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  Civiltà Ebraica

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Re: Civiltà Ebraica
#566
Sono certo di non sapere
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Si scusa, non avevo considerato il mantenimento... beh in effetti nn è proprio la valle di latte e miele che diceva la Bibbia, ma sai com'è...

Sulla wiki americana mi dice che

Citazione:
As of 2009, Israel relied on external imports for meeting most of its energy needs, spending an amount equivalent to over 5% of its GDP per year on imports of energy products.[47] The transportation sector relies mainly on gasoline and diesel fuel, while the majority of electricity production is generated using imported coal. The country possesses negligible reserves of crude oil but does have abundant domestic natural gas resources which were discovered in large quantities starting in 2009, after many decades of previously unsuccessful exploration.[8][48][49][50]


quindi basterebbe bloccare, o ridurre questo flusso per metterli nei casini... però sembra abbiano trovato del gas naturale... cmq il petrolio rimane fondamentale... e lo importano tutto...
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Ezra Pound
Inviato il: 20/12/2012 19:17
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Re: Civiltà Ebraica
#565
Sono certo di non sapere
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Citazione:

Merio ha scritto:
Purtroppo non ne so abbastanza, però in effetti l'operazione di creazione dello stato dev'essere stata piuttosto dispendiosa... certo è che ci sono state connivenze, ad esempio gli inglesi hanno facilitato di molto il processo migratorio di ritorno da cui è partito tutto... però il problema è che non si capisce dove finisca Israele e comincino le altre nazioni(U.S.A per citarne uno)...
Però sì, in linea di massima se venisse ignorato è probabile che si arrivi al redde rationem in poco tempo...

Hai capito solo in parte cosa intendevo. Non si tratta solo della "invenzione" di israele ma soprattutto del suo "mantenimento" come vera potenza economica e militare. E' una questione matematica: se il mondo smette di sostenere israele, economicamente, militarmente, politicamente, non dura sei mesi. Scompare o é costretto a diventare un paese agricolo (poco) e di nomadi dediti alla pastorizia che poi é quello che é sempre stata la Palestina. Il territorio che oggi chiamano israele non permette di creare una società "moderna" e potente militarmente. Non ci sono proprio le risorse.
E' praticamente un territorio desertico e in un simile contesto territoriale non é possibile "inventarsi" una nazione con le caratteristiche che oggi ha. Si può fare solo con un ENORME aiuto dall'esterno che, ne deduco, esiste ed é molto più grande si quello che viene comunemente immaginato. E' matematica.
Citazione:

il problema è che questi non lasciano che li si ignori per molto...

Però é colpa "nostra".
Se un bambino fa i capricci é appurato che il miglior modo di educarlo, e allo stesso tempo fare in modo di evitare di diventare isterici, é ignorarlo. Se lui strilla di più tu lo ignori di più. Quando a finito le lacrime smette da solo. Ti odia? Problema suo. Gli passerà quando crescerà e se crescerà abbastanza ti sarà per sempre grato di averlo ignorato in quei frangenti.
Il problema é che l'umanità, nel suo insieme, é un bambino.

Disclamer:
Non nego assolutamente che gli ebrei abbiano subito maltrattamenti, emarginazione e persecuzioni da altri popoli; così come non nego i genocidi degli indios, degli indiani d'america, degli aborigeni, dei palestinesi.... la lista é lunga...
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Chuang Tzu
Inviato il: 20/12/2012 15:32
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Re: Civiltà Ebraica
#564
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Purtroppo non ne so abbastanza, però in effetti l'operazione di creazione dello stato dev'essere stata piuttosto dispendiosa... certo è che ci sono state connivenze, ad esempio gli inglesi hanno facilitato di molto il processo migratorio di ritorno da cui è partito tutto... però il problema è che non si capisce dove finisca Israele e comincino le altre nazioni(U.S.A per citarne uno)...

Però sì, in linea di massima se venisse ignorato è probabile che si arrivi al redde rationem in poco tempo... il problema è che questi non lasciano che li si ignori per molto...
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Ezra Pound
Inviato il: 20/12/2012 14:38
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Re: Civiltà Ebraica
#563
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Citazione:

il problema è che Israele inteso come forza militare può fare praticamente quello che vuole... ha il dominio di aria e mare... e indirettamente quello di terra, grazie all'assedio che compie da decine di anni...

Faccio solo notare che senza un "aiutino" israele non potrebbe permettersi la potenza militare che possiede. Immagina quanto costa solo coltivare una terra prevalentemente desertica... Da solo non sarebbe nemmeno nato.
Citazione:

In casi così atroci, il ricorso alle armi è l'ultima possibilità per non essere annientati...

la soluzione è un vero ed efficace boicottaggio globale dei prodotti di punta israeliani... ma questo dovrebbe avvenire(purtroppo) nelle addormentate nazioni occidentali, che sono tenute per le palle da una propaganda "elementare" eppure efficacissima che si fa valere a suon di milioni... e vince... o comunque lascia la gente addormentata... che poi è l'obbiettivo cardine fondamento di questo sistema corrotto che ci ha portato a rendere il mondo umano una specie di... orrore... l'orrore...

La soluzione (e non ti sto contraddicendo ma solo andando al nocciolo) é smettere di aiutare israele. In quelle terre puoi solo vivere di pastorizia e agricultura, come hanno fatto da sempre. Leva gli aiuti e il problema scompare.
Lo so... sembra facile...
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Chuang Tzu
Inviato il: 20/12/2012 11:29
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Re: Civiltà Ebraica
#562
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Citazione:
E' solo paura. E debolezza. Per vivere (non intendo "sopravvivere" ma proprio vivere) ci vuole coraggio, fiducia e una certa forza d'animo. Oltre a tante altre cose tipo umiltà...


Concordo e anzi penso che molti problemi potrebbero imputarsi a questo fatto... il problema dello scontro di sistemi etici è che ci sono le armi... ora questi sono solo strumenti, ma il fine è intrinseco nell'arma stessa, ovvero uccidere... grazie alle armi è possibile ovviare a quel fastidioso "problema" che è il confronto cogli altri...

E la soluzione non è combattere il fuoco con il fuoco, ma come se mi ricordo abbia detto Calvero, un totale cambio di paradigma alla base del rapporto tra uomini... il problema è che Israele inteso come forza militare può fare praticamente quello che vuole... ha il dominio di aria e mare... e indirettamente quello di terra, grazie all'assedio che compie da decine di anni...

In casi così atroci, il ricorso alle armi è l'ultima possibilità per non essere annientati...

la soluzione è un vero ed efficace boicottaggio globale dei prodotti di punta israeliani... ma questo dovrebbe avvenire(purtroppo) nelle addormentate nazioni occidentali, che sono tenute per le palle da una propaganda "elementare" eppure efficacissima che si fa valere a suon di milioni... e vince... o comunque lascia la gente addormentata... che poi è l'obbiettivo cardine fondamento di questo sistema corrotto che ci ha portato a rendere il mondo umano una specie di... orrore... l'orrore...
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Inviato il: 19/12/2012 23:23
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Re: Civiltà Ebraica
#561
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L’Onu riconosce alla Palestina lo status di osservatore. “Guardate! Quel territorio era vostro”.

Letta su spinoza. Una battuta più vera di qualunque realtà raccontata da quei buffoni di "giornalisti" del corriere della sera, per esempio.
Inviato il: 19/12/2012 22:55
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Re: Civiltà Ebraica
#560
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Citazione:

Merio ha scritto:
Hai ragione Invisibile... anche per me i fini non giustificano i mezzi... eppure esistono certe persone che ritengono i loro sistemi etici superiori a quelli degli altri...

E' solo paura. E debolezza.
Per vivere (non intendo "sopravvivere" ma proprio vivere) ci vuole coraggio, fiducia e una certa forza d'animo. Oltre a tante altre cose tipo umiltà...
Citazione:

Questo pensiero di superiorità è diventato il feticcio dei sionisti, una specie di "Dio" a cui devono tutto il loro potere... se il dubbio si insinuasse, anche solo il più piccolo... sarebbe una catastrofe... per questo devono continuare a sacrificare persone innocenti, corrompere e minacciare... questa è la natura del loro "Dio" e non possono sottrarvisi...

Assolutamente.
Se solo trovassimo il modo di mostrargli che il loro potere é solo un'illusione...
Come neve al sole.
Per quanto riguarda la "scelta" di dove andare dei sionisti credo che sia il classico "due piccioni con una fava". "Noi" vi diamo una terra dove fare il vostro stato e "voi" ci garantite di rompere le palle ad aeternum a dei nostri "concorrenti". Anzi i piccioni sono tre: c'è anche quello di realizzare un avamposto per la conquista di quella parte del mondo.
Citazione:

Insomma alla fine della fiera siamo(sono) ancora troppo legati al concetto di stato, quando di stati non ne esiste manco uno... esistono le singole persone... quelle sì che sono reali... ma i Leviatani no, quelli ci sono solo nelle nostre menti...

Pace ai nostri cuori

E' buffo che parli di questo. Ieri sera ero a cena con amici; parlavamo del possesso e il mio vicino di sedia mi ha raccontato che un suo vecchio amico, di quando studiava negli usa, é diventato astronauta ed é andato in orbita con lo shuttle. Questo astronauta raccontava che oltre al desiderio che aveva di tornare lassù, per quanto bella era stata l'esperienza, quello che l'aveva colpito fortemente, al primo affacciarsi dall'oblò, era vedere la terra senza i confini. Lui guardava e i confini proprio non c'erano. E' buffo ma significativo: é chiaro che lui sapeva che non li avrebbe visti ma vedere con i propri occhi l'assenza dei confini l'aveva molto colpito. In questo ci vedo quanto profonda in noi é stata imposta l'illusione. Anche nelle cose apparentemente più semplici...
Pace anche a te.
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Chuang Tzu
Inviato il: 19/12/2012 22:29
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Re: Civiltà Ebraica
#559
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Hai ragione Invisibile... anche per me i fini non giustificano i mezzi... eppure esistono certe persone che ritengono i loro sistemi etici superiori a quelli degli altri e pertanto si sentono investiti della sacra missione di applicarli... a qualunque costo...

Citazione:
E' un ragionamento infantile e ci sarebbe da riderci sopra se non fossa stato versato tanto sangue


Esatto, è un ragionamento infantile... dal nostro punto di vista... eppure un intero stato è stato costruito su di esso... ma che dico stato, un intero impero... che poggia le sue fondamenta su dubbie verità e migliaia di scheletri di innocenti...

Questo pensiero di superiorità è diventato il feticcio dei sionisti, una specie di "Dio" a cui devono tutto il loro potere... se il dubbio si insinuasse, anche solo il più piccolo... sarebbe una catastrofe... per questo devono continuare a sacrificare persone innocenti, corrompere e minacciare... questa è la natura del loro "Dio" e non possono sottrarvisi...

Citazione:
La cosa assurda é che i più ortodossi tra gli ebrei sostengono che la terra promessa va intesa in senso spirituale, e che il sionismo offende la volontà di Dio.


Che poi è una conseguenza a mio avviso logica... anche se da quanto ho appreso da Barnard in realtà volevano fondare Israele in altri posti e la Palestina era l'ultima tra le varie opzioni... nel senso che mi sembra quasi ovvio e molto più evoluto immaginare la propria nazione come avente sede dovunque e allo stesso tempo da nessuna parte... o meglio ancora nel cuore e nella mente di coloro che pensano di esserne cittadini...

Insomma alla fine della fiera siamo(sono) ancora troppo legati al concetto di stato, quando di stati non ne esiste manco uno... esistono le singole persone... quelle sì che sono reali... ma i Leviatani no, quelli ci sono solo nelle nostre menti...

Pace ai nostri cuori
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Ezra Pound
Inviato il: 19/12/2012 21:13
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Re: Civiltà Ebraica
#558
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Citazione:


i fini giustificano i mezzi?


Assolutamente no.

I fini di chi?
Chi decide se un fine é giusto?
Lo stesso che si prefigge l'obbiettivo?
Io ho ragione perché lo dico io?

Gli ebrei hanno diritto alla terra di Palestina perché lo dicono loro.
Anzi vanno più in là; é Dio in persona che lo ha detto.
Siamo sempre al "perché lo dico io".
E' un ragionamento infantile e ci sarebbe da riderci sopra se non fossa stato versato tanto sangue.
La cosa assurda é che i più ortodossi tra gli ebrei sostengono che la terra promessa va intesa in senso spirituale, e che il sionismo offende la volontà di Dio.
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Inviato il: 19/12/2012 1:19
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Re: Civiltà Ebraica
#557
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Penso sia una questione facile e complessa allo stesso tempo...
tutto sta' nel saper rispondere alla domanda:

i fini giustificano i mezzi?

A seconda della risposta si aprono delle vie piuttosto che delle altre...

Poi ovviamente bisogna prendere il sistema studiato(rapporto Israele-Palestinesi) e cercare il risolvere l'equazione associata... questo comporterà ore e ore di studio e tonnellate di materiale da vagliare...

Ad avere il tempo, un bel saggio sarebbe il culmine del lavoro... una specie di documento da girare a qualche altro curioso, che non vuole fermarsi alle verità di cartone...
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Inviato il: 18/12/2012 19:29
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Re: Civiltà Ebraica
#556
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Per questa gente la vita é una gara. Se nel correrla schiacci qualcuno... stica.
Non lo nascondono nemmeno più. Tutto quello che facciamo é giustificato. Perchè? Ma perché lo dico io no?....
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Inviato il: 18/12/2012 15:22
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Re: Civiltà Ebraica
#555
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L’ex ministro israeliano Shulamit Aloni ha ammesso:

“L’antisemitismo è un trucco. Lo usiamo sempre.”

http://www.youtube.com/watch?v=qHZi_9oUNhM&list=UUxxnTrlXYHaOOVoEOsqaHuA&index=1
Inviato il: 18/12/2012 15:04
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Re: Civiltà Ebraica
#554
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Re: Civiltà Ebraica
#553
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Hai ragione... oppure dovremmo tutti portare una fascia nera al braccio dovunque andiamo e quando qualcuno ci chiede perché la indossiamo iniziamo ad offrire una serie di fonti ed informazioni... magari si potrebbe proprio esordire con la tua frase:

Citazione:
visualizza l'immagine di un energumeno che picchia un ragazzino e giudica l'azione.
ora visualizza la stessa immagine, ma l'energumeno è coperto da una bandiera israeliana. giudica nuovamente l'azione.


Però mi sembrava che stessero aumentando il numero di israeliani che rifiutano di fare servizio di leva... anche se ce ne vorrebbe per svuotare l' IDF... cmq sarebbe un segno, le coscienze ci sono basta smuoverle...

Per me sarebbe importante che si approfondisse la questione in modo importante... ad esempio spiegando che il termine semitico non si riferisce ai soli ebrei... oppure che il sionismo non rappresenta tutto il popolo israeliano e via discorrendo, ma ho come la netta sensazione che non sia così semplice...
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Re: Civiltà Ebraica
#552
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Fai questo esperimento:
visualizza l'immagine di un energumeno che picchia un ragazzino e giudica l'azione.

ora visualizza la stessa immagine, ma l'energumeno è coperto da una bandiera israeliana. giudica nuovamente l'azione.

Se hai notato, tra i due giudizi la più piccola sfumatura di differenza, significa che la propaganda israeliana sta agendo con efficacia (e quindi inconsciamente) anche su di te.

Ho suggerito ad alcuni attivisti palestinesi di far cucire la stella gialla sugli abiti dei palestinesi di gaza e cisgiordania, per due motivi:
- se esiste un ceppo ebraico, quelli sono i palestinesi (basta leggersi "l'invenzione del popolo ebraico" per capirlo in maniera inequivocabile... editore rizzoli);
- è l'unico modo per aprire uno spiraglio nella coscienza di chi viene mandato a premere il grilletto su esseri umani, in quella zona del mondo.
Inviato il: 7/12/2012 9:28
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Re: Civiltà Ebraica
#551
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Citazione:
Che si stanno difendendo!


E si... specie contro i palestinesi... loro sono una gravissima minaccia... grazie ai loro famosi sassi di adamantio rappresentano un nemico mortale per gli Israeliani e i loro mezzi di "sicurezza" tipo carri armati mentre le navi d'assalto sempre di sicurezza corrono gravi rischi ad affrontare i famosi pescherecci atomici palestinesi... è in gioco la sicurezza nazionale...

le Fiamme Nirenstein di questo mondo probabilmente nuclearizzerebbero una buona parte del Medio Oriente giusto per precauzione... non si sa mai...

Ah, che mondo...
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Inviato il: 6/12/2012 21:11
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Re: Civiltà Ebraica
#550
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Citazione:
davanti a questa contraddizione cosa risponderanno mai le Fiamme Nirenstein di questo mondo??


Che si stanno difendendo!
Inviato il: 6/12/2012 19:15
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Re: Civiltà Ebraica
#549
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Mi chiedo... Israele non ne vuol sapere di rivelare informazioni circa il suo programma nucleare... però pretende che l'Iran debba stare zitto e muto subendo tutte gli embarghi di questo mondo perché ha dei progetti nucleari che minaccerebbero la sua sicurezza nazionale...
davanti a questa contraddizione cosa risponderanno mai le Fiamme Nirenstein di questo mondo??

E noi Italiani che accogliamo sul nostro suolo ben 107 basi U.S.A?
E ospitiamo le loro armi nucleari, cucendoci un bel bersaglio addosso in un'eventuale guerra atomica?

qualcosa non torna...

Pace allo Stivale
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Inviato il: 6/12/2012 18:42
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Re: Civiltà Ebraica
#548
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Israele rifiuta la richiesta di chiarimenti avanzata dall’ONU sul suo programma nucleare
Evidenza - 6/12/2012
Press Tv. Tel Aviv si è rifiutata sia di aderire al trattato di Non-proliferazione (Npt) sia di accogliere le richieste delle Nazioni Unite finalizzate all’ispezione delle installazioni nucleari israeliane da parte di una commissione internazionale.

Il governo israeliano ha ferocemente respinto la delibera ONU, etichettandola come “un artificio privo di senso” ed affermando che in ragione di essa il mondo ha perso in credibilità in riferimento ad Israele.

La rabbiosa reazione israeliana è giunta dopo che l’Assemblea Genereale dell’ONU aveva invitato Tel Aviv a mettere a disposizione le proprie installazioni nucleari per l’ispezione da parte di una commissione internazionale. Nella stessa sede, le Nazioni Unite avevano anche caldamente auspicato l’adesione di Israele al trattato di Non-proliferazione “senza ulteriori indugi”.

La risoluzione è stata approvata dall’Assemblea grazie ai 174 voti a favore, in opposizione ai soli 6 contrari ed ai 6 astenuti. La delibera sollecita Tel Aviv a permettere l’ispezione dei propri impianti atomici ad una commissione dell’International Atomic Energy Agency (IAEA).

Solamente Stati Uniti, Israele, Canada, Isole Marshall e Micronesia hanno votato contro un provvedimento che mette ancor più in evidenza le preoccupazioni internazionali circa le sospette attività israeliane in ambito nucleare.

Lo sprone dell’ONU è giunto poco dopo che gli Stati Uniti avevano deciso di annullare una conferenza in cui si sarebbe discusso circa il programma di eliminazione delle testate nucleari del Medio Oriente.

E’ stato riportato che la decisione di Washington è dovuta al fatto che se le conferenza si fosse tenuta, avrebbe visto finire inevitabilmente sotto accusa l’alleato israeliano, unico detentore di armi atomiche della regione.

Il 23 novembre gli Stati Uniti hanno annunciato che la conferenza, la quale avrebbe dovuto avere luogo in dicembre a Helsinki, non si sarebbe tenuta in ragione delle particolari condizioni in cui si trova attualmente l’area mediorientale.

Israele, unica nazione a possedere armi atomiche nella regione, dispone di un numero di testate compreso tra le 200 e le 400 unità.

Il governo israeliano ha sempre rifiutato di aderire agli accordi internazionali sull’energia atomica (Npt in particolar modo) e si oppone a che commissioni internazionali ispezionino i suoi impianti.









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© Agenzia stampa Infopal
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Inviato il: 6/12/2012 17:35
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Re: Civiltà Ebraica
#547
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Israele estende gli insediamenti dopo il riconoscimento della Palestina all’Onu
Evidenza - 1/12/2012
Gerusalemme – Reuters/Ma’an. Israele progetta di costruire 3.000 nuove case per i suoi coloni nei territori occupati della Cisgiordania e a Gerusalemme Est nonostante il voto dell’Onu che implicitamente riconosce lo Stato palestinese, hanno riferito venerdì i media israeliani.

Il sito di notizie Ynet ha scritto che la decisione era stata approvata giovedì dal Consiglio interno del primo ministro Benjamin Netanyahu, composto da nove membri, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha trasferito i palestinesi da “entità” a “Stato osservatore non membro ” – una risoluzione a cui si erano opposti Israele e Washington.

Il sito di notizie Haaretz riporta un articolo simile, che descrive le nuove case come parte di un ‘”ondata di costruzione” pianificata da Israele, che considera tutta Gerusalemme sua capitale indivisibile e vuole mantenere fasce di insediamenti in Cisgiordania con qualsiasi eventuale trattato di pace con i palestinesi.

I funzionari israeliani non hanno rilasciato commenti immediati alla notizia. Il consiglio interno di Netanyahu si incontra spesso in segreto per decidere sulle misure che vengono poi presentate per l’approvazione formale.

Un funzionario del dipartimento di stato americano a Washington ha criticato la decisione: “Ribadiamo la nostra opposizione di lunga data agli insediamenti e la costruzione a Gerusalemme Est”, ha detto al New York Times. “Crediamo che questo sia controproducente e renda più difficile riprendere i negoziati diretti e raggiungere il risultato dei due stati”.

L’assemblea generale delle 193 nazioni che fanno parte dell’ONU ha approvato a grande maggioranza il riconoscimento di fatto dello Stato sovrano della Palestina dopo che il presidente Mahmoud Abbas li ha esortati ad emettere quello che ha definito il “certificato di nascita”.

L’Associazione per i Diritti civili in Israele ha affermato che se lo Stato palestinese raggiunge ora la Corte penale internazionale “la questione degli insediamenti israeliani potrebbe diventare una questione di diritto penale internazionale”.

“Questo potrebbe potenzialmente aprire la porta al perseguimento delle responsabilità israeliane nella creazione o nell’ampliamento degli insediamenti”, ha detto ACRI in un briefing sulla richiesta dell’ONU.

Secondo il diritto internazionale, trasferire popoli in un territorio occupato è considerato un crimine di guerra.

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Inviato il: 3/12/2012 19:21
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Re: Civiltà Ebraica
#546
Sono certo di non sapere
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Un giorno memorabile: la Palestina è uno Stato
Evidenza - 30/11/2012
Pchr. In questo giorno memorabile, il Centro palestinese per i Diritti Umani (Pchr) ribadisce il suo sostegno alle aspirazioni palestinesi di ottenere uno Stato.

L’ammissione della Palestina, come stato osservatore non membro alle Nazioni Unite, è un passo importante nella lotta del popolo palestinese per ottenere il diritto all’autodeterminazione e la sovranità sul proprio territorio nazionale. La leadership palestinese ha presentato la richiesta di diventare uno Stato non membro, dopo l’ostruzionismo politico praticato dagli Usa, che ha impedito il riconoscimento della Palestina come uno Stato membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Per decenni, l’assenza dello stato di diritto internazionale ha rappresentato il più grande ostacolo all’affermazione del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. Anni di occupazione e colonizzazione sono passati nonostante numerose risoluzioni adottate dal Consiglio di sicurezza e dall’Assemblea Generale dell’Onu, risoluzioni che imponevano il ritiro delle forze israeliane, lo smantellamento degli insediamenti, la fine della politica di annessione di Gerusalemme Est e la revoca dell’assedio imposto sulla Striscia di Gaza. Alla luce di questi fatti sul terreno, la Palestina resterà uno Stato virtuale. Tuttavia, il nuovo status rappresenterebbe un passo in avanti per la Palestina, sia politicamente che giuridicamente.

Oltre all’indipendenza, l’aver ottenuto il nuovo status è un passo fondamentale nella lotta per la giustizia e l’attribuzione di responsabilità per le violazioni israeliane del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, che sono state commesse nel territorio palestinese nel corso di decenni di occupazione. Questo successo permetterà allo Stato della Palestina e ai suoi cittadini di accedere alla Corte penale e alle altre sedi giuridiche internazionali.

Tuttavia, nel tentativo di privare le vittime palestinesi della giustizia e riaffermare Israele, come Stato al di sopra della legge, diversi paesi hanno esercitato forti pressioni sulla leadership palestinese, persuadendola dal rivolgersi alla giurisdizione internazionale, in cambio di un voto favorevole all’Onu. Questi tentativi di privare i cittadini palestinesi di accedere alla Corte penale internazionale rappresentano un grave esempio di come agli interessi politici venga data la priorità rispetto alla giustizia e allo stato di diritto. E’ inaccettabile, negare al popolo palestinese il diritto di accedere alla giustizia, in cambio di un riconoscimento come Stato non membro osservatore alle Nazioni Unite. Il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese è stato da tempo riconosciuto dall’Onu, e la richiesta di ottenere il nuovo status rappresenta un legittimo sforzo per realizzare questo diritto.

Il popolo della Striscia di Gaza è appena uscito da un’altra offensiva militare israeliana che ha provocato più di 167 morti, tra cui 14 donne e 35 bambini. Più di un migliaio di feriti, di cui un scioccante 97% rappresentato da civili. Questa ultima operazione militare, con i suoi attacchi indiscriminati e sproporzionati, non ha sorpreso il popolo di Gaza. Il fatto che questa aggressione sia potuta accadere è una conseguenza diretta della impunità di cui gode Israele da decenni e che le permette di commettere crimini di guerra e violazioni del diritto umanitario. Durante questi anni di impunità, il popolo palestinese è stato sottoposto a sfollamenti di massa, espropriazioni, isolamento totale e numerose offensive militari su larga scala, caratterizzate da attacchi sistematici contro i civili, le loro proprietà e le infrastrutture pubbliche.

In questo contesto, il Pchr ribadisce il suo sostegno al ricorso per ottenere il riconoscimento dello Stato palestinese, e rinnova la sua richiesta di concedere alla Palestina la possibilità di accedere alla Corte penale internazionale, come ultima istanza per ottenere giustizia e perseguire i colpevoli.



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Re: Civiltà Ebraica
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Re: Civiltà Ebraica
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Arafat avvelenato col plutonio?
http://www.repubblica.it/esteri/2012/09/05/news/morte_arafat-41985354/?ref=HREC2-3

Ma si sa, il terrorista è Assad.
Anche oggi, il fogliaccio sionista per eccellenza ossia Repubblica, preme sull'accelleratore propagandistico con la solita "strage di bambini", attendibile come le fosse comuni di Gheddafi.
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"Siam del popolo le invitte schiere c'hanno sul bavero le fiamme nere ci muove un impeto che è sacro e forte morte alla morte morte al dolor. Non vogliamo più assassini non vogliamo più briganti come un dì gridiamo: avanti!" Arditi del Popolo 1921
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Re: Civiltà Ebraica
#542
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AVERE LA FACCIA UGUALE AL CULO: UN ESEMPIO


La beffa oltre il danno: propaganda sionista equipara israeliani occupanti con palestinesi scacciati
Evidenza - 31/8/2012

Nazareth – Pal.info. Il ministro per gli Affari esteri israeliano Danny Ayalon ha lanciato di recente una nuova campagna di propaganda per oscurare il diritto dei profughi palestinesi, in particolare quello al ritorno. Ne ha dato notizia il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth mercoledì 29 agosto.

La campagna ha l’obiettivo di equiparare i rifugiati palestinesi che sono stati scacciati dal loro Paese, e gli ebrei che sono stati portati nei Territori palestinesi con l’incoraggiamento dell’Agenzia ebraica e dei governi israeliani.

“Sono un rifugiato” è il titolo della campagna lanciata dal ministro martedì 28 agosto, che invita gli israeliani nati in Paesi arabi a caricare video di testimonianze che raccontino “la storia della loro deportazione da quei Paesi”.

Il ministro degli Esteri chiede agli ebrei arabi e alle loro famiglie di postare video-testimonianze su una pagina Facebook che sarà lanciata in arabo, ebraico e inglese.

La campagna ha l’obiettivo di promuovere il riconoscimento e la compensazione per i “rifugiati ebrei” e le loro famiglie e sollevare la questione a livello internazionale.

“Circa 856mila ebrei arabi sono stati espulsi o hanno lasciato le loro case senza un soldo e sono arrivati in Israele come rifugiati”, ha dichiarato Ayalon, aggiungendo che la storia della loro “espulsione” non ha mai ottenuto il riconoscimento della comunità internazionale o dei governi israeliani.
Inviato il: 4/9/2012 3:53
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Re: Civiltà Ebraica
#541
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Budapest blocca i fondi per il risarcimento alle vittime della Shoah

Il governo di Orban non si fida dell’agenzia internazionale no-profit che gestisce i soldi pubblici. Scoppia la polemica

di Stefano Giantin

BUDAPEST. Una nuova tempesta internazionale, con nubi gonfie di polemiche e velate accuse di antisemitismo, si è addensata sopra i cieli di Budapest. Causa della perturbazione, una mossa del governo di Viktor Orban. Mossa che potrebbe portarlo in rotta di collisione con le organizzazioni ebraiche.

Tutto nasce da un comunicato, pubblicato lunedì sul sito del governo ungherese e firmato dal ministero della Pubblica Amministrazione e della Giustizia. L’annuncio: «Lo Stato reclama i fondi per i risarcimenti illegittimamente usati dalla Claims Conference». Spiegazione. Si tratta di 21 milioni di dollari che l’Ungheria ha stanziato nel 2007 a favore degli ebrei ungheresi sopravvissuti alla Shoah, da ripartire in patria attraverso un fondo nazionale (Mazsok) e via Claims Conference tra gli scampati residenti all’estero. Claims Conference (Cjmcag) che è un’influente e storica organizzazione no-profit. Attraverso la «restituzione delle proprietà ebraiche confiscate» durante l’Olocausto e l’erogazione di «denaro alle vittime ebree delle persecuzioni», cerca di garantire «giustizia» ai superstiti allo sterminio, spiega il suo sito web. Somme provenienti anche dall’Ungheria. Che ora Budapest rivuole, almeno in parte. Perché? La Cjmcag non avrebbe «finora fornito un regolare rapporto sull’uso dei fondi per gli indennizzi che lo Stato ungherese ha destinato ai superstiti all’Olocausto», spiega la nota. E ancora: «In base alle relazioni trasmesse finora» dall’istituzione Usa, «è impossibile identificare le persone» che ne sono state le beneficiarie, «le ragioni della loro ammissibilità» e «l’autenticità dei dati».

L’unica cosa certa, accusa Budapest, è che la «distribuzione è avvenuta su basi lontane dai principi di uguaglianza», una «discriminazione» che va a «detrimento dei sopravvissuti che vivono in Ungheria». Ma ora arriverà il “redde rationem”. Il governo magiaro ha assicurato che inizierà le procedure per riavere indietro «con gli interessi» i fondi non debitamente giustificati, 8,4 milioni di dollari. E che ha congelato l’invio alla Cjmcag della tranche 2011. Accuse respinte al mittente dalla Claims Conference. Si tratta solo di «tattiche disoneste» e «spregevoli» che priveranno le vittime ungheresi della Shoah dell’«assistenza di cui hanno disperatamente bisogno», ha spiegato all’agenzia di stampa JTA il numero due dell’organizzazione, Gregory Schneider. È la prima volta, ha rincarato, «che uno Stato rinuncia a pagare». Infine, l’assicurazione di aver inviato a Budapest «un rapporto di 400 pagine», indicante i nomi dei beneficiari e una dettagliata nota spese. Parole che hanno provocato ieri la collera, che non appare ingiustificata, di Budapest. Il governo magiaro «respinge le accuse» della Claims Conference e «chiede all’organizzazione di evitare dichiarazioni fuorvianti» che hanno generato «paura fra i sopravvissuti all’Olocausto». L’unico «ostacolo», ha ribadito Budapest, è la «mancanza di un rapporto sui fondi» e la «carenza di trasparenza». Erogare altro denaro alla Cjmcag, conclude il governo, «sarebbe illegale». Ed è nell’interesse dell’Ungheria, malgrado la disputa, che «i sopravvissuti ricevano nel più breve tempo possibile i fondi che spettano loro». Parole che fanno capire che la vicenda non è chiusa. Che quella sugli anziani emigranti magiari scampati alla Shoah è una battaglia che è solo all’inizio.

di Stefano Giantin

BDUDAPEST. Una nuova tempesta internazionale, con nubi gonfie di polemiche e velate accuse di antisemitismo, si è addensata sopra i cieli di Budapest. Causa della perturbazione, una mossa del governo di Viktor Orban. Mossa che potrebbe portarlo in rotta di collisione con le organizzazioni ebraiche.

Tutto nasce da un comunicato, pubblicato lunedì sul sito del governo ungherese e firmato dal ministero della Pubblica Amministrazione e della Giustizia. L’annuncio: «Lo Stato reclama i fondi per i risarcimenti illegittimamente usati dalla Claims Conference». Spiegazione. Si tratta di 21 milioni di dollari che l’Ungheria ha stanziato nel 2007 a favore degli ebrei ungheresi sopravvissuti alla Shoah, da ripartire in patria attraverso un fondo nazionale (Mazsok) e via Claims Conference tra gli scampati residenti all’estero. Claims Conference (Cjmcag) che è un’influente e storica organizzazione no-profit. Attraverso la «restituzione delle proprietà ebraiche confiscate» durante l’Olocausto e l’erogazione di «denaro alle vittime ebree delle persecuzioni», cerca di garantire «giustizia» ai superstiti allo sterminio, spiega il suo sito web. Somme provenienti anche dall’Ungheria. Che ora Budapest rivuole, almeno in parte. Perché? La Cjmcag non avrebbe «finora fornito un regolare rapporto sull’uso dei fondi per gli indennizzi che lo Stato ungherese ha destinato ai superstiti all’Olocausto», spiega la nota. E ancora: «In base alle relazioni trasmesse finora» dall’istituzione Usa, «è impossibile identificare le persone» che ne sono state le beneficiarie, «le ragioni della loro ammissibilità» e «l’autenticità dei dati».

L’unica cosa certa, accusa Budapest, è che la «distribuzione è avvenuta su basi lontane dai principi di uguaglianza», una «discriminazione» che va a «detrimento dei sopravvissuti che vivono in Ungheria». Ma ora arriverà il “redde rationem”. Il governo magiaro ha assicurato che inizierà le procedure per riavere indietro «con gli interessi» i fondi non debitamente giustificati, 8,4 milioni di dollari. E che ha congelato l’invio alla Cjmcag della tranche 2011. Accuse respinte al mittente dalla Claims Conference. Si tratta solo di «tattiche disoneste» e «spregevoli» che priveranno le vittime ungheresi della Shoah dell’«assistenza di cui hanno disperatamente bisogno», ha spiegato all’agenzia di stampa JTA il numero due dell’organizzazione, Gregory Schneider. È la prima volta, ha rincarato, «che uno Stato rinuncia a pagare». Infine, l’assicurazione di aver inviato a Budapest «un rapporto di 400 pagine», indicante i nomi dei beneficiari e una dettagliata nota spese. Parole che hanno provocato ieri la collera, che non appare ingiustificata, di Budapest. Il governo magiaro «respinge le accuse» della Claims Conference e «chiede all’organizzazione di evitare dichiarazioni fuorvianti» che hanno generato «paura fra i sopravvissuti all’Olocausto». L’unico «ostacolo», ha ribadito Budapest, è la «mancanza di un rapporto sui fondi» e la «carenza di trasparenza». Erogare altro denaro alla Cjmcag, conclude il governo, «sarebbe illegale». Ed è nell’interesse dell’Ungheria, malgrado la disputa, che «i sopravvissuti ricevano nel più breve tempo possibile i fondi che spettano loro». Parole che fanno capire che la vicenda non è chiusa. Che quella sugli anziani emigranti magiari scampati alla Shoah è una battaglia che è solo all’inizio.

FONTE:
http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/09/01/news/budapest-blocca-i-fondi-per-il-risarcimento-alle-vittime-della-shoah-1.5620161
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Re: Civiltà Ebraica
#540
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PALESTINA, LE SEVIZIE DELL'ESERCITO ISRAELIANO SUI BAMBINI NEI RACCONTI DEI SOLDATI
Postato il Mercoledì, 29 agosto @ 07:28:46 CDT di davide

DI MAURO QUARANTELLI
ilfattoquotidiano.it

"Ne prendi uno, gli punti la pistola addosso. ‘Non sparare’, biascica quello pietrificato. Lui lo vede nei tuoi occhi che sei pazzo, che di lui non può fregartene di meno”. Hebron, 2006-2007. Intorno volano le pietre. Il sergente maggiore della brigata Kfir ha appena fermato un ragazzino che ne aveva lanciata una. A sei anni di distanza ha deciso di parlare. La sua è la diciassettesima delle 47 testimonianze raccolte nell’ultimo dossier di Breaking the silence, associazione di ex soldati delle Israel Defense Forces che dal 2004 racconta l’occupazione dei territori palestinesi. Ora il faro è puntato sui bambini e sulle loro vite sotto assedio. Tra pestaggi, intimidazioni e umiliazioni: “Eravamo cattivi, davvero. Solo più tardi ho capito che avevamo perso il senso della pietà”.

A seguito, "Rachel Corrie e l'ennesima prova dell'impunità dell'esercito israeliano" (Chantal Meloni, ilfattoquotidiano.it);

Arrestati, ammanettati, bendati. Picchiati. Lo stillicidio è quotidiano. Nablus, 2005: “Ogni giorno dovevamo entrare nei villaggi e occuparli. Dimostrare che il territorio era nostro, non loro. (…) Una volta l’autista del blindato è sceso, ha afferrato un ragazzino e ha cominciato a picchiarlo a sangue. Non stava facendo nulla, era seduto sul marciapiede”, racconta il sergente maggiore dell’Armored corps dell’Idf. Come gli altri 30 ex colleghi che hanno rotto il silenzio, era in servizio tra il West Bank e la Striscia di Gaza tra il 2005 e il 2011. Il picco della seconda Intifada è passato, la situazione è calma. Ma la macchina della violenza macina ancora odio e dolore. E ingoia bambini che in molti casi non hanno nemmeno 10 anni.

Hebron, 2010: “Non sai i loro nomi, non ci parli. Loro piangono, si cagano addosso”. Chi parla è un sergente della brigata Nahal: “Me ne ricordo uno, piangeva senza sosta. Alcune volte nella stazione di polizia non c’è spazio e allora te li devi portare in caserma, ammanettarli, bendarli e aspettare che la polizia se li venga a prendere. E quello stava lì, accucciato come un cane”. La loro colpa è nella maggior parte dei casi l’aver lanciato pietre. Per fermarli tutto è lecito, anche sparare. E i proiettili, anche se di gomma, fanno male. Nablus, 2006-2007: “Tu ne scegli uno e miri al corpo, dalla feritoia del blindato – racconta un sergente dei paracadutisti – mi ricordo che ne prendemmo uno al petto da 10 metri e quello cadde a terra, svenuto”.

“Per anni sono emersi rapporti sulle condizioni dei bambini sotto l’occupazione israeliana – ha spiegato al Guardian Gerard Horton, legale di Defence for Children International – ora a parlare sono gli stessi soldati. E gli episodi che raccontano non sono incidenti isolati, ma la naturale conseguenza della politica del governo israeliano”. Ad aprile un rapporto di Dfc aveva fatto luce sui numeri dei minori che ogni anno vengono arrestati: negli ultimi 11 anni sono stati 7.500, 2.301 nel solo 2011, nel 2010 erano stati 3.470. Tra il 2008 e il 2012, il 75% degli arrestati sarebbe stato sottoposto a violenze fisiche, si legge nel dossier “Bound, Blindfolded and Convicted: Children Held in Military Detention”, basato sulle testimonianze di 311 minori.

La Convenzione dell’Onu sui diritti dei bambini (Uncrc) è lontana anni luce. In base ai racconti, Israele avrebbe violato gli articoli 2 (discriminazione), 3 (interesse superiore del bambino), 37 (b) (ricorso precoce alla detenzione) e 40 (uso di manette) della Convenzione. Senza parlare del divieto di trattamenti crudeli, inumani o degradanti (articolo 37 a): “Mentre li facevamo scendere dalla jeep ho sentito uno di loro cagarsi addosso. Ma non poteva fregarmene di meno”, ha raccontato un sergente maggiore della brigata Nahal. “Pochi giorni dopo il loro arresto – si legge nel dossier di Dfc – i due terzi dei minori vengono trasportati in prigioni situate in territorio israeliano”. In violazione dell’articolo 76 della Quarta Convenzione di Ginevra.

Un portavoce delle forze di difesa israeliane ha spiegato che Breaking the silence non ha voluto rivelare i nomi dei 30 soldati. “Lo scopo di questa ricerca – ha detto al Guardian – è solo quello di gettare ombre sull’Idf, che ha sempre invitato l’organizzazioni a trasmettere immediatamente reclami o sospetti riguardanti condotte improprie alle autorità competenti. In linea con i nostri impegni etici, gli incidenti in questione saranno oggetto di studi approfonditi”.

La pietà è morta nel West Bank, ma a distanza di anni alcune coscienze si risvegliano. E ricordano: “Quel ragazzino lì, sdraiato a terra, che implorava di non essere ucciso, poteva avere 9 anni – racconta un sergente della brigata Nahal in missione ad Assoun, vicino Qalqiliya – ho pensato ai nostri figli. Può un bambino pregare di non essere ucciso con una pistola puntata alla testa?

Marco Quarantelli
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
Link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/28/palestina-sevizie-sui-bambini-raccontate-dai-soldati-israeliani/336166/
28.08.2012

RACHEL CORRIE E L'ENNESIMA PROVA DELL'IMPUNITA' DELL'ESERCITO ISRAELIANO

DI CHANTAL MELONI
ilfattoquotidiano.it

Oltre alla grande amarezza per la decisione di oggi, ci sono due cose che a mio parere emergono dalla vicenda di Rachel Corrie:

1. la cultura di assoluta impunità che caratterizza le azioni, violazioni e crimini commessi dall’esercito israeliano;
2. la mancanza di considerazione e rispetto della vita umana a fronte delle logiche di difesa e sicurezza.

Rachel, come i civili palestinesi che cercava – forse ingenuamente, certamente con passione e consapevolezza – di difendere, emergono quali vittime sacrificabili di questo conflitto; effetti collaterali di una guerra asimmetrica che protegge i militari molto piú che la popolazione civile.

I fatti risalgono al 2003: siamo nel cuore della seconda intifada, gli scontri tra Israeliani e Palestinesi sono violentissimi. Sono gli anni degli attacchi terroristici da parte dei Palestinesi in Israele e delle dure repressioni da parte degli Israeliani in Cisgiordania e a Gaza.

Secondo fonti israeliane, dei circa 4800 Palestinesi uccisi negli anni dalla scoppio della seconda intifada al 2008 solo un terzo o poco piú (35%) sarebbero stati coinvolti in attivitá militari o para-militari. Tra le 1053 vittime Israeliane meno di un terzo sarebbero stati militari (31%).

La pratica della distruzione delle case palestinesi è ampiamente utilizzata dall’esercito israeliano. Come denunciano dagli avvocati del Centre for Constitutional Rights di New York, che ha tentato di portare in giudizio la Caterpillar, gli enormi bulldozer americani – ritoccati specialmente per gli usi di guerra israeliani – hanno distrutto piú di 4.000 abitazioni solo in quegli anni, ferendo, uccidendo o lasciando senza casa migliaia di famiglie palestinesi.

Ufficialmente si tratta di bonificare il territorio dai presunti terroristi e di spianare le aree di confine (la c.d. buffer zone); in realtá si tratta spesso di ritorsioni, di punizioni collettive nei confronti della popolazione civile tutta, che come tali sono state a piú riprese condannate a livello internazionale, anche come distruzione di proprietá civile, che è vietata e prevista come crimine di guerra ai sensi degli articoli 53 e 147 della IV convenzione di Ginevra (a meno che la distruzione sia “assolutamente necessaria” ai fini dell’operazione militare).

Rachel Corrie si opponeva a tutto ciò: armata di giubbotto arancione fosforescente e megafono si “interponeva” tra i soldati, o i bulldozer, e gli obiettivi da distruggere. Quando l’enorme Caterpillar l’ha schiacciata stava cercando di impedire che la casa della famiglia del medico palestinese ove era ospitata venisse rasa al suolo. I testimoni presenti con lei sul luogo al momento del fatto giurano da 9 anni che non è possibile che il soldato che guidava non l’avesse vista.

I genitori di Rachel hanno un solo desiderio: che venga svolta un’indagine accurata e indipendente sulla morte di loro figlia. Per questo nel 2005 avevano presentato ricorso contro lo stato di Israele alla Corte di Haifa; a loro parere, l’indagine militare condotta nel 2003 e conclusa sbrigativamente al fine che nessuna responsabilità potesse essere imputata all’esercito israeliano non era accettabile.

Dello stesso parere sono peraltro tutte le organizzazioni per i diritti umani, nonché l’ambasciatore americano in Israele, il quale, relazionando nel maggio 2011 al comitato per gli affari esteri americano, ha dichiarato: “Per sette anni abbiamo fatto pressione sul governo di Israele ai piú alti livelli perché conducessero una indagine accurata, trasparente e credibile sulle circostanze della sua (di Rachel Corrie) morte. Il governo di Israele ha risposto che considera il caso chiuso e che non ha intenzione di riaprire una indagine sull’incidente”.

Il giudice Oded Gershon, presidente del collegio nel tribunale di Haifa, ha tuttavia avallato la decisione dell’esercito di non procedere con alcuna indagine penale nei confronti del soldato che guidava il bulldozer che ha ucciso Rachel Corrie, ed inoltre non ha riscontrato alcuna negligenza in tal senso da parte dello stato israeliano.

Per chi conosce bene la realtà della giustizia militare israeliana viene da dire ‘tutto come da copione’. La mancata apertura di un’indagine accurata e indipendente sulla morte di questa giovane attivista americana va solo ad aggiungersi alle centinaia, migliaia, di mancate indagini aperte nei confronti di civili uccisi come vittime collaterali di questo conflitto. Come riportato da B’tselem, la piú importante organizzazione israeliana per i diritti umani, in dieci anni solo il 3% dei casi in cui è stata chiesta l’apertura di un’indagine per l’uccisione di palestinesi da parte di soldati israeliani ha originato un’indagine penale.

Chantal Meloni
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
Link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/28/rachel-corrie-e-lennesima-prova-dellimpunita-dellesercito-israeliano/336630/
28.08.2012
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Re: Civiltà Ebraica
#539
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Furiose reazioni israeliane contro la nuova legge sudafricana.Perfino accuse di «apartheid» ai danni dei coloni

Il Sudafrica sarebbe tornato ad essere uno Stato razzista che pratica l'apartheid. Così sostengono le autorità israeliane che hanno commentato con rabbia la decisione del paese africano di dare il via libera al marchio «Prodotto nei territori occupati palestinesi» alle merci che provengono dagli insediamenti colonici israeliani in Cisgiordania. «E' evidente che i processi cominciati in Sudafrica in questi anni non hanno portato ad alcun rinnovamento sostanziale in quel Paese, che rimane uno Stato che pratica l'apartheid... un apartheid che al momento viene attuato nei confronti di Israele», ha commentato il vice ministro degli esteri Danny Ayalon, tra i principali rappresentanti della destra radicale nel governo del premier Benyamin Netanyahu. Il portavoce del ministero degli esteri, Yigal Palmor, ha riferito della convocazione dell'ambasciatore sudafricano e ha definito la scelta di Pretoria «senza precedenti» e «discriminatoria».

Grande la soddisfazione in casa palestinese, o almeno tra quei palestinesi e gli attivisti internazionali che da anni si battono affinchè le merci prodotte nelle colonie (costruite da Israele nei territori arabi e palestinesi occupati in violazione delle leggi e convenzioni internazionali) non vengano esportate con l'etichetta «Made in Israel» ma con l'indicazione precisa della loro provenienza.

E' la prima volta che uno Stato molto importante - e il Sudafrica lo è - decide di applicare tale misura e ciò potrebbe aprire la strada a decisioni analoghe di altri paesi (difficilmente però quelli europei, di sicuro non gli Stati uniti). E' comprensibile perciò l'irritazione israeliana, anche perchè i due paesi un tempo mantenevano strette relazioni - i rapporti tra il Sudafrica bianco (che teneva in prigione «il terrorista» Nelson Mandela) e lo Stato di Israele sono stati intensi, anche militarmente, tra gli anni '70 e '80 -, ora invece sembrano sempre più distanti, anche a causa dell'occupazione militare dei territori palestinesi.

L'accusa di discriminazione razziale (a danno dei coloni) fatta da Israele al Sudafrica è priva di fondamento. Si tratta di una questione di rispetto della legalità internazionale. In linea con una legge per la protezione dei consumatori del 2008, il ministro del commercio sudafricano ha dato il suo assenso alla misura per consentire ai cittadini del suo paese di sapere che l'origine dei prodotti non è Israele ma i Territori occupati palestinesi. Lo aveva spiegato due giorni fa il portavoce governativo Jimmy Manyi: «Si tratta di un provvedimento coerente con la posizione del Sudafrica che riconosce i confini israeliani del 1948 definiti dalle Nazioni Unite e non riconosce i territori occupati oltre quei confini come parte dello Stato di Israele».

Dal punto di vista commerciale il Sudafrica ha agito correttamente. Un'industria straniera che realizza un prodotto in un determinato paese è poi tenuta a distribuirlo con il «Made in» di quel paese. Quindi Israele deve precisare che la produzione industriale ed agricola delle colonie non avviene nel suo territorio. Insiste invece nel voler etichettare quei prodotti con il «Made in Israel» come se la Cisgiordania, il Golan (siriano) e Gerusalemme est fossero all'interno dei suoi confini. Leggi e risoluzioni internazionali dicono che non è così. Israele lo sa bene, visto che la stessa Unione europea garantisce l'esenzione dalle tariffe doganali solo ai prodotti che giungono da Israele e non anche a quelli provenienti dalle colonie. Il «Made in Israel» su tutte le esportazioni serve perciò a dare copertura alla produzione degli insediamenti colonici.

Si prevede ora una battaglia in Sudafrica dove il provvedimento, in discussione dallo scorso maggio, ha suscitato le forti proteste della comunità ebraica locale - che si dice «indignata» e parla di «misura discriminatoria e foriera di divisioni» - ma anche dei conservatori evangelici sempre più influenti nel paese.

Michele Giorgio
Fonte: www.ilmanifesto.it
24.08.2012
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Re: Civiltà Ebraica
#538
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Penso che questo video possa essere interessante:

Benjamin Friedman, 1962

Pace ai vostri sensi
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La libertà di parola senza la libertà di diffusione è come un pesce rosso in una vasca sferica...
Ezra Pound
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Re: Civiltà Ebraica
#537
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Israele, cosa ne fai dei bambini che ammanetti?

The Independent 29 Giugno 2012
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Un’indagine condotta dal Foreign Office inglese, avvalendosi della relazione di una delegazione di alti giuristi britannici, descrive le abituali e disumane pratiche di tortura inflitte ai giovani Palestinesi, che vanno dall’incappucciamento all’impiego di ceppi di ferro ai piedi

Una indagine senza precedenti. Un gruppo di nove qualificati avvocati inglesi ha potuto indagare su come siano stati trattati, dopo l’arresto, alcuni ragazzi palestinesi (anche dodicenni). Nello sconvolgente resoconto, intitolato «Children in Military Custody» si descrivono dettagliatamente i rapimenti nei letti che questi ragazzi subiscono nel cuore della notte ritrovandosi con i polsi legati dietro la schiena, bendati e fatti inginocchiare o sdraiare a faccia in giù sul cassone dei veicoli militari.

Questi bambini, provenienti dalla West Bank, vengono poi detenuti in condizioni di tortura: detenzione in isolamento (con scarse possibilità di essere visitati dai genitori); forzati a rimanere svegli prima di essere interrogati; abusati fisicamente od obbligati a firmare delle confessioni che nemmeno sanno leggere.

Il gruppo di legali – guidato da Sir Stephen Sedley, ex giudice della Corte d’Appello – ha appreso che «ogni bambino Palestinese viene trattato come un potenziale terrorista». Nella conclusione alla quale giunge, l’indagine evidenzia ripetute violazioni della Convenzione ONU sui Diritti dei Bambini, Convenzione che proibisce trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

«Eravamo seduti in un tribunale e seguivamo un’audizione preliminare quando un giovane apparentemente molto piccolo di età – poco più di un bambino – fu portato dentro con indosso una tuta marrone ed i ceppi ai piedi. Ne fummo sconvolti. Dei giudici anziani ci avevano invitato in una corte militare per assistere ad una cosa del genere...», così ci spiega uno degli autori dell’indagine, l’avvocato dei diritti umani Greg Davies.

Dice testualmente il resoconto dell’indagine: «Tenere d’abitudine, od anche solo per periodi prolungati, in isolamento dei bambini, è tortura».

La scorsa notte, il Foreign Office, che ha appoggiato l’indagine, ha dichiarato che porterà queste evidenze davanti alle autorità israeliane:

«Il governo del Regno Unito è da lungo tempo preoccupato per il trattamento che subiscono i bambini palestinesi incarcerati da Israele, e quindi ha deciso di finanziare quest’indagine indipendente. Se da una parte riconosce che le autorità israeliane hanno recentemente compiuto significativi miglioramenti, il governo condivide molte delle preoccupazioni espresse nel rapporto e continuerà ad esercitare pressioni per ulteriori miglioramenti».

Se il gruppo di legali ha dichiarato di non poter dimostrare la veridicità delle ripetute dichiarazioni rilasciate da bambini circa gli abusi subiti – e tutti negati dalle autorità Israeliane, che hanno dato alla delegazione di avvocati una libertà di accesso senza precedenti – può rimarcare la scorrettezza delle procedure legali adottate: i bambini israeliani devono avere un colloquio con un avvocato entro 48 ore dal loro fermo e non possono essere imprigionati se minori di 14 anni. I bambini Palestinesi possono invece essere incarcerati già a 12 anni e possono essere trattenuti per 3 mesi senza contatti con legali.

Ogni anno ne vengono incarcerati fra i 500 ed i 700.

«È convolgente che vengano incarcerati in violazione di molte convenzioni; di conseguenza, i genitori non possono visitare i loro figli perchè non ottengono i permessi», ha aggiunto Marianna Hildyard, Consigliere della Regina.

Se la squadra di legali ha accolto favorevolmente i miglioramenti introdotti dalle autorità israeliane, gli avvocati – tanto quelli palestinesi che quelli israeliani – sono stati concordi nel considerare tali miglioramenti più di facciata che sostanziali.

La sera scorsa, Amir Ofek, il portavoce dell’Ambasciata israeliana, ha dichiarato che la nazione ha apprezzato l’impegno dimostrato dalla delegazione, ma ha incolpato quei palestinesi che inneggiano al terrorismo. «È un fatto che [dei bambini] siano spesso coinvolti in atti criminali. Dato che l’Autorità Palestinese non vuole, o non è capace, di rispettare gli impegni ad indagare e punire questi reati, Israele non ha altra scelta che provvedere da sé», ha dichiarato Ofek.

«Israele prende atto delle dettagliate raccomandazioni contenute nel resoconto e le studierà attentamente nell’ambito del suo costante impegno nel ricercare l’equilibrio più appropriato fra il prevenire la violenza ed il trattare con umanità gli autori di questi crimini».

Nel resoconto si conferma che i bambini vengono strappati dai loro letti, legati e bendati. (www.childreninmilitarycustody.org)

Terri Judd
Inviato il: 29/6/2012 22:13
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