Re: Comunitarismo VS Liberalismo

Inviato da  SecondLife il 6/3/2012 19:10:35
Citazione:

Red_Knight ha scritto:

La tua impressione era corretta: non avevo letto. Probabilmente hai usato il pulsante edit e io ho visto solo il post inconcluso, oppure qualcosa di luccicante mi ha distratto durante la lettura.
Non era intenzionale. My apologies.

Qualcosa di luccicante, allora, ma no problem.


Citazione:
Sono d'accordo sull'affermazione in sé ma per quale motivo e in che senso gli esseri umani dovrebbero "funzionare" come insieme? Ok in determinate circostanze e a determinati livelli, ma anche qui la faccenda è dinamica. Per fronteggiare una calamità catastrofica probabilmente sarebbe meglio una coordinazione globale, se devo decidere cosa mangiare a cena interpello al più i comproprietari della dispensa. Ogni questione ha i suoi interessati e coinvolge tutti e solo loro: ci sono problemi individuali e problemi planetari, e tutto ciò che c'è in mezzo.

Funzionare come insieme interessa a loro (anzi, a noi) per primi, innanzitutto come espressione della natura sociale dell'essere umano e poi anche da un punto di vista pratico. Ma gli aspetti pratici dei rapporti sociali sono comunque inestricabilmente intrecciati con gli aspetti emotivi, che rimangono sempre e comunque il piano preminente delle relazioni umane; l'incontro diretto fra esseri umani sollecita in maniera naturalmente significativa l'emotività, tocca le corde interiori, è un evento coinvolgente.

E non è vero, salvo che su un piano di mera parvenza, che "Ogni questione ha i suoi interessati e coinvolge tutti e solo loro" (eccettuando forse solo quelle più assolutamente elementari): é infatti più certo che probabile che ognuno dei protagonisti diretti, attraverso i costanti influssi che da essa gli pervengono, condurrà con sé nella questione, in tutto od in parte, la propria cerchia relazionale; la quale dunque, pur senza figurare materialmente, parteciperà comunque alla questione e la influenzerà. E ciò è un qualcosa che avviene anche sul piano del singolo soggetto nella relazione con sé stesso. Anche da qui deriva la difficoltà di concepire un ambito puramente individuale: una volta che l'individuo è inserito in un contesto relazionale tale contesto lo accompagna costantemente e partecipa intimamente, in molteplici forme, alla sua individualità. Diventa perciò molto problematico, ammesso che sia possibile, definire i confini che separano i due ambiti. Il legame sociale, in sostanza, non si può accendere e spegnere a piacere. Non è un servizio "on demand", è una "full immersion".


Citazione:
Come faccio, concretamente, a sentirmi coinvolto al di là della conoscenza diretta? E, soprattutto, a che pro?

Il come è semplicissimo: attraverso il riconoscimento reciproco tramite i codici socialmente condivisi. Invece la domanda "a che pro?", se è posta nella chiave del "pro" immediato e diretto, è semplicemente una domanda sbagliata: non sono il pro od il contro spiccioli le chiavi della socialità umana. Il "pro" meno immediato e più indiretto invece, ed estremamente prezioso a mio parere, è quello di vivere in un contesto estesamente familiare ed inclusivo, con un numero molto più consistente di persone con cui avere una solida base di comunicazione e relazione.


Citazione:
Ma non occorre coinvolgimento per evitare, faccio un esempio banale, di lasciare una toilette pubblica in condizioni ignominiose. Il rispetto per il futuro fruitore che mai conosceremo rientra in un codice funzionale della toilete pubblica che va a vantaggio di tutti, e l'acquisizione di tale codice non è subordinata a un sentimento di comunità né necessita di una qualche istituzione morale che lo instilli. Inoltre, molto probabilmente l'accettazione spontanea di tale codice sarebbe preferibile negli effetti a una di natura "pressoria".
Insomma ritengo che una mentalità liberale sia più fertile per la condivisione di quei codici comuni che ritengo preziosi, credo, quanto te. L'alternativa invece non mi è molto chiara ma, così a naso, tenderebbe a farmi un po' paura.

Veramente nelle realtà in cui la socialità è di stampo meno comunitaristico e più individualistico, quali le grandi città, nei riguardi delle strutture comuni il comportamento più diffuso oscilla mediamente tra l'incuria più indifferente ed il vandalismo più selvaggio: lo spirito di civile ed impersonale cura dei beni pubblici a vantaggio del futuro fruitore ignoto che tu indichi come traguardo comportamentale di semplicissimo raggiungimento, io non lo riscontro proprio. La via dello spontaneismo individuale basato sulla consapevolezza razionale del "vantaggio di tutti" non mi pare dunque, alla prova dei fatti, così fruttifera.

Il punto, ribadisco, è che per l'essere umano alla base dell'atteggiamento positivo nei confronti dell'altro ci devono essere dei motivi emotivamente significativi, coinvolgenti, "caldi"; la speculazione intellettuale sui costi e benefici, sui vantaggi e gli svantaggi, non è uno stimolo sufficiente a tenere in piedi una socialità di livello soddisfacente; per conseguirla, investire nella cura e nella trasmissione interna alla comunità di un insieme di codici comuni umanamente dotati di valore, è e rimane l'unica via sensata e percorribile.


Citazione:
Probabilmente è vero, ma in tal caso cade anche la tua accusa che sia un modello sociale perdente!

No che non cade, se qualcuno continua a proporlo come tale. È un modello sociale perdente esattamente come un martello è un cacciavite perdente, se si pretende di avvitarci le viti.


Citazione:
Forse sono io però che sto inquadrando il discorso troppo dal versante "strategico", mentre ho l'impressione che tu voglia sottolineare anche altri aspetti.

Non saprei. Trai le tue conclusioni sulla base di quanto ho scritto.

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