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  Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte all'altra della memoria

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Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte all'altra della memoria
#1
So tutto
Iscritto il: 10/12/2009
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Come spostare un ricordo o un pensiero ricorrente rispettivamente da un punto all'altro della memoria o da una zona all'altra del processore mentale. Il nostro ipercomputer, il cervello, istruzioni per l'uso.

Per semplicità, la memoria (che riteniamo localizzata nell'emisfero destro del cervello) e l'elaboratore mentale (localizzato nell'emisfero sinistro) sono organizzati in una sorta di cartelle che somigliano alla Tavola pitagorica o di Mendeleev; insomma, un numero indefinito di quadretti raggiungibili mediante codici binari del tipo, ad esempio, 5x6 o 6x5, cioè la casella o quadretto 30; gruppo 6, periodo 4 corrispondente al simbolo Cr e caselle con percorsi d'accesso mediante codici A1, B3, c4, D5, ecc..
Abbiamo stabilito che i ricordi sono essenzialmente rappresentazioni, pensieri, immagini, suoni o parole localizzate a livello dell'emisfero destro; vale a dire che gli stessi, pur persistendo da anni nella mente di una persona, non possono essere classificati come "ricordi" se dislocati a livello dell'emisfero sinistro.
Ipotizziamo che un ricordo traumatico trovasi nella casella 30 e che abbia un accesso facilitato a innumerevoli input esterni e interni che lo mettono in attività, possiamo spostare il ricordo dalla casella 30 a quella 29, in modo che l'accesso si complichi e gli input trovino una cartella vuota.

DIMOSTRAZIONE
Silvana: cosa si può fare con un ricordo traumatico che causa ancora noie?
Elia: trattasi di un'immagine, un suono o una sensazione?
Silvana: immagine!
Elia: hai sollevato gli occhi in alto a sinistra perciò hai avuto accesso all'emisfero destro,
quindi, alla memoria. Vediamo un po' ove hai posizionato tale ricordo. Lo vedi di fronte,
in alto, in basso, a destra o a sinistra?
Silvana: proprio davanti a me!
Elia: a dimensioni normali?
Silvana: esattamente!
Elia: esattamente a dimensioni normali, ma non naturali perché l'esperienza passata è stata
inviata in memoria subendo una compressioni, nel senso che è scomparso il
tridimensionale, caso mai anche il sonoro.
Silvana: proprio così!
Elia: proviamo a spostare il ricordo, o meglio l'immagine, in alto a destra e verifichiamo se
questa ti causa ancora noie.
Silvana: l'immagine mi da meno fastidio.
Elia: provi a spostarla in alto a sinistra e fammi sapere se è meglio o peggio.
Silvana: peggio!
Elia: allora, lasciala in alto e a destra. Adesso, mettila dietro alle tue spalle e fammi sapere la
posizione che assume.
Silvana: si è posizionata dietro le spalle in alto a sinistra.
Elia: ti crea problemi?
Silvana: No!
Elia: No? Allora allontanala gradualmente fino a farla divenire un punto nello spazio!
Silvana: fatto!
Elia: ok! Verifichiamo se il ricordo si è spostato. Pensa al trauma infantile originale!
Silvana: non ci riesco!
Elia: impegnati!
Silvana: impossibile!
Elia: va bene, il ricordo è stato posizionato in un'altra area mnemonica. Quanto scommetti
che non avrai più problemi con questo ricordo? Non solo, ma se il trauma provocava un
disturbo psicosomatico, puoi essere certa che questo si inabisserà nel giro di pochi
giorni. Grazie per la collaborazione!

Vi siete mai chiesti perché alcune persone sono sopraffatte da fissazioni, pensieri ricorrenti e ricordi spiacevoli? Sembra ovvio che queste presentano percorsi facilitati a punti specifici del processore e della memoria.
Inizialmente, procedevamo con la disattivazione dei punti critici, ma il procedimento richiedeva precisione e competenza, allora pensammo di complicarne l'accesso, tuttavia, alcuni soggetti riuscivano, nel tempo, a percorrere nuove vie e ripristinare la situazione iniziale. A quel punto, complicammo ulteriormente l'accesso al percorso e risolvemmo il problema.
Oggi, riteniamo sia più semplice spostare un ricordo o un pensiero da un punto all'altro della memoria o dell'elaboratore mentale in modo che gli input (facilitati o complicati) e i percorsi d'accesso mnemonici non trovino la casella cui sono destinati.

Lo spostamento è agevolato quando si seguono le linee di percorrenza degli indizi visivi d'accesso: in alto a destra, in alto a sinistra, lato a destra, lato a sinistra, in basso a destra e in basso a sinistra.
Mettiamo il caso che una persona non riesca a spostare un'immagine mentale fastidiosa in alto a sinistra, si consiglia allora di spostarla in alto a destra, oppure lateralmente a destra o a sinistra ecc., esisterà una via ove la rappresentazione mentale trovi una percorrenza naturale verso un sito appropriato.
Una volta trovata la posizione efficace, vale a dire la sede ove la rappresentazione non crea problemi, ogni altro spostamento in altra posizione efficace complica l'accesso all'immagine, quindi per riportare la rappresentazione visiva nella sede originale bisogna ripercorrere a ritroso la strada percorsa.
Elia Tropeano
Inviato il: 10/12/2009 14:29
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  •  Pyter
      Pyter
Re: Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte all'altra della memoria
#2
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 15/9/2006
Da Sidonia Novordo
Messaggi: 6250
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Quindi se devo sopprimere un ricordo devo fare come nello schemino della battaglia navale. Devo trovare la casella giusta.
O funziona solo con il cervello dei militari?
_________________
"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Inviato il: 10/12/2009 14:39
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  •  kinbote
      kinbote
Re: Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte all'altra della memoria
#3
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 11/11/2009
Da Zembla
Messaggi: 201
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Qualcuno mi spieghi dove devo mettere questo post per dimenticarlo... no, non sono accettate risposte volgari.
Inviato il: 10/12/2009 14:44
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  •  autore
      autore
Re: Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte all'altra della memoria
#4
So tutto
Iscritto il: 10/12/2009
Da
Messaggi: 20
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Semplicemente, far finta di non averlo letto.
Sarebbe più bello, però, utilizzare parolacce.
Inviato il: 10/12/2009 15:02
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  •  Hito
      Hito
Re: Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte all'altra della memoria
#5
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 27/1/2009
Da Matuzia
Messaggi: 111
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Citazione:

kinbote ha scritto:
Qualcuno mi spieghi dove devo mettere questo post per dimenticarlo... no, non sono accettate risposte volgari.


trattasi di un'immagine, un suono o una sensazione? :)
Inviato il: 10/12/2009 15:31
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  •  autore
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Re: Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte all'altra della memoria
#6
So tutto
Iscritto il: 10/12/2009
Da
Messaggi: 20
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Il nostro cervello presenta similitudini con il pc nonostante non possegga una tastiera (i comandi sono a input mentali e vocali). Sostanzialmente, il cervello è dotato di un elaboratore (emisfero sinistro) e una memoria (emisfero destro).
Proviamo, adesso, a digitare la parola "cane" che possiamo pronunciare mentalmente o a voce, ovviamente, se avessimo una tastiera premeremmo sul tasto 'cane'.
Casa accade? Improvvisamente nella nostra mente, o in quella della persona cui abbiamo rivolto la parola, arriva l'immagine di un cane. La parola pronunciata o pensata 'cane' ha prodotto un risultato; affascinante vero?.
Ma se pronunciassimo la stessa parola con un tono di voce e un volume diverso? Probabilmente l'immagine o l'esperienza vissuta, collegata al cane, sarebbe differente, quindi, regolando tono, volume, cadenza, ritmo ecc. circa la parola 'cane' si ha accesso a un differente stato mnemonico o ricordato.
Per tornare al concetto di testiera, sembrerebbe proprio che il nostro personal computer, il cervello, possegga un numero spropositato di pulsanti.
Facciamo una prova utilizzando il feedback [trovate un soggetto sperimentale ( un parente, un conoscente, amico ecc.)], e pronunciamo la parola in questione: "cane".
Se il soggetto sposta gli occhi in alto a sinistra, ha ricordato l'immagine di un cane, in sostanza ha utilizzato o prelevato dalla memoria (emisfero destro) un ricordo dell'animale; se li sposta in alto a destra, ha costruito l'immagine del migliore amico dell'uomo; se sposta gli occhi a livello e a sinistra, ha ricordato l'abbaiare di uno specifico cane; se li sposta a livello e a destra, ha costruito il latrare dell'animale. Gli occhi in basso a destra indicano la sensazione collegata al cane. Gli occhi in basso a sinistra, il dialogo interno concernente il fido amico. Attenzione, all'interlocutore potrebbero dilatarsi le pupille, sguardo vacuo. La dilatazione pupillare è caratteristica di un'immagine di grandi dimensioni non contenibile in un solo emisfero, ma in entrambe (destro e sinistro).
N.B. i soggetti fobici, al sol pensar del cane, manifestano una intensa reazione somato/viscerale: trattasi di un input in grado di attivare istantaneamente un pezzo di memoria (rivivere al presente qualcosa accaduto in passato) archiviato nell'emisfero destro del cervello.
Non solo le fobie provocano reazioni alterate, anche certi pensieri ricorrenti; questi ultimi, particolarmente, sono attivati in modo casuale; basta visualizzare un semplice oggetto, ascoltare una parola, sentire un particolare tono o volume di voce che la persona rimane invischiata, per un certo tempo, nel dolore e sconcerto, si tratta di un accesso facilitato alla memoria che si risolve rapidamente mediante un semplice esercizio di visualizzazione che trasforma l'accesso facilitato in accesso complesso.
Ad un signore, che soffriva di psicosi grave (tra l'altro credeva di essere Gesù) gli complicai l'accesso al pensiero e la malattia scomparve per qualche tempo, successivamente scovò un nuovo percorso circa ilpensiero patologico e la malattia si manifestò ancora, allora gli complicai l'accesso in modo tale che sarebbe stato più facile vincere al superenalotto che accedere al pensiero patologico. Attualmente, il signore non prende farmaci e non viene ricoverato in psichiatria.

Sonno naturale e sonno ipnotico
Il sonno ipnotico non differisce molto dal sonno naturale tranne per il fatto che in questo ultimo stato si russa. Ma andiamo oltre.
Il sonno naturale presenta una o più fasi oniriche, il sognare. I sogni sono prodotti elaborati dall'emisfero sinistro del nostro cervello, nel senso che viviamo al presente qualcosa che non abbiamo mai vissuto prima. L'accesso alla memoria, cioè all'emisfero destro, è ridotto all'essenziale.
Nello stato di sogno, quindi, utilizziamo essenzialmente l'emisfero sinistro; nello stato di veglia, usiamo sia il destro che il sinistro; nello stato ipnotico, principalmente il destro.
Sigmund Freud credeva che i sogni rappresentassero l'appagamento di un desiderio inconscio, questo ultimo, l'inconscio, è ritenuto oggi localizzato nell'emisfero destro del nostro cervello (vedi Milton H. Erickson).
Personalmente, dallo studio che ho condotto su i sogni, non ho trovato alcun materiale che potesse far pensare al sogno come risultato di appagamento di un desiderio. Tuttavia, ho notato che alcuni sogni cercano di perseguire una meta. Giusto per fare un esempio, l'obiettivo di un sogno potrebbe essere quello di recapitare un pacco a qualcuno, quindi, il frammento onirico si ambienta su vicissitudini circa la difficoltà di perseguire l'obiettivo, ma non tutti i sogni sono indirizzati verso una peculiare meta.
In sintesi, i sogni, elaborati nell'emisfero sinistro del nostro cervello, non perseguono un desiderio inconscio, ma il raggiungimento di una meta, la memoria.

Lo stato ipnotico rappresenta lo stato in cui è possibile accedere e rendere attiva la memoria mediante istruzioni vocali. La maggior parte dei ricercatori pensa che si tratti di uno stato di libero accesso all'inconscio, quindi all'emisfero destro. Per semplicità, l'inconscio rappresenta l'insieme universo U; mentre il materiale mnemonico che arriva costantemente alla coscienza è indicato dall'insieme M, allora M sarà un sotto insieme di U, quindi, l'inconscio è il complementare di M.
A dire il vero, M. H. Erickson, ha affermato che la messa in trance ipnotica di un soggetto sperimentale è facilitata dalla distrazione dell'emisfero sinistro e utilizzazione di quello destro, quindi, non si è mai sbilanciato sulla vera localizzazione dell'inconscio.
Comunque, i soggetti in stato di trance riescono a ricordare e rivivere esperienze passate, quindi, non solo hanno pieno accesso alla memoria ma sono in grado di mettere in attività vari frammenti mnemonici. Tutto farebbe pensare al pieno accesso all'emisfero destro; se si chiede, però, al soggetto sperimentale qualcosa che non riguarda la memoria, ma l'elaboratore, cioè qualcosa mai visto, ascoltato o provato prima, ad esempio lo pseudo orientamento nel tempo, la persona dovrà per forza di causa accedere all'emisfero sinistro.
Quindi, mentre lo stato di sogno persegue una meta, la memoria; lo stato ipnotico persegue l'elaborazione...
Inviato il: 10/12/2009 16:09
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Re: Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte allaltra della memoria
#7
Mi sento vacillare
Iscritto il: 20/9/2005
Da Torino
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Molto interessante!

Il 24 gennaio a Torino, terremo un corso che tocca questi elementi.

Questa pratica, chiamata TCC, già insegnata ai professionisti del settore, sarà indirizzata alle persone comuni, per risolvere i piccoli e grandi traumi personali, rivolgere al meglio le proprie energie, migliorare lo stile di vita, etc.

Complimenti Autore
Inviato il: 10/12/2009 16:29
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Re: Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte allaltra della memoria
#8
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Iscritto il: 10/12/2009
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Grazie per l'invito,
ho tenuto diverse dimostrazioni di Terapie istantanee essenzialmente a Novara, presso uno studio medico e in una clinica poliambulatoriale; altre nella provincia di Padova. A Cassano Magnago (VA), Venafro (IS), ecc.
Attualmente mi occupo di distrofia muscolare, tumori allo stadio avanzato ecc..

Sono un ricercatore che studia la funzione del cervello da un punto di vista cibernetico e colgo l'occasione per inviare un po' di materiale frutto delle mie ricerce.

Come si preleva un ricordo dalla memoria?
Un ricordo, componente essenziale del pensiero umano, è composto da immagini, suoni, sensazioni, gusti e odori, questi ultimi due raramente entrano a far parte delle strategie cognitive, pertanto, li esumiamo temporaneamente dal discorso. I ricordi sono configurati nella nostra memoria in modo stabile: privi di movimento, sforniti di variazione di luce e colore, sguarniti di distorsione volumetrica e ritmica dei suoni e impercettibili alla coscienza. Un ricordo è richiamato alla mente quando un dispositivo modifica la sua configurazione e lo trasforma da una struttura stabile a un complesso mobile, permettendo alla reminescenza di percorrere il cammino inverso circa la modalità d’invio. La rievocazione riesce ad attraversare nuovamente il canale stretto della memoria privandosi di pezzi superflui senza tener conto dell’importanza psicologica che questi sottendono. Di un’esperienza passata, quindi, poteremmo cogliere una semplice immagine, senza il sonoro e le sensazioni ad esse legate; immagini in movimento simili ad un film muto; suoni o parole prive di video; sensazioni penose mancanti di immagini e suoni come nella depressione.
Il ricordo arrivato al senno tende a riassumere le caratteristi statiche e a dissolversi rapidamente, pertanto, per cancellare un pensiero assillante basta fermare le variazioni di luce, colore, movimento, suoni ecc..
Un ricordo può essere attivato sia da uno stimolo interno sia da uno esterno, ad esempio, nel caso dell’aracnofobia per accedere all’esperienza passata, quella che ha dato l’avvio allo scatenare delle sensazioni somato/viscerali, basta pensare ad un ragno (stimolo visivo interno) o vederlo realmente (stimolo visivo esterno), in questo ultimo caso le sensazioni si mostrano identiche a quella avute in passato ( si attiva un pezzo di memoria per un determinato intervallo di tempo). In sostanza gli stimoli rappresentano gli input che avviano il congegno che mette in movimento il ricordo. In generale, quando una reminescenza viene attivata aumenta di dimensione e tende a spostarsi dall’emisfero destro a quello sinistro, a volte, però, quando le dimensioni sono enormi e non più compatibili con la memoria, il frammento di reminiscenza non riesce ad attraversare la porta d’accesso, quindi, taglia parti dell’esperienza originaria interna e nel caso dell’aracnofobia, elimina immagini e suoni, quindi il soggetto sarà consapevole solo delle sensazioni di cui avverte sopraffazione e spesso non conosce l’evento che ha sviluppato l’angoscia.
Il 31 gennaio 2009 ho incontrato un sessantenne, questi ha raccontato che dopo aver bevuto un bicchiere di vino bianco, ha accusato cefalea, vomito, giramenti di testa e insonnia. Abbiamo scoperto che la bevanda gli aveva ripristinato, temporaneamente, un pezzo di memoria risalente a un giorno del mese di marzo 1988 in cui aveva sperimentato la stessa sintomatologia.

Gli organi di senso percepiscono solo le variazioni degli stimoli che provengono sia dall’interno che dal mondo ’esterno. Iniziamo dalla vista: gli oggetti in movimento si colgono meglio di quelli fissi, infatti, il semaforo lampeggiante, le luci intermittenti, il carattere neretto o la sottolineatura di un testo ecc. servono a questo scopo. In teoria l’occhio umano non è in grado di percepire gli oggetti immobili, ma la nostra testa e in continuo movimento e crea varietà di luce, colore, luminosità, messa a fuoco ecc.. Se dovessimo tenere il capo fermo, saranno i nostri occhi a spostarsi e creare i mutamenti necessari per creare gli effetti della variabilità ( i nistagmi oculari). Nel caso delle immagini interne sono validi gli stessi principi, possiamo percepire solo immagini in movimento, cioè con variazione di luce, colore ecc.. A proposito, la fase REM, che si manifesta durante il sonno, serve essenzialmente a percepire i sogni. Gli occhi si muovono rapidamente e in tutte le direzioni (in senso tridimensionale) non solo per osservare le immagini oniriche, ma anche per percepire altre componenti sensoriali: suoni, sensazioni, gusti e odori. Tuttavia, è semplice sospendere i nistagmi e non percepire oggetti e figure fisse, basta dilatare le pupille. Le pupille non si dilatano solo grazie alla scarsità di luce, ma anche mediante l’ osservazione di un punto fisso nello spazio o con la creazione di un’ immagine interna chiara e ben a fuoco (in questo caso entrano in funzione simultaneamente entrambe gli emisferi cerebrali). Un simile fenomeno può essere impiegato per porre le basi di una induzione ipnotica. Questo ultimo l’abbiamo scoperto per caso, infatti, mentre comunicavamo con certi soggetti volontari, notavamo che tendevano ad andare in trance, quindi, adottavamo procedimenti per mantenerli svegli.
Per l’organo dell’udito avviene qualcosa di simile, percepiamo meglio gli stimoli sonori variabili che quelli costanti, anzi questi ultimi, prolungati nel tempo potremmo non sentirli. In assenza di suoni, sarà il nostro organo a produrli, in genere di tipo puntiformi. Tuttavia, in assenza prolungata di timoli sonori, le persone potranno sentire suoni o voci che sembrano provenire dall’esterno. In sostanza è una zona dell’emisfero sinistro, collegato all’organo che riesce a produrli (allucinazioni auditive). Ovviamente esistono anche le allucinazioni visive che si generano con lo stesso procedimento.
La stessa cosa avviene per il tatto, percepiamo meglio le variazioni che il contatto fisso con un corpo, infatti non sempre riusciamo a percepire gli indumenti che indossiamo. Esistono anche allucinazioni cinestetiche che, essenzialmente, si producono in assenza di stimoli sensoriali.
Per l’olfatto e il gusto sono valide le stesse regole, l’unica differenza che il loro percorso neurale non attraversa il talamo, ma arriva direttamente alla corteccia cerebrale. Quindi, proseguendo, gli odori e i gusti costanti non si possono percepire, ma occorrono delle variazioni per sentirli. Giusto per fare un esempio, l’odore e il gusto dell’ambiente in cui passiamo la maggior parte del tempo non l’avvertiamo, perciò abbiamo bisogno di allontanarci da questo e tornarvi successivamente per discernere odori e gusti.

Ecco una risposta ricevuta nel forum girlpower e il mio commento relativo al testo in oggetto.

http://community.girlpower.it/come-arriva-un-ricordo-nella-nostra-mente-vt145085.html#post4767985

Oggi, 15.16.15 #2 (permalink)
gamer84

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Domanda: è possibile sfruttare la cosa per memorizzare meglio/di più?
__________________

Oggi, 19.25.37 #3 (permalink)
autore

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Esistono tre memorie, abbiamo una memoria visiva, auditiva e cenestesica (normalmente si dice cinestetica, ma io uso la terminologia della casa editrice Astrolabio Ubaldini - Roma).
Inoltre, abbiamo altre due memorie, molto potenti, quelle gustativa e olfattiva che arrivano direttamente alla corteccia cerebrale senza passare per il talamo, ma in genere si usano per la regressione d'età.
La memoria visiva è enormemente ampia, mille volte o più di quelle auditiva e cenestesica, le ultime due hanno valori intorno allo zero. Praticamente, le persone considerate diveramente abili o ritardati mentali non fanno altro che usare queste ultime due memorie.
Ho insegnato a molti ritardati a usare la memoria visiva e l'handicap è scomparso.
A questo punto una domanda: "Se installassimo ad un ritardato le strategie d'apprendimento di un ragazzo genio, che cosa cccade?". Anche il ritardato tenderà a divenire un genio, anzi è l'unico modo che per fargli recuperare gli anni perduti.
Elia
Inviato il: 10/12/2009 17:34
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Re: Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte allaltra della memoria
#9
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Aggiornamento origini delle malattie
Riteniamo che le malattie abbiano origine essenzialmente dall’attivazione di frammenti mnemonici che nel tempo diventano incompatibili con la memoria.
La struttura di riferimento, la somma di tutte le nostre esperienze, è archiviata nell’emisfero destro del nostro cervello in modo quiescente, tuttavia stimoli interni ed esterni sono in grado di attivarne alcuni pezzi e far rivivere al presente ciò che è accaduto in passato con conseguente modifica dello stato psicofisiologico.
I ricordi non durano molto nella nostra mente (da 1 a 20 sec) in quanto sono di solo lettura, ciò nonostante alcuni soggetti riescono a riviverli e a tenerli attivi per un tempo spropositato, crediamo, quindi, che tale attività causi nel tempo gravi patologie sia cliniche sia psicologiche.
I nostri interventi di ricerca sono mirati all’identificazione di frammenti mnemonici attivi e loro disattivazione. Nel 70% dei casi abbiamo assistito alla remissione della malattia, nel restante 30% non abbiamo ottenuto alcun risultato, infatti non è facile identificare un frammento in attività principalmente perché lavora al di sotto della soglia di consapevolezza.
Di quel 70%, solo una modesta percentuale ha accusato recidive, ma ne abbiamo compreso l'implicazione solo dopo aver praticato le metodiche su problemi di fumo e di peso. Infatti, una ragazza, che aveva sperimentato le nostre tecniche, smise di fumare il giorno successivo, ma da qualche tempo ha ripreso, appare chiaro, quindi, che non avevamo disattivato il frammento mnemonico, ma solo cambiato il percorso d’accesso circa la modalità d’invio. Gli input interni ed esterni hanno trovato una nuova strada e messo in movimento l'area interessata.
Per quanto concerne il 30% dei casi in cui non si riesce a identificare i frammenti attivi, attiviamo manualmente, per così dire, pezzi mnemonici antagonisti.
Abbiamo incontrato soggetti che riescono a cambiare percorso d’accesso alla memoria in modo spontaneo e risolvere i propri problemi. Un signore non faceva altro che mettere in attività un vecchio ricordo che causava sensazioni negative, lo teneva in mente per oltre 20 secondi, aggiungeva nuovi elementi, in modo renderlo più incompatibile possibile, eliminava le parti aggiunte e il ricordo originale acquistava una nuova posizione di difficile accesso.

Nello stato di veglia, le esperienze della vita quotidiana sono inviate in memoria in modo casuale; nello stato di sogno, il cervello provvede a posizionarle in determinati scomparti o cartelle. Il sogno ha anche il compito di salvare le informazione apprese nella giornata antecedente al sonno, ovviamente esperienze o comportamenti ripetitivi non necessitano di essere salvati, quindi, non compaiono nei sogni.
Il cibernauta Elia Tropeano

Elia Tropeano non è un terapeuta, ma un ricercatore che insegna alle persone interessate il funzionamento del cervello. Le lezioni, in genere, si tengono nei locali pubblici, ad esempio nella sala riservata di un Bar, di una pizzeria, un ristorante o in un qualsiasi ritrovo ove si possa parlare liberamente senza essere disturbati.
Nel primo incontro spiega ai presenti le funzionalità più comuni del cervello, nell’incontro successivo chiede se qualcuno, per caso, abbia riscontrato miglioramenti nel comportamento, se ad esempio, sia riuscito ad assolvere un compito che non avrebbe mai immaginato di poter eseguire, se abbia sviluppato delle capacità che non avrebbe mai pensato di poter possedere ecc.. Continua affermando che i miglioramenti e i cambiamenti non avvengono a livello cosciente, ma ad un altro livello di consapevolezza, quindi, per poterli definire, bisogna rifletterci un pochino sopra. Dopo un po’ d’esitazione ecco che uno studente afferma di aver dormito bene la notte in quanto non aveva riposato il pomeriggio, come era solito fare; qualche altro dice di essere riuscito a prendere un’importante decisione che rimandava da tempo; un allievo replica di non aver accusato più il mal di testa ecc..
Alla terza lezione egli passa dalla teoria alla pratica e fa eseguire esercizi mirati per migliorare il livello d’apprendimento e risolvere determinate problematiche cognitive comportamentali.
Capita, a volte, sempre negli stessi ritrovi pubblici, che egli tenga delle lezioni riservate a pochi discenti in quanto qualcuno fa sapere di essere affetto da una patologia cui non è riuscito a trovare miglioramenti. Elia spiega a questi che la malattia è il risultato di una determinata applicazione del cervello, dunque una capacità, cui non piace l’effetto. Insegna, allora, come si disattiva l’applicazione e come se ne attiva una più utile. Spesso succede che il soggetto riceve dei benefici o miglioramenti e chiede di partecipare ad altre lezioni.
Ovviamente le lezioni sono gratuite, per quanto riguarda le consumazioni, in genere, si fa alla romana.

Ancora qualcosa circa la memoria, nonostante sia di fondamentalmente importanza, alcuni soggetti ne bloccano l'accesso e tirano avanti con una memoria di tipo spazio-temporale che copre l'arco della giornata corrente; per contro alcune persone sono solo memoria e l'accesso al processore (emisfero sinistro) è quasi inesistente.

30.06.2009

Tempo fa scrissi nel forum di pnlcoaching.info specificamente Gio Ott 02, 2008 11:09 pm. (http://pnlcoaching.freeforums.org/sclerosi-laterale-amiotrofica-t665.html)
quanto segue:
Forse una soluzione esisterebbe, ma è fantascientifica. Comunque, la espongo:
Un signore mi chiesi di andare a trovare sua mamma, una signora anziana che soffriva di una grave patologia (secondo i clinici, trattavasi di una distruzioni delle cellule cerebrali), non ricordo il nome della malattia, ma la donna eseguiva i movimenti con un certo ritardo. Provai a farla rilassare, non avevo alcuna intenzione di ipnotizzarla, ma solo far provare un po' di solievo. Ad un certo punto del trattamento, le chiesi di sollevare il braccio destro. Incredibilmente, in quello stato di rilassamento, la patologia non si manifestava. Provai con l'altro braccio e poi con le gambe e si verificò la stessa cosa. Concluso l'esperimento, feci tornare l'anziana signora allo stato abituale, ma i rallentamenti muscolari si ripresentarono.
Pensai allora che, forse, era possibile trasferire la malattia dallo stato abituale a quello alterato e viceversa. Esposi al signore la mia teoria e gli raccontai la storia che poi segue, però non praticai il trasferimento essenzialmente perchè non lo avevo mai utilizzato prima e mi serviva tempo per progettarlo, inoltre, ero in partenza in quanto avevo da poco concluso una dimostrazione videoregistrata di "Terapie istantanee".
Milton H. Erickson (il più grande medico psichiatra e ipnoterapeuta di tutti i tempi) in certi casi faceva proprio questo. Giusto per fare un esempio, una volta Erickson ipnotizzò un balbuziente e lo invitò a parlare mentre si trovava in trance, ma questi si espresse correttamente e con una certa proprietà di linguaggio, allora gli suggerì di balbettare solo nello stato ipnotico. Il soggetto, una volta sveglio, si mise a parlare in modo normale, ma nuovamente ipnotizzato, ovviamente, riprese a balbettare.
Milton Erickson incontrò il soggetto dopo 15 anni, questi si eprimeva correttamente, allora lo ipnotizzò e constatò che balbettava nella trance.

Oggi 30 giugno 2009, il figlio dell'anziana signora che eseguiva i movimenti in ritardo, compreso la deglutazione, mi ha comunicato la spiacevole notizie della morte del padre avvenuta alcuni giorni fa (anche egli ammalato da tempo), ma la mamma, cioè la signora anziana, il giorno successivo è migliorata e attualmemnte sembra che la sua patologia stia scomparendo. Effettivamente, il figlio aveva quasi la certezza che la malattia della mamma fosse una conseguenza dell'ammalarsi del marito, qualcosa di simile lo aveva intuito anche il secondo figlio.
Gli ho fatto le condoglianze e ricordato la mia intuizione fantascientifica che, a questo punto, credo che non sia da sottovalutare.

Per concludere: secondo la nostra ipotesi, la morte del marito dell'anziana donna ha agito come uno stimolo (interno, esterno) che ha disattivato un frammento mnemonico in attività, quindi lo stato psicofisiologico che produceva l'effetto nocivo si sta estinguendo.


Inviato il: 10/12/2009 17:48
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Re: Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte allaltra della memoria
#10
Sono certo di non sapere
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Questa pratica, chiamata TCC, già insegnata ai professionisti del settore, sarà indirizzata alle persone comuni, per risolvere i piccoli e grandi traumi personali, rivolgere al meglio le proprie energie, migliorare lo stile di vita, etc.

Io ho un numero così alto di ricordi brutti da rimuovere e di traumi da curare che piuttosto che curarli sarebbe meglio formattare.
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Inviato il: 10/12/2009 17:54
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Re: Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte allaltra della memoria
#11
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La formattazione è il massimo che si possa fare, si rinasce.
Inviato il: 10/12/2009 18:07
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Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#12
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Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche

E- mail inviate da un allievo medico
Primo caso trattato
Caro professor Elia Tropeano, ti presento il mio primo caso.
Domenica 5 novembre 2006, ero di turno in pronto soccorso. Giunge alla mia osservazione la sig.ra C.M. (1967 in Venezuela). Entra in ambulatorio seduta in carrozzina, con un atteggiamento molto sofferente, occhi lucidi, sguardo perso. Riferisce di essersi svegliata regolarmente, ma appena alzata dal letto avverte la comparsa di violente vertigini seguite da nausea e vomito. Non riuscendo a stare in piedi è costretta a rimettersi a letto. Passa circa un’ora e riprovando ad alzarsi compaiono capogiri più violenti di prima, sempre accompagnati da nausea e vomito. A questo punto la faccio sdraiare sul lettino, le metto la mia mano dx sul suo torace e cerco di entrare in sintonia con la sua respirazione. Aspetto un paio di minuti e mi faccio raccontare meglio cosa è successo e il motivo per cui viene in pronto soccorso. Non appena mi accorgo che è perfettamente rilassata, le chiedo di identificare la causa del problema. La donna comincia a rivelare di essere stata aggredita sul lavoro da un collega, con cui stava litigando furiosamente e, singhiozzando, afferma di non andare mai più a prestare servizio in quell’azienda. Mentre racconta l’accaduto, le tocco ripetutamente il braccio dx con la mia mano sinistra e si rilassa ulteriormente. Noto che i movimenti degli occhi sono essenzialmente rivolti in alto a destra. Entro nei particolari della vicenda e mi faccio dire cosa esattamente ricorda e cosa le da fastidio. Scopro che la crisi vertiginosa è scatenata dall’immagine ingigantita del suo aggressore che la terrorizzarla fino a farla scoppiare in un pianto sommesso. La invito a rimpicciolire l’immagine dell’assalitore. Ci riesce, e dice di stare meglio.
Non contento, gliela faccio rimpicciolire ancora di più. Comincia a sentirsi bene, ma i suoi occhi guardano ancora in alto a dx. A questo punto le chiedo di immaginarsi seduta al cinema e di rivedere proiettato sullo schermo tutto l’evento, dall’inizio alla fine, e di riavvolgere velocemente la pellicola all’indietro. Le chiedo di rammentare l’episodio, sostiene di avere delle difficoltà a pensarlo (i suoi occhi questa volta sono rivolti in alto a sinistra) e afferma di stare bene e in assenza di sintomatologia. Si mette seduta e ribadisce, stupita, di stare benissimo. Il suo volto appare sereno, allora domando, quando va a lavorare e lei, sicura di se, afferma: “Domani mattina, dottore!”.
L’infermiera, che ha assistito a tutta la scena, è esterrefatta e incredula, io ho la pelle d’oca dappertutto, ma sono entusiasta. Alla prossima! Un abbraccio.

“Complimenti! Non avrei saputo far di meglio. A proposito, come avresti affrontato una simile situazione senza l’ausilio delle metodiche descritte?”.
A presto da Elia

Non avrei fatto altro che inviarla in consulenza otorinolaringoiatrica. Lo specialista avrebbe consigliato un farmaco che si chiama Torecan, da prendere al bisogno, perché aiuta a togliere le vertigini. Ovviamente, a un primo esame obiettivo, non trovando la causa del problema, le avrebbe richiesto una marea di esami specialistici. Esami che sarebbero stati tutti negativi, per cui la sig.ra era condannata a vita a prendere supposte di Torecan, senza mai conoscere la causa delle crisi.


----- Original Message -----

Ecco il mio secondo pz trattato.
Martedì 7 novembre, ero di turno in pronto soccorso, quando giunge alla mia osservazione la sig.ra M. Anna Maria (1973). Entra in ambulatorio seduta in carrozzina, indossa un collare cervicale morbido sagomato, atteggiamento molto sofferente, sguardo perso. Riferisce circa l’incidente stradale di ieri. Già vista in pronto soccorso e indagata con rx e visite specialistiche risultate negative.
Lamenta parestesie agli arti superiori e dolori diffusi al rachide dorso-lombare. Mostra, inoltre, difficoltà a mantenere l'equilibrio in stazione eretta. Mentre racconta la storia, osservo con molta attenzione i movimenti dei suoi occhi che si muovono essenzialmente in alto e a livello a dx. A questo punto la faccio sdraiare sul lettino e metto la mia mano dx sul suo torace e cerco di entrare in sintonia con la respirazione. Questa volta non aspetto tanto e mi faccio subito raccontare cosa ricorda dell'incidente. Mentre inizia la storia, le tocco ripetutamente il braccio dx con la mia mano sinistra e lei si rilassata all'istante. Entro nei particolari e mi faccio dire cosa esattamente le dia fastidio. Riporta che mentre si trovava in auto da sola, ferma ad un semaforo, una vettura la tampona in modo così violento da spingerla fuori strada e farla urtare contro un palo della luce.
Ecco, è proprio l'immagine del palo della luce a causarle fastidio. Questo, man mano si avvicina, appare sempre più enorme e minaccioso, fino a scatenarle una crisi d’ansia.
Le suggerisco di rimpicciolire l'immagine del lampione e di allontanarlo in modo graduale. Ci riesce e dice di essere più tranquilla. Non contento, glielo faccio rimpicciolire e allontanare ancora di più. Sta meglio. Per finire, le chiedo di rendere il palo trasparente, quasi invisibile. Il benessere aumenta. Ora nel ricordare la scena, sta decisamente meglio, ma nel dirmelo, per qualche istante gli occhi guardano ancora a livello a dx, quindi, c'è ancora qualcosa che non va. Le chiedo di rivivere la scena, ma strizza gli occhi dalla paura ed emette un urlo di disperazione: “ Il rumore, il rumore! I miei bambini, i miei bambini!”. Cerco di calmare la paziente. Ci riesco.
La signora spiega di aver rivissuto la scena dello scontro e di aver sentito il rumore delle lamiere dell'auto e, credendo di morire, ha pensato ai suoi bambini che urlavano e piangevano dalla disperazione per aver perso la mamma.
Le chiedo di rivedere la scena, ma sostituire il suono delle lamiere con quello di un tintinnio di campane a festa. Timorosa, ci prova, poi afferma di stare nettamente meglio. Smette di piangere e inizia a rasserenarsi. Le infermiere presenti impallidiscono. A questo punto le chiedo di fare un ultimo sforzo e di immaginarsi seduta al cinema e di rivedere proiettata sullo schermo tutta la scena dall'inizio alla fine e di riavvolgere la pellicola all'indietro il più veloce possibile. La invito a riguardare la scena, questa volta, però gli occhi si rivolgono a sin.
Il suo volto è sereno, non ha più paura, non piange più. Riferisce di stare bene e in assenza di sintomatologia. Si mette seduta sul lettino, mi guarda incredula e riferisce di stare benissimo. Faccio entrare il marito che vedendo la moglie in piedi e senza lamenti mi chiede, stupito, cosa sia successo. Spiego che per farla calmare e passare il tutto è bastato far raccontare la storia dell'incidente, comunque, deve continuare a prendere le medicine già prescritte il giorno prima. Le infermiere che hanno assistito alla scena sono incredule; io ho brividi un po' dappertutto, ma sono entusiasta. Alla prossima.


Settembre 2007

Ero di turno in pronto soccorso e giunge alla mia osservazione la sig.ra M. Elisa (1979). Entra in ambulatorio seduta in carrozzina, con un atteggiamento molto sofferente, pallida, occhi socchiusi, sguardo assente. Parla a fatica e si regge il capo con le mani. Riferisce di soffrire abitualmente di cefalea e di aver consultato diversi “Centri” ma senza mai aver trovato i motivi né la soluzione al suo problema. Racconta che da tre giorni soffre di un forte mal di testa e che la solita terapia non ha sortito alcun effetto. Essendo sfinita da un dolore ingravescente si presentava in pronto soccorso in cerca di aiuto. Mentre racconta la storia, non posso osservare i movimenti dei suoi occhi in quanto li tiene chiusi, infatti è disturbata dalla luce dell’ambulatorio.
Decido quindi, con l’aiuto di un’infermiera, di farla sdraiare sul lettino. Le metto la mia mano dx sul torace e cerco di entrare in sintonia con la sua respirazione. Allo stesso tempo, tocco con la mia mano sin il suo braccio destro ed in pochi istanti si rilassa totalmente. L’infermiera di turno con me, comprendendo l’imminente “spettacolo”, esce a chiamare un’altra collega che voleva assistere al trattamento.
Nel frattempo, chiedo alla paziente di immaginarsi vicino alla porta dell’ambulatorio e di vedersi sdraiata sul lettino. Ci riesce.
Le chiedo di rimpicciolire e allontanare dolcemente l’immagine e riferire l’effetto che fa sulla cefalea. Dice di stare meglio. Non contento, gliela faccio rimpicciolire e allontanare ancora di più. Sta ancora meglio, e nel dirmelo, appare stupita di quello che le stia capitando. Insisto e le chiedo di rimpicciolire e allontanare l’immagine sempre di più fino a farla svanire in un lampo di luce calda e colorata. Ci riesce e improvvisamente apre gli occhi, si mette seduta sul lettino guardandosi stupita intorno. Afferma di stare bene e continua a dirlo felice a se stessa. Si alza, sorride ed è felice. Continua a ripetere: “Sto bene dottore, sto bene. Non ho più nulla!”. In quel momento entrano le infermiere, non credono ai loro occhi: quella povera ragazza era entrata in ambulatorio sofferente, ora esce raggiante.



Ancora un caso trattato

Questo è il mio primo caso che affronto e risolvo tra le mura di casa. L’altro giorno, mio figlio più grande, Luca, appena sveglio, riferisce un dolore violento all’inguine dx. Il dolore è forte e fastidioso al punto da farlo zoppicare, inoltre è fonte di dispiacere per lui, non sarebbe stato in grado di giocare la partita di pallacanestro valida per il campionato di serie, prevista nel pomeriggio. Su mia richiesta racconta che durante l’allenamento di ieri sera, si è stirato l’inserzione prossimale del m. adduttore della coscia dx, ma a “caldo” il dolore era sopportabile e non gli aveva dato tanta importanza. Dopo avergli fatto assumere una compressa di paracetamolo, per mandarlo a scuola, prometto di risolvergli il problema dopo pranzo. Giunto il momento, svanito l”effetto del paracetamolo, con un po’ di fatica faccio sdraiare mio figlio sul divano. Eseguo una serie di test per valutare la motilità consentita alla coscia e ribadisce che il dolore all’inguine è insopportabile, soprattutto nei movimenti controresistenza e in adduzione: abbiamo a che fare con uno dei nemici peggiori di un atleta, la pubalgia. Non mi perdo d’animo e chiedo a mio figlio di non preoccuparsi e di rilassarsi delicatamente. Metto subito la mia mano dx sul suo torace e cerco di entrare in sintonia con la sua respirazione. Attendo qualche minuto e gli tocco con la mia mano sin, prima il braccio destro e poi la fronte: in pochi istanti mi rendo conto che è perfettamente rilassato. Gli suggerisco di provare ad immaginarsi vicino alla porta della cucina e di vedersi sdraiato sul divano. Ci riesce, ma dice di fare fatica. Gli chiedo di rimpicciolire l’immagine e di allontanarla dolcemente e riferire l’effetto che fa sul dolore. Replica di far fatica ad immaginarsi da quella posizione e che preferisce guardarsi dall’alto. Confermo che va bene e di proseguire l’esercizio, rimpicciolire e allontanare l’immagine di se, steso disteso sul divano. Ci riesce senza difficoltà e dice di stare decisamente meglio, e nel dirmelo, il suo sguardo sembra stupito e incredulo. Insisto e chiedo di rimpicciolire e allontanare l”immagine sempre di più fino a farla svanire in una bolla di sapone profumata e colorata. In poco tempo si mette seduto, si guarda intorno e non osa chiedere cosa e come sia potuto succedere, ma è felice perché non ha più dolore. Eseguo di nuovo il test di valutazione muscolare, compreso quello di adduzione in contro resistenza, ma non avverte alcun dolore. Nella serata riesce a giocare la partita e non ha mai avuto alcun problema. Che soddisfazione!


Ecco, allora, un altro caso

Lunedì 28 gennaio 2008 ero di turno in pronto soccorso. Giunge alla mia osservazione il sig. C. Emanuele (1988). Entra in ambulatorio, visibilmente turbato, sguardo basso, agitato, irrequieto e accompagnato dal padre.
Riferisce di aver avuto, mentre era sul lavoro, una crisi di ansia e di pianto disperato accompagnato da una sensazione di morte imminente per soffocamento.
Soffre frequentemente di questi attacchi che stanno diventando pressoché quotidiani. Racconta, con sofferenza, che tutto ebbe inizio tempo fa, quando si fumò una "canna” con un amico. Poco dopo ebbe un malore con conseguente svenimento e caduta della lingua all'indietro che lo soffocava. Grazie al tempestivo intervento del suo amico, che riuscì a liberargli le vie aeree, riprese a respirare normalmente. Mentre racconta l'accaduto si porta ripetutamente le mani al collo perché avverte la netta sensazione di soffocamento. Io, nel frattempo, gli chiedo se è destro o mancino e osservo con molta attenzione i movimenti dei suoi occhi. Riferisce di essere mancino e senza perdere altro tempo lo faccio sdraiare sul lettino, mi siedo accanto a lui, metto la mia mano sx sul suo torace e cerco di entrare in sintonia con la sua respirazione e gli chiedo di rilassarsi, e di stare tranquillo perché non gli avrei fatto male. Il padre, gli chiede se preferisce che esca dall'ambulatorio, ma io pretendo che rimanga in silenzio in un angolo ad osservare quello che avrei fatto. Non aspetto tanto tempo, anche perché il paziente si rilassa all'istante. Mi faccio raccontare subito cosa ricorda di quel giorno, ma precisando di voler sapere se ne ricorda una precisa sequenza o solo un'immagine fissa. Conferma di ricordare una sequenza precisa, per cui decido di applicare la tecnica della doppia dissociazione. Gli chiedo, quindi, di immaginarsi seduto al cinema e di rivedere proiettata sullo schermo tutta la scena, dall'inizio fino al momento del soffocamento e poi di riavvolgere la pellicola all'indietro il più velocemente possibile. Afferma di esserci riuscito e nel momento in cui riapre gli occhi, il suo volto è sereno, non ha più paura, non piange più. Riferisce di stare bene e in assenza di sintomatologia. Gli chiedo di provare a rivedere la scena, ma tra lo stupore generale afferma: "Dottore, dottore, non riesco più a vedere la scena, è scomparsa!". Mi volto verso il padre il cui sguardo incredulo mi pone mille domande in un millisecondo. Tranquillizzo tutti e cerco di spiegare quello che hanno visto e sentito ma non compreso. Un mio collega che ha assistito al trattamento è incredulo. Il ragazzo sereno e felice, sembra uscito da un'altra dimensione spazio-temporale e mentre esce dall'ambulatorio, mi ringrazia all'infinito. Io ho l’adrenalina un po' dappertutto, ma sono entusiasta, ringrazio il mio grande maestro Elia Tropeano.
Inviato il: 10/12/2009 18:11
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Re: Il nostro computer, il cervello. Come spostare un ricordo da una parte allaltra della memoria
#13
Mi sento vacillare
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Autore, leggerò con calme tutti i tuoi post.

Grazie.

Il mio era un invito aperto a tutti, ovviamente.
Inviato il: 10/12/2009 18:16
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  •  a_mensa
      a_mensa
Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#14
Sono certo di non sapere
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@ autore
scusa una domanda forse banale , ma visto che parli di PNL, da dove derivi la tua scienza ?
se parli di PNL sarebbe bello che lo dicessi esplicitamente, se invece è la rielaborazione di qualcuno, sarebbe simpatico che ne facessi il nome, tanto per avere un riferimento.
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Inviato il: 10/12/2009 18:19
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Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#15
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Penso che la PNL, oggi, sia faticiume. Mi dispiace per quelli che la rappresentano.
La mia materia di indagine, sarebbe dovuta essere la neuro-programmazione digitale, ma molti la associano alla PNL, quindi, l'ho eliminata dal dizionario, parlo perciò di SEMPLIFICAZIONE DEL PENSIERO.
Inviato il: 10/12/2009 19:39
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  •  Pyter
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Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#16
Sono certo di non sapere
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Applicando la SEMPLIFICAZIONE DEL PENSIERO, Faticiume che dovrebbe voler dire?
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Inviato il: 10/12/2009 20:50
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Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#17
Sono certo di non sapere
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@ autore
...e questa "SEMPLIFICAZIONE DEL PENSIERO" l'hai inventata tu o l'hai appresa da qualcun altro, nel qual caso gradirei nome ed eventualmente libri che ne trattano.
grazie
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Inviato il: 11/12/2009 1:22
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Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#18
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@ pyter
hai poca fantasia.... non sei creativo.
prendi marCIUME FATIscente, uniscili, invertili e voilà ecco prodotto il fati ciume
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Inviato il: 11/12/2009 1:28
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Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#19
Sono certo di non sapere
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Citazione:

a_mensa ha scritto:
@ autore
...e questa "SEMPLIFICAZIONE DEL PENSIERO" l'hai inventata tu o l'hai appresa da qualcun altro, nel qual caso gradirei nome ed eventualmente libri che ne trattano.
grazie


energicamente, mi associo alla richiesta
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Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#20
Sono certo di non sapere
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Citazione:

a_mensa ha scritto:
@ pyter
hai poca fantasia.... non sei creativo.
prendi marCIUME FATIscente, uniscili, invertili e voilà ecco prodotto il fati ciume


si vede che io e la settimana enigmistica abbiamo un brutto rapporto.. sapevo che servivano a qualcosa i REBUS
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Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#21
Sono certo di non sapere
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sò che non si dovrebbe fare.. ma anche se non ho letto tutto il post, ne ho intuito le potenzialità spiluccando qua e là. E questo non per pigrizia, ma per non farmi indurre in tentazione. Ora ho i nervi un po' scoperti..

E allora domando seriamente ad Autore, a Pyter, a a_mensa, a Silver .. quanto segue:

dico bene o qui si tratta di "rimozione" forzata?

..andando per la massima (che ritengo fondante nella mia vita) per cui - i problemi non si fuggono, ma si attraversano - ..non trovate un che di contraddittorio per il nostro profondo io dover subire una particellizzazione o compartimentalizzazione delle nostre emozioni ( e questo dando per scontato che il metodo qui proposto sia efficace e veriterio) della nostra personalità e della nostra coscienza?

quindi ri-domando a Pyter e ad a_mensa (che trovo più sensati): non trovate una sorta di falsa soluzione in queste tecniche "salvifiche"?

Un conto è il bisogno di una catarsi.. sia essa guidata o indotta, ma attraverso una consapevole lotta e non attraverso uno "spostamento"; un conto, anche, è fare leva sull'inconscio (magari con l'ipnosi?) per rilevare e rivelare ciò che per difesa abbiamo rimosso. E un conto è guidare meccanicamente il cervello ad una soluzione che è solo il palliativo di una "lobotomia" inversa

..capite che intendo?

..almeno fino a che Mr. Autore non si accrediti con più coerenza e cristallina voglia di mettersi in luce
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Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#22
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A Calve', capisco le tue perlessita' sulla rimozione dei ricordi spiacevoli, ma il dolore derivato dalla somatizzazione dello stesso a che serve?? Soprattutto quando e' debilitante!!
Come reminder per la brutta esperienza... una sorta di cilicio?


...inoltre, se autore e' l'autore perche' dovrebbe dare le generalita'?



mc
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  •  Calvero
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Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#23
Sono certo di non sapere
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Citazione:

mc ha scritto:
A Calve', capisco le tue perlessita' sulla rimozione dei ricordi spiacevoli, ma il dolore derivato dalla somatizzazione dello stesso a che serve?? Soprattutto quando e' debilitante!!
Come reminder per la brutta esperienza... una sorta di cilicio?


...inoltre, se autore e' l'autore perche' dovrebbe dare le generalita'?



mc


non le generalità!! che me frega a me.. mi sono associato alla richiesta di a_mensa

no, mc, il cilicio non è la giusta analogia


se capisci le mie perplessità, capiscimi eccheccazzo

la somatizzazione non credo si possa associare alle forme di catarsi. Una sorta di "espiazione psicologica" (se ci sente qualche accademico ci spara ) è ben diversa da indurre un individuo ad "ingannarsi" con procedimenti che compartimentalizzano le emozioni
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Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#24
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Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#25
Sono certo di non sapere
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@calvero & C.
questa tecnica non la conosco (o almeno non conosco il suo autore) ma almeno nelle tecniche ricalca fedelmente la PNL.
molte delle tecnche descrtte le potete trovare sui libri di Grinder & Bandler, edizioni astrolabio degli anni 80.
quindi parlo di PNL e non di questa che non so quando è nata e dove sia descritta..
esiste nella "terapia breve" un duplice concetto di soluzione:
soluzione di emergenza
soluzione definitiva.
nelle tecniche di "soluzione di emergenza" rientrano ad esempio le tecniche legate al colore, alla dimensione, vicino/lontano, ecc.. per finire nelle tecniche di sovrapposizione.
le soluzioni definitive invece, prevedono percorsi più lunghi e complessi, che comunque tendono a identificare la natura e la sorgente del problema.
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Inviato il: 11/12/2009 9:38
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      Hito
Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#26
Ho qualche dubbio
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Citazione:

autore ha scritto:
Penso che la PNL, oggi, sia faticiume. Mi dispiace per quelli che la rappresentano.
La mia materia di indagine, sarebbe dovuta essere la neuro-programmazione digitale, ma molti la associano alla PNL, quindi, l'ho eliminata dal dizionario, parlo perciò di SEMPLIFICAZIONE DEL PENSIERO.


Perdonami, ma probabilmente molti la associano alla PNL perchè se non altro ne prende parecchi spunti, ho dato un'occhiata a diversi testi e grosso modo quelle sono le basi in tutti, sto leggendo "Come usare il cervello per cambiare" di Richard Bandler (libro del 1985) e quanto hai esposto finora compare diciamo nei primi due capitoli. Poi c'è chi applica qualche variazione al modello e la chiama PNL3, mi piacerebbe sapere in cosa si differisce la "Semplificazione del pensiero".

@ Calvero:
ti copio/incollo un pezzo del libro di cui sopra, da un'idea di ciò che si prefigge la PNL ed in parte penso risponda ai tuoi quesiti; su Youtube c'è una conferenza di Corrado Malanga sulla PNL, se hai tempo e voglia (sono 33 parti) dacci un'occhiata, a me ha destato l'interesse per l'argomento e offerto molti spunti di riflessione, certo poi i discorsi in campagna elettorale di Obama li si vede diversamente :)


Il cervello è come una macchina alla quale manchi un interruttore con la posizione di 'spento'. Se non gli si dà qualcosa da fare, non fa altro che continuare a girare, e alla fine si annoia . Se mettete una persona in una camera di deprivazione sensoriale, dove non c'è possibilità di avere esperienze esterne, essa inizierà a generare esperienze interne. Se il cervello se ne sta "n" senza far niente, comincerà a fare qualcosa, e non pare che gli importi molto che cosa. A voi può importare, ma a lui no. Per esempio, vi è mai capitato di starvene semplicemente "n" seduti a occuparvi dei fatti vostri, o di essere profondamente addormentati, quando all'improvviso il vostro cervello vi fa balenare davanti un'immagine che vi spaventa a morte? Quante volte capita che qualcuno si svegli nel cuore della notte perché ha appena rivissuto un'esperienza di piacere estatico? Se si è trascorsa una brutta giornata, allora più tardi il cervello ce ne offrirà delle vivide repliche, più e più volte. Non basta aver passato una brutta giornata; ci si può rovinare l'intera serata, e magari anche buona parte della settimana seguente. La maggior parte delle persone non si ferma qui. A quanti di voi capita di ripensare a cose sgradevoli accadute molto tempo fa? È come se il vostro cervello stesse dicendo: "Su, rifacciamolo! Abbiamo un'ora prima di pranzo, mettiamoci a pensare a qualcosa di veramente deprimente. Forse riusciamo ad arrabbiarci per quella faccenda con tre anni di ritardo". Avete mai sentito parlare di "sospesi"? Non sono faccende in sospeso, sono finite; è solo che non vi è piaciuto come sono andate a finire. Adesso voglio che scopriate come è possibile imparare a trasformare la vostra stessa esperienza, e ad acquisire un certo controllo su ciò che avviene nel vostro cervello. La maggior parte delle persone sono prigioniere del loro stesso cervello. È come se fossero incatenate all' ultimo sedile dell'autobus, con qualcun altro al vola nte. Voglio che impariate a guidare voi stessi il vostro autobus personale . Se al vostro cervello non date qualche indicazione, o viaggerà a casaccio per conto proprio, oppure altre persone troveranno il modo di dirigerlo al posto vostro. e può ben darsi che non si preoccupino troppo di quelli che sono i vostri interessi. Anche se se ne preoccupano, è possibilissimo che si sbaglino! La PNL è un' opportunità per studiare la soggettività, qualcosa che a scuola mi veniva descritta come orribile. Mi spiegavano infatti che la vera scienza considera le cose oggettivamente . Ciò nonostante, mi sono poi accorto che quella che più influiva sul mio comportamento era la mia esperienza soggettiva , e di conseguenza mi sono messo in mente di scoprire qualcosa sul suo funzionamento, e sul modo in cui esercita il suo influsso sugli altri. Visto che il cervello è il mio giocattolo preferito. nel corso di questo seminario farò con voi alcuni giochetti mentali. A quanti di voi piacerebbe avere una "memoria fotografica"? E quanti di voi ricordano vividamente esperienze sgradevoli del passato , che continuano a tornarvi alla memoria? È indubbio che questo aggiunga un po' di sugo alla vita. Se andate a vedere un film dell'orrore, e poi tornate a casa e vi mettete a sedere, l'atto del mettervi a sedere vi porterà facilmente a ritrovarvi sull' istante sulla poltrona del cinema. A quanti di voi è capitato di vivere quest 'esperienza? E affermate di non avere una memoria fotografica! Ce l'avete già; solo che non la state usando in modo mirato . Se riuscite ad avere una memoria fotografica quando si tratta di ricordare fatti sgradevoli del passato, sembrerebbe proprio una bella cosa riuscire a convogliare deliberatamente un po' di quell'abilità in esperienze più utili. A quanti di voi è capitato di pensare a qualcosa che non è ancora successo, e di star male in anticipo? Perché attendere? Si potrebbe benissimo cominciare a Star male fin da ora, giusto? E poi quella cosa non è successa. Ma voi quell'esperienza non avete voluto farvela sfuggire, non è vero? Questa capacità può funzionare anche nel senso inverso. Alcuni di voi hanno già trascorso la parte migliore della vacanza prima ancora di partire: e poi, quando si arriva sul posto, si resta delusi. La delusione richiede una programmazione adeguata . Avete mai pensato a quanto vi date da fare, al solo fine di restate delusi? In realtà ciò richiede un a programmazione accurata. Più si programma, più si resta delusi. Certuni vanno al cinema, e poi dicono: ..Il film non era esattamente all 'altezza di quello che mi aspettavo". Questo mi dà da pensare: se in testa avevano un film così bello, chi glielo ha fatto fare di andare al cinema? Perché andarsi a sedere in una sala dal pavimento appiccicoso e dai sedili scomodi per vedere un film , e poi dire : "Nella mia testa avrei potuto fare di meglio . e non avevo neanche la seeneggiatura" . Questo è il genere di cose che succede quando si lascia che il cervello viaggi per conto suo. La gente dedica più tempo a imparare a usare un frullatore di quello che dedica a imparare a usare il proprio cervello. Non si dà una grande importanza a fatto di usare deliberatarnente la propria mente in maniere diverse da quella abituale. Vi si chiede di essere voi stessi' ... come se esistesse un'alternativa . Ci siete incastrati, credete pure a me. Immagino che potrebbero cancellarvi ogni ricordo con l'elettroshock, e poi trasformarvi in qualcun altro, ma i risultati che ho visto non mi sono parsi molto attraenti. Finché non inventiamo una macchina per cancellare la mente o roba del genere, penso che siate proprio incastrati in voi stessi. E non è così brutta, perché potete imparare a usare il vostro cervello in maniere più funzionali. La PNL è esattamente questo. Quando ho cominciato a insegnare, alcuni si sono fatti l'idea che la PNL avrebbe aiutato la gente a programmare la mente degli altri così da controllarli e da renderli meno umani. Parevano avere l'idea che cambiare deliberatamente una persona avrebbe in qualche modo ridotto la sua umanità. La maggior parte delle persone sono dispostissime a trasformarsi deliberatamente con antibiotici e cosmetici, ma il comportamento sembra qualcosa di diverso. Non ho mai capito jn che modo trasformare qualcuno così da renderlo più felice possa mutarlo in un essere umano di minor valore. Ma mi sono accorto, invece, di quante persone siano bravissime a far star male i loto mariti, le loro mogli, i loro figli, o addirittura dei completi estranei, col semplice espediente di "essere se stessi". Talvolta chiedo a qualcuno: "Perché essere veramente te stesso, quando potresti diventar qualcosa di veramente valido? "
Inviato il: 11/12/2009 9:49
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  •  a_mensa
      a_mensa
Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#27
Sono certo di non sapere
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@ Hito
sempre in derivazione dalla "scuola di palo alto" sono emerse anche altre scuole che hanno evidenziato tecniche molto efficaci per "soluzione di problemi".
una nata in germania, che ha dovuto confrontarsi con i vuoti famigliari, sia fisici ma anche emotivi, causati dalla guerra, è quella chiamata delle "costellazioni famigliari".
si basa sul presupposto che ogni gruppo che debba convivere, quindi confrontare continuamente le spinte dei singoli componenti, raggiunga COMUNQUE una sorta di equilibrio, a volte anche estremamente aberrato.
classico l'esempio dell'handicappato, che portato fuori dal gruppo famigliare, quasi improvvisamente guarisce e diventa "normale".
Il suo comportamento era la risultante, o meglio , il soddisfacimento delle esigenze del gruppo, che, in cambio, gli offriva numerosi vantaggi...
lo svelare questi equilibri aberrati, molte volte significa rompere quell'equilibrio trovato, e rimettere ogni componente del gruppo di fronte ai propri problemi, che aveva "coperto" proprio con la presenza dell'handicappato.
sovente, quindi, la "guarigione" dell'elemento più problematico del gruppo, provoca sconvolgimenti e nuovi punti di equilibrio in tutto il gruppo.
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non vorrei mai appartenere ad un club che avesse me come socio.
Inviato il: 11/12/2009 10:11
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  •  Pyter
      Pyter
Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#28
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 15/9/2006
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Messaggi: 6250
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calvero:
quindi ri-domando a Pyter e ad a_mensa (che trovo più sensati):

Se mi trovi sensato allora devi avere qualche problema nell'allocazione dei file di sistema.

PikeBishop:
Fuck with your mind and you WILL end up with your mind FUCKED UP.

Non riesco ad associare nessuna immagine a questa frase che ne semplifichi il pensiero.
_________________
"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Inviato il: 11/12/2009 10:27
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  •  autore
      autore
Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#29
So tutto
Iscritto il: 10/12/2009
Da
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Effettivamente, la Semplificazione del pensiero è nata grazie alle conoscenza che ho della PNL, questa ultima però non si è evoluta è oggi serve solo a far soldi, allora ho proseguito da solo nello studio e ricerca paragonando il nostro cervello ad un computer.
La cosa che ho trovato più notevole circa le funzioni del computer è il concetto di salvataggio, poi mi sono accorto che il salvataggio dei dati è anche una funzione del nostro cervello. Inoltre, ho scoperto che il nostro cervello è una macchina che vuole comunicare, nel pc una simile funzione non è stata ancora inserita.
Dico la verità, ho elaborato moltissimo materiale didattico, materiale che talvolta immetto in rete, il miglior modo per conservarlo. Se questo, poi, interessa a qualcuno fornisco altre informazioni.
Devo aggiungere che mi sto ritirando, diciamo sto andando in pensione, quindi gli appunti che avevo sono stati inseriti tutti in rete.
Forse non serviranno a nessuno, ma mi sento con la coscienza a posto.
Inviato il: 11/12/2009 10:45
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  •  a_mensa
      a_mensa
Re: Esempi di formattazione di alcune aree mnemoiniche
#30
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 12/6/2009
Da roncello (mi)
Messaggi: 3180
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@ autore

deduco quindi, e correggimi se sbaglio, che questa tecnica è frutto di Tuoi studi, derivati comunque dalla base della PNL ( e con questo non voglio togliere nulla al carattere di novità delle tue scoperte).
hai pubblicato qualcosa ?
è possibile avere documentazione in merito ?
grazie

ps. penso che potrei capire abbastanza bene quanto da te sviluppato, conoscendo discretamente la PNL ( mia moglie poi è master), ed avendo io lavorato per 40 anni nel settore prima Hardware e poi Software per cui una buona conoscenza dei computers dalla serie 1401 dell'IBM, attraverso la serie 360, 370, 308x, (come specialista a livello internazionale) ai server attuali, ce l'ho. .
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Inviato il: 11/12/2009 10:52
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