Re: La teoria dell’evoluzione è falsa

Inviato da  ivan il 24/10/2013 20:09:27
Se fosse di dimensioni finite sarebbe una bella comodità per taluni punti di vista

Se invece fosse infinito, bè , alcuni castelli di carte inizierebbero a vacillare.


Quanto alla matematica al suo rapporto con la scienza la matematica null'altro è se non uno strumento da noi creato per agire in maniera efficace sul mondo materiale, pertanto la matematica ci serve e ci è indispensabile come l'aria che respiriamo, senza di essa saremmo perduti.

Purtuttavia è solamente illusorio pensare che le verità matematiche siano un tipo speciale di sapere innato o magari una forma di ispirazione divina : la matematica si occupa di relazioni quantitative del mondo reale: iI suoi cosiddetti assiomi ci sembrano di per sé evidenti, solo perché sono un prodotto di un lungo periodo di osservazione ed esperienza della realtà.

Da Pitagora in poi, le più stravaganti affermazioni sono state fatte sulla matematica, che è stata dipinta come la regina delle scienze, la chiave magica che apre tutte le porte dell’universo. Emancipata da ogni contatto col mondo fisico, la matematica sembrava librarsi verso il cielo, dove avrebbe acquisito un’esistenza divina, liberandosi dall’obbedienza a qualsiasi legge che non fosse dettata da lei stessa.

Si arrivati al punto che si sostiene apertamente che la validità dei modelli matematici (in ultima analisi dei videogames) non dipende da plebee verifiche empiriche ma dalle nobili qualità estetiche delle loro equazioni.
Ora, se la matematica da un lato è sta foriera di progresso ora sta diventando l’origine di numerosi errori e malintesi che hanno conseguenze fortemente negative. Ossia il passo verso la reificazione di ogni fantasia è diventato breve, molto breve: basta fare un modello matematico, basta che funziona e lo si puo' spacciare per realtà. Certo, non è sempre cosi', ci sono modelli matematici di cose del mondo reale piu' che validi ma sono validi proprio perchè sono stati verificati e validati empiricamente, sono validi proprio perchè poggiano su solide basi reali e non sono reificazioni di fantasie.

L’errore principale che si commette è di tentare di ridurre il procedere complesso, dinamico e contraddittorio della natura in formule quantitative statiche ed ordinate: e la natura viene cosi' presentata in modo formalistico: nel caso del punto che diventa una linea monodimensionale, che diventa a sua volta un piano, un cubo, una sfera e così via.

Quindi l’idea che la matematica pura sia pensiero assoluto, incontaminata dal contatto con le cose materiali, è cosa ben lontana dal vero: usiamo il sistema decimale non per deduzione logica o per “libero arbitrio”, ma perché abbiamo dieci dita. Lo stesso termine “digitale” viene dalla corrispondente parola latina. Gli uomini avevano all’inizio solo dieci parole per indicare i numeri proprio perché contavano sulle dita come i bambini.

Le popolazioni Maya del Centroamerica costituiscono un’eccezione perché avevano un sistema in base venti anziché dieci, probabilmente perché contavano anche con le dita dei piedi. Vivendo in una società semplice di cacciatori-raccoglitori, senza denaro né proprietà privata, i nostri antenati non necessitavano di numeri elevati. Per formare un numero maggiore di dieci, era sufficiente combinare alcuni dei dieci suoni che corrispondevano alle dieci dita. Perciò, uno più dieci si dice “un-dici” (undecim, in latino, Ein-lifon - sopra di uno - nell'antico tedesco, che diventa eleven nell'inglese moderno). Tutti gli altri numeri sono semplicemente combinazioni di quelle prime dieci parole, tranne quattro numeri aggiunti: cento, mille, milione, miliardo.

I numeri romani sono una rappresentazione figurata delle dita. Probabilmente il simbolo del cinque rappresentava lo spazio tra il pollice e le altre dita. La parola calcolo deriva dal latino calculus, che significa sasso, il che è connesso al metodo di contare utilizzando le perline dell’abaco.

Questi, e innumerevoli altri, esempi mostrano come la matematica non sia venuta fuori da libere elucubrazioni della mente, ma è il prodotto di un lungo processo di evoluzione sociale per prove ed errori, osservazioni ed esperimenti, che gradualmente si è andato staccando dal resto divenendo un corpo di conoscenze separato, di carattere apparentemente astratto.

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