Una implicita risposta

Inviato da  Ilario il 17/12/2008 3:16:30
Insonnia, maledetta insonnia. Ma almeno ho trovato qualcosa di interessante, girovagando sulla rete: una risposta di Lorenzo Montali ad un mio concittadino che accusava il Cicap di essere "chiusi di mente". Penso che potrebbe adattarsi benissimo al nostro presunto medico.

«(...) Ma veniamo all'argomento centrale della sua lettera, un argomento che conosciamo bene e che può essere riassunto nella formula: «ma come potete voi negare che possa esistere...?», laddove i puntini possono essere riempiti con qualsiasi cosa: un mondo soprannaturale, la telepatia, un'influenza degli astri sulla vita degli uomini, i rapimenti alieni, ma anche, perché no, un pianeta di marzapane, una lampada che permette di realizzare qualsiasi desiderio, un tappeto volante.
Ebbene, la risposta a questa domanda è una sola ed è una risposta che andiamo ripetendo da ormai dieci anni: non possiamo e non vogliamo negare in linea teorica l'esistenza di nessuno di questi fenomeni, anche perché siamo convinti che molte di queste cose potrebbero rendere molto più divertente e interessante la vita di tutti (io, in particolare, mi prenoterei per la lampada). Molto modestamente però ci permettiamo di aggiungere una considerazione che forse a lei sembrerà "prosaica" e banale, ma che a noi continua a sembrare importante: se ci sono, una o più di queste cose, qualcuno vuole essere così cortese da mostrarle a tutti noi altri e condividere la felicità per una così importante scoperta? Se invece si tratta null'altro che di ipotesi, di teorie non suffragate da alcun riscontro, di raccolte di sogni e belle speranze, be' allora ci lasci dire che la strada della ricerca scientifica seria continua a sembrarci una via migliore di conoscenza.
Perché vede, caro signor Scannapieco, il suo «agnosticismo possibilista» rischia di condurla in un vicolo cieco: da una parte lei è possibilista davanti a chi afferma l'esistenza di un mondo soprannaturale, dall'altra dovrebbe essere egualmente possibilista di fronte a chi nega tale mondo. Si troverebbe in tal modo ad accettare (quantomeno in via provvisoria) due posizioni tra loro contraddittorie e non le rimarrebbe che cercare al di fuori di sé un criterio di verità per decidere quale delle due posizioni è falsa. Lei che criterio sceglierebbe? Noi la nostra scelta l'abbiamo fatta ed è quella che corrisponde alla nostra filosofia: l'analisi di presunti fenomeni paranormali non può che seguire l'unico metodo che assicura l'oggettività della conoscenza: quello scientifico.
Questo non significa che siamo chiusi di mente, ma che fino a quando qualcuno non riuscirà a proporre metodo migliore francamente ci sembrerebbe inutile cambiare. Non ci sembra in effetti di chiedere o pretendere molto: da parte nostra c'è l'assoluta disponibilità a esaminare qualsiasi fenomeno (ripeto fenomeno: non affermazione della «impossibilità di negare l'esistenza» di qualcosa che poi però non si mostra mai) per verificare se effettivamente si tratta di un fatto paranormale o meno ed eventualmente per approfondirne lo studio. Questa è la nostra scelta, sin dall'inizio e non a caso questo Comitato si chiama per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, e non, come sostiene lei, per la loro negazione aprioristica».

E Silvano Fuso aggiunge, altrove:
«Molti avversari del CICAP ci accusano (e insieme a noi accusano la comunità scientifica) di avere una visione positivista e scientista. In realtà penso che nessuno scienziato oramai si rifaccia a queste concezioni ottocentesche assolutamente obsolete e superate che volevano assolutizzare la scienza (da osservare che anche nell'Ottocento i positivisti erano soprattutto filosofi e non scienziati). Una concezione moderna della scienza riconosce inevitabilmente tutti i suoi limiti e soprattutto l'inevitabile provvisorietà delle sue affermazioni. In questo senso indubbiamente Popper ha fornito importanti contributi chiarificatori.
Superando essenzialmente il concetto di verificazionismo tipico del neopositivismo (un'affermazione è scientifica se è verificabile), come è noto Popper ha introdotto il falsificazionismo come criterio di demarcazione tra scienza e non scienza (un'affermazione è scientifica se è falsificabile). Nel libro cui Lei fa riferimento inoltre Popper rivaluta, sia pure con le dovute cautele, il senso comune. "Il senso comune - egli scrive - è in tutte le situazioni problematiche il consigliere più valido e più affidabile. Esso però non è sempre affidabile; e qualora si affrontino problemi di teoria della conoscenza è allora della massima importanza fronteggiarlo in modo seriamente critico". Il pensiero scientifico ha inevitabili debiti verso il pensiero scettico. Ricordiamo per inciso che scetticismo deriva da "sképsis" che in greco significa sia ricerca che dubbio.
Lo scetticismo si manifesta, anche storicamente, in diverse correnti. In Pirrone (365-275 a. C.), ad esempio, esso giunge alle sue conseguenze più radicali di negare l'esistenza di un significato assoluto della realtà. Le cose per Pirrone sono tutte egualmente incerte e indiscernibili. Di fronte a tale constatazione, secondo Pirrone, il saggio deve raggiungere sul piano teorico l'aphasia, cioè la sospensione di ogni discorso positivo (e sul piano pratico l'ataraxia, ovvero l'imperturbabilità). Lo scetticismo estremo può anche condurre al solipsismo, concezione secondo la quale si può negare l'esistenza della realtà esterna al soggetto pensante. Posizione legittima dal punto di vista puramente logico, ma piuttosto sterile dal punto di vista epistemologico. Il pensiero scientifico, pur avendo molti debiti nei confronti dello scetticismo, rifiuta le sue conclusioni più estreme e accoglie invece quello che in esso vi è di più produttivo sul piano metodologico.
Coerentemente con il significato etimologico della parola "sképsi", la scienza rifiuta infatti ogni concetto assoluto di verità proponendosi sostanzialmente come un metodo di approccio alla realtà in cui ricerca e dubbio sono costantemente adottati. Lo scetticismo si manifesta nel pensiero scientifico soprattutto in questa sua caratteristica: ogni affermazione per avere diritto di cittadinanza in campo scientifico deve essere adeguatamente supportata o da evidenze di tipo sperimentale o di carattere logico-matematico. A sua volta tale necessità deriva dal fatto che in campo scientifico è necessario raggiungere l'accordo intersoggettivo.
Le uniche due strade che l'umanità ha saputo individuare per raggiungere l'intersoggettività sono appunto l'osservazione sperimentale dei fenomeni e il ragionamento logico-matematico. Senza un accordo intersoggettivo si rimane inevitabilmente nel campo dell'opinione individuale Relativamente al paranormale, il CICAP adotta proprio questa posizione: non si accontenta delle opinioni individuali ma, prima di accettare qualsiasi affermazione, pretende prove che chiunque possa condividere».

Il che è, in modo più elegante e forbito, quello che ho sostenuto fin dall'inizio.
Buonanotte a tutti.

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