Re: Comunitarismo VS Liberalismo

Inviato da  Pispax il 9/3/2012 22:39:51
Citazione:

SecondLife ha scritto:
Il pensiero di stampo liberale ritiene che l'unico piano su cui è corretto fondare la coesistenza sociale è quello della "Giustizia", rigorosamente distinto da quello del "Bene". In altre parole, alla base della vita collettiva non deve stare un'etica condivisa, ma solo un insieme di regole che garantiscano a ciascun soggetto pari possibilità di seguire il proprio personale "piano di vita". Le norme fondamentali sono quelle di garantire l'eguale diritto di ognuno al più ampio insieme delle libertà fondamentali e che i rapporti tra individui al suo interno si possano svolgere prioritariamente sulla base di princìpi universali di giustizia.

Il comunitarismo, viceversa, contesta alla radice tale impostazione in quanto ritiene che qualunque concezione della Giustizia presupponga necessariamente particolari vedute etiche, a loro volta espressione di particolari comunità storiche. Non possono quindi ovviamente sussistere princìpi universali che apparterrebbero all’essere umano in quanto tale, al di là dei tempi e dei luoghi; comunitarismo ed universalismo non sono tra loro conciliabili.

Altro punto caratterizzante del liberalismo è la concezione dell'individuo come entità separata dalle sue appartenenze socioculturali e come unico reale ente della socialità. Egli è al contempo l'origine ed il fine del gruppo sociale e dei sistemi di valori: i valori stessi sono accettati esclusivamente nella misura in cui sono espressione di un individuo. L’unico ordine che il liberalismo concepisce è quello subordinato ai desideri, ai bisogni, alla ragione o alla volontà dell’individuo, cui viene attribuito un valore proprio, indipendente dai suoi attributi sociali, a cui preesisterebbe. Su questi presupposti, la società non costituisce perciò un tutto unito ma semplicemente una somma occasionale di atomi individuali.

Il comunitarismo invece inquadra l'individuo, in quanto animale sociale per natura, come inevitabilmente membro di un insieme organico. La sua singolarità è riconosciuta, ma integrata ad un substrato che oltrepassa il suo essere specifico e lo mette in relazione sostanziale con i suoi simili. L’individuo è dunque indissociabile dalle sue appartenenze, dalle quali trae la sua consistenza effettiva. Egli potrà anche prendere le distanze nei confronti del gruppo di cui è parte, ma il suo centro di gravità sarà comunque collocato in esso. In qualche modo l’io è un momento dell’elaborazione del noi ed indipendentemente da questo non può essere definito.

Personalmente trovo il comunitarismo molto più aderente alla realtà.


Rientro un attimo dalla mia "vacanza" perché voi ragazzi, ancorché spesso malconsigliati, fondamenmtalmente siete ragazzi a modino.
E allora è bene che le cazzate malintese vengano soffocate fino a quando sono nella culla.


In realtà il pensiero "liberale" non esiste.
"Liberale" è una parola orfana; e in quanto tale chiunque passasse se ne è impossessato per piegarla ai suoi fini.
Se penso che c'è gente che mette Basquiat fra i fondatori del pensiero liberale mi viene da rabbrividire. Al contrario, i "liberals" negli USA sono un inconcludente (dal punto di vista teorico) gruppo di visionari dell'estrema "sinistra", e anche questo è piuttosto raccapricciante.


In realtà se vogliamo risalire al pensiero liberale "puro", prima che chiunque ci mettesse sopra la sua personale interpretazione, il discorso è talmente tanto semplice (in apparenza, e solo ai giorni nostri) da meritare poche spiegazioni.
Il pensiero liberale in realtà dice una cosa sola.
Dice che ANCHE lo Stato è sottoposto alle leggi che emana, e che ANCHE i governanti sono giudicabili sulla base delle stesse leggi che giudicano i governati.
PUNTO.

C'è poi stata una parte del liberalismo, che ritengo ampiamente condivisibile, che ha sostenuto che occorresse emettere delle leggi APPOSTA per regolare l'attività dello Stato. Una roba che indicasse delle linee guida che lo stato dev'essere obbligato a seguire.
Questa particolare branca si chiama "liberalismo costituzionale". Oggi tendiamo a darlo per scontato e come incorporato, ma non è sempre stato così.

Il Liberalismo nasce con Locke. Si parla di una mezza millenniata fa.
Chiaro che se qualcuno potesse oggi parlare con Locke e chiedergli spiegazioni rispetto al suo pensiero "liberale", lui cascherebbe dalle nuvole.
Oggi in linea di massima il pensiero liberale è INCORPORATO dentro al concetto di democrazia. Quindi l'equivoco è facile: si cerca di dargli significati ulteriori.
Un altro pezzo di equivoco nasce dal fatto che la nostra cultura è sempre più una cultira anglofona. E in questo caso questo è un male, perché gli angli non hanno proprio la parola per definire questo concetto. E quando manca la parola è segno che manca proprio il concetto.

Esercizio: provate a tradurre in inglese comune le parole "liberale", "libertario" e "liberista", e vedrete come di tre concetti (uno solo politico; uno solo economico; e uno economico e antipolitico) se ne fanno solo due.



In linea di massima il pensiero liberale sancisce la supremazia dell'individuo sullo Stato?
Opinione discutibile.
In realtà si limita a dire che lo Stato deve avere dei limiti, e che questi limiti devono essere posti dalla collettività IN QUANTO somma di individui.
Il liberalismo NON parla di economia. E quando lo fa lo fa in modo secondario. In realtà il focus del discorso è il ragionamento sulla libertà: il liberalismo ha cercato per secoli di spingere tutti quei cambiamenti nel termine "libertà" che abbiamo visto accadere negli ultimi 60 anni.
E che, per fortuna, nessuno ritiene conclusi.

Oggi noi diamo per scontato che la libertà sia INDIVIDUALE. In questo senso parliamo di libertà negativa, cioè di una "libertà DA".
Lo Stato definisce nell'interesse comune quelle che sono le regole di convivenza, e di profitto collettivo. Al di fuori di quest'area NESSUNO deve poter interferire con le decisioni dei singoli. C'è un gramde pezzo di libertà che è solo INDIVIDUALE, e nessuno può metterci becco.
Oggi tendiamo a darlo per scontato, cioè un un principio piuttosto basilare: ma c'è stato da penare parecchio per arrivarci.


Il comunitarismo, al contrario, esprime un'idea di libertà che è quasi esclusivamente positiva.
E' la "libertà DI".
Libertà DI fare, libertà DI pensare.
Che sono indubbiamente cose belle, ma lo sono fino a un certo limite.

Nella visione comunitarista l'individuo è sempre subordinato alla collettività. Però se si parla solo di "libertà DI", senza che alla base ci sia la "libertà DA", in definitiva siamo tutti "liberi", ma siamo liberi solo di servire il sovrano di turno.
E un generico "pricipio di collettività" può essere un sovrano molto più feroce e capriccioso di un sovrano in carne e ossa.

Grazie, ma no.


Spero che queste note vi possano servire.
Ora perdonate ma torno nella bara.

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