il furto della memoria
#16
Sono certo di non sapere
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Perchè, di grazia, cosa avete dato?
Roma ha solo due linee di metro quando ogni altra grande capitale
ne ha 10.
Ha un GRA con molti tratti a due corsie sul quale i romani passano
gran parte della loro vita e nessuno ci risarcirà mai per questo.
Ha una tangenziale sempre con due corsie e pure strette in cui
c'è un incidente un giorno sì e l'altro pure che la paralizza, perchè
ci sono le curve strette in discesa e le uscite che si vedono all'ultimo.
Non abbiamo un servizio taxi decente, affitti allucinanti.
Ma de che stamo a parlà?
Lo Stato italiano dovrebbe spendere 10 volte quello che spende per
Roma sia perchè è la capitale, sia perchè è un patrimonio artistico
unico.
I francesi lo fanno con Parigi e gli inglesi con Londra e nessuno dice
nulla.



P.S.: comunque, il Sud stava benissimo prima che la cricca sabauda
arrivasse a saccheggiarlo...
Napoli era il centro culturale d'Europa, questi sò fatti, non chiacchiere...
Inviato il: 26/1/2011 18:12
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Re: Il furto della memoria
#15
Sono certo di non sapere
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Da Tavistock Square, Camden, London WC1H, UK
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Citazione:
se oggi Nord, Centro e Sud andassero ognuno per i fatti loro
chi ci guadagnerebbe?

Non so, vediamo...

Citazione:
Il Nord ha le fabbriche, le infrastrutture, la distribuzione, tutte le
grandi banche e le assicurazioni, ora anche Alitalia.

Vuoi dire le fabbriche chiuse o in via di chiusura perche' ora che le infrastrutture ce le ha anche la Badombia e che la pressione fiscale e' totalmente fuori controllo sono condannate? La distribuzione, banche e assicurazioni possono andare tutte quante in Bassa Cuccumia anche domattina, se conviene. Alitalia... ma dai, un po' di pudore!

Citazione:
Il Centro e in particolare Roma ha solo i Ministeri, capirai che se l'Italia si spezza Roma torna alla miseria dei ricavi del pellegrinaggio

Che sono meglio del niente spinto che attende il Nord.

Citazione:
Il Sud non ha più nulla, neanche le campagne

Tutto per colpa degli sfruttatori nordisti. Sbarazzandosi di loro risorgera' nella Nuova Borbonia dei tempi belli.

Chi ci guadagna? Quando il piatto e' vuoto fare cooperativa o stare a casina propria non e' che cambi molto...

Citazione:
Roma con l'insulto costante alle proprie bellezze artistiche da
sacrificare al ruolo di capitale senza aver mai ricevuto un quibus in
più per tale sacrificio,

All'anima del quibus, cosa dovevamo ancora dare, le protesi dentarie?
Inviato il: 26/1/2011 17:58
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      audisio
Re: Il furto della memoria
#14
Sono certo di non sapere
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@ Pike:
a me non interessano i politici e le caste.
Io dico una cosa ben precisa:
se oggi Nord, Centro e Sud andassero ognuno per i fatti loro
chi ci guadagnerebbe?
Il Nord ha le fabbriche, le infrastrutture, la distribuzione, tutte le
grandi banche e le assicurazioni, ora anche Alitalia.
Il Centro e in particolare Roma ha solo i Ministeri, capirai che se l'Italia
si spezza Roma torna alla miseria dei ricavi del pellegrinaggio.
Il Sud non ha più nulla, neanche le campagne.
Per cui mi spiace, ma se il progetto è quello di dire "quel che è fatto,
è fatto, scurdammoce 'o passato", ossia lo stock, la ricchezza, quella
ormai è mia, in più mi tengo anche il flusso che origina da quella
ricchezza che è stata creata anche dal Sud con l'emigrazione e anche
da Roma con l'insulto costante alle proprie bellezze artistiche da
sacrificare al ruolo di capitale senza aver mai ricevuto un quibus in
più per tale sacrificio,
ripeto se questo è il progetto allora la prospettiva è solo la guerra
civile.
Il Nord lo sappia, siamo già abbastanza poveri, non accetteremo di fare
i sudditi di lor signori.
Uomo avvisato...
Inviato il: 26/1/2011 17:47
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  •  audisio
      audisio
Re: Il furto della memoria
#13
Sono certo di non sapere
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Per la littorina, sicuramente sarà stata diesel.
Sai, ero ragazzino, mi ricordo solo 'sto viaggio allucinante,
'na sofferenza unica, il dolore al culo per quei sedili di legno,
il tutto poi per arrivare in un posto dove c'era l'acqua un giorno
su tre e dovevo tirare l'acqua con la "concolina" quando facevo
la cacca.
Per non parlare delle decine di mosche dentro al piatto.
Capirai che ancora c'ho gli incubi...
E che m'incazzo quando i milanesi dicono che l'Italia l'hanno fatta
loro.
Inviato il: 26/1/2011 17:39
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Re: Il furto della memoria
#12
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Per andare al paese di mia madre in Calabria ci voleva una giornata
e gli ultimi 50 chilometri li facevi con la littorina, recante questo nome
perchè risalente ai tempi del Duce, un trenino a vapore con i sedili
di legno.

Non era una littorina, allora. Le littorine erano Diesel. Le ferrovie non principali in Piemonte fino ad una ventina di anni fa erano ancora pre-fascismo (stile Far West, ma elettriche a corrente continua). Mal comune...

Come sempre c'e' chi ha vinto la guerra e c'e' chi ha vinto la pace. Il Piemonte ha vinto la guerra, ma alcune caste del Sud hanno vinto la pace ed ora pure piangono. La responsabilita' per lo stato attuale del Sud e' anche e soprattutto loro. Esempio classico: di chi credi e sulla pelle di chi sono i soldi del bandanato, che e' solo un burattino per fare credere a quelli del Nord di avere ancora il polso della situazione?
Inviato il: 26/1/2011 17:34
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Re: Il furto della memoria
#11
Sono certo di non sapere
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Bè, perchè senti la puzza?
Come minimo dovrebbe essere coperta dal tanfo di 20 anni
di propaganda sul Nord motore d'Italia.
L'Italia dovrebbe pagare i risarcimenti di guerra al Sud, altro che
Gheddafi.
Per andare al paese di mia madre in Calabria ci voleva una giornata
e gli ultimi 50 chilometri li facevi con la littorina, recante questo nome
perchè risalente ai tempi del Duce, un trenino a vapore con i sedili
di legno.
Parlo di inizio anni '80.
Manco sulle montagne della Colombia...
Con i cessi che vomitavano orina sui quali dormivano decine di disperati
morti di fame abbracciati alle valigie.
E vogliono il federalismo?
Io gli darei cannonate...
Inviato il: 26/1/2011 17:17
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Re: Il furto della memoria
#10
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Sono terrone e me ne vanto,ma temo il revisionismo risorgimentale

Io non lo temo, ma mi puzza parecchio.
Anche se e' pure tutto vero (purtroppo) e lo si sapeva gia' da decenni non certo per l'ultimo libro strombazzato che copia solo produzione precedente, tengo a precisare che si dice "chiagni e fotti" e non "pianz e ciula", non so se e' abbastanza chiaro...
Inviato il: 26/1/2011 16:54
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Re: Il furto della memoria
#9
Sono certo di non sapere
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Il "libero imprenditore" non produce un beato cazzo.
Sono i lavoratori che producono, lui passa solo alla cassa...
E basta cò 'sta retorica dei poveri imprenditori.
Pure l'imprenditore fallito 30 volte c'ha il SUV...
Inviato il: 26/1/2011 15:17
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Re: Il furto della memoria
#8
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

Personalmente l'analisi di Pino Aprile mi lascia confuso.

Credo sia assolutamente vera, ma qualcosa dentro di me si allarma sempre quando una analisi cosi' rivoluzionaria trova enorme spazio nell'informazione, per cui sospendo il giudizio e aspetto, gli avvenimenti futuri mi daranno piu' elementi per inquadrarlo meglio.

Un saluto


Dopo aver letto dei 18 bersaglieri e della donna ho dovuto aspettare un giorno prima di continuare l'articolo
Sono terrone e me ne vanto,ma temo il revisionismo risorgimentale
Come buttare paglia sul fuoco mi dico,poi penso:
la linea è tracciata bisognerà seguirla,il destino è la frammentazione dell'Italia in due o in tre parti

Vado in giro per la città. I pedoni odiano i ciclisti, gli automobilisti odiano i motociclisti, i ciclisti odiano gli automobilisti, eccetera.
Leggo il Corriere: nelle lettere tutti sono sicuri che l'altro imbrogli, "non ce la conta giusta", hanno dunque loro la verità in tasca; chiunque abbia a che fare con l'opposta parte politica viene odiato, ripeto, odiato; si augura la morte a chi non la pensa uguale. Si è sicuri, ripeto, sicuri, che l'altro sia in malafede, che ci sia sotto un complotto, che "quanto ti pagano per dire o fare questo".
L'ambiente è carico di animosità, faziosità, odio. La verità non è quello che è, è quello che diciamo noi.
Le amministrazioni di ogni tipo sembrano messe lì solo per contrastarci, per impedirci la vita: per odiarci

A 150 anni dall' Unità mi accorgo che alcune frasi storiche non sono del tutto compatibili coi bisogni reali di una nazione come la nostra. è vero che qualcuno disse che l' Italia era fatta, e bisognava fare gli Italiani, ma questo a mio avviso è stata una fregatura : ci siamo ritrovati cucito addosso uno stato che aveva ed ha tuttora i limiti funzionali di una monarchia feudale, con tanto di burocrazia, balzelli e privilegi di casta. Siamo ormai alla canna del gas, e qualche dubbio diventa legittimo sul fatto che l' Italia sia una creatura integra come auspicato dalla sua Costituzione.
Non si tratta di intentare processi alle intenzioni, ma alla scelta e alla manutenzione degli strumenti per perseguire tali nobili fini. In molte regioni si è sempre messo in atto una forma di federalismo autoctono e spontaneo, che altrove ( nei luoghi dove ciò non si è voluto in nome di una potenziale uguaglianza fra Italiani, o dove non si è saputo manovrare con sufficiente scaltrezza) ha portato a queste proposte di autonomia dei giorni nostri. Idealisticamente sono condannabili entrambe, ma la formula più anziana ha avuto il privilegio di essere assimilata al sistema di governo centrale, e gode di una certa immunità, nonche di molti privilegi.
La guerra civile è alle porte, e ormai è il tempo per contromisure di emergenza, una forma di quarantena fiscale che si spera renda possibile una gestione meritocratica delle risorse di tutti, e la conservazione di patrimoni di cultura locale che non trovarono la salvaguardia delle istituzioni.
Certo non sarà una scelta saggia sostituire i moduli del 740 con altri stampati in dialetto, ma le minoranze linguistiche, la nostra bella lingua nazionale, nonchè l' inglese già parlato su tutti i cinque Continenti, starebbero davvero bene gli uni a fianco agli altri.
Come starebbero bene linee di produzioni alternative nei colossi industriali che così spesso godono della cassa integrazione per gli intasamenti del mercato che essi stessi creano ( va tenuto anche presente che un libero imprenditore, se non lavora o non vende la merce -perlopiù prodotta a sue spese- va "di baracca" senza tanti ammortizzatori sociali !) ... e così via...
.
Per paradosso, l'unica soluzione in certe occasioni sarebbe la presenza di difficoltà comuni enormi Per esempio, sotto un bombardamento, i fastidi per delle piccolezze ritroverebbero la loro giusta e modesta dimensione, anzi, nascerebbe una inaspettata solidarietà.

Servaj,Ginogost
PS
Il nonno di Albano secondo alcuni era un Brigante
Quìil covo dei briganti nel parco divertimenti di Cellino del fratello,Franco Carrisi
Inviato il: 26/1/2011 4:14
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Re: Il furto della memoria
#7
Sono certo di non sapere
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Da Asia
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Se così fosse, purtuttavia, non si capisce perché le stesse persone che qui tacciono, esplodono in (giuste!!!) invettive nei post che riguardano Israele e tante altre situazioni simili. Seguendo quella logica (tua, ma anche mia) non si avrebbero reazioni nemmeno per l'11.9. Troppo facile applicare la stessa logica, dare una scrollatina di spalle e proseguire la propria giornata come se niente fosse.

Ciao Notturno, secondo il mio parere, le persone si sentono piu' coinvolte in avvenimenti contemporanei, avvenimenti che vivono in prima persona, come l'11 settembre oppure le porcate attuali effettuate ai danni di popolazioni ed etnie diverse.

C'e' l'illusione che interessandosi di questi avvenimenti, essendone spettatori, si possa anche esserne protagonisti, quindi le denunce e l'indignazione su avvenimenti attuali che contribuiscono almeno ad informare soggetti che non lo sono, contribuiscono ad alzare il livello di consapevolezza offrendo altre capacita' di analisi.

Purtroppo o per fortuna gi avvenimenti passati non si possono modificare, ricordiamoci che noi ci immedesimiamo negli avvenimenti della nostra vita e tendiamo a scordarci del passato, lo stesso meccanismo si applica agli avvenimenti storici.

Aggiungiamo il sentire comune, che tende a macinare e consumare tutto molto rapidamente, oggi un oggetto di 6 mesi e' gia' percepito come vecchio e superato e avrai il quadro attuale con il perche' questo accada.

Lo sconforto che provi e' comprensibile ma, su questo tema la reazione piu' comune ( ricordiamoci che il senso comune e' il metro della consapevolezza di un popolo) e' quella che recita " quel che e' stato e' stato scordiamoci il passato e pensiamo al "futuro"

Non so se esista quel senso di colpa che intravedi tu, non abbiamo bisogno di scoprire che i nostri avi sono stati figli di puttana e neanche di sapere che questa gente e' ancora ben rappresentata, penso piuttosto a un sentimento piu' vicino all'analisi di Audisio cioe' che le persone preferiscono non vedere, non RIVEDERE le proprie certezze, anche tra coloro che si sentono superiori alla massa perche' LORO SANNO ed il popolo bue ignora.

Personalmente l'analisi di Pino Aprile mi lascia confuso.

Credo sia assolutamente vera, ma qualcosa dentro di me si allarma sempre quando una analisi cosi' rivoluzionaria trova enorme spazio nell'informazione, per cui sospendo il giudizio e aspetto, gli avvenimenti futuri mi daranno piu' elementi per inquadrarlo meglio.

Un saluto
Inviato il: 25/1/2011 12:53
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Re: Il furto della memoria
#6
Sono certo di non sapere
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Intanto la Gelmini prepara l'università del futuro, eliminando dalla
ricerca le facoltà umanistiche e quindi anche la storia e facendo in
modo che i finanziamenti futuri vadano solo alle università del nord.
E' questo il federalismo che vogliono, una replica dello Stato sabaudo
massacratore, uno Stato in cui il Sud serva solo da riserva di manodopera
e come alimentatore di finanza criminale che poi verrà gestita a Milano
per produrre ricchezza nel Nordest.
http://www.repubblica.it/scuola/2011/01/25/news/universit_senza_umanisti-11623683/?ref=HREC1-6
Inviato il: 25/1/2011 12:37
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Re: Il furto della memoria
#5
Sono certo di non sapere
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@ Notturno:
il libro di Aprile lo avevo segnalato già mesi fa ed effettivamente
nessuno mi si è filato.
E' un vecchio e noto riflesso condizionato, lo stesso su cui poggia
il 911 e la narrazione filoisraeliana.
Nessuno ama ammettere che il proprio paese debba la propria nascita
a un grande mattatoio o che il proprio governo sia costituito da criminali
in doppio petto.
Mostrare che il Re è Nudo a chi si gira dall'altra parte per non vedere è
cosa assai dura...
Inviato il: 25/1/2011 12:23
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Re: Il furto della memoria
#4
Dubito ormai di tutto
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Ciao Incredulo.

Avevo pensato anche io, come te, che il silenzio fosse frutto di "consapevolezza".

Come a dire: "Tutta roba già saputa, che ne parliamo a fa'...."

Per alcuni forse è così, non saprei.

Se così fosse, purtuttavia, non si capisce perché le stesse persone che qui tacciono, esplodono in (giuste!!!) invettive nei post che riguardano Israele e tante altre situazioni simili.

Seguendo quella logica (tua, ma anche mia) non si avrebbero reazioni nemmeno per l'11.9. Troppo facile applicare la stessa logica, dare una scrollatina di spalle e proseguire la propria giornata come se niente fosse.

Ma io sospetto che il motivo sia un altro: il senso di colpa.

Forse (e dico FORSE!) scoprire che i nostri nonni erano bastardi tanto quanto gli israeliani o quelle jene della bosnia è troppo. Ci ammutolisce.

Ho la sensazione che questo argomento ingeneri disagio e fastidio.

Ho l'impressione che molti, al nord, ma anche al sud, avevano trovato un proprio equilibrio, interpretando la vita sulla base di quelle nozioni storiche ammanniteci a scuola.

E oggi, scoprire che tutto quel che credevamo di sapere E' FALSO (sempre con il "forse" in mezzo) ci destabilizza.

Pino Aprile non lo dice chiaramente in questo stesso mio modo.

Però annota la reazione delle persone a cui parlava prima di scrivere il libro, via via che scopriva le atrocità commesse.

Le stesse reazioni che annoto io quando ne parlo ai miei amici (e anche in parte qui su questo forum): stupore, incredulità all'inizio. Poi via via lo sguardo cambia, gli occhi si abbassano, e infine giunge il fastidio, il rifiuto di parlarne, il rifiuto di affrontare la questione.

Forse è facile addebitare le peggiori ignominie a qualcuno che vive a 2000 km da te e da tutto il tuo mondo.

Diventa un po' come un Risiko, in cui gli "altri" sono sempre i cattivi.

Qui non puoi fare questo stesso gioco.

Perché gli "altri" siamo "noi".

Quel che tu dici è giusto: il Potere mente.

Quel che invece è sbagliato è accogliere la menzogna senza reazione, senza indignazione, senza scandalo.

Siamo noi che creiamo il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Se continueremo così, sarà sempre più nero.

Non posso accettare quel che vedo in tv.

Non posso tacere mentre un ex-partigiano, che oggi brilla per il suo sopore, mentre attorno tutto si squaglia, promuova i "festeggiamenti" per il centocinquantenario.

Di che cosa?

Di cosa dovrei esser lieto?

Cosa dovrei festeggiare?

Perché mi sento solo in questa mia indignazione?

Apprezzo davvero il tuo intervento, Incredulo. Non lo dico per affettazione, ma in tutta sincerità.

Ma non lenisce il mio cruccio.
Inviato il: 25/1/2011 10:28
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Re: Il furto della memoria
#3
Sono certo di non sapere
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Da Asia
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Pensate se queste stesse cose le avessero fatte gli israeliani ai palestinesi. Questo post brulicava di indignati a tempo pieno.... E invece c'è il deserto. Strano, perché queste sono cose che ci riguardano direttamente e un pelino più da vicino.

Credo che sia giusto il tuo ragionamento, ma questo libro non aggiunge nulla a quello che gia' si sa, cioe' che i libri di storia sono scritti dai vincitori.

Esempi come quello denunciato da Aprile, ne abbiamo a tutte le latitudini e in tutte le epoche.

Quando si capisce che i libri di storia sono scritti dalla massoneria, che TUTTI i personaggi storici citati come eroi, o fini pensatori e politici, o rivoluzionari vari erano appartenenti a questa organizzazione, che tutte le "rivoluzioni" e i "cambiamenti epocali' hanno come UNICO filo conduttore il denaro ed il potere, non ci si puo' stupire delle verita' storiche riportate da Aprile.

Chi considera i meridionali come terroni o peggio scimmie, non cambiera' idea leggendo questo libro, chi li considera come persone avra' qualche informazione in piu' a supporto delle sue convinzioni ma chi ha approfondito gli avvenimenti storici e quale sia i filo rosso che lega gli eventi, non puo' stupirsi per queste rivelazioni.

Che sia forse e' per questo che questo forum non abbia molti commenti?
Molti non saprebbero esprimere altro che banalita' e sconcerto, non aggiungendo nessun elemento a questo quadro.

Un saluto
Inviato il: 25/1/2011 10:03
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Re: Il furto della memoria
#2
Dubito ormai di tutto
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Pensate se queste stesse cose le avessero fatte gli israeliani ai palestinesi.

Questo post brulicava di indignati a tempo pieno....

E invece c'è il deserto.

Strano, perché queste sono cose che ci riguardano direttamente e un pelino più da vicino.

Non solo e non tanto per le cose commesse 150 anni fa.

Ma per quello che stanno facendo OGGI a noi e ai nostri figli, nascondendoci ogni fatto, azione, evento accaduti, con l'effetto che si crea terreno fertile per i leghisti, gli egoisti, gli opportunisti e tutti gli "isti" del mondo.

Nelle scuole continuiamo a leggere le eroiche gesta di Vittorio Emanuele II (Il "Re Galantuomo"), dell'EroeDeiDueMondi e dei suoi "Mille", della "liberazione" del sud Italia ad opera di idealisti generosi, corsi in soccorso dei "vessati": "Non resteremo insensibili al grido di dolore che si leva da tante parti d'Italia!!!" (evvai con le cazzate!).

Se leggete i commenti a questo articolo, nel sito ComeDonChisciotte, troverete alcuni (immagino che abitino al nord Italia) che reagiscono "da manuale", e tirano fuori argomenti tipo: "Qui al nord non esiste più un solo impiegato pubblico che non sia terrone", come se questo avesse un qualche senso logico, sia in questo argomento che altrove.

Questo modo di pensare è l'esatta conseguenza di questa mistificazione della storia.

Un signore si sente sereno e tranquillo nell'affermare che "Il nord (in buona sostanza) è stato INVASO dai terroni".

Capito?

E questo non urta nessuno di voi.

E questo non vi fa scattare nessuna molla, nessuna indignazione, nessun desiderio di condanna dell'operato.

Ma neanche nessuna voglia di approfondire i fatti?

C'è la reale, concreta possibilità che (non a mille miglia di distanza, ma QUI, A CASA NOSTRA) siano state commesse stragi da far impallidire la Bosnia e Sabra e Chatila messe assieme.

E che tutto questo abbia contribuito a creare lo Stato come lo conosciamo oggi (falso, aggressore anzicché tutore del suo cittadino), vessatore del debole.

Il tesoro del Banco di Napoli (tanto oro quanto e più di TUTTI GLI ALTRI REGNI ITALIANI dell'epoca) è finito in parte in tasca a Cavour e in parte ha creato la Banca d'Italia PRIVATA.

E a nessuno salta la mosca al naso?

Quanti cazzo di post abbiamo letto sulla moneta e sul signoraggio? Migliaia, proprio qui, vero?

Beh, sarebbe stato utile parlarne con questo dato in piu', no?

Pare di no.

Pare proprio di no.

E mi chiedo perché.

Perché persino qui, dove ci si affanna a scoprire complotti e ingiustizie ovunque, queste cose possano passare sotto silenzio.

Silenzio? Peggio.... indifferenza assoluta.
Inviato il: 25/1/2011 9:35
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Il furto della memoria
#1
Dubito ormai di tutto
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L'UNITA' D'ITALIA ? DA 150 ANNI GRONDA SANGUE DI TERRONI

DI STEFANO LORENZETTO
ilgiornale.it

Da direttore di Gente a paladino del Mezzogiorno col libro sui misfatti dei Savoia, Pino Aprile racconta come i 150 anni dell’Unità d’Italia grondino sangue dei terroni. A lui Al Bano al Festival di Sanremo dedica un inno, ma c’è chi lo minaccia di morte

La rappre­sentazione plastica di come sia impossibi­le mettere d’accordo polentoni e terroni l’ho avuta davanti al­la vetrina di una libre­ria di Verona. Sicco­me per la copertina del suo Terroni , edito da Piemme, Pino Apri­le ha scelto una silhouette capovolta dello Sti­vale, con la Sicilia a nord e la Campania a sud, una zelante commessa ha pensato bene di correggergliela esponendo il volume col tito­lo a rovescio. In un solo colpo la libraia ha così ristabilito il primato del planisfero, con­fermato il sottotitolo dell’opera ( Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud di­ventassero «meridionali» ) e ribadito senza volerlo la battuta di Marco Paolini riportata nelle pagine interne: «Quando non si vuole capire la storia, la si trasforma in geografia». Uscito dalla tipografia Mondadori prin­ting di Cles, Trento, Val di Non (a dimostra­zione che l’Italia unita almeno per gli editori è cosa fatta), Terroni è diventato nel giro di dieci mesi bestseller, oggetto di scontro, ma­nifesto dell’orgoglio sudista, testo sacro per i revisionisti del Mezzogiorno, strumento di lotta politica e ora persino brano del Festival di Sanremo: Al Bano, 67 anni, pugliese di Cel­lino San Marco, inserirà nel suo Cd l’inno Gloria, gloria scritto da Mimmo Cavallo e ispirato al saggio di Aprile, 60 anni, pugliese di Gioia del Colle.

Non basta. Terroni è l’edizione multime­diale per iPad, con foto, interviste e spezzoni dal film E li chiamarono briganti di Pasquale Squitieri, in uscita a febbraio. Terroni è lo spettacolo teatrale che andrà in scena il 21 marzo al Quirino di Roma, «per rispondere a Umberto Bossi e alla sua arroganza, per dire basta a questo massacro che dura da 150 an­ni », proclama dalle pagine di Facebook l’at­tore- regista Roberto D’Alessandro, cresciu­to alla scuola di Gigi Proietti. Terroni , insom­ma, è tifo da stadio: non a caso l’autore, pur avendo ormai perso il conto delle ristampe («almeno una ventina»),rivela d’averne ven­duto 150.000 copie, mentre su Wikipedia un biografo infervorato gliene attribuisce addi­rittura mezzo milione, il che, anche a voler considerare le brossure veicolate da Mondoli­bri e gli e­book scaricati da Internet, appare piuttosto esagerato.

Pino Aprile è stato vi­cedirettore di Oggi e poi direttore di Gente . Prima d’avere come tar­g­et fisso Carolina di Mo­naco («ho scoperto che era calva: scoop mon­diale »),s’era sempre oc­cupato di terrorismo e politica. Da pensionato pensava di dedicarsi al­la passione della sua vi­ta: il mare. Ha diretto il mensile Fare vela e ha scritto tre libri dai titoli sanamente monomani­acali: Il mare minore , A mari estremi e Mare, uo­mini, passioni . Poi gli è scappato Terroni ed è fi­nit­o nell’oceano in tem­pesta: «Ho accettato fi­nora quasi 200 presen­tazioni. Nel frattempo sono giunti all’editore altri 500 inviti. In teoria avrei l’agenda piena di appuntamenti sino alla primavera del 2012, se non ricevessi altre ri­chieste. Invece conti­nuano ad arrivarne. Mi chiamano anche al­l’estero. La prima tra­sferta è stata in Svezia, quindi Londra, Zuri­go, Manchester, New York... Sono distrutto».

Ma la invitano solo i circoli dei calabresi o anche quelli degli emigrati veneti?
«Università, centri di cultura, associazioni italiane, come la Dante Alighieri».

È il libro di saggistica che resiste da più mesi in classifica o sbaglio?
«Vero. Spero che mi venga perdonato».

Com’è nata l’idea di Terroni?
«Avevo delle domande, cercavo delle rispo­ste. Se davvero a fine Ottocento i meridiona­li erano poveri, arretrati e oppressi, perché mai reagirono contro i “liberatori” venuti dal Nord con una guerra civile durata a lun­go e successivamente con la fuga, emigran­do? Solo dopo molti anni ho pensato di far­ne un libro».

Ha ricevuto offese o minacce?
«Offese tante. Qualcuno mi chiede se non ho paura. E di che? Su Facebook un tale mi ha scritto: “Farai la fine di D’Antona”. Ho cer­cato di rintracciarlo, ma risultava inesisten­te. Del resto quella è una lavagna collettiva su cui compare di tutto: un estimatore mi ha dedicato lo slogan pubblicitario “Terroni, non ci sono paragoni”. È seccante la suppo­nenza di chi crede di sapere già tutto e non è nemmeno sfiorato dal dubbio».

Alla presentazione di Torino s’è quasi sfiorata la rissa. «Eravamo nella Sala dei Cinquecento, gli al­tri sono rimasti in piedi... Una persona ha in­veito contro Roberto Calderoli, che non era presente, per gli insulti rivolti dal ministro le­ghista ai napoletani. Gli interventi di Marcel­lo Sorgi, Massimo Nava e Pietrangelo Butta­fuoco sono filati via lisci. Quando ha comin­ciato a parlare Giordano Bruno Guerri, che ha scritto un libro sul brigantaggio postunita­rio, la stessa persona lo ha offeso. Lo storico è sceso dal palco per regolare i conti e il conte­statore s’è zittito. Meno male: Guerri discen­de dai pirati etruschi, ha profilo da pugile e mani da cavatore di ciocco».

Si può dire che Terro­ni abbia fatto venire al Sud la voglia di se­cessione che fino a ie­ri serpeggiava solo al Nord?
«No. È stato detto che Terroni incita i meridio­nali alla sollevazione. Fi­guriamoci! Il Mezzogior­no non ha voce: tutti i giornali nazionali, ec­cetto La Repubblica, si pubblicano al Nord e le tre reti televisive private sono di un editore lom­bardo che, da capo del governo, ha voce in capi­tolo pure in quelle pub­bliche. Per la legge di prossimità, la stampa trova più interessante il miagolio del gatto di ca­sa rispetto al ruggito del leone nella savana. Il Nord scopre che cosa sta accadendo dalle mie parti solo quando s’in­terroga sul successo di Terroni o del film Benve­nuti al Sud . Ma Terroni è il dito che indica la lu­na, non la luna. Ci sono libri che cambiano il cuore degli uomini. Mi spiace, il mio non è fra questi: sono nato di feb­braio e non ho avuto per padre putativo un mite falegname. La voglia di secessione del Sud ger­moglia come reazione agli insulti dei mini­stri del Nord. È meno forte e diffusa che in Lombardia o nel Veneto, ma cresce».

Quali sentimenti suscitano in lei i 150 an­ni dell’Unità d’Italia? «Di delusione, talvolta di disgusto. In quale Paese può restare in carica un ministro che ha trattato la bandiera nazionale come carta igienica? O un sindaco che ha marchiato con simboli di partito la scuola dei bambini? L’Italia unita era da fare, perché ogni volta che cade una frontiera gli uomini diventano più liberi, più ricchi, più sicuri, più felici. Ma non era da fare con una parte del Paese schie­­rata contro l’altra. La ricorrenza dei 150 anni poteva diventare l’occasione per fare onesta­mente una volta per tutte i conti con la sto­ria. Così non è».

Che cosa pensa dei Savoia?
«Si sono trovati al posto giusto nel momento giusto. Mentre un’esigua minoranza, non più dell’1-2 per cento della popolazione,era animata dal pio desiderio di unificare l’Ita­lia, loro ne avevano l’impellente necessità: strozzati dai debiti, potevano salvarsi solo con l’invasione e il saccheggio del Sud. Lo scrisse nel 1859 il deputato Pier Carlo Bog­gio, braccio destro di Cavour: “O la guerra o la bancarotta”. Fino al 1860, per ben 126 an­ni, i Borbone mai aumentarono le tasse. Nel Regno di Napoli erano le più basse di tutti gli Stati preunitari».

Bruno Vespa mi ha confessato la sua sor­presa nello scoprire solo di recente che nel regno borbonico le imposte erano soltanto cinque, contro le 22 introdotte dai Savoia.
«I soldi del Sud ripianarono il buco del Nord. Al tesoro circolante dell’Italiaunita,il Regno delle Due Sicilie contribuì per il 60 per cento, la Lombardia per l’1 virgola qualcosa, il Pie­monte per il 4. Negli Sta­ti via via annessi all’Ita­lia nascente, appena ar­rivavano i piemontesi spariva la cassa».

E di Giuseppe Garibal­di che cosa pensa?
«Romantico avventurie­ro, di idee forti, sempli­ci, a volte confuse, ma più onesto di altri nel de­nunciare, solo a cose fat­te però, le stragi e le rapi­n­e compiute nel Mezzo­giorno. Qualche proble­ma di salute, per l’artro­si che gli rendeva dolo­roso cavalcare: a Napoli arrivò in treno. Qualche disavventura familiare: la giovane sposa incinta di un altro. Qualche pa­gina oscura nel suo pas­sato sudamericano: la tratta degli schiavi dalla Cina al Perù. Ne hanno fatto un santino. Ma va bene così, ogni nazione ha bisogno dei suoi miti fondanti. Basta sapere chi erano veramente».

E di Camillo Benso conte di Cavour che cosa pensa?
«Grande giocatore, spe­cie nell’imprevisto. Non voleva la conquista del Regno delle Due Sicilie: gli bastavano il Lombar­do- Veneto e i Ducati. Già la Toscana gli pare­va in più. Ma quando l’avventura meridiona­le ebbe inizio, in breve la fece propria, persuase il re, neutralizzò Ga­ribaldi, ammansì chi si opponeva. Qualche suo vizietto sarebbe stato da galera. Come molti padri del Risorgimento, non mise mai piede al Sud: lo conosceva per sentito dire».

La peggiore figura del Risorgimento?
«Il generale Enrico Cialdini, poi deputato e senatore del Regno. Un macellaio che mena­va vanto del numero di meridionali fucilati, delle centinaia di case incendiate, dei paesi rasi al suolo. Prima di diventare eroe pluride­corato del Risorgimento, fu mercenario nel­la Legione straniera in Portogallo e Spagna. Uccideva i suoi simili a pagamento».

Quali sono gli episodi risorgimentali più rivoltanti,che l’hanno fatta ricredere sul­la sua italianità?
«Non si può smettere di essere italiani. Però mi sono dovuto ricredere circa il racconto bello e glorioso sulla nascita del mio Paese che avevo imparato a scuola. Da adolescente fremi d’indignazione per gli indiani stermi­nati sul Sand Creek e da grande scopri che i fratelli d’Italia nel Meridione fecero di peg­gio. La mitologia risorgimentale cominciò a vacillare quando lessi La conquista del Sud di Carlo Alianello. Vi si narrava la storia di una donna violentata e lasciata morire da 18 bersaglieri, che già le avevano ammazzato il marito. Il figlioletto che assistette alla scena, divenuto adolescente,si vantava d’aver ucci­so per vendetta 18 soldati di re Vittorio Ema­nuele a Custoza. Poi il massacro di Pontelan­dolfo e Casalduni, 5.000 abitanti il primo, 3.000 il secondo, due delle decine di paesi di­­strutti, con libertà di stupro e di saccheggio lasciata dal Cialdini ai suoi soldati, fucilazio­ni di massa, torture, le abitazioni date alle fiamme con la gente all’interno. E le migliaia di meridionali squagliati nella calce viva a Fe­­nestrelle, una fortezza-lager a una settantina di chilometri da Torino, a 1.200 metri di quota, battuta da venti gelidi, dove la vita media degli internati non superava i tre mesi. Per garantire ulteriore tormento ai pri­gionieri, erano state di­velte le finestre dei dor­mitori. Viva l’Italia!».

Gianfranco Miglio, ideologo della Lega, mi confidò che era an­cora terrorizzato da certe storie atroci udi­te da bambino, quan­do il nonno gli rac­contava che, giovane bersagliere in Cala­bria, aveva trovato un suo commilitone crocifisso su un ter­mitaio dai briganti.
«Le ha anche racconta­to che cos’aveva fatto quel bersagliere? Era in un Paese invaso senza manco la dichiarazione di guerra. Maria Izzo, la più bella di Pontelan­dolfo, fu legata nuda a un albero, con le gambe divaricate, stuprata a turno dai bersaglieri e poi finita con una baio­nettata nella pancia. A Palermo uccisero sotto tortura un muto dalla nascita perché si rifiuta­va di parlare. Riferirono in Parlamento d’aver fucilato, in un anno, 15.600 meridionali: uno ogni 14 minuti, per die­ci ore al giorno, 365 giorni su 365. Ma il conto delle vittime viene prudentemente stimato in almeno 100.000 da Giordano Bruno Guer­ri. Altri calcoli arrivano a diverse centinaia di migliaia. La Civiltà Cattolica , rivista dei gesuiti, nel 1861 scrisse che furono oltre un milione. La cifra vera non si saprà mai».

Da Terroni :«“Ottentotti”, “irochesi”, “be­duini”, “peggio che Affrica”, “degenera­ti”, “ritardati”, “selvaggi”, “degradati”: così i meridionali vennero definiti, e de­scritti con tratti animaleschi, dai fratelli del Nord scesi a liberarli». Io sono vene­to. Ha idea di quante ce ne hanno dette e ce ne dicono? Razzisti, analfabeti, beoti, ubriaconi, bestemmiatori, evasori fisca­li, sfruttatori di clandestini. Non crede che se cominciamo a tenere questo gene­re di contabilità, non la finiamo più?
«Devono finirla i Bossi, i Calderoli, i Borghe­zio, i Salvini, i Brunetta. Quella degradazio­ne dei meridionali ad animali preparò e giu­stificò il genocidio. Ricordo le parole di un intellettuale di Sarajevo: “Non è stato il fra­casso dei cannoni a uccidere la Jugoslavia. È stato il silenzio. Il silenzio sul linguaggio del­la violenza, prima che sulla violenza”. Un mi­nistro della Repubblica ha minacciato il ri­corso ai fucili. In Italia, adesso. Non a Sa­rajevo, allora».

Lei scrive che Luigi Federico Menabrea, presidente del Consiglio dei ministri del Regno, nel 1868 voleva deportare in Pata­gonia i meridionali sospettati di brigan­taggio. Che cosa dovrebbero dire i veneti deportati per davvero da Benito Mussoli­ni n­elle malariche paludi pontine per bo­nificarle?
«Menabrea voleva deportare i meridionali per sterminarli. I veneti nelle paludi pontine non furono deportati: ebbero lavoro, casa, terra risanata con i soldi di tutti e a danno di quelli che vi morivano di malaria da secoli per trarne pane. Ma vediamo il lato positivo: fra poveri s’incontrarono.E dove il sangue si mischia, nasce la bellezza. La provincia oggi chiamata Latina ha dato all’Italia la più alta concentrazione di miss da calendario per chilometro quadrato. E pure Santa Maria Goretti, che si fece uccidere per difendere la propria femminilità».

Scrive anche: «La Calabria non appartie­ne, geologicamente, al Mezzogiorno, ma al sistema alpino: si staccò con la Corsica dalla regione ligure-provenzale e migrò, sino a incastrarsi fra Sicilia e Pollino». Recrimina persino sull’orografia?
«O è un modo per dire che a Sud vogliono venirci tutti?».

Si dilunga sul caso di Mongiana, che in effetti è impressionante. Però che cosa dimostra? Da Nord a Sud, ogni distretto industriale piange i suoi dinosauri.
«Mongiana, in Calabria, era la capitale side­rurgica d’Italia e oggi contende alla confinan­te Nardodipace lo scomodo primato di Co­mune più povero d’Italia. I mongianesi, sra­dicati dal loro paese, si sono trovati a lavora­re nelle fonderie del Bresciano: 150 famiglie, circa 500 persone, solo a Lumezzane, che è ormai la vera Mongiana. Dove prima 1.500 operai e tecnici siderurgici specializzati ren­devano autosufficiente l’industria pesante del Regno delle Due Sicilie, adesso non è ri­masto neppure un fabbro. Il più ricco distret­to minerario della penisola fu soppresso dal governo unitario per un grave difetto struttu­rale: si trovava nel posto sbagliato, nel Meri­dione. Il Sud non doveva far concorrenza al Nord nella produzione di merci. E questo fu imposto con le armi e una legislazione squili­brata a danno del Mezzogiorno. La vicenda di Mongiana è esemplare, nell’impossibilità di raccontare tutto. Ma accadde la stessa co­sa con la cantieristica navale, l’industria fer­roviaria, l’agricoltura».

In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, la città di Gaeta vuol chiedere un risarcimento per l’assedio savoiardo del 1861: 500 milioni di euro. Mi ricorda il Veneto, che pretende i danni di guerra dalla Francia per il saccheggio napoleo­nico del 1797: 1.033 miliardi di euro.
«C’è una differenza: al risarcimento di Gae­ta s’impegnò il luogotenente, principe di Ca­rignano, in nome del quale il generale Cialdi­ni, responsabile di quelle macerie, garantì per iscritto: “Il Governo di Sua Maestà prov­v­ederà all’equo e maggiore possibile risarci­mento”. Quando gli amministratori comu­nali andarono per riscuotere, il nuovo luogo­tenente, Luigi Farini, già distintosi con mo­glie e figlia nel patriottico furto dell’argente­ria dei duchi di Parma, consigliò loro di rivol­gersi “alla carità nazionale”».

Lei è arrivato al punto da dichiarare che Giulio Tremonti ruba al Sud per dare al Nord. Forse dimentica che il Veneto ha solo 225 dirigenti regionali mentre la Si­cilia ne ha 2.150. L’855 per cento in più. Che si aggiungono ai 100.000 dipendenti ordinari. Allora le chiedo: chi ruba a chi, se non altro lo stipendio?
«I fondi per le aree sottoutilizzate sono, per legge, all’85 per cento del Sud, e invece sono stati abbondantemente spesi al Nord. I 3,5 miliardi di euro con cui è stata abbuonata l’Ici a tutt’Italia erano quelli destinati alle strade dissestate di Calabria e Sicilia. I citta­dini della Val d’Aosta spendono il 10.195 per cento in più della Lombardia, pro capite, per i dipendenti regionali. Ma è una ragione a statuto speciale, si obietta. Giusto. Pure la Sicilia lo è. Il che non assolve né l’una né l’al­tra. Ma il paragone si fa sempre con l’altra».

Il sociologo Luca Ricolfi in Il sacco del Nord documenta che ogni anno 50 miliar­di­di euro lasciano le regioni settentriona­li diretti al Sud. E lei me lo chiama furto?
«Intanto i conti andrebbero fatti sui 150 an­ni. E poi lo stesso Ricolfi spiega che quei dati, valutati diversamente, portano a conclusio­ni diametralmente opposte. Non tutti sono d’accordo sul metodo scelto da Ricolfi. Va­da a farsi due chiacchiere col professor Gian­franco Viesti, bocconiano che insegna politi­ca economica all’Università di Bari».

S’ode a destra uno squillo di tromba: Ter­roni. A sinistra risponde uno squillo: Vi­va l’Italia! di Aldo Cazzullo. Che l’ha ac­cusata d’aver paragonato i piemontesi ai nazisti solo per vendere più copie.
«Incapace di tanta eleganza, a Cazzullo con­fesso che scrivo nella speranza di essere let­to. E non capisco perché il suo editore spen­da tanti soldi per pubblicizzare Viva l’Italia! se lo scopo è quello di non vendere copie. Il mio libro s’è imposto col passaparola».

Non nominare il nome di Marzabotto in­vano, le ha ricordato Cazzullo.
«Che differenza c’è fra Pontelandolfo e Marzabotto? Mettiamola così: il mio edito­re ha nascosto l’esistenza di Terroni , l’edi­tore di Cazzullo ha fatto il contrario. Nessu­no dei due ha ottenuto il risultato sperato».

Anche Ernesto Galli della Loggia e Fran­cesco Merlo hanno maltrattato il suo pamphlet.
«Libera critica in libero Stato: non si può pia­cere a tutti. A me piace non piacere a Galli della Loggia, per esempio. Prima ha parlato di “fantasiose ricostruzioni”. Poi, al pari di Merlo e di qualche altro, ha obiettato che le stragi risorgimentali nel Sud erano note e da considerarsi “normali” in tempo di guerra. A parte che a scuola tuttora non vengono stu­diate, allora scusiamoci con i criminali nazi­sti Herbert Kappler e Walter Reder per l’in­giusta detenzione; critichiamo gli Stati Uniti che hanno inflitto l’ergastolo all’ufficiale americano responsabile dell’eccidio di My Lai in Vietnam; chiediamoci perché si con­danni il massacro dei curdi a opera di Sad­dam Hussein. Insomma, solo l’uccisione in massa dei meridionali è “normale”?».

Sergio Romano sul Corriere della Sera s’è dichiarato infasti­dito dai «lettori meri­dionali che deplora­no i soprusi dei pie­montesi, l’arroganza del Nord, il sacco del Sud, e rimpiangono una specie di età del­l’oro durante la qua­le i Borbone di Napoli avrebbero fatto del lo­ro regno un modello di equità sociale e svi­luppo economico». E vi ha ricordato che, per unanime consen­so­dell’Europa d’allo­ra, «il Regno delle Due Sicilie era uno degli Stati peggio go­vernati da una aristo­crazia retriva, pater­nalista e bigotta».
«Senta, foss’anche tutto vero, e non lo è, questo giustifica invasione, sac­cheggio e strage? Mi pa­re la tipica autoassolu­zione del colonizzatore: ti distruggo e ti derubo, però lo faccio per il tuo bene, neh? Infatti, l’Ita­lia riconoscente depo­ne ogni anno una coro­na d’alloro dinanzi alla lapide che ricorda il co­lonnello vicentino Pier Eleonoro Negri, il carne­fice di Pontelandolfo e Casalduni, e nega ai pae­si ridotti in cenere - ri­masero in piedi solo tre case - persino il rispetto per la memoria».

Lei ha fatto il servizio militare?
«Arruolato, C4 rosso, se non ricordo male: mi dissero che, se fosse scoppiata la guerra, sarei finito in ufficio. I miei polmoni non da­vano affidamento: postumi di Tbc e quattro pacchetti di Gauloises al giorno».

Se scoppiasse una guerra, difenderebbe l’Italia o no?
«Oh, ma che domande sono? Lo chieda a Bos­si e a Calderoli! Io sono un italiano che preten­de la verità critica su com’è nato il suo Paese e la fine della sperequazione e degli insulti a danno del Sud. La questione meridionale non esisteva 150 anni fa, il Consiglio naziona­le delle ricerche ha dimostrato che prodotto lordo e pro capite erano uguali al Nord e al Sud. I meridionali, con un terzo della popola­zione, diedero circa la metà dei caduti nelle trincee della prima guerra mondiale».

Silvius Magnago, lo storico leader della Svp, mi disse: «La patria è quella cui si sente di appartenere con il cuore. La mia Heimat è il Tirolo. Heimat, terra natia. Voi italiani non possedete questo concet­to. Non potete capire». Che cosa signifi­ca patria per lei? E qual è la sua Heimat?
«Lo dico nell’esergo del mio libro, con paro­le rubate allo scrittore francese Emmanuel Roblès: patria è “là do­ve vuoi vivere senza su­bire né infliggere umi­liazione” ».

Sarebbe favorevole a un’Italia divisa in cantoni, come la Sviz­zera?
«No. Una frontiera non migliora gli uomini. Al più, può peggiorarli. Ma se la Lega, dopo vent’anni di strappi, re­cidesse l’ultimo filo che tiene ancora unito il Pa­ese, un attimo prima il Sud dovrebbe andarse­ne, contrattando l’usci­ta, per evitare di essere derubato di nuovo».

Su quali basi andreb­be­rifatta l’Unità d’Ita­lia?
«Eque. La forma garanti­sce poco la sostanza: va­da a spiegare ai giovani che la nostra è una Re­pubblica fondata sul la­voro. O che la legge è uguale per tutti. O che le Ferrovie dello Stato assi­curano il servizio in tut­to il Paese: Matera, ame­na località europea, è ignota alle Fs, lì il treno non è mai arrivato».

Fosse lei il presiden­te del Consiglio, che farebbe per ripulire Napoli dai rifiuti?
«Nominerei commissa­rio Vincenzo Cenname, il sindaco che ha fatto di Camigliano, provincia di Caserta, un esempio virtuoso nello smalti­mento, grazie alla raccolta differenziata che copre il 65 per cento del totale. Cenname s’è rifiutato di affidarne la gestione a un ente pro­vinciale, la cui inefficienza è testimoniata dalle immondizie che vengono lasciate nel­le strade per scoraggiare la raccolta differen­ziata a favore degli inceneritori. Per questo Cenname è stato rimosso dal prefetto, quasi fosse a capo d’una Giunta camorrista».

Siamo alla domanda delle cento pistole: i terroni hanno voglia di lavorare sì o no?
«Capisco che la domanda lei deve porla e im­magino che le costi dar voce agli imbecilli. Se fossi maleducato, risponderei: ma mi faccia il piacere! Non lo sono e quindi rispondo: quei 5 milioni di meridionali che stanno nel­le fabbriche del Nord, dall’abruzzese Sergio Marchionne in giù, come li vede? Sfaticati? Quei 20 milioni di emigrati nel mondo, che per la prima volta nella loro storia millenaria presero la via dell’esilio volontario dopo i di­sastri dell’Unità d’Italia, sono andati altrove a far nulla? La mia regione fu l’unica in cui per l’aridità della terra fallì il sistema di pro­duzione dell’impero romano, imperniato sulla villa. Ebbene di quei deserta Apuliae , de­serti di Puglia, la mia gente nel corso dei seco­­li, col sudore della fronte, ha fatto un giardi­no, rubando l’umidità alla notte con i muretti di pietra e piantando 60 milioni di ulivi. Mica co­me Bossi, che non ha la­vorato un giorno in vita sua. Anzi, sa che le dico, senza offesa, eh? Ma mi faccia il piacere!».

Il 52 per cento della popolazione di Terzi­gno, provincia di Na­poli, campa a carico dell’Inps. Sarà mica colpa dell’Inps? «Se mi togli tutto, mi at­tacco a quello che c’è. Assistenza? Assistenza! Non mi piace, ma non ho altra scelta. A Parma, 170.000 abitanti, il mini­stero ha deciso di eroga­re lo stesso i soldi per la metropolitana progetta­ta per 24 milioni di uten­ti, poi ridotti a 8, infine abbandonata, per ver­gogna, spero, nonostan­te lo studio costato 30 milioni di euro. È la città della Parmalat, la peg­gior truffa di tutti i tem­pi. Però la truffa del fal­so invalido scandalizza maggiormente. Be’, a me le truffe danno fasti­dio tutte. Quella del po­vero la capisco di più».

La metà delle cause contro l’Inps si con­centra in sei città del Sud: Foggia, Napoli, Bari, Roma, Lecce e Taranto. A Foggia è pendente circail 15 per cento dell’intero contenzioso nazionale dell’istituto. Tut­ti i 46.000 braccianti iscritti alle liste di Foggia hanno fatto causa all’Inps. Dipen­derà mica dai Savoia.
«Per quanto possa sborsare l’Inps da Terzi­gno a Lecce, non si arriverà mai ai miliardi di euro che ci costano le multe pagate per colpa degli allevatori padani disonesti, grandi elet­tori della Lega. O assolviamo tutti, ed è sba­gliato, o condanniamo quelli che lo merita­no. Con una differenza: la truffa delle quote latte è già accertata. Aspettiamo di vedere co­me finiscono i procedimenti contro l’Inps».

C’è poco da aspettare: a Foggia, su 122.000 cause presentate, 25.000 sono state spontaneamente ritirate dagli avvo­cati. Erano state avviate per lo più a no­me di persone morte o inesistenti.
«Ma non è detto che tutte le altre siano im­motivate. Ripeto: aspettiamo».

Non sarà che lei mi diventa il Bossi del Sud?
«Già l’accostamento è offensivo. Io non giu­dico il mio prossimo dalla latitudine e ho sempre lavorato; né ho festeggiato tre volte la laurea, senza mai prenderla. Mi hanno of­­ferto candidature, ma ho ringraziato e rifiu­tato, perché inadatto: sono incensurato, ho pagato la casa con i miei soldi e voglio mori­re giornalista».

Eppure Giordano Bruno Guerri ha scrit­to che Terroni è sostenuto da piccoli ma combattivi gruppi neoborbonici e dal Partito del Sud di Antonio Ciano, assesso­re a Gaeta, e potrebbe diventare il testo sacro di una futura Lega meridionale, contrapposta a quella di Bossi.
«Il libro, una volta uscito, va per la sua stra­da, come i figli. Non puoi dirgli tu dove anda­re. Terroni non è sostenuto: è letto. E chi lo legge ne fa l’uso che vuole, a patto di non attribuirlo a me. Stimo Ciano e seguo con attenzione il Partito del Sud, i Neoborboni­ci, l’Mpa del governatore siciliano Raffaele Lombardo, l’associazione Io resto in Cala­bria di Pippo Callipo, il movimento Io Sud di Adriana Poli Bortone. Ma resto un osservato­re interessato ed esterno. Ero anche amico di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucci­so dalla camorra con nove colpi di pistola. Ricordo i suoi funerali, con quei fogli tutti uguali attaccati alle saracinesche dei negozi chiusi e ai portoni delle case: “Angelo,il pae­se muore con te”. Oggi per fortuna Pollica va avanti nel suo nome. In una ventina d’anni da sindaco, Angelo aveva arricchito tutti, senza distruggere niente del territorio, vero capitale del paese. Ammiravo il suo corag­gio, la sua fantasia, la sua capacità di trasfor­mare le idee in fatti. Ho pianto accompa­gnandolo al cimitero. Se avesse potuto ve­dermi, si sarebbe messo a ridere».

Per chi vota?
«La prima volta votai Dc per ingenuità, su consiglio d’un amico. Delusione feroce. Poi a sinistra, senza mai avere un partito, cosa che ritengo incompatibile col giornalismo. Infine quasi stabilmente per i repubblicani di La Malfa, padre, ov­viamente. Alle prossi­me elezioni forse non vo­terò, anche se so di fare un regalo ai peggiori».

Non mi pare che la si­nistra, con l’unico presidente del Consi­glio originario di Gal­lipoli, abbia migliora­to la condizione del Sud.
«Massimo D’Alema ha il collegio elettorale a Gallipoli e la moglie pu­gliese. Ma è romano. E poi, ripeto, l’essere di qui o di là non significa nulla. Il meridionali­smo è una dottrina solo italiana, nel mondo. È stata praticata da uomi­ni eccelsi per cultura e moralità,ma è un’inven­zione di italiani del Nord, specie lombardi. Solo dopo una genera­zione sono sorti i meri­dionalisti meridionali. Che mi frega di dove sei? Fammi vedere cosa fai!».

Lei lamenta l’invasio­ne burocratica pie­montese del Meridio­ne, però Mario Cervi le ha ricordato che og­gi il Sud amministra col proprio persona­le la macchina buro­cratica e giudiziaria dello Stato nell’Italia intera. E i risultati non sono brillanti. «Tutti, ma proprio tutti gli enti, le banche, le aziende pubbliche o parapubbliche d’Italia sono in mano a settentrionali, in particolare lombardi, a parte un napoletano e tre roma­ni. Vuol dire che se cotanti capi non riesco­no a raggiungere buoni risultati la colpa è dei sottoposti? Se si vince è bravo il generale e se si perde sono cattivi i soldati? Quando dirigevo un giornale, la mia regola era: chiunque abbia sbagliato, la colpa è mia».

Stefano Lorenzetto
Fonte: www.ilgiornale.it/
Link; http://www.ilgiornale.it/interni/lunita_ditalia_da_150_anni_gronda_sangue_terroni/23-01-2011/articolo-id=501205-page=0-comments=1
23.01.0211b
Inviato il: 24/1/2011 15:26
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