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   Crollo Torri WTC
  metallo fuso ...altra prova da 16 tons?

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  •  edo
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#263
Sono certo di non sapere
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Inviato il: 31/8/2010 10:00
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  •  Teba
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#262
Dubito ormai di tutto
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...in caso qualcuno avesse ancora dubbi sulla presenza di metallo fuso.

Il NIST riattacca...la cornetta.
Inviato il: 27/5/2010 22:34
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#261
Mi sento vacillare
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In riferimento al commento di Max Piano sulla resistenza al fuoco del calcestruzzo rispetto all'acciaio è interessante questa indagine:

http://fire.nist.gov/bfrlpubs/fire02/PDF/f02028.pdf

http://www.fpemag.com/archives/article.asp?issue_id=27&i=153

Di tutti gli edifici presi in esame, (tabella 2.1) dal 1970 al 2002, (inclusi 3 edifici coinvolti l'11 Settembre, il Pentagono, WTC5-WTC7) è risultato che il numero di edifici in calcestruzzo che hanno presentato un cedimento sono superiori a quelli in acciaio.

Anche se (a parte l'11/9) non si è mai visto un crollo totale a causa di incendi, che sia un edificio in calcestruzzo o acciaio.. anche in edifici più vecchi e sgarruppati, in fase di ristrutturazion o costruzione.

Infatti l'analisi ha dovuto scrivere: "This report uses the term "fire-induced collapse" to indicate the failure of a structure, or
significant portion of a structure, that could be attributable directly to a fire event in the building."

Quasi il 60% ha dai 4 agli 8 piani. Quindi gli edifici con meno piani sono i più vulnerabili!!?.
Inviato il: 9/5/2010 18:04
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  •  Al2012
      Al2012
Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#260
Dubito ormai di tutto
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11 Settembre - Intervista al Dr. Niels Harrit

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“Capire … significa trasformare quello che è"
Inviato il: 7/1/2010 1:47
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  •  Fabyan
      Fabyan
Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#259
Mi sento vacillare
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Scritto da Pino Cabras Martedì 01 Settembre 2009 14:58


kurtsonnenfeld di Pino Cabras - «Megachip»

New York, 11 settembre 2001, la protezione civile interviene subito. Le Torri non sono state colpite ancora, ma loro, le squadre di soccorso sono lì già da ieri, 10 settembre, per una delle tante strane esercitazioni che punteggiano lo scenario della giornata destinata a cambiare il mondo. Alle squadre viene aggregato Kurt Sonnenfeld, un cameraman molto specializzato.



kurt_sonnenfeld_el_perseguidoUna storia pazzesca, la sua, che parte dai miasmi di Ground Zero, passa per un dramma terribile in Colorado e approda in un esilio a Buenos Aires. Una storia che in Italia è quasi ignota. Lui l’ha raccontata in un libro pubblicato in Argentina, El Perseguido, ossia “il perseguitato”.



Dopo i mega-attentati dell’11 settembre 2001, in mezzo alle macerie, è tempo di soccorso, ma è anche tempo di documentazione a caldo. La FEMA, la protezione civile USA, decide che un documentarista plurilaureato e fotografo lavori nel luogo in cui sino a poco prima svettavano le Torri Gemelle. È Sonnenfeld.



Non è certo un novellino. La FEMA lo aveva chiamato a documentare altre situazioni critiche e di catastrofi, in segretezza. Aveva anche operato in luoghi dove si immagazzinavano, sviluppavano o trasportavano armi nucleari, biologiche e chimiche. Le competenze della FEMA sono vaste, molto più penetranti della protezione civile di altri paesi occidentali. La FEMA è nel cuore di una formidabile e opaca costituzione materiale in cui la sicurezza militare è al centro di procedure misteriose e complesse.



Sonnenfeld racconta che «quando è avvenuto il terribile attentato dell’11 settembre, il governo USA chiuse tutta l’area nei pressi del World Trade Center, tutta la parte sud di Manhattan, e fu vietato l’ingresso di qualsiasi tipo di apparecchio di ripresa visiva. Solo a due persone al mondo fu concesso di accedere per documentare quanto era accaduto. Io fui una di queste persone, con accesso totale e assoluto» al WTC.



sonn01«Io dovevo documentare con la mia videocamera quotidianamente per ore e ore, e poi in base ai rigidi parametri che mi erano stati impartiti, mettere a disposizione delle catene informative mondiali quindici o venti minuti di immagini», ricorda il professionista, che aggiunge: «dovevo consegnare tutte queste ore di filmati per le indagini che si supponeva stessero procedendo.»



Sonnenfeld assolve al suo dovere a Ground Zero per cinque settimane. Ma a causa di una tragica catena di eventi che si succedono, non consegna mai le registrazioni.



In una recente intervista alla Rete Voltaire, Sonnenfeld fa notare le anomalie che percepisce sin da subito:

«Ripensandoci, c’erano molte cose a Ground Zero che non quadravano. Era strano, a mio avviso, che mi fosse stato comunicato di andare a New York ancora prima che il secondo aereo colpisse la Torre Sud, quando i media parlavano ancora di un “piccolo aereo” entrato in collisione con la Torre Nord; una catastrofe, fino a quel punto, di dimensioni troppo ridotte per poter interessare la FEMA. Invece la FEMA fu mobilitata in pochi minuti, mentre ci vollero dieci giorni per inviarla a New Orleans dopo l’uragano Kathrina, nonostante l’abbondante preavviso! Era strano che ogni videocamera fosse severamente proibita entro il perimetro di sicurezza di Ground Zero, che l’intera zona fosse dichiarata “scena del delitto”, ma poi tutte le “prove” all’interno della scena del delitto venissero rimosse e distrutte con grande rapidità. Infine trovai molto strano che la FEMA e altre agenzie federali si fossero già posizionate nel loro centro operativo al Molo 91 il 10 settembre 2001, il giorno prima degli attacchi!»

Mentre iniziano a presentarsi questi dubbi, Sonnenfeld lavora a ritmo sostenuto. Altri dubbi più pesanti verranno più avanti, come vedremo. Intanto immortala ore e ore di scene dal disastro.



Un evento terribile irrompe nella sua vita, qualche mese dopo. Lo racconta lo stesso Sonnenfeld: «Poco dopo aver compiuto il servizio al Ground Zero del WTC, dove quasi tremila vite erano state stroncate, la mia stessa moglie prese la triste e tragica decisione di suicidarsi, la mattina del 1° gennaio 2002».



«Lo avevo attribuito dapprima al suo quadro depressivo. Purtroppo proveniva da una famiglia segnata dai suicidi. Le autorità procedettero all’inchiesta formale pertinente che stabilì la mia innocenza. Tutte le prove, compreso un biglietto suicida scritto di suo pugno, incontrovertibili prove forensi nonché le dichiarazioni sotto giuramento di poliziotti e testimoni nella corte, provarono il suicidio», spiega il documentarista, che nell’intervista alla Rete Voltaire ha anche ricordato che la donna «teneva un diario in cui registrava i suoi propositi suicidi».



Il biglietto suicida di Nancy Sonnenfeld ha qualcosa di criptico, per la verità. «Cosa c’è di più bello dell’amore e della morte?» con la parola "amore" depennata. «Kurt, per favore cerca aiuto!».



I guai per Kurt Sonnenfeld continuano ancora. Sino al limite delle torture. Durante la detenzione «fui picchiato brutalmente. Alla stazione di polizia due ufficiali mi strangolarono, impedendomi di respirare, nello stesso momento in cui un altro ufficiale mi dava vari calci all’inguine, e poi mi ficcarono una sostanza chimica corrosiva su per le narici».



Il racconto di Sonnenfeld descrive come poi cade a terra, in tempo per ricevere ancora altri calci prima di essere abbandonato al suolo, quasi senza respiro, le mani legate dietro la schiena e perciò impossibilitato a togliersi la sostanza irritante che gli cola sul viso.



Le prove che lo scagionano non bastano, la detenzione su input governativo dura sei mesi. «Durante questo tempo, le autorità mi confiscarono irregolarmente la casa e cambiarono le serrature».



A quanto riferisce Sonnenfeld, a causa delle «prove schiaccianti che dimostravano che quello di mia moglie era un suicidio, l’accusa vide che non c’erano elementi a mio carico e chiese il mio proscioglimento. Il giudice concordò in pieno sulla mia innocenza e venni rilasciato».



Una volta liberato, dopo aver perso tutto, snervato da tanti e tali abusi, Sonnenfeld fa causa alla polizia e alle autorità della città per arresto arbitrario, coercizione illegale e torture, detenzione arbitraria, diffamazione, uso eccessivo della forza, violazione dei diritti umani e civili. Sonnenfeld parla pubblicamente contro le autorità e le critica sui media.



Alle sue denunce seguono ulteriori procedimenti: «Notai allora delle auto ferme di fronte a casa mia a osservarmi; certe volte, quando rientravo, l’allarme era disattivato; la polizia mi poneva in stato di fermo senza motivo. Dovetti starmene a casa di alcuni amici in un’altra città. Ma il loro domicilio fu violato, benché nulla venisse loro rubato».



La pressione e l’apparenza di un accanimento personale contro di lui crescono. Sonnenfeld abbandona lo stato del Colorado, dov’era nato e cresciuto, senza che questo fermi la persecuzione. «Fu a quel punto che alcuni degli amici che avevano parenti qui, in Argentina, mi proposero di venire e di farmi dare la chiave di uno dei loro appartamenti a San Bernardo (sulla costa atlantica della provincia di Buenos Aires)», ricorda Sonnenfeld.



sonn02Arrivato con l’intento di stare lì solo poche settimane, il tempo di far decantare le spaventose pressioni e tensioni, Sonnenfeld si trattiene invece più a lungo, fino a conoscere Paula, la donna che poi sposa nel 2003. Una nuova vita, che ricomincia in Argentina e che, negli intenti degli sposi, deve continuare negli Stati Uniti. Serve il visto per Paula. L’ambasciata USA oppone ostacoli burocratici. Il tempo d’attesa è usato per chiedere un visto permanente per lei, una donna combattiva che se ne intende di pratiche di emigrazione. È infatti un avvocato, consulente legale di un’associazione che si occupa di donne immigrate e rifugiate in Argentina la AMUMRA,.



Kurt fa in tempo a fare i primi passi da produttore indipendente. Tra giugno e luglio 2004, dopo aver consegnato un videoclip con immagini uniche a un produttore, viene fermato da alcuni agenti dell’Interpol. Su di lui pende una richiesta di estradizione dagli USA.



Per Sonnenfeld «negli Stati Uniti si tenne un’udienza segreta e si decise di chiedere la mia estradizione, dicendo che dopo oltre due anni, avevano improvvisamente incontrato nuove prove».



Quali?



«Due detenuti condannati, che in cambio di una riduzione nelle pene inflittegli, dicono che io avevo loro confessato che mia moglie non si era suicidata. Ignorando a quel punto la mia assoluzione e tutte le prove del suicidio», spiega Sonnenfeld, «reinventarono il caso e architettarono queste presunte nuove prove».



L’ordine di arresto inviato alle autorità argentine è molto insistente, in più punti, nel chiedere che siano sequestrati, confiscati e spediti negli USA tutti gli oggetti e documenti del documentarista.



«Nel processo originario, la mia casa rimase per sei mesi in mano alle autorità degli Stati Uniti. Allora, cosa continuano a cercare sei anni dopo?», si indigna.



«L’estradizione è un pretesto falso. Designato a ricondurmi sul suolo nordamericano e pormi entro la loro orbita di controllo. Ovviamente mi stanno perseguendo per via del timore che certi funzionari del governo nordamericano hanno nei confronti delle informazioni in mio possesso, e di ciò che son stato testimone», dichiara l’uomo dei documentari segreti.



In sostanza, quel che sostiene Sonnenfeld è che la sua versione dei fatti «si contrappone alla versione ufficiale di quanto accaduto l’11/9» poiché «metto in discussione le ragioni che giustificano la cosiddetta ‘Guerra al terrorismo’».



Kurt Sonnenfeld passa sette mesi nel carcere di Devoto. Altro che permessi per andare in USA, ora si tratta di evitare il ritorno. La moglie incinta, in mezzo a tanto stress, perde il bimbo. L’estradizione viene negata. È marzo 2005. Il giudice federale argentino Daniel Rafecas nota le irregolarità e «le ombre in questo caso» e la totale mancanza di garanzie sul fatto che – nel caso venisse estradato in USA – non gli si sia inflitta la pena di morte.



sonn03«Sin dal momento della mia liberazione, i pedinamenti, le persone che scattavano foto, le minacce e le telefonate son state un costante fattore di disturbo. Siamo pedinati regolarmente come se fossimo sul suolo nordamericano», lamenta esasperato Sonnenfeld.



Il governo statunitense ricorre in appello contro la prima decisione del giudice Rafecas e la Corte Suprema di Giustizia argentina non concede l’estradizione. Per una seconda volta, il magistrato ratifica la sua decisione e nega ancora l’estradizione.



«La decisione del Dottor Rafecas segnò la QUARTA volta che una Corte analizzava il caso orchestrato contro di me e decideva in mio favore, con l’intento di metter fine a questa prolungata ingiustizia. Ma un’altra volta ancora il governo degli Stati Uniti ha fatto appello alla decisione e il mio caso oggi si trova di nuovo presso la Corte Suprema di Giustizia argentina», spiega Sonnenfeld. Alla famiglia è stato intanto assegnato un servizio di scorta della polizia che opera 24 ore su 24.



Dentro una situazione che per chiunque sarebbe estenuante, i coniugi Sonnenfeld fanno mostra di una grande forza psicologica: «Stiamo lottando contro la superpotenza mondiale, una macchina che non si ferma certo davanti ai sentimenti e al dolore dell’uomo comune».



«Tutti sappiamo che le autorità nordamericane hanno mentito e falsificato le prove su chi possedeva armi di distruzione di massa, o sui legami tra Saddam Hussein e Bin Laden, per giustificare i suoi continui attacchi all’Iraq. Hanno cercato d’ingannarci circa l’esistenza delle carceri clandestine intorno al mondo e la tortura di chi vi era detenuto. E sebbene tutti sappiamo la verità, le atrocità continuano», afferma Sonnenfeld con toni indignati, che poi spinge ad alcune considerazioni più preoccupanti: «Ogni momento che condivido con la famiglia, ogni volta che usciamo sulla pubblica via, quando una delle mie figlie mi abbraccia, io so che potrebbe essere l’ultima volta. Ogni mattina mi sveglio e penso che potrebbe essere l’ultimo giorno insieme alla mia famiglia.»



sonn04Sono diversi i punti in cui Sonnenfeld mette in questione su punti delicatissimi le verità ufficiali sull’11 settembre. Nell’intervista alla Rete Voltaire dice: «ci si chiede di credere che tutte e quattro le “indistruttibili” scatole nere dei due jet che colpirono le Twin Towers non siano mai state ritrovate perché completamente vaporizzate, eppure io ho girato alcune riprese delle ruote di gomma del carrello di atterraggio degli aerei rimaste quasi intatte, così come i sedili, parte della fusoliera e una turbina, che non si erano per nulla vaporizzate. Detto questo, trovo piuttosto strano che tali oggetti possano essere usciti intatti da un disastro che ha trasformato gran parte delle Twin Towers in polvere sottile. E nutro seri dubbi sull’autenticità di una “turbina di jet”, di gran lunga troppo piccola per appartenere a uno dei Boeing!

Ciò che accadde all’Edificio 7 è poi incredibilmente sospetto. Ho dei video che mostrano che il cumulo di macerie era incredibilmente piccolo».

Lo stesso edificio mai menzionato nell’inchiesta della Commissione sull’11/9 interamente controllata da un fedelissimo di Bush, Philip Zelikow.



Sonnenfeld descrive la stranezza di molte immagini da lui registrate, le quali dimostrano ad esempio che un vasto ufficio blindato dei servizi segreti all’Edificio 6 appariva inspiegabilmente svuotato di documenti, come se qualcuno fosse intervenuto prima degli attacchi.



Per Sonnenfeld ora è difficile assicurare anche certe risorse materiali banali e quotidiane, nel lavoro e in famiglia, in assenza di un quadro giuridico consolidato e dei documenti giusti per la sua condizione di cittadinanza.



Alla battaglia di Kurt e Paula si sono uniti anche alcuni nomi di grande peso nella società civile argentina, a partire dal vincitore del Premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, fino a tutta la galassia di associazioni forgiatesi nella battaglia per la verità e i diritti umani sin dai tempi dei desaparecidos, comprese le madri di Plaza de Mayo.



Accanto a questa premura per un caso giuridico particolarmente penoso per i suoi protagonisti, la vicenda di Kurt Sonnenfeld e il suo libro sollevano questioni importanti in merito alla necessità di una nuova inchiesta sulle vicende dell’11 settembre: la testimonianza interna di un occhio molto potente ed elettronico come quello di Sonnenfeld, assieme ad altri documenti, audiovisivi e non solo, attesta l’anomalia di una giornata, l’11 settembre, che a certe strutture non sembrava poi così inattesa.





Leggi anche:

- http://www.sott.net/signs/editorials/signs20060913_KurtSonnenfeldFEMA27sWhistleBlower.php

- http://blogghete.blog.dada.net/post/1207098305/FUGA+DA+NEW+YORK

LINK:http://www.megachipdue.info/component/content/article/42-in-evidenza/519-la-storia-di-kurt-sonnenfeld-luomo-che-a-ground-zero-ha-filmato-quel-che-non-si-deve-sapere.html
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Inviato il: 2/9/2009 0:56
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#258
Dubito ormai di tutto
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Qui si vede anche in migliore definizione:

http://www.youtube.com/watch?v=hU1oTv0-_Xw

Edo, io chiederei ad Andreotti!
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Inviato il: 29/8/2009 13:35
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  •  edo
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#257
Sono certo di non sapere
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Da casa
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Parzialmente OT: ieri sera, per purissimo caso, ho visto su rai 3 un documentario sulla mafia che a un certo punto ha citato il tentativo della mafia (un cosiddetto padrino, in "odore" di mafia ma libero e bello... fino a prova contraria) di rendere disponibili gratuitamente delle speciali escavatrici da impiegare nella fase di eliminazione delle prove, pardon: macerie del wtc.
Nell'intervista, Giuliani afferma di aver declinato tale disponibilità ma poi, la voce narrante racconta di circa 250 tonnellate di questi detriti di cui la mafia sarebbe venuta in possesso, riuscendo a sottrarle allo smaltimento definitivo... chissà perchè?
Certo, sarebbe più semplice analizzare quei residui (avendo le conoscenze giuste ), per scoprire qualcosa in più.
Inviato il: 29/8/2009 13:31
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#256
Mi sento vacillare
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Potrebbe anche trattarsi di frammenti thermitici che per qualche motivo non sono riusciti ad accedersi fino al momento nella quale non si è andati a manovrare le macerie incandescenti..
Comunque per chi ha domande da porre a Kurt, l'autore del video.. posso recapitargliele io. (SOLO IN PVT)
Inviato il: 29/8/2009 12:58
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  •  Teba
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#255
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Una cosa è sicura l'attivazione della thermite non doveva risentire della temperatura degli incendi, sarebbe andata in mona la precisa sequenza di demolizione.
500° o meno negli incendi non cambia.
Inviato il: 29/8/2009 12:54
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#254
Dubito ormai di tutto
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Sarebbe curioso capire in alternativa cosa potrebbe essere.

Così a occhio e croce mi viene in mente una fontanella di carnevale!
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#253
Dubito ormai di tutto
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...ipotizzando che si fosse evitato di collocare la nano-thermites ai piani d'impatto, potrebbe essere possibile che non reagisse a contatto con il calore generato.
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  •  Garrett
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#252
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il punto di accensione delle nano-thermites, senza scomodare il paper di harrit, può essere anche intorno ai 500°....

La teoria enunciata da Jim Hoffman, potremmo chiamarla "demolizione a fiammifero", è molto interessante ma un punto di accensione così basso non è in contraddizione con il fatto che le Torri non si siano sbriciolate già durante gli incendi in cui certamente erano state raggiunte temperature di 500°C?
A onor del vero tenta una ipotesi qui.
Inviato il: 29/8/2009 1:16
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#251
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il punto di accensione delle nano-thermites, senza scomodare il paper di harrit, può essere anche intorno ai 500°....
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#250
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Thermite attiva?

Devo leggere più attentamente il paper di Jim Hoffman che ritengo uno dei più seri, attendibili e preparati ricercatori sull'11 settembre di sempre.
Ma nel filmato non credo ci sia nulla che possa dimostrare la presenza di thermite.
Del resto proprio assumendo che sia stata usata thermite è improbabile ritenere che essa abbia continuato a bruciare per giorni e giorni: il punto di accensione (2200°C) è infatti molto maggiore della temperatura di fusione dell'acciaio stesso! Inoltre la reazione è esotermica quindi una volta avviata dovrebbe esaurirsi piuttosto velocemente.
Inviato il: 28/8/2009 22:20
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#249
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Discussione con Mark Basile, ingegnere chimico, relativa al paper del prof. Harrit:

http://www.911blogger.com/node/20998
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#248
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Thermite attiva?



Video di KURT SONNENFELD videografo ufficiale del governo USA.

( è stato inviato da Kurt all'attenzione del team ae911)

Ritrae le macerie del wtc7, 10 giorni dopo il crollo.

Espatriato in Argentina per le persecuzioni in USA dopo l'11 settembre..

La sua storia è tradotta in questo articolo:

http://blogghete.blog.dada.net/post/1207098305/FUGA+DA+NEW+YORK
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#247
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#246
Ho qualche dubbio
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Ho appena letto questi due articoli: " Explosives Found in
World Trade Center Dust" ( Link: http://911research.wtc7.net/essays/thermite/explosive_residues.html ) e " A Hypothetical Blasting Scenario" ( Link: http://911research.wtc7.net/essays/thermite/blasting_scenario.html ). Credo che meritino di esser letti. Il secondo poi...
Inviato il: 17/6/2009 23:25
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#245
Dubito ormai di tutto
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#244
Sono certo di non sapere
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da ComeDonChisciotte


(...)

I giornalisti dicono spesso che non possono lavorare sulla "storia vecchia".
Hanno bisogno di nuovi elementi. Ora, la quantità di elementi nuovi giustifica ampiamente il guardare nuovamente all'11 settembre. E ce ne sono così tanti che posso menzionarne solo qualcuno. Sorprendentemente, alcuni di questi elementi sono stati forniti dall'FBI. Benché inizialmente sia stata la principale agenzia incaricata di creare e difendere la versione ufficiale, di recente si devono all'FBI numerose rivelazioni che la rimettono in discussione.

Un esempio riguarda uno dei pilastri centrali della teoria ufficiale del complotto: l'affermazione secondo la quale gli attentati furono ordinati da Osama bin Laden. Questa affermazione è tuttora utilizzata per giustificare l'azione militare statunitense in Afghanistan, che il presidente Obama ha di recente invitato gli Europei a sostenere senza riserve. Ma se visitate la pagina del sito "Most Wanted Terrorist" dedicata ad Osama bin Laden, scoprite che, benché ricercato per diversi attentati, quelli dell'11 settembre non vengono menzionati. Un membro del Movimento per la Verità ha contattato il Quartier Generale dell'FBI per chiedere spiegazioni. Un responsabile delle relazioni pubbliche gli ha risposto: "Non disponiamo di alcuna prova formale che permetta di legare bin Laden all'11 settembre."

Un altro esempio riguarda le chiamate telefoniche dagli aerei, grazie alle quali la gente a terra ha saputo che questi erano stati dirottati. Una quindicina di persone hanno dichiarato che i loro parenti li avevano chiamati dal loro telefono portatile. Anche dal volo UA93 – ritenuto essere precipitato in Pennsylvania – partirono una dozzina di queste chiamate da telefoni portatili. Deena Burnett da sola ha dichiarato di aver ricevuto tre o quattro chiamate dal marito, Tom Burnett. Sapeva che si serviva del suo cellulare perché, come ha dichiarato all'FBI, ha riconosciuto il numero che compariva sul display del telefono.

(...)
l
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La storia, come un'idiota, meccanicamente si ripete. (Paul Morand)
Il problema, però, è che ci sono degli idioti che continuano a credere che la storia non si ripeta. (LoneWolf58)
Inviato il: 27/4/2009 15:04
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  •  Teba
      Teba
Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#243
Dubito ormai di tutto
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Citazione:
E' un esempio classico di "confirmatory paper", chi l'ha scritto sapeva gia' cosa doveva trovare.


grazie lestaat per avere chiesto ad un esperto, ora io chiederei:
Ma è stato trovato o no?

Cioè, la prova di ignizione, la formazione delle "sfere" e la comparazione degli spettri con la thermite commerciale, possono essere non validi se l'uso del MEK non è stato proprio "ortodosso"?
O il risultato della pubblicazione non cambia?

da profano vorrei capire questo.
grazie
Inviato il: 18/4/2009 14:53
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#242
Dubito ormai di tutto
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ciao lestaat, ancora non sei venuto a prenderti ò'ccafé!

...hai fatto bene a sentire un chimico e a pubblicare questo commento visto che avere pareri polemici aiuta a comprendere meglio i fatti.

Tuttavia leggo:

"Non è possibile lasciare alluminio puro in un bagno di reagente affine per l'alluminio e non ottenere reazioni..."

...però, come avevo fatto presente anche ad Henry62, mi trova in disaccordo la sua conclusione, se non altro per il fatto che l'analisi delle polveri svolta è risultata essere consona alla metodologia approntata dall'FBI per lo studio delle vernici di cui un estratto l'ho pubblicato in home-page sull'articolo relativo...

Nell'analisi poi non si dichiara che si presuma che l'alluminio non abbia reagito, anzi... Si ritiene proprio che una parte dell'alluminio presente sia reagita ossidandosi...

La conclusione è stata che non essendoci sufficiente ossigeno per l'ossidazione dell'intera componente di alluminio si desume che l'alluminio dovesse essere presente anche in forma elementare...
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Inviato il: 17/4/2009 15:20
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  •  Lestaat
      Lestaat
Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#241
Dubito ormai di tutto
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Queste le critiche fatte da un conoscente, chimico:

""...praticamente quando vuoi scoprire quali elementi formano un composto a te sconosciuto, ci sono diversi metodi. Uno di questi è utilizzare un reagente chimico che rompa i legami del composto scindendolo negli elementi che lo compongono. La scelta del reagente che rompe i legami non è per nulla semplice in quanto, se non si sa almeno preliminarmente cosa si sta andando a cercare, si corre il rischio di utilizzare un reagente troppo affine con gli elementi che dobbiamo separare. Cioe' il reagente potrebbe reagire oltre che con il composto anche con gli elementi. Nel paper è stato fatto questo errore. Il reagente che ha usato per cercare residui di thermite (alluminio puro e ossido di ferro) è conosciuto per essere molto aggressivo e infatti reagisce anche con l'allumino puro. Non è possibile lasciare alluminio puro in un bagno di reagente affine per l'alluminio e non ottenere reazioni. A questo punto tutto il paper comincia a far alzare il sopracciglio. In una metodologia ortodossa si sarebbe dovuto ripetere il processo di scissione con altri reagenti, per confermare la presenza di alluminio puro o smentirla. Invece lui prende per ottimo un risultato a mala pena "indiziario" e passa alle conclusioni. C'è alluminio puro (??) e da li' all'esplosivo il passo è brevissimo. E' un esempio classico di "confirmatory paper", chi l'ha scritto sapeva gia' cosa doveva trovare. Anche se studi successivi dimostrassero che veramente li' c'era un reagente violento come la thermite questo articolo sarebbe comunque da cassare. ..."
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Inviato il: 17/4/2009 12:05
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  •  edo
      edo
Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#240
Sono certo di non sapere
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ma qualcuno ha sentito questa notizia su qualche tg?ma perchè si da spesso spazio a notizie futili o che vengono smentite il giorno dopo e non si trova spazio per una cosa del genere???secondo me non capiterà mai.........!!

Chi da spazio ai professionisti della disinformazione... si merita di essere disinformato.
Pare che le menti offuscate riconoscano "l'informazione" anche dentro le ricette culinarie, gli squartamenti familiari e il gossip holliwoodiano, se questi sono opportunamente veicolati dentro la scatola vuota denominata "TG".
Inviato il: 17/4/2009 8:38
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  •  wireless
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#239
Ho qualche dubbio
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ma qualcuno ha sentito questa notizia su qualche tg?ma perchè si da spesso spazio a notizie futili o che vengono smentite il giorno dopo e non si trova spazio per una cosa del genere???secondo me non capiterà mai.........!!
Inviato il: 16/4/2009 23:42
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  •  Teba
      Teba
Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#238
Dubito ormai di tutto
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Una lezione di chimica elementare con il dott. Harrit

Questo è il testo (in Inglese) dell'intervista registrata con Michael Wolsey su Visibility 9-11 dell'8 Aprile. (post #230 )

(L'intervista era QUESTA.)
Inviato il: 15/4/2009 9:38
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#237
Dubito ormai di tutto
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...ricorda i vecchi tempi in cui attivix scriveva spiegazioni sul WTC7 quando ancora il rapporto del NIST non era stato pubblicato!

Ah, bei tempi...
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Inviato il: 14/4/2009 14:24
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#236
Mi sento vacillare
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Certo che in questi giorni i "debunker" hanno da fare gli straordinari..non è mica da tutti atteggiarsi a esperti di chimica, nanotecnologie ecc..
Inviato il: 13/4/2009 22:53
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#235
Dubito ormai di tutto
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Da perugia
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chiuso il 3d aperto dai "tecnici" di JREF:

"This thread is no longer on topic, and has attracted a large amount of mod attention. Therefore I am closing it."

http://forums.randi.org/showthread.php?t=139293&page=46

...aperto un 3d da Henry62 su JREF:

http://forums.randi.org/showthread.php?t=140115

Metamars scrive:


Originally Posted by Henry62 View Post
Hi friends,
here is avaiable an English article about the last prof. Jones' paper:

http://11-settembre.blogspot.com/200...laimed-in.html

ciao
Henry


-----------------------------

Visit the English section in my blog:

http://11-settembre.blogspot.com/200...h-section.html
While I'm glad that somebody is thinking about the reliability of MEK treatment as a precursor of judging elemental Al content, you have looked at this in just the opposite way that I have. You write

Quote:
If the intention of the researchers was to break up the carbon matrix of the red layer to allow analysis of the nanoparticles embedded in it, the result regarding the presence of aluminum does not appear to be compatible with this goal, since it is well-established that MEK might react more or less violently with elemental aluminum.
In "normal" nano-aluminothermics, the elemental Al is encased in Al-oxide. Therefore, if the MEK cannot get past the Al oxide, it cannot do anything to the Al. So, the first question is "can MEK dissolve Al oxide"? If it cannot, we do not expect it to react with elemental Al protected behind the Al oxide encasing.

Now, let's say that Jones, et. al., are mistaken, and the Al is really in the form of Al-oxide, entirely. In this case, if the MEK can strip away the oxide, leaving elemental Al, and when the MEK is withdrawn, an oxide layer can form without igniting all of the Al, then it would be unsurprising if Jones measured elemental Al, but it was not there, to begin with.

This is why I have questioned whether or not the MEK method empoyed by Jones is foolproof, or not.

If what you say is true, however, about it being "well-established that MEK might react more or less violently with elemental aluminum", then this is an argument for why this second option is forbidden. Thus, this would constitute an argument for why Jones, et. al., are correct. (For which they are likely thankful for your input. )


Quote:
The logical conclusion is that one should therefore hypothesize the very opposite of what is claimed in the study, i.e., that there is no elemental aluminum in the compound and that aluminum is present in chemical bonds, or that elemental aluminum is present but in highly oxidized conditions and therefore scarcely reactive.
In light of the above, this statement is false, as written. The Al oxide forms a protective layer around the Al, in the normal spherical Al nano-aluminothermics. You are implying, I believe, that it not only protects the Al from reacting at room temperature, from it's oxidizer neighbors, but that it can also protect it from MEK. Thus, you have arrived at exactly the wrong conclusion, for the case of spherical nano-aluminothermics.

It remains to be seen what the situation is for Jones' platelets.


Quote:
This appears to be a rather important methodological error by the researchers, since such a test might yield inconsistent results depending on whether the temperatures are suitable for the triggering of chemical reactions.
Well, in light of the above, it doesn't look like an "important methodological error" to me. However, since the second scenario, for a chemistry ignoramus like myself, is not a sure thing, one does have to wonder whether or not the Jones team even thought this through. Do they even know that MEK might react more or less violently with elemental aluminum? Because it's obviously an important point, though not for the reason you are indicating. It's important because it makes their case stronger if the Al is protected by Al oxide, as it is in "normal" nano aluminothermics, and the MEK will not dissolve the Al oxide.

But, let's say that the platelets found by Jones have Silicon or SO2 as protection on one of their sides (I doubt this, but I'm not a chemist. I'm just guessing - reasonably, I hope - that silicon nano-platelets were used to deposit Al, on both sides of it, and an oxide layer formed over that. So, just like the normal, spherical Al particles in nano-aluminothermics, the Al is protected exclusively by Al oxide.) If the MEK can dissolve the SO2, then it can react with the Al.

So, this is something that needs to be checked for. In this scenario, your observation would also be important, however it would cast doubt on Jones' argument, not buttress it.


...un altro 3d aperto su JREF:

http://forums.randi.org/showthread.php?t=140017
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Inviato il: 13/4/2009 17:39
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Re: metallo fuso ...altra prova da 16 tons?
#234
Ho qualche dubbio
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Citazione:

Sertes ha scritto:
Intervista a Niels Harrit, co-autore della ricerca, sulla TV danese.


Attenzione sono immagini forti!: un giornalista televisivo che pacatamente fa domande a tema, e ascolta le risposte; in pratica un giornalista che fa il suo lavoro. Roba da non credere, per chi è abituato alla TV italiana.


Già programmata l'intervista sulle reti rai:il giornalista che proporrà le domande Corrado Augias(ricordate l'intervista a Giulietto Chiesa?) mentre la traduzione istantanea sarà affidata a Paolo Attivissimo(ricordate.....?)
Inviato il: 13/4/2009 10:22
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