Re: SCAPAC 3 - Nucleare

Inviato da  Garrett il 25/8/2009 14:03:26
Il servizio non mi sembra contenga particolari errori ma ripropone pedissequamente i classici slogan sul nucleare e induce nello spettatore poco attento informazioni non corrette. Si fornisce insomma una "percezione" basata sì su fatti reali ma senza fornire chiavi di lettura adeguate.
Voglio solo far osservare che programmi di questo tipo non sono di divulgazione scientifica (alcuni eminenti scienziati la pensano diversamente) ma si tratta di "spot" politici serviti da conduttori che al più sono semplici camerieri .

Viene detto che da un punto di vista energetico l'Italia dipende dalle importazioni straniere per l'85%.

Lo spettatore potrebbe pensare che il nucleare possa essere una valida risposta "autarchica" a questa (anti-patriottica?) dipendenza straniera.

La prima ovvia considerazione - a parte "chi se ne frega" - è che se anche l'Italia abbracciasse il nucleare continuerebbe a dipendere da importazioni straniere: l'Italia non ha infatti giacimenti di uranio esattamente come non ne ha di gas, petrolio o carbone. La dipendenza sarebbe anche maggiore perchè dovrebbe affidarsi al know-how straniero: pur essendoci ottimi tecnici e competenze è evidente che l'Italia non ha e non avrà mai una filiera come quella francese, così legata alla tradizione militare, necessaria a fornire il combustibile per le centrali. La "barra" di uranio è solo l'ultimo anello di una catena produttiva lunghissima che parte dall'estrazione (effettuata in Niger con metodi colonialistici) e che passa attraverso la raffinazione e l'arrichimento e termina con il ri-processamento e lo stoccaggio.

I maggiori consumi energetici di una nazione NON sono di tipo elettrico ma riguardano il trasporto, il riscaldamento e le attività industriali ovvero energia prodotta COMUNQUE con combustibili fossili.
Ad esempio la Francia produce corrente elettrica quasi unicamente (78%) con centrali nucleari ma nonostante questo dipende ancora al 75% da importazioni straniere di gas, petrolio e carbone: quasi come l'Italia che al contrario non ha centrali nucleari! (iea.org)
Dunque se l'Italia seguisse l'esempio della Francia, potrebbe IDEALMENTE ridurre del 10% le importazioni estere di petrolio, gas e carbone MA sostituendole con importazioni, sempre estere, di uranio.
Cito wikipedia:
L'unica modalità di generazione dell'energia che potrebbe realmente considerarsi "interna" è quella che fa affidamento sulle fonti rinnovabili. Non fa una piega.
Oltretutto nemmeno l'uranio è risorsa rinnovabile e l'approvvigionamento è più difficile perchè legato all'interesse nazionale e militare dei pochi paesi fornitori (saremmo costretti a comprarlo dalla Francia che diventerebbe, di fatto, un "monopolista"!).

In realtà l'Italia non potrà mai eguagliare la Francia, la cui filiera nucleare ha richiesto ingenti e decennali investimenti statali legati principalmente allo sviluppo militare, dunque la riduzione sull'importazione di combustibili fossili si attesterebbe (ottimisticamente) a percentuali del 5-6%! I piani ENEL più ambiziosi prevedono infatti di arrivare ad una quota nucleare, sul totale della produzione elettrica, di circa il 20%. (ENEL.it)
Ancora: questo non significa che l'Italia risparmierebbe il 5% sulla "bolletta" perchè nulla è free, nemmeno il nucleare il cui costo $/kWh è almeno il 75% rispetto a quello di fonti tradizionali quali il carbone (world-nuclear.org).

Insomma si risparmierebbe il 25% del 25% del 25% del totale
(bazzecole)

Dunque il risparmio sul totale della "bolletta energetica" sarebbe di uno o due punti percentuale, totalmente trascurabile se paragonato alle dinamiche dei prezzi nel mercato dell'energia (dove variazioni del 30% su base annuale sono quasi la norma)! Da questo punto di vista investimenti pubblici o privati che favoriscano una maggior efficienza energetica darebbero risultati migliori, più sicuri, a lungo termine e apporterebbero certamente un maggior know-how nazionale.
Il consumatore non apprezzerebbe nessun beneficio da un ritorno al nucleare! E' inutile cercare di spaccare il capello - o dovrei dire l'atomo - in quattro: dal punto di vista del normale consumatore la spesa energetica totale (trasporti, gas, riscaldamento, elettricità) è appesantita principalmente da tasse e accise che in Italia sono particolarmente esose!

Nello spot viene ricordato più volte che l'Italia importa dall'estero corrente elettrica.

Si viene indotti a confondere i fabbisogni energetici con quelli elettrici e la potenza elettrica installata con quella prodotta.
E' vero che l'Italia importa corrente elettrica dall'estero (circa il 12%). Ciò che non viene detto è che l'Italia, pur avendo una potenza elettrica installata sufficiente a garantire il fabbisogno interno, trova più vantaggioso importare dalla Francia la corrente elettrica.
La ragione intima è di tipo tecnologico: le centrali nucleari non hanno capacità di modulazione ovvero non permettono di essere "spente" in caso di minor richiesta! La Francia nucleare si ritrova ogni notte in una situazione di sovrapproduzione (dovuto ad un carico al 50%) ed è quindi costretta a svendere corrente elettrica all'Italia (la corrente elettrica non può essere conservata!).
La dimostrazione è che
L’Italia importa dalla Francia essenzialmente di notte (utilizzando fra l’altro l’energia a basso costo per ricaricare i bacini idroelettrici che funzionano a pompaggio), non di giorno quando la curva del carico di rete è massima, a dimostrazione che il sistema nazionale sarebbe perfettamente in grado di fare a meno delle importazioni.

Viene detto che un problema aperto è rappresentato dallo smaltimento e stoccaggio delle scorie radioattive

A fronte di un risparmio economico GLOBALE che per il cittadino sarebbe al massimo dell'1%, non viene quantificato il costo aggiuntivo dello smaltimento delle scorie radioattive nè specificato, nel caso di stoccaggio, chi dovrebbe farsene carico. Tuttavia dal momento che i siti di stoccaggio (come del resto le centrali), data la loro natura, dovranno essere militarizzati una idea la possiamo anche avere.
Le scorie più pericolose potrebbero venire inviate all'estero per essere processate prima di venire stoccate: in questo modo la Francia chiuderebbe la filiera, occupandosi anche del post-processamento, creando ulteriore valore aggiunto alla propria industria e obbligando l'Italia a dipendere dall'estero pure per quanto riguarda lo smaltimento!
Alla faccia della "indipendenza energetica"!

Capiti questi aspetti è ora chiaro come risolvere il "paradosso" secondo cui, se il nucleare è così "vantaggioso", la Francia preferisce "aiutare" l'Italia a costruire centrali in loco anzichè continuare a "lucrare" con la vendita della corrente elettrica!

EDIT:

A ennesima dimostrazione si osserva che la correlazione tra costo della corrente elettrica e nucleare è piuttosto debole: Francia, Regno Unito e Spagna dovrebbero presentare i valori più bassi ma così non è. (cbs.nl)

Dov'è andata a finire la nuova centrale di Olkiluoto?

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