Informazioni sul sito
Se vuoi aiutare LUOGOCOMUNE

HOMEPAGE
INFORMAZIONI
SUL SITO
MAPPA DEL SITO

SITE INFO

SEZIONE
11 Settembre
Questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego.
 American Moon

Il nuovo documentario
di Massimo Mazzucco
 Login
Nome utente:

Password:


Hai perso la password?

Registrati ora!
 Menu principale
 Cerca nel sito

Ricerca avanzata

TUTTI I DVD DI LUOGOCOMUNE IN OFFERTA SPECIALE

ATTENZIONE: Chiunque voglia scrivere su Luogocomune è pregato di leggere prima QUESTO AVVISO (aggiornato 01.11.07)



Indice del forum Luogocomune
   Commenti liberi
  Civiltà Ebraica

Naviga in questo forum:   1 Utenti anonimi

 

 Vai alla fine   Discussione precedente   Discussione successiva
<1...12131415161718...21>
  •  Vota discussione
      Vota questa discussione
      Eccellente
      Buona
      Discreta
      Scadente
      Terribile
Autore Discussione Votata:  3 Voti
  •  benitoche
      benitoche
Re: Civiltà Ebraica
#421
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 30/9/2006
Da
Messaggi: 1941
Offline
L'Israele che (non) ti aspetti, dove si arrestano e si torturano i ragazzini





American Radical: The Trials of Norman Finkelstein [Sub-ITA] (2009),disponibile su Megavideo
_________________
la religione è indispensabile
soltanto a un’umanità rescissa dal mondo divino-spirituale.
Inviato il: 20/6/2011 17:33
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#422
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Dove sono i sottotitoli in italiano?
Inviato il: 21/6/2011 8:52
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  Giano
      Giano
Re: Civiltà Ebraica
#423
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 18/3/2011
Da
Messaggi: 1424
Offline
edo:
http://blogghete.altervista.org/joomla/
NORMAN FINKELSTEIN: UN RADICALE AMERICANO
Inviato il: 21/6/2011 9:13
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  benitoche
      benitoche
Re: Civiltà Ebraica
#424
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 30/9/2006
Da
Messaggi: 1941
Offline
Ti ho mandato in pm,megavideo 2009 il film,solo lì hai i sottotitoli non nel trailer
_________________
la religione è indispensabile
soltanto a un’umanità rescissa dal mondo divino-spirituale.
Inviato il: 21/6/2011 9:22
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#425
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
'Guardare a nord': l'ultimo piano di transfer dei palestinesi dai Territori occupati nel '48

Scritto il 2011-06-27 in News

An-Nasira (Nazareth) - InfoPal. "Negare permessi edilizi, bloccare l'erogazione dell'elettricità e dell'acqua, mirare a convertire i monumenti storico-religiosi della città, corrisponde a un preciso piano di ebraicizzazione e quindi trasferimento della popolazione palestinese dalla propria patria originaria".

Questo è il sunto di un rapporto redatto dall'Ufficio nazionale per la difesa della Terra dove si denunciano di piani di tranfer da Israele della comunità beduina nel Negev, dei palestinesi in generale dalla Valle del Giordano e, in particolare, dei gerosolimitani dalla propria città.

La realtà demografica che Israele intende modificare interessa i Territori palestinesi occupati nel '48 (Israele, ndr).

L'agenzia ebraica, infatti, sta mettendo a punto un piano per l'immigrazione di gruppi di ebrei rimpiazzandoli alla componente palestinese.

Questa volta è invece "Israel National News", agenzia online israeliana a pubblicare un altro rapporto dove viene rivelata l'esistenza di detto progetto.

"Guardare a nord" è il nome del piano per lo spostamento e per apportare modifiche demografiche: nei prossimi 5 anni, è previsto il reinsediamento di 1.500 ebreai che attendono in una lista ministeriale.
Essi andranno a colonizzare l'area del Triangolo Verde, ma anche la regione della Galilea e le Alture occupate del Golan siriano.
Poi, la presenza israeliana dovrà investire e affermarsi in città principali come Haifa, Nazareth, e Tira, 'Afula e Nahariyah".

Il programma costerà a Israele 10milioni di dollari finanziati da Fondo "Russel Perry", da quello del popolo ebraico e dal ministero.

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 28/6/2011 16:50
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#426
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Rapporto: Israele utilizza più di 100 forme di tortura mentale e fisica contro prigionieri palestinesi

Scritto il 2011-06-28 in News

Memo. Un centro per i diritti umani, preoccupato per i Territori palestinesi occupati, ha dichiarato che le forze israeliane usano più di 100 tecniche di tortura fisica e mentale nei confronti dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane e stanno "costantemente continuando a sviluppare tecniche repressive contro di loro."

In un rapporto pubblicato domenica 26 giugno, in occasione della commemorazione della Giornata internazionale contro la tortura, il Centro per gli studi sui prigionieri ha rivelato che le autorità israeliane "esercitano ogni sorta di tecnica di tortura bandita a livello internazionale contro i detenuti palestinesi, dal momento del loro arresto fino alla loro liberazione". Il centro ha invitato la comunità internazionale a monitorare la situazione all'interno delle carceri israeliane e a presentare atti d'accusa contro tutti coloro che sono coinvolti nella tortura dei detenuti.

Secondo il rapporto, durante gli interrogatori israeliani "viene fatto uso di molti metodi soppressivi per estorcere confessioni ai prigionieri. Alcune tecniche di interrogatorio consistono nel versare acqua calda e fredda sulla testa dei detenuti, nel privarli delle medicine, nello spegnere sigarette sui loro corpi e nel tenerli in luoghi sovraffollati, sporchi e oscuri – in aggiunta a minacce di morte, a minacce ai detenuti espatriati e all'arresto dei loro familiari".

Il centro ha chiesto alle organizzazioni per i diritti umani arabe e internazionali e alle organizzazioni umanitarie di "sostenere i detenuti nella risoluzione dei problemi che sono costretti ad affrontare e a cercare di intervenire per proteggere gli accordi internazionali relativi ai prigionieri - accordi che vengono violati dall'occupazione israeliana."





share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 28/6/2011 21:23
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#427
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Israele accusa la Freedom Flotilla di avere a bordo terroristi e armi chimiche: la smentita

Scritto il 2011-06-28 in News

Grecia, martedì 28 giugno. InfoPal. "Israele sta usando ogni mezzo, ogni tipo di falsità e propaganda per fermare la Freedom Flotilla, ma non ce la farà a fermarci: noi partiremo". Mohammad Hannoun, presidente Api e Abspp, respinge al mittente le accuse rivoltegli dal governo israeliano e riportate da articoli pubblicati oggi e ieri da Haaretz.

Secondo tali accuse, due degli attivisti della flotilla per Gaza, "hanno noti legami con Hamas: Amin Abu Rashad, che in precedenza guidava una organizzazione caritatevole collegata con Hamas, in Olanda, chiusa dal governo olandese perché finanziava il terrorismo; e Mohammad Hannoun, della fondazione ABSPP, che Israele sostiene essere coinvolta nel finanziamento al terrorismo".

"Siamo una flottiglia pacifica - ha dichiarato Hannoun alla nostra agenzia - diretta a rompere l'assedio illegale su Gaza, non ad attaccare o aggredire alcuno. Perché invece di diffondere falsità non chiedono di far ispezione le navi? Lo abbiamo domandato molte volte, ma a loro non interessa attestare i fatti reali: vogliono continuare con la loro propaganda per tentare di bloccare le barche".

L'accusa lanciata da Israele, e riportata da Haaretz a firma anche della giornalista Amira Hass, che sarà tra i passeggeri della flotilla, parla di "agenti chimici" caricati a bordo: "L'informazione indica anche che gli organizzatori della flotilla possono aver messo armi chimiche a bordo da usare contro i soldati che abbordano le navi, hanno riferito gli ufficiali, aggiungendo che alcuni estremisti tra gli organizzatori sono stati uditi minacciare, in questi giorni, 'di far schizzare il sangue' dei soldati dell'Idf israeliano. Ufficiali della difesa hanno riferito a Haaretz che agenti chimici, compreso lo zolfo, sono a bordo di navi con passeggeri francesi e americani, tra gli altri".

"Il loro tentativo, attraverso tale propaganda - ha risposto Hannoun - è di costruire preventivamente una giustificazione per attaccare la flotilla e compiere un altro massacro. Le dichiarazioni riportate da Haaretz, infatti, citanti una 'fonte all'interno della difesa', parlano di 'partecipanti alla flotilla che vogliono lo scontro violento'. Ciò lascia pochi dubbi sulle reali intenzioni israeliane: fare un altro massacro di attivisti. E per questo hanno bisogno di dipingere uno scenario violento a bordo della Freedom Flotilla. Uno scenario che non esiste. Rimane da chiedere come mai la giornalista Hass, che sarà tra i passeggeri, non mi abbia chiesto di replicare a tali accuse, ma si sia limitata riportarle nel suo articolo".





share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 28/6/2011 21:24
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  ohmygod
      ohmygod
Re: Civiltà Ebraica
#428
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 16/10/2007
Da
Messaggi: 3652
Offline
Israele accusa la Freedom Flotilla di avere a bordo terroristi e armi chimiche

Armi chimiche!!??
I segreti più pericolosi di Israele
COSA STA SUCCEDENDO NELL’ISTITUTO PER LE RICERCHE BIOLOGICHE ISRAELIANO?
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8524
Inviato il: 28/6/2011 22:35
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#429
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
'Contro le nuove misure di umiliazione di Israele', iniziative a Gaza dei familiari dei detenuti

Scritto il 2011-07-01 in News

Gaza - Speciale InfoPal. Le recenti misure punitive adottate a Israele nei confronti di detenuti e prigionieri palestinesi hanno riportato alla luce tutte le preoccupazioni dei familiari che in esse vedono "un mezzo della politica arbitraria e ingiustificata israeliana per violare i diritti umani".

I nuovi provvedimenti per la repressione nelle prigioni israeliane vanno dal divieto ad avere contatti con i familiari (visite) alla possibilità di acquistare cibo dalla mensa del carcere. Inoltre, Israele esercita gravi pressioni psicologiche sui detenuti attraverso l'imposizione dell'obbligo di indossare un uniforme di colore arancione, riportando alla mente un altro contesto, ben noto a livello mondiale: Guantanamo.

E ancora, restrizioni negli orari di apertura delle celle e confisca dei beni personali, come le radioline, e il divieto allo studio nelle carceri.

Iniziative in sostegno ai prigionieri e di denuncia. Nella settimana che sta per concludersi, la società civile della Striscia di Gaza ha organizzato più di un evento in solidarietà ai prigionieri, di condanna per le decisioni israeliane e per chiedere alle fazioni della resistenza palestinesi di non cedere in eventuali accordi per lo scambio dei prigionieri nei quali Israele tende a porre gravi condizioni ai palestinesi per raggiungere la liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit.

Ancora una volta, è stata la sede del quartier generale della Croce rossa internazionale (Icrc) a fare da punto di raduno dei familiari.

Nelle prigioni dell'occupazione israeliane intanto la situazione è rovente. A tal proposito, il nostro corrispondente dalla Striscia di Gaza ha incontrato Yousef 'Aqel, fratello del prigioniero palestinese Khamis Walid 'Aqel, detenuto da circa 20 anni.
Yousef ha raccontato che l'ultima volta in cui Walid era riuscito ad avere un contatto con i familiari è stato poche ore prima dell'entrata in vigore di tale provvedimento.

Yousef è in collera per le notizie su trasferimenti e isolamenti che giungono ogni giorno dai vari centri di detenzione di Israele. "Anche queste misure sono atte a umiliarli e a impedire qualunque contatto umano tra i prigionieri". Essi proclamano frequenti scioperi della fame e, per queste loro misure di protesta, vengono continuamente perseguitati in cella dagli ufficiali israeliani.

Isolamento e obblighi d'ispezione, costretti a denudarsi e a indossare un uniforme arancione: per Yousef anche queste sono decisioni che all'esterno preoccupano tutti e che vanno interpretate per l'obiettivo che si pongono: "Umiliare il prigioniero e i rispettivi leader detenuti, da cui l'obbligo di indossare quell'uniforme partirà.

"Tale situazione è il prodotto di un periodo caratterizzato da tentativi israeliani di estorcere informazioni utili alla liberazione del caporale israeliano nelle mani della resistenza palestinese.
Per i leader palestinesi, le nuove misure - preannunciate in passato - dimostrano la frustrazione israeliana per aver fallito.

"Poi, si incontrano le madri dei prigionieri. Una di esse non vede il proprio caro da sette anni - era stato arrestato presso il valico di Beit Hannun (Eretz) e un'altra esprime la propria ansia per lo stato psichico della figlia detenuta in una carcere israeliano".

I prigionieri palestinesi malati. La minaccia che queste misure costituiscono vale per tutti, ma sono i detenuti che periscono nelle prigioni di Israele in un precario stato di salute, o che soffrono gravi patologie coloro ai quali va l'attenzione dei più in questi giorni.

Il ministero per gli Affari dei prigionieri aveva avvertito: "Israele ha raggiunto livelli di indifferenza verso lo stato dei nostri connazionali in grave stato di salute, tanto da mettere a rischio la vita di molti di loro. Israele nega deliberatamente le cure di base e somministra loro sedativi molto forti e nocivi".

Dopo essersi intrattenuto con la gente presente a questo raduno, il nostro corrispondente ha raggiunto per telefono Riyad al-Ashqar, responsabile per l'informazione del ministero.
"Le notizie che ci giungono sono strazianti per tutti. L'indifferenza mostrata da realtà per i diritti umani è ancora più angosciante. Stiamo parlando di 7mila palestinesi che vengono umiliati e trattati secondo questi nuovi criteri da Israele, in nome di un soldato israeliano, catturato a Gaza mentre era impegnato a mitragliare abitazioni civili palestinesi dall'alto di un carro armato israeliano".

Come i familiari dei detenuti, anche al-Ashqar chede alle fazioni palestinesi di restare vigili in circostanze in cui si parlerà di "scambio dei prigionieri".

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 1/7/2011 21:40
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: Civiltà Ebraica
#430
Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/1/2006
Da Genova
Messaggi: 536
Offline
A me viene di pensare che prima di tutto, sarebbe da porre in oggetto la leggittimità di Israele di mettere in galera a proprio piacimento chichessia. Bambini compresi.
Solo dopo, vengono le considerazioni in ordine alle condizioni dell'internamento.
Inviato il: 2/7/2011 15:47
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#431
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
incredibile ma purtroppo vero israele controlla le compagnie di nazioni straniere

Flytilla, anche le compagnie aeree europee sotto il diktat di Israele

Scritto il 2011-07-09 in News

Messaggio inviato da EasyJet a un passeggero svizzero
Le autorità israeliani hanno inviato centinaia di nomi alle compagnie aeree dicendo loro di negare il viaggio alle persone nella lista.
A centinaia di persone sulla lista, che avevano prenotato i voli, sono state inviate lettere di cancellazione degli stessi da parte delle compagnie aeree, motivate dalla richiesta delle autorità israeliane.
Ecco la lettera ricevuta il 7 luglio dal cittadino svizzero:

Original Message
Subject: Your easyJet flight to TLV on 08/07/2011
Date: Thu, 7 Jul 2011 19:33:11 +0000 (GMT)
From: easyJet Customer Services

Reply-To: easyJet Customer Services

Booking Ref :(...)

Caro M.

Ci dispiace informarla che le autorità di immigrazione israeliane ci hanno informato che sarà rigettato il suo ingresso in Israele e pertanto la sua riserva sul volo EasyJet 1525 per Tel Aviv il 08/07/2011 è stata cancellata. Per favore, non si rechi in aeroporto poiché le autorità dell'ufficio di immigrazione israeliano ci hanno dato istruzione di rifiutare la sua prenotazione.

Poiché stiamo agendo in base alle istruzioni delle autorità israeliane, non rimborseremo questo volo. Questo è stabilito nei termini delle condizioni di imbarco, art. 8.1(b), che stabilisce:

"Diritto al rifiuto dell'imbarco
(b) tale azione è necessaria per rispettare tutte le leggi, regolamenti o ordini di stati o paesi di provenienza o arrivo, incluse le leggi o i regolamenti relativi alle 'Advanced Passenger Information requirements' (richieste di informazioni anticipate sui passeggeri)".

Comprendiamo il disguido che ciò può averle causato, e come gesto di buona volontà vorremmo offrirle un biglietto di viaggio per il valore di quello da lei pagato. Questo biglietto sarà valido per sei mesi e potrà essere usato in viaggi futuri con easyJet. (...)

Ci scusiamo per il disagio che le abbiamo creato ma le assicuriamo che stiamo lavorando in base alle istruzioni delle autorità di immigrazione israeliane, e che non siamo in grado di accettarla fino a nuovo ordine delle autorità.

Cordiali saluti,
easyJet Customer Services

Fonte: http://www.silviacattori.net/article1723.html?var_mode=calcul

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 9/7/2011 21:01
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#432
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Molti anni fa un autorevole statista ha detto:

«Sono qui perché mi interessa. Sono qui perché i bambini dappertutto soffrono, e perché 40.000 persone ogni giorno muoiono di fame. Sono qui perché queste persone sono soprattutto bambini. Dobbiamo capire che i poveri sono attorno a noi, mentre noi li ignoriamo. Dobbiamo capire che queste morti sono evitabili. Dobbiamo capire che le persone nel Terzo mondo pensano e sentono e piangono, proprio come noi. Dobbiamo capire che loro sono noi, e noi siamo loro.»

Sono propositi che possono scontrarsi con brutti ostacoli.
Nelle prime ore del 31 maggio 2010, forze armate di Israele, aeree e navali, attaccano la Gaza Freedom Flotilla.
L’iniziativa di questo convoglio di imbarcazioni, promossa da organismi europei ed extraeuropei di diversi orientamenti, ha impegnato circa 700 attivisti (fra cui alcuni italiani) a portare ai palestinesi di Gaza medicine, altri beni e solidarietà politica. Si è trattato di navi salpate da porti diversi, col progetto di raggiungere Gaza senza attraversare le vere e proprie acque territoriali israeliane.

I dettagli dell’aggressione non sono accessibili, e faticheranno ad emergere, specialmente se l’inchiesta sarà affidata solo a Israele, o comunque a una struttura sotto il suo controllo. Di certo, Israele ha attaccato le navi, e con particolare violenza la Mavi Marmara, in acque internazionali. Le persone a bordo hanno tentato una difesa, legittima perché l’abbordaggio in alto mare è illecito. Di certo, Israele ha usato armi da fuoco, che gli attivisti della Freedom Flotilla non avevano. Sul punto, alcune delle versioni fornite in favore di Israele si contraddicono da sole. Sostengono che gli attivisti fossero armati, ma se questo fosse vero andrebbero apprezzati per la loro misura, nell’essersi difesi. Ad armi pari, abbordare una nave in alto mare è impossibile senza gravi perdite anche per l’attaccante. Più concretamente, da un lato Israele aveva elicotteri, navi, gommoni, armi da fuoco leggere e pesanti, armi offensive non letali e un vasto apparato tecnologico. Dall’altro, si segnala l’immagine di un mediorientale, grassoccio e furibondo, che brandisce un pugnale ad uso di un gruppo di fotografi. La ripropone «Informazione corretta», quello che Piergiorgio Odifreddi chiama «sito parafascista».

L’esito finale vede morti solo fra gli attivisti. La quantità, in un primo momento oscillante, si attesta per un po’ su 19 (per semplice coincidenza, è la stessa dei morti italiani a Nassiriya). Ma presto si ferma a 9 (il più giovane, di 19 anni), oltre ai feriti. Sono tutti turchi, uno è anche cittadino Usa.
L’autopsia rivela cose importanti. Nessun proiettile ha raggiunto le vittime di rimbalzo, e molti sono stati sparati da vicino, sino a 20 centimetri. Le vittime sono state colpite complessivamente da trenta proiettili, parecchi nella parte alta del corpo. Delle cinque persone colpite alla testa, ben tre sono state attinte nella sua parte posteriore (così, anche il ragazzo di 19 anni). Sono caratteristiche incompatibili con una semplice difesa.
Israele ha preso possesso della flottiglia, dirottandola nelle sue acque territoriali e ormeggiandola in un suo porto.

Oltre che con armi da fuoco, molti attivisti sono stati colpiti anche con scosse elettriche. Dopo il sequestro, sono stati incarcerati, e alcuni ancora picchiati. È stato loro sottratto il materiale fotografico e documentario, oltre ai telefoni. L’associazione della stampa estera in Israele ha denunciato che il materiale video è stato in seguito selezionato dalle autorità israeliane per confezionare la loro versione dei fatti. Se in futuro qualcosa sarà restituito, il tempo trascorso avrà consentito manipolazioni.

Israele ha inizialmente impedito le comunicazioni fra i sequestrati e i loro familiari e avvocati, e ha differenziato le loro posizioni a seconda della collocazione sociale e nazionale. Per questo, fra i primi liberati ci sono alcuni parlamentari tedeschi .
Mentre scrivo, le navi non risultano restituite. Neppure i beni degli attivisti, sono stati restituiti. Ann Wright, già colonnello e diplomatica Usa, ha dichiarato poco dopo il suo rilascio: «Spero che i nostri amici in Israele facciano un giro al mercato nero, a vedere dov’è la nostra roba». Nei giorni successivi, con le carte di credito degli attivisti sono state fatte spese in Israele. C’è anche voglia di trofei: allo scrittore svedese Henning Mankell sono stati rubati persino i calzini.
Quanto alle persone, va segnalata una particolarità. Israele prospetta una sorte diversa, per gli attivisti che sottoscrivono o respingono uno scritto, con cui il firmatario accetta l’espulsione e si impegna a non tornare. Chi firma è subito espulso, gli altri sono trattenuti e processati. Imponendo una resipiscenza, che sottintende un’accusa politica (l’aiuto ai palestinesi) e una giuridica (l’ingresso illegale, che in realtà non c’è perché Israele ha preso il controllo delle navi fuori delle acque nazionali), questo meccanismo mezzo giuridico e mezzo religioso costruisce una figura nuova, il pentimento dell’attivista. Si dà per scontato che l’attivista sia colpevole. Lo è davvero, e di cosa? Non importa, se firma accetta l’ostracismo, si dichiara reietto, la sua colpa è cancellata. Chi non firma dà prova di orgoglio, di incontrollabilità, e deve essere punito. In concreto, molti sono stati espulsi anche senza aver firmato, probabilmente perché qualcosa ha sconsigliato alle autorità di insistere. Resta però questo tentativo di induzione a una quasi abiura. Israele non vuole sulla vicenda l’approfondimento, neppure in vista di una pena legale, preferisce il pentimento. Non c’è dunque solo la religione cattolica, come retroterra culturale del pentitismo. Anche quella ebraica, può fare da sfondo a forzature irrazionali, sacrificali e penitenziali che intorbidano la giustizia. Niente favole, non ci son giudici a Berlino. E ci sono confessionali anche a Tel Aviv. Naturalmente non tutti soffrono, a dichiararsi colpevoli sentendosi innocenti. Così, questo sistema è approvato da un ministro degli esteri che non frequenta lo specchio introspettivo. Poco dopo il sequestro, Franco Frattini dichiara imperturbabile: «Avrei voluto molto che i nostri connazionali avessero deciso, come moltissimi hanno fatto, di andarsene subito. Non hanno voluto, sono ancora lì».
E le tonnellate di materiali? Una fotografia nel porto israeliano di arrivo mostra uno scatolone di giocattoli, con un addetto al controllo che ride. Israele ha fatto sapere che i beni saranno consegnati a Gaza, a eccezione di quanto è sottoposto a blocco. Ma i modi della selezione e della consegna, mentre scrivo sono oscuri.
C’è da chiedersi perché l’attacco, e perché con queste modalità. Eventuali ragioni strettamente militari non dovrebbero essere determinanti, per un paese con forze armate versatili. Ma forse si è temuto di non riuscire a impedire, lasciando avvicinare la nave alla costa, che imbarcazioni palestinesi salpassero in suo aiuto. Questo, potrebbe aver indotto all’azione in acque internazionali. Resta anche l’ipotesi di una scelta violenta, per i suoi effetti laceranti. Di sicuro, c’era un intento dissuasivo nei confronti di altre iniziative simili. Non ha funzionato: dopo la strage la nave Rachel Corrie ha continuato la navigazione, prima di essere a sua volta sequestrata, e attivisti e organizzazioni hanno sùbito promesso altri tentativi. È un fatto, che proprio nei giorni precedenti l’attacco alcuni mezzi di comunicazione abbiano affrontato la vicenda delle trattative, negli anni Settanta, per la vendita di armi atomiche da Israele al Sudafrica. A questo tema, la strage ha fatto una comoda ombra.
Nell’insieme, però, non è possibile ricostruire gli intenti politici del durissimo comportamento di Israele, specialmente contro i turchi, e neppure escludere che si tratti di un atteggiamento scomposto, senza una scelta razionale. Sul punto, commentatori a volte improvvisati hanno offerto certezze, mentre è necessaria prudenza, e occorrerà del tempo perché si chiariscano alcune dinamiche geopolitiche.
Malgrado le prese di posizione in tutto il mondo, e malgrado l’illecito internazionale, non c’è da illudersi che all’accaduto segua giustizia, ed anzi è facile prevedere distorsioni. In passato avvenimenti simili sono rimasti sostanzialmente impuniti, anche quando hanno colpito cittadini di paesi che si credono alleati di Israele, e persino cittadini della superpotenza politicamente più filoisraeliana. Vediamo alcuni episodi.

Non è la prima volta, che Israele attacca una nave. Nel 1967, 34 militari Usa imbarcati sulla U.S.S. Liberty sono uccisi da Israele in acque internazionali.
Non è la prima volta, che Israele colpisce cittadini italiani. Nel 2010 ne sequestra, maltratta e deruba alcuni, ma nel 2002 uccide il fotoreporter Raffaele Ciriello. Un crimine impunito. Del resto, dopo la strage della Freedom Flotilla la reazione italiana è fiacca, e il ministro degli esteri Frattini dirama una nota vaga. A questo proposito, va ricordato che da molto tempo l’Italia è permeabile all’aggressività politica e spionistica di Israele. Un’arrendevolezza che spiega perché nel 1986, per rapire Mordechai Vanunu che si trova a Londra, Israele prima lo attira con uno stratagemma a Roma. Allora, Vanunu prigioniero rivela il rapimento con un messaggio scritto su una mano, premuta contro il vetro del veicolo in cui è chiuso: un’immagine diffusa in tutto il mondo. Adesso, degli attivisti della Freedom Flotilla c’è una fotografia simile.
E non è la prima volta, che Israele uccide attivisti filopalestinesi. Nel 2003 Rachel Corrie, statunitense di 23 anni, è uccisa a Gaza con un Caterpillar per il movimento terra e per le demolizioni, mentre protesta appunto contro la demolizione di case. Proprio a lei è intitolata una delle navi della Freedom Flotilla, giunta dopo la strage e anch’essa sequestrata. Lei all’età di dieci anni, e non uno statista, ha detto le parole che ho posto all’inizio di questo scritto. Ascoltando questa bimba, con lo sguardo sveglio e la lingua che inciampa nei dentini, ci si stupisce della sua lucidità e dei suoi propositi. C’è chi mantiene la parola.

Riassumendo, si notano nella vicenda alcuni tratti.

Primo. Vi sono distinzioni di ruolo sociale, come quelle fra militari e civili, e fra operatori professionali e volontari, che si stanno assottigliando. Gli attivisti della Freedom Flotilla sono civili con diversi mestieri, ma sono trattati come belligeranti e come criminali. L’attivista è di fatto – ma con radicali differenze economiche – un positivo contrappeso politico al mercenario (una figura che sotto il nome di contractor ha così dilagato, che solo i mercenari pagati dagli Usa in Afghanistan sono 50.000, più dei militari). Contro gli attivisti, Israele usa un potere che fa contemporaneamente da forze armate, da polizia, da pirateria statale e persino da autorità a sfondo religioso, tanto che prima uccide, e poi non trattiene chi dichiara un pentimento.

Secondo. Le distinzioni territoriali prendono una piega pericolosa, con ripercussioni geopolitiche. Dopo la strage della Freedom Flotilla, si sono letti riepiloghi e distinguo sullo stato giuridico dei territori palestinesi occupati, di Gaza, del mare sino a 12 miglia, sino a 24 miglia, sino ad altre distanze. Ma la questione è più complessa. Per tratteggiarla, può essere utile la dichiarazione resa da un militare di Israele, proprio su una nave. Un attivista gli faceva osservare che erano in acque internazionali, e lui ha risposto: «siamo in acque internazionali israeliane». Qui non interessa se costui abbia creduto di accompagnare con dell’umorismo un crimine. L’umorismo ha molte facce, se sùbito dopo la strage è stato realizzato in Israele un video musicale beffardo, su questa vicenda. L’ossimoro che il militare ha offerto corrisponde a un atteggiamento condiviso purtroppo da alcuni giuristi: ritenere che si debba prendere atto dei rapporti di forza, e solo dopo mettere ordine catalogando i risultati nelle forme del diritto internazionale. Un critico irriducibile di queste fumisterie, Danilo Zolo, parodiando una frase di un giurista Usa, le ha riassunte con la formula «il diritto seguirà». Più in generale, l’estensione della violenza statuale oltre ogni limite territoriale è oggi una tendenza inquietante, e c’è un nesso fra la Nato che di fatto considera le condotte di idrocarburi come parte del suo territorio, ovunque si trovino, e Israele che uccide ovunque, mirando o senza prendere la mira. Naturalmente, però, gli stati più forti vogliono per sé l’inviolabilità, e per questo Elie Wiesel è contrario a un’indagine indipendente, «perché Israele è una nazione sovrana e tutti sanno che il suo sistema giudiziario è un faro per tutto il Medio Oriente».

Terzo. Malgrado sofisticate tecnologie, l’informazione è insoddisfacente. Ci sono voluti giorni per avere notizie un po’ più attendibili. Anche in rete, i fatti sono stati sommersi dai commenti, un difetto che può essere tollerato in un articolo di un mensile, ma non in mezzi informatici. Questi, vantando il cd. tempo reale, spesso offrono il tempo senza tempo, cioè un guazzabuglio in cui è difficile mettere ordine, perché l’adesso soffoca il prima e il dopo, e in cui galleggiano dati senza alcuna collocazione temporale. Persino a strage compiuta, e mentre la nave Rachel Corrie si avvicinava alla Palestina, si temeva nuova violenza ma le notizie erano confuse. Ci sono state però eccezioni, tra cui il sito del Free Gaza Movement, e l’impegno di Amy Goodman su «Democracy Now!». Per altri aspetti, la rete e la telefonia mobile si sono dimostrate poco utili, perché la tecnologia militare può fermarle. Eppure, in un discorso pronunciato a Washington nel gennaio 2010, il segretario di Stato Hillary Clinton ha rivendicato la funzione di Internet nell’ambito dei diritti umani. Chissà se sarebbe dello stesso parere, dopo il blocco delle comunicazioni tra la Freedom Flotilla e la rete. Comunque, della fase dell’attacco sono circolate poche immagini nitide, oltre a quelle che Israele ha diffuso a sostegno della sua versione, in parte sforbiciandole dal materiale sottratto agli attivisti. Dopo, molto è stato inghiottito, tritato e rivomitato dall’ingranaggio poliziesco e militare, e dalle sue propaggini mediatiche.
Quarto. Lo spostamento di persone nella globalizzazione comprende anche rischiose iniziative, come la Freedom Flotilla. Questa volta, hanno partecipato anche Mairead Maguire, premio Nobel per la pace, e Denis Halliday, ex assistente del segretario generale dell’Onu, insieme ad altre persone già appartenenti ad alti ranghi, anche militari. Gli attivisti dall’Italia erano pochissimi, e a conferma del suo orientamento conservatore, nessuno proveniva dal ceto dirigente italiano. Ancora sulla globalizzazione, è un segno atroce, ma forse anche istruttivo, che il più giovane dei morti sia cittadino di due paesi molto lontani.

Comunque, in genere questi viaggi accomunano le persone più disparate. Ho conosciuto di persona alcuni di coloro che periodicamente vanno in Palestina, in Africa, nell’America del Sud, quasi sempre a spese loro, per portare solidarietà in contesti diversissimi. Provengono da mondi religiosi o di tenace identità politica o sindacale, con cultura in media elevata, e con vivace presenza femminile. I loro modi sono caldi e spigolosi come le loro storie, la loro compagnia è curiosa e irritante. A volte persone sole, sovente scosse da un brivido interiore che le rende entusiaste e allo stesso tempo fragili, affrontano situazioni picaresche in cui il pregio politico degli scopi si mischia alle difficoltà e ai compromessi.

Nel caso della Freedom Flotilla, alcuni attivisti prima di partire hanno registrato videomessaggi, in cui avvertono che se la registrazione è stata posta in rete, significa che è accaduto qualcosa e che hanno un immenso bisogno di aiuto. Scorrendo questi messaggi in bottiglia, si ignora cosa sia accaduto a chi vi compare, e si pensa: questa persona forse non è più. Si sa, invece, che i naufraghi che parlano sono partiti sapendo di affrontare un pericolo, e di farlo per gli altri. Somigliano a quelli che vedemmo a Genova, nel luglio del 2001. Anche loro, più per gli altri che per sé, venuti da tutti i continenti ma soprattutto dall’Europa, con l’urgenza di un altro mondo possibile. Avevano ragione: dopo luglio, ecco l’11 settembre. Eppure ottennero solo bastonate, arresti, torture, e infine parole di circostanza sui giornali padronali. Per loro non valgono certo le dure critiche che Hans Magnus Enzensberger serba al «turismo della rivoluzione». Loro sono altro. E a chi deride le loro spedizioni, e quando cadono dice che i guai se li sono cercati, va replicato che di continuo si svolgono incontri, summit, conferenze internazionali, in cui viaggiatori di lusso travestiti da statisti, da diplomatici e da funzionari fanno turismo a spese dei contribuenti, senza rischi. La memoria militare è protetta dalle divise, quella missionaria dalle chiese, quella di tutti i partigiani dai democratici. Ma chi difende la memoria degli attivisti che non hanno in comune una divisa, una lingua, una religione, neppure una militanza irregolare?
Chi un giorno vorrà scrivere davvero la storia della globalizzazione, dovrà dedicare un capitolo agli uomini e alle donne che hanno affrontato a viso aperto i cavilli del giurista, i confini del guardiano, le armi del guerriero e il disprezzo del benpensante.

Luca Baiada (da Il Ponte <http> , XLVI, nn. 7-8, luglio-agosto 2011)
Fonte: www.carmillaonline.com
Link: http://www.carmillaonline.com/archives/2011/07/003960.html
Inviato il: 10/7/2011 9:27
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#433
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Shaykh Raed Salah, il Gandhi palestinese, ancora detenuto in GB

Scritto il 2011-07-11 in News

InfoPal. Shaykh Raed Salah, leader del movimento islamico nei Territori del '48 (Israele), uomo pacifico che ha fatto della nonviolenza lo strumento della lotta alla feroce occupazione israeliana, si trova ancora in stato di detenzione: si era recato in Gran Bretagna per partecipare a un ciclo di conferenze, e al lancio della campagna “Building Peace and Justice in Jerusalem”, in parlamento, ma è stato arrestato nella sua stanza, in hotel.

Un giudice britannico ha respinto, infatti, la richiesta di rilascio su cauzione. La decisione del giudice è stata accompagnata dalle seguenti motivazioni: "L'imputato rappresenta una minaccia per la sicurezza e per l'ordine pubblico".

Shaykh Salah è detenuto in Gran Bretagna dallo scorso 28 giugno con l'accusa di antisemitismo, dopo una lunga campagna propagandistica condotta nel paese dalla lobby sionista.

L’accusa, ridicola, è di “antisemitismo”: un palestinese, semita per eccellenza, è dichiarato antisemita in Europa. Per le autorità britanniche, dunque, Salah sarebbe razzista contro se stesso e contro i suoi concittadini a Gerusalemme, perché, com'è noto, i palestinesi, come altri popoli arabi e come gli ebrei sefarditi (non gli ashkenazi nati in Europa) vissuti da sempre nei paesi vicino e mediorientali, sono, appunto, semiti. Parlano, cioè, una lingua riconducibile al vasto gruppo semitico, e appartengono a una "famiglia etnico-linguistica" comune.

E’ evidente che l’accusa è pretestuosa, e che il motivo che ha portato ad architettare l’arresto è politico, e trova ragione nelle attività instancabili di quest’uomo determinato e coraggioso, dal sorriso buono, mite, che ha dedicato la vita alla propria terra e ai propri compatrioti.

Mentre Salah è in prigione, molti criminali israeliani si trovano ancora a piede libero: l'ex ministro israeliano Amir Peretz, è riuscito a partire dalla Gran Bretagna la scorsa settimana in tempo utile per fuggire a un mandato d'arresto per crimini di guerra.

Nel corso di una conferenza svoltasi in Israele, Peretz ha affermato: "E' necessario che la Gran Bretagna riveda la legislazione nella quale si riconosce alla magistratura il potere di emettere mandati di arresto nei confronti di membri dell'esercito, politici e soldati israeliani, sospettati di aver compiuto crimini di guerra".



Ripubblichiamo qui di seguito la biografia di Salah, curata dall'agenzia Memo, di Raed Salah.



Shaikh Raed Salah - Profilo

Il Gandhi della Palestina

Memo

· Raed Salah è nato nel 1958 nella città palestinese di Umm al-Fahm, dove ha ricevuto la sua prima educazione. Negli anni Settanta è stato uno dei fondatori del movimento islamico in Israele e ha viaggiato molto per la Palestina, giocando un ruolo importante nella preservazione dell’eredità islamica di Gerusalemme. Shaikh Raed ha tenuto numerosi incontri sulla Diaspora palestinese e molte conferenze di solidarietà con il popolo palestinese nelle Nazioni europee.

· Shaikh Raed è diventato popolare tra il popolo palestinese, non solo per essere stato minacciato più volte da dirigenti israeliani e agenzie di intelligence, ma rimane una delle figure palestinesi più temerarie nella sua lotta contro l’occupazione, che lo ha portato a essere imprigionato in molte occasioni. Oltre alla sua personalità carismatica, è conosciuto per le sue strette relazioni con i cittadini palestinesi, per il suo modesto stile di vita, per i suoi solidi valori morali, per il suo carattere tranquillo e il suo sorriso gentile, che mai ha abbandonato il suo volto.

· Shaikh Raed Salah ha cominciato la vita politica e la carriera pubblica nel 1989, con la candidatura a sindaco di Umm al-Fahm (soggetta a occupazione israeliana dal 1948); ha riportato una vittoria schiacciante, con più del 70% dei voti. Ha vinto le elezioni municipali due volte, nel 1993 e nel 1997, prima di decidere volontariamente, nel 2001, di dimettersi dalla propria carica per dedicarsi maggiormente alla causa palestinese e lottare per la città di Gerusalemme e i suoi abitanti, soggetti alle minacce di Israele.

· Ha guidato il "Movimento Islamico in Palestina '48", la più popolare forza politica palestinese nei territori palestinesi occupati da Israele nel 1948. Shaikh Raed e il suo movimento hanno rifiutato l’opzione di contestare le elezioni per sedere al parlamento israeliano (Knesset), non credendo nella possibilità di porre fine all’occupazione israeliana per mezzo del parlamento, a causa della preponderanza del potere militare e di forze estremiste e razziste nell’arena politica israeliana.

· Shaikh Raed è famoso per le sue costanti e pacifiche proteste contro l’occupazione israeliana e contro le sue continue violazioni. Il suo affidamento a mezzi non violenti gli ha procurato la fama di "Gandhi della Palestina". Oltre ai programmi sociali e ai progetti umanitari e educativi che ha promosso, nel 1998 Raed Salah ha lanciato l’iniziativa "self-reliant community", volta a raggiungere lo sviluppo palestinese e l’indipendenza economica dall’occupazione israeliana.

· Egli ha ripetutamente richiamato l’attenzione sull’utilizzo, da parte dei successivi governi israeliani, degli accordi di pace con i palestinesi come pretesto per continuare politiche espansionistiche sui territori palestinesi e contro i cittadini palestinesi; ciò include le continue violazioni israeliane sulla città di Gerusalemme e i suoi abitanti, nonché l’imposizione dell’occupazione militare sui territori palestinesi.

· Nel 2002, il ministro degli Interni israeliano ha emesso un’ordinanza che impedisce a Shaikh Raed di recarsi all’estero; la Corte Suprema di Giustizia israeliana ha ignorato il suo appello e ha confermato l’ordinanza.

· Shaikh Raed è stato tra i primi a lanciare campagne di massa contro le politiche israeliane per il futuro di Gerusalemme, in particolar modo contro l’attacco di luoghi religiosi islamici e cristiani, la distruzione di tombe e la violazione del cimitero storico di Ma`man Allah.

· Nel 2009 e nel 2010, le autorità di occupazione israeliane hanno bandito Shaikh Raed da Gerusalemme, dopo che egli ha rivelato una serie di progetti israeliani per l’implementazione della costruzione di edifici intorno alla moschea di Al-Aqsa e la realizzazione di tunnel sotterranei sotto i luoghi sacri islamici e cristiani e le mura storiche della città.

· Shaikh Raed ha condotto molte campagne di solidarietà con gli abitanti della città di Gerusalemme, contro le politiche israeliane volte ad allontanare i cittadini palestinesi dalle loro case, a ritirare loro i documenti di identità e negare il loro diritto alla residenza nella Città Santa. Egli ha avuto un ruolo chiave nell’organizzazione di autobus con a bordo cittadini palestinesi provenienti dalle città e dai villaggi arabi occupati nel 1948, pronti a mostrare solidarietà con gli abitanti dell’antica città di Gerusalemme.

· Negli ultimi anni, Shaikh Raed si è battuto per il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi che hanno subito la pulizia etnica attuata dalle milizie sioniste nel 1948 su di loro e sui loro discendenti. Durante il 60° anniversario della Nakba (la catastrofe della creazione dello Stato di Israele) egli ha dichiarato “nessuna ritirata dal diritto di ritorno”.

· Nel 2000, le truppe israeliane gli hanno sparato alla testa, in ciò che è stato considerato dai presenti come un tentativo di omicidio.

· Shaikh Raed Salah ha partecipato allaFreedom Flotilla to Gaza nel maggio 2010, iniziativa durante la quale i soldati israeliani hanno ucciso 9 attivisti. Egli è rimasto ferito durante l’assalto ed è stata diffusa la notizia del suo assassinio.

Altri articoli:

http://www.middleeastmonitor.org.uk/articles/middle-east/2591-did-you-ever-talk-to-sheikh-raed-salah-did-you-ever-really-listen-to-him


share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 11/7/2011 23:07
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  Fabyan
      Fabyan
Re: Civiltà Ebraica
#434
Mi sento vacillare
Iscritto il: 29/7/2008
Da nowhere
Messaggi: 671
Offline
Israele approva legge contro il boicottaggio
Martedì 12 Luglio 2011 11:27
di Emma Mancini - nena-news.com

E' passata ieri in via definitiva alla Knesset con 47 voti favorevoli contro 38, la "Boycott Bill" che sanzionerà individui e gruppi che invitano a boicottare Israele, incluse le sue colonie. La società civile: "È una legge antidemocratica".
Roma, 12 luglio 2011, Nena News (nella foto, manifesto della Birzeit University disegnato da Zanstudio) – La controversa “Boycott Bill” è passata ieri dopo tre votazioni alla Knesset israeliana: da oggi saranno sanzionate tutte le persone e le organizzazioni che inviteranno al boicottaggio di Israele e delle sue colonie nei Territori Palestinesi Occupati.

Per legge Israele potrà chiedere un risarcimento di 50mila shekel (circa 10mila euro) per i danni finanziari provocati dal boicottaggio economico, culturale e accademico. Un esempio? Il boicottaggio artistico del centro culturale della colonia di Ariel e quello contro tutte le compagnie internazionali che lavorano in Israele, come le società di costruzioni impegnate nei lavori per il tram che da quest’anno collegherà il centro di Gerusalemme alle colonie ad Est. Ma soprattutto la campagna internazionale del BDS, Boycott, Divestment and Sanctions, impegnata dal 2005 nel boicottaggio economico e culturale di Tel Aviv.

La legge appena sfornata, inoltre, prevede la revoca delle esenzioni dalle tasse e dei benefici legali e economici a tutti quegli individui, gruppi israeliani e istituzioni accademiche e culturali che sostengono il boicottaggio del proprio Stato. Ad essere penalizzate anche compagnie e società economiche israeliane che decideranno di mettersi al servizio dell’Autorità Palestinese e che accetteranno di lavorare con compagnie palestinesi.

Inizialmente si era pensato di rimandare il voto in vista dell’incontro di ieri del Quartetto per il Medio Oriente, tenutosi a Washington. Ma il primo ministro Netanyahu non pare essersi fatto troppi scrupoli: nella mattinata di ieri l’ufficio del premier ha annunciato che non sarebbe stato posto alcun ostacolo al naturale percorso della legge.

La “Boycott Bill”, presentata dal parlamentare Ze’ev Elkin, avvocato del partito Likud del premier Netanyahu, è passata per 47 voti a 38, appoggiata da tutta la coalizione di maggioranza e dalle opposizioni, con il solo voto contrario di Kadima e l’astensione di Indipendenza (il partito del ministro della difesa Ehus Barak). Duri gli attacchi dai parlamentari di Kadima al premier: “Netanyahu ha passato la linea rossa della stupidità e dell’irresponsabilità nazionale. Il suo governa crea problemi a Israele e dovrebbe essere il primo a pagarne il prezzo”.

Da tempo si erano levate le voci contrarie della società civile israeliana che ha definito la legge antidemocratica, un assalto alla libertà di espressione e manifestazione. I sostenitori della legge si sono difesi affermando che il “Boycott Bill” altro non è che un mezzo per tutelare lo Stato di Israele da quello che il governo chiama delegittimazione globale.

Ma la levata di scudi da parte degli artisti e gli intellettuali israeliani non si è fermata, convinti che una legge simile violi duramente il diritto di espressione e intacchi lo spirito democratico su cui si fonderebbe lo Stato di Israele. Anche alla luce del fatto che a Tel Aviv non serviranno prove di effettivi danni economici per intentare un’azione contro il “boicottatore”: secondo la nuova legge, non sarà necessario individuare e quantificare il danno economico causato, ma basterà l’invito al boicottaggio. Insomma, saranno possibili target tutti coloro, individui o associazioni, che chiameranno società civili israeliana e internazionale a boicottare “lo Stato di Israele, una delle sue istituzioni o un’area sotto il suo controllo, nell’obiettivo di causare danni economici, culturali e accademici”.

Quattro organizzazioni per i diritti umani (Adalah, The Public Committee Against Torture in Israel, Physicians for Human Rights e Coalition of Women for Peace) hanno annunciato nella notte che presenteranno ricorso all’Alta Corte contro la nuova legge. La legge, secondo i quattro gruppi, è “completamente anticostituzionale perché limita la libertà di espressione politica ed è contraria al diritto internazionale”. “La Knesset tenta non solo di chiudere la bocca della protesta contro l’occupazione, ma anche di impedire alle vittime e a chi si oppone di lottare contro”, ha detto Hassan Jabarin, direttore generale di Adalah, certo che il “Boycott Bill” non riceverà mai l’assenso dell’Alta Corte.

A preoccupare è l’idea di fondo su cui si basa la nuova legge: come spiegano le quattro organizzazioni, la Knesset ha l’obiettivo di proteggere le colonie illegali in Cisgiordania penalizzando chi vi si oppone attraverso quello che definiscono un boicottaggio del boicottaggio.

Dure critiche anche da parte palestinese, soprattutto in vista dell’incontro del Quartetto. Nella mattinata di ieri, prima del voto finale, il membro anziano dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Yasser Abd Rabbo, ha avvertito del pericolo di una simile legge: il sì al “Boycott Bill” renderebbe inutile l’impegno del Quartetto ad una ripartenza dei negoziati di pace.

Tratto da: nena-news.com

Fonte: http://www.megachipdue.info/tematiche/legalita/6467-israele-approva-legge-contro-il-boicottaggio.html
_________________
Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso... E pubblica il falso. (Mark Twain)
Inviato il: 12/7/2011 15:27
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#435
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
La redazione di InfoPal esprime solidarietà agli attivisti della barca Dignité arrestati da Israele

Scritto il 2011-07-20 in News

La nostra redazione esprime solidarietà agli attivisti internazionali a bordo della barca Dignité-Al Karama, condotti forzatamente e contro la loro volontà al porto di Ashdod, in Israele, e incarcerati, e condanna questo ennesimo atto di violenza e illegalità del regime di Tel Aviv contro civili inermi.

L'obiettivo del viaggio di Dignité- Al Karama, come di tutta la FF2, e come fu per la FF1, era rompere l'illegale e disumano assedio alla Striscia di Gaza, e NON di entrare in Israele.

La Marina israeliana ha abbordato, come consuetudine di uno stato che pratica la "legge della Pirateria internazionale", la barca e l'ha dirottata verso il porto di Ashdod, sequestrando i passeggeri a bordo e imprigionandoli.

Avendo sperimentato l'anno scorso lo stesso disumano trattamento, la direzione di InfoPal non può che sottolineare piena solidarietà agli attivisti arrestati, e esprimere grave preoccupazione per la loro incolumità, augurandosi che vengano rilasciati immediatamente e senza indugio.

Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, gli attivisti saranno deportati oggi nei rispettivi Paesi.

israele, l'unica democrazia del medioriente... ma vaffanculo

Ogni analisi e riflessione dovrà necessariamente essere rinviata ad altro momento. La priorità è la liberazione dei cittadini illegalmente detenuti da Israele.

...



La nave francese, con cittadini israeliani e internazionali a bordo, è stata intercettata verso le 10 ora locale di ieri mattna, a circa 50 miglia dalla costa di Gaza. Le navi da guerra israeliane hanno chiesto ai passeggeri quale fosse la loro destinazione e se portavano armi, e questi hanno risposto "Gaza", e che erano completamente disarmati.

Alle 12 ora locale è stata abbordata in modo non aggressivo. La Marina ha dunque preso il controllo della nave, che è stata condotta al porto di Ashdod, in Israele.

Ad Ashdod, i passeggeri sono stati sottoposti a controllo medico e a un interrogatorio da parte delle autorità di immigrazione. E' stato inoltre offerto loro del cibo, secondo quanto ha affermato l'esercito. I passeggeri sono stati posti in stato di fermo e dovranno rispondere, probabilmente, della solita ridicola contestazione israeliana della "violazione della legge sull'immigrazione". Ridicola perché, come avvenne per la Freedom Flotilla 1, a maggio del 2010, Dignité è stata abbordata in acque internazionali (50 miglia da Gaza) e costretta ad approdare ad Ashdod (con relativo sequestro di persona degli internazionali a bordo).

Salpando dalla Grecia, Dignité - al Karama aveva dichiarato di dirigersi verso Alessandria d'Egitto, e non verso Gaza, poi ha cambiato rotta, come previsto, e s'è diretta verso Gaza.

Gli attivisti sono attualmente in stato di prigionia.

israele lacia volantini d'avvertimento a gaza: "non avvicinatevi a meno di trecento metri dal confine".

Ma poi è israele che si "avvicina" a gaza con le bombe
Inviato il: 20/7/2011 12:00
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#436
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Dal 1973 di Lillehammer al 2011 di Oslo: assassinii in Norvegia e i collegamenti con Israele

Scritto il 2011-07-25 in News

Di Richard Edmondson

Una larga porzione dei blog è in fermento, oggi, sulla possibilità che l'attacco terroristico in Norvegia possa essere connesso in qualche modo a Israele.
Ad esempio, sono in molti ad aver notato le posizioni di sostegno a Israele espresse da Behring Breivik, l'uomo della violenza folle che ha ucciso 92 persone. Altri invece speculano sul fatto che lo stato di caos che ha scosso il paese scandinavo la scorsa settimana possa portare la falsa bandiera di un attacco condotto dal Mossad, forse non molto diversamente dall'11 settembre. Qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, e ancora qui c'è qualche esempio di scrittori e blogger impegnati a scrutare nella tragedia del 22 luglio per cercare elementi israeliani. Inoltre, in uno dei link qui elencati, un commentatore anonimo ha evidenziato: "E' un colpo del Mossad. Brevik è uno sciocco - proprio come lo fu OBL".

Per quanto ne sa chi ne scrive, non ci sono ad oggi prove di sostanza di una collusione tra il Mossad e la catena di violenza di Oslo e Utoya - per lo meno non esiste niente di così voluminoso come tra gli indizi che provano un coinvolgimento israeliano nell'11 settembre. Se dovesse iniziare a venire fuori questo tipo di materiale, allora non sarebbe la prima operazione del Mossad in Norvegia. Nel 1973, una squadra di assassini del Mossad condusse un'operazione nella città di Lillehammer, in Norvegia. Il target allora era Ali Hassan Salameh, un palestinese accusato di aver avuto un ruolo guida nell'uccisione di atleti israeliani l'anno prima, alle Olimpiadi di Monaco. Gli assassini del Mossad, però, compirono un'atrocità ben superiore. Anziché uccidere Salameh, spararono per errore a un marocchino di nome Ahmed Bouchiki mentre tornava a casa dal cinema in compagnia della moglie in stato interessante.

All'epoca Bouchiki lavorava come cameriere a Lillehammer, città a circa 100 km da Oslo. Egli fu la vittima innocente di quel reato e la sua sfortuna fu quella di assomigliare a Salameh. Alcuni racconti di quell'episodio possono essere letti qui, qui e qui. Nell'ultimo link si troverà un documento redatto dal comando della Marina statunitense e dallo Staff College nel 1995:

La vittima (Bouchiki) e la compagna lasciarono il cinema intorno alle 22:35 e presero un bus. Poi camminarono per "per un po'" per raggiungere il proprio appartamento. Scesi dal bus, ripresero a camminare. Fu allora che due membri della squadra di azione si sporsero da una vettura Mazda e aprirono il fuoco contro l'uomo credendolo Salameh. Fecero uso di una pistola Beretta calibro 22. La donna incinta si accovacciò sull'uomo deceduto e urlò mente gli assassini si mettevano in fuga. Alcuni individui nel quartiere raccontarono dell'arrivo della polizia dopo pochi minuti. Il gruppo di assassini poi abbandonò la Mazda a un punto prestabilito per noleggiare una Peugeot e lasciare Lillehammer.

Il giorno dopo, due membri del commando, un uomo e una donna, furono arrestati mentre tentavano di noleggiare un'altra auto per raggiungere l'aeroporto. Dal loro interrogatorio emersero dettagli che portarono la polizia norvegese ad effettuare altri arresti, per un totale di sei israeliani posti in custodia. Nel corso dell'interrogatorio, Gladnikoff fornì alla polizia l'indirizzo del covo e della residenza. La donna inoltre cedette e ammise di stare lavorando per il governo di Israele. Arbel aveva un numero in suo possesso che condusse la polizia sulla pista di Yigal Zigal, inizialmente ritenuto un impiegato della compagnia El Al. Dal racconto di Gladnikoff la polizia raggiunse l'indirizzo del covo fornito e vi trovò Yigal Zigal, Zwi Steinberg e Michael Dorf. Zigal sostenne di essere un ufficiale di sicurezza israeliano in servizio presso l'ambasciata israeliana. Al momento dell'arresto pretese l'immunità per via delle proprie credenziali di ufficiale israeliano, chiedendo alla polizia norvegese di lasciare l'appartamento. La polizia ignorò la richiesta di immunità e prese Zigal, Dorf, e Steinberg in custodia.

Il processo si concluse con cinque condanne - per Dan Arbel, Marrianne Gladnikoff, Yigal Zigal, Abraham Gehmer, e Zwi Steinberg - e il proscioglimento per Michael Dorf. Tuttavia, accade di frequente che degli israeliani siano coinvolti in crimini all'estero, e puntualmente gli stessi vengono rilasciati. Si pensa che Arbel, con doppia cittadinanza danese-israeliana oggi viva ad Herzliya.

L'uccisione/assassinio di Bouchiki accadde il 21 luglio 1973 - esattamente 38 anni e un giorno prima dell'attacco a Oslo/Utoya. Ma un'altra strana coincidenza è stata osservata da Eileen Fleming, il quale ha fatto notare come l'atrocità di venerdì 22 luglio è concisa con l'anniversario di un'altra ricorrenza, ovvero "65 anni" dopo l'attentato all'Hotel King David a Gerusalemme, il 22 luglio 1946. Quell'attacco fu sferrato dal gruppo terroristico ebraico "Irgun", due giorni prima dell'assassinio del diplomatico svedese, Conte di Bernadotte, per mano di un altro gruppo terroristico ebraico, "la Banda Stern".

Ma ci sono altre interessanti "coincidenze". Lunedì 18 luglio, il leader palestinese Mahmoud 'Abbas ha visitato Oslo e in quell'occasione il ministro degli Esteri norvegese Jonas Gahr Store ha dichiarato lil sostegno del proprio paese per il riconoscimento dello Stato palestinese. Poi, giovedì, 24 ore prima dell'attacco, Store ha fatto visita al campo dei giovani sull'isola di Utoya, lo stesso che il giorno dopo è divenuta la scena del massacro. Il dirigente aveva incontrato un fervente gruppo politico che chiede il boicottaggio di Israele.

"I palestinesi devono avere il proprio Stato, l'occupazione deve finire, il Muro deve essere demolito e tutto questo deve avvenire adesso", avrebbe detto Store nell'incontro stando a quanto è stato riportato.

Inoltre, la destra fanatica in Israele sembra essere stata a conoscenza della tendenza politica del paese scandinavo. Così scrive Gilad Atzmon:

Sufficienti in modo devastante, Behring Breivik ha trovato in Israele pochi seguaci entusiasti ad elogiarne l'azione contro i giovani norvegesi. Nell'articolo in ebraico dove si definiva il campo AUF come un forum filo-palestinese a sostegno della campagna di boicottaggio di Israele, ho trovato i seguenti commenti tra coloro che si sono espressi a sostegno del massacro:

24. "I criminali di Oslo sono stati ricompensati"

26. "Sarebbe stupido e maligno non desiderare la morte per quanti chiedono il boicottaggio di Israele".

41. "Anche i membri della gioventù di Hitler che furono uccisi nei bombardamenti in Germania erano innocenti. Lasciateci piangere il terribile bombardamento condotto da Allied...Un branco di gente che odia Israele in una conferenza che chiede il boicottaggio di Israele...Non va bene così, non è carino, una tragedia per le famiglia davvero, e condanniamo l'attacco in sé, ma piangere per chi? Andiamo. Siamo ebrei e non cristiani. Nella religione ebraica non esiste alcuna prescrizione che chiede di amare o di portare il lutto per il nemico".

Sembrerebbe che la predilezione dell'Antico Testamento per la collera e la vendetta è decisamente viva oggi in Israele - così come lo era nel 1973. L'operazione con la quale il Mossad assassinò Bouchiki si chiamava "Operazione Collera divina".

Infine, sull'ostilità di Israele verso la Norvegia, è apparso quanto ha scritto l'israeliano dal nome Itamar Eichner nell'articolo intitolato "Israel: Norway inciting against us". Nel pezzo di accenna al sostegno della Norvegia per due produzioni artistiche - lo spettacolo intitolato "I monologhi di Gaza" e il film documentario "Lacrime per Gaza" - come anche il libro di recente pubblicazione di due medici norvegesi presenti a Gaza durante l'operazione "Piombo Fuso".

L'Ambasciata israeliana in Norvegia ha protestato con determinazione la demonizzazione contenuta nelle tesi di un presunto coinvolgimento delle autorità israeliane nell'attacco. "La politica ufficiale della Norvegia è aperta ed è tipica della comprensione e della riconciliazione", ha commentato domenica pomeriggio un ufficiale israeliano, proseguendo, "ma sin dalla guerra a Gaza, la Norvegia ha acquisito un super potere nella divulgazione multimediale atta a delegittimare Israele, facendo uso dei fondi dei contribuenti norvegesi per produrre e portare altrove questa produzione multimediale".

Certamente, niente di quanto qui raccontato sembra attirare l'attenzione dei media convenzionali. La maggior parte delle notizie, invece, sono concentrate nell'identificare Breivik come un "fondamentalista cristiano di destra" mentre continua ad essere tralasciato qualunque accenno alla sua manifesta posizione a sostegno di Israele.

http://uprootedpalestinians.blogspot.com/2011/07/from-lillehammer-1973-to-oslo-2011.html

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 25/7/2011 21:59
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#437
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
'Chi erano i giovani laburisti di Utøya?' Le ipotesi mancate di una strage

Scritto il 2011-07-27 in News

I nostri media mainstream non ne parlano e forse non lo faranno mai, e dopo un'altra pagina di vergognoso giornalismo italico, hanno persino smesso di usare il termine "terrorismo", quando, con loro grande stupore, hanno appreso che il massacratore norvegese era cristiano, biondo e con gli occhi azzurri, e non l'onnipresente minaccia islamica, bruna e con gli occhi neri, pericolo per la nostra Civiltà.

Ora il biondo terrorista, macellatore di innocenti cittadini e di ragazzini, è spacciato per "folle", per drogato o altro ancora. Nessun cenno alle sue simpatie politiche per leader sionisti, per esempio, o ad altre ipotesi dietro all'orrendo crimine. Solo la follia e la sua, non celabile, islamofobia. Una islamofobia che, peraltro, ha anche dei fan.

E neanche un riferimento al fatto che 48 ore prima del massacro, adolescenti norvegesi, presenti al campeggio organizzato dal movimento giovanile del partito Laburista, avevano partecipato a un incontro in cui chiedevano il boicottaggio di Israele: lo scrive persino Ynet...

O che la Norvegia è uno dei Paesi che appoggia lo Stato palestinese, o che la popolazione è favorevole al boicottaggio dei prodotti israeliani, e molto altro ancora.

Focalizzare l'attenzione sulla ipotetica "malattia mentale" di Breivik, sulla sua islamofobia, non aiuta affatto a capire. Perché non ci si chiede come mai non abbia compiuto una strage in una moschea, allora? O a un meeting di giovani musulmani?

Il "folle", i cui scritti sono invece molto lucidi, inequivocabili, ha puntato le armi contro giovani laburisti anti-sionisti... Ma questa ipotesi, ovviamente, non s'ha da citare.

Riportiamo qui di seguito un interessante articolo di Pino Cabras, di Megachip, e un'intervista al leader dell'AUF, pubblicata su Dagbladet, uno dei principali quotidiani norvegesi.

Di Pino Cabras – Megachip.

Quali erano i valori dei ragazzi e delle ragazze norvegesi dell’isola di Utøya, teatro della strage del 22 luglio 2011? I nostri media non ne hanno fatto cenno. Nel pieno del seminario estivo del movimento giovanile laburista Arbeidernes Ungdomsfylking (AUF), il suo leader Eskil Pedersen, il 19 luglio, aveva rilasciato un’intervista all’importante quotidiano «Dagbladet». E cosa leggiamo di così clamoroso in questa intervista? Proprio alla vigilia dell’incontro con il ministro degli esteri di Oslo, il laburista Jonas Gahr Store, quali temi di politica internazionale va a proporre Pedersen? Il giovanissimo politico della sinistra di governo norvegese, in modo inequivocabile, punta tutto su un solo tema: no al dialogo con Israele, sì all’embargo. Vi proponiamo qui di seguito la traduzione dell’intervista.

I lettori potranno così vedere sotto un’ulteriore luce il massacro perpetrato da Anders Behring Breivik, alias ABB, con i suoi complici. Si potranno porre domande fin qui sopite soprattutto se si accenderà poi un’altra luce, quella sul lungo documento di Breivik, che proclama in molti punti una viscerale fedeltà alla causa sionista, e quando si riveleranno i contatti organici di ABB con l'estrema destra sionista europea. L’«anti-islamico» ABB non ha consumato il suo piombo in una moschea. Ha invece sterminato le giovani leve di un'intera nuova classe dirigente sgradita. Lui sarà pazzo. Ma i pazzi come lui spesso sono in mano a manovratori e agenti d’influenza con una visione precisa. Qualunque cosa per adesso si possa pensare, intanto buona lettura.
«Il Dialogo non serve, Jonas!»
Il leader dell’AUF, Eskil Pedersen, ritiene che sia l’ora di misure più forti contro Israele.

Intervista a cura di Alexander Stenerud - dagbladet.no.

Questa settimana circa un migliaio di membri dell’organizzazione dei Giovani Laburisti (AUF) si sono radunati all’isola di Utøya per discutere di temi politici. Giovedì a Utøya verrà Jonas Gahr Store per dibattere di Medio Oriente.

Il ministro degli esteri crede nel dialogo in merito al conflitto tra Israele e Palestina, ma il leader dell’AUF Eskil Pedersen ha un chiaro messaggio per il ministro.

«Ci piace che si parli ma, da come abbiamo visto, Israele non è interessata, e non ha ascoltato nessuna delle rimostranze che le sono state fatte. Il processo di pace è un vicolo cieco, e sebbene il mondo intero strepiti affinché gli israeliani vi si conformino, loro non lo fanno. Noi della Gioventù Laburista vogliamo un embargo economico unilaterale contro Israele da parte norvegese», dichiara Pedersen.

Il leader dei giovani laburisti sostiene che il dialogo non ha più nulla da offrire di fronte a Israele, e ritiene che sia l’ora che si adottino nuovi tipi di misure. Pedersen considera che le autorità israeliane si sono spostate così tanto a destra che risulta impossibile avere alcun colloquio con loro.

«La Norvegia ha poche opportunità di esercitare in qualche modo un’influenza, e non siamo vicini ad alcuna pace in questo conflitto. Semmai il contrario. Israele si è spostata estremamente a destra, il che fa sì che scarseggino i partner dialoganti. Oserei dire che perfino i responsabili della politica estera del Partito del progresso (la formazione conservatrice liberale norvegese, NdT) faticheranno assai per trovare interlocutori in Israele. Non c’è più alcun filo diretto. Quel che intendo dire è che dovremmo parlare con chiunque, ma non possiamo sacrificare i nostri principi e le nostre politiche tanto per parlare».

La Gioventù Laburista è stata a lungo in favore del boicottaggio di Israele, ma la decisione all’ultimo congresso, che richiedeva che la Norvegia imponesse un embargo economico unilaterale del paese, era più netta che in precedenza.

«Riconosco che questa sia una misura drastica, ma ritengo che essa dia una chiara indicazione del fatto che siamo stanchi del comportamento di Israele. Larghe parti del mondo reagiscono in ogni momento, ma Israele non ascolta. Penso che la decisione sia un segno che noi dell’AUF diffidiamo di Israele, semplicemente».



Fonte: http://www.dagbladet.no/2011/07/20/nyheter/politikk/innenriks/auf/17367745.

Traduzione dal norvegese a cura di Padore Eltili.



share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 27/7/2011 21:49
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#438
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Politiche razziste nei supermercati israeliani?

Scritto il 2011-07-29 in News

Ynet. A causa dell'amicizia tra una cassiera ebrea e un arabo (*) addetto agli imballaggi nel negozio a Gush Etzion, gli impiegati palestinesi sono stati costretti a firmate un contratto che vieta loro di rivolgere la parola alle impiegate ebree. Rami Levy, proprietario della catena di negozi, respinge le accuse.



Di Danny Adeno Abebe

L'amicizia tra una cassiera ebrea e un lavoratore arabo addetto agli imballaggi nel supermercato di Gush Etzion è stata la causa del trasferimento di 13 impiegati arabi verso altre filiali sparse nel paese.

Negli ultimi 8 anni, Moussa, residente di al-Khalil (Hebron), ha lavorato come addetta agli imballaggi nel negozio Rami Levy a Gush Etzion.

B., ebrea osservante dell'insediamento israeliano di Kiryat Arba, lavorava nello stesso negozio come cassiera.

Con il trascorrere del tempo, i due sono diventati molto amici, ma hanno preferito mantenere discrezione sul rapporto di amicizia per timore delle reazioni delle rispettive famiglie. Tutto procedeva normalmente fino a che uno smartphone non ha svelato l'amicizia, provocando clamore.

E' iniziato tutto quando Moussa ha chiesto a B. di prestargli circa 1.320 dollari per potersi comprare un iPhone.

B. li ha presi dalla carta di credito del padre - senza chiedere il permesso e senza il consenso dell'uomo - e ha acquistato il telefono.

I due ragazzi si erano accordati, Moussa le avrebbe restituito in contanti una somma pari a 60dollari ogni mese e lei li avrebbe depositati sul conto del padre.

Poi qualcosa è andato storto: una mattina, il padre di B. ha scoperto l'ordine di acquisto fatto con la sua carta di credito e sono iniziate le indagini della banca.

Dopo poco tempo, il padre ha scoperto tutto e si è recato sul posto di lavoro della figlia chiedendo il licenziamento di Moussa, minacciando inoltre di appellarsi ai rabbini per invocare il boicottaggio del negozio.

La direzione del supermercato ha accontentato l'uomo. In pochi giorni tutti i lavoratori arabi della catena di negozi sono stati forzati a firmare un contratto straordinario nel quale si vietava loro di rivolgere la parola alle impiegate ebree. Tredici lavoratori arabi sono stati trasferiti in altre filiali di Rami Levy sparse nel paese.

Moussa è stato licenziato e si è trasferito in Giordania, mentre B. non si è più fatta vedere a lavoro.

Un'impiegata ebrea: gli arabi sono esseri umani. "Abbiamo ricevuto l'ordine inequivocabile di non parlare alle lavoratrici ebree -, ha raccontato ieri uno degli impiegati arabi -. Non possiamo invitare per un caffè, regalare loro dolci o fare una passeggiata in loro compagnia".

Insieme al provvedimento, le cassiere ebree di Gush Etzion sono state ammonite a tenersi sempre distanti dai lavoratori arabi.

"Mi è stato detto di non avvicinarmi", ha riferito una cassiera, la quale, tuttavia, ha ritenuto giustificabile la decisone della direzione. "Dopo aver firmato questo contratto, non ci molesteranno".

Ma una sua collega è di un'altra opinione: "Gli arabi sono esseri umani. Costringerli a non parlare alle donne ebree è un'esagerazione. La cosa mi fa stare male, ma cosa posso fare?"

Rami Levy in persona ha respinto le accuse: "State parlando di un incidente accaduto oltre un mese e mezzo fa. (...) Nessuno è stato licenziato, ad eccezione del ragazzo partito per la Giordana e della ragazza il cui padre non vuole che la figlia lavori più qui.

"Non abbiamo nessuna politica che impedisce agli arabi di parlare alle impiegate ebree. Io sono contro una cosa del genere. Nel negozio di Gush Etzion vi sono impiegati provenienti da ogni settore. Se qualcuno viene costretto a firmare senza che noi ne siamo a conoscenza, allora questo sarà licenziato immediatamente. Tengo a specificare che noi offriamo un servizio a tutti quanti con assoluta dedizione".

(*) Nell'articolo, l'autore usa il termine "arabo" riferendosi a cittadini palestinesi.

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 29/7/2011 20:59
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#439
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
La calata dei Barbari: coloni israeliani incendiano e distruggono terre palestinesi

Scritto il 2011-07-30 in News

Nablus - InfoPal. Ieri, venerdì 29 luglio, coloni israeliani hanno appiccato il fuoco a circa 20 ettari di terreni agricoli a Bourin (Nablus nord). Numerosi alberi di ulivo sono stati distrutti.

Testimoni oculari hanno riferito dell'arrivo dei coloni dall'insediamento illegale di Barkha, molto vicino a Bourin, e subito hanno incendiato ortaggi e frutta dei terreni palestinesi. Il gesto è stato deliberato.

La protezione civile ha incontrato alcune difficoltà nel raggiungere il sito e spegnere l'incendio. Le autorità d'occupazione, infatti, hanno negato agli uomini del pronto intervento palestinese il coordinamento con la parte israeliana.

Sono sorti scontri tra residenti palestinesi e militari israeliani. Questi ultimi hanno risposto lanciando gas lacrimogeni. Sette residenti palestinesi sono rimasti asfissiati.

Stessa dinamica nei fatti del giorno prima, giovedì. Coloni israeliani provenienti dall'insediamento illegale di Itamar hanno appiccato il fuoco a terreni agricoli e alberi d'ulivo nell'area di Nablus. Questa volta è stata presa d'assalto un'area di circa sette ettari nel villaggio di 'Awarta.

La protezione civile è intervenuta per spegnere le fiamme, ma i danni sono ingenti.

La mattina di giovedì, a centinaia i coloni israeliani hanno raggiunto la Tomba di Giuseppe a Nablus, nel nord della Cisgiordania occupata. Qui hanno eseguito rituali talmudici.

"I coloni israeliani sono giunti a bordo di 16 autobus - stando ai racconti dei testimoni oculari - scortati dai mezzi militari dell'esercito d'occupazione".

I palestinesi dei campi profughi di 'Askar e Balata hanno reagito e sono sorti scontri con i militari israeliani.

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 31/7/2011 7:33
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#440
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Israeliani assaltano e dissacrano cimitero a Hebron

Scritto il 2011-07-30 in News

Al-Khalil (Hebron) - Pal-Info. Il cimitero Khirbat Jala, a ovest di Beit Amer, è stato preso d'assalto ieri da israeliani che vi hanno praticato rituali ebraici dissacrando poi le tombe.

Alcuni palestinesi che si trovavano nei paraggi hanno raccontato di israeliani armati giunti nel cimitero islamico, accompagnati da soldati.

"Prima di entrare nel cimitero - sempre secondo le testimonianze - i coloni si sono aggirati in zona con delle mappe, presumibilmente in cerca di pozzi d'acqua".

Ieri ad Hebron, i soldati israeliani hanno arrestato tre cittadini palestinesi: Faraj Hussain Jabaren, di adh-Dhahariyah, 'Atef Taha Abu Sninah e Najla Mohammed residenti a sud della provincia.

(Foto: Pal-Info)

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 31/7/2011 7:34
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#441
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Sulle spiagge non frequentate da arabi: campagna estiva rivolta alle donne ebree

Scritto il 2011-08-12 in News

Al-Quds (Gerusalemme) - Ma'an. Una campagna rivolta alle giovani ragazze ebree è stata lanciata da un'organizzazione ebraica quest'estate: "Sorveglianza sulle spiagge" è il nome dell'iniziativa esposta sul sito della radio israeliana.

La campagna prevede dei sopralluoghi sulle spiagge israeliane, soffermandosi con le ragazze ebree, chiedendo loro di non frequentare giovani arabi, quindi di non rivolgere loro la parola e di non accettare di uscire insieme.

Presto, sul sito saranno caricati alcuni video, risalenti agli anni '80, nei quali un rabbino lanciava lo stesso appello, non solo alle ragazze, ma anche ai ragazzi ebrei. L'invito era quello di non frequentare arabi e in generale i non ebrei.

Tra le varie ragioni adottate per giustificare l'iniziativa, vi sono le numerose telefonate ricevute da familiari di ragazze ebree che stringono un'amicizia con giovani arabi. Nel corso delle telefonate, i familiari avevano confidato di temere che il rapporto potesse crescere ulteriormente.

Tuttavia, tra le altre, vi è anche l'esigenza di preservare elementi e religiosità ebraica.

Alcune donne ebree avevano raccontato che la vicinanza di arabi in spiaggia le faceva sentire a disagio.

(Nella foto: "Ai tempi dell'Apartheid in Sudafrica", un cartello indicava l'uso della spiaggia riservato esclusivamente ai bianchi).

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 16/8/2011 13:55
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#442
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
BAGHDAD – Un giornalista americano ha rivelato il programma d’Israele per trasferire alcune delle sue colonie in Iraq ed iniziare la costruzione di colonie abusive sotto la supervisione degli USA.
Secondo l’agenzia studentesca iraniana ISNA, il giornalista statunitense Madison, nel suo rapporto ha ribadito che Israele mira a prendere in mano il controllo di alcune zone dell’Iraq per realizzare il sogno del grande Israele dal Nilo all’Eufrate. Secondo il sito iraqeno Al-Mohit questo rapporto consiste in informazioni mai pubblicate inerenti ai programmi di Israele per il trasferimento dei curdi ebrei dai territori occupati della Palestina alla città di Mosul ed alla regione di Ninive con il pretesto del pellegrinaggio religioso.
Il giornalista spiega che dal 2003, dopo l’invasione dell’Iraq ad opera degli Stati Uniti, gli ebrei hanno cominciato a comprare terreni in questa zona che considerano loro eredita` storica ebraica.
Il rapporto aggiunge che il Mossad, la spaventosa agenzia di spionaggio israeliana, ha condotto con la complicità di paramilitari curdi attacchi contro i cristiani caldei d’Iraq in zone come Mosul, Arbil, Hamdaniah, Tal Osghof, Ghara Ghush addossando la colpa di tali attacchi ad Al-Qaeda costringendo così a migrare i cristiani che abitavano quelle regioni.

http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/95575-mo-israele-costruisce-insediamenti-illegali-ma-questa-volta-in-iraq
Inviato il: 17/8/2011 19:22
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
Re: Civiltà Ebraica
#443
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 17/8/2007
Da perugia
Messaggi: 1802
Offline
ciao edo, ad aprile a Perugia c'era il festival del giornalismo e il giorno stesso che venne data la notizia della morte di Arrigoni ero ad un evento che aveva come oggetto l'informazione mediorientale nei media occidentali.
C'era un moderatore italiano, un giornalista irakeno di Al Jazeera e una giornalista di Betlemme araba che si era sentita male dopo aver appreso della morte di Vittorio Arrigoni.
Finite le interviste mi dilungai a chiacchierare privatamente con la giornalista di Betlemme della morte di Arrigoni(io lo seppi lì, lei era stupita che conoscessi il suo blog, tra l'altro avevo con me il libro "Identità palestinese" dove mi scrisse la sua mail..) ma mi urgeva fare una sola domanda al giornalista irakeno:
"E' vero che israeliani stanno comprando grossi apezzamenti di terreno inella regione Kurda in Iraq"
La risposta fu immediata quanto banale:
"Si non solo stanno comprando terreni ma stanno investendo capitali di una certa importanza a Kirkuk dove ci sono le riserve di petrolio più grandi dell'Iraq".

Qui di seguito due link sulla situazione in Kurdistan:

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5566&mode=thread&order=0&thold=0

http://www.cesi-italia.org/dettaglio.php?id_news=734
_________________
“Se un ebreo ortodosso mi considera "immondo" o mi saluta per primo per non dover essere costretto a rispondere al mio saluto, la cosa non preoccupa più di tanto.” (John)
9/11 anomalies
Inviato il: 23/8/2011 12:06
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  Fabyan
      Fabyan
Re: Civiltà Ebraica
#444
Mi sento vacillare
Iscritto il: 29/7/2008
Da nowhere
Messaggi: 671
Offline
Neocon statunitensi e Likud israeliani ed il loro rapporto di stretta dipendenza
:::: Fabrizio di Ernesto, Francesco Brunello Zanitti :::: 31 agosto, 2011 ::::

Fonte: ASI – Agenzia Stampa Italia

(ASI) Abbiamo incontrato Francesco Brunello Zanitti giovane, ma molto preparato, saggista che di recente per i tipi delle Edizioni del Veltro, per conto dell’Isag, ha pubblicato il volume Progetti di egemonia. Neoconservatori statunitensi e neorevisionisti israeliani a confronto. Ne abbiamo approfittato per parlare del suo libro e per fare il punto sulla politica militare mondiale ed il ruolo di Usa ed Israele sullo scenario globale.

[...]

Perché la lobby ebraica è così potente a Washington?

Il sostegno statunitense nei confronti d’Israele non si spiega solamente in termini di strategia geopolitica. Lo Stato ebraico si trova naturalmente in una posizione fondamentale nel Vicino Oriente e nel Mediterraneo e gli interessi statunitensi nella regione sono collegati alla sicurezza d’Israele. Molto spesso, inoltre, il legame tra i due paesi è stato giustificato in base a criteri di carattere morale e religioso: negli Stati Uniti si sente sovente parlare di Israele come unica democrazia della regione, dunque da difendere per i suoi caratteri similari agli ideali statunitensi; oppure che gli ebrei hanno tanto sofferto nel passato e quindi devono essere difesi dagli attacchi contemporanei; infine, si utilizza la religione e la Bibbia, in un paese ancora profondamente sensibile ai temi religiosi, per spiegare il diritto riservato al popolo ebraico di difendere il proprio Stato, erede diretto dell’antico Regno d’Israele biblico. In realtà, penso che tutte queste motivazioni, tranne quella legata alla strategia geopolitica, siano sovente utilizzate retoricamente ed enfatizzate in particolare da gruppi politici come quello neoconservatore, in modo da giustificare determinate politiche altrimenti difficilmente realizzabili. Come ricorda nella sua domanda, esiste, infatti, una potente lobby filo-israeliana a Washington, la quale influenza direttamente la politica estera statunitense in Vicino Oriente. I suoi intenti hanno avuto buon fine a seconda dei periodi storici e in base alla positività o meno delle relazioni israelo-statunitensi. La lobby rappresenta una serie di individui e organismi molto potenti per i mezzi economici a disposizione, i quali controllano numerosi mezzi di comunicazione, tv, radio, giornali, periodici, circoli universitari e sono organizzatori di numerose conferenze e think tank. La mia opinione è che non si tratti di una società segreta che controlli interamente la politica statunitense. Essa pubblicizza la propria azione nel paese, basta consultare il sito ufficiale dell’AIPAC (The American Israel Public Affairs Committee) o quello dell’American Jewish Committee. Non ritengo che la poltica nordamericana sia influenzata solamente da questa lobby, poiché esistono, infatti, numerosi altri gruppi di pressione che influenzano l’amministrazione degli Stati Uniti; quella pro-israeliana è comunque una delle più potenti e ha sovente messo in difficoltà le amministrazioni del paese, sia repubblicane che democratiche. Durante l’ascesa neoconservatrice l’influenza della lobby si è fatta sentire decisamente. Bisogna considerare, inoltre, che la comunità ebraica più numerosa, dopo quella d’Israele, si trova negli Stati Uniti. Il problema dell’intera questione deriva dal fatto che non si può parlare apertamente della lobby israeliana e delle potenziali conseguenze negative derivate dalla sua eccessiva influenza nella politica statunitense, poiché si è incolpati di antisemitismo o di sostenere posizioni contrari all’esistenza di Israele. Come dimostro nel mio libro, è la stessa retorica accusa adottata costantemente da neocons e neorevisionisti per chiunque critichi le azioni violente di Israele, utilizzata per evitare il dibattito e il dialogo aperto.[...]

Continua su: http://www.eurasia-rivista.org/neocon-statunitensi-e-likud-israeliani-ed-il-loro-rapporto-di-stretta-dipendenza/10955/
_________________
Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso... E pubblica il falso. (Mark Twain)
Inviato il: 31/8/2011 20:18
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  Luxio
      Luxio
Re: Civiltà Ebraica
#445
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 26/5/2010
Da Ostrava
Messaggi: 240
Offline
La Turchia ha espulso l'ambasciatore isrealiano e ha sospeso tutti gli accordi militari in seguito al rifiuto di Israele di scusarsi per quanto successo sulla nave Mavi Marmara l'anno scorso.

http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-14762475
_________________
Non possiamo separare i nostri pregi dai nostri difetti, essi sono collegati come la forza e la materia. Se li separiamo, l'uomo sparisce.
Nikola Tesla
Inviato il: 2/9/2011 22:01
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#446
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Asili e scuole dell'Apartheid in Israele

Scritto il 2011-09-02 in News

Tell er-Rabi' (Tel Aviv) - Imemc. La municipalità di Tell er-Rabi' (Tel Aviv) è l'ultima delle decine di province nel paese a imporre ai bambini la frequenza di scuole dell'Apartheid, in base, cioè, a "razza" e nazionalità.

Quattro nuovi asilo nido sono stati aperti quest'anno nel quartiere di Bitzaron, a Tel Aviv. In esse, i bimbi saranno separati in base al documento d'identità di cui sono titolari, cioè, se il documento è israeliano o straniero.

Tuttavia, negli ultimi anni, le scuole di diverse province hanno imposto agli studenti di studiare separatamente nelle scuole in base a nazionalità, religione ed etnia. Espressamente, alcune scuole hanno escluso gli africani, sebbene molti di essi in Israele siano ebrei. La questione delle scuole dell'Apartheid è una delle tante sollevate dagli attivisti in tutto il mondo i quali le definiscono "pratiche dell'Apartheid" - similmente a quanto veniva praticato nel sistema razziale del Sudafrica fino al 1994.

Un procuratore del servizio di assistenza telefonica rivolto a lavoratori immigrati ha riferito al quotidiano israeliano "Haaretz" che queste scuole violano la legge israeliana, aggiungendo: "Se i bambini vengono separati nelle scuole in base alla prorpia nazionalità o per aver chiesto asilo, allora è illegale.

"La legge sull'educazione obbligatoria si applica a chiunque e l'iscrizione agli asilo nido e alle scuole non dovrebbe procedere sui criteri di nazionalità, religione, razza o status legale".

Alcuni genitori hanno lamentato l'esistenza di questa politica della segregazione nella provincia. Anat Ben-Moshe ha dichiarato al corrispondente di "Haaretz": "Quando ho chiesto perché non lasciano studiare insieme i bambini, mi è stato risposto che 'quando la maggioranza è straniera, sorgono problemi con i genitori'. Ma in qualità di genitore adesso mi tocca spiegare questa separazione a mia figlia, il che sembra essere più problematico".

In Israele vigono oltre trenta leggi per la separazione della popolazione sulla base di razza e religione e tutti gli israeliani ricevono una carta d'identità nella quale si può leggere la definizione "ebreo", "arabo" o altro.

Le autorità israeliane continueranno a praticare la separazione della propria popolazione al fine di assicurare che "resti intatto il carattere ebraico".

I nuovi asilo nido dell'Apartheid a Tel Aviv non includono i palestinesi con cittadinanza israeliana. Da sempre infatti, questi palestinesi hanno frequentato scuole separate da quelle degli ebrei israeliani.

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 4/9/2011 9:58
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#447
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Armati di mitra e spranghe, coloni israeliani attaccano proprietà palestinesi

Scritto il 2011-09-13 in News

Ramallah - InfoPal. Ieri mattina, decine di coloni israeliani hanno preso d'assalto e danneggiato proprietà palestinesi nella Cisgiordania occupata. Due automobili palestinesi sono state date alle fiamme, alberi sono stati sradicati.

Erano armati di mitra e spranghe i coloni israeliani quando hanno attaccato la casa di Sahil Kana'an, a Barqah (Nablus), incendiando all'esterno le due automobili di proprietà della famiglia.

Ad Halhoul (al-Khalil/Hebron) i coloni israeliani hanno sradicato 176 alberelli di uva.

A Shaykh Jarrah (al-Quds/Gerusalemme), i coloni hanno appiccato il fuoco a una tenda allestita dai residenti palestinesi sfollati, la quale funge da luogo di protesta contro le espulsione coatte delle forze d'occupazione israeliane. Tutto è stato distrutto al loro interno.

Taisiyr Khaled, membro del comitato esecutivo dell'Organizzazione di liberazione della Palestina (Olp), ha avvertito delle conseguenze devastanti attese a breve, in concomitanza con l'appuntamento presso l'Onu, per votare il riconoscimento dello Stato palestinese tra i membri della comunità internazionale.

(Nella foto: coloni israeliani armati)

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 13/9/2011 19:07
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#448
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Cisgiordania, inarrestabili le violenze di gang di coloni e soldati contro i palestinesi

Scritto il 2011-09-19 in News

Cisgiordania - Pal-Info, InfoPal. Fonti d'informazione israeliane con il quotidiano "Yedioth Ahronoth" hanno riportato una notizia che dà luogo a inquietanti scenari per i prossimi giorni.

"I coloni israeliani stanno organizzando marce e manifestazioni di ampia portata domani, martedì 20 settembre, contro i cittadini palestinesi nella Cisgiordania occupata".

Annunciando questi eventi, i coloni hanno fatto sapere di essere pronti ad aprire il fuoco contro i palestinesi nel caso di minaccia o qualora dovessero avvicinarsi alle colonie.

Alla marcia hanno dato il titolo "Per il controllo di terra palestinese" e hanno pianificato di raggiungere le sedi dell'esercito israeliano, mentre altre marce sono attese a Tell er-Rabi' (Tel Aviv) - quest'ultima indetta dagli estremisti di destra israeliani - e presso altre colonie israeliane come Betel (al-Quds/Gerusalemme), Kiriyat Arba' e Har Manoach (al-Khalil/Hebron).

"Porteremo la lotta all'interno delle aree dell'Autorità palestinese (Anp)", hanno affermato alcuni esponenti dei coloni israeliani, ufficializzando l'intenzione di rispondere all'iniziativa palestinese per il voto alle Nazioni Unite.

Un gruppo di estremisti tra i coloni, auto-definitosi "i giovani delle colline", guidati da Meir Bartel minaccia "l'annessione totale di terra in risposta al voto all'Onu".

"Organizzeremo manifestazioni di protesta per dimostrare che questa terra appartiene al popolo di Israele".

Parallelamente a queste notizie - preludio di una cronaca fitta di incidenti e previsioni di fatti di violenza - lo scorso fine settimana è stato segnato da continui atti di violenza dei coloni contro la popolazione palestinese occupata.

La settimana è iniziata con altrettante storie di violenza dei coloni israeliani.

Questa mattina, a Bourin, (Nablus) coloni armati hanno aperto il fuoco contro l'abitazione del palestinese Sa'id an-Najjar. Non si riportano feriti, ma danni all'edificio.

"Nel villaggio di 'Awarta, una quindicina di coloni - stando al racconto di testimoni oculari - hanno tentato di invadere la comunità palestinese, per essere respinti dai residenti".

Ghassan Douglas, responsabile Anp per il monitoraggio delle attività coloniali nel nord della Cisgiordania occupata, ha confermato questi ultimi fatti di cronaca, affermando che "l'aumento nella frequenza di questi attacchi è dovuto al fatto che i coloni dispongono di armi consegnate loro dall'esercito d'occupazione israeliano".

Proprio a Nablus, le scorse settimane erano stati formati alcuni gruppi di volontari per fornire un servizio di controllo e protezione agli ingressi delle comunità palestinesi.

Similmente a quell'iniziativa, anche ad Hebron oggi è stata creata una sala operativa straordinaria composta da giovani volontari, internazionali, ma anche avvocati e giornalisti.
'Isa 'Amr, coordinatore del gruppo di giovani contro gli insediamenti israeliani ha fatto sapere che questo organo opererà in tutta la zona di Hebron, non essendoci qui un'area meno vulnerabile delle altre agli attacchi dei coloni israeliani.

Hebron, infatti, è circondata completamente da insediamenti e avamposti coloniali israeliani, mentre il centro cittadino è un luogo fantasma abitato da entrambi: palestinesi ai piani inferiori e coloni israeliani su quelli superiori.

Dal monitoraggio, si passerà al trasferimento di testimonianze degli abusi dei coloni a gruppi per i diritti umani internazionali.

Domenica mattina, gruppi di ebrei scortati da militari e poliziotti israeliani sono entrati da porta al-Mughrabi, a Gerusalemme, disposti in file fino a raggiungere la moschea di al-Aqsa.

Nessuno crede alla notizia della propaganda israeliana secondo la quale "si è trattato di una visita nell'ambito di un programma turistico rivolto a ebrei dall'estero". Le fonti palestinesi hanno così commentato: "Tra di essi si celano i coloni pronti a creare scompiglio tra la comunità palestinese gerosolimitana".

Dal governo della Striscia di Gaza è stata chiesta l'immediata formazione di un gruppo per il controllo e la protezione dell'area sacra.

Sempre domenica, il giovane palestinese Ahmed 'Abdel Fattah è stato investito deliberatamente da un colono. E' accaduto nell'area di Salfit, da dove proviene la vittima (villaggio di Jima'een). Fonti medico-ospedaliere hanno fatto sapere che le condizioni di 'Abdel Fattah sono stabili, ma che il ragazzo non è fuori pericolo di vita.

Nell'arco di poche ore, un episodio simile è accaduto a sud della Cisgiordania occupata ai danni di Mahmoud 'Adwah Sabarnah, 36enne che si recava nella fabbrica di pietre dove lavora. Sulla strada principale di Beit Ummar (Hebron Nord) l'uomo è stato preso a sassi dai coloni, ha riportato contusioni su tutto il corpo ed è stato soccorro d'urgenza all'ospedale statale provinciale.

Sabato sera, un gruppo di coloni israeliani appostati sulla strada per Yanoun, dove erano stazionati anche i militari dell'esercito, hanno fermato e rapito un palestinese che viaggiava sulla propria automobile.

Il cittadino palestinese, residente nel villaggio di 'Aqarbah (Nablus Sud), è stato costretto a scendere dall'abitacolo dell'auto ed è stato portato via dai coloni verso una località sconosciuta.

La famiglia del palestinese scomparso ha rilasciato parole di condanna per l'inerzia dei soldati israeliani considerati "responsabili per la vita del proprio familiare".

L'area di Nablus è stata presa d'assalto in maniera massiccia e particolarmente preoccupante, nelle ultime settimane: moschee incendiate, slogan razzisti e intimidatori rivolti ai cittadini palestinesi, e continue aggressioni a persone e proprietà.

Tutto questo avviene nell'ambito della campagna di vendetta preannunciata dai coloni israeliani per la decisione dell'Autorità palestinese di chiedere alle Nazioni Unite il riconoscimento internazionale dello Stato palestinese.

Sempre sabato, nell'area di Jenin, terreni palestinesi coltivati sono stati incendiati nel villaggio di Seelat ad-Dhaher.
Testimoni oculari hanno riferito dell'arrivo nei campi palestinesi di 15 coloni israeliani scortati dai militari.
"Hanno gettato materiale incendiario sui raccolti e, immediatamente, le fiamme si sono propagate sui campi di grano.
Poco dopo l'azione, sono giunti sul posto i vigili del fuoco che hanno tentato di spegnere le fiamme già molto estese".

Nella stessa area, il giorno prima alcuni coloni avevano tentato di rapire un giovane pastore palestinese che era riuscito a mettersi in salvo scappando via.

Sono i coloni israeliani che, dal 2005, anno in cui l'insediamento israeliano di Homesh fu evacuato, tentano con frequenza di farvi ritorno.

http://www.palestine-info.info/ar/default.aspx?xyz=U6Qq7k%2bcOd87MDI46m9rUxJEpMO%2bi1s7NtrV1a4W3g3nOPCeG%2fv%2bI9PeEHWXb4OvkvF19bzOZTygn4ZlFuZzOlRMXMgTt82GuvNOA2lxPF1WsKLR4oe6%2fLkuhZncKj8A4GWF2vRBqrw%3d

http://www.palestine-info.co.uk/en/default.aspx?xyz=U6Qq7k%2bcOd87MDI46m9rUxJEpMO%2bi1s7jkeC2mQOAJ2r1rycoAMy%2bvLJiG8OOAtsiXhbWD69TULR6VrM%2bqD4tsj3970eDVmEqOX%2bqtp27c1gid3ue4AO5wLuynK5o%2fW23bisfs%2fY%2bbU%3d

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 20/9/2011 8:14
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#449
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
Violazioni israeliane del diritto alla vita e alla libertà a Gerusalemme

Scritto il 2011-09-22 in News

Al-Quds (Gerusalemme) - InfoPal. Un centro palestinese per i diritti umani ha accusato le autorità israeliane di aver intensificato le aggressioni contro il diritto alla vita dei cittadini di al-Quds (Gerusalemme) citando l'uccisione da parte dei soldati d'occupazione di due ragazzi del campo profughi di Qalandiya, all'inizio del mese scorso.

Un altro cittadino palestinese è stato investito intenzionalmente da una pattuglia militare israeliana mentre si recava a lavoro, di notte, nella città di Sur Baher.

L'unità di ricerca e documentazione del centro "al-Quds per i diritti socio-economici" ha denunciato, in un rapporto, le violazioni israeliane del mese scorso.

Nel documento pubblicato ieri, si afferma che "ad agosto scorso si è assistito a un'escalation delle violazioni del diritto di libertà religiosa e del diritto di celebrare i riti religiosi. Le violazioni si sono registrate in concomitanza con il mese santo di Ramadan attraverso le limitazioni di accesso alla città di Gerusalemme e alla moschea di Al-Aqsa, mentre le autorità d'occupazione israeliane hanno approvato la costruzione di nuove unità abitative negli insediamenti su terra palestinese, hanno demolito abitazioni palestinesi, e hanno ripetutamente tentato di confiscare proprietà palestinesi.

"Inoltre, sono stati numerosi gli abusi commessi sia dai civili che dagli agenti delle forze di sicurezza israeliani nei confronti dei cittadini di Gerusalemme, c'è stata un'intensificazione delle operazioni di ebraicizzazione della città Santa, arresti e aggressioni nei confronti dei palestinesi, soprattutto verso i bambini".

Il rapporto ha anche documentato l'uccisione di tre cittadini nel mese di agosto, due operazioni delle quali sono state condotte durante l'irruzione dell'esercito israeliano nel campo profughi di Qalandiya. Il terzo palestinese è stato investito volontariamente da una pattuglia delle guardie di frontiera.

Il documento ha anche rilevato che "nel mese preso in esame, l'amministrazione municipale ha condotto demolizioni, violando la proprietà palestinese, privandoli del diritto alla casa".

A tal proposito, è stato ricordato il caso di Majid ar-Rajabi, la cui casa ad al-Baqa'ah è stata demolita dai bulldozer di Israele con il pretesto di "mancata licenza".

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 22/9/2011 21:41
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
  •  edo
      edo
Re: Civiltà Ebraica
#450
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 9/2/2006
Da casa
Messaggi: 4529
Offline
SARANNO AFFILIATI A AL-QUEDA ANCHE QUESTI TERRORISTI ??


'Echidnas' israeliane tra i coloni si addestrano all'uso di armi contro i palestinesi

Scritto il 2011-09-24 in News

An-Nasira (Nazareth) - InfoPal. Fonti israeliane hanno rivelato che "alcune donne dell'insediamento di Gush Etzion, vicino a Betlemme (Cisgiordania Sud) hanno iniziato un corso di addestramento per l'uso di armi da fuoco (fucili d'assalto) in preparazione ad affrontare potenziali scontri con i manifestanti palestinesi.

Pubblicando alcune fotografie che ritraggono momenti dell'addestramento, "Maariv" online ha riportato la notizia specificando che le donne si radunano con questo obiettivo e stanno apprendendo come maneggiare e fare uso di M-16 e pistole.

Già fonti d'informazioni a altre dell'Intelligence israeliana avevano reso noto nelle scorse settimane: "tra i coloni in Cisgiordania esistono cellule terroristiche israeliane".

(Altre foto su: Youm7)

* Echidna: (La vipera). Mostro, donna nella parte superiore e serpente nella parte inferiore

share Condividi:
del.icio.us digg feedmelinks Furl LinkaGoGo Ma.gnolia Reddit

© Agenzia stampa Infopal
E' permessa la riproduzione previa citazione della fonte "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it"
Inviato il: 25/9/2011 9:32
Crea PDF dal messaggio Stampa
Vai all'inizio
 Vai all'inizio   Discussione precedente   Discussione successiva
<1...12131415161718...21>

 


 Non puoi inviare messaggi.
 Puoi vedere le discussioni.
 Non puoi rispondere.
 Non puoi modificare.
 Non puoi cancellare.
 Non puoi aggiungere sondaggi.
 Non puoi votare.
 Non puoi allegare files.
 Non puoi inviare messaggi senza approvazione.

Powered by XOOPS 2.0 © 2001-2003 The XOOPS Project
Sponsor: Vorresti creare un sito web? Prova adesso con EditArea.   In cooperazione con Amazon.it   theme design: PHP-PROXIMA