Re: CREDO MUTWA, UN GRANDE ANZIANO SCIAMANO ZULU'

Inviato da  benitoche il 9/4/2015 13:16:54
In precedenza l’uomo viveva in un ambiente perennemente umido, dove il sole non appariva mai e pioveva sempre. L’uomo non parlava ma aveva grandi poteri mentali. Poteva comunicare col pensiero e la caccia consisteva nel richiamare un animale talmente anziano da preferire una morte rapida a quella lenta a cui la natura lo avrebbe destinato. Egli credeva che Dio fosse di sesso femminile (la Grande Madre) e fosse situato SOTTO la Terra. Con l’arrivo di questi esseri le cose cambiarono. Il cielo schiarì, l’uomo perse i poteri psichici e acquisì l’uso della parola. Gli venne imposta la legge e la gerarchia. Gli uomini divennero avidi e ostili alla Natura, e si formarono civiltà che trasformarono le aree in cui vissero in deserti inospitali.

Quella che siamo abituati a chiamare “umanità” non è che il prodotto della quinta civiltà principale, che è stata preceduta da un’altra umanità, appartenente alla quarta civiltà principale, il cui continente, l’Atlantide, si può situare tra l’attuale Europa e l’America. I nostri predecessori Atlantidi avevano un aspetto assai diverso, avevano una cultura diversa. L’antico uomo di aveva ragionamento e pensiero, ma possedeva sottili forze sonnambulo-chiaroveggenti. Nell’antica Atlantide non esistevano logica, ragione coordinante e scienza come l’abbiamo oggi. A quei tempi l’immaginare, il pensare e il sentire degli uomini erano assai diversi. L’uomo di quel tempo non sarebbe stato in grado di collegare, calcolare, contare e leggere come oggi, però in lui vivevano determinate forze sonnambulo-chiaroveggenti. Egli poteva comprendere il linguaggio della natura, quello che Dio gli diceva nel mormorío delle onde, ciò che risuonava nel tuono, sussurrava nel bosco, ciò che esprimeva il delicato profumo dei fiori. Egli comprendeva il linguaggio della natura, era in armonia con l’intera natura. Allora non esistevano leggi o cavilli giuridici per mettere d’accordo i vicini. No, l’uomo di Atlantide usciva, ascoltava i suoni degli alberi e del vento che gli dicevano cosa doveva fare.
Nelle leggende popolari, che non sono mai composte a caso, troviamo il bel ricordo dell’antica Atlantide per esempio nella Saga dei Nibelunghi, con il Niefelheim (la terra delle nebbie). In essa, in modo molto sug- gestivo, si narra come il Reno e gli altri fiumi non siano che le masse d’acqua residue della nebbia dell’antica Atlantide, e la saggezza da questa derivata viene indicata come il tesoro sommerso. In quel continente, tra l’America e l’Europa, dobbiamo inoltre vedere il vivaio degli antichi Adepti, dove risiedevano coloro che erano adatti a divenire allievi delle grandi Individualità che noi chiamiamo i Maestri della saggezza e dell’armonia dei sentimenti.
Il luogo dove si trovava questa Scuola, la cui fioritura avvenne durante la quarta sotto-civiltà dell’antica Atlantide, può essere considerato al centro dell’Oceano Atlantico. Il discepolo vi era istruito in modo molto diverso da oggi. L’uomo allora poteva influire sull’altro uomo in modo assai potente, per mezzo della forza che era ancora insita nelle parole. Non potete però assolutamente paragonare la forza attuale delle parole con quella di un tempo. Allora era grandissima, la parola bastava a suscitare delle forze nell’animo del discepolo. Un mantra odierno non ha piú la forza di quel tempo, in cui le parole non erano cosí impregnate dai pensieri. Quando queste parole avevano effetto, si sviluppavano le forze animiche del discepolo. Si poteva chiamare questa l’Iniziazione umana per effetto potente del linguaggio della natura. Altro linguaggio intelligibile era la fumigazione con determinate sostanze, il bruciare l’incenso e simili. Esisteva allora un rapporto molto piú immediato tra l’anima del Maestro e quella del discepolo. Nell’antica Atlantide esistevano segni di scrittura che erano rappresentazioni di processi naturali. Si tracciavano in aria con la mano e nel tempo essi avevano efficacia sullo Spirito delle popolazioni di quell’epoca. Cosí, ogni civiltà ha il suo compito nell’evoluzione dell’umanità. Il compito della nostra quinta civiltà principale è di portare il Manas nei quattro arti dell’entità umana, ossia di svegliare la ragione per mezzo di concetti e di idee. Ogni civiltà ha il suo compito, quello degli Atlantidi era la formazione dell’Io. La nostra civiltà, la quinta civiltà principale dell’èra post-atlantica, deve sviluppare il Manas, il mentale superiore.
Con la scomparsa di Atlantide non scomparvero le sue conquiste; l’essenziale di quanto era esistito nell’antico vivaio della Scuola Iniziatica fu preso da un piccolo nucleo di uomini. Questo gruppetto, guidato dal Manu, si recò nell’attuale zona del deserto del Gobi. Fu questo gruppo che preparò le riproduzioni della cultura e della dottrina precedenti, ma con maggiore partecipazione della ragione. Erano le forze di un tempo trasformate in pensieri e in segni. Da lí, da quel centro, come raggi, come irradiazioni, si diffusero le varie correnti di cultura. Cominciando con la magnifica cultura pre-vedica, che fu la prima a trasformare in pensieri il fluire della saggezza. La seconda cultura partita dall’antica Scuola Iniziatica fu l’antichissima cultura persiana. La terza fu la cultura caldaico-babilonese, con la sua magnifica sapienza astronomica e la sua grandiosa saggezza sacerdotale. Quarta fiorí la cultura greco-latina, con la sua colorazione personale, e finalmente, quinta, la nostra. Andiamo incontro alla sesta e alla settima cultura. Vi ho cosí indicato il nostro compito nell’evoluzione umana: trasformare in pensieri, portare fino al piano fisico, ciò che fino ad oggi esisteva come saggezza cosmica.

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