Re: Diffamazioni circa il sito dossierhamer.it

Inviato da  cagliostro il 15/12/2008 17:00:52
Veniamo al documento che ho segnalato.

"INTRODUZIONE
Nei pazienti trapiantati l’incidenza di tumori maligni,
confrontata per classi d’età, è 3-4 volte superiore rispetto
alla popolazione generale (1, 2).
Particolarmente aumentata è l’incidenza di neoplasie
generalmente poco frequenti, quali carcinomi squamocellulari,
linfomi, carcinomi epatobiliari, labiali, vulvari ed
anali, o addirittura molto rare come il Sarcoma di Kaposi
(400-500 volte più frequente rispetto alla popolazione
generale). Le neoplasie maligne più frequenti nella popolazione
generale quali il carcinoma del polmone, della mammella,
della prostata, del colon e della cervice uterina non
mostrano, invece, significativi incrementi di incidenza.
Nei pazienti trapiantati l’aumentato rischio di sviluppare
una neoplasia riconosce senza alcun dubbio un fattore
determinante: la terapia immunosoppressiva.”

Questo è un dato generale, che tutti i medici conoscono.
Vedete scritto da qualche parte riferimenti a neoplasie renali ?
O a neoplasie negli organi trapiantati ?
No, perché questa è solo l’introduzione alla discussione, è il razionale che introduce all’articolo.
Ovvero, dato che la terapia immunosoppressiva aumenta l’incidenza di tumori e ti dice anche di quali tumori (INTERESSANTE CHE NON SIANO QUELLI PIU' FREQUENTI NELLA POPOLAZIONE GENERALE, vedi AIDS e DOTTOR KREMER), io nefrologo vado a vedere la letteratura, i dati, le statistiche per quanto riguarda le neoplasie renali in relazione alla problematica del trapianto.
In termini molto semplici: sappiamo, per quanto riguarda le neoplasie in generale che la situazione è quella espressa sopra. Come si presenta la situazione per quanto riguarda la neoplasia renale ?
Procediamo.

“Negli ultimi anni in relazione all’utilizzo di donatori
sempre più anziani ed alla presenza nelle liste d’attesa di
riceventi in età sempre più avanzata, la problematica relativa
all’insorgenza delle neoplasie dopo il trapianto ha ripreso
nuovo vigore.”

Certamente, nel paziente anziano è più facile riscontrare una neoplasia, quindi è necessaria un' attenzione maggiore. E’ necessario poter diagnosticare un tumore preesistente al trapianto. Infatti, un tumore preesistente ha un decorso più aggressivo in caso di terapia immunosoppressiva rispetto ad un tumore che si forma successivamente de novo. Questo è persino banale, non occorre essere medici. Viene peraltro ribadito nelle conclusioni, vedi sotto.
Procediamo.

“In questo quadro complessivo si presenta
di particolare interesse per il nefrologo la problematica
relativa all’insorgenza dei tumori renali primitivi nei
pazienti già sottoposti o da sottoporre a trapianto renale.
Nel trapianto di rene il riscontro di una neoplasia renale
primitiva può avvenire in quattro differenti situazioni:
1) Nell’ambito dei reni del donatore al momento del prelievo;
2) Nell’ambito dei reni nativi del ricevente prima del trapianto;
3) Nell’ambito dei reni nativi del ricevente, insorta “de
novo” dopo il trapianto;
4) Nell’ambito del rene trapiantato, insorta “de novo”
dopo il trapianto.”

Il nefrologo, che si occupa di reni, si pone la problematica del cancro del rene in relazione al trapianto e in relazione alla terapia immunosoppressiva. Molto semplice. E vengono elencate tutte le possibilità di fronte alle quali si può trovare lo specialista nefrologo.

“TUMORE PRE-ESISTENTE NEL RENE DEL DONATORE
AL MOMENTO DEL PRELIEVO
Le neoplasie renali rappresentano il 21% di tutte le neoplasie
riscontrate nei donatori al momento del prelievo
(Cincinnati Transplant Tumor Registry) (7).
Il mancato riconoscimento di una neoplasia renale in
corso di prelievo d’organo determina conseguenze letali in
circa il 40% dei riceventi, a causa della rapida progressione
della neoplasia favorita dalla terapia immunosoppressiva
(7). È quindi indispensabile, in corso di prelievo d’organo,
seguire precise procedure dettate dalle linee guida.”

Se io prelevo un rene destinato ad essere trapiantato e non mi accorgo che all’intenro di questo rene c’è già un cancro, la terapia immunosoppressiva successiva determinerà una rapida progressione di questa neoplasia.
Quindi i tumori preesistenti in presenza di terapia immunosoppressiva si aggravano. Ecco perché, considerato l’aumento dell’età dei pazienti donatori, e di quelli riceventi, è necessario escludere che non ci siano già tumori prima del trapianto e quindi prima della terapia immunosoppressiva.
Più semplice di così.

“TUMORE PRE-ESISTENTE NELL'AMBITO DEI RENI
NATIVI DEL RICEVENTE PRIMA DEL TRAPIANTO”

La problematica è la stessa alla precedente, come ho già spiegato.
Basta leggere il testo: un tumore pre-esistente con la terapia immunosoppressiva va peggio, sia del donatore che del ricevente.

“TUMORE INSORTO “de novo” DOPO IL TRAPIANTO
NEI RENI NATIVI

Il carcinoma del rene può insorgere “de novo”, dopo il
trapianto, nell’ambito dei reni nativi, mediamente a distanza
di circa 7 anni dal trapianto e di circa 10 anni dall’ingresso
in dialisi (29). Nel registro di Cincinnati vengono riportati
al 1995, 222 tumori renali insorti nell’ambito dei reni nativi
dopo il trapianto (7). In una casistica di 129 trapianti renali consecutivi Doublet ha riscontrato un’incidenza di casi di
carcinoma renale dei reni nativi aumentata di circa 100 volte
rispetto a quella della popolazione generale (29).
Ad oggi, ad eccezione della MRMA, non è ancora stato
individuato un chiaro fattore predisponente in grado di giustificare
tale aumentata incidenza. La terapia immunosoppressiva
avrebbe, infatti, un ruolo limitato nel promuovere
l’insorgenza di queste neoplasie, poiché l’incidenza di
tumori renali in pazienti immunodepressi dopo trapianto
cardiaco (3.3%) è quasi sovrapponibile a quella della popolazione
generale (3%)”

Ecco, COMINCIAMO CON I DATI INTERESSANTI.
Viene detto in modo semplice ed esplicito che dopo il trapianto, rispetto alla popolazione generale, l’incidenza di casi di carcinoma renale dei reni nativi aumenta di circa 100 volte.
Sicuramente, sulla base dell’introduzione fatta, saremmo tentati di attribuire questo aumento alla terapia immunosoppressiva.
Ma non è così !!
Infatti si dice molto chiaramente che la terapia immunosoppressiva ha un ruolo limitato nel promuovere l’insorgenza di queste neoplasie, perché ? Perché nei pazienti che fanno la terapia immunosoppressiva in seguito non a trapianto di rene, bensì a trapianto di cuore, l’insorgenza di queste neoplasie è simile alla popolazione generale.
Un vero mistero !
Come spiegarlo ?

“Hoshida ha tuttavia dimostrato
che il tipo di trattamento immunosoppressivo correla con il
tempo di insorgenza delle neoplasie nell’ambito dei reni
nativi dopo il trapianto, risultando più precoce nei pazienti
trattati con Ciclosporina rispetto a quelli trattati con
Azatioprina e Corticosteroidi (24 vs 143 mesi, p<0.05) “

Una possibile spiegazione potrebbe essere il tipo di chemioterapico usato.
Ma non ci sono ancora studi validati che dimostrino questo !
Infatti si dice:

“Ad oggi, oltre alla MRMA, l’unico accertato fattore di
rischio per l’insorgenza di neoplasie nell’ambito dei reni
nativi dopo il trapianto è rappresentato dalla nefropatia cronica
da analgesici. L’analisi dei dati del registro di
Cincinnati (7), infatti, ha evidenziato che il 10% dei pazienti
che avevano sviluppato una neoplasia dei reni nativi successivamente
al trapianto erano stati precedentemente affetti
da nefropatia cronica da analgesici.”

Gli unici fattori che correlano con l’insorgenza di tumori de novo dopo il trapianto nei reni nativi sono:
la malattia renale multicistica acquisita (MRMA) e la NEFROPATIA CRONICA DA ANALGESICI.

NON LA TERAPIA IMMUNOSOPPRESSIVA !

Procediamo finalmente con il punto che ci interessa.

“TUMORE INSORTO “de novo” NEL RENE TRAPIANTATO

In letteratura sono stati ad oggi riportati 40 casi di carcinoma
renale insorto de novo nel rene trapiantato; tale evenienza
è stata mediamente riscontrata a distanza di 56 mesi dal trapianto.
Clinicamente sono tumori meno aggressivi di
quelli che insorgono dopo il trapianto nei reni nativi”

Il dato parla da solo. Ma se non fosse chiaro, viene ribadito molto esplicitamente nelle conclusioni.

“CONCLUSIONI
L’incremento dell’età media dei donatori rende sempre
più plausibile la presenza in essi di tumori misconosciuti.
Una neoplasia renale non riconosciuta al momento del prelievo
può avere conseguenze potenzialmente letali.
Pertanto in presenza di aree sospette l’ecografia renale
intraoperatoria e l’esame istologico “estemporaneo” della
eventuale lesione devono essere sempre eseguiti al fine di
dirimere eventuali dubbi diagnostici.

Tuttavia, il riscontro nel donatore di una neoplasia renale
non sempre pregiudica l’utilizzo degli organi stessi. Infatti,
anche se la legislazione italiana non lo consente, in altri
paesi sono stati utilizzati per il trapianto reni affetti da lesioni
neoplastiche di piccole dimensioni dopo aver eseguito al
banco la resezione della neoplasia e la verifica istologica
della negatività dei margini di resezione. Tale approccio è
basato su una cospiqua serie di dati provenienti dalla letteratura
urologica relativamente alla chirurgia …(questo dato non mi interessa, chiaro ?!).

Dopo il trapianto il rischio di sviluppare una neoplasia
nell’ambito dei reni nativi è notevolmente aumentato; pertanto
la periodica valutazione ecografica dei reni nativi
deve sempre essere eseguita nell’ambito del routinario follow-
up post-trapianto.
L’insorgenza di neoplasie renali nell’organo trapiantato rappresenta un’evenienza rara.

(QUESTO E’ IL DATO CHE MI INTERESSA !!!)

...

Ad oggi non è stata ancora definita un’esatta correlazione
tra l’incidenza di neoplasie renali e differenti farmaci e/o
protocolli immunosoppressivi. Il trattamento con ciclosporina
sembrerebbe indurre una più precoce comparsa di queste
neoplasie dopo il trapianto, ma non determina un incremento
della loro incidenza. Tuttavia è facile prevedere
come l’individuazione di un trattamento immunosoppressivo
capace di ottenere un’immuno-modulazione sempre più
efficace e specifica nei confronti del trapianto determinerà
in futuro una riduzione dell’incidenza e della morbilità
anche nell’ambito di queste neoplasie."

Quest'ultimo è anch'esso un dato molto interessante, ma non era l’oggetto della mia discussione, anche se deve far riflettere.


Buon lavoro a lei caro Ilario.

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