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  Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga

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Autore Discussione
Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#1
Mi sento vacillare
Iscritto il: 2/6/2004
Da MMMMMMonza
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Oggi a pag. 17 del Corriere della Sera compare un'intervista di Aldo Cazzullo sul Caso Moro: tante le perle
1) Chi sparò a Moro
2) I protettori occulti delle BR
3) Il ruolo di Pieczenick
4) La vedova di uno degli agenti di via Fani che minacciò di darsi fuoco
5) Chi era Igor Markevich

Se domani compare sul sito, lo metto on line, altrimenti me tocca scannerizza'

Saludos
Kolza
Inviato il: 14/11/2007 23:39
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  •  blackbart
      blackbart
Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#2
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 13/10/2007
Da
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Inviato il: 14/11/2007 23:52
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  •  francesco7
      francesco7
Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#3
Mi sento vacillare
Iscritto il: 25/5/2006
Da Tarentum
Messaggi: 886
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Citazione:

Kolza ha scritto:
Oggi a pag. 17 del Corriere della Sera compare un'intervista di Aldo Cazzullo sul Caso Moro: tante le perle
1) Chi sparò a Moro
2) I protettori occulti delle BR
3) Il ruolo di Pieczenick
4) La vedova di uno degli agenti di via Fani che minacciò di darsi fuoco
5) Chi era Igor Markevich

Se domani compare sul sito, lo metto on line, altrimenti me tocca scannerizza'

Saludos
Kolza


Ciao Kolza. Immagino ti riferissi a questo articolo.. <<I comunisti sapevano dov'era la prigione di Moro>>.
Erano stati informati dalla CIA?
Cossiga dixit: <<Andreotti non dice bugie...>>.
<<Buscetta si stupì che la Dc, data la sua nota vicinanza alla mafia, non se ne sia servita. Un deputato calabrese, di cui davvero non ricordo il nome, mi mandò un emissario per propormi di contattarla. La stessa offerta mi fu avanzata da un cardinale...>>
Inviato il: 15/11/2007 10:09
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  •  Infettato
      Infettato
Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#4
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 23/11/2006
Da Roma
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Però che tempismo il Cossiga, i tempi richiedevano la ciliegina sulla
torta.
Inviato il: 15/11/2007 11:36
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Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#5
Mi sento vacillare
Iscritto il: 2/6/2004
Da MMMMMMonza
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Personalmente non conosco le ragioni di cotanta verbosità... già qualche settimana addietro Cossiga si profuse nella rivelazione di qualche aneddoto sul cugino Enrico Berlinguer, senza però parlare dell'attentato subito da quest'ultimo in Bulgaria... Ovviamente i figli di Berlinguer (Bianca in testa) lo massacrarono...
Tuttavia, rivedendo le ultime immagini, penso che Cossiga preferisca non portare alcuni segreti nella tomba, rilasciando mezze verità riabilitative...

Kolza

Sezione: varie - Pagina: 017
(14 novembre, 2007) - Corriere della Sera
politica. intervista a Cossiga
«Il caso Moro e i comunisti In mille sapevano dov' era»
«Gallinari mi disse: non avete idea dei nostri protettori» "Craxi voleva Dalla Chiesa ministro"
Presidente Cossiga, lei ha vissuto e raccontato molta parte della vita pubblica italiana, ma sul caso Moro le si rimprovera una certa reticenza. «Sul caso Moro sono state scritte sciocchezze che è tempo di smentire. Le dirò tutto quello che so, e tutte le idee che mi sono fatto. Moro non fu perduto dagli americani, né dalla P2. Semmai, dai comunisti. Prospero Gallinari mi disse, e io gli credo, che i dirigenti dei sindacati delle fabbriche sapevano dove stavano i brigatisti. Nessuno di loro ha parlato, tranne uno, Guido Rossa; e l' hanno ammazzato. Secondo Gallinari, erano mille i militanti di sinistra a conoscere la prigione di Moro. Nessuno ha parlato, tranne uno, lo studente dell' autonomia bolognese che attraverso Clò e Prodi ci indicò il covo di Moretti. I comunisti, e più ancora il Kgb, hanno alimentato la leggenda nera della P2; ma i piduisti che facevano parte del comitato di crisi al Viminale erano tutti protetti di Moro. E filoamericani. Del resto, l' unico suggerimento che mi venne dagli americani fu di aprire la trattativa con le Br. Per farle venire allo scoperto». Mille? Crede anche a questo? «Sì. Certo non Berlinguer e Pecchioli, non i vertici del partito. Gallinari mi disse che avevamo sbagliato tutto, che non avevamo idea di quanti fossero i protettori dei brigatisti. Ricordo le sue parole: "Se facessi un nome in particolare, lei presidente cadrebbe svenuto. Voi cercavate Moro in una casa isolata, ordinavate perquisizioni ai corpi speciali, ma avreste dovuto affidarvi ai vigili urbani. Noi tenevamo Moro in un condominio, uscivamo a fare la spesa". È così». Come entrano in scena gli americani? «Fui io a chiedere il loro aiuto. Contattai personalmente la Cia e indirettamente l' Fbi. Ma non ottenni nulla: l' amministrazione Carter aveva vietato alla Cia di collaborare con servizi stranieri su fatti di terrorismo, a meno che non fosse in gioco la sicurezza nazionale. E la valutazione fu che il caso Moro non fosse tra questi. Mi rivolsi anche all' ufficio sicurezza della Nato, per sapere se il Patto atlantico corresse pericoli per i segreti che Moro poteva rivelare». Gladio? «Certo. Moro era stato il fondatore di Gladio, insieme con Mattei e Taviani, e aveva voluto che ne fossi responsabile io, come sottosegretario alla Difesa. Ma di Gladio sapevano tutto sia il Kgb sia la Stasi, come ha riconosciuto il suo leggendario capo Wolf. Taviani ne aveva informato anche Longo. Quando sfiorai l' argomento con Pecchioli, lui mostrò di non sapere nulla; e ancora non mi è chiaro se fosse sincero, o se Longo - militare di formazione sovietica, generale dell' Armata Rossa, comandante in Spagna e nella Resistenza - non avesse mai avvertito i compagni. Fatto sta che la Nato rispose no: Moro non era depositario di alcun segreto pericoloso. Tornai alla carica con il dipartimento di Stato, dove esisteva un' unità antiterrorismo. Mi mandarono il numero 2, Steve Pieczenick: professore di scienza dei conflitti, grande psichiatra. Ora scrive romanzi». Come si mosse Pieczenick? «Arrivò in incognito, via Parigi, né noi demmo la notizia. Fu preso in carico dai servizi, che lo alloggiarono in una casa sicura; ma lui si scocciò subito, e dovemmo ospitarlo in un magnifico albergo, opportunamente vigilato. Pieczenick parlava solo con me. E subito mi disse che avevamo commesso un grave errore a escludere la trattativa. Anzi, sarebbe stato bene annunciare il contrario, e cominciare sul serio a trattare, per stanare i brigatisti. Gli risposi che, se l' avessimo fatto, l' Italia intera ci avrebbe creduti pronti a cedere. Ed è vero quanto racconta Andreotti, che una vedova di via Fani minacciò di darsi fuoco se avessimo trattato con le Br». Giovanni Moro sostiene che sua madre telefonò alla moglie del caposcorta, il maresciallo Leonardi, e lei assicurò che nessuna vedova di via Fani aveva minacciato di darsi fuoco. «Andreotti non dice bugie. I rapporti con la famiglia Moro furono tesi fin dall' inizio. Per riguardo alla famiglia, mentii sul cerotto che Moro aveva sulla testa nella prima fotografia da prigioniero, e dissi che l' avevano ferito i terroristi. Ma il medico mi aveva spiegato che aveva preso un colpo la sera prima, frapponendosi in un litigio tra la moglie e la figlia». È vero che era stato Moro a volerla al Viminale? «Ero stato il suo ministro dell' Interno. Dopo le elezioni del ' 76, "quelli là", come Moro chiamava Zaccagnini e la banda dei quattro capitanata da Pisanu e Bodrato, lo estromisero da Palazzo Chigi. Allora Moro chiese la presidenza della Camera, ma "quelli là" gli dissero che a Montecitorio sarebbe andato un comunista». Moro e Zaccagnini non avevano buoni rapporti? «Per nulla. Ma peggiore era il rapporto con Andreotti, che Moro disprezzava. Quando Giulio ebbe l' incarico, Moro mi vide a Palazzo Chigi e sussurrò, per non farsi sentire: "Che non ti salti in mente di rinunciare agli Interni. È la garanzia della tua sicurezza, e anche della mia"». Moro temeva per la sua vita? «No. Io andavo da lui una volta la settimana. Andai nell' ufficio di via Savoia anche la sera prima che lo rapissero. Moro non aveva alcuna paura, al punto che disse a me: "Francesco, stai attento. Fai un lavoro pericoloso. E hai moglie e figli. Sei ben protetto?". Quando scesi in strada, vidi i suoi agenti di scorta che prendevano in giro i miei, battendo sulla lamiera dell' auto blindata: "Ma come ve ne andate in giro?". Può immaginare come mi sentii il giorno dopo». Al Viminale si riuniva un comitato di crisi pieno di piduisti. «Chi può pensare che il direttore del Sismi Santovito, il direttore del Sisde Grassini, raccomandato e grande amico di Tina Anselmi, il prefetto Pelosi, il segretario generale della Farnesina Malfatti, imposto personalmente da Moro, il direttore generale della Bnl Ferrari, tutti uomini di sua assoluta fiducia, oltre che filoamericani, potessero volere Moro morto? La P2 è una cosa seria, una loggia massonica che risale all' unità d' Italia, ricostruita dagli americani in funzione anticomunista. Ma il mito oscuro della P2 fu creato dal Kgb. Che così distrusse ancora una volta i nostri servizi, dopo la fuga di notizie sul piano Solo». Durante i 55 giorni, la mafia fu coinvolta? Perché Buscetta ebbe l' impressione che non si volesse salvare Moro? «Buscetta si stupì che la Dc, data la sua nota vicinanza alla mafia, non se ne sia servita. Un deputato calabrese, di cui davvero non ricordo il nome, mi mandò un emissario per propormi di contattarla. La stessa offerta mi fu avanzata da un cardinale. Opposi un netto rifiuto. Ma non escludo che altri possano aver tentato quella strada». E la banda della Magliana? «Quando arrivò il comunicato secondo cui il cadavere di Moro giaceva nel lago della Duchessa, lo feci esaminare dai periti dei carabinieri, della polizia e della procura. Tutti dissero che era autentico. In seguito fu attribuito a Chichiarelli, falsario legato alla banda della Magliana. In ogni caso, del comunicato viene data una lettura capovolta». Non servì a preparare il terreno all' assassinio? «No. Era una mossa per salvarlo. Infatti da quel momento crebbero la commozione e la paura per la sua sorte. Le Br lo uccisero senza accorgersi che avevano vinto. Alla direzione in cui Fanfani avrebbe chiesto di riunire il consiglio nazionale per aprire la trattativa, io andai con la lettera di dimissioni: il ministro dell' intransigenza non poteva essere il ministro della trattativa. Già da giorni la Dc aveva cominciato a cedere». «Liberate Moro senza condizioni»: fu Andreotti a suggerire al Papa quella formula? «Ma quando mai. Ad Andreotti non sarebbe mai passato per la testa di dire a Montini quel che doveva fare. Era Montini a guidare Andreotti, fin da quando nel ' 48 indicò lui - e non Moro - a De Gasperi come braccio destro». Possibile che dai servizi non venisse nulla di utile? «Avevamo da poco adottato la riforma dei servizi, da sempre impostati sullo spionaggio in funzione anticomunista, e non sull' antiterrorismo. Taviani aveva sciolto il piccolo ma efficiente servizio interno al Viminale, guidato da Federico Umberto D' Amato. I militari poco ne capivano, e non collaboravano». Giovanni Pellegrino, già presidente della Commissione stragi, è convinto che voi aveste trovato la prigione di Moro. La dietrologia corrente parla di brigatisti che si liberano dell' ostaggio, cedendolo a servizi stranieri. «Nulla di vero. Raccolsi moltissime informazioni, anche le più cervellotiche: tutte false. Un aereo dell' Eni ci portò un veggente di Amsterdam, che parlò di una casa dai mattoni rossi con due leoni di marmo, dalle parti di Santa Maria Maggiore. Tonino Tatò, il capufficio stampa di Berlinguer, mi mandò la cassetta con le indicazioni di un' altra veggente. Altre balle. Igor Markevic, il musicista, ospitò probabilmente nella sua casa di Firenze la riunione in cui fu decisa la morte di Moro. La casa di sua moglie in via Caetani rappresentò per i brigatisti solo un punto di riferimento, un luogo conosciuto dove lasciare la Renault rossa, tra Botteghe Oscure e piazza del Gesù». Chi fu a sparare a Moro? «Certo non Gallinari, che pure si autoaccusò. Toccava a lui, ma si mise a piangere». Anche Moretti si autoaccusò. «Era, è la loro strategia: addossarsi le responsabilità per sottrarle al compagno. Credo che a sparare sia stato l' ingegner Altobelli. Cioè Maccari, il carceriere spuntato per ultimo. Mancano ancora i due motociclisti di via Fani. Ma sono brigatisti, non killer stranieri». Ha mai tentato di riconciliarsi con la vedova di Moro? «No. Però la famiglia ce l' ha a morte soprattutto con Andreotti. Me, mi considera un poveretto. Anche se ero l' uomo di cui Moro si fidava di più. Quando il giudice Tamburrino arrestò Miceli per la Rosa dei Venti, e Moro sentì che era vicino a scoprire Gladio, mi mandò a una riunione notturna con i familiari e l' avvocato di Miceli, Franco Coppi, con un messaggio: "Dite al generale che opponga il segreto di Stato, e Moro lo confermerà". Così fu. Nelle sue lettere, Moro è durissimo con i comunisti. Di me scrive che ero plagiato da Berlinguer, per questione di sardità, di cuginanza, e perché al compromesso storico credevo davvero. L' ultimo giudizio di Moro su di me è contenuto nelle carte trovate in via Montenevoso». Un' altra storia ancora da chiarire. «Il generale Dalla Chiesa le mostrò ad Andreotti e a Craxi, non a me. Poi le rimise al loro posto. Craxi era il suo vero referente, e sono certo che, se fosse sopravvissuto, Dalla Chiesa sarebbe diventato senatore socialista e ministro dell' Interno. In quelle carte c' era l' interrogatorio di Moro su Cossiga. Le sue risposte mi apparvero lusinghiere. Ma il giudice Ionta, salito al Quirinale per farmi informalmente qualche domanda, mi fece notare: "Non vedo proprio di cosa lei debba essere grato a Moro, visto che la addita alle Br come capo dell' antiterrorismo europeo". In effetti nelle carte di via Montenevoso c' erano cose che sapevamo solo io e lui; come la mia visita in Irlanda, nei villaggi finti costruiti dai britannici per addestrare le truppe alla guerriglia. Ma non gliene ho mai voluto per questo». * * * Il memoriale di via Montenevoso «Craxi voleva Dalla Chiesa ministro» Milano, 1° ottobre 1978: dal ritrovamento del corpo di Aldo Moro non sono passati neanche cinque mesi. I carabinieri del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, allora comandante delle sezioni speciali anticrimine dell' Arma, scoprono nel covo brigatista di via Montenevoso la copia in carta carbone del memoriale dello statista ucciso. «Dalla Chiesa - racconta Cossiga - mostrò le carte ad Andreotti e a Craxi, non a me. Poi le rimise al loro posto». Poi l' ex presidente della Repubblica aggiunge: «Craxi era il suo vero referente, e sono certo che, se fosse sopravvissuto, Dalla Chiesa sarebbe diventato senatore socialista e ministro dell' Interno».

Cazzullo Aldo
Inviato il: 15/11/2007 14:58
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  •  edo
      edo
Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#6
Sono certo di non sapere
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Da casa
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citaz.:penso che Cossiga preferisca non portare alcuni segreti nella tomba, rilasciando mezze verità riabilitative

sono meno ottimista di te, i "cossiga" si ritengono come i "Kissinger", al di sopra di tutto e di tutti e perciò anche della morte.
Un segreto che Cossiga non ha mai svelato è quello riguardante la scomparsa dei dinosauri; all'epoca lui c'era (!) ed è stato proprio lui con i suoi amici di gladio e altri appartenenti alla loggia massonica di rito scozzese (sembrerebbe incredibile ma purtroppo l'italia ha avuto un presidente della repubblica dichiaratamente appartenente ad una organizzazione extraparlamentare e massone!!) a far fuori i "lucertoloni", altro che meteoriti!
Inviato il: 15/11/2007 20:58
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  •  SirPaint
      SirPaint
Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#7
Mi sento vacillare
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Un punto del quale Cossiga non ha mai fatto mistero è il luogo dove si trovasse alle 9 di mattina del 16 marzo 1978.

da un'intervista di Aldo Cazzullo su La stampa del 16 marzo 2003

Che fin da quando, nell’edicola di Monte Mario dove stavo sfogliando riviste di elettronica, appresi dalla radio dell’auto di scorta collegata con il capo della polizia che Moro era stato rapito, fui certo che sarebbe stato ucciso».


Chi cerca su google earth, capirà.
Inviato il: 16/11/2007 23:24
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Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#8
Mi sento vacillare
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Per completare la spiegazione di SirPaint...

Google Maps - Da Monte Mario a Via Mario Fani

Saludos
Kolza
Inviato il: 17/11/2007 0:57
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Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#9
Sono certo di non sapere
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Da Atene
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Cossiga non parla mai a caso.

Io la butto lì: credo si stia preparando il terreno per un colpo di stato.

Non ho dati precisi, solo tanti diversi elementi che mi sembra puntino in quella direzione.
Sensazioni, forse.
Inviato il: 17/11/2007 1:10
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  •  sick-boy
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Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#10
Dubito ormai di tutto
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Citazione:

Paxtibi ha scritto:
Cossiga non parla mai a caso.

Io la butto lì: credo si stia preparando il terreno per un colpo di stato.

Non ho dati precisi, solo tanti diversi elementi che mi sembra puntino in quella direzione.
Sensazioni, forse.


Ma chi, gli ultraottantenni? Gli Ultras? Grillo?

E poi come lo fai un colpo di stato, stando così le cose, senza passare per una guerra o una seria emergenza ? Mumble mumble...
Inviato il: 17/11/2007 9:50
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Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#11
Sono certo di non sapere
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Ma chi, gli ultraottantenni? Gli Ultras? Grillo?

Di solito chi lo fa, il colpo di stato?

E poi come lo fai un colpo di stato, stando così le cose, senza passare per una guerra o una seria emergenza?

Questo non mi sembra un problema...
Inviato il: 17/11/2007 10:15
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  •  sick-boy
      sick-boy
Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#12
Dubito ormai di tutto
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Da Leith
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La seconda era retorica, alla prima ho come il vago sentore che tu mi abbia risposto l'esercito (non sai quanti idioti amici miei mi han detto che contro gli ultras ci vorrebbe proprio quello..)
Inviato il: 17/11/2007 10:23
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Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#13
Sono certo di non sapere
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"Il vago sentore"...

Inviato il: 17/11/2007 10:26
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Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#14
Mi sento vacillare
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[OFF TOPIC]
Io avrei preferito i pompieri... una bella doccia gelata a novembre calma i bollenti spiriti.
Ho fatto lo steward per la Juve e sono andato per anni a vedere il Milan, quindi so di cosa parlo...
[/OFF TOPIC]

SirPaint, ripensando alle tue parole, non ho ancora capito la citazione di Cossiga. I due posti (Monte Mario e Via Fani) distano 2 km e mezzo, ma cosa c'entra con la preveggenza cossighiana?

Saludos
Kolza
Inviato il: 17/11/2007 11:36
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  •  SirPaint
      SirPaint
Re: Caso Moro Reloaded: (Stra)parla Cossiga
#15
Mi sento vacillare
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@Kolza

Conosco poco Roma.

La zona chiamata "Monte Mario" è la collina sopra l'ìOlimpico e le pendici lì intorno.

C'è l'associazione Amiici di Monte Mario che ha delle belle foto.(disponibili anche in rete).

Le edicole di Monte Mario erano negli anni 70 pericolosissime.

Il 29 Settembre 1977 a piazza Igea dall'interno di una Mini fu fatto fuoco contro una ragazza e il 30 Settembre 1977 all'edicola di Via delle Medaglie d'oro è avvenuto il fatto tragico di Walter Rossi. (zona Balduina).

Era pazzesco stare nei pressi di quelle rivendite.

Se vuoi venire a fare un giro in quelle zone (dopo Giulino).

Ciao

P.S. C'è un testtimone oculare

La mattina del 16 marzo del 1978 il sole splendeva nel cielo di Roma, i suoi raggi saturavano i colori della città. Avevo 18 anni frequentavo l’ultimo anno del Liceo Scientifico Guido Castelnuovo, situato tra i quartieri di Monte Mario e Primavalle. Quella mattina ero in ritardo di circa mezz’ora, sapevo che sarei dunque entrato alla seconda ora, alle 9,30. Con il mio Morini 50, detto il corsarino, avevo due strade che mi portavano a scuola, una di queste passava per via Mario Fani, l’altra passava vicino all’abitazione del presidente Aldo Moro. Quella mattina scelsi di passare per la prima. Mentre percorrevo la strada vidi un elicottero che faceva più o meno il mio stesso percorso, ma non ci feci caso. Tra avvenimenti istituzionali e controllo del traffico in città l’elicottero non era certo una novità. Utilizzavo una stradina che incrociava via Fani come scorciatoia, e poi mi era familiare poiché avevo un amico che abitava li vicino. Giunsi in prossimità dell’incrocio praticamente nello stesso momento in cui arrivavano decine di auto delle forze dell’ordine. Una macchina per bloccare il traffico quasi mi speronò. Capii subito che era successo qualche cosa di molto grave. Nell’aria c’era uno strano odore, e con la coda dell’occhio feci in tempo a vedere una sorta di incidente in mezzo alla strada. Ma mi scacciarono via subito. Per strada la gente già si affacciava alle finestre, alcune avevano una andatura strana. Arrivai a scuola pochi minuti dopo. Gli elicotteri erano aumentati, in lontananza sirene di ogni tipo
Inviato il: 17/11/2007 17:03
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