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   Salute & Ambiente
  Scuola: la difficoltà NON è una malattia

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Scuola: la difficoltà NON è una malattia
#1
Dubito ormai di tutto
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Prof. Antonella Marzaroli

Egr. Direttore,

In veste di insegnante di scuola primaria ho partecipato recentemente a due corsi di aggiornamento e formazione riguardanti il primo la “Dislessia e Disturbi Specifici di Apprendimento: che fare?”, il secondo “l’ADHD, Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività”. Ho già presenziato in passato a convegni su questi temi, mi sono anche documentata da autodidatta e devo confessare il mio grande sconcerto e la mia perplessità di fronte a terapie comportamentali, metodologie di intervento, misure compensative e dispensative proposte da questi “luminari” nei confronti di alunni etichettati “dislessici” o “affetti da ADHD”, sindrome quest’ultima alquanto controversa, basti citare una frase del Dr. Fred Baughman in “The Future of ADD”: “Sia la FDA che la DEA (Ente governativo americano) hanno riconosciuto che l’ADHD non è una malattia, né organica né biologica” o il Dr. Thomas Armstrong, PhD in “The Myth of the ADD Child”:“L’ADHD non esiste. Questi bambini non hanno alcun disturbo”.

Durante il corso sulla dislessia e nel materiale avuto in dotazione viene precisato dai docenti che la dislessia non è una malattia, ma al termine della prima lezione vengono fatte vedere delle immagini in cui appaiono dei cromosomi ritenuti responsabili di questo “disturbo”; viene inoltre detto che è un disturbo a base neurologica e genetica e che di dislessia non si potrà mai guarire. Nelle varie lezioni che seguono viene affrontato l’utilizzo di metodologie di intervento nei vari ordini di scuola e vengono pubblicizzati programmi (software) per questi bambini etichettati “dislessici”.

Durante un dibattito un’insegnante chiedeva come mai, visto che non è una malattia, vengano citati i cromosomi e i geni e la dislessia venga elencata nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (testo di riferimento per la psichiatria di tutto il mondo). A questo punto rimango veramente sconvolta e scioccata dalla risposta della docente che, scocciata e alterata emotivamente, le risponde dicendo che lei non lo sapeva e che quell’insegnante doveva chiederlo ad un ospedale.
Quello che so è che le malattie sono disfunzioni del corpo umano e se si è ammalati esiste una scienza oggettiva, la medicina, che attraverso esami specifici e sensibili, stabilisce una diagnosi e di conseguenza una terapia.

Alcune correnti psichiatriche affermano che la dislessia sarebbe dovuta ad alterazioni genetiche; se ciò fosse vero potrebbero fare diagnosi usando un test genetico, come si fa oggi per qualsiasi vera malattia genetica; e se così fosse, non sarebbe più di competenza psichiatrica, vi sarebbero test specifici biologici per confermare la diagnosi e nessuno ricorrerebbe più ai test attuali (domande, prove di abilità e questionari, che di scientifico non hanno niente) per fini diagnostici. Queste prove non esistono, se esistessero distinguerebbero i sani dai malati!
Durante i miei 25 anni di insegnamento ho visto bambini che avevano difficoltà di vario tipo: problemi nell’imparare a memoria filastrocche, tabelline, che invertivano o confondevano suoni simili, che erano lenti nel leggere o nel fare calcoli… Con molta pazienza, mettendomi in discussione come insegnante, proponendo loro esercizi mirati, pongo e oggetti e utilizzando per ogni età un linguaggio a loro comprensibile, un dizionario per le parole di non immediata comprensione, una metodologia di studio funzionante, giochi didattici, ogni alunno è sempre riuscito a raggiungere gli obiettivi prefissati nella programmazione didattico-educativa.

Non concordo con quanto affermato dalla logopedista durante il corso, che un bambino se, alla fine della prima elementare o a metà della seconda, non acquisisce gli strumenti di base, va segnalato. Ma dove è scritta questa cosa? I bambini non sono robot! Ognuno ha il suo ritmo di tempo: quello su cui mettere l’accento è che un bambino interiorizzi e comprenda le conoscenze, acquisisca di conseguenza le abilità al fine di essere competente e in grado di mettere in pratica. Non ho mai dispensato nessun bambino dall’uso della lettura, mettendo al suo posto il computer; il bambino numerose potenzialità e abilità, sta a noi insegnanti tirargliele fuori. Perché si insiste sul ridurre tutto a cause psico-fisiche e non didattiche? Anche noi insegnanti possiamo sbagliare! Da molti anni a questa parte si assiste ad un declino dell’istruzione e dei valori tradizionali e sono questi che noi dobbiamo ristabilire.

Ricordo che durante il dibattito un genitore di una bambina dislessica parlava male dell’insegnante di sua figlia. Allora io dico: è stata l’insegnante la causa del problema di sua figlia, non la figlia!!! La scuola è un luogo di istruzione e vi devono lavorare professionisti, che abbiano una metodologia di studio funzionante per i loro studenti, che amino i loro studenti, che li comprendano, li aiutino nelle difficoltà della vita.
Per quanto riguarda invece il corso sull’ADHD sono rimasta senza parole quando durante il corso una docente, oltre ad aver precisato la mancanza di prove scientifiche riguardo questo “disturbo”, le chiedeva come faceva l”esperta” a pubblicizzare nell’Associazione di cui lei fa parte il metilfenidato, che altro non è che il principio attivo del Ritalin, un derivato dell’anfetamina, farmaco utilizzato per la cura dell’ADHD, che ha causato la morte di molti bambini.

A questo punto l’”esperta” risponde dicendole che era tardi, in realtà il corso doveva chiudere alle 19, che né lei né l’insegnante erano un Neuropsichiatra infantile e che a lei non interessava. Questa è la responsabilità di un ex-insegnante a cui dovrebbero stare a cuore i bambini? Dare uno psicofarmaco a un bambino è avvelenarlo, non curarlo!
Ero sconvolta! L“esperta”, ex-insegnante elementare, fa corsi sull’ADHD, promuovendo terapie comportamentali su bambini etichettati “affetti da questo disturbo”, sul quale non risulta essere stata scoperta nessuna anormalità fisica o disfunzione, e nel sito dell’Associazione di cui lei fa parte c’è scritto:”Numerosi studi hanno dimostrato che farmaci psicostimolanti, come il metilfenidato, sono particolarmente efficaci nel migliorare sia il deficit attentivo che l’iperattività”. Questo farmaco è una droga; in uno studio della DEA (ente governativo USA) si legge: “All’uso prolungato di metilfenidato sono stati associati episodi psicotici, illusioni paranoiche, allucinazioni… . Sono state riportate gravi conseguenze fisiche e la possibilità di morte”. Gli effetti collaterali includono: “cambiamenti di pressione sanguigna, angina pectoris, perdita di peso, psicosi tossica. Durante la fase di astinenza c’è la possibilità di suicidio”. Inoltre Terry Woodworth, vicedirettore della Dea, l’Antidroga, dice: “Il Ritalin, ridotto in polvere e sniffato, produce euforia”. Per parecchi ragazzi è l’anticamera di droghe anche pericolose (Lawrence Diller, un pediatra autore di Correre col Ritalin).

Concludo la mia lettera richiamando l’attenzione degli insegnanti sul nostro scopo: istruire i nostri alunni, non stigmatizzarli, etichettarli, per poi farmacologizzarli.
Io non attuerò mai certe terapie sugli alunni.
Ricordiamoci una cosa: come eravamo noi da piccoli? E’ con una pillola, con false etichettature che abbiamo capito? Se un bambino ha difficoltà a scuola ciò potrebbe essere dovuto al fatto che è molto creativo, o molto intelligente, o con difficoltà nell’ambiente che lo circonda e ha bisogno di aiuto e comprensione in modo che questo non comprometta il rendimento scolastico. Un buon insegnamento può salvarlo da “etichette” che comunque lo faranno sentire diverso. Tutti i bambini del mondo possono avere delle difficoltà a scuola; chi non ne ha mai avute?



LA DIFFICOLTA ’ NON E’ UNA MALATTIA!

Problemi di relazione con la famiglia o con un’insegnante, alti livelli di piombo, mercurio, i pesticidi, troppo zucchero, possono provocare i sintomi dell’ADHD.
Allora io dico stop a questo nascosto e subdolo programma creato dalla psichiatria per controllare i nostri bambini, e di conseguenza la società del futuro, creando malattie inesistenti. Apriamo gli occhi!

Prof. Antonella Marzaroli

Fonte
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"Ogni giorno racconto la favola mia, la racconto ogni giorno chiunque tu sia, e mi vesto di sogno per darti se vuoi, l'illusione di un bimbo che gioca agli eroi. (Renato Zero)
Inviato il: 8/1/2011 10:12
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Re: Scuola: la difficoltà NON è una malattia
#2
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 11/4/2009
Da Freedonia
Messaggi: 1463
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Inviato il: 8/1/2011 10:45
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  •  benitoche
      benitoche
Re: Scuola: la difficoltà NON è una malattia
#3
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 30/9/2006
Da
Messaggi: 1941
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Ciao uomo ragno(scusa ma gli anglosassoni non tanto li sopporto)

Onore a questa insegnante che finalmente ha deciso di INDIGNARSI
E' altresì vero che da tempo la scuola e sopratutto i suoi programmi hanno delle gravi carenze,anzi per dirla tutta l'unico vero scopo è far ammalare il bambino e ridurlo un automa

Ora è giunto il momento di indignarsi,oggi non si indigna più nessuno per niente,si accetta tutto;dal vaccino letale al poster pansessualizzante
Come le maestre anche le altre categorie dovrebbero iniziare ad indignarsi
I medici,gli avvocati,i contadini ect

Iniziamo ad indignarci tutti anche il semplice ma quanto mai sano disoccupato ancora non infettato dal lavoro
Indigniamoci,mostriamo il nostro dissenso,dimostriamo ai nostri compaesani quanto possa essere sano per l'anima e lo spirito dar sfogo alla nostra coscienza,spesso messa da parte per quieto vivere per non sembrare troppo alternativi per non essere messi da parte

Ritroveremo noi stessi e gli altri ad un livello oramai sconosciuto ai più
_________________
la religione è indispensabile
soltanto a un’umanità rescissa dal mondo divino-spirituale.
Inviato il: 8/1/2011 10:59
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  •  Maisha
      Maisha
Re: Scuola: la difficoltà NON è una malattia
#4
So tutto
Iscritto il: 19/10/2010
Da Bologna
Messaggi: 8
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Questo argomento mi fa molto soffrire.

Sono una ex insegnante di sostegno, attività che ritengo essere la cosa migliore che abbia mai fatto nella mia vita lavorativa. Sono stata in tutti gli ordini di scuola (e con ogni gravità di problema), dalle superiori all'asilo nido e non c'è una sola giornata che non ripeterei. Alle volte mi sembrava di non venirne a capo: ho pianto, ho passato notti d'inferno, mi sono disperata a tal punto da aver la sensazione di soffocare, solo per trovare le soluzioni adatte al mio allievo. Ma il fuoco mi viveva dentro, la voglia di fare sempre meglio, di ascoltare, di capire, di risolvere, di gioire, di venire abbracciata e baciata, di vedere dei progressi, di vedere crescere e maturare.
Però.
I dolori, i fallimenti, le sofferenze, i pianti a cui ho assistito non sono nulla a confronto del menefreghismo, dell'incompetenza, della presunzione della maggior parte delle insegnanti che ho conosciuto. E' questo che rovina la scuola, che la fa marcire: queste insegnanti vanno a "lavoro", sono completamente demotivate (e probabilmente non lo sono mai state dal principio), hanno le loro guide didattiche e, se qualche alunno si allontana un pò dallo standard scritto nei libri, cadono in confusione... non solo non hanno la voglia di provare a risolvere un problema ma non ne hanno neanche la competenza.
Io non voglio parlare con presunzione perchè mi è capitato più volte di non essere a conoscenza di qualcosa. La differenza è che sono andata ad informarmi, ho letto e comprato libri. Ho contattato professori e pedagogisti. La scuola per me è questo: evoluzione.

Le difficoltà non sono malattie ma possono diventare degli handicap, soprattutto sociali, se non vengono gestiti al meglio delle proprie capacità. Imparare a gestire le difficoltà lo si fa sì con il proprio talento e la propria vocazione ma anche con la cultura, la conoscenza e le competenze psico/pedagogiche.
Per citare alcuni esempi di orrori a cui ho assistito:
1) Una volta un'insegnante mi ha detto che i bambini non avrebbero appreso niente da me perchè avevo la cadenza sarda.
2) Una volta un'insegnante ha detto ai bambini che il serpente era un mammifero: la sua convinzione derivava dal fatto che, da piccola, la mamma le diceva che le vipere lasciano cadere i propri bambini (!) dai rami degli alberi. Li partoriscono così, secondo lei. Inoltre chiamava gli animali che depongono le uova, OVIFERI... sia mai ovipari.
3) Una volta un'insegnante ha detto ai bambini che Alghero era una provincia sarda.
4) Una volta un'insegnante ha detto ai bambini che il cerchio non aveva angoli ed, alla luce della mia perplessità, non si è convinta dell'esistenza dell'angolo giro.
5) Una volta un'insegnante mi ha detto di non aver mai sentito nominare il I° Maggio come festa dei lavoratori. Il giorno dopo, secondo lei dopo essersi documentata, mi ha detto che la festa dei lavoratori era il 2 Giugno. E' laureata.
Ora, alla luce di questi simpatici episodi, come si più pretendere che certe "insegnanti" siano in grado di cambiare la scuola, di INDIGNARSI, come dice Benitoche, di migliorare e di migliorarsi? Il problema è alla radice, nella scarsa selezione, nella scarsa preparazione anche universitaria.
Il professore di Pedagogia generale della mia università, alla prima lezione del corso di Scienze della Formazione Primaria (quindi specifico per la preparazione di insegnanti di scuole primarie e dell'infanzia), ha detto "L'esame sarà scritto" e, successivamente al brusio in aula, ha continuato "...non preoccupatevi, non terrò conto degli errori di grammatica: sapete che il 16% degli studenti universitari non è in grado di scrivere in italiano corretto?". Che vergogna.

Instupidire e intorpidire i bimbi è un risultato ma non credo sia l'obiettivo, quantomeno non delle insegnanti. I vertici, coloro che tirano i fili, si che lo vogliono perchè la massa deve mantenersi ignorante... e nella massa ci sono anche le insegnanti!
E le insegnanti che non vogliono restare ignoranti, che soffrono e che credono in quello che fanno, soccombono, come me, alla potenza di tutto ciò.

Sono felice che esistano insegnanti come questa che non restano indifferenti alle dinamiche di queste oscenità.
_________________
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. - Antonio Gramsci
Inviato il: 8/1/2011 14:25
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  •  Manfred
      Manfred
Re: Scuola: la difficoltà NON è una malattia
#5
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 3/11/2009
Da Osnabrück
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Tutta la scena ma poi in fine il ritalin lo prende ugualmente!

Mitico solo per adattati tele-dipendenti.
_________________
Manfred
Inviato il: 8/1/2011 16:44
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Re: Scuola: la difficoltà NON è una malattia
#6
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 11/4/2009
Da Freedonia
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Citazione:
Tutta la scena ma poi in fine il ritalin lo prende ugualmente!

Mitico solo per adattati tele-dipendenti.


Ora, al di là del titolo affibiato dall'utente a questo spezzone, il messaggio veicolato dall'estratto è leggermente più complesso. Da come si evince (parzialmente) i genitori sono in primis le vittime della forza della propaganda: il falso problema (la concentrazione) e l'autorità (la scuola).

Con questa base, viene tramandato al figlio che entrambe lavorano per farlo crescere in un ambiente consono alle sue esigenze, modellando uniformemente il carattere del ragazzo (es. tutti dovete/siete essere uguali). I genitori sono degli intermediari inconsapevoli nel processo, un'utile strumento infiltrato (che a sua volta aveva ricevuto la stessa istruzione) nella famiglia per ri-modellare le anomalie. La fiducia è un passo obbligato in cui tutti debbono confrontarsi, ed il ragazzino più di tutti tende a concederla automaticamente alle persone più vicine e ad imparare dalle sue parole ed azioni (per questo motivo la scuola, nel tempo, ha fatto di tutto per ricoprire una figura paterna/materna per il bambino).

I problemi (*), come sappiamo (**), se non ci sono vengono creati (siano essi legati alla concentrazione, all'iperattività, ecc.) attraverso il meccanismo (sopracitato) dell'uniformità (come dicevano anche al Numero 6: "You Must Conform!"). Socialisticamente parlando, fare scempio dell'individualismo.

Per maggiori dettagli, guardate l'intera puntata: "Gli Aiutanti Speciali Di Bart".


(*) Rimanendo, ovviamente, nel campo scolastico.
(**) Tutte la varie paure che a turno aleggiano nell'aria, es. l'H1N1.
Inviato il: 8/1/2011 18:08
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  •  Manfred
      Manfred
Re: Scuola: la difficoltà NON è una malattia
#7
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 3/11/2009
Da Osnabrück
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Complesso per gli adattati, ma io purtroppo vengo da una generazione che non ha voluto adattarsi, perciò di complesso non ci vedo proprio nulla, se non la propaganda per imbecilli o forse il contrario imbecilli in cerca di propaganda.
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Manfred
Inviato il: 8/1/2011 19:54
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  •  astro7
      astro7
Re: Scuola: la difficoltà NON è una malattia
#8
Mi sento vacillare
Iscritto il: 27/11/2007
Da questa sconosciuta terra di mezzo
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Citazione:
Da come si evince (parzialmente) i genitori sono in primis le vittime della forza della propaganda


Vedi, Lezik.... quando si conosce la propaganda sai anche come evitarla.... e come far sì che gli effetti della sua coercizione psicologica non intacchi il percorso evolutivo e la formazione di un bambino.
D'altronde, se vengono indetti determinati corsi è perchè alla fine c'è bisogno sempre del consenso "generale".
Il ruolo di un genitore a quel punto sta nel frapporsi in tutti i modi che egli conosce tra la propaganda e il proprio figlio, nell'intento di proteggerlo.
Il problema vero secondo me è la deresponsabilizzazione.
Ognuno rimanda ad altri i propri doveri, in un circolo vizioso dove "chi gestisce" riesce ad ottenere ciò che vuole , mentre a farne le spese saranno sempre i più deboli.
Inviato il: 8/1/2011 20:49
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  •  astro7
      astro7
Re: Scuola: la difficoltà NON è una malattia
#9
Mi sento vacillare
Iscritto il: 27/11/2007
Da questa sconosciuta terra di mezzo
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@ Maisha :
il tuo post mi ha toccata, a te va tutta la mia stima.

.... e che la vera rivoluzione, inizi da noi.
Inviato il: 8/1/2011 20:53
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Re: Scuola: la difficoltà NON è una malattia
#10
Dubito ormai di tutto
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Da Freedonia
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Citazione:
quando si conosce la propaganda sai anche come evitarla.... e come far sì che gli effetti della sua coercizione psicologica non intacchi il percorso evolutivo e la formazione di un bambino.


Questo campanello dovrebbe scattare ogni qual volta si sentono le parole magiche: imposto, obbligatorio, ecc. Ogni riferimento a Mazzini è esattamente voluto.

Citazione:
Il problema vero secondo me è la deresponsabilizzazione.


Assolutamente si. E nel caso della scuola sono i genitori sotto la lente d'ingrandimento che non si accorgono non solo che i figli sono istruiti, ma anche educati.

Poi però si preoccupano quando non riescono a parlare coi figli oppure abboccano all'amo dell'ultima sindrome in voga comunicata durante l'incontro insegnanti-famiglie, mentre invece si fanno una risata quando si parla di disattenzione propugnata ad arte dal rintocco orario delle varie campanelle scolastiche. Perchè infatti è il bambino che è storto, mica la scuola (tanto per parafrasare Kant).
Inviato il: 8/1/2011 21:56
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  •  benitoche
      benitoche
Re: Scuola: la difficoltà NON è una malattia
#11
Dubito ormai di tutto
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Italia: 3.000.000 di nuovi malati di mente con il DSM V.
E il Ritalin in USA si prescriverà ai bambini dai 4 anni in poi


La denuncia non è di qualche movimento anti-psichiatrico, ma dal Dott. Allen Frances del coordinatore della task-force del DSM IV, che sta per essere soppiantato dalla nuova edizione, la quale conterrà molte più malattie mentali classificate. Frances (team DSM) "Ormai i produttori di droghe legali sono più responsabili delle dipendenze dei produttori di droghe illegali". + 40% per i disturbi bipolari, raddoppiate le diagnosi di iperattività infantile.
Poma (Giù le Mani dai Bambini): "In Italia siamo a rischio con 3 milioni di potenziali nuovi pazienti, non dobbiamo commettere gli errori fatti in USA".
Costa (psichiatra La Sapienza): "Tra le nuove possibili sindromi, il lutto e la dipendenza da caffè: noi medici e specialisti siamo vittima delle mode diagnostiche lanciate dalle multinazionali, attenzione perché è a rischio l'indipendenza della classe medica"
"La semplice tristezza e l’astinenza da caffeina stanno per diventare malattie mentali. La prossima edizione del manuale, il DSM-V, in uscita nel 2013, potrebbe far diagnosticare come malati mentali milioni di persone sane, affette da normalissimi problemi di tristezza o sofferenza". La dichiarazione sarebbe normale se rilasciata da un fervente attivista di un movimento anti-psichiatrico, ma diventa eccezionale se consideriamo che è di un "big-boss" della psichiatria americana, Allen Frances, coordinatore del team di specialisti che ha curato l'edizione attualmente in uso del Manuale Diagnostico per le Malattie Mentali, utilizzato per perfezionare diagnosi da psichiatri di tutto il mondo, la cui 5^ revisione vedrà appunto la luce tra meno di 18 mesi. "Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria inflazione diagnostica - prosegue Frances, che è intervenuto al convegno "Pharmageddon" organizzato presso la Comunità di San Patrignano - e già oggi, ogni anno, il 25% della popolazione statunitense - circa 45 milioni di persone - si vede diagnosticare un disordine mentale, eventualità che sale al 50% degli abitanti se consideriamo le persone anziane. Nel DSM-IV (l'edizione attualmente in uso del Manuale, curata da Frances, ndr) abbiamo cercato di essere il più cauti possibile ma non abbiamo comunque evitato l’aumento delle patologie e la conseguente tendenza all'incremento delle diagnosi, a cause della quale i disordini bipolari sono 'aumentati' del 40% rispetto a quanto avveniva con la precedente edizione del Manuale (il DSM-III, ndr), quelle di autismo sono cresciute del 25%, e quelle di ADHD, la Sindrome da iperattività e deficit di attenzione dei bambini, sono addirittura raddoppiate, mentre gli antipsicotici sono venduti con un giro d’affari di 50 miliardi di dollari all’anno". Quella di Frances è una vera confessione-shock, con anche il sapore di un "j'accuse" verso molti Suoi colleghi: "Ormai i produttori di droghe legali sono più responsabili delle dipendenze delle persone rispetto ai produttori di droghe illegali. Il problema non è nella malafede dei membri della Commissione del DSM - prosegue lo psichiatra - ma nella loro appartenenza all’élite del settore psichiatrico: non si rendono conto che le loro indicazioni, in mano a medici frettolosi e non sempre competenti e con la pressione irresponsabile delle industrie farmaceutiche, possono portare a gravi abusi. Le nostre attuali conoscenze fra l’altro non ci permettono la prescrizione preventiva degli psicofarmaci, e sarebbe quindi importante che i medici non eseguano le diagnosi con disinvoltura e valorizzino le terapie relazionali rispetto a quelle farmacologiche", ha concluso l'esperto americano.
Sul punto è intervenuto Luca Poma, giornalista e portavoce di "Giù le Mani dai Bambini" (www.giulemanidaibambini.org), il più rappresentativo comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica nel nostro paese: "La situazione è assai preoccupante, perchè come ha dichiarato sul Corriere della Sera il giornalista Mario Pappagallo 'un mondo di pazzi sarebbe un gran bel mercato', dal momento che solo in Italia ci sarebbero almeno 3 milioni di nuovi potenziali 'pazienti', e non pochi tra loro sono in fascia pediatrica. Ci renderemo conto a brevissimo - e a spese della salute nostra e dei nostri bambini - di quanto ciò sia assolutamente vero", ha concluso Poma.
Anche Emilia Costa, decana di psichiatria, già titolare della 1^ Cattedra dell'Università "La Sapienza" di Roma e Primario di Psicofarmacologia all'Umberto I°, era nel panel dei relatori di "Pharmageddon", e ha commentato ironicamente: "Dovrei fare istanza al team di colleghi del DSM V affinché inseriscano una nuova patologia, la "bulimia da diagnosi", perchè questo è quello che sta accadendo in America, con influssi concreti anche in Italia: una sistematica medicalizzazione del disagio ad opera di 'inventori di categorie diagnostiche' che sono tra l'altro in palese conflitto d'interessi. I miei corrispondenti oltreoceano mi dicono che persino un lutto, che è parte della vita di una persona, potrebbe essere diagnosticato come episodio depressivo sul nuovo Manuale, e che tra le patologie che stanno valutando di inserire c'è anche una non meglio precisata 'astinenza da caffeina'. Tutto ciò è folle, noi medici e specialisti siamo vittime delle mode diagnostiche lanciate dalle multinazionali: attenzione - ha concluso l'esperta italiana - perché è veramente a rischio l'indipendenza della classe medica".
Intanto, il Wall Street Journal annuncia che l'American Academy of Pediatrics ha stilato le nuove linee guida per la diagnosi della contestata Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (bambini agitati e distratti), che suggeriscono di consigliare la prescrizione di Ritalin (metilfenidato) anche a bambini in età prescolare, fin dai 4 anni. Le linee guida americane sono poi recepite in molti paesi del mondo.rr

Per media relation: 338/7478239 - portavoce@giulemanidaibambini.org
Luca Yuri Toselli
Coordinatore operativo
Campagna Nazionale "GIU' LE MANI DAI BAMBINI"
Non ETICHETTARE tuo figlio, ASCOLTALO!
www.giulemanidaibambini.org - www.donttouchthechildren.org
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la religione è indispensabile
soltanto a un’umanità rescissa dal mondo divino-spirituale.
Inviato il: 8/12/2011 19:19
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