Re: Comunitarismo VS Liberalismo

Inviato da  Ingmar il 20/3/2012 18:22:00
Tutto questo discorso è abbastanza inutile se non consderiamo come ha inizio la formazione di questa rete, concentriamoci su questo, se abbiamo in mente la scintilla perchè avvenga qualcosa di diverso da quello che è avvienuto finora.
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Ciao Ingmar.

Il costituirsi tra esseri umani di un legame che sia intenso, significativo, solido, non è una cosa facile da ottenersi. Il processo che porta dei singoli "io" a percepirsi come un "noi" è lungo ed articolato, si fonda primariamente sul piano dell'emotività e necessita di molti "puntelli", sia durante la sua genesi sia durante il suo corso.

Nel caso non lo sappia io sono già abbastanza comunitarista, e ritengo ovvia la necessità di una organizzazione formata da individui, perchè una società solidale funzioni, questi legami sono basati sul lavoro, io metto a disposizione parte di ciò che produco per altri e altri lo metteranno a disposizione per me. Io riconosco che dietro ciò di cui ho bisogno o semplicemente mi piace, quasi sempre c'è un essere umano che lavora ma prima di tutto un individuo, con i suoi relativi imprevisti e difficoltà, è un fatto elementare. Dobbiamo quindi evolverci a considerare la nostra sfera privata come qualcosa che riguarda noi che possiamo anche non condividere ma che dobbiamo rispettare finche questo rispetto è reciproco. Non mi piacciono i suoi giochi erotici, non ti piace che vada con gente dello stesso sesso? Non farlo tu :D, nessuno ti costringe. Il codice necessario è l'idea che chi è in questa rete, lavorando faccia parte di un tutto, chi è fuori da questa rete rinuncia a vantaggi e svantaggi conseguenti, altri non metteranno a sua disposizione i frutti del loro lavoro in quanto lui lavorerà per sè, mettiamo coltivando un suo orto. Vendendo invece prodotti del suo orto entrerà in un circuito. Notare che ho immaginato un genere di scambio che avviene con modalità diverse da quelle attuali. Se il panettiere ti da il pane, te ne freghi che sia buddista, musulmano, gay o vattelapesca, capisci, se il chirurgo ti deve operare (il mio esempio preferito) ti importerà solo che faccia bene il suo lavoro e gliene sarai grato, se sei un panettiere gli darai il pane quando ne avrà bisogno, compatibilmente con la tua produzione (si suppone che non si sia gli unici) e con le tue esigenze, non solo se opera te, ma anche sapendo che opera altri e gli salva la vita questo basta sapere. Parti dal presupposto che le persone di una comunità si debbano sposare. Questo legame solidale è basato su semplici necessità reciproche riconosciute a ciascuno, poi gli amici ce li si sceglierà a parte, ecco.
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Tali "puntelli" sono i codici che dicevo; ma essi saranno, ovviamente, l'espressione di uno specifico sviluppo socioculturale che, come è inevitabile, produrrà una visione del mondo intrinsecamente relativa, limitata e non universale, che riuscirà ad accogliere e conciliare al proprio interno solo un certo numero di elementi: l'onnicomprensività è esclusa per definizione. Perciò la tua idea che

"basta una leggera flessibilità mentale e i due concetti di comunità solidale e libera espressione individuale non solo non sono più in contraddizione, ma si rafforzano a vicenda"

non può che essere giudicata erronea: all'interno di una comunità ci saranno sempre libere espressioni individuali assolutamente inaccettabili, in quanto contraddittorie con gli stessi presupposti esistenziali della comunità medesima. In questi casi la diversità, come vedi, non costituisce alcuna ricchezza ma, socialmente parlando, causa di disgregazione e quindi di impoverimento.

andiamo al punto, qual'è il tuo problema, quali persone ed espressioni non puoi sopportare? Se ti riferisci a fanatici religiosi di ogni tipo e per motivi storici oggi purtroppo sono più frequenti tra i musulmani, senza generalizzare, ti do ragione, questo tipo di diversità non può convivere, non rispettando il principio di uguaglianza tra i sessi, come anche la milizia dell'Alabama, per par condicio, possono essere tollerate finchè non si esprimono, violando il principio di non aggressione, facendo ad esempio a qualcuno qualcosa che non vorrebbero farsi fare . Il punto è che molte di queste diversità culturali che tu paventi come distruttive, trascendono i confini etnici, quindi non può essere un problema etnico, ma di mentalità generale, forse anche se tu stesso rivelassi avere determinati pregiudizi, sarebbe nocivo. Non dimentichiamo che molti conflitti di oggi sono dovuti alla strumentalizzazione e alle tensioni politiche, comprese molte rigidità religiose.
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Voglio anche sottolineare che l'eventuale assorbimento culturale di qualche diversità contingente condurrebbe semplicemente ad un nuovo sistema culturale comunque limitato e non onnicomprensivo: qualcosa rimane sempre fuori. L'unico sistema culturale che si può immaginare in grado di metabolizzare al proprio interno qualunque libera espressione individuale è un sistema culturale informe... ovvero, un NON sistema culturale. Mi spiace, ma non se ne esce.

Ecco il punto, a meno di un minculpop, di un pastore e di un gregge, non c'è una cultura univoca, io sono di Cagliari e sicuramente la mia individualità è sottoposta all'influsso della mia cultura, ma chi è che dovrebbe dettare a priori cosa dovrebbe essere uno di Cagliari, mi segui? L'identita è un sottoprodotto dell'individualità, sono tratti distintivi, un qualcosa a cui risponde, per grandi linee una cultura, ma non è che tutti si debbano conformare e questo debbe precedere l'individuo. E' il pastore, che crea, per i suoi scopi, un gregge omologato timoroso di qualsiasi diversità, gli servono tanti bravi soldatini.
Il cosiddetto individualismo metropolitano, ha poco di individualista, è atomizzante, omologante e spersonalizzante. Quindi il comunitarismo rafforza l'individualismo, ci si mette a disposizione al servizio degli individui. Perchè l'individuo non deve sacrificarsi ad altri scopi astratti, per citare Stirner, non prenderlo alla lettera ma afferma che Dio persegue i suoi scopi, lo stato persegue i suoi scopi, l'Unico dovrebbe anch'esso perseguire il suo scopo e smettere di asservirsi ad altri, l'Unico poi può anche aiutare altri Unici e allearcisi, allo scopo di difendersi o produrre in maniera organizzata ciò che serve ad ognuna di queste unicità.
C'è una astrazione, lo ammetto, ma anche la cultura può diventare un'astrazione, la cultura è storia, abitudini, arte, patrimonio ambientale ma quando non rispetta il principio di libertà e di apertura o di reciprocità, be' manca la conditio sine qua non per creare anche la più piccola comunità indipendente che non sia in mano al mistificatore di turno. La chiusura identitaria ha portato a guerre e contrapposizioni, spesso queste identità vengono completamente svuotate del loro contenuto e strumentalizzate dal potere, vorrei che si riflettesse su questo.
E comunque io posso scambiare qualcosa di mio, con chessò una banana e un ananas dall'Equatore, senza tutte ste elucubrazioni su cultura e conformismi vari.

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