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  Civiltà Ebraica

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Re: Civiltà Ebraica
#391
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Svelato accordo segret tra Comunità ebraica Polizia e stampa


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MessaggioInviato: Sab Feb 26, 2011 1:07 pm Oggetto: Svelato accordo segret tra Comunità ebraica Polizia e stampa Rispondi citando
Il leader della lobby ebraica Riccardo Pacifici dichiara "Sicuramente lo hanno fatto in buona fede, ma stiamo chiedendo chiarimenti alle forze dell'ordine sul perchè sia stata resa nota l'informazione senza prima averci interpellati, nonostante ci sia un accordo in tal senso."
--------------------------------------------------------------------------
Svelato l'accordo segreto tra Comunità ebraica Polizia e giornalisti finalizzato a manipolare la opinione pubblica nazionale attraverso la diffusione pilotata di notizie,anche false.
Notizie la cui diffusione viene decisa dalla comunità ebraica sulla base di precise valutazioni di opportunità politica e finalizzate ad imporre gli interessi politici ed economici "privati" della minoranza etnica ebraica al di sopra degli interessi nazionali e dell'interesse di milioni di cittadini italiani.
Strategia mediatica e politica che attraverso la diffusione di notizie inerenti falsi casi di antisemitismo mira a generare il clima di allarme sociale dal quale la comunità ebraica trae la legittimazione necessaria e propedeutica affinche i propri interessi vengano soddisfatti a spese della comunità nazionale,anche quando questi riguardano gli interessi politici e strategici dell'entità sionista in Palestina.
Casi di antisemitismo che nella realtà delle cose si riducono a qualche scritta "anonima" su qualche muro ma che attraverso la manipolazione dei fatti da parte di abili giornalisti ebrei inoculati nei principali mezzi di informazione si trasformano nello strumento politico attraverso il quale la lobby ebraica riesce ad esercitare pressioni politiche sulle istituzioni dello stato Italiano per indurle anche addirittura ad emanare leggi in grado di evergere l'ordine Costituzionale,come ad esempio la legge contro il negazionismo della presunta shoah.
Non sono rari i casi anche in cui la lobby ebraica sfrutta la manipolazione di falsi casi di antisemitismo per giustificare l' utilizzo del potere giudiziario a disposizione di alcuni Pubblici Ministeri ebrei,(che rappresenta una vera loggia all'interno della magistratura italiana) per perseguire penalmente cittadini che esprimono opinioni e critiche nei confronti sia della lobby ebraica sia nei confronti della entità politica sionista in Palestina.

A svelare l'esistenza di quello che altro non puo essere che definito complotto politico/mediatico/giudiziario ordito tra comunità ebraica,Polizia e organi di informazione è lo stesso leader della lobby ebraica Riccardo Pacifici che in una intervista rilasciata il 09/09/2009 dichiara
"Sicuramente lo hanno fatto in buona fede, ma stiamo chiedendo chiarimenti alle forze dell'ordine sul perchè sia stata resa nota l'informazione senza prima averci interpellati, nonostante ci sia un accordo in tal senso.
http://www.rassegnastampa.comune.roma.it/PDF/2009/2009-09-09/2009090913643803.pdf

La gravità delle dichiarazioni di Pacifici sono evidenti anche perche se confermate evidenziano la collusione di parte di organi della Polizia di Stato e che comunque mai possono essere giustificate se non in ordine appunto ad un intento manipolatorio della informazione e della opinione pubblica.

Ricostrunedo infatti la vicenda da cui le dichiarazioni di Pacifici traggono origine si evince che la notizia della presenza di una svastica tracciata sul portone di casa del soggetto ebreo in questione è stata data ai giornalisti dalla scorta di Pacifici ed in occasione di un evento di rilevanza politica,cioè in occasione dell'8 settembre data di inizio della guerra di Liberazione dal nazifascismo inoltre coincidente con la nomina di Stefano Andrini ai vertici dell'ama fortemente osteggiata dallo stesso Pacifici.
http://www.iltempo.it/roma/2009/09/07/1067004-svastica_risaliva_mesi.shtml

L'intento manipolatorio della diffusione di questa notizia è confermato anche dalle indagini svolte dai Carabinieri accorsi sul posto in sguito alla denuncia e che invece hanno appurato che la scritta risaliva a 9 mesi prima;circostanza per la quale la portavoce della comunità ebraica Ester Mieli è stata successivamente costretta a dichiarare ""Per dovere di cronaca siamo obbligati a precisare che la notizia data oggi da alcune agenzie di stampa circa la svastica ritrovata sul portone di casa del Presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, risale ad alcuni mesi fa, quando sì era preferito non rendere nota la cosa. Ieri, il portone sembrava di nuovo imbrattato, mentre dai confronti con l'arma dei carabinieri si è capito che si trattava di una vecchia svastica, già denunciata alle forze dell'ordine".
http://roma.repubblica.it/dettaglio/svastica-sul-portone-pacifici:-risale-a-9-mesi-fa/1713645

In questa occasione il complotto ebraico è fallito,ma i cittadini su quali mezzi di informazione potranno contare per sventare i complotti politici orditi dai mezzi di informazione manipolati ?

p.s
Allo stato attuale le indagini annunciate dalla digos non hanno prodotti risultati ne attribuito responsabilità all'operato della polizia.
La stampa è libera o è soggetta ad accordi sul cosa deve essere pubblicato come e quando? Cosa prevede questo accordo? chi sono i referenti di questo accordo?
ci sono contropartite economiche?

COME VENGONO MANIPOLATE LE INFORMAZIONI SECONDO QUESTO ACCORDO?
Puo esistere la libertà di informazione se è la polizia che decide cosa pubblicare magari su consiglio della comunità ebraica?

------------------------------------------------------------------------------------

RIASSUMENDO I FATTI-


Il giorno 7 settembre 2009 nella mattinata, una serie di agenzie stampa,informate dagli uomini della scorta di Polizia di Pacifici,diffondono la notizia della presenza di una svastica tracciata a vernice sul portone dell'abitazione del Presidente della comunità ebraica Riccardo Pacifici.
La notizia si diffonde immediatamente negli ambienti politici anche perche in concomitanza dell'anniversario dell'inizio della guerra di liberazione dal nazifascismo (8 settembre 1943).
Il sindaco Alemanno è costretto ad esprimere solidarietà alla comunità ebraica.
Il deputato ebreo del PD Roberto Morassut esprime la sua solidarietà alla comunità ebraica e lancia i suoi strali contro l'amministrazione Alemanno.
http://morassut.contechnet.it/document/comunicato10092009-135849.pdf

Lo stesso giorno i militari dell'Arma Benemerita e nei secoli fedele indagano sull'accaduto e scoprono che la svastica in oggetto risale a circa 9 mesi prima e già denunciata .
Dopo poco le 13 Pacifici tenta di giustificare l'accaduto spiegando che " La svastica sarebbe stata realizzata con una speciale vernice, “visibile solo in controluce” (fatto che rappresenterebbe,di per sè, una novità)motivo per il quale non era mai stata rilevata la presenza.

A seguito dell'indagine della Benemerita si scopre invece che quella stessa svastica,disegnata da anonimi,è stata oggetto di una interrogazione parlamentare da parte di Fiamma Nirenstein sul nascente antisemitismo in italia,il 21 gennaio delo stesso anno.
http://www.fiammanirenstein.com/articoli.asp?Categoria=11&Id=2095

E' quindi evidente che Sia Pacifici che Nirenstein che Morassut che gli uomini della scorta di Pacifici non potevano non sapere,ma nel frattempo hanno taciuto.

Lo stesso giorno la portavoce della comunità ebraica ESTER MIELI è obligata a dichiarare che "Per dovere di cronaca siamo obbligati a precisare che la notizia data oggi da alcune agenzie di stampa circa la svastica ritrovata sul portone di casa del Presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, risale ad alcuni mesi fa, quando sì era preferito non rendere nota la cosa. Ieri, il portone sembrava di nuovo imbrattato, mentre dai confronti con l'arma dei carabinieri si è capito che si trattava di una vecchia svastica, già denunciata alle forze dell'ordine" .

Il giorno 9 settembre il presidente della Comunità ebraica Pacifici nel tentativo di salvare la reputazione tenta di attribuire la responsabilità della diffusione della falsa e tendenziosa notizia alla Polizia e dichiara"Sicuramente lo hanno fatto in buona fede, ma stiamo chiedendo chiarimenti alle forze dell'ordine sul perchè sia stata resa nota l'informazione senza prima averci interpellati, nonostante ci sia un accordo in tal senso."
e svelando quindi l'esistenza di fatto di un accordo tra comunità ebraica,Polizia di stato ed organi di informazione finalizzato alla diffusione strumentale di notizie non solo false e tendenziose ma anche in grado di generare un diffuso ed immotivato allarme sociale.Attività questa che rappresenta un reato.

Ultima modifica di licia il Sab Feb 26, 2011 5:51 pm, modificato 2 volte in totale
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MessaggioInviato: Sab Feb 26, 2011 3:49 pm Oggetto: Rispondi citando
....grazie per la notizia diffondo!
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MessaggioInviato: Sab Feb 26, 2011 5:44 pm Oggetto: Rispondi citando
Riassumendo i fatti.
Il giorno 7 settembre 2009 nella mattinata, una serie di agenzie stampa,informate dagli uomini della scorta di Polizia di Pacifici,diffondono la notizia della presenza di una svastica tracciata a vernice sul portone dell'abitazione del Presidente della comunità ebraica Riccardo Pacifici.
La notizia si diffonde immediatamente negli ambienti politici anche perche in concomitanza dell'anniversario dell'inizio della guerra di liberazione dal nazifascismo (8 settembre 1943).
Il sindaco Alemanno è costretto ad esprimere solidarietà alla comunità ebraica.
Il deputato ebreo del PD Roberto Morassut esprime la sua solidarietà alla comunità ebraica e lancia i suoi strali contro l'amministrazione Alemanno.
http://morassut.contechnet.it/document/comunicato10092009-135849.pdf

Lo stesso giorno i militari dell'Arma Benemerita e nei secoli fedele indagano sull'accaduto e scoprono che la svastica in oggetto risale a circa 9 mesi prima e già denunciata .
Dopo poco le 13 Pacifici tenta di giustificare l'accaduto spiegando che " La svastica sarebbe stata realizzata con una speciale vernice, “visibile solo in controluce” (fatto che rappresenterebbe,di per sè, una novità)motivo per il quale non era mai stata rilevata la presenza.

A seguito dell'indagine della Benemerita si scopre invece che quella stessa svastica,disegnata da anonimi,è stata oggetto di una interrogazione parlamentare da parte di Fiamma Nirenstein sul nascente antisemitismo in italia,il 21 gennaio delo stesso anno.
http://www.fiammanirenstein.com/articoli.asp?Categoria=11&Id=2095

E' quindi evidente che Sia Pacifici che Nirenstein che Morassut che gli uomini della scorta di Pacifici non potevano non sapere,ma nel frattempo hanno taciuto.

Lo stesso giorno la portavoce della comunità ebraica ESTER MIELI è obligata a dichiarare che "Per dovere di cronaca siamo obbligati a precisare che la notizia data oggi da alcune agenzie di stampa circa la svastica ritrovata sul portone di casa del Presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, risale ad alcuni mesi fa, quando sì era preferito non rendere nota la cosa. Ieri, il portone sembrava di nuovo imbrattato, mentre dai confronti con l'arma dei carabinieri si è capito che si trattava di una vecchia svastica, già denunciata alle forze dell'ordine" .

Il giorno 9 settembre il presidente della Comunità ebraica Pacifici nel tentativo di salvare la reputazione tenta di attribuire la responsabilità della diffusione della falsa e tendenziosa notizia alla Polizia e dichiara"Sicuramente lo hanno fatto in buona fede, ma stiamo chiedendo chiarimenti alle forze dell'ordine sul perchè sia stata resa nota l'informazione senza prima averci interpellati, nonostante ci sia un accordo in tal senso."
e svelando quindi l'esistenza di fatto di un accordo tra comunità ebraica,Polizia di stato ed organi di informazione finalizzato alla diffusione strumentale di notizie non solo false e tendenziose ma anche in grado di generare un diffuso ed immotivato allarme sociale.Attività questa che rappresenta un reato.
Inviato il: 26/2/2011 18:20
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Re: Civiltà Ebraica
#392
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Indagine interna israeliana: strage del 2002 'giustificata'

Scritto il 2011-02-28 in News



Imemc. Un'“indagine interna” dell'esercito israeliano ha pubblicato ieri un report, secondo il quale non vi fu “nessuno sbaglio” da parte dell'aviazione israeliana nel portare a compimento l'assassinio mirato del 2002, quando i soldati israeliani sganciarono un missile su un condominio abitato e uccisero, insieme all'"obiettivo" (Salah Shahada, leader di Hamas), 13 civili di cui otto minorenni.

L'inchiesta aveva preso il via nel 2008, sei anni dopo l'episodio, ma ogni investigazione sul luogo della strage è stata resa impossibile: gli inquirenti hanno intervistato solo i soldati coinvolti nel bombardamento, e non hanno mai parlato a uno solo degli abitanti del palazzo in due anni d'indagini.

Nel rapporto inviato al primo ministro Benjamin Netanyahu, gli inquirenti hanno infine stabilito che l'“uccisione mirata di Shahada era imperativa, alla luce dell'aumento ed escalation degli attacchi terroristici a partire dal 2000”.

L'attacco in questione ebbe luogo il 22 luglio 2002, poche ore dopo che i funzionari di Hamas erano riusciti a negoziare una tregua unilaterale con tutte le principali fazioni armate palestinesi. Queste ultime avevano promesso di cessare ogni attacco ai danni dei civili israeliani, a conclusione di un lungo e difficile sforzo diplomatico dei leader politici di Hamas.

Quella stessa notte, tuttavia, l'aviazione sganciò l'ordigno che uccise Shahada, la sua famiglia e i suoi vicini, e la tregua finì ovviamente per saltare. La mattina del 23 luglio, per giunta, l'allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush annunciò ulteriori aiuti a Israele, facendo infuriare molti palestinesi, poiché questo accadeva subito dopo l'omicidio di otto minori e di cinque dei loro genitori.

Secondo il recente rapporto degli inquirenti israeliani, i militari lanciarono la bomba prevedendo che vi sarebbero state vittime tra i civili, ma che ciò sarebbe stato comunque preferibile ad un'operazione di terra, che avrebbe messo in pericolo le truppe israeliane.

Conclude il report: “Nonostante le conseguenze originate da questo caso specifico, i mezzi di uccisione mirata sono stati e continuano ad essere uno strumento legittimo nella lotta al terrorismo, purché le operazioni vengano condotte in accordo con le regole ed i principi stabiliti dalla legge israeliana e internazionale, e con le norme etiche e morali sulle quali si basano i primi”.

La conclusione ignora dunque che le uccisioni mirate sono chiaramente illegali secondo la legge internazionale e la quarta Convenzione di Ginevra, della quale Israele è firmatario.

Gli investigatori hanno così scagionato tutte le autorità coinvolte, raccomandando che nessun soldato, ufficiale o funzionario implicato nel caso venga processato.



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Inviato il: 28/2/2011 21:18
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Re: Civiltà Ebraica
#393
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CONCORRENZA SLEALE

Lo Stato di Israele spende ogni anno milioni di euro per promuovere la propria immagine nel mondo e, nel contempo, diffamare gli avversari e, in generale, chi dissente dalle sue politiche. L’aspetto propagandistico è molto importante per un Paese che si trova a dover fronteggiare l’ostilità di gran parte dell’opinione pubblica internazionale, nonostante le ingenti risorse di cui dispone e la collaborazione di molti opinion makers legati alle lobbies israeliane.

Dopo l’aggressione alla Striscia di Gaza ed il massacro dei nove attivisti della Freedom Flotilla, l’immagine dello Stato di Israele nel mondo si è ulteriormente deteriorata, rafforzando le campagne di boicottaggio già in atto da alcuni anni. Consapevoli di questa realtà, le autorità israeliane hanno aumentato gli investimenti sul terreno della propaganda e della disinformazione, con una particolare attenzione verso le nuove tecnologie comunicative, come internet ed i social network. Gli elementi di fondo della grancassa israeliana sono rimasti sostanzialmente quelli di sempre: rappresentazione di Israele come baluardo della democrazia occidentale in un mondo arabo in preda al fondamentalismo, giustificazione del genocidio palestinese in nome della lotta al terrorismo e diffamazione di critici ed avversari, sistematicamente presentati come antisemiti, senza riguardo nemmeno per i numerosi Ebrei contrari all’occupazione ed alla repressione dei Palestinesi.

Israele, dunque, impegna risorse notevoli, sia finanziarie che umane, per contrastare gli avversari delle proprie politiche, ricorrendo senza scrupoli ad ogni forma possibile di mistificazione e diffamazione. Per esempio, non potendo negare l’assassinio dei nove attivisti della Freedom Flotilla, la propaganda israeliana ha cercato di farli passare per terroristi o fiancheggiatori del terrorismo: ricordiamo qui la vicenda della parlamentare italiana Fiamma Nirenstein, che per mesi ha detto e scritto che l’associazione turca IHH, cui appartenevano gli attivisti assassinati, era un’organizzazione terroristica riconosciuta, messa al bando dalla Germania e inserita nella black list del Dipartimento di Stato U.S.A. Smascherata in una conferenza stampa dagli attivisti della Freedom Flotilla Italia, che hanno dimostrato come l’organizzazione fuorilegge in Germania e negli U.S.A. fosse in realtà una formazione tedesca, che con l’associazione umanitaria turca IHH aveva in comune solo l’acronimo, la (poco) onorevole Nirenstein si è ben guardata dallo scusarsi per le sciocchezze che aveva diffuso a piene mani, ma, almeno, ha cambiato argomenti.

A parte gli alti e bassi dal punto di vista dell’efficacia, l’impegno israeliano contro i critici è obiettivamente ragguardevole. Non si capisce, quindi, perché ci sia gente che tenta di rubare il lavoro a chi già lo svolge con tanta dedizione e competenza.

Doversi misurare con la propaganda israeliana è un fattore che ogni attivista solidale con la Palestina ha sempre messo in conto. Diversamente, da quando è iniziata la preparazione della partecipazione italiana alla nuova Freedom Flotilla, che il prossimo maggio punterà nuovamente verso Gaza assediata, è iniziato “anche dentro ambiti di movimento” un lavoro – fantasioso ma certosino – di diffamazione dell’iniziativa, che aiuta e aiuterà parecchio la black propaganda israeliana, proprio perché animata da soggetti diversi, tutti interni – o ritenuti tali – al movimento di solidarietà con il popolo palestinese. Nell’ordine, la neonata Freedom Flotilla Italia è stata velatamente o apertamente accusata di:

§ collaborazionismo con il governo turco nella repressione dei Curdi, a causa della presenza nella coalizione internazionale della Freedom Flotilla 2 dell’associazione turca IHH;

§ agire nel solo interesse di Hamas e del fondamentalismo islamico;

§ essere infiltrata dai fascisti;

§ essere finanziata da non si sa chi;

§ essere finanziata dai fascisti, attraverso un’associazione di estrema destra guidata da personaggi coinvolti nell’arruolamento di mercenari per guerre e regimi di diversi Paesi.

Per la verità, qualcuno (sempre da “sinistra”) ha adombrato anche un interessamento verso la Freedom Flotilla da parte di Al Qaeda, ma questa versione non è andata oltre il sussurro da corridoio, mentre tutto il resto è stato veicolato con migliaia di e-mail, comunicazioni più o meno “confidenziali”, interventi in riunioni, ecc.

A promuovere e condurre questa capziosa campagna diffamatoria sono forze e soggetti diversi, ma tutti, ufficialmente, solidali con il popolo palestinese: si tratta principalmente di esponenti di ONG finanziate sia da governi di sinistra che di destra (a seconda di chi governa, ovviamente), ma non mancano i settori “antagonisti” un po’ troppo islamofobi o semplici scriteriati appassionati del gossip.

Questo intenso lavorio ovviamente non ha né fermato e nemmeno rallentato la crescita della coalizione italiana per la Freedom Flotilla 2, ma ha provocato un comprensibile malessere ed una certa confusione in alcune aree di movimento.

Ora, a noi piace essere chiari: i nostri obiettivi e finalità sono indicati nel Manifesto della Freedom Flotilla 2, nel quale, fra l’altro, si può leggere che “Ci riconosciamo nei valori fondamentali dell’antifascismo, della solidarietà e del diritto all’autodeterminazione dei popoli”. La Freedom Flotilla è un’iniziativa della società civile internazionale in solidarietà con la società civile palestinese, dunque senza sponsorizzazioni politiche e/o governative, né in Italia, né altrove. I fondi per la realizzazione dell’iniziativa provengono (in Italia come in Francia, in Canada, in Spagna e in tutti i Paesi che parteciperanno) da donazioni, cene sociali, concerti e sottoscrizioni effettuate in diverse occasioni, naturalmente anche da parte di decine di migliaia di cittadini di religione musulmana e persino di pelle scura, i quali – a nostro modesto avviso – hanno gli stessi diritti di quelli di pelle bianca che professano altre religioni o non professano alcuna religione.

Detto questo, ci sentiamo in dovere di lanciare un appello ai nostri denigratori “di movimento”, coerentemente con le nostre convinzioni sociali ed umanitarie. Per favore, smettetela di alimentare un meccanismo che semplifica il lavoro agli apparati ideologici e propagandistici israeliani! A fare questo lavoro ci pensano già Fiamma Nirenstein, Pierluigi Battista, Magdi Allam, che non sanno più cosa inventarsi. E allora, perché vi inventate tutto voi?

Per quanto ci riguarda, questo è un passo e chiudo.

In solidarietà,

il Coordinamento Nazionale della Freedom Flotilla Italia

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Inviato il: 2/3/2011 18:42
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Re: Civiltà Ebraica
#394
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Chi sono i fanatici del MO? Coloni israeliani minacciano diplomatici occidentali

Scritto il 2011-03-10 in News

Ramallah - Maan. Martedì 8 marzo, i coloni israeliani in Cisgiordania sono passati a scrivere volantini di minacce contro i diplomatici stranieri, avvertendoli di "tornare a casa" e di mettere fine alle loro ingerenze negli affari israeliani.

I volantini, consegnati ai diplomatici in attesa ai checkpoint militari a Ramallah, avvisavano che le intrusioni dei governi americani e dell'Unione Europea "mettono la vostra permanenza a rischio!".

Un diplomatico a Gerusalemme ha riferito a Ma'an che diversi suoi colleghi occidentali hanno ricevuto questi volantini al terminal dell'ufficio del coordinamento distrettuale. E ha aggiunto che un gruppo di giovani coloni ha preso di mira le auto con targa diplomatica.

"Cari diplomatici - recita il documento -, andatevene a casa! Affrontate la realtà! Noi non faremo mai pace con i terroristi palestinesi!"

"Voi siete ospiti nel nostro paese! Voi ve ne state sulla Terra Santa! Della nazione ebraica! Non interferite nella costruzione del nostro paese: l'ingerenza del governo americano e di quelli dell'Unione Europea sta mettendo la vostra permanenza a rischio!"

Sul retro del foglio c'era scritto: "Presidente Barack Hussein Obama - con amici come te, chi ha bisogno di nemici!!!"

Il diplomatico, che ha parlato in condizione di anonimato, perché non era autorizzato a raccontare ai media di questo episodio, ha sottolineato che i documenti sono stati consegnati all'interno di un'area controllata dalle forze di sicurezza israeliane, e che ciò fa sorgere domande sulla cooperazione tra coloni e soldati.

Articolo completo: http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=366494
Inviato il: 10/3/2011 13:21
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Re: Civiltà Ebraica
#395
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Parlamento israeliano approva due nuove leggi di stampo razzista contro i palestinesi

Scritto il 2011-03-23 in News

An-Nasira (Nazareth) - InfoPal. Questa mattina, la Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato due nuove leggi contenenti disposizioni di stampo razzista e rivolte ai palestinesi cittadini di Israele (Territori palestinesi occupati nel '48, ndr).

Si tratta dei decreti II e III, che vanno ad aggiungersi ad una precedente legge proposta dal deputato di "Israel Beituna", Alex Miller, conosciuta con il titolo di "Legge sulla Nakba", la "Catastrofe" nella quale l'85% del popolo palestinese fu espulso con la forza dal terrorismo ebraico. Nel 1948, 3/4 della Palestina furono occupati con la fondazione dello Stato di Israele.

Con la prima legge, Miller aveva chiesto che "apparati, organizzazioni e autorità statali che si rifiutavano di riconoscere il carattere ebraico e democratico dello Stato di Israele, non dovevano ricevere finanziamenti da parte del governo. Chi ha già ricevuto questi fondi, ne subirà la revoca".

Oggi, giunge la continuazione di quella legge con l'introduzione del divieto di commemorare la Nakba.

Sono due leggi dirette anzitutto a reprimere le comunità palestinesi con le rispettive rappresentanze.

Approvata oggi, la nuova legge, disciplina quindi il taglio dei finanziamenti pubblici, a enti, organi e istituzioni che intendono commemorare la Nakba. In base ad essa, la competenza decisionale sulla revoca di questi finanziamenti viene riconosciuta direttamente al ministero delle Finanze.

Oggi, la Knesset ha approvato un'ampliamento di quella legge.

Il primo decreto legge è stato denominato "Legge sulle Commissioni di accoglienza nelle città". "In quei comuni con un numero di abitazioni da 400 in poi, si permette l'istituzione di Commissioni con il potere di vietare a intere famiglie e a singoli cittadini di risiedere nel proprio comune. Il ricorso al divieto è riconosciuto "nel caso in cui dalla Commissione preposta, si riscontri assenza di armonia della famiglia e/o del soggetto in questione, con il resto del tessuto sociale".

Oggi, Hanin Zo'ebi, deputato palestinese presso la Knesset ha affermato: "Nessun senso di Stato, né di cittadinanza, e tanto meno di democrazia sono presenti nello Stato di Israele. Stiamo parlando di uno Stato selvaggio che si spinge fino a stuzzicare i punti più sensibili della gente e che istiga i sentimenti storici nazionali tramite l'incitamento al razzismo".

Il collega di Zo'ebi, Jamal Zahalqah, capo gruppo parlamentare, ha dichiarato: "Attività record della Knesset, che in un solo giorno, approva ben tre leggi razziste. Una che conferisce alle Commissioni il potere di vietare ai palestinesi di vivere in città, una che vieta la libertà d'espressione, con particolare riferimento a quella storica con cui i palestinesi esprimono i propri sentimenti nazionali (la legge sulla Nakba). Per ultimo, la legge che impone ai palestinesi, proprietari di abitazioni sulle quali Israele ha emesso ordini di demolizione, di sostenere le spese dell'abbattimento.

"E' il frutto del governo Netanyahu, un governo che cammina e schiamazza come le anatre, dal volto democratico e dal cuore razzista".
Nel suo commento, Zahalkah ha messo in risalto come, insofferenza e malvagità del governo israeliano verso i cittadini palestinesi, si riscontrano in ogni sfera della vita, anche in campo giuridico.

"Ma poiché il razzismo non è una questione interna al Paese che lo mette in pratica, noi andremo ovunque nel mondo per smascherare i soprusi di Netanyahu e del suo governo. Per i nostri diritti, chiederemo una protezione internazionale dalle prevaricazioni e dal razzismo dilaganti nel governo e nel parlamento di Israele.

"Queste leggi formano l'apice delle manifestazioni razziste già insite nelle istituzioni educative, dove le discriminazioni a livello educativo e culturale vengono anzi incoraggiate dal governo israeliano. Inoltre, i tagli dei fondi annunciati con una delle nuove leggi, produrranno un deterioramento nelle funzioni ordinarie del sistema educativo, dal momento che queste istituzioni non saranno più in grado di fornire servizi educativi di base. Pertanto, siamo di fronte all'ennesima punizione collettiva.

"Con queste nuove leggi razziste - una violazione dei diritti garantiti dalla Costituzione - il principio di parità dei diritti subisce un arresto decisivo. A noi è rivolto il divieto di commemorare la Nakba, ovvero la fase che costituisce l'asse portante nella nostra storia. Ma mentre da un lato Israele tenta di 'estorcere' un riconoscimento per dare una definizione di sé, impone ai palestinesi il divieto di ricordare quel processo storico per mezzo del quale lo stesso Israele si fondò in qualità di Stato nazionale".

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Inviato il: 23/3/2011 18:51
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Re: Civiltà Ebraica
#396
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La Knesset approva disegno di legge per la revoca della cittadinanza ai palestinesi in Israele

Scritto il 2011-03-29 in News

An-Nasira (Nazareth) - InfoPal. "Gravi violazioni alla sicurezza" sarà la base accusatoria che il governo israeliano potrà muovere contro i palestinesi residenti in Israele (Territori palestinesi occupati nel '48), per revocare loro la cittadinanza.

E' stato approvato ieri sera, dal parlamento israeliano (Knesset) un disegno di legge stilato dal deputato di "Israel Beituna" David Rotem, il quale ha stabilito che la revoca della cittadinanza israeliana potrà avvenire per le seguenti cause: terrorismo, messa in discussione della sovranità o dell'integrità territoriale dello Stato di Israele, ostilità o supporto ai nemici in tempo di guerra, spionaggio.

I voti a favore sono stati 37, i contrari dieci. Il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman si è detto soddisfatto per il favore riscontrato nella votazione e ha aggiunto: "Abbiamo ottenuto la conferma che siamo in grado di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Questa legge impedirà un abuso del sistema democratico di Israele con lo scopo di indebolirlo".

La deputata palestinese Hanin Zo'ebi ha parlato di "nuova manifestazione fascista con una legge che crea il terrore tra la popolazione.

"Bisogna tenere a mente che queste leggi razziste non sono un'esclusiva della destra israeliana: il centro-sinistra in Israele, infatti, è autore di diverse leggi d'Apartheid per il controllo del territorio e la sua sottrazione ai palestinesi".

"E' un attacco ai palestinesi", secondo il capo gruppo parlamentare Jamal Zahalqah, il quale, proponendo alla procura di applicare la legge a Yigal Amir, assassinio dell'ex premier israeliano Yitzhak Rabin, ha ricevuto un netto rifiuto.

"Anche lo Shin Bet, i servizi d'Intelligence di Israele, sanno che con questa legge non si tratta di affrontare questioni di sicurezza. E' l'ennesima gara politica. La legge internazionale proibisce il ritiro della cittadinanza, tranne nei casi di pena capitale".

"Un oltraggio ai diritti umani fondamentali e un proseguo delle misure anti arabe e anti democratiche", secondo Hanna Sweid, deputato del Fronte Democratico per la pace l'uguaglianza "Hadash".

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Re: Civiltà Ebraica
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Sondaggio: i giovani israeliani privilegiano la sicurezza, l’ebraicità e l’uomo forte
2 apr 2011

Privilegiano la sicurezza dello Stato ai diritti dei cittadini. Preferiscono l’uomo forte più dello Stato di diritto. E ancora: danno la priorità all’idea di uno Stato ebraico piuttosto che a quella di uno Stato democratico.

È la fotografia dei giovani israeliani della generazione di domani scattata da una ricerca condotta dalla “Friedrich Ebert Foundation” e dal “Center for Political Economics” del Dahaf Institute. Lo studio – che conferma e accentua uno spostamento a destra registrato di recente da numerosi altri sondaggi – è stato realizzato su un campione rappresentativo di ragazzi israeliani ebrei di età compresa fra 15 e 18 anni, in gran parte nativi d’Israele e di tutte le origini geografico-familiari possibili.



Il 60% si dichiara sedotto dall’immagine dell’uomo forte in politica, mentre addirittura il 70% ritiene che la sicurezza dello Stato debba prevalere sui valori democratici. La maggioranza vorrebbe limitare i diritti della comunità arabo-israeliana (1,5 milioni di persone su poco più di 7 milioni) e il 46% pretende di vietarne pure la rappresentanza parlamentare.

Interpellati sugli obiettivi di riferimento, il richiamo alla difesa del carattere ebraico d’Israele (cavallo di battaglia dell’attuale premier Benjamin Netanyahu e dal suo ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman) s’è rivelato prevalente. A indicarlo è stato il 33,2% (erano appena il 18% nel 1998), mentre risulta quasi dimezzato il numero di quelli che privilegiano la natura democratica d’Israele (il 14,3% rispetto al 26,1 del 1998) o di chi reputa prioritaria la pace con i vicini (18% contro 28).

Leonard Berberi

Fonte: http://falafelcafe.wordpress.com/2011/04/02/sondaggio-i-giovani-israeliani-privilegiano-la-sicurezza-lebraicita-e-lidea-di-un-uomo-forte/
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Re: Civiltà Ebraica
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Per la serie: Arrogance n.5 pour homme

Netanyahu: “l’Onu annulli il rapporto Goldstone”

Aumentano le pressioni in Israele per annullare il rapporto Goldstone sull’attacco contro la Striscia di Gaza tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009. Il ministro alla difesa Ehud Barak si allinea al premier Benjamin Netanyahu che sabato aveva chiesto alle Nazioni Unite di (sot 16) “annullare il rapporto” -aggiungendo: “E’ il momento di gettare questo documento nella spazzatura della storia”.

Richard Goldstone ha scritto venerdì sul Washington Post che se durante l’indagine avesse avuto a diposizione le informazioni di oggi, il rapporto sarebbe stato diverso.

Per il giudice sudamericano Israele non avrebbe colpito deliberatamente obiettivi civili, a differenza di Hamas. L’inchiesta del 2009 concludeva invece che c’erano i presupposti per crimini di guerra per entrambe le parti.

Durante l’operazione “Piombo Fuso”, mirata a fermare i lanci di razzi contro Israele, furono uccisi 1.400 palestinesi e 13 israeliani.

3 apr. 2011 - Euronews
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Re: Civiltà Ebraica
#399
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L’ ENNESIMA LEGGE APARTHEID ISRAELIANA
Postato il Venerdì, 08 aprile @ 15:15:00 CDT di davide

Israele / Palestina  ILAN PAPPE'
counterpunch.org

A quelli di noi che da anni si battono per la pace e la giustizia in Palestina è capitato abbastanza di frequente di sentirsi frustrati dall’impossibilità di suscitare sufficiente sdegno, e quindi un sollevamento, da parte delle istituzioni politiche e dei media occidentali, contro la brutale occupazione della Giordania e il soffocamento di Gaza. Crediamo che le prove lampanti dell’oppressione e la linea politica, evidentemente criminale, che imperversano sin dal 1967, avrebbero dovuto e dovrebbero innescare una reazione su scala mondiale per lo meno simile a quella che è insorta contro la Libia oggi, se non di più.

Ma noi conosciamo le ragioni per cui ciò non accade, e non accadrà. Inoltre, si è probabilmente sottovalutata una causa di non poco conto, sicuramente una manovra di successo della peace camp israeliana, che sembra aver abortito ogni tentativo di replica sul nascere. I Sionisti liberali credono fortemente nell’esistenza di due entità distinte, una è Israele e l’altra è quella che si trova sul lato opposto della Green Line creata nel 1967, le quali hanno ben poco in comune.

L’approvazione di questa linea è, evidentemente, la maggiore giustificazione data dall’Occidente nei confronti dell’inazione contro Israele (la quale è anche sostenuta da alcuni dei migliori amici dei Palestinesi e naturalmente dalle Autorità palestinesi). La linea tracciata non è solo una delimitazione di tipo politico, è soprattutto un confine morale. Tutto ciò che sta succedendo nelle zone occupate è diametralmente opposto alla vita nella Israele democratica; la questione è quindi che se tratti Israele come uno stato canaglia allora recherai danno anche alla parte “buona”, allo stato pre-1967. Questo è il presupposto su cui si basa il costante sostegno alla soluzione dei due stati, che si fonda sulla capacità di una Israele morale di ri-costituire sé stessa all’interno dei confini pre-1967.

Spero che questa distinzione almeno sparisca dal vocabolario e dal dizionario del movimento di solidarietà occidentale con la Palestina (dove può ancora essere udita in riferimento alla campagna di pace in Israele, la PA [Pubblica Amministrazione, ndr] e l’invisibile signore del realpolitik). Che questa distinzione sia falsa è stato provato ancora una volta in questa ultima settimana (20 marzo, 2011) quando è passata in Israele un’altra legge dell’apartheid. Questa nuova legge consente agli insediamenti Ebraici costruiti su terreni statali in Israele di non ammettere i cittadini Israeliani Palestinesi residenti e legittima questi nuovi coloni a non vendere terreni ai cittadini Palestinesi all’interno dello stato. Questa è una delle tante leggi approvate recentemente (la legge sul giuramento di fedeltà che trasforma i Palestinesi in Israele in cittadini di seconda classe, e quella che non permette loro di vivere con il coniuge palestinese proveniente dai territori occupati, sono due delle famose leggi dell’apartheid approvate recentemente). La nuova legge, come le precedenti, istituzionalizza lo Stato Apartheid di Israele o per un breve ASOI.

L’ASOI è oggi uno dei peggiori regimi di apartheid del mondo. Controlla quasi tutta la Palestina (eccetto Gaza che è ermeticamente sigillata dal 2005). Questo regime ha, in termini assoluti, il più alto numero di prigionieri politici (in Cina ne sono stati riportati meno di 1000, in Iran poche migliaia); Israele ne detiene quasi 10000. Israele ha in assoluto il numero più elevato di leggi e regolamenti dell’apartheid e, ad eccezione dei regimi Arabi che stanno ora collassando e degli stati canaglia quali Miramar e Corea del Nord, possiede le leggi con la più lunga imposizione di stato di emergenza, che derubano i cittadini dei loro più basilari diritti civili ed umani. La sua linea politica contro la popolazione nativa discriminata, che oggi compone quasi la metà dell’intera popolazione nell’ASOI, include atrocità come l’estromissione dall’accesso alle risorse idriche, il divieto di coltivare le proprie terre, o di costruire case, di recarsi al lavoro, a scuola o all’università; inoltre il divieto di commemorare la loro storia e in particolar modo il Nakbah del 1948.

L’ASOI è protetto da filosofi di sinistra, per lo più Ebrei ma non solo, in America e anche in Europa, come nei nuovi paesi membri dell’Unione Europea, il cui deplorevole resoconto lasciato dall’olocausto potrebbe spiegare il loro assoluto sostegno all’ASOI. Questo favorisce l’apporto incondizionato di molte comunità Ebraiche nel mondo, i Cristiani Sionisti e le ciniche aziende che traggono vantaggi dalla tendenza dell’elite militare dell’ASOI ad usare armi letali a volontà, oltre che dal sistema bancario progressista statale e dall’elevato know how tecnologico. L’ASOI potrebbe diventare la Free Republic of Israel and Palestine (FRISP) o un nome simile, in cui le persone godono degli stessi diritti per cui si sta battagliando in tutto il mondo Arabo e che l’Occidente pretende di diffondere e proteggere in tutto il mondo. Se l’ASOI non diventerà FRISP, qualsiasi azione come quella portata avanti dall’Occidente in Libia potrebbe giustamente essere valutata in modo sospetto in quanto cinica e disonesta.

Il linkage ha perso la sua attrattiva da quando è stato abusato da Saddam Hussein nel 1991. Ma adesso è arrivato il momento di riesumarlo. È ora di rendersi conto che non ci sarà un nuovo Medio Oriente – in realtà, non ci sarà pace nel mondo – se l’ASOI continuerà a godere dell’immunità e non sarà frenata e fermata – e un giorno si spera – rimpiazzata dalla FRISP democratica.

Ilan Pappé è Professore presso la Facoltà di Scienze Sociali e Studi Internazionali dell’università di Exeter nel Regno Unito, Direttore del Centro Europeo per gli Studi sulla Palestina dell’Università, co-direttore dell’Exeter Centre per gli Studi Etnico-Politici, e attivista politico. Tra I suoi libri A modern History of Palestine, The Ethnic Cleasing of Palestine e Gaza in Crisis ( con Noam Chomsky).

Fonte: www. www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/pappe03222011.html
22.03.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DIANA LORENZI
Inviato il: 8/4/2011 23:51
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Re: Civiltà Ebraica
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IL VOLTAFACCIA DI GOLDSTONE
Postato il Martedì, 12 aprile @ 23:50:00 CDT di davide

Israele / Palestina DI GILAD ATZMON
gilad.co.uk

Se avessi saputo allora ciò che so adesso, il rapporto Goldstone sarebbe stato un documento diverso scrive Richard Goldstone, nel tentativo di ritrattare il suo rapporto all'ONU.
Tuttavia mi chiedo quanto sarebbe diverso? Quanto potrebbe essere diverso?

Goldstone è rimasto colpito dalla volontà di Israele di investire "una significativa quantità di risorse per poter indagare sulle oltre 400 accuse di cattiva condotta operativa a Gaza", tutto questo mi lascia, in qualche modo, sconcertato.

Supponiamo che Goldstone e la sua squadra, al tempo in cui investigavano sull'assassinio a sangue freddo di più di 1400 palestinesi, fossero consapevoli dell'inchiesta portata avanti da Israele. Che differenza avrebbe fatto ?

"Per esempio" dice Goldstone, "il più grave attacco su cui il rapporto Goldstone si è focalizzato, è stato l'assassinio di 29 membri della famiglia Al-Simouni, mentre questi si trovavano nella loro casa. Il bombardamento della casa è stato, a quanto pare, (secondo le indagini israeliane) la conseguenza di un'erronea interpretazione dell'immagine di un drone da parte di un comandante israeliano, ed un ufficiale israeliano è ora sotto inchiesta per aver ordinato l'attacco".

Per una serie di singolari ragioni, Goldstone permette ad Israele di alleggerire le proprie responsabilità istituzionali nei riguardi di un colossale crimine di guerra, riducendole ad una catena di errori locali commessi da alcuni ufficiali di basso grado, che potrebbero o meno, dover fronteggiare un'imputazione criminale.

Si dovrebbe ricordare a Goldstone che la decisione di usare l'artiglieria e di effettuare bombardamenti a tappeto a Gaza, non fu presa da alcuni militari sul territorio: queste decisioni furono prese da un governo israeliano eletto democraticamente.
Inoltre, suddette decisioni, furono supportate, in quel momento, dal 94% della popolazione ebreo-israeliana. La decisione di far piovere raffiche di fosforo bianco sulla zona più popolosa del pianeta, è stata strategica, ed è stata presa dai vertici del comando militare. Il fatto che Israele sia disposta a sacrificare la carriera di un "Moishe'le" o di due "Yank'le" non cambia affatto la validità di quello che era l'originario rapporto di Goldstone, ma è semplicemente prova del fallimento di Israele nel non assumersi le proprie responsabilità.

Le indagini israeliane sarebbero, in realtà, da interpretare come un tipico atto di codardia sionista, dato che lo stato ebreo non riesce ad ammettere la responsabilità collettiva per le atrocità commesse nel nome del popolo ebreo e nel nome dei Goldstone di questo mondo.

Anziché assumersi le proprie responsabilità, dunque, i politici israeliani tentano di far ricadere la colpa sui soldati israeliani. Per qualche ragione a Goldstone piacerebbe che Hamas facesse lo stesso: Goldstone (il nuovo maestro del voltafaccia) prevede che Hamas terrà un comportamento simile a quello di Israele, immaginandola cioè coinvolta in raggiri ed inganni.
Fondamentalmente, Goldstone si aspetta che Hamas compia un'inversione di marcia proprio come ha fatto lui.

Ma Hamas è chiaramente fatta di un'altra pasta. A differenza dei politici israeliani e di Goldstone, si assume la piena responsabilità delle proprie azioni, resistendo apertamente e con orgoglio al razzismo dello stato ebreo. Non tenta di far ricadere la colpa su qualche anonimo membro locale che lotta per la libertà. Hamas manda lettere d'amore alla propria terra rubata e mentre alcuni mandano messaggi nelle bottiglie, Hamas li manda con i missili. Ma il messaggio è bello, semplice e chiaro: "Mia terra, mia patria, non perdere la speranza in noi. Siamo circondati da filo spinato, ma arriverà presto il tempo in cui ci riuniremo".

Nel suo contorto tentativo di scuse sul Washington Post (Trad. italiana), Goldstone rivela gravi lacune nella comprensione del militarismo israeliano, del suo ruolo e della sua filosofia operativa.
La strategia di Israele è basata sul potere della dissuasione.
Israele è lì per terrorizzare i propri vicini, attraverso la morte e la carneficina. Israele crede che attraverso le violente emozioni e la paura sia possibile sfinire i palestinesi ed indebolire il loro spirito. Di quando in quando, gli stati ebrei compiono genocidi ed il numero delle vittime palestinesi parla da solo.

Più di 1400 palestinesi morirono a Gaza durante l'operazione "Cast Lead" (“Piombo fuso”): morirono perché Israele crede che la sicurezza futura degli ebrei sia proporzionale al dolore che si riesce ad infliggere agli altri.

Il rapporto Goldstone evidenzia la criminalità impregnata all'interno dell'esercito israeliano e l'attuale tentativo di Goldstone di demolire il proprio rapporto, non più lavare via le sue originarie conclusioni.

Tendo ad essere d’accordo sul fatto che il voltafaccia di Goldstone fosse certamente inevitabile: la storia del rancore ebreo nei confronti dei dissidenti è stata fermamente provata e negli ultimi 2 anni Goldstone e la sua famiglia sono stati oggetto di enormi pressioni e di emarginazione sociale.

E’ molto probabile che Goldstone sia stato dilaniato da tutto questo.
Ma è certamente arrivato il momento di ammettere che abbiamo raggiunto un punto di non ritorno: dobbiamo liberare la nostra vita intellettuale, spirituale ed etica da qualunque traccia di ideologia sionista, dalle persone che possono avere ideali sionisti o che possono essere in qualche modo affiliate alla filosofia sionista.
Credo che i discorsi etici dovrebbero andare aldilà di ogni forma di oscillazione morale giudeo-centrica.

Gilad Atzmon
Fonte: www.gilad.co.uk
Link: http://www.gilad.co.uk/writings/gilad-atzmon-goldstones-u-turn-1.html
4.04.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARIA GRAZIA ALTEA
Inviato il: 13/4/2011 22:48
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Re: Civiltà Ebraica
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Attacco provocatorio delle forze israeliane alla Striscia di Gaza

Scritto il 2011-04-14 in News

Gaza - InfoPal. Non hanno fine le provocazioni israeliane contro la Striscia di Gaza assediata.

Nonostante un cessate il fuoco accordato con la resistenza palestinese sabato scorso, dopo tre giorni di vaste offensive nelle quali Israele ha ucciso 18 palestinesi ferendone circa 70, questa mattina, l'artiglieria israeliana ha preso di mira abitazioni e campi agricoli palestinesi.

Circa venti soldati sono penetrati in territorio palestinese, appostandosi per diverse ore tra le rovine della colonia israeliana di Dughit.

Il nostro corrispondente dalla Striscia di Gaza ha riferito dell'arrivo, da sud, di tre carri armati e di un bulldozer israeliano: "Il bulldozer ha preso a spianare le terre palestinesi e, in contemporanea, l'artiglieria ha aperto il fuoco in modo indiscriminato contro edifici e altre proprietà. I soldati si sono avvalsi anche delle luminarie".

Questo è accaduto a sud, contro al-Qararah (Khan Younes).

Un carro armato è penetrato fino a cento metri nel centro della Striscia di Gaza, all'altezza di Kissufim, mentre dal cielo, l'aviazione israeliana ha sorvolato a lungo Gaza, rompendo la barriera del suono.

Non si riportano feriti. Fonti mediche locali hanno affermato che "i residenti, terrorizzati, hanno cercato subito riparo presso vicini o parenti".

La Marina israeliana intanto ha preso di mira i pescatori palestinesi, costretti a tonare a riva dietro i colpi dei cannoni.

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Re: Civiltà Ebraica
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antisionismo sarebbe antisemitismo? da un fondamentale articolo in home di luogocomune
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Re: Civiltà Ebraica
#403
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Re: Civiltà Ebraica
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Anche l'arte paga pegno alla manipolazione ideologico-propagandistica

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Re: Civiltà Ebraica
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Traggo dal sito di Andrea Carancini la seguente notizia che ha dell'incredibile:

martedì 10 maggio 2011

Israele: le nuove carte d'identità numerate a partire da 6.000.001
In Israele hanno trovato un nuovo mezzo per tenere in vita la cifra dei 6 milioni e il mito su cui si fonda. Ecco cosa si legge sul sito di Jonathan-Simon Sellem, il famoso “JSS”:

LA NUOVA CARTA D’IDENTITÀ ISRAELIANA SARÀ UN OMAGGIO ALLE VITTIME DEL NAZISMO[1]

Qualche giorno fa, JSSNews rivelava che le nuove carte d’identità israeliane saranno tra le più sicure del mondo:

“Nei prossimi mesi, i cittadini israeliani saranno chiamati a sostituire i loro vecchi passaporti e carte d’identità con dei nuovi sofisticati mezzi d’identificazione”.

Oggi e per la prima volta, il ministero dell’interno ha svelato le nuove carte d’identità. L’avvenimento era importante poiché si è appreso che esse commemoreranno tutti gli ebrei uccisi durante l’olocausto nazista.

I numeri di questa nuova carta inizieranno da 6.000.000 come il numero degli ebrei assassinati dai nazisti. Il che insinua che questi 6.000.000 di ebrei sono considerati come altrettanti israeliani. Inoltre, le nuove carte, che saranno introdotte il mese prossimo, avranno, oltre al numero simbolico, una stella di Davide simboleggiante il carattere ebraico dello Stato di Israele.

Baruch Dadon, capo del nuovo progetto della nuova carta d’identità israeliana al ministero dell’Interno, ha dichiarato che il comitato governativo incaricato della progettazione di queste carte biometriche ha giudicato importante e necessario inserire questo onore per i 6.000.000 di vittime innocenti.

« Noi non li abbiamo dimenticati », ha dichiarato Dadon. « Sono con noi…e in futuro lo saranno sempre ». « Siamo lo Stato degli ebrei », ha dichiarato Dadon. « Penso che tutto ciò era necessario ».

Le nuove carte sono state concepite per impedire le falsificazioni. Ogni carta avrà un chip contenente delle informazioni criptate, comprese le impronte digitali del possessore. Dadon ha dichiarato di sperare che il presidente d’Israele otterrà la prima carta – quella numero 6.000.001.

Jonathan-Simon Sellem -- JJSNews
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Re: Civiltà Ebraica
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Domanda istintiva: esiste una cartina realistica della distribuzione numerica degli ebrei nell'europa del 1939?
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Re: Civiltà Ebraica
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Citazione:

edo ha scritto:
Domanda istintiva: esiste una cartina realistica della distribuzione numerica degli ebrei nell'europa del 1939?


Non so se esiste una cartina che evidenzi con chiarezza la presenza degli ebrei d'Europa degli anni trenta-quaranta, neppure so se ne esiste una aggiornata ai nostri giorni.
Ma, recentemente ho letto di alcune dichiarazioni supefacenti, notizie riportate nel sito "Olodogma", naturalmente sono da verificare.
Copio e incollo:

04/05/2011 Leader sionista: c’erano solo 2 milioni di ebrei in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale



- Estratto dai files dell’FBI

– Un memo del 1943 di una ‘Organizzazionte Sionista d’America’.

- Il Dr. Heller era il presidente dell’Organizzazione Sionista d’America.

“Dr. Heller ha stimato che il numero degli Ebrei nell’Europa occupata sia di 2,000,000. Heller teme comunque che questo numero verrà ridotto “ad una manciata” se i Nazisti rimarranno in controllo per un altro anno”.
nazis_jews".

L'articolo termina con queste parole:


"Non ci si deve sorprendere di queste evidenti assurdità perché , secondo lo storico sterminazionista Gerald Reitlinger, " i numeri non sono che elementi retorici ".
Inviato il: 11/5/2011 8:07
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Alè!

Dal blog di A.Carancini:

ISRAELE CONCLUDE L’ACQUISTO DEL SESTO SOTTOMARINO DI PRODUZIONE TEDESCA

Le trattative sul prezzo si erano bloccate l’anno scorso, quando Berlino, costretta dai vincoli di bilancio, non aveva venduto il sottomarino con il grande sconto concesso per i primi tre navigli della flottiglia Dolphin.

di Reuters, 05.05.2011[1]

Israele ha concluso l’acquisto di un sesto sottomarino dalla Germania, il cui pagamento sarà distribuito nel corso di vari anni, ha detto giovedì un funzionario.

Il previsto aumento della flottiglia di sottomarini Dolphin ad alimentazione diesel, considerata l’avanguardia di Israele contro nemici come l’Iran, era stato bloccato da un contenzioso con Berlino per l’aumento del prezzo da 500 milioni di dollari a 700 milioni.

Israele attualmente ha a disposizione tre Dolphin e ne ha altri due in cantiere dalla Germania la cui consegna è prevista per i prossimi due anni.

Impegnata in favore della sicurezza dello stato ebraico, fondato sulla scia dell’Olocausto, la Germania ha venduto quei sottomarini con un grande sconto. Ma Berlino, costretta dai vincoli di bilancio, non ha voluto sottoscrivere, durante i colloqui dell’anno scorso, le stesse condizioni di vendita per un sesto sottomarino.

“È concluso. Avremo un altro sottomarino dalla Germania, con i pagamenti distribuiti nel corso di vari anni”, ha detto un funzionario israeliano informato sui negoziati.

Il funzionario non ha detto direttamente quanto è costato il Dolphin a Israele, o se la Germania ha concesso uno sconto.

Il portavoce dell’ambasciata tedesca non ha commentato. I Dolphin sono fabbricati dalla Howaldtswerke-Deutsche Werft (HDW), di proprietà della ThyssenKrupp.

Le turbolenze politiche in Medio Oriente e il programma nucleare iraniano hanno spinto Israele ad aumentare le spese per la difesa, il che potrebbe averle permesso di assorbire un aumento di prezzo del Dolphin.

La Cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha ricevuto il mese scorso il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha solidarizzato con le preoccupazioni regionali di quest’ultimo, e ha sostenuto le campagne diplomatiche internazionali per mettere in riga Teheran.

Ma Berlino, in passato, ha ascoltato i dubbi dei partiti tedeschi di opposizione riguardo all’esportazione di armi nelle aree di crisi. Si ritiene che Israele abbia il solo arsenale atomico del Medio Oriente, inclusi i missili nucleari lanciati da sottomarini.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/israel-finalizes-purchase-of-sixth-german-made-submarine-1.359991
Pubblicato da Andrea Carancini
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Re: Civiltà Ebraica
#411
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Una buona notizia a corredo di quella precedente:

Vietati i test dei sottomarini
submarino_dolphin_01LA NORVEGIA VIETA I TEST DEI SOTTOMARINI DESTINATI A ISRAELE
La Norvegia ha comunicato ai cantieri Howaldstwerke-Deutsche Werft (HDW) di Kiel che non consentirà più in futuro di testare nelle sue acque territoriali i sottomarini classe Dolphin che vengono costruiti per Israele.
La HDW, una società del gruppo Thyssen, ha in affitto a Marvika, nel sud del paese, una base per sottomarini che durante la seconda guerra mondiale era utilizzata dai sottomarini tedeschi: qui HDW ha da poco iniziato, sotto il controllo di un gruppo di tecnici israeliani, i test in mare, fino ad una profondità di 700 metri, di un Dolphin che Israele deve ricevere nei primi mesi del 2011, mentre una ulteriore unità dello stesso tipo dovrebbe essere consegnata nel 2012. I due sottomarini dispongono di un sistema di propulsione potenziato che consente di operare ininterrottamente in immersione per tre settimane.
Da tre anni, la Squadra 7 della marina israeliana conta su 3 sottomarini classe Dolphin, in grado di lanciare missili che possono essere dotati di testate nucleari. Uno di essi, negli scorsi mesi, aveva attraversato il Canale di Suez per posizionarsi nel Golfo Persico. La marina israeliana intende sviluppare ulteriormente la sua capacità subacquea, sia addestrando un maggiore numero di equipaggi che preparandoli a missioni a lungo raggio.
Il costo delle due nuove unità è stimato in 1,3 miliardi di euro e un terzo della spesa, secondo notizie di stampa, è sostenuto dal governo tedesco. Secondo Defense News, Israele e Germania stanno valutando l'ipotesi di costruire una terza ulteriore unità.
Israele non ha commentato la notizia del divieto, mentre il ministro degli esteri norvegese, Jonas Gahr Store, ha dichiarato, senza mai nominare Israele, di avere applicato restrizioni estremamente rigorose all'esportazione di beni e servizi destinati alla difesa nei confronti di paesi in guerra o nei quali vi sia pericolo di guerra.
di A. T. - 3 ottobre 2010
Tratto da: clarissa.it
Inviato il: 13/5/2011 11:40
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Re: Civiltà Ebraica
#412
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Re: Civiltà Ebraica
#413
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Re: Civiltà Ebraica
#414
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Notizie che non si leggono sul Corriere e sU Repubblica...

mercoledì 25 maggio 2011
I coloni di Hebron: "Abbiamo ucciso Gesù, uccideremo anche voi"!

PACIFISTA SVEDESE BRUTALMENTE ATTACCATA DA UN COLONO ISRAELIANO[1]

International Solidarity Movement, 18 novembre 2006

Oggi, a Hebron, ad una pacifista svedese diciannovenne è stato rotto uno zigomo da un colono israeliano. Tove Johansson, di Stoccolma, stava oltrepassando il posto di blocco di Tel Rumeida con un piccolo gruppo di pacifisti per accompagnare degli alunni palestinesi alle loro case. Sono stati affrontati da circa 100 coloni divisi in piccoli gruppi, che hanno iniziato a cantare in ebraico “Abbiamo ucciso Gesù, uccideremo anche voi!”, un ritornello che i coloni avevano ripetuto agli internazionali di Tel Rumeida tutto il giorno.  

Dopo circa trenta secondi di attesa, un piccolo gruppo di coloni uomini molto aggressivi ha circondato i volontari internazionali e ha iniziato a sputare loro addosso, a tal punto che gli internazionali hanno descritto tutto ciò come “pioggia”. Poi, i coloni dalle retrovie della calca hanno iniziato a saltar su e a sputare, mentre altri coloni prendevano a calci i volontari da dietro e di fianco.

I soldati, che stavano solo a pochi passi dietro gli internazionali, al posto di blocco, sono rimasti semplicemente a guardare mentre costoro venivano attaccati.

Un colono ha quindi colpito Tove sul lato sinistro del viso con una bottiglia vuota, rompendogliela sul viso e lasciandola con lo zigomo rotto. Lei è immediatamente caduta a terra e il gruppo di coloni che stavano guardando hanno iniziato ad applaudire, ad acclamare e a cantare. I soldati, che fino a quel momento avevano solo guardato, sono venuti avanti e hanno fatto un cenno ai coloni, in un modo che gli internazionali hanno descritto come: “ok…basta, ragazzi…”.

Ai coloni, tuttavia, è stato permesso di rimanere nella zona, e hanno continuato a guardare e ad applaudire mentre gli internazionali cercavano di fermare il flusso del sangue dal viso della donna. Alcuni coloni che stavano sopraggiungendo da un colle hanno persino cercato di scattare foto a se stessi vicini alla ragazza sanguinante, facendo all’obbiettivo il gesto del pollice alzato.

A questo punto, un internazionale è stato condotto in un furgone della polizia e gli è stato chiesto di identificare chi aveva attaccato il gruppo. L’internazionale lo ha fatto, indicando tre coloni che la polizia ha condotto nei propri veicoli. Tuttavia, i coloni sono stati tutti condotti in zone differenti del quartiere e rilasciati quasi subito. Quando un colono è stato rilasciato in Suhada Street, la folla di coloni che stava ancora festeggiando le ferite della donna, ha applaudito e acclamato.

Un colono medico è giunto sulla scena 15 minuti dopo l’attacco e ha immediatamente iniziato a interrogare gli internazionali attaccati sul perché si trovavano a Hebron. Si è rifiutato di aiutare in qualsiasi modo la donna sanguinante giacente per terra.

Cinque minuti dopo che era arrivato il colono medico, è arrivato un medico dell’esercito e ha iniziato a minacciare la donna ferita. Quando più tardi lei è stata messa su una barella, la folla di coloni ha di nuovo applaudito e festeggiato.

Gli ufficiali di polizia presenti sulla scena hanno quindi iniziato subito a minacciare di arresto gli internazionali rimanenti se non avessero lasciato subito la zona, sebbene anch’essi erano stati attaccati.

La donna ferita è stata portata nell’insediamento di Kiryat Arba e poi nell’ospedale Hadassah Ein Keren di Gerusalemme.

Agli internazionali è stato poi detto dalla polizia che la polizia non aveva neppure preso i nomi dei coloni che erano stati identificati dopo aver attaccato gli internazionali e che uno dei principali assalitori aveva semplicemente detto alla polizia che era atteso all’aeroporto entro due ore per tornare in Francia.  

Dal Blog di Andrea Carancini )
Inviato il: 25/5/2011 18:14
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Re: Civiltà Ebraica
#415
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GAZA ASSEDIATA: LA TESTIMONIANZA DI UN CHIRURGO
Postato il Mercoledì, 25 maggio @ 21:35:00 CDT di marcoc

Israele / Palestina DI SILVIA CATTORI E CHRISTOPHE OBERLIN
silviacattori.net

Intervista con il professor Christophe Oberlin

"Cronache di Gaza 2001-2011" è uno di quei libri scioccanti che non lasciano indifferenti. In un susseguirsi di capitoli molto brevi, l'autore, il chirurgo francese Christophe Oberlin, rivela a poco a poco, con un linguaggio semplice e sobrio, la commovente umanità di un popolo e il coraggio con cui affronta l'assedio imposto dall'occupazione coloniale di Israele con la vile complicità della comunità internazionale e dei nostri principali mezzi d’informazione. Nessuna retorica, ma un ripetersi di fatti e di esperienze a contatto con le persone oggetto di violenza per rivelarci la loro terribile realtà quotidiana. Christophe Oberlin risponde alle domande di Silvia Cattori.

Silvia Cattori: Il suo racconto è molto coinvolgente [1]. Ci fa entrare nella quotidianità di queste famiglie sotto assedio, sottoposte a difficoltà di ogni genere, in grado di sopravvivere e di ricostruire con uno sguardo al futuro, qualsiasi Israele faccia loro. Sappiamo che non appena lei è arrivato a Gaza nel dicembre 2001, è rimasto incredulo di fronte agli aerei dell'esercito israeliano che volavano a bassa quota oltre la la barriera del suono, che sganciavano bombe sulla popolazione inerme. Sono passati dieci anni da questo primo contatto con la violenza, cosa è cambiato nel suo punto di vista?

Christophe Oberlin: Ciò che è cambiato è che oggi faccio una correlazione tra quello che vedo qui a Gaza e quello che ci dicono i nostri media e i nostri politici. Il loro modo con cui presentano i fatti corrisponde raramente a quello che vedo io. Tutto ciò mi ha irritato e poi ho disdetto l’abbonamento a certi giornali. Ho smesso di leggere e di ascoltare le informazioni alla radio e alla televisione. Preferisco l'informazione di qualità attraverso altre fonti.

Silvia Cattori: Capiamo che il chirurgo, venuto a Gaza per salvare vite umane, quasi subito si è trovato di fronte a tanti corpi mutilati e questo l'ha portato a riflettere sullo sfondo politico di tutto questo spargimento di sangue. Testimoniare ciò che lei ha visto, correggere l'informazione parziale dei nostri imedia non era forse un modo per rendere giustizia e restituire dignità a questo popolo?

Christophe Oberlin: È molto chiaro, è per questo che da anni reagisco, scrivo piccole testimonianze e accetto di tenere delle conferenze. Per decenni sono andato in altri paesi a lavorare senza mai sentire il bisogno di esprimermi. Ma quando si scopre che gli eventi vissuti vengono totalmente distorti, allora mi arrabbio. Dopo l'aggressione israeliana del 2008-2009 sono stato invitato in una trasmissione televisiva di France 24 per parlare della mia esperienza a Gaza. La trasmissione era intitolata: “Ci sono stati crimini di guerra a Gaza?” La domanda era del tutto fuori luogo e portava a domandarsi se i morti e i feriti erano combattenti oppure no. Essendo sul posto ho potuto vedere che c’erano esclusivamente civili e intere famiglie. Questa è disinformazione che ci porta inevitabilmente a prendere la parola per dire quello che realmente è accaduto. È chiaro che per i mezzi di comunicazione la censura è la regola, un’autocensura e non sono interessati a quello che dicono o scrivono i testimoni.

Silvia Cattori: Nelle sue pagine incontriamo personaggi strazianti, come il chirurgo Fayez. Siamo sconvolti dal vedere, attraverso il suo percorso, che questo popolo costantemente perseguitato, non ha comunque odio o risentimento contro i suoi oppressori. È sorprendentemente ottimista; secondo lei, da dove trae la forza per mantenere questa straordinaria vitalità e umanità?

Christophe Oberlin: Credo che questo faccia parte delle caratteristiche dell’umanità. Tutti coloro che hanno vissuto all'inferno ci raccontano cose simili. Primo Levi ce ne dà un esempio. Ognuno di noi ha una capacità di resistenza assolutamente straordinaria che si manifesta in condizioni estreme. Non è una particolarità di Gaza. A mio parere non ci sono popolazioni che resistono più di altre. Ma è pure vero che la forza e la resistenza testimoniata dalla gente di Gaza è ammirevole. A proposito di Fayez, mi ricordo una mattina quando era molto avvilito e mi ha detto di sfuggita: “Ho passato una brutta notte. Mia cognata è morta per un tumore al seno. Non sapevo come dirlo a mia moglie."
Nei nostri paesi dell'Occidente abbiamo i mezzi per individuare questi tumori e per salvare la maggior parte dei pazienti. A Gaza no. La semplicità con cui queste persone assediate vi parlano della loro quotidianità, ancora più atroce a causa delle malattie che non possono curare, è una lezione per tutti noi.

Silvia Cattori: Con quali postumi usciranno da questa situazione, in special modo i bambini?

Christophe Oberlin: Possiamo essere sorpresi dal fatto che non ci sia un numero più alto di persone che perde la ragione. Ho parlato con Maryvonne Bargues, un medico psichiatra che per anni ha fatto un ottimo lavoro con le famiglie che vivono nelle difficoltà, ammucchiate in dieci metri quadrati, con i bambini che hanno genitori gravemente feriti o uccisi. Il risultato è incredibile. Nonostante le condizioni di vita terribili, ci sono recuperi psicologici sorprendenti. Se oggi andate a piedi per le strade di Gaza, alla fine di una settimana di bombardamenti che hanno causato morti e feriti, avrete l’impressione di una popolazione che vive in pace.

Silvia Cattori: La sua descrizione delle personalità di Hamas che ha conosciuto sono molto positive. Sappiamo che ha stabilito rapporti di fiducia reciproca con queste persone che, malgrado le tragedie che hanno vissuto, sono rimasti pienamente umani. Il ritratto che lei fa del chirurgo e leader politico, Mahmoud Khalid Al-Zaha, ad esempio, è impressionante. Questo contrasta nettamente con l’immagine grezza, a volte pessima, che ci viene costantemente trasmessa. Vedendo la caricatura che ne fanno i giornalisti che, come te, hanno avuto la possibilità di incontrarli, cosa che l'ha ispirata?

Christophe Oberlin: Ero e rimango sconcertato. In realtà si dovrebbe sapere che i pochi giornalisti occidentali che si recano a Gaza hanno necessariamente l'accredito delle autorità israeliane. Per me il criterio per l'accreditamento [2] è chiaro: i giornalisti accreditati sono quelli che assicurano agli israeliani di denigrare tutto ciò che fa Hamas. Detto questo, ho avuto l’occasione di osservarli di nuovo. Non ho mai visto a tutt'oggi un giornalista, autorizzato a entrare a Gaza attraverso il valico di Erez, scrivere un articolo descrivendo con oggettività quello che è stato realizzato sotto l'amministrazione di Hamas.

Silvia Cattori: Questo costringe a interrogarci sui pregiudizi di questi ideologi che, dall'interno del movimento di solidarietà e non gradendo i 'barbuti', hanno privilegiato il campo dei 'laici', di questa Autorità Palestinese moderata che loro ritengono essere l'unica rappresentante legittima del popolo palestinese [3]. Le hanno rivolto rimproveri e le hanno chiesto spiegazioni sulla Carta di Hamas, che loro descrivono come antisemita [4]?

Christophe Oberlin: Purtroppo le cose non mi vengono riferite di persona. Mi dispiace perché è più interessante cercare di convincere coloro che non la pensano come te! Molto semplicemente, quelli che non sono d'accordo con quello che dico o scrivo, non mi invitano. All'interno del movimento di solidarietà, il modo di contrastare coloro che riferiscono cose positive sulla gestione politica di Hamas è quello di emarginarli. In fin dei conti, a loro volta il modo di comportarsi non è molto diverso da quello tenuto dai media.
uttavia sono regolarmente invitato a tenere conferenze in provincia. Qui gli attivisti hanno una certa indipendenza da Parigi, il quartier generale del movimento. Mi fanno presente che mi invitano perché sono interessati a conoscere tutti i punti di vista, pur sapendo che i loro dirigenti non mi apprezzano. Attraverso questi incontri pubblici mi rendo conto che, quando gli vengono descritti i fatti e vi sentono di buona fede, allora vi credono. Nelle "Cronache di Gaza" racconto solamente i fatti per quello che sono, le scene che ho vissuto con il minimo di valutazioni personali. Penso che i fatti parlino da soli, a ognuno spetta trarne le conclusioni.

Sulla Carta di Hamas. Io non ho cercato di diventare un esperto in materia, ma si scopre che, dal 2001, dopo ogni mio ritorno da Gaza, mi è stato chiesto di parlare di quello che accade. Da una conferenza all’ altra mi fanno ulteriori domande e questo ti costringe ad approfondire le conoscenze. Mi ha portato a chiedere ai miei interlocutori a Gaza una spiegazione sulla questione della Carta di Hamas, alcune parti della quale aspetti sono da noi a giusto titolo considerati inaccettabili. Mi è stato risposto che questa Carta, che risale al 1988, è stata scritta da alcune persone. Che Hamas da allora è diventato un partito politico e che dal 2006, ad ogni scadenza elettorale, è stato stilato un programma che poteva essere consultato. E che, di conseguenza, quella Carta non aveva più valore.

Detto questo vorrei dare maggior spazio al dibattito. Questo modo di riferirsi sempre all'accusa di antisemitismo, che permette di lanciare subito un'anatema su tutto ciò che si riferisce alla Palestina dopo aver sentito una frase o una parola che disturba. Questo è un procedimento molto sleale se si tiene conto del fatto che i palestinesi, che hanno intere famiglie decimate dagli ebrei e che poi sono stati costretti ad abbandonare le loro case nel 1948, hanno perso tutto. In Occidente, non appena si pronuncia la parola "ebreo" le orecchie si drizzano [5].
Comunque è stato nel nome del giudaismo, della coscienza ebraica che è stato creato uno stato ebraico. Ed è in nome di uno Stato che si proclama ebraico che le Autorità israeliane perseguitano tutto ciò che non è ebreo. Quindi, chiedere ai palestinesi che sono stati colpiti nella loro carne, di non dire di non amare i loro oppressori è un po’ troppo.
Ci possono anche essere delle 'perdite di controllo' slittamenti", ma è qualcosa che, a mio parere, è del tutto veniale dopo tutto quello che hanno subito. È insensato rimproverare questo popolo che è oppresso in nome dello stato ebraico il chiamare 'ebreo' il suo oppressore. Il reato di antisemitismo, che viene cercato in ogni situazione, è qualcosa di profondamente ingiusto.

Silvia Cattori: Lei descrive con rara obiettività le circostanze che nel giugno del 2007 hanno portato Hamas a intervenire contro i mercenari di Al Fatah, finanziati e armati dagli Stati Uniti in accordo con Israele, per sventare il piano segreto che doveva portare alla loro liquidazione.
Anche in questo caso esiste un divario tra ciò che ha visto e quello che gli 'inviati speciali', accreditati da Israele o dai partigiani di Al Fatah, hanno riferito [6]. Tutte le prove erano state messe sul tavolo, ma i giornalisti dei media di regime hanno continuato a ignorarle. Sentire addossare la violenza alle forze di Hamas, e non al progetto criminale di Al Fatah, dovrebbe far crescere un sentimento di rabbia nella stragrande maggioranza dei palestinesi che non collaborano con l'occupante. A cosa servono queste menzogne, se non a legittimare il proseguimento delle offensive militari israeliane contro Hamas e mantenere al potere dell'Autorità Palestinese?

Christophe Oberlin: È una storia penosa. Ma è anche una storia che si ripete. Per quanto riguarda la guerra d'indipendenza algerina, ad esempio, la resistenza ha ricevuto un forte sostegno da una parte della sinistra, compresi i comunisti ma, quando poi era sembrato che l'Algeria indipendente non stesse passando nel campo socialista, c’è stato un certo numero di defezioni. Sono sempre gli stessi che, in Algeria nel 1992, hanno sostenuto quella che viene eufemisticamente chiamata "l'interruzione del processo elettorale", in realtà un colpo di stato militare appoggiato dall'Occidente che ha provocato una guerra civile con 100.000 morti. Immediatamente dopo la vittoria elettorale di Hamas, si è verificato lo stesso fenomeno. Mi ricordo di un editoriale scritto da un noto sionista intitolato: "Hamas, il nemico comune". Nel corso dell’ultima celebrazione della festa dell’umanità, sono stato avvicinato da un attivista che avrebbe sostenuto un'associazione di piccole imprese a Gaza "solo nel caso si rimanga in un contesto laico".

Andare in giro parlare di laicità in un paese dove il 95% della popolazione ha dei sentimenti religiosi è completamente irragionevole. Bisogna sapere se vogliamo aiutare una causa perché ne vale la pena o perché vogliamo imporre un modello. È successo che alcuni attivisti, che volevano invitarmi a parlare del mio libro, si sono scontrati all'interno del loro comitato con i 'laici' che non vogliono assolutamente sentir parlare di Hamas.
Disprezzare Hamas è come disprezzare la popolazione che lo ha eletto. Gaza oggi è inseparabile dal voto dato a Hamas. E limitarsi a parlare della Cisgiordania è come passare dalla parte americano-israeliana che sostiene in modo rigido l'Autorità palestinese... quando poi sappiamo che se ci fossero elezioni libere anche in Cisgiordania sarebbe molto probabile una vittoria di Hamas.

Silvia Cattori: Il capitolo del suo libro intitolato "Sara" è molto forte. Sono rimasta sbalordita. Riuniti alla veglia funebre di una vecchia signora che si rivela essere la madre di Mohammed Dahlan [7], gli alti dirigenti di Hamas dialogano cortesemente con i partigiani di Al Fatah. Questi episodi sorprendono, questa mancanza di animosità da parte dei dirigenti di Hamas, i cui militanti sono stati torturati dalle forze di sicurezza di Al Fatah e incarcerati nelle prigioni della Cisgiordania, lasciano presagire che un domani, nonostante i tradimenti, la riconciliazione sia possibile?

Christophe Oberlin: Spesso ho assistito a scene di questo tipo. Mi è capitato di trovarmi in una famiglia dove erano radunati allo stesso tavolo membri di Hamas e un loro cugino medico pagato dai dirigenti di Al Fatah a condizione di non lavorare [8]. Sono rimasto stupito dell'atmosfera che regnava. Si davano solo piccole frecciatine, non c'era cattiveria. Tutto veniva detto in modo divertente. Questa fratellanza tra i palestinesi l’avevo notata prima dello scrutinio che ha portato Hamas al potere. Questo continua ancora oggi. Io credo che la riconciliazione sia possibile. Non ci sono rivendicazioni tra Al Fatah e Hamas. Si tratta di un litigio tra i dirigenti. L'Autorità Palestinese non rappresenta neanche più la base di Al Fatah. Si tratta di un falso litigio. In termini di elettori, non c'è animosità tra Hamas e Al Fatah. Se le elezioni erano organizzate in condizioni elettorali normali. si sarebbero svolte in modo pacifico anche nel 2006.

Silvia Cattori: Ancora una volta non si può non pensare che Israele non sarebbe potuto andare così lontano se gli ideologi che dettano la linea politica all'interno del movimento di solidarietà, invece di sostenere Al Fatah e coloro che hanno optato per la collaborazione con l'occupante, avessero chiaramente sostenuto il campo delle forze, come quelle di Hamas, che hanno rifiutato questo percorso e hanno continuato a rivendicare il diritto dei Palestinesi a resistere all'occupazione. Questa strana commistione non ha reso il compito più facile per Israele e prolungato la sofferenza del popolo palestinese?

Christophe Oberlin: Certo che hanno reso il compito più facile per Israele. Detto questo, non credo che avremmo potuto contenere l'escalation di violenza alla quale stiamo assistendo. Quando vediamo quello che sta accadendo oggi, che arriva - e tutto mi porta a pensarlo - sino all'assassinio deliberato di stranieri [9], quando mettiamo questi fatti in parallelo con quello che i palestinesi subiscono dall'inizio della colonizzazione ebraica in Palestina, temo che il progetto sionista dovrà necessariamente far uso di tutta questa violenza, e poi ancora più violenza e questo per sempre.

Silvia Cattori: In sintesi, l'elezione di Hamas nel 2006 fu, per molti aspetti, un momento di verità che ha contribuito a rivelare i compromessi irrisolti, anche per quanto riguarda le ONG. Tu racconti di essere stato escluso da due principali ONG francesi che non protestano mai pubblicamente quando le loro équipe mediche sono esposte a umiliazioni e vessazioni da parte delle autorità israeliane. Possiamo conoscere i nomi di queste ONG e quali pretesti sono stati invocati per privarti del loro finanziamento?

Christophe Oberlin: Si tratta in ogni caso di ONG che fanno un buon lavoro: Médecins du monde e Aide Médicale Internationale. Sono organizzazioni di grandi dimensioni che, almeno nel primo caso, coinvolgono governi importanti. Ci sono problemi di una certa rilevanza. Per accedere alla carica di presidente, ai posti di alta responsabilità, i candidati devono essere disposti a accettare ogni sorta di compromesso.
I loro superiori non vogliono sentire lamentele dalle loro équipe. Io rispetto questa posizione ma in Palestina, dove i medici subiscono ogni giorno vessazioni e umiliazioni da parte delle autorità israeliane, non accetto di stare zitto. Ci sono casi in cui è imperativo reagire.

Ci sono stati incidenti segnalati e adeguatamente documentati ma l’ONG Médecins du monde ha rifiutato di protestare. Ad esempio, a un posto di blocco israeliano, uno dei miei colleghi che era in ambulanza con un ferito, è stato oggetto di spari d’arma da fuoco poco prima dell’autorizzazione all'ingresso. Un altro esempio, quando al nostro arrivo all'aeroporto Ben Gurion, la polizia di confine ha sequestrato alcune attrezzature mediche essenziali e molto costose che stavamo trasportando a Gaza, o anche quando ci è stato chiesto di pagare una tassa sui prodotti di lusso, una cosa illegale, dato che si stava parlando di attrezzature mediche per scopi umanitari. Oppure quando i membri delle nostre équipe sono stati umiliati, molestati e bloccati non appena si sono identificati con un cognome arabo. Mai una protesta.

Silvia Cattori: Lei rivela che, già nelle prime ore dell'offensiva israeliana nel 2008, colpiti dalla carneficina, i chirurghi dei paesi arabi e musulmani, tra cui una sessantina egiziani, si precipitarono a Gaza entrando attraverso i tunnel e si misero subito a operare. Nel suo libro lei dice: "Sono stato molto colpito dalla bravura e dall'efficienza con cui hanno operato i feriti gravi e il ruolo straordinario che questi medici anonimi hanno svolto". Lei li definisce "umanitari senza i riflettori". È la discreta e incondizionata solidarietà che contrasta con la pesantezza delle nostre ONG, come si concilia con la sua speranza?

Christophe Oberlin: Assolutamente. Ha dato l'impressione di una forza straordinaria poter vedere tutti questi chirurghi altamente qualificati, che sono corsi a Gaza solo perché sono stati chiamati dai loro colleghi e hanno dichiarato di rimanere "fino a quando ce ne sarà bisogno". È allora che ho pensato che la successione di Mubarak in Egitto era dietro l'angolo.

Silvia Cattori: Nel capitolo del suo libro intitolato “Scagliarsi contro l'umanitario", lei aferma una cosa molto inquietante: sente il cappio stringersi [10]. Vuol dire che le autorità israeliane le impongono condizioni più severe, cercando di rendere sempre più difficile ottenere il permesso per entrare in Palestina. Pensa che potranno privare la popolazione di Gaza di un qualsiasi tipo di assistenza medica [11]? Quali azioni si auspica per impedirglielo?

Christophe Oberlin: I recenti omicidi dell’attivista italiano Vittorio Arrigoni a Gaza e dell’attore israelo-palestinese Juliano Mer Khamis a Hebron [12] mi hanno colpito. Dietro queste uccisioni non ci si può impedire di pensare alla mano di Israele. Quale modo migliore per demonizzare i palestinesi e per rompere il sostegno dell'opinione pubblica internazionale che uccidere due figure carismatiche tra i volontari, e far addossare ai palestinesi la colpa di un crimine di cui non sono responsabili? Tutto questo è spaventoso. C'è un'escalation che può permettere a Israele di provocare in tutto il mondo un sentimento di disgusto verso Hamas. E tutti abbiamo detto, "Potrei essere io il prossimo".
Questa non è la prima volta che una decisione viene presa al più alto livello dello Stato di Israele per assassinare persone che provengono dall'estero. Ci sono stati giornalisti assassinati [13], altri presi di mira come Jacques-Marie Bourget [14]. C'è stato l'attacco alla marina israeliana contro la Freedom Flotilla nel maggio del 2010, che ha ucciso nove umanitari. Un monumento alla loro memoria è stato eretto sul porto di Gaza.

Temo di vedere un segno dell'irrigidimento israeliano che adesso può arrivare fino all'organizzazione di assassini mirati per poi farli passare per omicidi commessi da Hamas. Si può anche pensare che sia una reazione scomposta di un potere che viene messo sotto pressione dai movimenti di protesta su cui ha perso il controllo.

Silvia Cattori: In questi anni tragici, ha visto scene di una crudeltà insopportabile. Lei era lì quando i soldati israeliani hanno deliberatamente sparato sul corpo di un giovane cameraman palestinese che era a terra [15]. Cosa ha provato quando si è trovato di fronte questo giovane paziente a cui erano state appena amputate le gambe?

Christophe Oberlin: Io sopporto di vedere persone ferite gravemente in sala operatoria, ma vedere la violenza al di fuori di questo quadro, anche nei film, è per me qualcosa di insopportabile. Quando ho visto Mohammed Ghanem in ospedale, non ero solo disgustato dal sadismo del soldato che aveva sparato una mezza dozzina di pallottole sul cameraman che stava sul pavimento (è stato tutto filmato da parte dei media arabi che erano lì), mi stavo anche vergognando perché sapevo che non ci sarebbe stata alcuna inchiesta o alcuna sanzione.

Per oltre quindici anni ho fatto il medico di guardia nel reparto di traumatologia grave. Sono specialista nella riparazione di gravi traumi, nella microchirurgia dei vasi e dei nervi; nelle sale operatorie ho ricevuto persone che hanno tentato il suicidio gettandosi sotto la metropolitana. Quando vediamo un uomo con ferite terribili in sala operatoria, dobbiamo per forza compatire. Ma siamo occupati nella riflessione, per decidere quali provvedimenti prendere. Per arrestare l'emorragia e salvare la vita del paziente. Per vedere cosa possiamo fare per preservarne le funzioni. E infine l'intervento chirurgico. Le operazioni sono molto lunghe e bisogna fermarsi di operare perché se il paziente non sta bene, bisogna rinunciare alla ricostruzione e quindi occorre l’amputazione. Questo fa parte della formazione chirurgica. Questi sono concetti che ho imparato.

Quando vediamo arrivare queste persone gravemente ferite, ci si concentra sul loro ricovero. Durante l'aggressione israeliana nel 2009, ho visto chirurghi palestinesi che non ne potevano più, li ho visti crollare, accasciarsi, ma tutto questo accadeva al di fuori della sala operatoria. In caso di emergenza, tutti lavoriamo bene, senza panico e è anche una lezione per noi. Ma ci sono situazioni, scene che ti segnano in modo indelebile, come segnano anche i palestinesi. Sono loro che rafforzano la resistenza.





Christophe Oberlin, un chirurgo specializzato in chirurgia e microchirurgia della mano. Responsabile delle missioni di chirurgia riparatrice di paralisi tra i palestinesi feriti nel dicembre 2001. Professore di università. Un centinaio di pubblicazioni, due libri tradotti in inglese e cinese. Responsabile di due diplomi di università.

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Note:

[1] "Gaza Chronicles 2001-2011" di Christophe Oberlin, Edizioni Mezza Luna, 2011. Il suo primo libro, "Sopravvivere a Gaza", biografia di Mohamed al-Rantissi, chirurgo palestinese, fratello del leader storico di Hamas assassinato da Israele, ha segnato gli spiriti. Ci permette di capire l'incredibile viaggio di molti laureati che vivono nella Striscia di Gaza, che hanno dato prova di coraggio e di volontà di raggiungere la fine degli studi ed arrivare a esercitare le proprie competenze. A nostro avviso "Cronache di Gaza 2001-2011", "Sopravvivere a Gaza" così come il libro di Ziyad Clot "Non ci sarà un stato palestinese" (Max Milo edizioni: Parigi, 2010) sono tra i libri scritti da francofoni, tre testimonianze importanti.

[2] La tessera di stampa israeliana, che facilita gli spostamenti con i giornalisti in Cisgiordania, è rilasciata da un servizio stampa che si trova a Gerusalemme Ovest. Questo servizio dipende dalla propaganda militare, dai servizi segreti della difesa militare e dai servizi segreti israeliani. L'autorizzazione che permette di entrare a Gaza è rilasciata col contagocce. Nel giugno 2006, durante l'offensiva militare che ha provocato cento morti e centinaia di feriti nel nord di Gaza, gli ufficiali del servizio stampa ci hanno negato il permesso d’ingresso a Gaza , quando invece li abbiamo visti il giorno stesso rilasciarlo ai giornalisti addetti ai media la cui parzialità a favore di Israele era garantita.

[3] Al termine delle elezioni di gennaio 2006 Hamas ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi nel Consiglio Legislativo Palestinese. L'Autorità Palestinese a Ramallah - vale a dire che Fatah ha perso le elezioni - non ha lasciato il potere, nonostante il fatto che essa non aveva alcun mandato. Ha continuato a prendere ordini da Israele e dagli Stati Uniti d’America. Il presidente Mahmoud Abbas non ha più alcuna legittimità dal 2009. L'Unione Europea tuttavia continua a tenere in considerazione quest’Autorità illegittima e corrotta, a versargli mezzo miliardo di euro l'anno e a trattare solamente con essa. Le conferenze e i negoziati di pace, alle quale quest'ultima ha partecipato, avevano come obbiettivo, in collusione Israele e gli Stati Uniti d’America, di finanziare e programmare Hamas fuorilegge.

[4] Dopo l'elezione di Hamas nel 2006 i Capi del movimento di solidarietà hanno anche essi contribuito a rafforzare il preconcetto che la Carta di Hamas è antisemita. La propaganda dei successivi governi israeliani, servendosi della Carta di Hamas per criminalizzarlo, è tristemente sfruttato da coloro che privilegiano i "laici" per screditare questo movimento politico e religioso palestinese che si rivendica della resistenza. Questa propaganda ha ampiamente distorto e rallentato l'azione del movimento di solidarietà.

[5] I cittadini dello Stato ebraico di Israele sono di cittadinanza israeliana, ma - molte persone non lo sanno – la cittadinanza israeliana non esiste sui loro documenti. La nazionalità ebrea è indicata sulla carta d’identità solo al cittadini israeliani di confessione ebraica. Mentre la nazionalità dei cittadini non ebrei, è definita come araba, drusa, russa, turca, eccetera. Quando i palestinesi dicono "ebrei" è pertanto in linea con la cittadinanza israeliana di tradizione ebraica e nessun segno di una "ostilità verso gli ebrei", di un "anti-antisemitismo", come li biasimano per sempre per ragioni di propaganda.

[6] Questo piano segreto elaborato dagli Stati Uniti d’America e da Israele, in collusione con la direzione di Ramallah, è stato del resto rivelato nel marzo 2008 dall’esperto giornalista David Rose, Vedi:"Il Gaza Bombshell" di David Rose, Vanity Fair, aprile 2008 e la parziale traduzione in francese di questo articolo.

Nel gennaio 2011, Al Jazeera ha pubblicato documenti riservati palestinesi (The Papers Palestina). Hanno confermato, e più spaventoso, tutto ciò che ha detto David Rose sulla complicità criminale dell'Autorità Palestinese con Israele e ciò che i nostri interlocutori ci hanno detto nel 2006 in varie interviste sono rimaste ignorate ugualmente dagli organi di queste organizzazioni dominanti a sostegno della Palestina. Si è così appreso che l'Autorità palestinese è andata al di là di ogni immaginazione nella sua collusione con Israele. Ci si aspettava che essa annuncia le sue dimissioni, lo scioglimento della Autorità Palestinese. E 'invece parte all'attacco contro Al-Jazeera.

7] Mohammed Dahlan ieri l'uomo forte di Fatah a Gaza, oggi è disprezzato dalla popolazione. Noto per la sua stretta collaborazione con il Mossad e i servizi segreti occidentali, ha tentato il possibile - con il suo finanziamento - per liquidare il movimento di Hamas. Quando, nel 2007, Hamas è riuscito a sbaragliare le forze repressive del Dahlan, è stato un sollievo per la popolazione. Vedi: "Gaza affonda inesorabilmente", di SC 29 luglio 2007.

[8] Dopo l'acquisizione della gestione di Gaza da parte di Hamas, Fatah è rimasto illegittimamente al potere a Ramallah ha detto al 77.000 dipendenti pubblici a Gaza che gli avrebbe pagato lo stipendio, se si rifiutavano di andare lavorare fino a quando Hamas era al potere. Invece i funzionari che sono andati a lavorare e far funzionare la pubblica amministrazione e i servizi pubblici di Hamas non ricevono alcun stipendio dall'Autorità palestinese.

[9] Christophe Oberlin accenna l'assassinio di due attivisti di solidarietà con la Palestina: Juliano Mer Khamis e Vittorio Arrigoni. Mostra: - "attivista per la pace, Mer Khamis è stato assassinato a Jenin", di Conal Urqhart, The Guardian, 4 aprile 2011. - La lezione di umanità da Vittorio Ramzy Baroud, info-palestine.net, 20 aprile 2011.

[10] Umanitari che si recano a Gaza devono richiedere il loro accreditamento al COGAT il servizio dell’esercito israeliano che rilascia un permesso d’ingresso a Gaza.

[11] Per entrare nella Cisgiordania e Gaza, che sono prigioni gestiti dal paese occupante, è obbligo passare attraverso il territorio israeliano. Le autorità israeliane hanno il diritto di veto per l'ingresso in Israele delle persone che vogliono solo visitare i territori occupati, per cui temono le critiche. Essi sostengono le liste di attivisti e giornalisti presunti "ostili a Israele", a loro segnalati in ogni paese da persone di fede ebraica la cui lealtà a Israele premia.

[12] Cfr. nota (9).

[13] - Raffaele Ciriello, un giornalista italiano è stato deliberatamente ucciso dall'esercito israeliano a Ramallah, 13 marzo 2002. - James Miller, 34 anni, giornalista e produttore britannico indossava un giubbotto antiproiettile scritta "stampa "e una bandiera bianca quando è stato intenzionalmente ucciso a Rafah 2 Maggio 2003, da un soldato israeliano durante le riprese di un documentario dal titolo "Death in Gaza", secondo le testimonianze dei giornalisti. Inoltre, molti palestinesi e giornalisti arabi sono stati uccisi dall'esercito israeliano. - Si vedano in proposito: "muro di separazione etnica e disinformazione" da SC, 8 agosto 2003.

[14] Il giornalista Jacques-Marie Bourget è stato gravemente ferito al polmone e al braccio, il 21 ottobre 2000 a Ramallah da un proiettile sparato da un soldato israeliano.

[15] Cfr.: "La barbarie dei soldati israeliani fucilati sul posto" di SC, 6 luglio 2007. e il video di questa crudeltà

**************************************************


Titolo originale: "Gaza assiégée : Un chirurgien témoigne. Entretien avec le professeur Christophe Oberlin.""

Fonte: http://www.silviacattori.net/
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28.04.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MIMI MOALLEM
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Re: Civiltà Ebraica
#416
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Dal Sito di Silvia Cattori Intervista a Giorgio Frankel moooolto interessante....

Israele non cederà mai i territori occupati

Buona letture
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Re: Civiltà Ebraica
#417
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Re: Civiltà Ebraica
#418
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Re: Civiltà Ebraica
#419
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M.O.: BUZEK FRENA SU RICONOSCIMENTO ONU STATO PALESTINESE


(ASCA) - Roma, 14 giu - Altola' del presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, ad un riconoscimento da parte dell'Assemblea generale dell'Onu di uno Stato palestinese indipendente. Senza un accordo con Israele si tratterebbe di una ''decisione unilaterale e pericolosa'', ha detto Buzek, citato dall'agenzia Xinhua, nel corso di una conferenza stampa in Cisgiordania con il primo ministro dell'Autorita' Nazionale palestinese, Salam Fayyad, accogliendo tuttavia l'accordo di riconciliazione tra Hamas e Fatah e altre 11 fazioni firmato il 3 maggio scorso al Cairo.

red/uda

QUI

Invece l'esistenza dello stato israeliano senza l'accordo dei palestinesi, non è una decisione "unilaterale e pericolosa"... mavaffanculo! Questa gentaglia, se hitler fosse al potere, farebbe la fila per leccargli gli stivali.
Inviato il: 14/6/2011 21:39
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Re: Civiltà Ebraica
#420
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