speciale tg1 di qualche tempo fa su 11 settembre

Inviato da  Gianlvca il 3/5/2006 17:45:06
Alfredo Meocci, colpito dalla decisione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che ha decretato la sua incompatibilità con la carica di direttore generale della Rai.
Forse molti ricorderanno un raro ed insolito «speciale TG1» del 19 febbraio scorso, dove - sia pure in seconda serata, o piuttosto in terza - si analizzava la strana faccenda dell’aereo Boeing lanciato sul Pentagono l’11 settembre, e di cui non restarono resti sul prato antistante.
Fosse voluto o no, da quella trasmissione emergevano dubbi sulla «verità ufficiale».
Ora un lettore mi manda questo lancio dell’Agenzia cattolica Adista: «P come Pentagono, S come scomparso. Lo speciale TG1 dal titolo: ‘P come Pentagono M come mistero’, trasmesso il 19 febbraio 2006, è scomparso dagli archivi delle trasmissioni Speciale TG1 e RAI Click, dove fino a poco tempo fa era disponibile».
Alla e-mail di un telespettatore che chiedeva spiegazioni, la redazione di Speciale TG1 ha risposto che il servizio «non è stato immesso nell’archivio RAI Click perché contiene sequenze di provenienza esterna per la quale la RAI ha acquisito i diritti di trasmissione televisiva, ma non quelli di sfruttamento in rete».

Eppure per un certo tempo il servizio è stato disponibile nell’archivio online.
Era stata l’unica trasmissione della RAI nella quale si erano posti alcuni interrogativi circa la dinamica dell’attentato che avrebbe colpito il Pentagono (e di cui non esistono immagini).
E’ attiva in rete una campagna di mail (da inviare a speciale@rai.it) affinché ripristini il servizio nei suoi archivi.
(Da: Adista Notizie numero 33 del 6 maggio 2006 - www.adistaonline.it).
Le e-mail spedite a quell’address della RAI vengono «rimbalzate» al mittente, segno che l’indirizzo è stato chiuso.
Chissà perché.
E chissà chi avrà voluto fare scomparire dal sito RAI ogni indizio di una trasmissione che poteva far sorgere dubbi e domande sulla vera natura dell’attentato «islamico» dell’11 settembre.
Chi sarà stato, mi chiede il lettore?
Proviamo a sforzarci, a fare ipotesi.
Ma non ci viene in mente nessuno.
A meno che non possa aiutarci un altro fatto, che ha preso di mira la RAI.
E che può essere descritto come un concerto sinfonico, in due movimenti.

Primo movimento: una delegazione della comunità ebraica italiana si è recata in RAI per elevare una protesta ufficiale.
Per quale delitto?
La RAI è colpevole di aver trasmesso, in coincidenza con la Pasqua, il film del notorio Mel Gibson, «The Passion», che rievoca il supplizio del notorio Gesù.
Il film rinfocolerebbe antichi odii antisemiti; il fatto che sia stato mandato in onda a Pasqua viene considerato, dalla sullodata comunità, un’aggravante.
La delegazione ha preteso le scuse ufficiali da Alfredo Meocci, direttore generale della RAI.

Secondo movimento (dalle agenzie di stampa): il 26 aprile Alfredo Meocci, direttore generale della RAI, è stato dichiarato «incompatibile» dalla Agenzia del Garante per le Comunicazioni (AGCom), e «deve quindi lasciare l’incarico che ricopre in via Mazzini».
Ciò perché lo stesso Meocci è stato commissario dell’AGCom: e avrebbe dovuto lasciar trascorrere quattro anni a spasso prima di diventare dirigente della TV di Stato.
Ora Meocci deve pagare una multa di euro 373.923, e dovrà restituire gli stipendi percepiti.
Quanto alla RAI, il Garante le commina una multa di 14 milioni di euro (per la precisione: 14.379.307) per non aver escluso l’incompatibile.
La dittatura totale che George Orwell descrisse in «1984» faceva lo stesso.
Il Ministero della Verità faceva sparire accuratamente dagli archivi articoli di giornali, foto e voci di enciclopedie che potessero permettere di ricostruire il passato.
Ancor più facilmente lo stesso regime faceva sparire le persone colpevoli di psico-reato.
A ciò provvedeva la psico-polizia.

Alfredo Meocci sta per sparire.
La trasmissione sul Pentagono è già desaparecida.
Sarà una coincidenza, o c’è in giro una psico-polizia con poteri totali?
Chi sarà stato a chiedere la doppia sparizione?
Di Meocci, lo sappiamo.
E del video sul Pentagono?
Provate a pensare.
Sforzatevi.

Maurizio Blondet

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