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Re: Rilfessioni sulla democrazia
#31
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 3/4/2005
Da Atene
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Non direi, invece, soprattutto coniderando che qui "infantile=negativo".

Negativo sì, se hai venti, trenta o quarant'anni!

Il passo successivo per un uomo, secondo me, dovrebbe essere il rendersi conto che è egli stesso "pastore di sè": interiorizzando dei valori di vita civile, il rapporto sociale e con la natura (le due cause scatenanti della necessità di un "metodo") diventerebbero di facile approccio, senza alcun bisogno di un'autorità esterna. L'uomo stesso, rendendosi conto di ciò che serve veramente al fine della convivenza, si autoimporrebbe delle regole, delle limitazioni (che in quanto autoimposte, non sono negative perchè naturali).

Ancora una volta, su questo niente da dire. Il limite fisico alla libertà di ognuno sono gli altri, ed è l'unico che l'uomo riesce ad accettare come naturale senza viverlo come oppressione.
Inviato il: 12/4/2006 15:18
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  •  Pausania
      Pausania
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#32
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 6/4/2006
Da
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In mancanza dello stato gli uomini sarebbero cattivi o buoni? Propongo un'altra visuale.
Noi oggi siamo portati a credere che il tessuto sociale funzioni (bene o male che sia) perché c'è lo stato, e che quindi il difetto dell'anarchia sia quello di non considerare le conseguenze di una mancanza di stato. Io contesto il fatto che lo stato permetta il funzionamento della società. Gli uomini non si massacrano a vicenda non perché c'è lo stato che glielo impedisce, ma perché lo sentono come moralmente corretto. Tanto è vero che negli USA, dove lo stato - sotto forma di polizia e carcere - è presente in dosi massicce, la criminalità violenta è ben più presente e virulenta che da noi.
Ancora: si crede che, ad esempio, i posti di lavoro funzionino per la gerachia che li ordina; ma non è così: una fabbrica va avanti perché chi ci lavora la manda avanti, cioè gli operai. Tanto è vero che quando si mette in atto uno sciopero bianco, cioè ci si attiene rigidamente alle norme imposte dalla gerarchia, normalmente tutto si blocca.
Questo perché lo stato ha mera funzione repressiva. Non nel senso delle squadracce di picchiatori, ma perché può solo intervenire su chi ha già violato le regole, ma non riesce a impedirne la violazione.
In realtà, come scriveva Malatesta (scusate non posso citare a dovere perché ho i libri in Italia), noi viviamo già senza stato, che eventualmente arriva a sanzionare a cose fatte.
Io credo che l'anarchia abbia già risolto il problema "cosa succede senza stato", perché la realtà ci ha presentato la soluzione: noi viviamo senza bisogno dello stato, ma crediamo che ci sia necessario perché ci è stato insegnato. Pensate solo che a scuola, o in libretti pseudo-storici come quelli di Montanelli, si dice che lo Stato moderno - il Leviatano - è la fase finale del progresso, senza la quale gli uomini sarebbero in una condizione animalesca. Evitano di spiegare, però, come nei 3000 anni prima questa situazione animalesca non esistesse, pur in assenza dello Stato-Leviatano.
Eliminando lo stato non si eliminerebbe alcun connettivo sociale, soltanto un apparato repressivo (nel senso che ho detto) che non ha alcuna utilità pratica nemmeno adesso.
In questo senso credo che l'anarchia serva a scardinare la falsa polarità Gerarchia/Ordine contro Libertà/Caos, ma soprattutto scardini il principio che l'autorità, di qualsiasi genere, sia utile. In questo senso credo prosegua idealmente lo spirito illuminista nella definizione di Kant, come uscita dallo stato di minorità da parte dell'individuo che in tal modo si rende responsabile di sè stesso di fronte al mondo. Nel momento in cui non vale più lo autòs èfe, l'ipse dixit, insomma cade il principio di auctoritas in favore del principio di veritas, lì si ha il primo nucleo e fondante del pensiero anarchico. Non è banalmente una questione di ordine organizzativo-sociale, quanto un atteggiamento di ogni singolo, che è libero e responsabile. Per questo anarchia non è caos: anarchia è responsabilità.
La questione sulla democrazia mi permetto di risoverla in breve con una battuta.
demou kratos non significa potere al popolo, perché il greco demos non significa il latino/italiano populus. La democrazia era il governo del demos, cioè di una parte ben precisa della società (ateniese per lo più): significa maschio, ateniese (cioè nato da entrambi i genitori ateniesi), con un reddito sufficiente e non privato dei diritti politici. In pratica una minoranza all'interno del popolo ateniese (che infatti veniva indicato con lo spregiativo plethos, massa, confusione, plebe).
Quindi oggi ben chiamiamo il nostro sistema politico democrazia, perchè è qualcosa di un po' più allargato della oligarchia, ma non c'entra niente col governo del popolo.
Inviato il: 12/4/2006 17:01
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Re: Rilfessioni sulla democrazia
#33
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 13/10/2004
Da Sud Europa
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Concordo con l’ultimo post di Pausania.
forse nei nostri comportamenti “civili” agiamo come se uno stato non ci fosse, e lo stato interviene sempre dopo, per sopprimere e sanzionare.
-piccola considerazione a proposito: negli ultimi due mesi l’intero governo italiano è stato occupato full time nella campagna elettorale. L’Italia è andata avanti lo stesso... dimostrazione matematica che del consiglio dei ministri si può fare tranquillamente a meno...-

Dusty:
Un'altra osservazione (sempre personalissima) sono le persone a cui ho parlato dell'11 settembre: anche se moderatamente interessate, la maggior parte non prende assolutamente in considerazione la possibilità di leggersi un paio di paginette perchè "ci vuole troppo tempo".
IMHO in realtà il tempo lo hanno, solo che è troppo impegnativo intellettualmente affrontare uno studio sull'argomento che potrebbe mettere in dubbio le proprie certezze.


Ciò che dici è vero, forse bisognerebbe andare alla radice di questa situazione, forse Linucs con il suo mega post sulla scuola ci potrà venire in aiuto...

Blessed be
_________________
-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
Inviato il: 12/4/2006 18:27
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Re: Rilfessioni sulla democrazia
#34
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 13/10/2004
Da Sud Europa
Messaggi: 5123
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A questo punto, divergono i nostri obiettivi, che per te (come per altri) vanno verso un'anarchia di cui non sappiamo l'esito, mentre per me vanno verso una società di democrazia effettivamente partecipata, in cui un nutrito gruppo di persone con obiettivi comuni, dettati dalla CONOSCENZA di determinati meccanismi possa PRETENDERE da chi si occupa della cosa pubblica dei cambiamenti sostanziali.

Ciao Fedor

In effetti non mi sentirei di affermare, come ho detto prima, che io propenda verso un ideale anarchico, sono ancora pieno di incertezze.
Ho solo scoperto, o almeno credo di aver scoperto, che la democrazia non funziona.

Ma non ho soluzioni.
Mi sento come il bambino che dice al suo amico che le macchinine non si sistemano a mazzate, ma lui stesso non sa ancora come fare per metterle a posto.

Io, per adesso, mi limito a dire che le mazzate sono controproducenti, peggiorano la situazione.
Ma mi sto informando...

Tu hai posto l’attenzione sulla conoscenza, e devo dire che tra i punti deboli della democrazia ho sempre considerato l’impossibilità della popolazione che si reca alle urne di conoscere la materia su cui si esprime.
Non possiamo essere tutti esperti di economia, di gestione delle risorse, delle questioni energetiche, e così via, eppure e su questo che siamo chiamati ad esprimerci.

E così ci si deve fidare di quel candidato o di quell’altro, che ci spiegano perché hanno ragione senza che noi abbiamo chiari i presupposti del problema.

Senza contare che nella maggior parte dei casi i candidati fanno gli interessi di altri gruppi, che noi non possiamo conoscere, e così il problema si complica ulteriormente.

Credo che la democrazia su scale così ampie sia impossibilitata a funzionare, o meglio, funziona alla perfezione perseguendo gli scopi della elite che l’ha ideata, per poter governare nell’ombra.

Blessed be
_________________
-o- Ama e fa' ciò che vuoi -o-
Inviato il: 12/4/2006 18:27
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  •  franco8
      franco8
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#35
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 6/12/2005
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Penso che non dobbiamo dimenticarci che l'uomo è comunque un animale sociale (animale politico, da 'polis' )
Occorre naturalmente fare i dovuti distinguo perché ciò no significa affatto che lo Stato o, ancora peggio, una certa forma di Stato sia naturale e necessaria.
(condivido, in effetti, molte delle cose che ha scritto Pausania).

Perciò, quando pensiamo all'individuo, in un certo senso, facciamo un'astrazione, ci riferiamo ad una situazione che non esiste nella realtà.
E dire che la libertà di ciascuno finisce dove comincia quella degli altri è giusto, ma non mi pare sufficiente. Nel senso che, considerando individui che vivano nella stessa comunità la libertà di uno è intimamentee connessa a quella degli altri.

Questa "comunità" è lo stato? Non penso. E' un argomento usato per legittimare lo stato, ma analizzando bene penso si possano distinguere le cose.

Quanto a "democrazia" concordo con l'ultima cosa che ha scritto Santaruina... La la chiamiamo democrazia ma è in effetti è sempre una ologarchia...
_________________
.... ....io non mi definisco affatto volentieri ateo, non più di quanto io sia a-MickeyMouse.
..
(detto, fatto)
Inviato il: 13/4/2006 11:47
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  •  Pausania
      Pausania
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#36
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 6/4/2006
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Franco8: Penso che non dobbiamo dimenticarci che l'uomo è comunque un animale sociale (animale politico, da 'polis' )Occorre naturalmente fare i dovuti distinguo perché ciò no significa affatto che lo Stato o, ancora peggio, una certa forma di Stato sia naturale e necessaria.
Mi permetto di essere pedante, me ne scuso. Straquoto la tua equazione uomo come animale sociale/politico, cioé appartenente alla polis.
Il punto é che Aristotele, quando scrisse questo, non aveva in mente lo Stato (che sarebbe nato 1900 anni dopo), ma la polis: cioé una comunitá (relativamente ristretta) all'interno della quale c'era partecipazione attiva. Tanto per dire: ad Atene - tranne rari casi - non si eleggeva, si estraeva a sorte (altro che partiti e rappresentanza)
Qualcuno ha definito assai argutamente la polis come una face-to-face society e per i greci politico ha sempre inteso questo: riguardante l'ambito ristretto e controllabile della cittá. Persino quando erano sotto il controllo del cosiddetto impero romano.
Insomma: piccole comunitá tendenzialmente autosuffcienti. Erano anarchici senza saperlo
Inviato il: 13/4/2006 12:23
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  •  franco8
      franco8
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#37
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 6/12/2005
Da
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Citazione:

Insomma: piccole comunitá tendenzialmente autosuffcienti. ..

Pausania, concordo pienamente sul punto.

Precisazione utile, anche se mi sembra di averlo scritto:
1) quando dico:
"... ciò non significa affatto che lo Stato o, ancora peggio, una certa forma di Stato sia naturale e necessaria."

2) quando dico:
"Questa "comunità" è lo stato? Non penso."
_________________
.... ....io non mi definisco affatto volentieri ateo, non più di quanto io sia a-MickeyMouse.
..
(detto, fatto)
Inviato il: 13/4/2006 12:32
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  •  Pausania
      Pausania
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#38
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 6/4/2006
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Assolutamente sí, non era in alcun modo una "correzione" al tuo ragionamento. Sono partito soltanto dal presupposto che magari c'é anche chi legge soltanto con l'intenzione di farsi un'idea in merito e volevo allargare - complicare, se vuoi - l'argomento con un approfondimento personale e con ragionamenti poco "ortodossi". Diciamo che ho preso spunto da te. Credo sia questo l'intento del forum
Inviato il: 13/4/2006 12:53
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  •  Zelan
      Zelan
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#39
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 22/3/2006
Da Neverwhere
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paxitibi Citazione:
Per me l'egoismo è sì un'istinto basilare, ma decisamente infantile, legato all'assenza di responsabilità che è delegata ai genitori fin da principio.


Io vado più a fondo nel problema. Come spiegazione basilare non fa una piega, il modello educativo contemporaneo tende ad istruire ad uno "scarico di responsabilità". Ma per me c'è una causa più profonda in questo: la società contemporanea ha deviato l'istinto di autoconservazione dell'uomo, spostando l'attenzione non sulla persona in sè e per sè (con tutto quello che la riguarda, quindi come un individuo inserito in un contesto preciso) ma sulla situazione personale. Con ciò intendo dire che l'uomo tende ormai a ricercare più una stabilità di situazioni (si va in crisi molto più facilmente se cambiano le nostre prospettive finanziare, o di salute, le nostre relazioni affettive, o se si trascurano degli hobby perchè non danno più stimoli) che una tutela di sè stesso sul piano psicofisico. Da ciò deriva lo scarico di responsabilità ad organi esterni, la tutela di sè stesso attraverso artifici politici come il Welfare State o le Costituzioni, mentre il singolo si preoccupa solo di "fingersi" una felicità, una stabilità, una situazione edenica.

Pausania Citazione:
piccole comunitá tendenzialmente autosuffcienti. Erano anarchici senza saperlo


Non concordo. L'apparato statale era senza dubbio diverso da oggi, ma c'erano uguali strutture gerarchiche, basate solo su altri criteri. Inoltre, l'anarchia per me non comporta la frammentazione sociale, solo una mentalità e delle finalità diverse. Anzi, la frammentazione sociale potrebbe essere uno dei rischi maggiori in cui potrebbe incorrere una società anarchica: la formazione di piccole comunità indipendenti (anche qui, la storia insegna) crea un forte senso di alienazione nei confronti della realtà esterna, che va man mano accentuandosi col passare delle generazioni.
Inviato il: 13/4/2006 15:50
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  •  Pausania
      Pausania
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#40
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 6/4/2006
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Zelan: Pausania non concordo
Hai perfettamente ragione: ho riletto il mio post e non ne è uscito quello che pensavo. Voleva essere un provocazione, ma chiaramente funziona solo nella mia testolina, perché solo io so quello che penso, almeno finché non mi spiego in maniera chiara.
Guarda, le società antiche erano tremende... Prendiamo Atene, la democratica Atene della libertà e del discorso di Pericle . Se dovessimo giudicarla secondo in nostri parametri era nell'ordine:
Xenofoba e razzista: chi non era greco era ridicolizzato e chiamato balbuziente (barbaro)
Sessista: le donne erano chiuse in casa e non erano nemmeno considerate oggetti di piacere. Erano individui atti alla riproduzione.
Schiavista: per gli ovvi motivi
Classista: solo da un certo censo in su si avevano diritti politici
Guerrafondaia: vabbè, come tutte
Questo Atene. Sparta per esempio aveva delle chicche tipo la caccia all'Ilota (la casta dei paria).
Tanto per chiarire cosa ne penso. Diciamo che volendo disambiguare (come sono wikipediano...) posso dire che mi riferivo, più che alla realtà fattuale, alle rappresentazioni della upper class greca, che è poi quella che noi conosciamo meglio, perché ci ha lasciato la "cultura". In qualche modo l'uomo greco prendeva in considerazione l'azione politica solo all'interno della città perché era l'unico luogo dove concepiva azione politica. Poi come stessero le cose è un altro discorso. E poi perché sto parlando di questo non lo so nemmeno io.
Grazie comunque dell'annotazione
Inviato il: 13/4/2006 18:08
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  •  nessuno
      nessuno
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#41
Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/7/2005
Da Albino (BG) - Bassa Valle Seriana
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Ciao a tutte/i

Devo dire che sono alquanto in difficoltà ad intervenire su un tema come questo. E, però, il thread è interessante e ricco di spunti di riflessione, per me.
Per come la vedo io, trovo difficile dare una definizione dell'anarchia. Preferisco vedere l'utopia (termine che uso in senso non spregiativo, ma nel suo significato letterale u-topòs: in nessun luogo) anarchica come un progetto e un processo, pur cosciente delle difficoltà che questa visione porta con sé.
Progetto, in quanto è chiaro che ogni persona che propende per l'anarchia ha in mente cosa potrebbe essere questa "cosa" per lei o per lui. E, però, non la intendo come il progetto dell'ingegnere, un disegno su carta che andrebbe solamente realizzato. La vedo piuttosto come la bozza dell'artista, che può (e deve) modificarsi a seconda dello scorrere del tempo, del cambiare delle condizioni...
E, di conseguenza, come un processo. Non come un dato statico, fissato da una serie di "leggi", usanze, tradizioni e "grandi uomini".
Mi vengono in mente i processi decisionali dei "gruppi di affinità", una modalità di decisione inventata (credo) dagli anarchici spagnoli e che è stata utilizzata dal movimento per la pace, soprattutto dalle sue componenti cattoliche, nel corso dell'opposizione all'installazione dei missili nucleari a Comiso, negli anni '80.
In sostanza, il problema era come prendere decisioni in un gruppo di circa 200 persone. La soluzione trovata è stata quella di dividersi per "affinità". Potevano essere conoscenze personali, amicizie, interessi, competenze. All'interno di ogni gruppo si discuteva fino a che non veniva trovata una soluzione condivisa al problema che si presentava. Dopodiché, parte dei gruppi si rimescolava, si ridiscuteva e ci si ritrovava di nuovo in gruppi di affinità. Alla fine, quel che osservai allora, era che emergevano soluzioni condivise, quasi sempre diverse dalle ipotesi di soluzione iniziali, che venivano attuate senza una visibile struttura coercitiva e che lasciavano spazio all'iniziativa e libertà individuale, comprese la libertà di non partecipare all'iniziativa, quella di staccarsene o di aggiungervisi in un qualsiasi momento e quella di dar vita ad iniziative individuali.
Non ho mai osservato, in un mese circa, violenza fisica o psicologica nel corso di tali processi.
Quel che ho imparato è stato ad apprezzare le idee diverse, la possibilità per il singolo di decidere per sé, la capacità del gruppo di essere un luogo di sostegno e di accoglienza. E, anche, la forza di "reggere" alle discussioni anche aspre che si sviluppavano. Senza che questo portasse a "guerre" interne.

Buona vita

Guglielmo
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"Quieremos organizar lo entusiasmo, no la obediencia" - Buenaventura Durruti
Inviato il: 13/4/2006 21:09
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  •  Pausania
      Pausania
Re: Anarchia
#42
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 6/4/2006
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Poiché il forum mi pare proceda im maniera non lineare, aggiungo un'altra riflessione extravagante a proposito del problema stato vs piccole comunità, organizzazione sociale contro autoritarismo.
Domanda: su cosa si basa il sistema economico-politico attuale?
Risposta: sul petrolio.
Al di là di ogni problema geo-strategico, la nostra vita è permeata dal petrolio. Tutto funziona grazie al petrolio (e aggiungerei al petrolio a prezzo artificiosamente basso).
Ora, il petrolio finirà... prima, dopo, quando volete finirà. Adesso, alzate gli occhi dallo schermo e cominciate a eliminare dalla stanza tutto quello che deriva dal petrolio: togliete tutti gli oggetti di plastica. Già qui vi rimane ben poco, e teoricamente non avreste nemmeno un computer di fronte agli occhi. Poi spegnete la luce. Tutto quello che vi rimane, poco, probabilmente non lo avrete più, perché costerebbe troppo. Infatti ve lo siete permessi perché costava poco in quanto prodotto di massa che vi è arrivato da chissà dove grazie al trasporto su gomma. Ma non c'è più petrolio, quindi niente camion, niente produzione di massa, niente prezzi bassi. Sempre che ci siano ancora fabbriche come le conosciamo noi oggi.
Quindi potenzialmente lo scenario è da pre-rivoluzione industriale: agricoltura per il 90% per cento della forza lavoro, estremamente meno produttiva di oggi (non ci sono nemmeno trattori per arare i campi, si usano i buoi) e fine di qualsiasi oggetto di consumo, perché non si butta via niente adesso.
Ma c'è chi ha pensato che forse non è il caso di regredire a questo stato: Jeremy Rifkin (migliore in inglese). Secondo R. la chiave di volta è creare un modo alternativo di produrre energia, e secondo lui il modo percorribile è che ognuno diventi produttore di energia per mezzo dell'idrogeno. Non posso entrare nei dettagli, anche perché non sono un tecnico, ma l'idea di fondo è quella di scardinare il monopolio dell'energia dalle mani delle "7 sorelle" e dello Stato per "redistribuirlo" tra tutti, in modo che ognuno diventi il produttore, commercializzatore, distributore di energia, impedendo accentramenti di potere ed offrendo a tutti la possibilità di vivere degnamente. R. infatti pensa anche alle comunità dei Paesi Terzi, che avrebbero libero accesso all'energia gratuita.
Cosa c'entra con l'anarchia? Per me moltissimo, almeno nello spirito: il potere sta in basso, nessuno dipende da nessun altro e tutti si possono confrontare alla pari, anche chi oggi è tagliato fuori da ogni forma di progresso.
Gli anarchici "classici" vedevano la possibilità di un cambiamento radicale in senso anarchico solo di fronte ad un grande sconvolgimento, magari provocato (la rivoluzione). La fine del petrolio sarà il peggiore trauma che ci troveremo a subire e la soluzione di R. porta dritta dritta ad una società non centralizzata, priva di elementi realmente dominanti sul piano mondiale.
So bene che non è così facile come dirlo, ma mi pare che sia un teoria interessante...
Inviato il: 13/4/2006 23:39
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Re: Anarchia
#43
Ho qualche dubbio
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Da aldilà
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non sono certo che sarà così grave la situazione quando si chiuderanno i rubinetti del petrolio.. almeno non per noi (a meno che non ci sia qualcuno all'interno del forum che di mestiere faccia il petroliere o il trivellatore).
sono infatti convinto che la tecnologia dell'idrogeno sia già pronta da tempo ma che gli enormi interessi in ballo abbiano impedito che venisse alla luce.
certamente la fine della schiavitù dell'oro nero porterà degli enormi sconvolgimenti negli assetti economici e di conseguenza sociali a livello planetario.

w

p.s. scusa il fuoritema zelan
Inviato il: 14/4/2006 14:43
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  •  Zelan
      Zelan
Re: Anarchia
#44
Ho qualche dubbio
Iscritto il: 22/3/2006
Da Neverwhere
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walhalla Citazione:
sono infatti convinto che la tecnologia dell'idrogeno sia già pronta da tempo ma che gli enormi interessi in ballo abbiano impedito che venisse alla luce.


Ne sono convinto anch'io. E non siamo di certo gli unici, è da anni che questo pensiero è diffuso tra la gente, da quando hanno iniziato a circolare voci sulla sperimentazione sull'idrogeno. Eppure, perchè non si sa ancora niente?
E, soprattutto, non sarebbe forse la scoperta dell'energia ad idrogeno una delle possibili "scintille" per la Rivoluzione?
Inviato il: 14/4/2006 21:25
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  •  fiammifero
      fiammifero
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#45
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 28/2/2005
Da ROMA
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Citazione:
Quel che ho imparato è stato ad apprezzare le idee diverse, la possibilità per il singolo di decidere per sé, la capacità del gruppo di essere un luogo di sostegno e di accoglienza. E, anche, la forza di "reggere" alle discussioni anche aspre che si sviluppavano. Senza che questo portasse a "guerre" interne.


Bellissimo esperimento,solo a quanto pare è questione di numeri perchè anzichè essere 200 persone fossero state 20 milioni o 60 come siamo noi in Italia,credo che la situazione sarebbe un tantino diversa,o no?
L'anarchia può esistere con i grandi numeri?
_________________
Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
Inviato il: 14/4/2006 22:14
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  •  nessuno
      nessuno
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#46
Mi sento vacillare
Iscritto il: 30/7/2005
Da Albino (BG) - Bassa Valle Seriana
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che ne so? Non è quasi mai stata sperimentata manco con i piccoli numeri...

Buona ricerca

Guglielmo
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"Quieremos organizar lo entusiasmo, no la obediencia" - Buenaventura Durruti
Inviato il: 14/4/2006 22:16
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  •  florizel
      florizel
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#47
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 7/7/2005
Da dove potrei stare meglio.
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FiammiferoCitazione:
L'anarchia può esistere con i grandi numeri?


In questo interessante forum si sta cercando di dare una risposta anche a questa domanda,però ne azzardo una "di getto":l'idea stessa di stato,dal suo concepimento ad oggi, è l'antidoto del potere alla naturale peculiarità umana ad organizzarsi in piccole comunità,con la sua struttura di potere centrale.Le città ne sono la sua perfetta emanazione.
Pensare in termini di grandi numeri e porsene il problema intravedendo in essi il maggiore ostacolo,è in qualche modo già averla data vinta al sistema,ed inconsapevolmente aver assunto la sua stessa ideologia.

Il limite è solo nelle nostre teste,e l'idea anarchica presuppone la priorità della liberazione individuale strettamente connessa a quella dell'insieme degli individui.
Ed il senso della propria responsabilità. E’ difficile concepire l’idea di “organizzazione”,ad esempio,avendola d’abitudine data in delega a strutture artificiose concepite proprio a scongiurare l’autonomia decisionale delle comunità e dei “grandi numeri” stessi che in essi vengono “diluite” e rese omogeneamente “controllabili”.

Lo stato teme i "grandi numeri",soprattutto quando essi sono l'espressione di relazioni che vengono da "dentro",e capaci di scardinare la sua silenziosa ed ammutolente opera di omologazione.

Sono i grandi numeri quando scelgono di farsi “piccoli” per poi riconoscersi tra loro nella stessa oppressione, che fanno la differenza tra “massa” ed “uomini”.

Partendo dal fatto che potere, autorità e gerarchia danno una libertà e una giustizia illusorie, perché sono fondati proprio sul contrario della libertà e proprio sul contrario della giustizia, in una società anarchica si segue il filo d’arianna dell’antiautoritarismo verso ipotesi organizzative di vita in comune, che permettano una sempre maggiore realizzazione delle potenzialità individuali e collettive.
_________________
"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 15/4/2006 0:45
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  •  florizel
      florizel
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#48
Sono certo di non sapere
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"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 15/4/2006 1:14
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  •  fiammifero
      fiammifero
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#49
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Il limite è solo nelle nostre teste,e l'idea anarchica presuppone la priorità della liberazione individuale strettamente connessa a quella dell'insieme degli individui


Lo vedi allora che è solo in piccoli numeri l'anarchia,visto che pochi hanno la capacità di ribellarsi alle millenarie costrizioni costruite ad hoc!
Mettele d'accordo tante teste indottrinate,omologate da scuola,religione,stato e tutto quello che vuoi !
Un Pera ed un Casini anarchici?
Un Bertinotti e un Prodi?
Un Mastella e un Di Pietro?
Solo alcuni esempi in cui si riconoscono altri individui.
Bisognerebbe fare tabula rasa,e poi cominciare da capo,ma sono convinta che come lo è stato in un lontano passato piano piano si ritornerebbe alla stato attuale.
Sono i numeri che fanno la differenza,per me.
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le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
Inviato il: 15/4/2006 9:10
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  •  Zelan
      Zelan
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#50
Ho qualche dubbio
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fiammifero Citazione:
Bisognerebbe fare tabula rasa,e poi cominciare da capo,ma sono convinta che come lo è stato in un lontano passato piano piano si ritornerebbe alla stato attuale.
Sono i numeri che fanno la differenza,per me.


I numeri fanno differenza per tutti, com'è emerso anche dal discorso di florizel, se leggi bene. La differenza sta nelle conclusioni che si traggono.
Io grosso modo vedo come te l'impossibilità di un cambiamento immediato nei grandi numeri. D'altra parte, vedo anche il pericolo insito nella "particolarizzazione" (concedetemi il termine).
Dove sta la soluzione? Forse nel mezzo (per me è una regola di vita, ma cerco di ragionare obiettivamente): se si tiene conto che la massa è formata daindividui, probabilmente è attraverso un'azione capillare che si potrebbe attuare la "tabula rasa", magari saltando il passaggio della cancellazione totale in sè (altrimenti, datemi un'arsenale di bombe H e vedrete che con poche esplosioni calcolate ristabilirò l'ordine mondiale... se sarò ancora vivo! ^^).
Come si organizzerebbero gli uomini dopo, è difficile da stabilire: col senno di poi, forse, eviterebbero le "autoghettizzazioni" (sono in vena di neologismi oggi!)
Inviato il: 15/4/2006 15:51
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  •  nessuno
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Re: Rilfessioni sulla democrazia
#51
Mi sento vacillare
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Citazione:
Dove sta la soluzione? Forse nel mezzo (per me è una regola di vita, ma cerco di ragionare obiettivamente): se si tiene conto che la massa è formata daindividui, probabilmente è attraverso un'azione capillare che si potrebbe attuare la "tabula rasa", magari saltando il passaggio della cancellazione totale in sè (altrimenti, datemi un'arsenale di bombe H e vedrete che con poche esplosioni calcolate ristabilirò l'ordine mondiale... se sarò ancora vivo! ^^).


E siamo, però, sempre a cercare LA soluzione! Come se ce ne fosse solo una! E se ci fossero MOLTE soluzioni? Voglio dire: che mi frega di Pera e Casini? Se decido di vivere in modo anarchico, non riconosco legittimità allo stato e cerco compagni con i quali discutere e decidere come vivere, la forma che assumerà il nostro vivere dipenderà dalle condizioni locali. Se Pera e Casini vogliono vivere in uno stato, facciano pure, purché non vengano a rompere i co....ni a me. Finiamola con quest'idea molto statalista e cattolica (nel senso proprio del termine: universale) che TUTTI devono fare in un certo modo, perché non vedo differenze tra essere OBBLIGATI ad essere cittadini italiani ed essere OBBLIGATI ad essere anarchici

Buona vita

Guglielmo
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Inviato il: 15/4/2006 16:03
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Re: Rilfessioni sulla democrazia
#52
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A proposito di assenza di stato, mi è tornato in mente un esempio storico interessante all’interno del nostro discorso.

Nel XIX secolo i greci con l’aiuto di alcune potenze europee si ribellano al dominio dei Turchi Ottomani e proclamano l’indipendenza della Grecia.

Subito dopo la fine della guerra, nelle regioni periferiche del nuovo “stato” si crea una situazione particolare.
Fino a quel momento l’elite mussulmana deteneva la proprietà della terra, e i greci vi lavoravano come braccianti.
Tornati i padroni turchi in turchia, la popolazione greca si ritrova a dover gestire ora tutta la terra e le proprietà liberatesi.

Lo stato greco non si è ancora organizzato, le principali personalità si raccolgo ad Atene, all’epoca poco più che un modesta cittadina, per decidere il nuovo ordinamento.
Nel frattempo le regioni periferiche sono lasciate a loro stesse, e la popolazione si organizza da sé.

Questo il caso del Peloponneso occidentale:
I padroni turchi sono stati cacciati, e tra i greci non esistono marcate divisioni di censo, avendo fatto parte tutti fino a quel momento della classe più bassa della società.
Vi è una società di pari.

Paese per paese quindi le famiglie si raccolgono e decidono di distribuirsi tra loro la terra liberata.
Per evitare lamentele sulla terra assegnata si escogitano metodi ingegnosi, come le gare in cavallo in cui i vincitori prendevano le terre che si credevano più fertili, via via fino a dare della terra sufficiente ad ogni famiglia.

Inoltre si era provveduto in precedenza ad assegnare terre sufficienti agli orfani alle vedove e agli inabili.

Per un breve periodo le condizioni della popolazione sono più che dignitose, ogni famiglia vive del raccolto della propria terra, e si sviluppa anche un timido commercio del surplus, essendo la terra del posto molto fertile.

Finché lo stato greco si organizza.
Il governo di Atene decreta la statalizzazione di tutto il suolo greco liberato.
Il primo compito dell’esercito greco regolare appena formatosi è espropriare la terra dai contadini che vi lavorano.

Dopodichè lo stato greco mette in vendita la terra, e i pochi che posseggono grandi somme di denaro, in prevalenza greci che vivevano all’estero e prosperavano grazie al commercio, la acquistano, creando quasi ovunque enormi latifondi.

I pochi contadini che in qualche modo riescono a ricomprarsi la propria terra, non reggono il confronto con i grandi possidenti, e schiacciati dalle enormi tasse sono costretti a rivenderle.

Così gli stessi contadini che facevano da braccianti ai padroni turchi, dopo un breve periodo di libertà sono ridotti a fare i braccianti per i nuovi padroni greci.

E’ un esempio storico emblematico per riflettere su come agisca lo “stato”.

Blessed be
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Inviato il: 15/4/2006 16:54
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  •  florizel
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Re: Rilfessioni sulla democrazia
#53
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SantaruinaCitazione:
E’ un esempio storico emblematico per riflettere su come agisca lo “stato”.


L’episodio che citi riguarda una società che riceve aiuto da altre potenze,per liberarsi dall’invasore turco.
Dal caos che segue la guerra,viene a determinarsi una sorta di “vuoto di potere” in cui è possibile organizzare un tipo di vita sociale molto vicina,da come la descrivi,all’idea anarchica di comunità “confederate” tra loro,in cui il criterio predominante è assicurare il giusto fabbisogno per tutti,eliminando del tutto la violenza come pratica per l’ottenimento di diritti.

Finchè lo Stato ateniese non interviene per mezzo dei suoi apparati legislativi (il decreto),repressivi (l’esercito greco regolare) ed economico (la vendita e le tasse) e riporta la situazione al punto di partenza,tranne per il fatto che l’oppressore non è turco,ma greco.

Su questo pezzo di storia c’è da mettere l'accento su di un paradosso che ancora oggi incombe sulle società civili del mondo intero:la creazione del “nemico”,o il suo utilizzo strumentale,per l’autoconservazione del potere.
Lo stato greco si è servito delle braccia del popolo ateniese per “scacciare” il nemico,senza esitare poi a riportarlo in una situazione molto simile da cui si era appena liberato.
Vado per “assurdo”:se il popolo ateniese avesse riconosciuto il potere non nel nemico in quanto “turco”,ma in quanto “stato”,avrebbe forse difeso i suoi diritti anche rispetto al governo greco.

Sembra che la situazione sia la stessa da allora,che nulla sia cambiato,se non le forme attraverso cui lo stato si propone ed alimenta se stesso. O quelle con cui diffonde il senso di paura e di disagio.
Come simili sono le dinamiche di "alleanza" tra le diverse potenze o tra i vari stati,per scongiurare a loro volta il nemico comune.
Che a sua volta avrà il suo "nemico" di turno.

Tutto questo per aprire uno spiraglio ad una riflessione più in merito alla questione “anarchia”:come riuscire ad individuare il “potere”,la sua dominazione e lo sfruttamento che determina?
E cosa contrapporre ad esso,partendo dal presupposto che per l’idea anarchica il fine non è assolutamente scindibile dai metodi utilizzati per raggiungerla?

“Vuoi rendere impossibile per chiunque opprimere un suo simile? Allora, assicurati che nessuno possa possedere il Potere.”
[The Political Philosophy of Bakunin, p. 271]
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Inviato il: 15/4/2006 23:42
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  •  florizel
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Re: Rilfessioni sulla democrazia
#54
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FiammaCitazione:
sono convinta che come lo è stato in un lontano passato piano piano si ritornerebbe alla stato attuale.


Come dicevo,l’idea anarchica non può prevedere in alcun modo un cambiamento delle condizioni sociali a prescindere dal cambiamento interiore dell’individuo.
Per “cambiamento” non intendo assolutamente uno snaturamento o una trasformazione “programmata” da entità o strutture istituzionali esterne ad esso,bensì il recupero di una consapevolezza circa le priorità e le peculiarità che gli sono proprie.
L’organizzazione di una società in chiave anarchica presuppone l’abolizione del potere,e la decentralizzazione delle attività umane in forma federalista,che poggia sull’autonomia e la decisionalità dei diretti interessati,e che sostituisce la soluzione “politica” con la soluzione “sociale”,da intendersi qui come insieme di individui,comunità.

La tua contestazione circa l’impossibilità di salvaguardare una società libertaria è esattamente la conseguenza di un “accomodamento forzato”,quello che ci ha portati a credere che senza un leader che ci rappresenti,e senza un’istituzione che ci governi,per noi sia impossibile l’autonoma scelta di come organizzarci socialmente.
Ed è così,poi,che andiamo a votare il “meno peggio”.
L’anarchia prevede un processo di assimilazione e condivisione dei suoi contenuti,e come tutti i processi non ottiene i suoi risultati una volta per tutte,ma è capace di diffondersi solo nell’esperienza diretta,nel coinvolgimento graduale di tutti gli aspetti della vita e delle relazioni umane.

“Da quando si pensò che un governo era necessario e che senza governo ci sarebbe stato solo disordine e confusione, fu naturale e logico che l’anarchia, che vuol dire assenza di governo, significasse assenza di ordine.”
Errico Malatesta
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Inviato il: 16/4/2006 0:35
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  •  tommy79
      tommy79
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#55
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L'anarchia è bellissima come concetto. Peccato che parta dall'idea che gli uomini siano tutti buoni ed in grado di autoregolamentarsi. Cosa che si è sempre visto non è così........

Inviato il: 16/4/2006 17:52
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  •  Zelan
      Zelan
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#56
Ho qualche dubbio
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tommy79 Citazione:
L'anarchia è bellissima come concetto. Peccato che parta dall'idea che gli uomini siano tutti buoni ed in grado di autoregolamentarsi. Cosa che si è sempre visto non è così........


Rilancio: perchè si è sempre visto non essere così? Quali sono le vere cause che spingono l'uomo ad agire per sè stesso, dimenticando gli altri?
Forse, contestualizzando e mettendo di mezzo il denaro, sarebbe più facile da spiegare, ma mi piacerebbe che si facesse uno sforzo per fare qualche salto indietro nel passato (io non ho abbastanza conoscenze storiche per farlo, non ancora).
Inviato il: 16/4/2006 20:54
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Re: Rilfessioni sulla democrazia
#57
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Peccato che parta dall'idea che gli uomini siano tutti buoni ed in grado di autoregolamentarsi.

Non è così, Tommy: si parte dalla constatazione – che non credo si possa confutare – che gli uomini, tranne poche eccezioni, sono tendenzialmente più disposti alla collaborazione che all'aggressione e che, per questo motivo, in una società in cui nessuno può arrogarsi maggiori diritti rispetto agli altri, gli istinti negativi che albergano nell'animo di ogni uomo troverebbero il loro naturale limite nel resto della comunità.

Cosa che si è sempre visto non è così........

Ah sì? Fammi un esempio in cui una comunità ha potuto autoregolamentarsi e non c'è riuscita. In caso contrario questa affermazione non va oltre il più bieco luogo comune.
Inviato il: 16/4/2006 20:57
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  •  Zelan
      Zelan
Re: Rilfessioni sulla democrazia
#58
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nessuno Citazione:
Finiamola con quest'idea molto statalista e cattolica (nel senso proprio del termine: universale) che TUTTI devono fare in un certo modo, perché non vedo differenze tra essere OBBLIGATI ad essere cittadini italiani ed essere OBBLIGATI ad essere anarchici


Anarchia ed obbligo sono due concetti opposti. L'Anarchia però (lo ribadisco) è il punto d'arrivo di un percorso "evolutivo" della società umana, non il punto d'inizio. E' impensabile adesso instaurare un'anarchia. Così com'è impensabile decidere di fare un "esperimento anarchico" al di fuori del mondo: non dimentichiamoci come negli ultimi 200 anni si sia creata una rete di connessioni in tutto il pianeta tale da instaura la dipendenza di ogni individuo dal sistema globale, e non più nazionale o territoriale.
Suonerà tanto di lavaggio del cervello, ma se la finalità e i metodi sono giusti, a me sembra un processo necessario ed inevitabile: la "scoperta" (per alcuni) e l'interiorizzazione (per molti altri, spero) di alcuni valori fondamentali della convivenza civile dovrebbe portare spontaneamente ogni uomo a preferire una società anarchica ad una "governativa".
Inviato il: 16/4/2006 20:59
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  •  fiammifero
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Re: Rilfessioni sulla democrazia
#59
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Intanto è in democrazia che stanno usando il lavaggio del cervello con i media,TV,scuola, cambiamenti alla Costituzione e leggi a personam!
Non scordiamoci che i valori fondamentali della convivenza civile (diritto civilco e civile) con la riforma Moratti,prosieguo dello scellerato Berlinguer, verrà tolto ai licei e non si insegna neanche alle medie.
Sarà un caso?
Sarà un caso pure che,sempre con la Moratti,non ci sia più storia delle religioni ma approfondimento della religione cattolica(praticamente catechismo) ?
Scoperta ed interiorizzazione di certi valori?
Sì sempre più quelli della sudditanza religiosa,politica ed economica è quello che passa il convento,come si sconfigge?
L'anarchia la vedo sempre più un miraggio più analizziamo quello che ci è stato imposto ed abbiamo trovato in millenni di storia.
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Inviato il: 16/4/2006 23:09
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  •  florizel
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Re: Rilfessioni sulla democrazia
#60
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ZelanCitazione:
L'Anarchia però (lo ribadisco) è il punto d'arrivo di un percorso "evolutivo" della società umana, non il punto d'inizio.


Però,è anche un processo",e come tale non ha un punto d'arrivo,caratteristica questa molto più inerente ai paradigmi calati dall'alto,volti soprattutto ad affermare "divieti",piuttosto che "possibilità".
Il capovolgimento all'unisono di tutta la società non è necessariamente il presupposto per la sua affermazione,anzi,l'esperienza di una piccola comunità può produrre esempi e stimoli affinchè un cammino simile possa iniziare anche per altri.Questo apre poi ad un percorso che può diventare più prettamente "sociale".

L'anarchia non si "instaura",prima di tutto la si vive.
Parlare di questa idea ipotizzando una sua "instaurazione" significa non averne colto l'essenza:non è un regime,o un governo,o una dittatura da imporre ad una maggioranza o minoranza di persone,o ad un popolo.
E' una "pratica",un modo di concepire la vita,i rapporti sociali ed umani.

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"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 16/4/2006 23:42
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