Re: Scie chimiche e media

Inviato da  migiu2 il 4/3/2007 15:11:31
Scie chimiche: dibattito a Cagliari organizzato dal Comitato Sardo

venerdì 02 marzo 2007

di Francesco Santucci



Ancora mistero sulle scie chimiche, fumi rilasciati da velivoli non identificati che formano reticoli fino a espandersi e coprire vaste aree di cielo e che possono essere confuse con le nuvole.
Di questo problema si è discusso nelle scorse settimane a Cagliari al Lazzaretto di Sant’Elia, durante una conferenza tenuta da tre esperti: Franco Caddeo ricercatore, (tra i dirigenti del “Comitato sardo scie”), Luigi Fenu ingegnere aerospaziale e Tom Bosco, direttore della rivista scientifica Nexus.

Da alcuni anni ad oggi è sempre più frequente nei nostri cieli il fenomeno delle cosiddette ‘‘scie chimiche’’ (vedi Sardinews, numero 7-8 del 2006). Agli occhi della maggior parte delle persone potrebbero sembrare normali scie di aerei a reazione, ma chi osserva con attenzione il fenomeno da diverso tempo, spiega che “nella maggior parte delle zone interessate non passano rotte aeree civili”, come ha spiegato Caddeo. “Insospettito” dalla ricorrenza sempre più frequente dell’evento negli ultimi anni, lo studioso ha mostrato ai presenti in sala una carta aeronautica rappresentante le aerovie civili (le autostrade del cielo). Nella zona da lui osservata e non solo, tali ‘‘autostrade’’non esistono, bensì vi è la R54, un’ampia area dello spazio celeste adibita alle esercitazioni militari.

Le osservazioni documentate da Caddeo, tutte corredate da fotografie, mostrano diversi velivoli ravvicinati che con particolari manovre in breve tempo hanno ricoperto il cielo di scie. Normale traffico aereo civile? Caddeo sostiene di no e dice: ‘‘se in aerovia si volasse così dovrebbero levare i brevetti a molti piloti’’.
Ma se non sono aerei civili, di cosa si tratta? Come si formano, cosa contengono queste scie e soprattutto perché vengono rilasciate?

La spiegazione tecnica della loro formazione è stata data da Luigi Fenu. Aiutandosi con simpatici schemini e basandosi su formule e grafici, ha spiegato all’interessato e numeroso pubblico presente, il processo di formazione di una scia: altro non è che la condensazione di una massa d’aria calda a contatto con una massa d’aria fredda. Per far sì che tale condensazione avvenga sono necessarie determinate condizioni atmosferiche, ovvero un’alta percentuale di umidità relativa e temperature molto fredde, prossime ai meno 40 gradi centigradi. La temperatura diminuisce con l’aumentare della quota e per raggiungere i meno 40 gradi bisognerebbe volare a novemila metri.
Le regole fisiche e gli accurati monitoraggi di Fenu (osservazioni quotidiane di dati forniti dai satelliti), dimostrano che nella fase di formazione delle scie, i velivoli volavano a quote assai più basse e in particolare le condizioni atmosferiche non soddisfacevano i valori richiesti.

Purtroppo non esiste una risposta precisa al perché vengano rilasciate. Vi sono però diverse supposizioni. La più accreditata e seguita, spiega Tom Bosco – il direttore di Nexus - è fondata sul ‘‘progetto Haarp’’. Haarp (High Frequency Active Auroral Research Program, cioè programma di ricerca attiva aurorale con alta frequenza»), è un progetto dello scienziato Bernard J. Eastlund (un fisoco texano del Mit. Massachusetts Institute of Thecnology di Boston). Tale progetto è stato acquistato dal governo degli Stati Uniti d’America ed è una stazione scientifica che si trova in Alaska. Appare come una vasta area ricca di antenne mediante le quali gli studiosi sondano con onde radio le alte regioni dell’atmosfera, al fine di modificare a loro piacimento il clima mondiale.

Qual è il collegamento con le scie? Gli esiti degli esami di laboratorio parlano chiaro riguardo al loro contenuto. Esse contengono bario e alluminio, sostanze assai nocive per chi le respira e per l’ambiente, ma altrettanto utili ad Haarp in quanto ottimi conduttori di energia elettromagnetica. Pertanto, espandendosi, le scie coprono il cielo e fungono da specchio facilitando così la divulgazione delle onde emanate dall’Alaska.
Lo scopo primario del dibattito cagliaritano era di informare i numerosi presenti di ciò che accade oramai quotidianamente, il perché - come già si è detto - può solo essere ipotizzato. Per questo i relatori contano sull’aiuto di chiunque possa dare loro informazioni utili.

Al di là della problematica scie, c’è un altro problema altrettanto grave, ovvero il disinteresse e l’indifferenza dimostrata dalla maggior parte delle persone direttamente interessate (meteorologi, climatologi eccetera) e, in particolare dai politici che pur vivendo in questa realtà si comportano come se nulla stesse accadendo.

È evidente che stia accadendo qualcosa di strano, ma nessuno muove un dito. Le sollecitazioni ai politici italiani si sono rivelate vane e la paura è che questo problema continui a passare inosservato come lo è stato finora, e che sarà messo da parte come è successo per il caso Ustica e per tanti altri che non stiamo a citare. Il fatto sotto gli occhi di tutti è che qualcuno bombarda i nostri cieli con sostanze nocive che avvelenano l’aria e, con essa tutti noi. La lotta del comitato sardo contro le scie chimiche altro non vuole ottenere che verità e risposte e, spera che questo problema non avveleni un giorno anche la nostra speranza, che - come si sa - è sempre l’ultima a morire.



Fonte: SardiNews & Cospirazione.net

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